Connettiti con Renovato 21

Vaccini

Moderna prepara il vaccino mRNA contro gli infarti. Sul serio

Pubblicato

il

Il produttore di vaccini Moderna ha annunciato la prima fase della sperimentazione umana per un’iniezione di mRNA per il trattamento di coloro che hanno sofferto di attacchi di cuore. La notizia arriva tra le crescenti segnalazioni secondo cui gli stessi vaccini mRNA per il COVID aumentano il rischio di attacchi di cuore.

 

A prima vista a qualcuno potrebbe sembrare un titolo di qualche sito umoristico, invece si tratta della realtà.

 

«Ora siamo in un programma super eccitante in cui iniettiamo mRNA nel cuore delle persone dopo un infarto per far ricrescere nuovi vasi sanguigni e rivascolarizzare il cuore», ha detto a Sky News il CEO di Moderna Stéphane Bancel in un’intervista dello scorso ottobre. «È veramente come medicina della fantascienza».

 

Moderna ha annunciato questa settimana che il nuovo trattamento con mRNA è stato iniettato nei primi partecipanti allo studio, che hanno “insufficienza cardiaca stabile”, per valutarne la sicurezza e gli effetti. L’iniezione, mRNA-0184, codifica per la relaxina, un ormone che provoca cambiamenti nel flusso sanguigno che sono “potenzialmente benefici per i pazienti con insufficienza cardiaca”.

 

Il Daily Mail ha osservato che il meccanismo terapeutico proposto per l’iniezione di mRNA funzionerebbe tramite un aumento del flusso sanguigno che potrebbe aiutare la crescita di nuovi vasi sanguigni, contribuendo potenzialmente a ripristinare il tessuto muscolare cardiaco danneggiato.

 

Va notato che da quando lo sviluppo della terapia mRNA è iniziato nel 2012, Moderna non è riuscita a portare sul mercato un singolo candidato mRNA fino all’epidemia di COVID-19 e, a maggio 2020, solo uno dei suoi candidati mRNA aveva superato le prove di Fase 1.

 

StatNews aveva notato nel 2016 che i trattamenti basati sull’mRNA sono «altamente rischiosi» e che «le aziende farmaceutiche hanno provato un lavoro simile e l’hanno abbandonato perché è estremamente difficile far entrare l’RNA nelle cellule senza innescare spiacevoli effetti collaterali».

 

«Novartis ha abbandonato il regno correlato dell’interferenza dell’RNA per le preoccupazioni sulla tossicità, così come Merck e Roche», ha continuato StatNews.

 

Nell’intervista con Bancel, un giornalista di Sky News ha osservato: «l’ironia di COVID è che in qualche modo ti ha davvero permesso di andare a sviluppare queste altre aree a causa delle entrate che sono arrivate dalla porta».

 

Come sottolinea Lifesitenews, c’è tuttavia un’ironia decisamente più notevole: le prove crescenti di problemi cardiaci e persino attacchi di cuore indotti dalle iniezioni di mRNA, comprese quelle di Moderna.

 

L’anno scorso su GB News, il cardiologo con sede nel Regno Unito, il dottor Aseem Malhotra, ha espresso preoccupazione per la ricerca «che mostra che i marcatori associati all’aumento del rischio di infarto» hanno mostrato un aumento del rischio «dall’11% al 25%» dopo la «vaccinazione COVID».

 

Più recentemente, giovedì, Malhotra ha parlato a BBC News dei pericoli legati al cuore delle iniezioni di COVID, attirando l’attenzione sugli «oltre 30.000 decessi in eccesso dovuti a malattie cardiologiche», come riportato dalla British Heart Foundation.

 

A fine del 2022, i patologi medici dell’Ospedale dell’Università di Heidelberg, in Germania, hanno pubblicato i risultati della loro ricerca secondo cui 25 persone di età diverse erano morte a causa di danni cardiaci causati da un’iniezione di COVID, senza alcuna malattia cardiaca sottostante. Un recente studio a Taiwan ha rilevato che quasi un adolescente su cinque, per lo più di sesso maschile, mostrava sintomi cardiaci dopo la seconda iniezione di mRNA Pfizer, e uno studio preliminare dalla Thailandia ha rilevato effetti cardiovascolari dopo l’iniezione Pfizer nel 29,24% dei partecipanti, tra cui tachicardia e palpitazioni.

