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Epidemie

Vaccini per le zecche, ecco gli «Open Day»: ma sappiamo di cosa si tratta?

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Dopo settimane in cui i media nazionali e locali hanno martellato sulla presenza di varie tipologie di zecche in Nord Italia, ecco che si manifesta un fenomeno che avevamo di fatto quasi dimenticato fra le memorie pandemiche: gli «Open Day» vaccinali, i grandi eventi usati dall’autorità per spingere la sierizzazione di massa.

 

Ecco che la Suedtiroler Sanitaetsbetribe – l’Azienda Sanitaria pubblica dell’Alto Adige – indice non uno ma due Open Day vaccinali (il primo già consumatosi lo scorso 20 luglio, con 2.500 persone che si sarebbero fatta vaccinare) per inoculare la popolazione contro le zecche, in quanto «è il modo sicuro per prevenire la Meningoencefalite primaverile-estiva (TBE), scrive il sito dell’istituzione sanitaria altoatesina.

 

«L’Azienda sanitaria investe ancora, con informazione e azioni mirate, nel contrasto alla Meningoencefalite primaverile-estiva (TBE), causata dalle punture di zecca. Per questo il Servizio aziendale di Igiene e Sanitá [sic] pubblica, ha organizzato due Open Day vaccinali dedicati per il 20 luglio e il 21 settembre 2024» scrive la pagina, sbagliando per qualche ragione l’accento su Sanità, che in lingua italiana sarebbe, andrebbe, grave.

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«Lo scorso anno si sono registrati 7 casi di Meningoencefalite primaverile-estiva» avverte l’Azienda Sanitaria, ammettendo che la vaccinazione di massa avviene sullo fondo di poco più una manciata di casi isolati. In tutto il Paese, secondo quanto riportato da dati ISS, ci sarebbero stati 20 casi e nessun decesso.

 

«Trattandosi di una malattia virale acuta del sistema nervoso centrale che può anche essere mortale gli esperti invitano alla vaccinazione, che è sicura e protegge» continuano, ripetendo il sempiterno mantra che il lettore ha imparato a riconoscere: il vaccino è «sicuro ed efficace»…

 

In un mondo post-pandemico dove senza prenotazione elettronica non ti fanno entrare nemmeno nella tua banca, apprendiamo che «l’Open day del 20 luglio non prevede alcuna prenotazione», e che vi sono punti preposti all’inoculo massivo a Bolzano, Merano, Bressanone, Brunico.

 

Altre notizie, sulla pagina del sito della Sanità della provincia autonoma, non vengono date.

 

Per esempio, abbiamo una curiosità: di quale vaccino si tratta? Scopriamo che si tratta del Ticovac, un farmaco prodotto da una farmaceutica di cui il lettore potrebbe aver sentito parlare, la Pfizer. Una confezione di Ticovac da 0,5 ml costa alla Sanità – cioè a noi contribuenti – 81 euro. Ai vaccinandi, tuttavia, viene detto che la dose è gratis, anche se giocoforza ciò non può essere vero. Varrebbe la pena di rispolverare anche per le siringhe la grande regola dell’economia di internet: se non costa nulla, il prodotto sei tu.

 

E questo vaccino, che effetti collaterali può avere? Anche qui, non è che la presentazione dell’Open Day offerta dall’ente pubblico ci dia una mano a capire; del resto, il consenso informato è sempre più demandato al paziente, che deve fare le sue ricerche, purché non le faccia in siti no-vax come quello che state leggendo.

 

Ebbene, facciamo noi dunque lo sforzo di andare a cercare il bugiardino del siero anti-zecca della Pfizer per le dosi da 0,25 e da 0,5.

