Guerra cibernetica
Ucraina, il sistema di identificazione digitale del governo come strumento di guerra

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
L’app digitale ucraina Diia era già uno dei sistemi di identificazione digitale gestiti dal governo più estesi al mondo, ma dall’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio, l’app è stata ampliata per essere utilizzata come strumento digitale in tempo di guerra.
Il governo ucraino nel 2020 ha lanciato Diia, un’app digitale che combina carta d’identità, passaporto, licenza, libretto delle vaccinazioni, registrazioni, assicurazione, rimborsi sanitari e prestazioni sociali.
Questo era prima dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio. Ora, sembra che il governo ucraino stia espandendo Diia, illustrando come le app digitali possono essere utilizzate durante la guerra.
Cos’è l’app Diia?
In ucraino, la parola «Diia» significa «azione», ma è anche un acronimo in quella lingua, che sta per «lo Stato e me».
Il vice primo ministro ucraino e ministro della trasformazione digitale, Mykhailo Fedorov, ha annunciato per la prima volta l’app il 27 settembre 2019, sotto gli auspici del progetto «Stato in uno smartphone».
Lanciato ufficialmente il 6 febbraio 2020, Diia ha lo scopo di combinare tutti i servizi pubblici in un’unica app, che opera come uno «Stato digitale».
I passaporti digitali e altri documenti ufficiali sono ora considerati legalmente equivalenti alle loro versioni cartacee, rendendo l’Ucraina il primo Paese a raggiungere questo obiettivo.
Diia fornisce più di 50 servizi governativi , con l’obiettivo finale di rendere disponibili tutte le interazioni con lo Stato attraverso l’app.
Attualmente utilizzato da 14 milioni di ucraini, secondo Wired, Diia è considerato un «marchio nazionale» in Ucraina.
Alcuni dei documenti disponibili tramite l’app includono la carta d’identità dei cittadini, un passaporto biometrico, le patenti di guida (con l’Ucraina che è il quarto paese europeo a introdurle in forma digitale), carte di circolazione e polizze assicurative, documenti fiscali, certificati di nascita e certificati di vaccino COVID.
L’app Diia è persino accreditata di aver reso l’Ucraina «un leader mondiale nel numero di servizi online disponibili per i genitori di neonati», con nove servizi online relativi alla nascita di un bambino disponibili entro 20 minuti dalla nascita del bambino.
Come riportato da The Defender nel dicembre 2021, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, in particolare l’ obiettivo 16.9, richiedono la fornitura di un’identità legale digitale per tutti, compresi i neonati, entro il 2030.
Altri servizi disponibili tramite l’app Diia includono firme digitali, registrazione delle imprese, il programma di residenza virtuale «Diia City» per le imprese che si trovano virtualmente in Ucraina e servizi speciali per gli sfollati interni.
Il marchio e il progetto Diia sono in gran parte attribuiti a Fedorov, che rimane il ministro del digitale dell’Ucraina mentre il conflitto con la Russia continua.
Fedorov aveva precedentemente fondato una startup di marketing digitale, che lo ha portato a essere assunto da Volodymyr Zelensky nel 2018 come direttore del digitale per la campagna presidenziale di Zelensky.
Nell’agosto 2019, poco dopo l’elezione di Zelensky, il suo governo ha istituito il Ministero per la trasformazione digitale, con Fedorov nominato ministro.
Il World Economic Forum (WEF) ha elogiato Fedorov per il suo lavoro, inclusa l’app Diia.
Mentre i «portafogli digitali» che combinano documenti governativi essenziali come patenti di guida e «passaporti vaccinali» sono diventati più diffusi nell’ultimo anno in diversi paesi, inclusi gli Stati Uniti — l’app Diia rappresenta uno degli sforzi di questo tipo più ampi e sofisticati al mondo.
E nell’ultimo anno, Diia ha visto un ulteriore dispiegamento: nella «battaglia» contro il COVID e nelle operazioni militari del Paese contro la Russia.
Tra le polemiche, l’app Diia ha funzionato come un “passaporto per i vaccini”
Il Ministero della Trasformazione Digitale dell’Ucraina ha lanciato i certificati digitali per il vaccino COVID nel luglio 2021, disponibili «al 100% nell’applicazione Diia».
