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Sorveglianza digitale: il vero motivo dietro la spinta a vaccinare i bambini

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense.

 

 

«Il vero scopo dietro la storica e senza precedenti spinta a vaccinare i giovanissimi anche contro malattie come il COVID, che non rappresentano una minaccia per loro, è quello di introdurre l’attuale generazione di bambini nel fiorente sistema di identità digitale globale».

 

 

 

Il COVID-19 potrebbe aver colto di sorpresa gran parte del pianeta tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, ma gran parte delle basi per la tecnologia ora ampiamente utilizzata come «risposta» alla pandemia è stata concettualizzata e sviluppata anni prima.

 

Negli Stati Uniti e in tutto il mondo, c’è stata recentemente una forte spinta per implementare una varietà di regimi di «passaporto vaccinale», molti dei quali basati su tecnologie digitali come le applicazioni mobili per registrare – almeno finora – il proprio registro di vaccinazione COVID -19.

 

Gran parte delle basi per la tecnologia ora ampiamente utilizzata come «risposta» alla pandemia è stata concettualizzata e sviluppata anni prima

Questi «strumenti» vengono presentati da funzionari pubblici e sezioni significative dei media nelle ultime settimane e mesi come qualcosa di ineluttabile, una progressione tecnologica naturale come respirare.

 

Si presentano anche come «nuova» risposta a una crisi senza precedenti.

 

Queste applicazioni tecnologiche sono propagandate come un mezzo per mantenere aperte le attività commerciali e garantire la «tranquillità» per le persone ancora diffidenti a entrare negli spazi pubblici.

 

Ma quanto è nuova questa «nuova» tecnologia? E l’uso della tecnologia sarà limitato alle vaccinazioni COVID o alla «salute»?

 

 

«Alleanze» internazionali a sostegno della fusione di «Big Tech» e «Big Health»

Era l’inizio del decennio precedente, gennaio 2010, quando Bill Gates, tramite la Bill & Melinda Gates Foundation, dichiarò: «[dobbiamo] far sì che questo sia il decennio dei vaccini», aggiungendo che «l’innovazione consentirà di salvare tanti bambini come mai prima d’ora».

 

Nel lanciare questo cosiddetto «Decennio dei vaccini», la Fondazione Gates ha promesso un finanziamento di 10 miliardi di dollari. Ma Gates non era l’unico attore dietro questa iniziativa.

 

Ad esempio, il programma «Decennio dei vaccini» ha utilizzato un modello proveniente dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health per prevedere il potenziale impatto dei vaccini sulle morti infantili nel decennio a venire.

 

L’annuncio dell’iniziativa «Decennio dei vaccini» è stato dato all’incontro di quell’anno del World Economic Forum (WEF)

E l’annuncio dell’iniziativa «Decennio dei vaccini» è stato dato all’incontro di quell’anno del World Economic Forum (WEF).

 

Questi stessi attori – la Bill & Melinda Gates Foundation, la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e il WEF – hanno organizzato l’ormai famigerata simulazione della pandemia Event 201, nell’ottobre 2019, poco prima che il COVID entrasse nelle nostre vite.

 

Inoltre, nel 2010 è stato annunciato un «Piano d’azione globale sui vaccini» come parte di questa iniziativa. Si trattava di una collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l’UNICEF e l’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (NIAID), con il dott. Anthony Fauci nel consiglio direttivo.

 

Come ha dichiarato la Fondazione Gates all’epoca:

 

«Il Global Vaccine Action Plan consentirà un maggiore coordinamento tra tutti i gruppi di parti interessate – governi nazionali, organizzazioni multilaterali, società civile, settore privato e organizzazioni filantropiche – e identificherà politiche, risorse e altri divari critici che devono essere affrontati per realizzare la vita- potenziale di risparmio dei vaccini».

 

Il comitato direttivo per il «Piano d’azione globale sui vaccini» includeva un membro della GAVI Alliance. In particolare, l’annuncio iniziale del «Decennio dei vaccini» è stato fatto alla presenza di Julian Lob-Levyt, allora CEO di GAVI Alliance.

 

Cosa, o chi, è GAVI Alliance? Conosciuta anche come l’«Alleanza Vaccinale»», conduce una missione per «salvare vite e proteggere la salute delle persone» e afferma di «aiutare a vaccinare quasi la metà dei bambini del mondo contro malattie infettive mortali e debilitanti».

 

GAVI continua descrivendo la sua partnership principale con varie organizzazioni internazionali, inclusi nomi ormai familiari: l’OMS, l’UNICEF, la Fondazione Bill & Melinda Gates e la Banca Mondiale. (Lungi dall’aiutare i poveri del mondo, la Banca Mondiale è stata definita da un ex membro, John Perkins, come un’organizzazione che usa «sicari economici» per soggiogare paesi finanziariamente in difficoltà).

 

Nel 2018, GAVI, attraverso la sua iniziativa INFUSE (Innovation for Uupdate, Scale and Equity in Immunization), ha proposto i seguenti «spunti di riflessione»:

 

«Immaginate un futuro in cui tutti i bambini abbiano accesso a vaccini salvavita, indipendentemente da dove vivono, un futuro in cui i genitori e gli operatori sanitari assicurino la loro vaccinazione tempestiva, un futuro in cui abbiano il proprio libretto sanitario archiviato digitalmente che non può essere perso o rubato, un futuro in cui, indipendentemente dal genere, dalla posizione economica o sociale, questo record consente a ciascun bambino (e ai genitori) di avere accesso a un conto bancario, andare a scuola, accedere ai servizi e, infine, costruire una vita prospera».

