Il progetto, i cui esperimenti erano programmati per quest’anno, ha subito una battuta d’arresto dopo che alcuni enti della Svezia si sono opposti.
Epperò l’idea, apprendiamo, è tutt’altro che morta. Se pensavate che esso potesse restare là solo come materiale per i piani del cattivo di un James Bond inedito, vi sbagliate.
«Fingere che il cambiamento climatico possa essere risolto con la sola riduzione delle emissioni è una fantasia pericolosa
È il principale quotidiano del pianeta, il New York Times, a tornare a parlarci del progetto di spruzzare nell’aria sostanze chimiche che oscurino il sole per combattere il cambiamento climatico.
Ecco quindi che la settimana passata è apparso un editoriale di David Keith, professore di fisica applicata e di politiche pubbliche ad Harvard, dove ha guidato lo sviluppo del programma di ricerca sull’ingegneria solare dell’università.
L’editoriale rappresenta da tanti punti di vista un salto significativo. Ad esempio, è detto apertis verbis che la riduzione delle emissioni non basterà mai. Si tratta, viene detto, di rimediare anche per quelle del passato, in una ridefinizione materiale del clima terrestre tutto. Perché «fingere che il cambiamento climatico possa essere risolto con la sola riduzione delle emissioni è una fantasia pericolosa».
Se la religione climatica possiede una sua forma di peccato (l’inquinamento) ha anche una forma di peccato originale – l’impronta climatica di ciascuno di noi, e quella dei nostri antenati. Non basta quindi smettere di peccare: Keith propone di creare impianti tecnologici per affrontare il tema del peccato originale della civiltà.
«L’infrastruttura energetica che alimenta la nostra civiltà deve essere ricostruita, sostituendo i combustibili fossili con fonti prive di carbonio come il solare o il nucleare. Ma anche in questo caso, l’azzeramento delle emissioni non raffredderà il pianeta. Questa è una conseguenza diretta del singolo fatto più importante sul cambiamento climatico: il riscaldamento è proporzionale alle emissioni cumulative nell’era industriale».
Scontiamo i peccati dei nostri genitori, nonni, bisnonni, trisavoli. Scontiamo il peccato dell’umanità in tutte le generazioni. Scontiamo il peccato climatico di Adamo ed Eva.
«Fermare le emissioni smette di peggiorare il clima. Ma riparare il danno, nella misura in cui la riparazione è possibile, richiederà qualcosa di più della semplice riduzione delle emissioni»
Degno di nota è il fatto che il professore dà per scontato l’imposizione delle regole climatiche e l’accettazione da parte della popolazione. Egli è già a guardare più avanti.
«L’eliminazione delle emissioni entro il 2050 circa è un obiettivo difficile ma raggiungibile. Supponiamo che sia soddisfatto. Le temperature medie smetteranno di aumentare quando le emissioni cesseranno, ma il raffreddamento richiederà migliaia di anni poiché i gas serra si dissipano lentamente dall’atmosfera».
Quindi, si passa alla fase due: la geoingegnerizzazione climatica.
«Fermare le emissioni smette di peggiorare il clima. Ma riparare il danno, nella misura in cui la riparazione è possibile, richiederà qualcosa di più della semplice riduzione delle emissioni».
«Per raffreddare il pianeta in questo secolo, gli esseri umani devono rimuovere il carbonio dall’aria o utilizzare la geoingegneria solare, una misura temporanea che può ridurre le temperature di picco, le tempeste estreme e altri cambiamenti climatici».
Nel sito del Keith Rearch Group vengono dichiarati, alla sezione «Funding», «una serie di doni da parte di Bill Gates attraverso Fund for Innovative Climate and Energy Research». Le FAQ del FICER sono un trionfo dell’excusatio non petita nei riguardi dell’attività e degli interessi del finanziatore Gates.
Quindi, la soluzione concreta:
«Gli esseri umani potrebbero rendere il pianeta Terra più riflettente aggiungendo minuscole goccioline di acido solforico alla stratosfera dagli aerei, sbiancando le nuvole di basso livello sull’oceano spruzzando sale marino nell’aria o con altri interventi»
«Gli esseri umani potrebbero rendere il pianeta Terra più riflettente aggiungendo minuscole goccioline di acido solforico alla stratosfera dagli aerei, sbiancando le nuvole di basso livello sull’oceano spruzzando sale marino nell’aria o con altri interventi».