Il governo ha sviluppato tre tipi di certificati: due per scopi domestici (per vaccini a una e due dosi) e un certificato internazionale per viaggi, ora ufficialmente riconosciuto dall’Unione Europea e da almeno 43 paesi .
La questione dei passaporti per i vaccini in Ucraina ha suscitato polemiche sin dall’inizio.
Come affermato da Oleksiy Vyskub, primo viceministro della trasformazione digitale, nel maggio 2021:
«Ora stiamo considerando l’introduzione in Ucraina di due tipi di certificati COVID-19: interni ed esterni. Esterno, per la possibilità di viaggiare; interno, se tali casi sono scelti politicamente, per la ripresa dei concerti e di altri eventi pubblici. Ora è politicamente dibattuto. È chiaro, questa è una domanda difficile, a seconda della disponibilità del vaccino».
Tuttavia, il 13 settembre 2021, il governo ucraino ha annunciato i passaporti per i vaccini. Utilizzando i certificati disponibili nell’app Diia, il governo ha limitato l’accesso dei non vaccinati a una varietà di aziende e luoghi e al posto di lavoro.
Queste restrizioni hanno portato a mobilitazioni pubbliche contro i «passaporti vaccinali», inclusa una protesta a Kiev nel novembre 2021.
Tuttavia, all’epoca, nonostante due mesi di applicazione del passaporto del vaccino, solo il 17% circa della popolazione ucraina era «completamente vaccinato», uno dei livelli più bassi in Europa.
In un periodo di conflitto, tuttavia, questi certificati di vaccinazione contro il COVID digitale sono stati sicuramente utili per la fuga dei rifugiati, come dimostra, ad esempio, un documento proveniente dal consolato greco di Odessa, che richiedeva che i membri della diaspora greca ucraina che cercavano di fuggire in Grecia avessero il loro credenziali del vaccino pronte.
A parte i «passaporti vaccinali», tuttavia, l’app Diia è stata utilizzata anche per incentivare la vaccinazione COVID con mezzi finanziari.
A partire dal 19 dicembre 2021, il governo ucraino ha lanciato il programma ePidtrymka , pagando i cittadini di età pari o superiore a 14 anni che potevano dimostrare la prova della «vaccinazione completa» contro COVID 1.000 grivna (all’epoca circa 35 dollari).
Descritto da alcuni commentatori come una forma di sistema di «credito sociale», il programma doveva durare fino al 18 dicembre 2022. I soldi forniti, però, non possono essere spesi liberamente, ma solo su determinate categorie di acquisti, come i medicinali e libri.
Il programma ePidtrymka ha continuato ad espandersi. Il 14 febbraio, gli ucraini di età superiore ai 60 anni hanno potuto spendere i fondi di questo programma per alloggi e servizi comunali. E a partire dal 14 marzo, le persone con disabilità potrebbero spendere i fondi del programma per bisogni sociali e bollette.
Inoltre, a partire dal 14 marzo, gli ucraini che sono tornati per un richiamo COVID avrebbero ricevuto ulteriori 500 grivna (17 dollari). I pagamenti vengono effettuati tramite l’app Diia.
Questo sistema assomiglia ad altri incentivi alla vaccinazione visti altrove. In Grecia, il «Pass della Libertà» ha consentito ai giovani, di età pari o inferiore a 25 anni, di ricevere un incentivo in denaro per farsi vaccinare e di spendere quei soldi per categorie selezionate, come viaggi e biglietti per concerti.
Molti stati e città degli Stati Uniti hanno fornito incentivi, come patatine fritte e ciambelle gratuite, borse di studio universitarie e contanti, per aumentare i tassi di vaccinazione.
Molti datori di lavoro privati negli Stati Uniti e altrove hanno anche fornito incentivi in denaro al proprio personale per spingerli a vaccinarli, come https://childrenshealthdefense.org/defender/ukraine-government-converting-digital-id-system-wartime-tool/riportato da The Defender a febbraio.
Inoltre, la categorizzazione delle proprie spese personali, ora comunemente praticata da molti istituti bancari, è stata vista da alcuni commentatori come un preludio più ampio per il controllo sulla spesa delle persone, ad esempio tramite «indennità di carbonio personali», come riportato da The Defender nell’ottobre 2021.
