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Politica

Il futuro governo «fasciocomunista», Draghi e la vostra sottomissione

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Sono categorie vecchie di un secolo, eppure difficili a morire.

 

A qualche sostenitore di sinistra potrebbe scappare ancora: quelli della destra sono «fascisti». A quelli di destra, può capitare di pensare ancora che a sinistra siano ancora e per sempre «comunisti».

 

Quindi, un governo destro-sinistro, sarebbe un governo «fasciocomunista», come da titolo del romanzo del compianto Antonio Pennacchi.

 

Il problema è che c’è qualcuno che non crede che un esecutivo «fasciocomunista» sia fiction.

 

In sostanza l’idea è questa: il governo lo faranno la Meloni e Letta. Cioè PD e FdI, partiti che risulteranno maggioritari alle elezioni, con percentuali di voto perfino doppie rispetto a quelle di ogni altro partito presentatosi alle urne.

 

Un governo d’emergenza, per uscire dalla crisi economica ed energetica e chissà cos’altro ancora.

 

Un governo bigusto, bicolore, come gli ubiqui manifesti manichei della campagna PD, un governo rossobruno, anzi rossonero, oseremo dire governo Milan, ma Berlusconi, che adesso peraltro sta al Monza, non è previsto, al momento.

 

Soprattutto, non è previsto Salvini. La Meloni ha la possibilità di disintegrare il suo vero nemico elettorale, installato nel Nord Italia – e non solo – in modo longevo ed ostinato.

 

La Lega in Lombardia e Veneto (le regioni produttivamente più importanti, anche se non si sa ancora per quanto) gode di un favore che proviene da decenni di buona amministrazione dei piccoli comuni: qualcosa che Fratelli d’Italia, partito giovane e non radicato, non ha, né avrà mai.

 

Questa è l’occasione per buttare fuori strada il Carroccio, rimpiazzarlo e far riconcentrare i voti in un partito romano – qualcosa per cui ringrazierebbero anche tutti gli altri partiti, o quasi.

 

Il matrimonio, quindi, s’ha da fare. E se dietro a FdI spingono gli USA, come dicono in tanti, bisogna dire che mica si schifano di vederli al governo con un partito, il PD, che la fedeltà atlantista l’ha provata già 23 anni fa con una guerra ad un Paese limitrofo, la Serbia.

 

Qualcuno dice che i cablo che vengono da Washington, con il Russiagate salviniano che riprende quota, sia un messaggio proprio per Giorgia: molla il filorusso, poi tu per noi puoi tirare dritto.

 

E credete che Bruxelles, Francoforte, il capitale della City e di Wall Street, disaprovverebbero? Sarebbe un governo nuovo ma garantito dal partito dell’establishment.

 

Sarebbe il capolavoro (involontario, accidentale, fortunoso vabbè) di Letta, che per l’ennesima volta in anni riuscirebbe a portare al governo l’ex PCI senza che questo abbia davvero vinto le elezioni.

 

Letta, di suo, si toglierebbe dai piedi i Renzi e i Calenda – secondo alcune ipotesi che si mormoravano a bassa voce, questa era la manovra che voleva fare nel 2019 il segretario piddino Zingaretti, che parlò a Salvini che di lì uscì dal governo: il Papeete sarebbe stato questo, un accordo tra Lega e PD non rispettato da una delle parti – di mezzo, ricorderete, l’accusa di stupro contro il figlio di Grillo, e via complicando. Sono solo voci che si raccoglievano all’epoca: niente di più.

 

Ora la manovra a Letta potrebbe riuscire: neutralizzare le metastasi è importante per un partito che da mesi è fermo al metabolismo basale, cioè il suo minimo fisiologico di voti – eppure, essendo un gran pezzo dello Stato-partito, governa sempre, arrivando ad autodefinirsi tranquillamente partito del Nuovo Ordine Mondiale.

 

Il vero vincitore del governo fasciocomunista tuttavia, sarebbe un altro: Mario Draghi. Ve lo abbiamo ripetuto: non se ne andrà, non verrà cacciato mai: il volo del Drago continua, su è giù per la palude, oltre la palude, sopra le torri di Bruxelles e Francoforte.

 

Draghi sarebbe il garante sotto il cielo del grande sistema internazionale, Banche Centrali e quant’altro che hanno dichiarato alla Russia la prima vera guerra economica della storia, rubando a Mosca 300 miliardi di dollari – e non si era visto neanche coi soldi di Hitler alla Banca di Londra.