 

Tra le «Reazioni avverse registrate durante la sorveglianza post-marketing» troviamo «Herpes zoster (verificatosi in pazienti precedentemente esposti)», «Precipitazione o aggravamento di disordini autoimmuni (es. sclerosi multipla), reazione anafilattica», «Patologie del sistema nervoso (Disordini demielinizzanti (encefalomielite acuta disseminata, sindrome di Guillain-Barré, mielite, mielite trasversa), encefalite, convulsioni, meningite asettica, meningismo, disordini sensoriali e disfunzioni motorie (paralisi/paresi facciale, paralisi/paresi, neurite, ipoestesia, parestesia), neuralgia, neurite ottica, capogiri»; « Compromissione della vista, fotofobia, dolore oculare», «Tinnito», «Tachicardia», «Dispnea», «Orticaria, rash (eritematoso, maculo-papulare), prurito, dermatite, eritema, iperidrosi», «Dolore alla schiena, gonfiore alle articolazioni, dolore al collo, rigidità muscoloscheletrica (inclusa rigidità del collo), dolore alle estremità», «Disordini dell’andatura, brividi, malattia simil influenzale, astenia, edema, disturbi al movimento articolare a livello del sito di iniezione come dolore articolare, noduli e infiammazione».

 

Com’era il mantra? «Sicuro ed efficace»…

 

«In poche ore di Open Day, gli operatori sanitari hanno fatto tutte queste domande ai residenti in Alto Adige? Hanno verificato che non ci fossero controindicazioni?» scrive il quotidiano La Verità. «La Food and Drug Administration (FDA), che l”ha autorizzato nell’agosto 2021, riporta 289 farmaci noti per interagire con questo vaccino e 286 interazioni sono definite moderate. Quindi problematiche, hanno una rilevanza clinica, l’impatto di questi vaccini non è trascurabile».

 

Ancora dal foglietto: «In caso di una malattia autoimmune nota o sospetta nel soggetto da vaccinare, è necessario valutare il rischio di una possibile infezione da TBE rispetto al rischio che TICOVAC 0,5 ml possa produrre un effetto avverso sul decorso della malattia autoimmune stessa».

 

Di più: «necessaria cautela nel considerare la necessità di vaccinazione in soggetti con preesistenti malattie cerebrali, quali malattie demielinizzanti in corso o epilessia non adeguatamente controllata».

 

Uno di quei siti che riassume i foglietti dei farmaci scrive, riguardo la versione del Ticovac da 0,25 ml, che bisognerebbe rivolgersi «al medico, al farmacista o all’infermiere prima della vaccinazione se lei o suo/a figlio/a è affetto da una malattia autoimmune (ad esempio artrite reumatoide o sclerosi multipla); ha un sistema immunitario debole (per cui lei o suo/a figlio/a non è in grado di combattere le infezioni efficacemente); non produce anticorpi efficacemente; assume medicinali contro il cancro; assume medicinali chiamati corticosteroidi (che riducono le infiammazioni); o è affetto da una qualunque malattia cerebrale».

 

Nel bugiardino pubblicato online, troviamo segnalata inoltre che la «Grave ipersensibilità all’uovo e alle proteine del pollo (reazione anafilattica dopo ingestione di proteine dell’uovo) possono causare gravi reazioni allergiche nei soggetti sensibilizzati (…). La vaccinazione anti-TBE deve essere rimandata nel caso in cui il soggetto sia affetto da una malattia acuta moderata o grave (con o senza febbre)».

 

Quella sul pollame, si spera, sia stata una delle domande rivolte dal vaccinatore a chi ha voluto offrirsi nuovamente all’ago Pfizer. È stato fatto così, giusto? Così come per tutta la lista di interazioni e possibili reazioni avverse: consenso informato, no?

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E le donne incinte? «Non ci sono dati sull’utilizzo di Ticovac 0,5 ml in donne in gravidanza» leggiamo ancora nel foglio illustrativo. «Non è noto se Ticovac 0,5 ml venga secreto nel latte materno. Pertanto, Ticovac 0,5 ml deve essere somministrato durante la gravidanza e alle donne che allattano al seno solo se è considerato urgente ottenere la protezione contro la infezione da TBE e dopo aver attentamente considerato il rapporto rischio / beneficio».