Il concetto di moneta digitale «programmabile», che significa denaro che potrebbe essere utilizzato solo per determinati scopi, è anche un principio chiave delle valute digitali proposte dalla banca centrale, come rivelato dalla Banca d’Inghilterra.
Tuttavia, il basso livello di adozione del vaccino in Ucraina, nonostante gli incentivi sia positivi che negativi, suggerisce che, almeno prima della guerra, la fiducia nelle autorità governative era notevolmente diminuita.
In effetti, gli incentivi in denaro sono stati caratterizzati come sostenuti dagli «oligarchi bancari» del Paese, come parte di una “spinta per il denaro dell’elicottero”, spiegando perché il programma è stato esteso anche se il conflitto si è sviluppato con la Russia.
Guardando ai sussidi COVID, così come alla guerra e ai conflitti, Fabio Vighi, professore di teoria critica all’Università di Cardiff, Cardiff, Galles, ha descritto «l’obiettivo generale» come inteso a «offuscare la vera questione in gioco, che consiste nel tirare montagne di denaro a buon mercato nell’economia dipendente dal debito».
Nel dicembre 2021, l’Ucraina ha ricevuto un prestito di 150 milioni di dollari dalla Banca Mondiale per «accelerare le vaccinazioni contro il COVID-19».
Di questi fondi, 30 milioni di dollari verrebbero «utilizzati per IT, comunicazioni e sensibilizzazione del pubblico, sviluppo delle capacità e attrezzature per la catena del freddo e la gestione dei rifiuti», secondo la Banca mondiale.
Ciò presumibilmente include gli sforzi continui per sviluppare e distribuire l’app Diia e si aggiunge a ulteriori 155 milioni di dollari ricevuti dall’Ucraina all’inizio del 2021.
Le app digitali lanciano un campo di battaglia digitale durante la guerra
Sembra ora, dall’inizio dell’ultimo conflitto militare con la Russia, l’app dei servizi governativi digitali dell’Ucraina è stata convertita in modo flessibile in uno strumento di guerra.
Un metodo ormai collaudato è la distribuzione di sussidi in contanti, poiché l’assistenza di 6.500 grivna (circa 221 dollari) è stata messa a disposizione tramite Diia dal governo ucraino, esentasse , ai cittadini nelle aree «più colpite dalle ostilità».
Sono state rimosse anche le restrizioni di pagamento precedentemente in vigore .
Secondo Reuters, anche gli ucraini che hanno perso il lavoro a causa del conflitto militare avranno diritto a un pagamento una tantum da parte del governo.
Voci ampiamente circolate online sostenevano che questo sussidio legato al conflitto fosse legato allo stato delle vaccinazioni, portando a «verifica dei fatti».
Tuttavia, sembra che i pagamenti siano disponibili per i cittadini indipendentemente dallo stato di vaccinazione, con il sistema di sussidi COVID utilizzato come esempio per spiegare al pubblico come verrà erogato questo nuovo sussidio.
Più onerosa, tuttavia, è la notizia che l’app Diia viene utilizzata come arma di guerra, con l’entusiastica approvazione dei media internazionali.
Wired, ad esempio, ha descritto il ministero digitale ucraino, che gestisce l’app Diia, come una «formidabile macchina da guerra».
Infatti, come riporta Wired, l’app Diia ora include le seguenti funzionalità legate alla guerra:
- Un modo rapido per donare denaro all’esercito ucraino, anche tramite criptovaluta.
- Un chatbot per l’invio di immagini e video dei movimenti delle truppe russe in Ucraina.
- Accesso in streaming 24 ore su 24 alle stazioni televisive e ai notiziari dall’Ucraina.
- Un canale video per bambini.
Questo si aggiunge a una chiamata pubblicata da Fedorov sull’app di messaggistica sociale Telegram, affinché un gruppo eterogeneo di sviluppatori, designer, esperti di marketing e «specialisti della sicurezza» si unisca a un «esercito IT» volontario – con 300.000 volontari finora attratti.
I compiti dell’esercito online includono la condivisione degli indirizzi IP di siti Web e aziende russe, in modo che possano essere presi di mira da attacchi DDoS (Directed Denial of Service) nel tentativo di metterli offline.
Inoltre, gli account di social media filo-russi che «diffondono informazioni false» vengono segnalati tramite gli sforzi di questo «esercito IT».