 

Rino Formica ha detto che Draghi, con il discorso fatto al Meeting di CL, si è già offerto alla Meloni come «lord protettore», una figura che non si era ancora vista del tutto in Italia.

 

«Il lord protettore è chi usa la legge perché egli stesso è la legge, dispone della forza perché egli è la forza, manipola le istituzioni perché è egli stesso le istituzioni, gode della fiducia del potere esteri perché è punto di riferimenti del potere sovranazionale».

 

Il lord protettore, di certo, in queste ore non sta immobile. Draghi e Mattarella hanno appena firmato la carica del nuovo Giudice Costituzionale Marco D’Alberti, il quale era suo sembra che in carriera sia passato anche per il feudo draghiano, la Banca d’Italia.

 

Il drago, tuttavia, non sarebbe relegato alla sua tana e ai suoi giretti.

 

L’analisi indiscreta esce da Dagospia, dopo una lunga scia di bricioline, di cui su Renovatio 21 abbiamo dato conto.

 

«L’orizzonte di Giorgia Melona si aprirebbe a un governo di emergenza nazionale di un anno con il PD di Letta, sostenuto dai partiti che ci stanno, guidato da Mario Draghi».

 

In pratica, il governo delle grandi intese fasciocomuniste sarebbe un governo tecnico, e quindi, quale tecnocrate vi viene in mente ora come ora? Suvvia: il più amato dagli italiani, quello che tutti i partitini voterebbero subito, e i partitoni hanno già votato, e sostenuto, in questo anno di disgrazia.

 

Il garante mondiale, l’uomo del Britannia, è quello che, come si è visto, ci chiede la speculazione internazionale, anche con toni minacciosi.

 

E allora perché no?

 

C’è un altro fatto. Come abbiamo già detto qui, vi sarebbero solo due argomenti per il voto: uno è l’introduzione di ulteriori norme di totalismo biosecuritario che seguono il green pass (ne parliamo sotto), l’altro più pressante, è la «realtà»: cioè la Russia. Cioè guerra ed energia – due cose leggermente fondamentali nell’esistenza di Stati e Civiltà.

 

Come si vede in chiarezza dalle incessanti polemiche con Salvini (e forse, a breve, anche con Berlusconi) la Meloni non è qui, ribadiamo, in una posizione lontana da quella da Letta, anzi è la stesa: armi a Kiev e vai con le sanzioni, pazienza per il gas russo, che non dobbiamo più comprare, perché Putin è cattivo – e ricorderete che era uscita, a inizio conflitto, la notizia che i rappresentanti di FdI beccati a fare il tifo per Mosca sui social sarebbero stati puniti.

 

È la posizione di Letta, di Londra, di Bruxelles, di Francoforte, di Washington, di Langley – di chiunque. E lo sarà ancora di più ora che, se è vero quel che si dice, l’operazione militare speciale del Cremlino sta per diventare guerra dichiarata, cioè guerra vera e propria.

 

Due partiti antirussi, filoamericani, disposti a governare su un Paese privato del 40% del combustibile che le serve per lavorare: perché mai non dovrebbero stare insieme? Ripetiamo: politicamente, rispetto al tema dell’ora presente, la Meloni ha più cose in comune con Letta che con Salvini (o Berlusconi, forse).

 

È bene realizzare che il prossimo governo troverà in eredità un Paese in rovina, con una programmatica cancrena che ne sta consumando gli ultimi organi vitali. Rifiutando l’appeasement con il principale fornitore energetico gasiero, l’esecutivo accelererà il processo di decomposizione: è il fatto è che lo sanno.

 

Sanno che stanno per regnare su una terra di catastrofe.

 

Sanno che, come si preparano a fare in Germania e in Gran Bretagna e ovunque, forse dovranno reprimere con durezza mai vista.

 

Qui può innestarsi il secondo vero tema elettorale, dove FdI e PD possono trovarsi d’accordo: l’implementazione progressiva dello Stato biototalitario che abbiamo visto accendersi con il green pass, e mai più spengersi.

 

Razionamenti, blackout, carenza di cibo: ecco i circuiti premiali dello Stato divenuto piattaforma per i cittadini virtuosi, che avranno qualche pezzo di pane in cambio all’obbedienza, mentre chi non si sottometterà al marchio tecnoide… beh, abbiamo visto con i vaccini genici che oggi mettere ai margini della società la dissidenza è cosa buona e giusta.

 

Repressione e biosorveglianza – per una mutazione definitiva della società italiana.