 

Come riportato da Renovatio 21, i casi di problemi cardiaci ed altre malattie gravi segnalati dopo l’iniezione del vaccino Moderna sono molteplici, inclusi giovani, anche ragazze, e bambini. A metà 2022 l’ente regolatorio per il farmaco negli USA FDA ha autorizzato i vaccini mRNA per i bambini da 6 mesi in su.

 

In Svezia la somministrazione del siero Moderna era stata bloccata per i giovani nel 2021 a causa delle miocarditi. Danimarca, Finlandia, Norvegia e Islanda seguirono nello stop al vaccino della società statunitense.  In California si era avuto il ritiro di un lotto di sieri.

 

In Francia, il vaccino Moderna l’anno scorso è stato sconsigliato ai minori di 30 anni. In Germania, era stato sconsigliato a donne incinte e giovani. Un ammonimento per le donne in stato di gravidanza era stato emesso due anni fa anche dall’OMS.

 

In Italia la questione dell’infezione cardiaca riguardante il vaccino era stata evidenziata dalla stessa Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ancora nell’estate 2021 negli «aggiornamenti su alcuni punti emersi dalla valutazione del rischio di insorgenza di miocardite e pericardite dopo vaccinazione con vaccini a mRNA».

 

«Dopo la vaccinazione con i vaccini a mRNA anti COVID-19 Comirnaty e Spikevax – si legge – sono stati osservati casi molto rari di miocardite e pericardite. I casi si sono verificati principalmente nei 14 giorni successivi alla vaccinazione, più spesso dopo la seconda dose e nei giovani di sesso maschile».

 

Il Comirnaty è il vaccino mRNA Pfizer. Lo Spikevax è il vaccino mRNA Moderna.

 

«I dati a disposizione – precisa l’ente regolatorio farmaceutico nazionale – suggeriscono che il decorso della miocardite e pericardite dopo la vaccinazione non è diverso da quello della miocardite o della pericardite in generale».

 

«Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di miocardite e pericardite», raccomanda l’AIFA.

 

«Gli operatori sanitari – aggiunge – devono istruire i soggetti vaccinati a rivolgersi immediatamente al medico qualora dopo la vaccinazione sviluppino sintomi indicativi di miocardite o pericardite, quali dolore toracico, respiro affannoso o palpitazioni».

 

Studi avrebbero ipotizzato che i vaccinati moderna potrebbero avere maggiori probabilità di subire infezioni ripetute.

 

Moderna a fine estate ha fatto causa a Pfizer per violazione di brevetto. La società era già in una lotta con il governo USA per il brevetto del vaccino mRNA. Parallelamente, esisterebbe un contratto stipulato dall’ente per le malattie infettive NIAID (quello diretto sino a poco fa da Anthony Fauci) che avrebbe obbligato il Pentagono ad acquistare 500 mila dosi del vaccino, per un totale di 9 miliardi di dollari.

 

Due mesi fa è emerso che l’azienda, che come noto prima del COVID mai aveva venduto un prodotto, sta costruendo la prima fabbrica di mRNA al mondo a Melbourne, in Australia.

 

Come raccontato da Renovatio 21, il Bancel ha una storia speciale, con una gargantuesca coincidenza cosmica nel suo percorso professionale. Prima di Moderna, Stéphane Bancel fu CEO della società francese BioMérieux, posseduta da Alain Merieux, considerato amico personale di Xi Jinping, che visitò il laboratorio BSLM4 di BioMerieux a Lione nel 2014. Secondo quanto appreso, i cinesi avrebbero contattato i francesi per la costruzione del laboratorio di Wuhan, il primo BSL4 del Paese, nel 2004: si, stiamo parlando proprio di lui, il biolaboratorio del pipistrello cinese.