Anton Melnyk, consulente del ministero digitale ucraino e capo dell’ecosistema tecnologico ucraino, ha twittato : «dall’inizio della guerra in Ucraina, Twitter ha cancellato più di 75.000 account per violazioni, manipolazione e politiche di spam». Melnyk ha ringraziato pubblicamente Twitter.
In effetti, Melnyk e Fedorov hanno descritto Twitter come «parte del nostro sforzo bellico».
Melnyk ha guidato la campagna per «Big Tech» per tagliare la Russia, a partire da una richiesta inviata ad Apple, con la quale, secondo Wired, ha mantenuto «buoni collegamenti» a causa di un accordo del 2021 che prevedeva che Apple avrebbe supportato l’app Diia.
Nel frattempo, secondo TIME , sono arrivate donazioni per circa 63 milioni di dollari per l’esercito ucraino, mentre il ministero digitale del paese si è impegnato con successo in una campagna per «svergognare le più grandi aziende tecnologiche del mondo facendole bloccare i servizi in Russia».
In questo stesso articolo, Fedorov ha descritto questo nuovo campo di battaglia digitale come «il nostro territorio», mentre il New York Times ha anche riferito di come Fedorov «ha trasformato la tecnologia, la criptovaluta e i social media in moderne armi da guerra».
Secondo il Times, Fedorov ha dichiarato:
«Loro [i russi] non si sono accorti che… i governi devono diventare sempre più simili alle aziende tecnologiche, piuttosto che essere rigidi come un carro armato, come una macchina da guerra».
A sua volta, Melnyk ha scritto quanto segue sulla sua pagina LinkedIn:
«Continuerò a lavorare il più duramente possibile per rendere giustizia. Attacchi informatici, polizia informatica, unità di hacking, Elon Musk con Starlink, Tim Cook con Apple, Google, YouTube, Meta, Netflix e Amazon con Bezos. I metodi neri sono diventati metodi bianchi, l’hacking per impostazione predefinita suona positivo così come la richiesta pubblica di fare bottiglie molotov da parte della polizia».
Le stazioni televisive ucraine – famose per i loro collegamenti con gli oligarchi che, a loro volta, si dice siano strettamente collegati al governo – sono state essenzialmente fuse in un’unica stazione, sotto i nuovi poteri in tempo di guerra.
E in un’altra connessione con le misure relative al COVID, la chatbox in cui gli utenti possono inviare foto e video assomiglia molto a uno strumento simile impiegato dalle autorità di New York City nel 2020, per la segnalazione di violazioni del distanziamento sociale.
Wired ha descritto quanto sopra come risultato dell’ampio sostegno di cui l’Ucraina gode tra i leader mondiali e i «CEO tecnologici».
Ad esempio, questo «ampio sostegno» sembra essere stato evidente quando Facebook ha annunciato che avrebbe «temporaneamente» consentito appelli alla violenza contro i russi, incluso il presidente russo Vladimir Putin, sulla sua piattaforma.
Facebook in seguito ha annullato silenziosamente la politica, almeno ufficialmente.
Resta da vedere se verranno presentate altre proposte per funzionalità future da associare all’app Diia e al concetto di «governance digitale» in Ucraina, come un censimento digitale che sarà effettuato nel 2023 in collaborazione con Apple. nelle circostanze attuali.
Tali proposte erano state elaborate, in parte, da Sergii Vasylchuk, fondatore della società blockchain ucraina Everstake. Vasylchuk ha anche aiutato il ministero digitale del paese a creare la piattaforma di crowdfunding per le donazioni militari.
Anche con l’uso «innovativo» delle app del governo digitale come parte di uno sforzo in tempo di guerra, alcuni osservatori rimangono poco convinti.
Emerson Brooking, un membro anziano del Consiglio Atlantico, ha detto a Wired: «La guerra dell’informazione conta meno col passare del tempo. Le realtà e i calcoli della guerra stessa stanno ora guidando questo conflitto».
Michael Nevradakis
Ph.D.
Immagine screenshot da Youtube
Guerra cibernetica
Stanno colpendo gli aeroporti del mondo con attacchi hacker?

Prima che fosse rivelata la mano americana nella distruzione del Nord Stream 2, vi avevamo detto che in gioco c’erano le grande infrastrutture internazionali – le vostre, quelle che usate quotidianamente per lavorare, per vivere.