Assomiglia, in effetti, a quei racconti «complottisti» di quelli che parlano di «scie chimiche». Tanto che queste sono in effetti ben visibili nell’illustrazione che accompagna l’articolo, appena sotto il titolo interrogativo: «Qual’è il modo meno peggio per raffreddare il pianeta?». Ma andiamo oltre.
Screenshot dell’articolo sul sito del New York Times, con illustrazione
L’alternativa sarebbe quella del processo del Carbon removal, cioè la creazione di impianti industriali che tolgano fisicamente l’anidride carbonica dall’atmosfera. n singolo impianto di cattura del carbonio che occupi un miglio quadrato di terra potrebbe rimuovere un milione di tonnellate di carbonio dall’aria all’anno. Ma costruire e far funzionare queste apparecchiature richiederebbe energia, acciaio e cemento da una catena di approvvigionamento globale» avverte Keith. Il Carbon removal, dice, «avrà bisogno di un’industria enorme». E poi «il problema con queste tecnologie di rimozione del carbonio è che sono intrinsecamente lente perché il carbonio che si è accumulato nell’atmosfera dalla rivoluzione industriale deve essere rimosso tonnellata per tonnellata».
Per cui, per il momento, forse è meglio concentrarsi sugli aerei che spargono sostanze chimiche in cielo per oscurare il sole.
«Gli ecosistemi dovrebbero essere manipolati usando l’irrigazione, la soppressione degli incendi o piante geneticamente modificate le cui radici sono resistenti alla putrefazione. Questo aiuta ad aumentare l’accumulo di carbonio nei suoli»
«La geoingegneria, d’altra parte, è economica e agisce velocemente, ma non può sgonfiare la bolla di carbonio. È un cerotto, non una cura».
Il professor Keith racconta di raccomandare questa cosa dell’acido disperso nell’atmosfera da aerei per oscurare il sole come una tecnica che andrebbe addirittura contro i suoi interessi privati. «Ho fondato Carbon Engineering, una delle aziende più in vista che sviluppa tecnologie per catturare il carbonio direttamente dall’aria e poi pomparlo nel sottosuolo o utilizzarlo per realizzare prodotti che contengono anidride carbonica» confessa l’harvardiano. Gli interessi dell’azienda potrebbero essere danneggiati se la geoingegneria fosse vista come un’opzione accettabile».
Vi è quindi un’altra ammissione degna di nota: quella dei limiti della natura. Bisogna perdere le illusioni nei confronti del tocco salvifico della vegetazione: gli «alberi sono propagandati come una soluzione climatica naturale», tuttavia è inutile raccontarsela: «il raffreddamento così veloce non può essere ottenuto lasciando che la natura scorra liberamente».
Con buona pace del cultori del verde, i devoti a Gaia, qui si fa parla – forse nel contesto ambientalista per la prima volta in maniera esplicita fino all’impudico – di qualcosa che di ecologico non ha niente: la manipolazione degli ecosistemi.
«Gli ecosistemi dovrebbero essere manipolati usando l’irrigazione, la soppressione degli incendi o piante geneticamente modificate le cui radici sono resistenti alla putrefazione. Questo aiuta ad aumentare l’accumulo di carbonio nei suoli».
«La scala fisica dell’intervento è – per certi versi – piccola. Meno di due milioni di tonnellate di zolfo all’anno iniettate nella stratosfera da una flotta di un centinaio di velivoli ad alta quota rifletterebbero la luce solare e raffredderebbero il pianeta di un grado»
Si tratta di una vera e propria rivoluzione nella materia del pianeta:
«Per raffreddare un grado entro la metà del secolo, questa ingegneria ecologica dovrebbe avvenire su una scala paragonabile a quella dell’agricoltura o della silvicoltura globali, causando un profondo sconvolgimento degli ecosistemi naturali e delle persone troppo spesso emarginate che dipendono da loro».
Quindi, l’opzione geoingegneria è da tenere in prima fila, perché «potrebbe funzionare». Ed è spiegato in dettaglio come.