 

Ecco, ci risiamo. Ricordate il balletto sulle donne gravide ai tempi del vaccino COVID? Prima no, poi sì, poi forse, poi certo – con buona pace di tutti quei dottori e farmacisti che ci hanno detto, in privato ed in pubblico, che si trattava di buttare nel cesso interi volumi con i quali si era sostenuto l’esame di immunologia: fino a qualche anno fa, ricorderete, le donne incinte non si vaccinavano – mai. Stesso dicasi per gli immunodepressi (che, anzi, erano usati come clava vaccinista: vaccinati tu che loro poverini non possono) e perfino – memoria più distante, dissoltasi prima delle altre dai lanci dei vaccini stagionali antinfluenzali – gli over 65.

Ecco che quindi che, tra obblighi e costrizioni, saltano fuori storie allucinanti sugli del siero genico effetti ai feti, le nascite premature… poi c’era quella questione del calo delle nascite in tanti Paesi…ma è acqua passata. No?

 

Torniamo al vaccino zecchino. Perché, fermi tutti, come l’altra volta, ecco che nella versione del siero da 0,25 ml la mano siringata si allunga verso i bambini. Anche se, bugiardino alla mano, mica si dovrebbe: «Non ci sono dati relativi alla profilassi post-esposizione con Ticovac 0,25 ml per uso pediatrico». Quindi il foglietto si lascia andare ad un’ammissione che per quanto da applausi, è come sempre inutile, inascoltata. «Come per tutti i vaccini, Ticovac 0,25 ml per uso pediatrico può non proteggere completamente tutti i soggetti vaccinati contro l’infezione che si intende prevenire».

 

In realtà, il principio del vaccino, che forse così efficace non è, è ripetuto anche a pagina 12: «come per tutti i vaccini, TICOVAC 0,5 ml può non proteggere completamente tutti i soggetti vaccinati contro l’infezione che si intende prevenire».

 

Potrebbe non servire a niente, e avere effetti avversi anche brutti. Tuttavia, fatevelo.

 

Eccoci, dunque, ripiombati nell’incubo della filiera tecno-epidemica. Il malefico insetto ci mostra che le meccaniche del dominio vaccinale non sono cambiate: al contrario, sono sedimentate, si sono rafforzate.

 

A tutto questo va aggiunto, cosa che Renovatio 21 ha già ricordato in passato, che la TBE non è l’unica tremenda malattia che può arrivare dalle zecche. Lo abbiamo già detto: chi vi vende, anche con pubblicità e canzonette, l’idea che vaccinandovi non dovete più temere che una zecca vi morda durante una passeggiata nel bosco o in montagna, sta colpevolmente omettendo una parte immensa della questione.

 

Rileggiamo il bugiardino: «le punture di zecca possono trasmettere infezioni diverse dalla TBE, incluse quelle derivanti da certi patogeni che talvolta possono causare un quadro clinico simile a quello della encefalite da zecca. I vaccini anti-TBE non forniscono protezione contro infezioni da batteri del genere Borrelia».

 

Già, il genere Borrellia. È più discussa della TBE, anche per la sua durata e la complessità delle sue cure – oltre che per il fatto che pochi dottori sembrano saperla diagnosticare – una patologia associata al microorganismo, chiamata sindrome di Lyme, un male scoperto da non troppi anni, in grado (tra le altre cose) di abbattere le energie della persona e tenerla lontana dalla vita sociale per anni. Un vero flagello, di cui si parla ancora, notiamo, con una certa pudicizia…

 

Come riportato da Renovatio 21, negli USA, anche grazie ad un nuovo libro di inchiesta in uscita, comincia a delinearsi uno scenario allucinante, quello per cui la sindrome di Lyme deriverebbe, pure lei, da esperimenti militari per la creazione di bioarmi.