Renovatio 21 vi aveva annunciato, in un articolo che poteva sembrare un po’ eccessivo, che dovevate prepararvi a perdere internet. Avrete visto che poche settimane fa l’internet italiano è andato in tilt, con le immancabili accuse agli hacker russi (#hastatoputin).
Ora vogliamo brevemente annunciarvi quale potrebbe essere la prossima infrastruttura che potrebbe venire meno: il trasporto aereo.
La settimana scorsa, riporta la testata pubblica Deutsche Welle, «diversi aeroporti tedeschi hanno avuto i loro siti web interrotti». Sono arrivati quindi gli «esperti che indagano su un possibile attacco online».
Tra gli aeroporti colpiti ci sono stati quello di Düsseldorf, Norimberga, Erfurt-Weimar e Dortmund. I siti web non erano raggiungibili o segnalavano messaggi di errore.
«I problemi arrivano il giorno dopo che un grave guasto informatico alla compagnia di bandiera tedesca Lufthansa ha lasciato migliaia di passeggeri bloccati all’aeroporto di Francoforte».
«C’è motivo di sospettare che potrebbe essere un attacco di hacker», ha detto una portavoce dell’aeroporto di Dortmund.
L’aeroporto di Norimberga, ha affermato che il suo sito ha ricevuto così tante richieste che è crollato. Il sito di Der Spiegel ha riferito che i problemi potrebbero essere stati causati da un attacco DDos , in cui gli hacker dirigono il traffico Internet pesante verso server mirati in uno sforzo relativamente semplice per mandarli offline.
In concomitanza con tutto questo, l’aeroporto di Francoforte – il secondo più grande aeroporto del mondo – aveva subito un altro incidente: «cavi in un cantiere edile hanno causato un guasto al sistema informatico, con oltre 200 voli cancellati», scrive DW.
Le accuse degli #hastatoputin sono partite immantinente: si tratterebbe, dicono, del gruppo di hacker filo-russi noto come Killnet, i quali avevano pure messo in circolazione il mese scorso una lista di obiettivi, tra cui i siti degli aeroporti tedeschi.
Tuttavia, noi che abbiamo preso qualche appunto, vorremmo allargare un attimo il quadro, e, assieme al lettore, unire qualche i puntini.
Il 1° gennaio 2023 l’intero sistema informatico del trasporto aereo delle filippine si è fermato: il che significa che nessun volo era più permesso nel Paese, con migliaia di voti asiatici che hanno dovuto cambiare destinazione in volo – un imprevisto costoso e pericoloso che le compagnie aeree, e i passeggeri, vorrebbero sempre evitare. Un vero disastro. Le autorità dell’aviazione di Manila dissero che andava tutto bene, nessun problema.
Poi accade che dieci giorni dopo, l’11 gennaio, a tutti gli aerei della nazione più aviotrasportata della Terra – gli Stati Uniti d’America – viene impedito il decollo. Solo agli aerei in volo è consentito di arrivare a destinazione. L’ente federale per l’aviazione, la FFA, dice che il sistema informatico ha avuto un problema. Niente di grave, stanno riparando: però ogni volo del Paese (che in un giorno mediamente manda in cielo almeno 25.000 aerei trasportando 2,3 milioni di persone) è cancellato. Paralisi aerea del Paese. Vi è solo un precedente ad una cosa così: l’11 settembre 2001.
Nel caos più totale emerge Pete Buttigieg, lo strano omosessuale con figli surrogati, ex McKinsey e servizi segreti della Marina USA, figlio del traduttore americano di Gramsci, che ora è ministro dei Trasporti: va tutto bene, si tratta di un errore umano, magari è stato un sub-appaltatore del sistema informatico, che ha preso a ditate una tastiera sbagliando un codice, e bum.
Il fatto è che la stessa cosa, 24 ore dopo, accade in Canada. Il sistema NOTAM, che controlla il traffico aereo canadese, va giù. Le autorità dicono che, a differenza del precedente americano (di nemmeno 24 ore prima!) qui non ci sono stati ritardi. Anzi un tweet della società che gestisce il NOTAM ci tiene a rimarcare: «al momento, non riteniamo che sia correlato all’interruzione della FAA verificatasi oggi». Un po’ come le persone che muoiono nei parcheggi degli hub vaccinali dopo la punturina; nessuna correlazione…
Sono solo curiose coincidenze. Alla faccia del detto per cui tre indizi fanno una prova (quattro, con gli aeroporti tedeschi), siamo tenuti a credere che non stia succedendo nulla.
