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Economia

Il ministro delle finanze tedesco prevede rivolte se il gas russo verrà tagliato immediatamente

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Il vice cancelliere tedesco, il ministro federale dell’economia e dell’azione per il clima Robert Habeck, ha parlato contro l’introduzione di un embargo immediato sulle forniture di gas dalla Russia in un’intervista pubblicata sabato.

 

«Un embargo immediato sul gas minaccerebbe la pace sociale in Germania», ha affermato in un’intervista a Funke Mediengruppe, riferendosi ovviamente al gas russo.

 

«Pertanto, dobbiamo agire con cautela, preparare accuratamente le nostre mosse e attenerci ai nostri piani, se vogliamo danneggiare Putin».

 

Si tratta di una delle prime volte che un ministro europeo parla apertamente di rischi di rivoltò fra la popolazione.

 

Come riportato da Renovatio 21, in Germani sono già scattati aumenti sui prezzi alimentari tra il 20% e il 50%.

 

Il discorso sulle rivolte popolari è tanto più delicato in Germania, Paese che ha sottoposto a repressione violenta i Querdenker, ossia coloro che protestavano contro le restrizioni pandemiche. Casi di violenza della polizia in varie città sono al vaglio del relatore ONU per la tortura Nils Melzer.

 

Inoltre, la Germania da anni vive lo spauracchio del Tag X, il «giorno X», che sarebbe una vasto network di uomini, alcuni facenti parte pure delle forze armate e delle forze dell’ordine, che attende il giorno del collasso del sistema tedesco per attuare i suoi propositi. Nonostante i giornali di tutto il giorno abbiamo strombazzato questo grande complotto popolare tedesco, indagini e giudici non hanno trovato nulla.

 

Nonostante si riconosca il rischio implicito di collasso, il ministro Habeck non intende fare passi indietro sul programma a medio termine di decoupling totale dagli approvvigionamenti russi.

 

«Stiamo lavorando attivamente per diventare indipendenti dai combustibili fossili dalla Russia», ha affermato il ministro Habeck, aggiungendo che il governo tedesco «ha fatto ottimi progressi» nel ridurre la sua dipendenza dalle forniture di gas e carbone russi, riporta l’agenzia russa TASS.

 

Parlando della capacità della Germania di produrre gas da sola, Habeck ha affermato che la pianura della Germania settentrionale ha vasti giacimenti di gas di scisto, ma può essere estratto solo con l’aiuto della tecnologia di fratturazione idraulica, chiamata anche fracking.

 

«Sarà difficile dal punto di vista della legislazione sull’acqua, poiché potrebbe comportare conseguenze negative per la nostra natura. Per il momento, non ci sono state aziende disposte a farlo”, ha affermato il ministro.

 

A suo avviso, il rilascio delle licenze e la produzione edilizia richiederebbero anni.

 

Il vicecancelliere ha aggiunto che i giacimenti di gas della Germania, dove il carburante può essere estratto con le tecnologie tradizionali, «sono in gran parte esauriti».

 

La crisi energetica tedesca riguarda non solo il gas, ma anche il carbone e persino il petrolio, la cui rete di distribuzione è stata pure attaccata dagli hacker. Le pale eoliche lo scorso anno si sono ritrovaste senza vento.

 

Tre settimana fa, a causa della carenza energetica, il traffico ferroviario tedesco è stato temporaneamente paralizzato.

 

Come riportato da Renovatio 21, aziende tedesche (come la Bosch) e amministrazioni di alcuni laender (come la Baviera) sono fortemente contrari all’embargo al combustibile russo.

 

In precedenza, Habeck aveva annunciato un piano di emergenza nel caso in cui la Russia interrompesse le forniture di gas alla Germania.

 

Habeck, 52 anni, è dal 2018 presidente del partito ambientalista Alleanza 90/I Verdi, carica che ricopre assieme a Annalena Baerbock, ora ministro degli Esteri che ha lungamente tentennato con l’Ucraina per poi sdraiarsi sulla posizione NATO.

 

I Verdi tedeschi, partito che fa parte della coalizione «Semaforo» che compone il governo Scholz, in passato hanno rifiutato la parola «Germania» nel manifesto del partito.

 

Come riportato da Renovatio 21, c’è il sospetto che istituzioni ecologiste tedesche, che chiedono lo stop immediato alle importazioni di gas russo, stiano usando le sanzioni alla Russia come scusa per imporre un regime di carestia.

 

 

 

 

Immagine d’archivio

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Economia

La Francia acquista 65.000 tonnellate di gas liquefatto dalla Cina. In Yuan

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La Francia ha appena condotto il primo scambio di gas naturale liquefatto (GNL) in Yuan. Lo riporta il sito OilPrice.