 

Il finanziere francese Patrick Degorce, fondatore di hedge fund e mentore dell’attuale primo ministro britannico Rishi Sunak, fu nel 2011 uno dei primi investitori in quella piccola azienda farmaceutica chiamata Moderna (cioè «Mode» «RNA»), che all’epoca aveva circa dieci dipendenti e un modo di operare molto discreto.

 

La carriera del Bancel è quindi segnata dal coronavirus: prima nella società che aiuterà i cinesi a costruire il laboratorio di Wuhano, poi nel Massachusetts a inizio anni ’10 nella società che per il virus di Wuhano, in teoria, dovrebbe aver trovato il vaccino. I risultati di questa prestigiosa carriera sono quanto mai proficui.  Secondo la rivista Forbes, disponendo dell’8% delle azioni di Moderna (che, ripetiamo, prima del COVID non aveva mai portato sul mercato un prodotto), Bancel è ora tecnicamente un billionaire, un miliardario. Secondo Business Insider, il fortunato francese ha dichiarato che darà via la maggior parte della sua fortuna, stimata in 4,1 miliardi di dollari.

 

Come riportato da Renovatio 21, Moderna e Merck sarebbero vicine alla fase 3 per un vaccino per il cancro alla pelle. Un anno fa è stato invece detto che la società aveva iniziato la sperimentazione umana per un vaccino mRNA per l’AIDS. Due mesi fa è stato annunciato lo sviluppo di un vaccino combinato mRNA COVID-Omicron e influenza; il Bancel ha dichiarato ai media che il vaccino mRNA COVID di fatto diventerà come un’antinfluenzale, con alcuni gruppi di individui vulnerabili che dovranno farlo ciclicamente.

 

Al World Economic Forum di Davos l’anno passato il Bancel lamentò che «nessuno più vuole» i vaccini, per cui era pronto a gettare «30 milioni di dosi nella spazzatura».

 

Come riportato da Renovatio 21, il vaccino Moderna ha utilizzato linee cellulari di feto abortito nella ricerca e nei test.

 

 

Continua a leggere

Geopolitica

Gli USA ammettono di aver diffuso disinformazione sul vaccino COVID cinese

Pubblicato

il

Da

Secondo quanto riportato dalla Reuters, l’esercito statunitense ha ammesso di aver condotto una campagna clandestina volta a screditare il vaccino cinese Sinovac nelle Filippine, in tutta l’Asia e in Medio Oriente.

 

«È vero che il [Dipartimento della Difesa] ha inviato un messaggio al pubblico filippino mettendo in dubbio la sicurezza e l’efficacia del Sinovac», hanno scritto i funzionari del Pentagono alle loro controparti filippine in una lettera datata 25 giugno e riportata ieri dall’agenzia Reuters.

 

Informazioni sull’operazione di guerra psicologica USA condotta sui filippini erano riguardo virus e vaccino erano trapelate ancora il mese scorso.

Iscriviti al canale Telegram

Secondo il documento, il Pentagono ha ammesso di aver «commesso alcuni passi falsi nei nostri messaggi relativi al COVID», ma ha assicurato a Manila di aver interrotto l’operazione alla fine del 2021 e da allora ha «notevolmente migliorato la supervisione e la responsabilità delle operazioni di informazione».

L’operazione in questione è iniziata nel 2020, dopo che la Cina ha annunciato che avrebbe distribuito gratuitamente i vaccini Sinovac nelle Filippine. Nel tentativo di contrastare questa manna per le pubbliche relazioni di Pechino, il Pentagono ha ordinato al suo centro operativo psicologico in Florida di creare almeno 300 falsi profili sui social media per denigrare il vaccino cinese, ha rivelato un’indagine della Reuters il mese scorso.

 

«Il COVID è arrivato dalla Cina e anche il VACCINO è arrivato dalla Cina, non fidatevi della Cina!» si legge in un tipico post creato dal team di operazioni psicologiche, mentre un altro affermava: «Dalla Cina: DPI, mascherina, vaccino: FALSI. Ma il Coronavirus è reale».