 

«Con gli ultimi progressi nelle tecnologie digitali che mettono a disposizione sistemi più efficaci di registrare, identificare le nascite e rilasciare prove di identità e autenticazione per l’accesso ai servizi, siamo sul punto di costruire un futuro più sano e prospero per i bambini vulnerabili del mondo» GAVI, progetto INFUSE

«Questo futuro è possibile oggi. Con gli ultimi progressi nelle tecnologie digitali che mettono a disposizione sistemi più efficaci di registrare, identificare le nascite e rilasciare prove di identità e autenticazione per l’accesso ai servizi, siamo sul punto di costruire un futuro più sano e prospero per i bambini vulnerabili del mondo».

 

Questo si realizzerebbe, secondo GAVI, attraverso l’iniziativa INFUSE, in particolare «richiedendo innovazioni che sfruttino le nuove tecnologie per modernizzare il processo di identificazione e registrazione dei bambini che hanno più necessità di vaccini salvavita».

 

Come scrive il giornalista investigativo Leo Hohmann:

 

«Non lasciatevi confondere dal “costruire un futuro più sano e più prospero”. È solo una facciata. Si tratta di raccolta dati e non ha nulla a che fare con la salute».

 

«Il vero scopo dietro la storica e senza precedenti spinta a vaccinare i giovanissimi anche contro malattie come il COVID, che non rappresentano una minaccia per loro, è quello di inserire l’attuale generazione di bambini nel fiorente sistema di identità digitale globale».

 

La stessa GAVI ha confermato la dichiarazione di cui sopra, poiché ha descritto i potenziali usi di queste «nuove tecnologie» che vanno oltre il rilascio di una «tessera sanitaria digitale per bambini» verso l’«accesso ad altri servizi», compresi i «servizi finanziari» nel senso più ampio del termine.

 

«Il vero scopo dietro la storica e senza precedenti spinta a vaccinare i giovanissimi anche contro malattie come il COVID, che non rappresentano una minaccia per loro, è quello di inserire l’attuale generazione di bambini nel fiorente sistema di identità digitale globale»

Le limitazioni all’«accesso» a tali «altri servizi» sono già evidenti nelle giurisdizioni in cui i passaporti COVID limitano l’accesso ad aziende, banche e altri spazi privati per i non vaccinati

 

La GAVI Alliance collabora strettamente anche con l’Alleanza ID2020, fondata nel 2016, che dichiara di sostenere «approcci etici e di protezione della privacy all’ID digitale», aggiungendo che «elaborare correttamente l’ID digitale significa proteggere le libertà civili».

 

Non sorprende che non vengano forniti chiarimenti in merito alla potenziale perdita delle libertà civili per gli individui che scelgono, per qualsiasi motivo, di non essere vaccinati e che sono quindi esclusi da ampie fasce della società nelle aree in cui sono stati implementati e imposti i passaporti COVID.

 

Tale retorica da parte di ID2020 ricorda le dichiarazioni pubbliche rilasciate dall’Unione Europea (UE) mentre si preparava a lanciare il suo cosiddetto «Green Pass» all’inizio di quest’anno.

 

Funzionari dell’UE, come il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – che ha recentemente chiesto una «discussione» sulle vaccinazioni obbligatorie nell’UE – hanno fatto di tutto per sottolineare che la privacy delle persone sarebbe stata protetta.

 

In un modo che alcuni potrebbero considerare fuori tono, hanno ulteriormente sottolineato che un tale pass digitale consentirebbe alle persone di «muoversi in sicurezza» per «lavoro o turismo», come se la libera circolazione fosse un nuovo concetto che solo un pass digitale potrebbe rendere possibile.

 

Ancora una volta, le restrizioni sui non vaccinati, comprese quelle relative a «lavoro o turismo», erano del tutto assenti dalla retorica pubblica che circondava questa nuova misura.

 

Evidenziando le opportunità che la collaborazione GAVI-ID2020 potrebbe aprire, il bando INFUSE per l’innovazione afferma:

 

«Secondo l’Alleanza ID2020 – una partnership pubblico-privata che include GAVI – l’uso delle tessere sanitarie digitali per i bambini potrebbe migliorare direttamente i tassi di copertura garantendo una registrazione verificabile e accurata e spingendo i genitori a portare i propri figli per la dose successiva.

 

«Dal punto di vista dei genitori, i documenti digitali possono essere pratici per tenere traccia dei vaccini di un bambino ed eliminare scartoffie inutili».

 

«E man mano che i bambini crescono, la loro tessera sanitaria digitale può essere utilizzata per accedere a servizi secondari, come la scuola primaria, o facilitare il processo di ottenimento di credenziali alternative. In effetti, la tessera sanitaria digitale potrebbe, a seconda delle esigenze e della disponibilità del Paese, diventare potenzialmente il primo passo per stabilire un’identità legale ampiamente riconosciuta»

«E man mano che i bambini crescono, la loro tessera sanitaria digitale può essere utilizzata per accedere a servizi secondari, come la scuola primaria, o facilitare il processo di ottenimento di credenziali alternative. In effetti, la tessera sanitaria digitale potrebbe, a seconda delle esigenze e della disponibilità del Paese, diventare potenzialmente il primo passo per stabilire un’identità legale ampiamente riconosciuta».