«La scala fisica dell’intervento è – per certi versi – piccola. Meno di due milioni di tonnellate di zolfo all’anno iniettate nella stratosfera da una flotta di un centinaio di velivoli ad alta quota rifletterebbero la luce solare e raffredderebbero il pianeta di un grado. Lo zolfo cade dalla stratosfera in circa due anni, quindi il raffreddamento è intrinsecamente a breve termine e potrebbe essere regolato in base a decisioni politiche su rischi e benefici».
Continua, in un crescendo che lascia a bocca aperta:
«Aggiungere due milioni di tonnellate di zolfo all’atmosfera sembra avventato, eppure si tratta solo di circa un ventesimo dell’inquinamento annuale da zolfo causato dai combustibili fossili di oggi».
«Le morti per inquinamento atmosferico dovute allo zolfo aggiunto nell’aria sarebbero più che compensate dalla diminuzione del numero di morti per caldo estremo, che sarebbe da 10 a 100 volte maggiore»
Il che significa che l’inquinamento protegge dal sole? Non capiamo Significa che la geoingegneria è, di fatto, inquinamento deliberato?
«La geoingegneria potrebbe peggiorare l’inquinamento atmosferico o danneggiare lo strato di ozono globale e sicuramente aggraverà alcuni cambiamenti climatici, rendendo alcune regioni più umide o più secche anche se il mondo si raffredda» ammette il professore, confondendo però sempre più il comune mortale.
Tuttavia, teniamo presente che, come sempre nel mondo moderno, c’è un calcolo utilitaristico alle spalle: «sebbene sia limitata, la scienza finora suggerisce che i danni che deriverebbero dall’abbattere di un grado le temperature globali sarebbero piccoli rispetto ai benefici».
Capito? Vi saranno stragi, ma sarà un male minore. Sarà il male desiderabile. Il nostro scrive proprio così, nero su bianco.
«Le morti per inquinamento atmosferico dovute allo zolfo aggiunto nell’aria sarebbero più che compensate dalla diminuzione del numero di morti per caldo estremo, che sarebbe da 10 a 100 volte maggiore».
Geoingegneria e stragi programmate. Riprogrammazione degli ecosistemi e geopolitica, flotte di aerei che iniettano acido nell’atmosfera. Tutto questo scritto sul maggior giornale della Terra
Sì, lo ha scritto sul serio. E non ha finito, perché il nostro sembra conscio del fatto che per un progetto simile ci vuole un accordo geopolitico esteso – qualcosa che assomiglia, pensiamo noi, ad un governo mondiale:
«La grande sfida della geoingegneria è geopolitica: quale paese o quali paesi decideranno di iniettare aerosol nell’atmosfera, su quale scala e per quanto tempo? Non esiste un percorso facile verso un processo di governance stabile e legittimo per una tecnologia economica e ad alto rendimento in un mondo instabile».
Geoingegneria e stragi programmate. Riprogrammazione degli ecosistemi e geopolitica, flotte di aerei che iniettano acido nell’atmosfera. Tutto questo scritto sul maggior giornale della Terra. Non so voi, ma qui, davanti a cotanta orrorifica sincerità, c’è da spaventarsi.
L’elefante nella stanza, mai citato nell’articolo, ha un nome: Bill Gates. Il quale è, apertamente, il finanziatore degli esperimenti di geoingegneria. È noto come il patron di Microsoft abbia esteso negli ultimi mesi il suo interesse alla questione dell’ambiente e del Climate Change.
Una fantascienza diretta direttamente verso di noi, pagata sulla nostra pelle (sotto la nostra pelle…). Una fantascienza di cui siamo, ancora una volte, cavie. Mentre il mondo tutto diviene il laboratorio di un lager.
Tutto pare andare secondo uno schema predefinito. Anche le battute di arresto, come lo stop venuto dalla Svezia dove dovevano tenersi gli esperimenti, non sembrano fermare questi progetti, per quanto folli possano sembrare.
Limitiamoci a ricordare quando, invece che di riscaldamento globale, non troppi anni fa si parlava di «raffreddamento globale».
Una startup chiamata di Air Company sta producendo vodka a base di emissioni di anidride carbonica. Lo riferisce la CNBC.