 

Come riportato da Renovatio 21, a quel tempo le Filippine erano sotto il tallone dell’obbligo pandemico imposto da Rodrigo Duterte, che minacciò il carcere per chiunque rifiutasse il siero.

 

I funzionari militari coinvolti nella campagna sapevano che il loro obiettivo non era quello di proteggere i filippini da un vaccino non sicuro, ma di «trascinare la Cina nel fango», ha detto un alto ufficiale alla Reuters.

 

Secondo il rapporto, la campagna di propaganda si diffuse presto oltre le Filippine. Al pubblico musulmano dell’Asia centrale e del Medio Oriente venne detto che Sinovac conteneva gelatina di maiale, ed era quindi haram, ovvero proibito dalla legge islamica. La campagna costrinse Sinovac a rilasciare una dichiarazione in cui insisteva sul fatto che il vaccino era «prodotto senza materiali suini».

Aiuta Renovatio 21

Il Pentagono non ha riconosciuto pubblicamente la lettera inviata all’esercito filippino e i governi degli Stati Uniti e delle Filippine hanno rifiutato di rilasciare dichiarazioni sulla questione alla Reuters.

 

Il mese scorso, tuttavia, un portavoce del Pentagono ha dichiarato all’agenzia di stampa che l’esercito americano «utilizza una varietà di piattaforme, compresi i social media, per contrastare quegli attacchi di influenza maligna rivolti agli Stati Uniti, agli alleati e ai partner», e ha affermato che Washington stava solo rispondendo a una «campagna di disinformazione cinese per incolpare falsamente gli Stati Uniti per la diffusione del COVID-19».

 

Il ministero degli Esteri cinese ha dichiarato alla Reuters di sostenere da tempo che gli Stati Uniti diffondono disinformazione sulla Cina.

 

Nelle Filippine, il rapporto della Reuters ha spinto il Comitato per le relazioni estere del Senato a indagare. In un’udienza del mese scorso, il senatore Imee Marcos, che presiede il comitato, ha definito la campagna del Pentagono «malvagia, malvagia, pericolosa, e immorale», e ha suggerito che Manila indaghi se può intraprendere un’azione legale contro Washington.

 

Come ribadito più volte da Renovatio 21, la geopolitica vaccinale è una questione di rilevanza più grande di quanto si possa pensare. La rielezione di Ursula Von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea lo dimostra.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di World Bank Photo Collection via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0