 

Tutte queste proposte e iniziative sembrano, a loro volta, essere strettamente allineate con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, e in particolare con l’obiettivo 16.9, che prevede la fornitura di un’identità giuridica digitale per tutti, compresi i neonati, entro il 2030.

 

A tal fine, nel 2018 le Nazioni Unite hanno istituito la task force dell’agenda sull’identità giuridica delle Nazioni Unite. Nel maggio 2021, questa task force, insieme al Programma di sviluppo delle Nazioni Unite e a una varietà di attori del settore privato, ha organizzato sessioni della tavola rotonda «Future of Technology and Institutional Governance in Identity Management».

 

Il rapporto ONU: espansione dei partenariati pubblico-privato per l’ulteriore sviluppo e attuazione dei regimi di identificazione digitale in tutto il mondo, incluso il Sud del mondo.

Il rapporto finale di queste sessioni indica, tra le altre cose, il desiderio delle parti interessate per l’espansione dei partenariati pubblico-privato per l’ulteriore sviluppo e attuazione dei regimi di identificazione digitale in tutto il mondo, incluso il Sud del mondo.

 

Una delle parti interessate presenti, la Secure Identity Alliance, senza scopo di lucro, ribadisce il suo sostegno «per fornire un’identità legale e affidabile per tutti e guidare lo sviluppo di servizi digitali inclusivi necessari per la crescita e prosperità economica sostenibile e mondiale».

 

Un documento pubblicato a luglio dalla Security Identity Alliance parla di «rendere i certificati sanitari una realtà attuabile».

 

Uno dei cinque principi che il documento propone per tali passaporti sanitari è che sono «a prova di futuro», offrendo «funzionalità multiuso» al fine di «assicurare un valore continuo oltre l’attuale crisi».

 

La Secure Identity Alliance annovera tra i suoi osservatori autorità governative di paesi come Germania, Paesi Bassi, Estonia, Slovenia, Emirati Arabi Uniti, Nigeria e Guinea.

 

Inoltre, uno dei fondatori e attuali membri del consiglio è il Thales Group, una società privata coinvolta nell’aerospazio, nella difesa e nella sicurezza, in breve, appaltatore della Difesa.

 

I documenti disponibili in questo Digital ID Wallet vanno oltre le «credenziali sanitarie» e includono carte d’identità nazionali, patenti di guida e qualsiasi altro documento ufficiale

Sul suo sito web, il Thales Group promuove con orgoglio la sua «Tessera sanitaria intelligente» e la tecnologia Digital ID Wallet. Tra un linguaggio utopico che afferma «siamo pronti per il cambiamento» e «mettere sotto controllo i cittadini», il Digital ID Wallet promette al pubblico la possibilità di «accedere ai diritti e ai servizi a cui abbiamo diritto».

 

In effetti, i documenti disponibili in questo Digital ID Wallet vanno oltre le «credenziali sanitarie» e includono carte d’identità nazionali, patenti di guida e qualsiasi altro documento ufficiale.

 

Numerosi Paesi del mondo, compresi gli Stati Uniti, si trovano attualmente in diverse fasi di implementazione proprio di questo tipo di «portafoglio digitale».

 

 

Fare un passo (o più) avanti con i «passaporti sanitari»: i regimi dei portafogli digitali prendono forma

Il 30 novembre la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato l’HR 550, l’Immunization Infrastructure Modernization Act del 2021.

 

Se approvata dal Congresso, questa legge fornirebbe finanziamenti per 400 milioni di dollari allo scopo di espandere i sistemi di tracciamento dei vaccini a livello statale e locale, consentendo ai funzionari sanitari statali di monitorare lo stato di vaccinazione dei cittadini americani e di fornire queste informazioni al governo federale.

 

I passaporti vaccinali e le liste nere per i non vaccinati – un concetto per il quale Fauci ha espresso il suo sostegno – potrebbero essere creati secondo la legge.

 

Il disegno di legge, presentato dalla deputata Annie Kuster (NH-02), è passato alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti con 294 voti, tutti i democratici e 80 repubblicani. Ora è all’esame del Senato, dove è al vaglio della commissione per la salute, l’istruzione, il lavoro e le pensioni.

 

Da quando è stato approvato dalla Camera, il disegno di legge ha riscosso una discreta attenzione: altri recenti sviluppi dell’identificazione digitale negli Stati Uniti, tuttavia, sembrano essere rimasti relativamente sotto il radar.

 

Apple ha annunciato una partnership con otto Stati – Arizona, Connecticut, Georgia, Iowa, Kentucky, Maryland, Oklahoma e Utah – per rendere disponibili le patenti di guida dei rispettivi stati in formato digitale tramite la piattaforma Apple Wallet

A settembre, ad esempio, Apple ha annunciato una partnership con otto Stati – Arizona, Connecticut, Georgia, Iowa, Kentucky, Maryland, Oklahoma e Utah – per rendere disponibili le patenti di guida dei rispettivi stati in formato digitale tramite la piattaforma Apple Wallet.

 

Nel frattempo, altri Stati, tra cui New York (tramite il suo «Excelsior Pass») e il Connecticut, hanno introdotto il proprio certificato di vaccinazione COVID digitale.

