Economia
«Rifiutate il denaro digitale. Usate il contante ogni giorno»
Catherine Austin Fitts è stata assistente segretario per l’Housing dell’amministrazione Bush padre. Qualcuno la ricorderà perché accompagnava Robert F. Kennedy nella sua ultima visita a Milano.
La signora è editrice del sito The Solari Report.
In una intervista su USA Watchdog la Fitts parla di una guerra contro il Deep State globalista che vuole controllo totale su tutta l’umanità, e che come primo passo in questa direzione implementerà una Central Bank Digital Currency (CBDC), o valuta digitale della Banca Centrale.
Ovunque nel mondo banchieri, politici e grand commis si spellano le mani per la calata della moneta elettronica: pensate a cosa sta succedendo con l’euro digitale. Ma su Renovatio 21 abbiamo parlato anche del pericolo assoluto di una moneta digitale cinese in costruzione.
Tuttavia, «non si tratta di una moneta», dice la Fitts.
«Questo è ciò che dovete capire. Quello di cui stiamo parlando è un sistema di controllo che verrà implementato in un colpo di Stato globale, e siamo nel mezzo di un colpo di Stato globale. Questo è ciò che sta accadendo in questo momento».
«In sostanza, se si guarda ai banchieri centrali, la BRI (Bank of International Settlements) e tutti i banchieri centrali stanno cercando di creare un sistema in cui siano completamente liberi dalle leggi degli stati nazionali e dei governi».
«In altre parole, stanno inserendo l’immunità sovrana da tutte le leggi e stanno letteralmente cercando di creare una civiltà secondo la legge in cui sono liberi di fare tutto ciò che vogliono, incluso, come sappiamo, il genocidio».
Fitts sostiene che l’unico modo di lottare contro questo piano è usare il contante. Nel suo sito ha programmi che si chiamano «Contante ogni giorno» e «Make Cash Great Again».
Secondo la Fitts i banchieri centrali ignoreranno la Costituzione di Paesi come gli Stati Uniti, ruberanno tutti i nostri beni come contanti e oro, ma soprattutto la terra.
Come noto, personaggi come Bill Gates stanno facendo immani acquisti di terreno fertile e non solo.
La signora racconta poi di ciò che secondo lei accadrà dopo il primo anno di quest’anno quando si tratta di inflazione o deflazione.
«Siamo in guerra e abbiamo bisogno di una strategia di guerra… Il “Great Reset” si trasformerà nella “Great Resist“».
«San Paolo ha scritto a Timoteo: “Stai fermo e guarda il divino che opera”. Non possono farlo. Hai visto cosa è appena successo in Irlanda? Hanno cercato di passare al digitale e hanno avuto così tanta genteche hanno cancellato i loro account che hanno dovuto tornare indietro».
«Una cosa che la Bibbia chiarisce è che a volte sembrerà una cosa disperata, ma non lo sarà. Ecco perché devi resistere».
Il danaro diverrà un sistema di controllo definitivo: sono anni che ne raccogliamo i segni, come la proposta del Fondo Monetario Internazionale propone di basare il credito bancario sui siti che vedete in internet. Pochi mesi fa, abbiamo sentito il CEO del colosso finanziario Blackrock dire che la crisi ucraina accellererà il processo di accelerazione della spazione del contante, come secondo i desiderata nemmeno più celati di Davos.
Il danaro programmabile sottometterà tutta la vostra esistenza. Esperimenti di adesione alla grande piattaforma elettronico del controllo sociopolitico totale li abbiamo visti non solo nella Cina del totalitarismo digitale, ma anche in Ucraina e a Bologna.
Il green pass, per quanto possa sembrare controintuitivo, è stata la prova generale del passaggio al danaro elettronico, ad un meccanismo premiale con cui i diritti perdono la loro inalienabilità per divenire ricompense ai comportamenti grati al potere costituito.
L’esperimento è riuscito: i risultati hanno rincuorato i padroni del vapore, che continueranno con il loro piano di piattaformarci – cioè di sottometterci definitivamente.
Fino a che la popolazione non si ribellerà.
Economia
Oro, il Mali sequestra le riserve della seconda compagnia aurifera del mondo
Il governo del Mali ha sequestrato circa 245 milioni di dollari in azioni aurifere della canadese Barrick Gold, la seconda più grande società mineraria d’oro al mondo, nella miniera di Loulo-Gounkoto. Lo riporta EIRN.
Il governo maliano ha accusato la Barrick di dover al Paese 5,5 miliardi di dollari in royalties. L’anno scorso hanno arrestato quattro dirigenti della società mineraria e hanno emesso un mandato di arresto per il CEO della Barrick, Mark Bristow. Dopo che il governo maliano ha eseguito un ordine provvisorio per sequestrare le riserve aurifere l’11 gennaio, la Barrick ha annunciato di aver sospeso temporaneamente le operazioni a Loulo-Gounkoto, in una dichiarazione sul sito web aziendale.
Il Mali, che è il terzo produttore di oro in Africa, ha emanato nuove regole minerarie poiché cerca una quota maggiore di entrate dai minatori stranieri. Il sito di Loulo-Gounkoto contiene circa 4 tonnellate metriche di oro, valutate a quasi 380 milioni di dollari, secondo stime interne, e rappresenta circa il 14% della produzione di oro prevista dalla Barrick per il 2025, e riduce i suoi guadagni dell’11%.
Le azioni della Barrick sono scese dell’1,8% il 13 gennaio alla diffusione della notizia.
