Geopolitica
Il bombardamento delle centrali elettriche in Ucraina annuncia una nuova strategia di guerra russa?
Dopo il contrattacco ucraino, che avrebbe preso alcuni villaggi e respinto le forze di Mosca nella provincia di Kharkov, da ogni parte si parla di un cambiamento strategico da parte della Russia.
La situazione è stata analizzata dal canale Telegram canadese ASB Military News, il quale suggerisce che, a seguito del bombardamento delle centrali elettriche in Ucraina, potrebbe accadere qualcosa che non aveva fatto prima di questo fine settimana.
In base alle regole dell’operazione militare speciale (SMO), fino a poco fa le infrastrutture civili erano state escluse dagli attacchi per evitare danni alla popolazione civile.
«Dal primo giorno dell’operazione, la Russia ha chiarito che non prenderà di mira le infrastrutture civili e che l’operazione è puramente mirata a obiettivi militari ucraini. Tuttavia, la situazione è cambiata la scorsa notte quando la Russia ha colpito oggetti che sono la definizione stessa di infrastruttura civile; centrali elettriche».
Vi sarebbe una trasformazione di carattere «burocratico» dietro a questo.
«Affinché la Russia colpisca i centri decisionali ucraini – cioè gli obiettivi del governo, la “SMO” deve essere rinominata e ristrutturata burocraticamente». Lo Stato russo starebbe quindi ridefinendo la cifra dell’operazione militare come ha fatto in passato.
«Se ricordate bene, le operazioni in Cecenia e Siria sono state ufficialmente etichettate come “operazioni antiterrorismo”, il che cambia le regole di ingaggio delle forze russe». Di fatto, «membri della Duma russa hanno chiesto di designare l’esercito ucraino come organizzazione terroristica. Ciò avviene in mezzo alla deviazione della Russia dal quadro/regolamento iniziale della SMO».
«Secondo noi, la Russia colpisce quelle che sono inequivocabilmente infrastrutture civili – tutto indica che Putin ha rinominato la missione delle forze armate russe in Ucraina nei prossimi giorni – poi, e solo allora, si scatenerà l’inferno sul campo di battaglia dalla parte russa», sostiene ASB.
«La Russia è un Paese incredibilmente burocratico, non una repubblica delle banane in cui le decisioni vengono prese dall’oggi al domani e non hanno bisogno del sostegno del governo. Tutto è fatto sotto struttura. Sono necessari supporto e input da parte di persone che si occupano di economia, militari e relazioni internazionali, in background».
«Il fatto che l’infrastruttura civile sia stata colpita, se la nostra opinione è corretta, indica che la suddetta ristrutturazione dell’OSM è già stata decisa e ora sta per diventare ufficiale nei prossimi giorni».
Geopolitica
Khamenei: Israele «non durerà a lungo»
L’attacco a sorpresa contro Israele lanciato da Hamas l’anno scorso è stato un passo «logico e legale» verso la sconfitta del regime sionista «malizioso e codardo», ha affermato la Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei.
Venerdì scorso, nel suo primo sermone pubblico in quasi cinque anni, Khamenei ha difeso le azioni contro Israele da parte del cosiddetto «asse della resistenza», che include Hezbollah, con base in Libano, e il gruppo palestinese Hamas.
Khamenei ha detto nel suo sermone che i palestinesi, come «ogni popolo», hanno «il diritto di difendere la loro terra, la loro casa, il loro paese e i loro interessi dagli aggressori», e questa «logica è supportata dal diritto internazionale», aggiungendo che «coloro che aiutano» i palestinesi e li sostengono stanno semplicemente «facendo il loro dovere».
«Questa è la regola dell’Islam, la regola della ragione e della logica internazionale e globale. I palestinesi stanno difendendo la loro terra; la loro difesa è legittima e aiutarli è anche logico e legale», ha affermato l’ayatollah, il quale ha difeso il recente attacco missilistico dell’Iran contro Israele, affermando che si trattava della «punizione minima per l’usurpatore e sanguinario regime sionista… il cui unico risultato è stato quello di bombardare case, scuole, ospedali e centri di ritrovo civili» a Gaza.
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La guida suprema della Rivoluzione Islamica ha continuato dicendo che l’Iran «svolgerà qualsiasi compito richiesto» per vedere Israele sconfitto, sostenendo che lo Stato Ebraico è riuscito a «sopravvivere» per così tanto tempo solo grazie all’assistenza dei suoi alleati in Occidente.
«Questo regime agisce come lupi rabbiosi e cani infuriati dell’America nella regione. Questa entità malvagia e codarda è riuscita a malapena a sopravvivere grazie al sostegno dell’America, e non durerà a lungo», ha affermato.
Khamenei nel suo discorso ha sottolineato che il problema principale in Medio Oriente è l’interferenza straniera, poiché «i Paesi della regione sono in grado di stabilire sicurezza e pace» se lasciati soli, criticando il coinvolgimento e il sostegno di Washington allo Stato di Israele, affermando che gli Stati Uniti non hanno mai voluto la pace in Medio Oriente, ma hanno invece perseguito l’obiettivo «di trasformare Israele in uno strumento per impossessarsi di tutte le risorse naturali della regione e investirle in importanti conflitti globali».
Come riportato da Renovatio 21, in un segno piuttosto chiaro riguardo la presente postura della sua guida, pochi giorni fa l’ayatollah si era mostrato in pubblico impugnando la canna di un fucile. Nel suo discorso aveva quindi minacciato di colpire le strutture energetiche israeliane in caso di reazione.