 

In modo simile a quello con cui l’UE ha promosso i passaporti vaccinali, queste iniziative a livello statale negli Stati Uniti sono propagandate come un mezzo per riaprire «in sicurezza» l’economia e incoraggiare i viaggi e gli spostamenti.

 

In effetti, New York è arrivata al punto da rendere disponibile un «progetto» della sua piattaforma di pass per i vaccini, «come guida per assistere altri stati, territori ed entità nell’espansione dei sistemi di credenziali del vaccino COVID-19 compatibili per far progredire gli sforzi di sviluppo economico a livello nazionale».

 

Guardando all’UE, una delle priorità del blocco nell’ambito del suo piano quinquennale 2019-2024 è creare una «identità digitale per tutti i cittadini europei». Vale a dire, ogni cittadino e residente dell’UE avrebbe accesso a un «portafoglio digitale personale» nell’ambito di questa iniziativa.

 

Questo «portafoglio digitale personale» potrebbe includere documenti come carte d’identità nazionali, certificati di nascita, certificati medici e patenti di guida.

 

L’UE ha successivamente presentato i suoi piani per il «Decennio digitale europeo», in cui sotto il «Digital Compass» dell’UE, il 100% dei servizi pubblici chiave sarà disponibile in formato digitale, con un obiettivo di utilizzo dei documenti di identificazione digitale dell’80%.

 

Già diversi Stati membri dell’UE stanno entrando in azione.

 

La Germania, che dispone di carte d’identità nazionali elettroniche (tramite chip biometrici) dal 2010, ha introdotto le versioni digitali di queste carte d’identità lo scorso autunno, tramite l’AusweisApp2. Nella stessa app sono disponibili digitalmente le patenti di guida tedesche.

 

Germania e Spagna hanno recentemente firmato un accordo per avviare un programma transfrontaliero per l’identificazione digitale

Inoltre, Germania e Spagna hanno recentemente firmato un accordo per avviare un programma transfrontaliero per l’identificazione digitale, che comporterebbe il riconoscimento reciproco dei rispettivi documenti digitali ufficiali

 

Anche la Francia ha recentemente annunciato l’ intenzione di integrare la propria carta d’identità nazionale con gli smartphone.

 

La Grecia ha ricevuto elogi dalla stampa globale quando ha introdotto strumenti digitali particolarmente draconiani durante i due lockdown per il COVID, come una piattaforma SMS del governo a cui i residenti avrebbero dovuto inviare un messaggio di testo per poter circolare in pubblico per una serie limitata di «ragioni».

 

Più di recente, la Grecia ha annunciato l’imminente creazione di un portafoglio digitale che conterrà documenti come la carta d’identità nazionale, la patente di guida e la documentazione sanitaria.

 

L’Estonia, considerata leader mondiale nell’introduzione dell’e-governance digitale e che dispone di carte d’identità digitali dal 2002, sta preparando il proprio sistema di portafoglio digitale mentre esprime sostegno al «Digital Compass» dell’UE.

 

La Grecia ha annunciato l’imminente creazione di un portafoglio digitale che conterrà documenti come la carta d’identità nazionale, la patente di guida e la documentazione sanitaria

Al di fuori dell’Europa, anche molti altri paesi hanno ampliato i loro regimi di identificazione digitale in vari modi.

 

In Australia, ad esempio, stati come il New South Wales, il South Australia e il Queensland hanno introdotto o testato le patenti di guida digitali.

 

È in India, tuttavia, che tali documenti digitali sembrano aver generato finora il maggior grado di controversia.

 

La Ayushman Bharat Digital Mission è stata annunciata nel 2020 e lanciata come programma pilota in sei regioni dell’India nel 2021. È un’app che fornisce un ID sanitario digitale univoco a ciascun cittadino ed è collegata alla sua cartella sanitaria personale.

 

In Australia, ad esempio, stati come il New South Wales, il South Australia e il Queensland hanno introdotto o testato le patenti di guida digitali

La sua istituzione segue le orme dello sviluppo di Aadhaar, il sistema di carte d’identità digitale nazionale dell’India.

 

Aadhaar ha generato polemiche sui piani del governo di collegarlo al database nazionale degli elettori, mentre è stato anche bersaglio di hacker.

 

 

Le domande sorgono man mano che vengono lanciate più piattaforme digitali per «scopi ufficiali»

Il lancio delle piattaforme digitali solleva interrogativi sulla sicurezza dei dati delle persone su queste piattaforme digitali, nonostante le rassicurazioni del governo in merito alla privacy.

 

Inoltre, non è chiaro per quanto tempo i «passaporti COVID», in formato digitale o cartaceo, rimarranno in vigore o se i governi intendano rendere permanente tale regime.

 

In un recente articolo su The Atlantic, «Perché non stiamo nemmeno parlando di allentare le restrizioni COVID?» ci si chiede perché gli obblighi dei passaporti vaccinali negli Stati Uniti non abbiano una data di scadenza.

 

La gamma di modi in cui i portafogli digitali possono essere potenzialmente utilizzati è sbalorditiva, incluso, ad esempio, il tracciamento delle «quote di carbonio personali»

In effetti, se la proclamazione della Secure Identity Alliance sulla necessità «a prova di futuro» di tali documenti digitali è un’indicazione, potrebbe essere il caso che i governi non abbiano intenzione di eliminare i passaporti vaccinali.