Non tutti però se la sono bevuta così. Qualcuno ha pensato che sotto potrebbe esserci un gruppo di hacker (di Stato o meno) che ha lanciato un attacco ransomware: avete presente, bloccano i computer a meno che non pagate un riscatto, come era successo all’intero sistema informatico della Sanità del Lazio durante il roll out della campagna vaccinale.
Chi ha visto il film Blackhat, pellicola minore di Michael Mann che mostra qualche retroscena realistico del mondo degli hacker di alto livello, riconoscerà il pattern: nella trama, si scopre che un attacco ad una turbina di una centrale atomica cinese è in realtà solo un test per attacchi a tutte queste turbine distribuite in altri luoghi del globo, così da creare, o minacciare, disastri sui quali si ha pronta la speculazione borsistica.
Che l’attacco ai computer dell’aviazione di Manila fosse il test per un ricatto da lanciare dieci giorni dopo allo Stato più ricco del mondo (e poche ore dopo al suo fratellino con la foglia d’acero)?
Se è così, uno dice, dovrebbero essere visibili altri segni: per esempio, un aumento del prezzo del Bitcoin. I ciberguastatori dei ransomware, infatti, si fanno solitamente pagare in Bitcoin. Ci sono in ogni Paese enormi esempi di enti pubblici e privati che hanno pagato quello che era richiesto, e basta. Quando c’è un’immensa richiesta di quantità Bitcoin, il suo prezzo sale.
Ed è stato proprio così. Il prezzo del Bitcoin è salito da 17 mila dollari e rotti agli oltre 22 dei giorni successivi.
Il grafico mostra come è evidente che il trend di crescita è iniziato proprio a ridosso dell’11 gennaio, il giorno in cui l’America ha cancellato tutti i suoi voli aerei.
Sorpresi?
Se leggete Renovatio 21, non dovreste esserlo affatto.
Avete sentito Klaus Schwab parlare di grandi cyber-attacchi, i rischi sistemici a cui è sottoposto il nostro pianeta da riformare interamente, da resettare. «Tutti noi sappiamo, ma dedichiamo un’attenzione non sufficiente, al pauroso scenario di un grande attacco cibernetico che porterebbe al completo stop alle forniture energetiche, ai trasporti, ai servizi ospedalieri, alla società nel suo insieme. La crisi del COVID-19 sarebbe vista come un piccolo disturbo rispetto ad un grande cyber attack» dice lo Schwab in un video di poco tempo fa.
Avrete sentito parlare anche di esercitazione in questo senso: così come ci sono state almeno 20 esercitazioni per la pandemia dagli anni 2000 che dettagliavano con esattezza quello che poi avrebbero fatto col COVID, ecco che abbiamo avuto esercitazioni anche per il grande crash informatico, come la famosa Cyber-Poligon.
Ma anche se non fatte caso a tutto questo, se non siete di quelli che vengono qui per unire con noi i puntini, dovreste averlo realizzato: è in corso una guerra contro le infrastrutture mondiali, perché è in corso una guerra contro di voi, contro l’umanità intera.
Gli aerei, come il gas e internet, sono cose che vi potrebbero togliere, perché i padroni del mondo non abbisognano più del vostro lavoro, e nemmeno dei vostri soldi: ne hanno a scazzafottere, se li stampano, oramai anche solo elettronicamente, con le CBDC. Essi vogliono, molto semplicemente, togliervi la libertà – cioè schiavizzarvi.