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Zecche trattate in laboratorio per divenire strumenti di attacco verso altri Paesi: l’autrice del libro in uscita Bitten: The Secret History of Biological Weapons and Lyme Disease («Morsi: la storia segreta delle armi biologiche e della malattia di Lyme»), Kris Newby, dice di aver parlato con un vecchio agente CIA che raccontava come ancora negli anni Sessanta bombardava i campi cubani con zecche «militarizzate». (È il caso di dire: «zecche di Stato», ma non sappiamo se faccia ridere)

 

Ragionateci: le zecche si muovono da sole, mordono, infettano gli uomini, rendendoli di fatto incapaci di combattere. Sono armi perfette. Il programma di militarizzazione degli insetti, portato avanti negli ultimi anni dalla DARPA (il reparto ricerche e sviluppo del Pentagono) ha a quanto sembra origini risalenti, e pure molto segrete.

 

E allora, ci chiediamo: come sono arrivate queste malattie da zecca in Europa?

 

Qualcuno le ha portate dagli USA?

 

Sono arrivati con i cani e i gatti dei soldati di stanza a Ramstein o ad Aviano? Oppure sono state portate e basta?

 

A questo si aggiunge una questione ulteriore: i casi di malattie da zecche si sono moltiplicati con l’aumento, nei nostri boschi e sui nostri monti, della tipologia animale il cui manto è il luogo preferito per l’accoppiamento dell’artropode: cervi, caprioli, daini…

 

Ho parlato, pochi mesi fa, con un agricoltore e apicoltore, una casetta tra i boschi in cima alla collina da almeno quattro generazioni. Mi ha detto che né suo padre, né suo nonno, né il suo bisnonno gli avevano mai raccontato di caprioli e cerbiattelli. Poi, di colpo, a fine anni Novanta, ecco che ha cominciato ad avvistarne tanti, tantissimi. All’inizio, dice, era struggimento e stupore per questa bella creatura, apparentemente timida e fragile. Poco dopo, subentra la realtà: devastano le piantagioni, rovinano il ciclo delle api mangiando fiori, fanno danni di tutti i tipi – in più portano le zecche.

 

È stato notato, negli USA, che i casi di Lyme aumentano laddove le autorità locali hanno emesso leggi sull’obbligo di collare per i cani. Con i cani non più liberi, i cervi si avvicinano sempre più ai centri urbani, e seminano zecche. E con esse le loro malattie.

 

Immaginiamo, dunque, quanto delicata è la questione. Immaginiamo pure quanta poca voglia hanno le autorità di parlarne.

 

Vogliamo davvero prendere in considerazione che potrebbe esserci stata una Wuhan delle zecche, portataci – pure quella – dal nostro grande alleato NATO?

 

Vogliamo pensare che esista un politico che davvero voglia intraprendere politiche contro i bambi?

 

Ma no. Meglio risolvere come l’altra volta: sulla pelle del popolo. Open Day spalancati, per la gioia della superfarmaceutica e delle autorità sanitarie, più di qualche babbeo non pago di aver offerto il deltoide alla siringa genica di Stato per poi ritrovarsi riammalato di COVID (se va bene) o con la miocardite (se va male) o magari morto (se va peggio ancora).

 

Per gli effetti collaterali, come l’altra volta, pazienza: se ci pensiamo erano chiamati così le vittime delle «bombe intelligenti» di recenti guerre NATO.

 

Una dimostrazione in più di quanto dicevamo qualche giorno fa: c’è una strana correlazione tra Patto Atlantico e vaccini. Se vuoi stare in Occidente, ci hanno detto chiaramente con green pass et similia, devi farti siringare. Sembra che questa legge, oramai slatentizzata del tutto, crei un discrimine che attraversa tutta la società, tutta l’umanità, nell’ora presente e negli anni a venire

 

Voi avete deciso da che parte state?