 

Anche se tali usi specifici dei «passaporti» digitali alla fine scompariranno, la gamma di modi in cui i portafogli digitali possono essere potenzialmente utilizzati è sbalorditiva, incluso, ad esempio, il tracciamento delle «quote di carbonio personali», come riportato in precedenza da The Defender.

 

 

Michael Nevradakis, Ph.D.

 

 

Traduzione di Alessandra Buoni

 

© 15 dicembre 2021, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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Hikikomori e oltre: aumentano i suicidi tra i minorenni giapponesi

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Nonostante una diminuzione generale delle persone che si tolgono la vita, il dato è in crescita tra i minorenni giapponesi. Il missionario del Pime che gestisce un centro di ascolto per gli hikikomori, le persone che si ritirano dalla società: ragazzi e ragazze schiacciati dalla corsa ad eccellere e dalle discriminazioni del bullismo.

 

Nonostante un calo generale del tasso di suicidi a livello nazionale, in Giappone è in aumento il numero di minori che si tolgono la vita: lo scorso anno si sono contati 527 casi, 14 in più rispetto al 2023, mentre nel 2022 erano stati 513. Nella maggior parte dei casi (349) si è trattato di studenti delle scuole superiori, ma si sono registrati 15 casi anche tra bambini e bambine delle scuole elementari. In aumento il numero delle ragazze, con 288 casi sul totale.

 

Un funzionario del ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare ha definito «grave» la situazione e ha poi sottolineato la necessità di ulteriori analisi per capire le cause profonde che contribuiscono al disagio giovanile.

 

Secondo padre Marco Villa, missionario del PIME che dal 2009 presta servizio nella diocesi di Saitama, a mezz’ora di treno dalla capitale, Tokyo, ci sono vari elementi che potrebbero spiegare l’aumento dei suicidi: «i figli, sempre più soli nelle famiglie, sentono la pressione di eccellere tutta su di loro. All’interno delle classi c’è una forte competitività e il fenomeno del bullismo continua a essere una piaga, anche se in maniera meno esplicita».

 

«In quasi tutte le classi continua il missionario «si verifica che uno o due alunni smettano di frequentare le lezioni». Secondo i dati ufficiali, nel 2023 erano 415.252 i minori che si rifiutavano di andare a scuola.

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Dal 2012 padre Marco Villa coordina il centro di ascolto «Mizu Ippai», che offre sostegno agli hikikomori, coloro che si ritirano dalla società per vivere in solitudine (ascolta questo podcast per saperne di più su questa esperienza). «Nel nostro centro non abbiamo tanti minorenni in realtà, ma qualcuno passa. Mi viene in mente il caso di una ragazza, che aveva smesso di uscire quando era ancora alle elementari perché altre bambine la bullizzavano per l’aspetto fisico. Fortunatamente, la sua storia ha avuto un lieto fine e ora sta bene».

 

In tutto il Giappone il numero complessivo di suicidi nel 2023 è sceso a 20.268 (su una popolazione di 126 milioni), uno dei dati più bassi da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1978. «È abbastanza comune che nelle famiglie ci sia qualche componente con una forma di disagio psichico o mentale. Spesso però vengono offerte solo cure farmacologiche. Le terapie di accompagnamento costano molto, per cui spesso le persone si trovano a portare questa croce in solitudine».

 

L’isolamento è radicato nella cultura asiatica, dove il singolo ha meno importanza rispetto alla comunità, continua il missionario: «Ci si mette in disparte – questo il significato anche della parola hikikomori in giapponese – per non essere un peso agli altri. La morale sociale ha ancora un forte peso in Giappone. Gli spazi di aggregazione del mondo giovanile poi scompaiono nell’età adulta, quando si entra nel mondo del lavoro e si ha a che fare con una società molto rigida».

 

La sfida più grande per il centro «Mizu Ippai», dove padre Villa coordina un gruppo di volontari, è quello di intercettare le situazioni di disagio. «Se i giovani hanno alle spalle una famiglia solida, a volte sono i genitori a contattarci oppure i servizi sociali provano a indirizzare qualcuno. Ma quando una persona si chiude in una stanza, è difficile riuscire a tirarla fuori. Nella stragrande maggioranza dei casi, chi arriva da noi ha alle spalle una diagnosi di qualche forma di disagio psicologico».

 

Padre Marco e i volontari sono sempre presenti: «chi frequenta il nostro centro è libero di venire quando vuole. In questo momento possiamo dire di avere una sessantina di frequentatori abituali. Sarebbe eccessivo, però, chiamarli legami “di amicizia”».

 

Il lavoro del missionario vuole essere prima di tutto una possibilità per scappare dall’oppressione: «le persone non vogliono parlare dei loro problemi, vogliono solo passare un po’ di tempo fuori casa. Offriamo il nostro tempo e la possibilità di fare quattro chiacchiere» spiega il missionario del PIME. «Cerchiamo di essere un luogo dove poter fare un primo passo per tornare alla vita normale, dove passare del tempo senza sentirsi a disagio».