Continua a leggere

Reazioni avverse

I vaccini anti-COVID sono collegati a un rischio aumentato di Alzheimer

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Il commentatore medico John Campbell, Ph.D., ha analizzato uno studio sudcoreano sottoposto a revisione paritaria che ha rilevato aumenti statisticamente significativi nell’incidenza del morbo di Alzheimer e del lieve deterioramento cognitivo nelle persone che avevano ricevuto un vaccino contro il COVID-19, in particolare vaccini a mRNA, entro tre mesi dalla vaccinazione.   Uno studio sudcoreano sottoposto a revisione paritaria ha rilevato aumenti statisticamente significativi nell’incidenza del morbo di Alzheimer e del deterioramento cognitivo lieve nelle persone che hanno ricevuto un vaccino contro il COVID-19, in particolare vaccini a mRNA, entro tre mesi dalla vaccinazione.   I ricercatori sudcoreani, che il 28 maggio hanno pubblicato i loro risultati su QJM: An International Journal of Medicine, hanno affermato di aver intrapreso lo studio a causa delle preoccupazioni sugli effetti collaterali del vaccino COVID-19 , «in particolare i potenziali collegamenti con malattie neurodegenerative come l’Alzheimer».   Il commentatore medico John Campbell, Ph.D., che ha analizzato lo studio in un episodio del 22 luglio del suo show su YouTube, ha chiesto perché i paesi occidentali come gli Stati Uniti o il Regno Unito non stiano indagando su tali potenziali collegamenti. «Perché spesso sono i Paesi asiatici a sembrare i primi ad aprirsi a questo argomento?»   Secondo Campbell, parte di ciò che impedisce ai paesi occidentali è che i governi e le aziende farmaceutiche si sono rifiutati di rilasciare dati di basso livello sui partecipanti. «Potrebbe essere che i ricercatori in Occidente stiano lavorando con delle limitazioni?»   Nello studio sudcoreano, i ricercatori hanno analizzato i dati del Servizio sanitario nazionale coreano di oltre mezzo milione di residenti di Seul, Corea del Sud, di età pari o superiore a 65 anni.   I partecipanti allo studio sono stati selezionati in modo casuale, ha detto Campbell. «Questo è importante. Il campione era casuale, quindi non dovrebbe avere alcun bias sistematico».   Dopo aver suddiviso gli individui in gruppi vaccinati e non vaccinati, i ricercatori hanno confrontato l’incidenza sia del decadimento cognitivo lieve sia del morbo di Alzheimer tra i gruppi.   Il deterioramento cognitivo lieve è a volte una fase nella progressione della malattia di Alzheimer, secondo la Mayo Clinic. Tuttavia, alcune persone con deterioramento cognitivo lieve migliorano nel tempo.   Quelli nel gruppo vaccinato hanno ricevuto un vaccino mRNA COVID-19 e/o un vaccino cDNA. Tuttavia, i ricercatori hanno poi esaminato solo coloro che avevano ricevuto vaccini mRNA COVID-19 e hanno scoperto che c’era un’incidenza particolarmente elevata di declino cognitivo rispetto ai non vaccinati.

Iscriviti al canale Telegram

Le iniezioni di mRNA sono collegate a un tasso più che doppio di deterioramento cognitivo lieve

Gli autori dello studio sudcoreano hanno riferito che dopo tre mesi di somministrazione del vaccino, il gruppo vaccinato con mRNA ha mostrato un aumento di circa il 22% nell’incidenza della malattia di Alzheimer (odds ratio: 1,225, valore p = 0,026) rispetto al gruppo non vaccinato.   «Ciò è significativo perché lo sviluppo della malattia di Alzheimer nell’arco di tre mesi è un’evoluzione molto rapida della malattia», ha affermato Campbell.   Allo stesso modo, dopo tre mesi dalla vaccinazione, il gruppo trattato con il vaccino mRNA ha mostrato un tasso di deterioramento cognitivo lieve quasi 2,4 volte superiore rispetto ai non vaccinati (odds ratio: 2,377, valore p < 0,001).   I ricercatori non hanno trovato alcun collegamento significativo tra la vaccinazione contro il COVID-19 e la demenza vascolare o il morbo di Parkinson, «il che è incoraggiante», ha affermato Campbell.   I ricercatori hanno concluso che il loro studio «suggerisce un potenziale collegamento tra la vaccinazione contro il COVID-19, in particolare i vaccini a mRNA, e l’aumento dell’incidenza» della malattia di Alzheimer e del deterioramento cognitivo lieve.   Hanno scritto nel loro rapporto che «ciò giustifica la necessità di ulteriori ricerche per chiarire la relazione tra le risposte immunitarie indotte dal vaccino e i processi neurodegenerativi, sostenendo un monitoraggio continuo e l’indagine sugli impatti neurologici a lungo termine dei vaccini».   Campbell ha sottolineato che i ricercatori hanno esaminato i tassi di incidenza solo tre mesi dopo la vaccinazione. «Potrebbero volerci diversi anni prima che il processo neurodegenerativo diventi evidente, quindi abbiamo bisogno di questo follow-up a lungo termine».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Biden ha ricevuto 6 dosi di vaccino anti-COVID, 3 infezioni da COVID