 

Il gigante gasiero cinese CNOOC e la francese TotalEnergies si sono accordati per uno scambio di 65 mila tonnellate di GNL dagli Emirati Arabi. Si tratta della prima volta che un simile scambio avviene nella moneta cinese.

 

Reuters ha sentito Total, uno dei maggiori player mondiali nel gas, che ha confermato che lo scambio coinvolgere GNL emiratino, ma non ha fornito altri dettagli sull’accordo. Il sospetto è che la Cina stia ancora importando il gas russo – che Mosca non può più vendere all’Europa, o meglio, che l’Europa non vuole, o non può, più acquistare – per rivenderlo al vecchio continente, con una chiara cresta resa possibile dalla follia delle sanzioni.

 

Si tratta di un passo avanti verso la de-dollarizzazione dell’economia mondiale, peraltro compiuto da un Paese che è alleato di Washington e membro del G7.

 

La Cina ha cercato per anni di stabilire più accordi commerciali in yuan per aumentare la rilevanza del petroyuan sui mercati globali e sfidare il dominio del dollaro USA nel commercio internazionale, incluso quello energetico.

 

Durante una storica visita a Riyadh a dicembre, il presidente cinese Xi Jinping ha affermato che la Cina e le nazioni del Golfo Arabo dovrebbero utilizzare lo Shanghai Petroleum and National Gas Exchange come piattaforma per effettuare il regolamento in yuan degli scambi di petrolio e gas.

 

Gli accordi presi in questi mesi tra sauditi e cinesi minano di fatto la persistenza del petrodollaro, mandando all’aria gli accordi fatti nei primi anni Quaranta da Roosevelt con il re Saudita Abdulaziz Ibn Saud presso il Grande Lago Amaro, dove gli arabi si impegnavano ad usare il dollaro per il commercio del petrolio in cambio della protezione americana per la famiglia reale saudita (non il Paese). Al World Economic Forum di Davos i sauditi avevano confermato i piani di uscita dal dollaro.

 

Un anno fa i sauditi avevano iniziato le danze dicendo di essere disposti a farsi pagare in yuan, un mese fa siamo arrivati che anche l’Iraq ha dichiarato che avrebbe mollato il dollaro negli scambi con la Cina, così come, ufficialmente, la Birmania. Simultaneamente si è registrato un aumento di acquisto di yuan da parte di Banche Centrali, da Israele al Brasile.

 

Tuttavia, va notato Pechino ha molta strada da fare prima di detronizzare il biglietto verde come riserva globale: mentre la valuta cinese ha fatto breccia nel commercio globale, lo yuan rappresenta solo il 2,7% del mercato, rispetto alla quota del dollaro USA del 41%.
Cinque mesi fa le autorità cinesi avevano dato lo stop alla vendita di GNL agli europei, che pure lo acquistavano a caro prezzo. Il primo deal in yuan deve aver fatto cambiare loro idea.

 

Nel frattempo, Gazprom ha annunciato che la Russia è diventata il primo fornitore di gas della Cina, e tra i due Paesi è stato completato un grande gasdotto.

 

La Francia, che sta vivendo una crisi energetica a causa degli improvvisi malfunzionamente delle sue centrali nucleari (con Macron a spegnere le luci sui monumenti e dichiarare la «fine dell’era dell’abbondanza») sei mesi fa aveva iniziato ad esportare gas in Germania: sarebbe paradossale che Berlino comprasse gas dai francesi che lo comprano dai cinesi che lo comprano dai russi – invece di farselo arrivare con i gasdotti, per lo meno quelli sopravvissuti al terrorismo di Stato dell’amministrazione Biden.

 

 

 

 

 

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Economia

Binance, il principale scambio mondiale di criptovalute, subisce un significativo deflusso di fondi

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Binance, la più grande piattaforma scambio di criptovalute al mondo, ha registrato grandi deflussi di fondi negli ultimi sette giorni, che potrebbero diventare deleteri per l’intero sistema finanziario speculativo mondiale.

 

«Binance vede 2 miliardi di dollari in deflussi come problemi composti» ha titolato il Wall Street Journal ha riportato il 28 marzo: «a partire da lunedì sera [27 marzo], Binance ha registrato deflussi netti di 2,1 miliardi di dollari sulla blockchain di Ethereum in sette giorni, secondo il fornitore di dati crittografici Nansen».

 

Questo processo potrebbe essere stato accelerato dalla causa intentata dalla Commodity Futures Trading Commission (CFTC). è un’agenzia indipendente del governo statunitense creata nel 1974 che regola i mercati dei derivati ​, sostenendo che Binance operava illegalmente negli Stati Uniti, avendo eluso i requisiti di registrazione e violato le regole progettate per prevenire attività finanziarie illecite.