Da diversi mesi la guida suprema iraniana racconta della necessità di punire il «malvagio regime sionista», chiamato anche «regime usurpatore», contro cui aveva annunciato una «rivolta internazionale»
Già due mesi fa, a seguito dell’assassinio a Teheran del leader di Hamas Ismail Haniyeh, il Khamenei aveva promesso vendetta vera.
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Immagine di Khamenei.ir via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International.
Geopolitica
Giornalista americano si dà fuoco durante una manifestazione pro-palestinese
Identified as Samuel Mena Jr, he was captured on video lightning his left arm on fire, before protesters and police rushed to help him. pic.twitter.com/ZM4EKsaDS4
— ALBERTO GARCÍA TV (YouTube)⏬💥 (@ALBERTOJOSEGAR4) October 6, 2024
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«Ai diecimila bambini di Gaza che hanno perso un arto in questo conflitto, offro il mio braccio sinistro», ha urlato il giornalista autocombusto. Le ferite di Mena non sembravano gravi nel video e la polizia ha poi dichiarato che era stato portato in ospedale e curato per ustioni lievi. L’incidente è avvenuto otto mesi dopo che Aaron Bushnell, un membro in servizio attivo dell’aeronautica militare statunitense, si era dato fuoco fuori dall’ambasciata israeliana a Washington DC per protestare contro il sostegno americano a Israele. Come riportato da Renovatio 21, il Bushnell si era cosparso in un liquido infiammabile e ha urlato «Palestina libera» mentre le fiamme divoravano il suo corpo. La polizia ha spento il fuoco con gli estintori, ma Bushnell è comunque morto per le ferite riportate più tardi quel giorno. Hams in seguito ha dichiarato che il militare americano sarà reso immortale dalla sua azione. Ieri ricorreva il primo anniversario dell’attacco di Hamas a Israele, durante il quale i militanti palestinesi hanno ucciso circa 1.100 persone e riportato a Gaza circa 250 ostaggi. Manifestazioni pro-Palestina si sono vedute in varie città del mondo, dove la causa sembra essersi saldata, come un tempo, con quella della sinistra più o meno estrema. Come riportato da Renovatio 21, sei mesi fa fuori dal tribunale in cui veniva processato il candidato presidente Donald J. Trump si era immolato fra le fiamme un bizzarro blogger-attivista americano.BREAKING: A man attempted to self immolate in front of the White House pic.twitter.com/IF8YAaRbij
— Jessica Costescu (@JessicaCostescu) October 5, 2024
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Geopolitica
La Russia rimuove i talebani dalla lista dei terroristi
Il rappresentante presidenziale speciale russo per l’Afghanistan, Zamir Kabulov, ha detto ai giornalisti il 4 ottobre che «il ministero degli Esteri [russo], insieme all’FSB [Servizio di sicurezza federale russo] e a una serie di altre agenzie russe, sta ultimando gli ultimi ritocchi legali alla rimozione del movimento talebano dalla lista dei terroristi della Russia».
Il Kabulov ha fatto queste osservazioni al termine di un incontro sull’Afghanistan a Mosca.
In precedenza, quel giorno, il direttore dell’FSB Alexander Bortnikov ha detto che «i talebani sono pronti a combattere l’ala più pericolosa dello Stato Islamico (IS), l’ISIS-K», secondo la dichiarazione rilasciata all’agenzia di stampa TASS.
Si tratta di una decisione importante da parte della Russia, che aveva inserito i talebani nella sua lista di organizzazioni terroristiche nel 2003.
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Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha detto, parlando al suo incontro con il ministro degli Esteri di Kabul Amir Khan Muttaqi: «Partiamo dal fatto che l’Afghanistan si sta inserendo sempre più organicamente nella nostra ampia famiglia regionale. E tutti i partecipanti all’incontro odierno, a modo loro, con caratteristiche nazionali, hanno parlato della necessità che l’Afghanistan ritorni finalmente a questa famiglia regionale, e tutti gli stati nel nostro formato hanno espresso la loro disponibilità e determinazione a fornire ogni possibile assistenza a questo scopo».
Nell’incontro tra Lavrov e il suo omologo nel governo ad interim dell’Afghanistan, si sarebbe discusso anche di droga e terrorismo, secondo Kabulov.
Come riportato da Renovatio 21, l’ISIS ha rivendicato l’attacco del settembre 2022 fuori dall’ambasciata russa a Kabul, dove un attentatore ha detonato un ordigno e due membri del corpo diplomatico sono stati uccisi. Il bilancio parziale sarebbe di almeno una decina di vittime.
Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa un corteo di automobili su cui viaggiavano l’ambasciatore russo in Pakistan Albert Khorev e altri diplomatici è stato colpito da un’esplosione.
Secondo la vulgata occidentale, sarebbe stato l’ISIS-K a procurare la strage del centro commerciale Crocus a Mosca lo scorso aprile. Tuttavia il Cremlino ha dichiarato prove significative» del coinvolgimento di Kiev nell’attacco terroristico.
L’ISIS-K sarebbe dietro all’attentato alla chiesa di Santa Maria a Istanbul, ed è stata sospettata anche della doppia carneficina con oltre 50 morti consumatasi lo scorso ottobre in Pakistan. Sempre nel 2023 l’ISIS-K (la variante locale dell’ISIS) rivendicò un attentato nella provincia di Khyber Pakthunkhwa che uccise 54 persone, la metà delle quali erano bambini.
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Immagine di DFID – UK Department for International Development via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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