Prima di discutere i risultati dello studio, Campbell ha affermato che il presidente Joe Biden ha ricevuto sei dosi di vaccino contro il COVID-19 e ha contratto tre casi di COVID-19.   Campbell ha mostrato agli spettatori una clip del 2022 in cui Biden esortava gli americani a continuare a vaccinarsi contro il COVID-19.   «Non direi che il signor Biden è stato particolarmente tagliente in quell’occasione», ha detto Campbell, «ma è stato coerente e ha risposto alle domande spontaneamente. Penso che possiamo vedere che c’è stato un certo declino nei video più recenti che abbiamo visto».   Campbell non ha affermato direttamente che l’apparente declino mentale di Biden fosse collegato ai vaccini anti-COVID-19, ma ha invece ribadito ai telespettatori il numero di vaccinazioni e infezioni da COVID-19 a cui il presidente si è sottoposto.   «Fammi sapere se pensi che queste informazioni siano significative», ha aggiunto.       Suzanne Burdick Ph.D.   © 23 luglio 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da YouTube  
Continua a leggere

Vaccini

I vaccini anti-COVID possono dilatare ed indebolire il cuore: studio

Pubblicato

il

Da

Oltre alla correlazione tra vaccinazione anti-COVID e miocardite – una reazione avversa ben consolidata – uno studio recente ha documentato come la cardiomiopatia dilatativa infiammatoria (un altro disturbo infiammatorio cardiaco) sia stata indotta dall’iniezione di Pfizer (BNT162b2).

 

«Una donna di 78 anni, precedentemente sana, è stata indirizzata dal suo medico di famiglia e ricoverata nel nostro ospedale per la gestione della dispnea 11 giorni dopo aver ricevuto la terza dose del vaccino mRNA-1273. La paziente è stata sottoposta a una serie primaria di due dosi di BNT162b2. Il quarto giorno dopo la vaccinazione, la paziente ha manifestato palpitazioni e dispnea, che sono gradualmente peggiorate», si legge nel caso di studio.

 

«Pertanto, la relazione temporale tra la precedente vaccinazione anti-COVID-19 e il verificarsi di iDCM senza altre cause identificabili ha portato alla diagnosi finale di VAM anti-COVID-19» scrive la ricerca.

 

Fortunatamente per la paziente, le sue condizioni sono migliorate con il trattamento orale con prednisolone, che è stato documentato tramite radiografia del torace (CXR) ed elettrocardiografia (ECG). Si può notare la riduzione delle dimensioni del cuore infiammato dopo il trattamento.

Iscriviti al canale Telegram

«Per quanto ne sappiamo, questo è il primo caso segnalato di iDCM confermato da biopsia a seguito di immunizzazione con mRNA-1273», si legge nello studio del caso nella sezione di discussione.

 

Un dato interessante riguardante questo caso è che l’infiammazione cardiaca dovuta ai vaccini anti-COVID si riscontra spesso nei giovani uomini tramite miocardite, mentre questo paziente era una donna anziana che aveva sofferto di una patologia diversa che aveva provocato un’infiammazione cardiaca.

 

«In quarto luogo, si è trattato di un caso unico di una paziente anziana con VAM a seguito di immunizzazione con terza dose di mRNA-1273 eterologo dopo una serie primaria di due dosi di BNT162b2» continua la discussione dello studio. «Un ampio studio di coorte su circa 23 milioni di residenti che hanno ricevuto due dosi del vaccino COVID-19 ha rivelato 5,6 eventi di miocardite in eccesso in 28 giorni ogni 100.000 vaccinati dopo BNT162b2/BNT162b2, 18,4 eventi in eccesso ogni 100.000 vaccinati dopo mRNA-1273/mRNA-1273 e 27,5 eventi in eccesso ogni 100.000 vaccinati dopo BNT162b2/mRNA-1273 tra i giovani maschi (età 16-24)».

 

«Queste prove suggeriscono che la vaccinazione eterologa potrebbe essere associata a un rischio molto più elevato di VAM rispetto alla vaccinazione omologa tra i giovani maschi».

 

I ricercatori hanno concluso consigliando ai medici di seguire lo stesso protocollo terapeutico adottato quando si sono trovati di fronte a un paziente affetto da cardiomiopatia dilatativa infiammatoria dopo la vaccinazione anti-COVID, poiché in questo caso ha avuto successo.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di James Heilman, MD via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata

Continua a leggere

Più popolari