 

Non è del tutto chiaro perché la CFTC abbia intentato la causa. Binance ha sede a Vilnius, in Lituania, mentre il suo fondatore, Changpeng Zhao, detto semplicemnete CZ nella comunità crypto, opera da Singapore.

 

La piattaforma di trading globale Binance, di gran lunga l’exchange di criptovalute leader a livello mondiale, ha scambiato 65 miliardi di dollari di criptovalute al giorno nel 2022, ovvero un giro d’affari di oltre 24 trilioni di dollari all’anno.

 

«Alcuni investitori si sono ritirati da Binance, temendo il tipo di corsa agli sportelli che ha fatto crollare l’exchange di criptovalute FTX e altre piattaforme di prestito lo scorso anno» scrive il WSJ.

 

È fuori di dubbio il sistema monetario-finanziario del mondo occidentale è entrato in crisi: in una settimana sono fallite Silicon Valley Bank, Signature Bank e Credit Suisse, quindi la crisi di Deutsche Bank; in un’altra settimana, la chiave di volta del sistema crittografico, Binance sperimenta un deflusso di fondi; un’altra volta, i contratti derivati ​​stanno fallendo.

 

Come scritto da Renovatio 21, la direzione degli eventi è una sola: CBDC, ossia valute digitali di Stato. Per questo, sia le banche che i bitcoin, piano piano, spariranno – e con essi, tutti i residui della vostra libertà, cancellata una volta per tutte dal controllo garantito all’autorità dal danaro programmabile.

 

Tutto quello che sta accadendo va in questa direzione: la caduta delle banche della Svizzera (una nazione retta sugli istituti di credito), il crollo delle piattaforme cripto con tanto di arresto dei fondatori, interi sistemi di criptovalute considerate come schemi Ponzi, le morti misteriose dei miliardari in bitcoin.

 

Chi legge Renovatio 21 lo sa: è la manovra del biototalitarismo globale in fase di caricamento. È il famoso Nuovo Ordine Mondiale, di cui si parla da secoli, che ora finalmente si mostra nei suoi effetti diretti sulla vostra esistenza.

 

 

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Economia

Petrolio, gli USA hanno sostituito la Russia come principale fornitore dell’UE

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Gli Stati Uniti sono diventati il ​​principale esportatore di petrolio verso l’UE, sostituendo la Russia, ha riferito Eurostat martedì.

 

Le forniture russe alla regione sono diminuite dal 31% nel gennaio 2022 a solo il 4% nel mese di dicembre, secondo i dati.  e esportazioni statunitensi nello stesso periodo sono balzate dal 13% al 18%.

 

I Paesi dell’UE hanno tagliato drasticamente le importazioni di greggio russo a seguito del lancio dell’operazione militare di Mosca in Ucraina, provocando uno sconvolgimento negli approvvigionamenti energetici del blocco e nel mercato globale.

 

A dicembre, Bruxelles ha imposto un embargo sul greggio russo trasportato via mare insieme a un prezzo massimo di 60 dollari al barile sulle esportazioni di petrolio come parte del sesto pacchetto di sanzioni relative all’Ucraina imposte a Mosca.

 

È stato seguito da un divieto sulle importazioni nell’UE di prodotti petroliferi originari della Russia che è entrato in vigore a febbraio.

 

Nel frattempo, riporta la testata RT, la Russia afferma di aver completamente reindirizzato tutte le sue esportazioni di petrolio da «Stati ostili» a nuovi mercati, con forniture ora destinate ad Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente.

 

Come riportato da Renovatio 21, il tetto sul prezzo del greggio imposto dalla UE si sta ritorcendo contro la popolazione dei Paesi dell’Unione. A causa del price-cap imposto da Bruxelles, abbiamo visto petroliere occidentali bloccate sul Bosforo mentre le petroliere russe navigano senza problemi.

 

Goldman Sachs due mesi fa ha previsto che entro l’anno il prezzo del petrolio potrebbe superare i 100 dollari a barile.

 

Mentre la speculazione finanziaria impazzava, dopo essersi rivolta anche a Caracas pur di tamponare i problemi causati dalla perdita del petrolio russo, l’Europa l’anno scorso ha perso anche il petrolio venezuelano. La Slovacchia a inizio conflitto ucraino era arrivata a rifiutare l’embargo sul petrolio russo.

 

Mentre l’Europa si ritira, Giappone e India stanno andando avanti con il progetto di estrazione di petrolio e gas dal territorio russo estremo-orientale di Sakhalin.

 

 

 

 

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