Si tratta di una nuova frontiera dell’industria sostenibile: la giovane azienda utilizza le emissioni di CO2 delle industrie produttrici di carbonio, che trasforma in vari alcoli, tra cui vodka, profumi e disinfettanti per le mani.
Tale progetto alimentare è una svolta su una tendenza più ampia di catturare il carbonio e usarlo per produrre qualsiasi cosa, dal detersivo per bucato al carburante per missili, riporta Futurism.
Air Company utilizza prima l’elettrolisi per separare l’idrogeno e l’ossigeno dall’acqua, che viene poi trasformata in etanolo utilizzando un reattore di conversione del carbonio, che utilizza le emissioni di CO2 catturate. Quindi raffina l’etanolo in un liquore da bere.
Una bottiglia da 750 ml di Air Vodka costa circa $ 65, un costo ancora piuttosto proibitivo, ma avere la coscienza ambientalmente pulita costa: non sappiamo se in un futuro superecobonus 110% includeranno anche l’ecovodka.
In pratica, ora sarà possibile imbriacarsi sentendosi assolti dal peccato carbonico. Il problema evidente ora è per coloro che «bevono per dimenticare» il climate changio.
Si apre un nuovo universo di soddisfazione, invece, per coloro che sono già ebbri del proprio virtuosismo ambientalista, tra raccolta differenziata, bicicletta esteroidianticoncezionali: l’ebbrezza della propria superiorità eco-morale si assomma ora all’ubriachezza tout court, sempre attenti, però, a non esagerare, perché come noto da secoli, in vino veritas – si moltiplicano quindi le possibilità che al fedele ambientalista imbriaco scappi la verità intima della sua condizione:
Il rapporto non solo ha rilevato che negli ultimi due decenni si sono verificati circa 300 e 500 disastri di medie e grandi dimensioni all’anno, ma anche che il numero aumenterà a una media di 560 disastri all’anno entro il 2030, o all’incirca 1,5 disastri al giorno.
Tali disastri, scrive il rapporto ONU, sono spesse volte correlati al cambiamento climatico, la grande malattia del pianeta dove la correlazione mai è esclusa.
In una dichiarazione, l’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (UNDRR) ha accusato «ottimismo, sottovalutazione e invincibilità» per il numero crescente e la gravità dei disastri globali.
In pratica, dice l’ONU, i vertici politici dei Paesiche la sostengono, quelli che rinchiudono le loro popolazioni per anni, le impoveriscono e le sottomettono a concettiimbecilli come quello della «transizione ecologica», sono troppo ottimisti.
Si può dare di più.
«Il mondo deve fare di più per incorporare il rischio di catastrofi nel modo in cui viviamo, costruiamo e investiamo, il che sta mettendo l’umanità in una spirale di autodistruzione», ha affermato nella dichiarazione il vicesegretario generale delle Nazioni Unite Amina Mohammed.
«Dobbiamo trasformare il nostro compiacimento collettivo in azione», ha aggiunto la Mohammed, che non si capisce di cosa sia autocompiaciuta. «Insieme possiamo rallentare il tasso di disastri prevenibili mentre lavoriamo per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile per tutti, ovunque».
«La portata e l’intensità dei disastri sono in aumento, con più persone uccise o colpite da disastri negli ultimi cinque anni rispetto ai cinque precedenti».
La buona notizia, dice l’UNDRR nel suo rapporto, è che l’adozione e l’attuazione dei protocolli suggeriti in precedenza hanno già ridotto sia il numero di persone uccise che il numero totale di persone colpite da disastri negli ultimi dieci anni.
Conosciamo bene i protocolli ONU, specie quelli sulla vera causa dei problemi del pianeta, che – ci hanno raccontato per decenni e ancora ci raccontano ora – è la sovrappopolazione.
Incapaci di reiterare questa balla, che ha stufato e che di fatto infastidisce la gente che ad un certo punto della vita comincia a desiderare dei bambini da amare incondizionatamente, ora la chiamano «cambiamento climatico».
Dietro a qualsiasi operazione ONU sul clima, come a qualsiasi altra azione dell’ente, c’è l’imperativo della riduzione della popolazione terrestre.
«Le morti per inquinamento atmosferico dovute allo zolfo aggiunto nell’aria sarebbero più che compensate dalla diminuzione del numero di morti per caldo estremo, che sarebbe da 10 a 100 volte maggiore».