Vi stanno proponendo le «città da 15 minuti», dicendovi che tutto quello che vi serve vi verrà dato in un raggio limitato. Ve la presentano come una grande conquista – chiaro, innanzitutto per l’ambiente, per la sostenibilità, per il pianeta, per la Pachamama – in realtà è niente più che l’annuncio della vostra prigionia. State certi che non si tratta di niente di nuovo: secondo alcuni osservatori, la vecchia Agenda 21 dell’ONU implicava cose simili, la costruzione di abitazioni solo sopra negozi, l’abbandono delle case in periferia, l’esaltazione fascista della bicicletta come strumento supremo di trasporto (ottimo per i single, meno se tieni famiglia, ma quello è il punto), la dismissione delle strade di campagna, il ritorno delle bestie feroci fuori dei nuclei urbani…
Non parliamo di utopie lontane nel tempo: pensate a NEOM, la città per miliardari e robot che il principe Saudita Mohammed bin Salman, accusato dello squartamento del giornalista Khashoggi e «amico» di un ex premier italiano che lo chiama «sua altezza», vuole costruire nel deserto. Una città che, ad occhio e croce, non è nemmeno pensata per voi…
A cosa vi servono, quindi, gli aerei, e il loro inquinamento totale?
A cosa vi serve il gas, quando alimenta solo industrie che fanno male alla Terra?
A cosa vi serve il riscaldamento in casa, quando esso arricchisce la Russia nemica della democrazia?
A cosa vi serve internet, quando essa non è controllata e filtrata orwellianamente dal wrongthink, dai «pensieri sbagliati»?
Ve lo abbiamo detto, ve lo ripetiamo. Preparatevi a perdere tutto – perché è a questo che puntano.
E non pensiate di comprare la vostra libertà con il Bitcoin.
La storia insegna che la libertà si paga con ben altra moneta: con il sacrificio, con il nostro sangue.
Roberto Dal Bosco
Guerra cibernetica
Gruppo israeliano si è intromesso nelle elezioni in tutto il mondo: reportage delle principali testate europee

Secondo un’indagine condotta da un consorzio internazionale di giornalisti, un gruppo israeliano segreto avrebbe manipolato più di 30 elezioni in tutto il mondo utilizzando tecniche di hacking e disinformazione all’avanguardia.
Diverse grandi testate europee, tra cui il britannico Guardian, il francese Le Monde, il canale televisivo tedesco ZDF, il settimanale tedesco Der Spiegel e il quotidiano spagnuolo El Pais, hanno indagato su una squadra di appaltatori nota come «Team Jorge», gestita da un 50enne ex agente dei servizi segreti israeliani, il quale nega ogni addebito.
Per esporre le presunte operazioni clandestine del gruppo, i giornalisti si sono spacciati per potenziali clienti mentre registravano di nascosto diverse ore di filmati all’interno degli incontri con i membri dell’unità. Il capo del team avrebbe detto ai giornalisti che i suoi servizi potrebbero essere utilizzati sia da società private che da agenzie di intelligence, con operazioni che si svolgono in Europa e Africa, nonché in Nord, Centro e Sud America.
In un videoclip pubblicato dal Guardian mercoledì, lo stesso ex agente segreto dello Stato Ebraico sembra vantarsi del fatto che il suo gruppo abbia completato «33 campagne a livello presidenziale… 27 delle quali hanno avuto successo». Secondo quanto riferito, ha anche affermato di aver preso parte a due «grandi progetti» negli Stati Uniti, aggiungendo di non essere coinvolto direttamente nella politica della nazione.
Secondo l’indagine del consorzio internazionale di reporter, il Team Jorge «addebiterebbe ai propri clienti tra 6 e 15 milioni di euro (6,4-16 milioni di dollari) per interferire nelle elezioni».
Durante gli incontri, secondo quanto riferito, il team ha dimostrato i propri metodi per influenzare le elezioni, che includevano cyber hacking e operazioni speciali.
Lo strumento chiave nell’arsenale del gruppo, tuttavia, sembra essere un pacchetto software chiamato Advanced Impact Media Solutions, o AIMS. Con il suo aiuto, riporta il sito russo RT, si ritiene che il gruppo controlli circa 30.000 bot sofisticati su varie piattaforme di social media.
Secondo quanto riferito, il team ha anche affermato di aver inserito le informazioni richieste in legittime testate giornalistiche. In questo contesto, il canale televisivo francese BFM ha sospeso uno dei suoi conduttori, dopo che uno dei membri del «Team Jorge» avrebbe detto a giornalisti sotto copertura che il gruppo era dietro un servizio trasmesso dal canale.
Israele si conferma, ad ogni modo, come attore internazionale di primo piano per quanto concerne la guerra cibernetica.