 

Roberto Dal Bosco

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Epidemie

Trump «vuole riaprire» Alcatraz. La rete vuole Fauci dentro

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che intende far rivivere lo storico ruolo dell’isola di Alcatraz come penitenziario federale di massima sicurezza.   Gli Stati Uniti hanno bisogno di un posto per la «feccia della società», ha scritto Trump domenica in un post sui social media, mentre le sue iniziative di deportazione continuano a incontrare opposizione nei tribunali.   Originariamente costruita come fortezza militare al largo della costa di San Francisco, Alcatraz è stata utilizzata come carcere per quasi 30 anni prima di essere chiusa più di sei decenni fa, trasformandosi in seguito in una popolare destinazione turistica.

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Trump ha dichiarato di aver dato istruzioni al Dipartimento di Giustizia di «riaprire una ALCATRAZ sostanzialmente ampliata e ricostruita, per ospitare i criminali più spietati e violenti d’America».   «Non saremo più tenuti in ostaggio da criminali, delinquenti e giudici che hanno paura di fare il loro lavoro e ci permettono di espellere i criminali entrati illegalmente nel nostro Paese», ha proclamato Trump, descrivendo l’imminente conversione come un «simbolo di legge, ordine e giustizia».   Dopo aver condotto la campagna presidenziale con la promessa di espellere gli immigrati clandestini, Trump ha incontrato la resistenza dei tribunali, che interpretano le procedure della sua amministrazione come violazioni del diritto al giusto processo.   Situata in una posizione remota a circa 2 km dalla costa californiana, Alcatraz – spesso chiamata «la Roccia» – è nota per la sua presunta ineluttabilità. Dei 36 detenuti che hanno tentato la fuga, nessuno è stato confermato, sebbene cinque rimangano nella lista dei «dispersi e presunti annegati».   La struttura in cima all’isola fu inizialmente eretta negli anni Cinquanta dell’Ottocento come cittadella militare per salvaguardare la baia di San Francisco. Il Dipartimento di Giustizia ne assunse il controllo nel 1933, utilizzandola come prigione fino al 1963. Questo monumento di importanza culturale, considerato un simbolo della repressione governativa contro la criminalità dilagante all’inizio del XX secolo, fu infine ritenuto troppo costoso da mantenere rispetto a strutture simili.  
  Oggi, Alcatraz è un monumento storico nazionale, che attrae oltre un milione di visitatori ogni anno, con il National Park Service che ne supervisiona la gestione. L’ex presidente della Camera Nancy Pelosi, il cui distretto comprende l’isola, ha liquidato l’annuncio di Trump definendolo «non serio».   Più tardi, nel corso della giornata, il presidente ha dichiarato ai giornalisti che la riapertura della prigione era «solo un’idea che avevo avuto». La rete tuttavia lo ha preso seriamente, iniziando a sognare che nella simbolica isola-prigione può essere incarcerato il plenipotenziario pandemico statunitense dottor Anthony Fauci.    

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Il Fauci aveva frequentato la zona di San Francisco negli anni Ottanta per studiare l’epidemia di AIDS tra gli omosessuali, che nella città californiana abbondano. La sua ricerca sull’allora nuova e misteriosa malattia spinse la sua carriera ai vertici della sanità pubblica statunitense, divenendo talmente potente che Robert Kennedy jr. lo ha definito «l’Edgar J. Hoover della sanità», riferendosi all’oscuro e potentissimo capo dell’FBI, che rimase sulla sedia per decenni e decenni.   Come riportato da Renovatio 21, durante i suoi controversi studi sull’AIDS, Fauci sparò fake news altamente lesive come quella per cui la malattia si trasmetteva in famiglia, nonché, secondo il libro di Kennedy The Real Anthony Fauci, studi di crudeltà indicibili su bambini orfani a Nuova York, usati impunemente come cavie umane.   Come riportato da Renovatio 21, la comunità all’epoca gay prese ad odiare Fauci come attore negativo dell’emergenza AIDS, al punto da definirlo un nemico pubblico e «idiota incompetente». In particolare, è stata presa di mira la sua scelta di utilizzare un farmaco, l’AZT, accusato di aver causato la morte di tantissimi.     Fauci – a cui la nuova amministrazione ha tolto immediatamente la scorta – è stato graziato nelle ultime ore dal presidente in uscita Joe Biden con una inusitata «grazia preventiva» per crimini federali che potrebbe aver commesso dal 2014. Il dottore ha accettato la grazia preventiva, dicendo però che non ne aveva bisogno perché non aveva fatto nulla di male.   In molti hanno ricordato, tuttavia, che la grazia si applica ai reati federali e non a quelli dei singoli Stati. Vari singoli Stati USA si starebbero muovendo contro Fauci. L’atto di perdono presidenziale di Biden su Fauci è inoltre contestato dallo stesso Trump che considera invalidi gli atti firmati con l’autopenna.