 

Pensate che esageriamo? Pensate che nessuno, ammesso che lo riescano a vedere, accetterà questo disegno?

 

In realtà, dovete pensare che Draghi servirà proprio a questo. Draghi sarà il garante non solo presso le superpotenze finanziarie e gli Stati profondi transatlantici: egli sarà l’elegante maggiordomo che scodellerà l’euro digitale, la moneta elettronica assegnata secondo il sistema del green pass – cioè lo strumento della vostra schiavizzazione definitiva.

 

Pensateci: c’è un momento migliore di questo per far accadere l’«inevitabile» euro digitale?

 

Con la massa di disoccupati che si creerà, le code fuori dalle mense dei poveri che si allungheranno ancora più che nel 2020, con la quantità di persone oramai addestrate a far dipendere la propria libertà da una app sul telefonino, quale altra tempistica potrebbe essere più propizia?

 

Vi diranno: eccovi del danaro, pronto per il vostro wallet digitale, prendetelo, la prima dose è gratis, come fanno quelli bravi. In Ucraina hanno fatto così: 30 dollari nella app di ID digitale se ti vaccinavi.

 

Nel momento in cui accetterete, sarete per sempre proiettati in una piattaforma che non solo sostituisce lo Stato, ma ne amplia i poter in modo pressoché illimitato: deciderà la piattaforma come potete spendere i soldi, dove, quando, perché. Preleverà automaticamente le tasse, preleverà automaticamente le multe, le contestazioni verranno dopo, perché lo Stato di diritto va verso l’inversione definitiva: prima ti puniamo, poi forse ti puoi difendere (pensate ai ban sui social: sono l’avanguardia della società post-costituzionale che stiamo vedendo nascere sotto ai nostri occhi).

 

Il soldo elettronico ti renderà sempre tracciabili, controllabile. Di più: il «danaro programmabile» ti renderà bloccabile a piacimento – ti tolgo la possibilità di comprare e vendere, ti cancello, ti annullo, ti resetto, ti spengo.

 

In pratica, la piattaforma e il danaro elettronico faranno di voi, più che degli uomini, dei terminali. Uomini-terminali. Macchine biologiche: come abbiamo detto altre volte, ecco perché parlano di Reset. Puoi resettare le macchine, non gli esseri viventi.

 

La vita sul pianeta, tuttavia, è esattamente ciò che essi sognano di controllare, e dalla notte dei tempi.

 

Ora, ci rendiamo conto che è tanta robba da digerire.

 

Crediamo però sia chiaro a tutti però che i prossimi governi, in Italia come ovunque (in Francia, in Canada, in Sri Lanka, in Ucraina), esisteranno solo se permetteranno i passaggi di cui vi abbiamo parlato. Nell’era in cui l’FBI fa raid a casa dell’ex presidente americano (che ricordiamolo, è protetto a vita, in teoria, dal Servizio Segreto) e contro dozzine di suoi associati, è chiaro che ogni forza politica vagamente contraria al piano sarà schiacciata. Il monopartito si sta caricando in tutto l’Occidente: più chiaro del discorso di Biden, con la scenografia naziste da fumetto, non c’è nulla.

 

Quindi, governo fasciocomunista dragone sia.

 

Il suo fine è la nostra sottomissione definitiva – con magari anche una puntina di repressione contro gli ultimi fuochi accesi a difendere l’umanità.

 

Consolatevi: non è mica una novità, né un cambiamento rispetto ai precedenti.

 

È che questo uscirà con piena, fresca legittimazione elettorale.

 

Un motivo in più per capire con quanta forza sarà attaccato il vostro dissenso – cioè il vostro pensiero.

 

Un motivo in più per custodirlo con fierezza, e con tutta la forza che vi rimane.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube; modificata

 

 

 

Politica

Problemi per i verdi tedeschi al governo

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Il vicecancelliere tedesco e ministro dell’Economia Robert Habeck, del partito dei Gruenen, (i Verdi) ha convocato in settimana una conferenza stampa per annunciare la rimozione del suo segretario di Stato per gli affari economici e la protezione del clima Patrick Graichen, il principale architetto del ministero della Energiewende, cioè l’uscita della Germania dalla produzione di energia nucleare e da combustibili fossili.

 

Graichen – e Habeck – erano stati sottoposti a molte pressioni, dopo che era diventato pubblico che Graichen aveva sostenuto un candidato, che era stato testimone al suo matrimonio, per presiedere DENA, l’agenzia energetica tedesca, una partnership pubblico-privato a scopo di lucro.