Mali, Burkina Faso e Niger hanno formato l’Alleanza degli Stati del Sahel (AES) per migliorare la sicurezza e la cooperazione economica e alla fine trasformarsi in una confederazione. Burkina Faso, il quarto produttore di oro in Africa, e Niger, uno dei maggiori produttori di uranio al mondo, stanno tutti esaminando i contratti di estrazione negoziati dai governi precedenti.
Il Mali aveva precedentemente chiesto circa 500 milioni di dollari di tasse non pagate a Barrick, hanno riferito fonti all’agenzia Reuters. Barrick nega qualsiasi illecito.
Il rapporto trimestrale sugli utili della società afferma che ha pagato 85 milioni di dollari al governo maliano in ottobre.
In Mali negli scorsi mesi, ha riportato Le Monde, sarebbero stati addestrati miliziani Tuareg dalle forze di Kiev, intente a limitare l’oramai straripante influenza russa in Africa. Il Mali ha interrotto da mesi i rapporti diplomatici con Kiev.
Il Mali ha di fatto annullato i rapporti con la Francia un anno fa.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il Mali aveva accusato la Francia di addestrare i terroristi che dice di combattere con le sue operazioni militari nell’area, alle quali, va ricordato, ha partecipato talvolta anche l’esercito italiano.
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Immagine di Timm Guenther via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Economia
I prezzi mondiali del petrolio aumentano a causa delle ultime sanzioni alla Russia
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Alimentazione
Ramen verso i 1000 yen: la crisi del «piatto economico» giapponese
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
L’aumento dei costi di ingredienti e manodopera sta mettendo in crisi i conti dei ristoratori di quello che è il cibo popolare per eccellenza in Giappone. Secondo i dati di Teikoku Databank il 34% ha registrato perdite nello scorso anno fiscale. Rincari nei listini ormai inevitabili, anche se molti giapponesi non sembrano disposti a spendere di più per una ciotola dio ramen.
I ramen sono sempre di più uno dei piatti simbolo del Giappone in tutto il mondo. Una combinazione di noodle, dashi (brodo), tare (salsa) con l’aggiunta di grasso o olio e diversi ingredienti: piatto popolare, completo e soprattutto molto economico. Nella loro terra d’origine, però, l’aumento dei prezzi del 2024 sta creando i problemi ai tantissimi ristoranti che nel Paese del Sol Levante propongono questa specialità, ciascuno con le specificità della propria regione.
A rilevarlo è Teikoku Databank, compagnia fondata nel 1900 con l’obiettivo di «proteggere le aziende dalle frodi» e che detiene oggi il più ampio database aziendale del Giappone. Tra i ristoranti di ramen i bilanci in passivo di almeno 10 milioni di yen lo scorso anno sono aumentati di oltre il 30%, raggiungendo quota 72, rispetto ai 53 del 2023. A pesare non è solo il costo delle materie prime e dei servizi: c’è anche l’aumento delle spese per il personale a causa della carenza di manodopera, accompagnata dall’inarrestabile inverno demografico, che nel 2023 ha toccato il minimo storico.
A causare l’alto numero di insolvenze è anzitutto il mantenimento dell’economicità dei ramen nonostante gli aumenti. Il prezzo medio di una ciotola di ramen è difatti ancora inferiore ai 700 yen (circa 4 euro), secondo Teikoku Databank. Ma con i costi degli ingredienti del 2024 che, a ottobre, sono aumentati in media di oltre il 10 per cento rispetto al 2022, le aziende si trovano a dover avvicinare i prezzi alla soglia dei 1000 yen (circa 6 euro). Sebbene resti un prezzo basso rispetto a molte altre opzioni culinarie, il suo superamento è visto come un colpo all’immagine di questo cibo popolare, che potrebbe allontanare i clienti.
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Takatoyo Sato, gestore del ristorante Menkoi Dokoro Kiraku nel quartiere degli affari Shimbashi di Tokyo, ha dichiarato all’agenzia giapponese Kyodo News di aver aumentato i prezzi per l’ultima volta nel maggio 2024. Il più popolare tra la sua clientela locale è il ramen shoyu con brodo a base di salsa di soia a 950 yen, in aumento rispetto ai 780 yen del 2021.
«Non potevo più evitare di aumentare i prezzi, altrimenti saremmo andati in rosso», ha detto il 52enne durante una pausa tra il servizio del pranzo e della cena, in uno dei turni di 17 ore che svolge sei giorni alla settimana.
Circa il 34% dei 350 ristoranti di ramen intervistati da Teikoku Databank ha segnalato di aver registrato perdite nel corso dell’anno fiscale 2023. Sato ha raccontato che la scelta di aumentare i prezzi non è stata ben accolta da molti clienti abituali. «Abbiamo perso una parte della clientela. Anche se non lo ammettono apertamente, molti pensano che, in fondo, siano solo ramen… Ma questa visione cambierà», ha dichiarato, riferendosi al rincaro dei costi necessari per offrire anche questo cibo.
Nel frattempo, alcuni consumatori iniziano a modificare il loro punto di vista. Munayoshi Suzuki, un 34enne di Tokyo, ha espresso l’opinione che i clienti siano stati «viziati» dai prezzi contenuti e che ormai i ramen sono considerati un bene superfluo, alla stregua di alcol o sigarette.
Guardando al 2025, Teikoku Databank prevede che i fallimenti potrebbero continuare, con le piccole e medie imprese probabilmente più restie rispetto alle grandi catene a ritoccare i prezzi dei menu. Anche Sato si dice scettico sulla possibilità di convincere i clienti a spendere di più.
«Non ci resta che sperare che i costi non continuino a salire anche quest’anno», conclude.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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