 

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Vaccini COVID e gravidanza, studio rileva 37 segnali di sicurezza. L’ente epidemico USA esorta ancora le donne a vaccinarsi

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Tra i segnali segnalati dallo studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato la scorsa settimana rientrano aborto spontaneo, preeclampsia, insufficienza cervicale, anomalie cromosomiche, malformazioni fetali, parto prematuro, morte fetale, asfissia neonatale e morte neonatale.   Un’analisi delle segnalazioni inviate al Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) ha rilevato segnali di sicurezza per 37 eventi avversi quando i vaccini anti-COVID-19 sono stati somministrati durante la gravidanza.   Tra i segnali segnalati dallo studio, pubblicato la scorsa settimana sulla rivista peer-reviewed Science, Public Health Policy and the Law, rientrano aborto spontaneo, preeclampsiainsufficienza cervicale, anomalie cromosomiche, malformazioni fetali, parto prematuro, morte fetale, asfissia neonatale e morte neonatale.   Gli analisti hanno identificato i segnali confrontando i tassi di eventi avversi per i vaccini anti-COVID-19 somministrati durante la gravidanza con gli stessi eventi avversi a seguito del vaccino antinfluenzale e di tutti gli altri vaccini somministrati a donne incinte.   Questo metodo, denominato rapporto di segnalazione proporzionale (PRR), è lo stesso utilizzato dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) per analizzare i dati VAERS allo scopo di identificare segnali di sicurezza per i vaccini COVID-19.   Le donne incinte sono state escluse dagli studi originali sulla sicurezza ed efficacia del vaccino COVID-19.

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Il VAERS, gestito congiuntamente dal CDC e dalla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti, funziona come «sistema di allerta precoce della nazione» per i problemi di sicurezza dei vaccini. I segnali di sicurezza indicano che una condizione potrebbe essere collegata a un vaccino e sono necessarie ulteriori analisi per confermare il collegamento.   I ricercatori hanno scoperto che i segnali di sicurezza del vaccino contro il COVID-19 durante la gravidanza superavano costantemente le soglie stabilite dal CDC e dalla FDA per definire un segnale, spesso con un margine significativo.   In media, gli eventi avversi in gravidanza sono stati segnalati 69,2 volte più frequentemente dopo la somministrazione del vaccino anti-COVID-19 rispetto ad altri vaccini.   «Abbiamo trovato violazioni inaccettabilmente elevate nei segnali di sicurezza per 37 AE [eventi avversi] dopo la vaccinazione COVID-19 nelle donne incinte», hanno concluso i ricercatori. Hanno affermato che l’entità dei segnali di sicurezza era «motivo di allarme».   Molti ricercatori, tra cui il dott. James A. Thorp, il dottor Daniel C. McDyer e la dottoressa Kimberly Biss, sono anche ostetrici/ginecologi praticanti. Hanno notato che gli eventi avversi identificati sono coerenti con le loro ampie osservazioni cliniche.   Thorp, coautore con Celia Farber del libro di prossima uscita Sacrifice: How the Deadliest Vaccine in History Targeted the Most Vulnerable, ha detto a The Defender di aver notato ogni singolo segnale tra le donne nella sua pratica. I ricercatori hanno concluso che è giustificata una «moratoria globale immediata sulla vaccinazione contro il COVID-19 durante la gravidanza». L’articolo è la prima parte di una serie in tre parti.

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I segnali di sicurezza mostrano che i vaccini COVID violano la «regola d’oro della gravidanza»

I ricercatori hanno sostenuto che la somministrazione del vaccino COVID-19 alle donne incinte viola la «regola d’oro della gravidanza», secondo cui non devono essere introdotte sostanze nuove e potenzialmente dannose mentre il feto è in via di sviluppo.   Anche cibi e bevande considerati sicuri per la maggior parte delle persone, come i cibi fermentati e alcuni pesci, non sono raccomandati alle donne incinte perché potrebbero causare danni durante la gravidanza.   Le principali catastrofi mediche legate alla gravidanza, come i disastri del talidomide e del dietilstilbestrolo (DES) del XX secolo, che riguardavano farmaci raccomandati che hanno causato gravi danni alle donne incinte, ai loro bambini e persino ai loro nipoti, hanno confermato questa regola.   Gli autori hanno affermato che i loro risultati indicano che i vaccini contro il COVID-19 hanno effetti simili, se non peggiori, su un numero significativo di donne e sulla loro prole.   E come nel caso del DES, nonostante le raccomandazioni dell’industria farmaceutica, i medici avrebbero dovuto essere consapevoli dei rischi, hanno affermato gli autori.   Thorp ha affermato che il segnale più preoccupante riguarda l’insufficienza placentare (quando la cervice si indebolisce e può iniziare ad aprirsi, causando un parto prematuro o un aborto spontaneo), che è stata segnalata 499 volte più frequentemente dopo i vaccini anti-COVID-19 rispetto ad altri vaccini.   Gli altri eventi segnalati più frequentemente includevano la dispnea neonatale, o difficoltà respiratorie per i neonati, che è stata segnalata 134 volte più frequentemente. La morte prematura dei neonati è stata segnalata 124 volte più frequentemente dopo i vaccini COVID-19 rispetto ad altri vaccini e l’arresto cardiaco fetale è stato segnalato 108 volte più frequentemente.