Sarebbe una bella ecatombe utilitarista che piacerebbe agli appetiti antiumani dell’ONU, così da farle scrivere, in futuro, rapporti di catastrofismo più mite.
I recenti cambiamenti nei modelli meteorologici estivi di Nettuno hanno sconcertato gli scienziati: si sta raffreddando, quando normalmente dovrebbe riscaldarsi.
Nettuno è circa 30 volte più lontano dal Sole di quanto lo sia la Terra, circa 2,8 miliardi di miglia, e dalla triste retrocessione astronomica di Plutone a «pianeta nano», Nettuno è il pianeta più distante del nostro Sistema Solare.
L’atmosfera di Nettuno contiene circa l’80% di idrogeno, il 18,5% di elio e l’1,5% di metano; mentre l’atmosfera terrestre è 78% azoto, 21% ossigeno, 0,9% argon e il resto è una miscela di altri gas.
Proprio come ogni altro pianeta che ha un’inclinazione nel suo asse rispetto al piano della sua orbita, Nettuno ha le stagioni. Poiché impiega circa 165 anni per orbitare attorno al Sole, ogni stagione dura circa 40 anni: l’estate di Nettuno è iniziata intorno al 2005.
In uno studio pubblicato l’11 aprile 2022 sul Planetary Science Journal, i ricercatori hanno riferito che durante la sua estate, l’emisfero meridionale di Nettuno si è notevolmente raffreddato
Live Science ha riferito che in questo studio «i ricercatori hanno compilato immagini a infrarossi di Nettuno scattate da una varietà di telescopi terrestri e spaziali tra il 2003 e il 2020.
Il team inizialmente prevedeva che le temperature nell’emisfero meridionale di Nettuno sarebbero aumentate con l’arrivo dell’estate. Tuttavia, le immagini hanno rivelato che le temperature atmosferiche nell’emisfero australe erano scese di 8°C tra il 2003 e il 2018.
«Inoltre, negli ultimi due anni dello studio, le temperature intorno al polo sud di Nettuno sono aumentate di 11° C tra il 2018 e il 2020. I ricercatori sono rimasti perplessi dal cambiamento di temperatura rapido e intenso e non riescono a spiegare perché questo calore sia in controtendenza l’andamento generale nell’emisfero Sud».
«Questa non è la prima volta che le temperature atmosferiche di Nettuno lasciano perplessi gli scienziati. Nel 1989, la sonda Voyager 2 della NASA è passata da Urano e Nettuno mentre usciva dal Sistema Solare e ha scoperto che Nettuno era più caldo del suo vicino più prossimo nonostante fosse più lontano dal Sole. Da allora gli scienziati hanno scoperto che ciò è probabilmente dovuto alle differenze gravitazionali tra i due pianeti».
Lo studio ipotizza cosa potrebbe spiegare i cambiamenti attuali, incluso il ciclo solare di 11 anni, in cui i poli magnetici del Sole si capovolgono, provocando un ciclo del numero di macchie solari e i successivi cambiamenti nella radiazione solare e nel vento solare.
L’attuale ciclo solare 25 è iniziato all’incirca alla fine del 2020 e il numero di macchie solari sta gradualmente aumentando, influenzando il clima spaziale e i satelliti a bassa orbita, la cui vita lavorativa è influenzata dall’aumento della radiazione.
L’autore principale Michael Roman, astronomo dell’Università britannica di Leicester, ha affermato:
«Penso che Nettuno sia di per sé molto intrigante per molti di noi perché ne sappiamo ancora così poco. Tutto ciò punta verso un’immagine più complicata dell’atmosfera di Nettuno e di come cambia nel tempo».
E lo stesso si potrebbe dire per l’atmosfera dinamica, il tempo e il clima della Terra. Per qualche motivo, tuttavia, riguardo al nostro pianeta la climatologia è fatta oggi di soli dogmicatastrofisti e (ovviamente) anti-umani.
Leggendo Renovatio 21, spesso troverete delle risposte. Mentre Nettuno continuerà tranquillo a aumentare e diminuire la temperatura, incurante di ecologisti, ambientalisti, climatologi, miliardari.