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Epidemie

Trump interrompe i finanziamenti per la ricerca Gain-of-Function

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha emesso un ordine esecutivo che limita i finanziamenti federali per la ricerca sul Gain-of-Function («guadagno di funzione») su virus e altri agenti biologici negli Stati Uniti e all’estero, inclusa la Cina.

 

Gli studi sul «guadagno di funzione» o sul «doppio uso» sono diventati oggetto di controversie dopo la pandemia di COVID-19. Trump ha ipotizzato che una fuga di notizie da un laboratorio di Wuhan, in Cina, dove si basavano ricerche finanziate dagli Stati Uniti, sia stata la causa dell’epidemia che ha paralizzato il mondo.

 

Pechino ha negato le accuse e accusato Washington di voler diffamare la Cina.

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L’ordinanza di Trump:

 

«Interrompe qualsiasi finanziamento federale, presente e futuro, per la ricerca pericolosa sul guadagno di funzione in paesi preoccupanti come Cina e Iran e in nazioni straniere considerate inadeguate in materia di controllo della ricerca»

 

«Autorizza le agenzie di ricerca americane a identificare e interrompere i finanziamenti federali ad altre ricerche biologiche che potrebbero rappresentare una minaccia per la salute pubblica, la sicurezza pubblica o la sicurezza nazionale americana».

 

 

«Vieta ai finanziamenti federali di contribuire alla ricerca estera che potrebbe causare un’altra pandemia. Queste misure ridurranno drasticamente il rischio di incidenti di laboratorio che coinvolgono la ricerca sul guadagno di funzione, come quello condotto sui coronavirus dei pipistrelli in Cina dall’EcoHealth Alliance e dal Wuhan Institute of Virology».

 

«Protegge gli americani da incidenti di laboratorio e altri incidenti di biosicurezza, come quelli che probabilmente hanno causato il COVID-19 e l’influenza russa del 1977».

 

 

Il segretario della Salute Robert F. Kennedy jr, presente alla storica firma del decreto, ha raccontato alla stampa nello Studio Ovale come l’America è arrivata a finanziare la ricerca sul Gain-of-Function a Wuhan: «in tutta la storia della ricerca sul Gain-of-Function, non possiamo indicare un singolo aspetto positivo che ne sia derivato».

 

 

Secondo l’ordinanza di Trump, la ricerca senza restrizioni sull’acquisizione di funzioni potrebbe «mettere seriamente a repentaglio la vita dei cittadini americani», tra le altre cose, e portare a «una mortalità diffusa, un sistema sanitario pubblico compromesso, l’interruzione dei mezzi di sussistenza americani e una riduzione della sicurezza economica e nazionale».

 

Trump ha ordinato la cessazione dei finanziamenti federali per la «pericolosa ricerca sul guadagno di funzione» in «Paesi preoccupanti», come Cina e Iran, citando «minacce biologiche», sostenendo che la ricerca finanziata dai contribuenti statunitensi dovrebbe aiutare gli americani, senza minacciare la sicurezza nazionale.

 

Secondo il documento, programmi simili condotti negli Stati Uniti saranno sospesi per almeno 120 giorni, durante i quali le attuali politiche sulla ricerca a duplice uso saranno riviste o sostituite.