 

Graichen è stata per lungo tempo la persona chiave in una rete di organizzazioni governative e non governative, come il think tank Agora Energiewende, BUND/Friends of the Earth Germany e altri. Queste reti sono ora sotto controllo pubblico a causa di finanziamenti esterni nazionali ed esteri (ad esempio, da Climate Emergency Fund).

 

Habeck, che voleva mantenere Graichen, ha dovuto ammettere che le regole di «conformità» non erano state rispettate, e ha presentato preventivamente un altro caso, che apparentemente ha costituito la sua decisione finale. Si trattava di un caso precedentemente sconosciuto al pubblico di 600.000 euro di finanziamento governativo per un progetto nel contesto dell’iniziativa nazionale per la protezione del clima. Il progetto era stato affidato a un’istituzione in cui la sorella di Graichen, fino a poco tempo fa, era nel consiglio di amministrazione.

 

Habeck ha protestato per la «campagna» contro Graichen, che ha accusato essere guidata in parte da «reti di estrema destra e reti filo-russe».

 

Tuttavia, ha dovuto ammettere che qualcosa ovviamente stava andando storto in Habecklandia. Quando gli è stato chiesto delle prospettive della sua folle «legge sulla pompa di calore» programmata per essere approvata dal Bundestag prima della pausa estiva, ha fatto un appello non troppo sottile desiderando che il piano non andasse in pezzi. Il governo ha già acconsentito, ma non sembra essere davvero sicuro che reggerà.

 

Inoltre, quando gli è stato chiesto come avrebbe assicurato che la sostituzione di Graichen come Segretario di Stato non avesse connessioni così problematiche, chiaramente non era divertito, ribattendo: «non nominerò il mio testimone per quella posizione».

 

Graichen, prima di diventare il numero due del ministero dell’Economia, ha ricoperto diversi incarichi in AGOR Energiewende, che ha svolto un ruolo chiave nella politica energetica. Ora nota come «Soft Energy For Europe Platform GmbH» (SEFEP), questa organizzazione privata riceve massicci finanziamenti dal settore privato e da quello pubblico, ma ciò che è straordinario è che non meno di 15 milioni di euro del suo budget di 19 milioni di euro provengono da alcuni dei le principali fondazioni statunitensi che cercano di trasformare l’energia, i trasporti, l’industria e l’agricoltura tedeschi ed europei in attività «climaticamente neutre».

 

Come riportato da Renovatio 21, il vicecancelliere Robert Habeck, membro del partito Die Gruene (i Verdi) e personaggio noto per le sue istruzione su come fare la doccia, ha chiesto un cambio di priorità nel «triage energetico» che privilegerebbe l’erogazione di energia alle aziende a discapito dei cittadini, con aumenti drastici delle bollette per le famiglie.

 

Il ministro verde Habeck ha rivelato, ripetendolo in più occasioni, di aspettarsi disordini sociali in autunno ed in inverno a causa delle interruzioni energetiche.

 

Intervistato in TV sui lockdown, pareva chiaro che non era in grado di comprenderne l’economia.

 

La Germania, che ha spento gli ultimi reattori atomici un mese fa ma ha tuttora come principale fornitore di Carbone la Russia, sta ancora parlando di razionamento energetico.

 

La minaccia di blackout è stata sperimentata e presa a tal punto sul serio dal governo tedesco che, è emerso, erano stati preparati piani apocalittici di distribuzione del contante casa per casa per evitare il crash bancario definitivo.

 

 

 

 

 

Immagine di Bündnis 90/Die Grünen Nordrhein-Westfalen via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

 

 

 

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Economia

Robert Kennedy è il primo candidato presidente americano ad accettare Bitcoin ed attaccare lo Stato di sorveglianza delle CBDC

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Il candidato presidenziale democratico Robert F. Kennedy Jr. ha parlato alla Bitcoin Conference di venerdì scorso, dove ha ricevuto una standing ovation dal pubblico.

 

Il figlio di Bobby Kennedy ha detto alla folla che Bitcoin potrebbe essere una risposta alle tecnologie emergenti implementate dalla struttura del potere politico.

 

«Ora viviamo in questa era di totalitarismo chiavi in ​​mano in cui questa tecnologia emergente che può potenziare i regimi totalitari e il nostro compito è cercare di costruire e rafforzare le istituzioni democratiche alla stessa velocità con cui questi strumenti totalitari vengono espansi in loro potere».