Uno dei programmi di spionaggio elettronico più avanzati mai visti, lo spyware Pegasus (il quale di fatto si impadronisce dello smartphone attaccato senza bisogno che l’utente clicchi alcunché) è al centro di polemiche internazionali e pure nazionali: secondo un giornale israeliano la polizia lo avrebbe utilizzato anche contro lo stesso clan Netanyahu, ora tornato per l’ennesima volta primo ministro dello Stato Ebraico.
Come riportato da Renovatio 21, Israele a inizio 2022 ha rifiutato la vendita di armi cibernetiche all’Ucraina o a Stati, come l’Estonia, che potrebbero poi rivenderle al regime Zelens’kyj.
A fine 2022 era emerso che centinaia di ex spie israeliane hanno ruoli di primo piano in Google, Facebook, Microsoft e Amazon.
Una lettera di Amnesty International, firmata da oltre 100 mila persone, chiede una moratoria internazionale sulla tecnologia di sorveglianza illegale.
Guerra cibernetica
Attacco informatico proveniente dalla Cina a istituzioni accademiche coreane

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Durante il Capodanno lunare messi fuori uso contemporaneamente i siti di 12 centri di ricerca. Secondo la rivendicazione pubblicata su Telegram il gruppo avrebbe scelto la Corea del Sud come «campo di allenamento» e minaccia altri attacchi. Secondo l’ente coreano per la sicurezza informatica colpiti solamente siti privi di sistemi di difesa sofisticati.
L’autorità per la sicurezza cibernetica della Corea del Sud ha annunciato che il Paese ha subito un attacco informatico da parte di un gruppo di hacker. Secondo le prime dichiarazioni della Korea Internet & Security Agency (KISA), sono stati colpiti i siti internet di 12 istituti accademici e di ricerca.
L’attacco è avvenuto durante il periodo di feste per il Capodanno lunare, noto in Corea come seollal, che è durato da sabato a martedì. Molti tra i siti finiti nel mirino del gruppo di hacker, auto-identificatosi come Xiaoqiying e probabilmente di origine cinese, erano ancora inaccessibili nella serata di ieri e nella loro homepage era ancora possibile vedere il logo e il messaggio lasciato dal gruppo. In basso allo schermo compariva la scritta che diceva «dichiariamo l’invasione della rete internet della Corea del Sud».
Non sembra esserci un collegamento tra gli istituti che hanno subito questo attacco cibernetico. Tra questi compaiono la Korea Association for Education, la Korea Research Institute for Construction Policy e la Korean East-West Mind Science Association. Ciò che sembra unire questi istituti è la vulnerabilità dei loro siti online, sprovvisti di un sistema di crittografia che potesse proteggerli da attacchi cibernetici.
Secondo quanto affermato dai pirati informatici, i siti colpiti sarebbero molto più di una dozzina. Xiaoqiying, infatti, sostiene di aver compromesso i computer di ben 70 istituzioni educative sudcoreane e di aver rubato 54 gigabyte di dati. Nel messaggio lasciato sui siti colpiti, il gruppo metteva in guardia contro altri incombenti attacchi cibernetici.
Alcune informazioni su chi sia il gruppo di hacker sono disponibili sul suo canale Telegram, dove i messaggi sono scritti in inglese e cinese, in cui è stato annunciato che la Corea del Sud verrà usata come «campo di allenamento». Sempre sul canale l’amministratore del gruppo ha detto che il prossimo obiettivo sarà la KISA stessa.
L’agenzia sudcoreana ha lanciato un’indagine sull’accaduto e per ora non ha ancora confermato in modo ufficiale se effettivamente si tratti di hacker cinesi e soprattutto se si sospettino legami con il governo di Pechino. Sul primo punto sono già emersi alcuni indizi che confermerebbero l’origine cinese del gruppo.
Sul movente reale, però, non ci sono ancora ipotesi. Un funzionario statale ha rivelato alla stampa locale che l’attacco cibernetico avvenuto durante le vacanze sembra più che altro una dimostrazione di abilità a intrufolarsi nelle reti informatiche sudcoreane.
«Gli hacker sapevano dove mettere le mani e non pare che stessero cercando dei benefici finanziari», ha detto al Korea Herald. Anche la polizia sudcoreana ha aperto un dossier sugli attacchi.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni
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