 

Il documento accusa inoltre l’amministrazione del predecessore di Trump, Joe Biden, di aver consentito ricerche «pericolose» sui virus negli Stati Uniti e di aver approvato «attivamente» finanziamenti per progetti simili all’estero, dove la supervisione di Washington è limitata. Mosca ha ripetutamente affermato che i laboratori di ricerca biologica sostenuti dagli Stati Uniti in Ucraina e in altri paesi vicini ai confini russi sono coinvolti nella ricerca sulle armi biologiche.

 

Washington ha ammesso di aver fornito supporto ai biolaboratori in Ucraina, ma ha insistito sul fatto che erano di proprietà di Kiev e si concentravano esclusivamente sulla prevenzione delle epidemie di malattie infettive e sullo sviluppo di vaccini.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

 

 

 

 

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Epidemie

Quasi la metà dei decessi per COVID non è causata dal virus, secondo i ricercatori

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Un team di medici e ricercatori greci che ha studiato i decessi avvenuti in sette ospedali di Atene tra gennaio e agosto 2022 ha stabilito che il virus è stato direttamente responsabile solo di un quarto dei decessi.   Secondo uno studio sottoposto a revisione paritaria pubblicato lunedì su Scientific Reports, gli ospedali di Atene, in Grecia, hanno attribuito erroneamente centinaia di decessi al COVID-19.   Un team di 19 medici e ricercatori greci che ha studiato 530 decessi avvenuti in sette ospedali di Atene tra gennaio e agosto 2022, ha scoperto che quasi la metà dei decessi attribuiti al COVID-19 non erano correlati al virus.   I ricercatori hanno stabilito che il virus era direttamente responsabile solo di un quarto dei decessi (133, ovvero il 25,1%).   In altri 157 casi (29,6%), il COVID-19 «ha contribuito alla catena di eventi che ha portato alla morte» – per un totale di 290 decessi «a causa» del COVID-19.   Altri 240 decessi (45,3%) si sono verificati tra persone «con» COVID-19, ma i decessi non potevano essere attribuiti direttamente al virus.

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Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense, ha evidenziato un altro risultato chiave dello studio non menzionato nel testo, ma riportato in una tabella allegata.   Secondo Jablonowski, tra i 288 decessi di persone di cui era noto lo stato vaccinale e che sono morte «a causa» del COVID-19, più della metà (il 53,8%, ovvero 155) era stata vaccinata, completamente o con richiamo della dose.   «Tra i vaccinati deceduti “a causa” del COVID-19, il 65,8% (102 su 155) ha ricevuto il richiamo della dose», ha affermato.   Lo studio ha inoltre identificato:
  • Le inesattezze nei certificati di morte dei pazienti hanno contribuito a un conteggio eccessivo dei decessi dovuti al COVID-19.
 
  • Classificazione errata delle infezioni nosocomiali, in particolare tra i pazienti più giovani.
 
  • Differenze significative nel trattamento tra i pazienti deceduti «a causa» o «con» COVID-19.
 

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Il dottor David Bell, medico esperto in sanità pubblica e consulente in biotecnologie, ha affermato che lo studio rafforza quanto già noto dall’inizio del 2020 e dimostrato in altri studi.   «Il fatto che sia stato pubblicato da una rivista Nature è significativo, il che indica un ritorno da parte di questa azienda a dare più valore alla verità rispetto alle esigenze strettamente commerciali», ha affermato Bell.   Springer Nature, l’editore di Scientific Reports, è il più grande editore accademico al mondo.   «Il fatto che i dati ufficiali sui tassi di mortalità siano così gonfiati, a un livello così avanzato della pandemia, suggerisce fortemente che la sovrastima fosse intenzionale», ha affermato il medico di medicina interna, il dottor Clayton J. Baker.   Altri risultati chiave dello studio includono:  
  • I pazienti deceduti «a causa» del COVID-19 erano in media più giovani e avevano maggiori probabilità di essere immunodepressi e di soffrire di patologie gravi, come malattie epatiche in fase terminale o tumori maligni di organi solidi.
 