 

Kennedy ha proseguito dicendo che Bitcoin è il miglior strumento attuale per combattere contro la struttura di potere perché «non può essere manipolato».

 

 

Parlando direttamente alla folla, RFK Jr. ha detto di sapere che erano presenti perché amano l’America, la democrazia e la libertà.

 

«In questo senso, il vostro sostegno al Bitcoin ti colloca nella stessa categoria degli artefici della Costituzione che ci ha dato quella Carta dei diritti, che ha creato queste istituzioni democratiche, e tu sei l’attuale manifestazione di quell’impulso».

 

Il discorso di Kennedy, durato 25 minuti, è stato incredibilmente denso ed articolato, senza alcuna paura di alcuni tabù, come quello per cui ha promesso, se eletto presidente, di cercare di capire se casi come quello di Ross Ulbricht (il ragazzo che gestiva lo scambio illegale Silk Road) abbia avuto un giusto processo o sia stato una vittima sacrificale per iniziare l’attacco alle criptovalute. Tra gli applausi, ma anche un certo palpabile stupore di tanto pubblico attonito, Kennedy si è spinto fino al punto di dire che, in caso, è pronto a dare la grazia presidenziale.

 

 

In altri punti del discorso Kennedy ha rivendicato il Bitcoin come antidoto all’ascesa del controllo statale, garantendo che il governo non ha nessun diritto di entrare nel portafoglio fisico o virtuale dei cittadini, che non devono dare le loro password: «è una cessione di territorio… e crea un precedente pericoloso per lo Stato di sorveglianza» ha detto il candidato tra i battimani.

 

Nolan Bauerler, esperto di Bitcoin e conduttore di The Break Up, ha detto al pubblico subito dopo il discorso: «abbiamo appena ascoltato uno dei discorsi più incredibili che abbia mai sentito sul Bitcoin a un evento in tutta la mia vita, e ci lavoro da molti anni».

 

Kennedy ha fatto sapere di accettare anche Bitcoin come donazioni elettorali, una novità per qualsiasi candidato alla presidenza degli Stati Uniti.

 

Tale discorso intentato sulle criptovalute va di pari passo con quello sulle CBDC, cioè le monete elettroniche di Stato, di cui Kennedy è acerrimo nemico. Del tema aveva parlato convintamente già due anni fa durante il suo storico discorso davanti all’Arco della Pace a Milano, quando spiegò che il green pass era solo un’introduzione alla moneta digitale con cui si istituirà una nuova forma ultra-pervasiva di Stato di sorveglianza.

 

«Questo è un modo di controllare il vostro danaro. Una volta che avete il vostro green pass, e loro hanno la moneta digitale, se qualcuno vi dice di non uscire da Milano, e voi andate in gita a Bologna, il vostro danaro non funzionerà a Bologna. Se il governo vi dice «non comprate la pizza», loro possono fare in modo che il vostro green pass vi impedisca di pagare una pizza in pizzeria. Possono controllare ogni aspetto della vostra vita»

 

Si tratta di una «società distopica», come ha detto qualcuno, che «traccerà ogni nostra transazione», e anche di più – informerà ogni nostra attività, che potrà quindi essere inibita dal potere. Con il danaro programmabile, farete solo gli acquisti che lo Stato permette a quelli nella vostra condizione (immaginate: un redditometro che può decidere cosa comprate al supermercato), delimitarli geograficamente e temporalmente (c’è il lockdown, questo non lo puoi comprare) o, semplicemente, «spegnervi» con un click, rendendo impossibile ogni scambio, come scritto nell’Apocalisse di San Giovanni (capitolo 13, versetti 16-18).

 

Come scritto da Renovatio 21, è probabile che l’attuale caos nel mondo delle criptovalute (spettacolari arresti di cripto-imprenditorifrodatori, crollo di banchi di scambio, deflusso di fondi, vendita di Bitcoin sequestrati da parte del governo USA, polemiche sulla tenuta di intere criptovalute) e il collasso bancario in corso (le banche di deposito stanno per essere disintermediate) siano gli strumenti con i quali ci porteranno, obbligatoriamente, all’accettazione della CBDC, cioè del «Bitcoin di Stato», la moneta digitale da Banca Centrale.

 

Credendo di parlare con Zelens’kyj (ma si trattava, in realtà dei soliti burloni russi) la stessa presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha recentemente ammesso che l’euro digitale sarà utilizzato per sorvegliare la popolazione.