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Il CDC continua a raccomandare il vaccino COVID per le donne incinte

Secondo i protocolli stabiliti all’inizio della pandemia, il CDC avrebbe dovuto effettuare l’analisi PRR. Tuttavia, l’agenzia non ha segnalato pubblicamente i segnali identificati nel documento.   Nel febbraio 2023, CHD ha citato in giudizio il CDC per i suoi dati PRR, che l’agenzia non aveva rilasciato. Dopo la causa, il CDC ha iniziato a rilasciare i documenti, ma erano pesantemente censurati e l’agenzia sta ancora trattenendo alcuni dei documenti richiesti.   Il CDC ha raccomandato per la prima volta i vaccini alle donne incinte nell’aprile 2021.   L’allora direttrice Rochelle Walensky tenne una conferenza stampa per dire alle donne incinte che non c’era un momento sbagliato per vaccinarsi contro il COVID-19, prima, durante o dopo la gravidanza. Fece questo annuncio appena due giorni dopo che Pfizer aveva inviato alla FDA il rapporto sulla gravidanza e l’allattamento che descriveva in dettaglio i gravi effetti del vaccino sulle donne incinte e sui bambini, tratti dai dati post-marketing.   L’agenzia continua a raccomandare vivamente la vaccinazione contro il COVID-19 alle donne incinte, sebbene altri Paesi, tra cui il Regno Unito, l’abbiano interrotta.   Nella sua pagina sulla gravidanza del vaccino COVID-19, il CDC avverte che le donne incinte hanno «più probabilità di ammalarsi gravemente di COVID-19» rispetto ad altre persone. Afferma inoltre che hanno maggiori probabilità di aver bisogno di ospedalizzazione, terapia intensiva, uso di un ventilatore e di avere complicazioni come parto prematuro o morte del feto.   Il CDC ricorda inoltre alle donne incinte che «la forma grave di COVID-19 può portare alla morte».   Le principali organizzazioni professionali di medici, tra cui l’American College of Obstetricians and Gynecologists, la Society for Maternal-Fetal Medicine e l’American Society for Reproductive Medicine, continuano a dire alle donne incinte che il vaccino è «sicuro ed efficace» per le donne incinte e che allattano.   Le raccomandazioni sono state formulate nonostante la mancanza di sicurezza ed efficacia negli studi clinici randomizzati controllati condotti su donne in gravidanza e nonostante i dati limitati sui vaccini anti-COVID-19 durante la gravidanza.   Brenda Baletti Ph.D.   © 13 febbraio 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Epidemie

L’ente epidemico USA prepara adolescenti e bambini a temere le pandemie

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Le risorse educative del CDC per gli studenti K-12 sulle epidemie, la trasmissione di patogeni e come tracciarne la diffusione, in superficie, sembrano ben intenzionate. I critici affermano che le risorse sembrano anche propaganda progettata per incoraggiare il rispetto delle politiche e delle iniziative di sanità pubblica.

 

Le risorse didattiche dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) per gli studenti dalla scuola materna alle superiori sulle epidemie, sulla trasmissione di agenti patogeni e su come tracciarne la diffusione, a prima vista, sembrano ben intenzionate.

 

Tuttavia, i critici hanno affermato che i materiali, che includono piani di lezione e attività in classe intitolate «Operazione Outbreak» e una graphic novel rivolta agli adolescenti, potrebbero anche essere interpretati come propaganda progettata per incoraggiare il rispetto delle politiche e delle iniziative di sanità pubblica.

 

I materiali presentano scenari ipotetici che richiedono una risposta di sanità pubblica allo scoppio e alla diffusione di una malattia di origine zoonotica, ovvero animale. Agli studenti viene chiesto di impiegare un approccio «One Health» e metodi come il tracciamento dei contatti per rispondere a questi focolai ipotetici.

 

Secondo i materiali, «One Health riconosce che la salute umana, la salute animale e l’ambiente sono collegati».

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L’approccio One Health «richiede che i professionisti della salute umana, animale e ambientale lavorino insieme a livello locale, statale, federale e globale per migliorare la salute delle persone, degli animali e del loro ambiente condiviso».

 

La dottoressa Michelle Perro, pediatra, ha affermato che le iniziative educative del CDC «sembrano essere uno sforzo educativo ben intenzionato nell’ambito del quadro One Health». Ma invece, «un esame più attento suggerisce che potrebbe anche servire ad acclimatare gli studenti alla conformità durante future crisi di salute pubblica».

 

«Sottolineando l’inevitabilità della “prossima pandemia” e rafforzando una prospettiva specifica sulla trasmissione zoonotica, questi materiali possono condizionare le menti ingenue ad accettare determinate politiche di sanità pubblica senza spazio per discussioni opposte. Questa iniziativa dà priorità alla messaggistica rispetto alla vera e propria ricerca scientifica».

La dottoressa Margaret Christensen, un’educatrice clinica, ha definito i materiali «propaganda», che «preparano presto le giovani generazioni a credere che la nostra più grande minaccia provenga da una malattia che salta fuori da un animale, che sia un uccello, una mucca o un maiale, e ci attacca senza difese, a meno che non siamo stati vaccinati» ha detto la Perro.

 

Secondo l’avvocato Sheri Snow Powers, le risorse didattiche mirano a promuovere un atteggiamento acritico nei confronti delle autorità sanitarie pubbliche.

 

«Questi materiali sono inappropriati per adolescenti e bambini perché promuovono e idolatrano le autorità sanitarie pubbliche come eroi e salvatori», ha affermato Powers. «Questo è dannoso per le giovani menti in via di sviluppo e condiziona i bambini a essere futuri cittadini conformi».

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Le risorse educative del CDC utilizzano una «narrazione basata sulla paura»

Le risorse didattiche del CDC includono materiale pensato per insegnare agli studenti «le radici della sanità pubblica americana», tra cui la storia e il ruolo del CDC nelle epidemie nazionali e globali.