  • I pazienti deceduti «a causa» del COVID-19 avevano maggiori probabilità di essere anziani, di essere stati ricoverati in un reparto di malattie infettive, di presentare sintomi «compatibili con il COVID-19» come ipossia e mancanza di respiro e di aver ricevuto supporto di ossigeno o «trattamento specifico per il COVID-19», inclusa la somministrazione di remdesivir.
 
  • Dei 204 certificati di morte che indicavano il COVID-19 come causa diretta del decesso dei pazienti, ciò è stato confermato solo in 132 casi (64,7%) a seguito di revisione clinica.
 
  • Dei 324 certificati di morte che indicavano il COVID-19 come fattore che ha contribuito al decesso dei pazienti, ciò è stato confermato solo in 86 casi (26,5%) dopo la revisione clinica.
 
  • I pazienti che hanno contratto il COVID-19 durante il ricovero ospedaliero avevano una probabilità del 130% (odds ratio di 2,3) maggiore di essere classificati erroneamente come morti «a causa» del COVID-19.

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«È ragionevole concludere» che il numero dei decessi dovuti al COVID sia stato «gonfiato artificialmente»

I ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche, i dati clinici e di laboratorio e hanno condotto interviste con il medico che si è preso cura dei soggetti dello studio prima che morissero.   L’epidemiologo Nicolas Hulscher ha affermato di ritenere che lo studio sia metodologicamente valido.   «A differenza della maggior parte degli studi che si basano sulla codifica amministrativa, questa indagine ha condotto un audit clinico completo, combinando revisioni complete delle cartelle cliniche, interviste dirette con i medici curanti e una valutazione indipendente da parte di revisori esperti», ha affermato Hulscher.   I ricercatori hanno affermato di aver scelto di studiare i decessi avvenuti durante l’«ondata di Omicron» perché «la maggiore infettività e la minore morbilità della nuova variante, associate a minori rischi di ospedalizzazione e morte correlati al COVID-19», rendevano plausibile che i decessi «da» COVID-19 sarebbero stati sovrastimati.   Gli autori hanno anche osservato che, in Grecia, qualsiasi decesso verificatosi in un paziente risultato positivo al COVID-19 al momento del decesso veniva ufficialmente classificato come decesso associato al COVID-19.   Hulscher ha affermato che questa è una pratica comune in molti Paesi.   «Dato che simili pratiche di codifica dei decessi sono state impiegate in tutti i paesi occidentali, è ragionevole concludere che i conteggi dei decessi dovuti al COVID-19 siano stati artificialmente gonfiati in misura analoga altrove», ha affermato Hulscher.   Bell attribuì questa pratica agli incentivi finanziari e di altro tipo che i governi fornivano agli ospedali.   «C’era il desiderio finanziario di fare molti soldi con i vaccini a mRNA sviluppati rapidamente e di creare un precedente per questo in futuro», ha detto Bell. «Dato che le infezioni da SARS-CoV-2 erano generalmente piuttosto lievi, era necessario spaventare le persone, facendole credere che il COVID-19 fosse molto più grave e molto più diffuso di quanto non fosse in realtà».

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Jablonowski ha affermato che i risultati dello studio dimostrano che le decisioni in materia di sanità pubblica durante la pandemia di COVID-19 sono state guidate dalla paura anziché da criteri scientifici o medici.   «In quel periodo sui media tradizionali gravava una nebbia… Quella nebbia tendeva invariabilmente alla paura, portando a favorire decisioni basate sulla paura rispetto a decisioni razionali».   Secondo Jablonowski, questa paura ha causato una serie di danni alla società nel suo complesso.   «Indipendentemente da quale fosse l’intenzione dietro l’esagerazione dei decessi per COVID-19, le conseguenze ci hanno portato sulla strada sbagliata… Ci siamo isolati con porte chiuse e mascherine. Abbiamo somministrato farmaci e vaccini sperimentali. I nostri ospedali sono diventati luoghi pericolosi», ha detto Jablonowski.   Michael Nevradakis Ph.D.   © 22 aprile 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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