 

L’abolizione del contante – che il CEO del mega-fondo internazionale BlackRock sostiene essere accelerata dalla guerra ucraina – non può che portare che a questo: alla piattaforma che sarà la vostra schiavitù definitiva.

 

 

 

 

 

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Economia

Il cantante dei Fugees condannato per riciclaggio di danaro straniero pro Obama

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Il cantante Prakazrel Michel detto Pras, del gruppo dei Fugees che ebbe qualche notorietà negli anni Novanta, è stato condannato per cospirazione politica, lobbying illegale per conto di un governo straniero, manomissione di testimoni e molte altre accuse a seguito di un processo costellato di star.

 

Giorni fa giuria federale di Washington, DC ha emesso il verdetto di colpevolezza. Il rapper rischia fino a 20 anni di carcere.

 

Michel è stato condannato per dieci capi d’accusa, tra cui cospirazione, occultamento di fatti materiali, false registrazioni nei registri, manomissione di testimoni e servizio come agente non registrato di una potenza straniera.

 

Il cantante avrebbe preso oltre 100 milioni di dollari dal finanziere malese Jho Low, che aveva rubato i soldi dal fondo sovrano malese 1MDB, al centro di grandi scandali finanziari tra Kuala Lumpur e gli USA: con parte di quei soldi è stato prodotto, incredibile ma vero, un film sulla corruzione nel mondo dell’alta finanza, Wolf of Wall Street, con Leonardo Di Caprio diretto da Martin Scorsese.

 

Il Fugee ha ammesso di aver ricevuto 20 milioni di dollari dall’uomo d’affari nel 2012 – presumibilmente il pagamento per un selfie con l’allora presidente Barack Obama – ma ha insistito sul fatto che i soldi erano suoi e poteva spenderli come desiderava.

 

Tuttavia i pubblici ministeri lo hanno accusato di aver incanalato più di 800.000 dollari nella campagna per la rielezione di Obama attraverso donatori fittizi.

 

«L’ho considerato come denaro gratuito… avrei potuto comprare dodici elefanti con esso», ha detto Michel alla giuria.

 

La difesa di Michel ha affermato che voleva solo fare soldi e aveva ricevuto una cattiva consulenza legale entrando in un mondo politico di cui non sapeva nulla. Il rapper ha insistito sul fatto che non sapeva che usare i soldi di Low per pagare i suoi «amici» per partecipare a eventi di raccolta fondi per il presidente fosse illegale, anche se i pubblici ministeri hanno ribattuto che in seguito ha fatto pressioni su quei donatori di paglia per mantenere il silenzio tramite lettere e messaggi intimidatori inviati tramite telefoni non rintracciabili.

 

L’attore Leonardo DiCaprio ha testimoniato l’apparente rispettabilità del finanziere malese, che ha investito milioni di dollari per il suo film Wolf of Wall Street.

 

Dopo aver ricevuto altri 100 milioni di dollari dal Low, il Michel avrebbe fatto pressioni sull’amministrazione Trump per chiudere le sue indagini sul finanziere e sulla sua presunta appropriazione indebita di miliardi di dollari da 1MDB, e ha esortato la Casa Bianca a estradare il controverso miliardario finanziere cinese Guo Wengui per volere di Pechino. Guo è un dissidente che vive in USA da anni. È su un suo yacht che è stato arrestato Steve Bannon l’anno scorso; sempre Guo accusa il Vaticano di intascare miliardi ogni anno dalla Cina, e sta lanciando un aste per sperma e ovuli da donatori non vaccinati.

 

Tuttavia, il rapper ha negato che i 100 milioni di dollari provenissero da Low e ha insistito sul fatto che ha sostenuto l’estradizione di Guo solo «perché pensava che fosse un criminale», sostenendo che non gli era mai stato detto che doveva registrarsi come agente straniero per fare pressioni sul presidente.

 

Michel ha sostenuto la sua innocenza durante tutto il processo e prevede di presentare ricorso, secondo il suo avvocato David Kenner. «Non è finita», ha detto mercoledì l’avvocato all’Associated Press.

 

Il gruppo rap-reggae-R&B dei Fugees, di cui la componente più nota era la cantante Lauren Hyll, raggiunse il successo con la canzone Killing Me Softly. Il nome del gruppo deriva dalla parola refugees, «rifugiati», in quanto tutti i membri sono di originari di famiglie da Haiti, lo sfortunato Paese considerato il più povero e problematico, e financo «maledetto», di tutta la Terra.

 

 

 

Immagine di MiamiFilmFestival via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0); immagine tagliata

 

 

 

 

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