 

I materiali includono moduli sulle «lezioni apprese» durante l’epidemia di influenza suina del 1976, il ruolo del CDC nella sicurezza alimentare e idrica e nella risposta alla «sfida per la salute pubblica del XXI secolo» delle malattie croniche.

 

Tuttavia, l’attenzione principale dei materiali per gli studenti delle scuole superiori è rivolta alla serie di attività in classe «Operation Outbreak», incentrata su una graphic novel rivolta agli adolescenti.

 

Con una copertina che ricorda la popolare serie Stranger Things, The Junior Disease Detectives: Operation Outbreak, un romanzo prodotto in collaborazione con il Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti, presenta uno scenario fittizio di un’epidemia che coinvolge adolescenti e animali. È collegato a tre attività in classe incentrate sulla «prevenzione e risposta alle malattie zoonotiche».

 

La prima attività, «The Outbreak Team», si concentra sui «vari ruoli e responsabilità dei professionisti coinvolti nella risposta a un’epidemia». Le due attività successive, «Eddie’s Story» e «Hamlet’s Story», si concentrano sull’indagine di un’epidemia e della sua successiva diffusione da un maiale (Hamlet) a un adolescente (Eddie).

 

Secondo il CDC, al termine delle attività, gli studenti dovrebbero essere in grado di «identificare i passaggi di un’indagine su un’epidemia di influenza», «identificare i ruoli e le responsabilità della sanità pubblica, della salute animale, della salute ambientale e di altri professionisti pertinenti» e «descrivere perché utilizzare un approccio One Health… è la soluzione migliore quando si indaga o si prevengono malattie zoonotiche».

 

Gli studenti devono anche imparare a definire una serie di termini, tra cui «virus influenzale zoonotico», «nuovo virus influenzale» e «caso», comprese le differenze tra casi «sospetti», «probabili» e «confermati».

 

«La maggior parte delle infezioni umane con i nuovi virus dell’influenza A si sono verificate dopo uno stretto contatto con animali infetti», affermano i materiali, osservando che è necessaria una «sorveglianza globale» «per rilevare l’emergere di nuovi virus dell’influenza A che potrebbero scatenare una pandemia».

 

I materiali affermano inoltre: «esistono associazioni tra virus influenzali zoonotici e pandemie».

 

Ma secondo la dott. ssa Sherri Tenpenny, la graphic novel e le attività utilizzano una narrazione «basata sulla paura». Ha affermato che i materiali mancano di «un approccio equilibrato e fattuale secondo cui patogeni, virus e batteri sono una parte naturale della vita che può essere gestita principalmente dal sistema immunitario di ogni persona».

 

Anche la vaccinazione è ampiamente presente nei materiali didattici. Secondo la graphic novel:

 

«Come abbiamo imparato durante il Disease Detective Camp, il sistema immunitario del nostro corpo produce anticorpi per combattere le infezioni e il modo più sicuro per ottenere anticorpi è attraverso la vaccinazione».

 

«Sebbene il vaccino antinfluenzale non sia stato concepito per proteggere dalla variante influenzale, è comunque importante farlo, perché può aiutarci a proteggerci dal contrarre l’influenza e dal trasmetterla ad altri».

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L’approccio One Health «promuove sottilmente la conformità rispetto al pensiero critico»

Perro ha messo in dubbio l’attenzione del CDC sull’approccio One Health, «a causa della sua narrativa parziale e unilaterale».

 

«Concentrandosi esclusivamente sulla trasmissione zoonotica, ignora fattori chiave come i tossici ambientali, l’agricoltura industriale e i rischi dell’ingegneria genetica», ha affermato Perro. Ciò promuove «l’aderenza al pensiero critico» e funge da «propaganda istituzionale», ha affermato.

 

I materiali in ultima analisi «danno forma alle narrazioni sulle origini delle pandemie, in particolare per quanto riguarda il COVID-19 come entità emersa ‘naturalmente’ piuttosto che da un incidente di laboratorio», ha affermato la Perro.

 

I materiali potenziati «condizionano» i bambini a temere specifici agenti patogeni e «a ignorare lo straordinario sistema immunitario del loro corpo, non menzionandolo».

 

«Insegnare ai bambini come prendersi cura di se stessi con cibo sano, esercizio fisico e sole è una lezione molto più preziosa», ha affermato Powers.

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L’attenzione del CDC per l’influenza e i bambini non è una novità. I ​​documenti ottenuti da Children’s Health Defense nel 2023 tramite una richiesta del Freedom of Information Act (FOIA) hanno rivelato che l’ agenzia ha assunto un’agenzia pubblicitaria per scrivere articoli di «notiziario» che promuovessero i vaccini antinfluenzali per bambini e anziani.

 

I materiali dell’«Operazione Outbreak» del CDC sembrano non essere correlati a un’attività di simulazione online con lo stesso nome, sviluppata dal Broad Institute, dalla UMass Chan Medical School e dall’Inspire Project, finanziata dalla Rockefeller Foundation.

 

Questa simulazione, introdotta nel 2017 e descritta come un «modo contagioso di apprendere», funziona tramite un’app mobile e «scatena un agente patogeno virtuale tramite Bluetooth sui dispositivi dei partecipanti, innescando un’epidemia contagiosa che i partecipanti si sforzano di contenere».

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