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Il messaggio di mons. Viganò alla protesta di Roma

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Renovatio 21 pubblica il testo del videomessaggio inviato dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò alle persone scese in Piazza del Popolo a Roma il 9 Ottobre 2021

 

 

Cari amici,

 

Vi siete riuniti in questo giorno a Roma, in Piazza del Popolo, e in molte altre piazze d’Italia, come centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo manifestano la propria opposizione all’instaurazione di una tirannide globale. Milioni di cittadini di ogni Nazione, nel silenzio assordante dei media, da mesi gridano il proprio «No!» : No alla follia pandemica, No ai lockdown, ai coprifuoco, all’imposizione delle vaccinazioni, No ai passaporti sanitari, ai ricatti di un potere totalitario asservito all’élite.

 

Sono trascorsi quasi due anni dall’inizio di questo incubo planetario. Ci siamo addentrati in un labirinto, passo dopo passo.

 

All’inizio erano le mascherine al chiuso; poi arrivarono i lockdown con le autocertificazioni; poi il coprifuoco… ricordate?

 

Ci hanno impedito di andare in chiesa, di uscire di casa, di lavorare, di andare a scuola, di visitare i nostri cari e addirittura i parenti moribondi in ospedale. Passo dopo passo

Ogni volta, dinanzi ad un abuso che poteva sembrare giustificato dall’emergenza, abbiamo accettato di farci sottrarre un po’ di libertà. Passo dopo passo.

 

Ci hanno impedito di andare in chiesa, di uscire di casa, di lavorare, di andare a scuola, di visitare i nostri cari e addirittura i parenti moribondi in ospedale. Passo dopo passo.

 

A una certa ora della sera, nelle nostre strade, si vedevano solo i rider per le consegne di Amazon e JustEat: nuove vittime del Great Reset, nuovi schiavi del Sistema, assieme a tanti piccoli imprenditori, a proprietari di negozi, bar e ristoranti, costretti al fallimento da norme assurde, illegittime e controproducenti.

 

Senza parlare del tracollo psicologico che ha colpito molti di noi, dai più piccoli ai più anziani: gli uni privati di ogni contatto sociale, gli altri reclusi nelle RSA senza cure, condannati a morire da un protocollo ministeriale.

Passo dopo passo, ci siamo abituati all’idea che un Comitato Tecnico-Scientifico potesse decidere – così almeno ci hanno raccontato – che il virus circolava solo dopo le 18, o che colpiva nei bar gli avventori in piedi e non quelli seduti, che contagiava nelle chiese o nei musei ma non sui treni dei pendolari o sugli autobus pieni di studenti

 

Passo dopo passo, ci siamo abituati all’idea che un Comitato Tecnico-Scientifico potesse decidere – così almeno ci hanno raccontato – che il virus circolava solo dopo le 18, o che colpiva nei bar gli avventori in piedi e non quelli seduti, che contagiava nelle chiese o nei musei ma non sui treni dei pendolari o sugli autobus pieni di studenti.

 

Passo dopo passo, ci hanno fatto credere che un’influenza stagionale come qualsiasi altro Coronavirus potesse uccidere migliaia di persone, senza però dirci che ai medici di base e nei reparti ospedalieri era stato vietato di somministrare cure, aspettando che la malattia si aggravasse.

 

Non ci hanno detto che il COVID, su indicazione dell’autorità sanitaria, doveva essere curato come una malattia polmonare, mentre era di origine circolatoria; non ci hanno detto che erano state proibite le autopsie e che i cadaveri venivano cremati, per impedire di scoprire le cause della malattia e capire come curarla.

 

Ma intanto ci mostravano i camion militari del Generale Figliuolo, carichi di cadaveri; e si guardavano bene dallo spiegare che quei camion contenevano poche bare, accumulate a Bergamo dopo un periodo in cui alle pompe funebri era stato impedito di ritirare le salme e di organizzarne i funerali.

 

Quale impatto, sull’intera popolazione, confinata in casa davanti al televisore, ipnotizzata dal terrorismo mediatico, scientificamente pianificato secondo i più cinici principi della propaganda!

Ma quale impatto, sull’intera popolazione, confinata in casa davanti al televisore, ipnotizzata dal terrorismo mediatico, scientificamente pianificato secondo i più cinici principi della propaganda!

 

Pensate agli anziani, lontani dai loro cari, privati di ogni conforto anche spirituale – era vietato l’accesso anche ai preti per amministrare l’Estrema Unzione! – costretti a subire questo martellamento quotidiano, a veder morire il proprio vicino di letto, ad assistere alla disperazione di persone ancora più sole di loro.

 

Oggi scopriamo che la somministrazione del Propofol, un anestetico che serve per indurre il coma farmacologico, (…)  era prassi comune a tutti gli ospedali, (…) come ha segnalato il dott. Scoglio.

 

In pratica, ci stanno dicendo con la massima tranquillità che lo scorso anno i malati gravi di COVID, prima di essere intubati, venivano sedati con il Propofol, nella consapevolezza che questo ne avrebbe causato la morte. E ce lo dicono in modo così sfrontato, perché evidentemente sono persuasi che nessuno di noi avrà nulla da obiettare, che nessun magistrato aprirà un fascicolo, che nessun giornalista denuncerà questo ennesimo scandalo, che nessun politico oserà criticare il Primo Ministro o il Ministro della Salute.

 

Passo dopo passo, siamo arrivati a vederci costretti, per non perdere il lavoro e per poter svolgere le normali attività, a presentare un documento – il green pass– che certifica lo stato di salute di vaccinati contagiosi e contagiabili e di negativi a tamponi sostanzialmente inaffidabili. Perché, come sapete, il vaccino non protegge dal contagio e i tamponi non garantiscono che il risultato corrisponda alla realtà.

 

E per cosa? Per un’influenza che si poteva curare – e che in molti casi è stata curata con successo documentato, dove lo hanno lasciato fare – ma che doveva essere incurabile, per poter legittimare la sperimentazione dei vaccini in deroga alle norme ordinarie.

 

E sempre in questi giorni – giorni in cui la verità sembra venire sempre più alla luce – apprendiamo dalle dichiarazioni di alcuni medici che i tamponi, sulla base dei quali ci hanno confinato in casa o costretti a ridicole ed estenuanti quarantene; i tamponi che ci hanno imposto per rilevare i casi di positivi da usare per le famose statistiche degli esperti sono inaffidabili.

 

E ce lo dicono oggi, impunemente, dopo aver mandato in rovina l’economia, il tessuto sociale, l’equilibrio psicofisico di un’intera Nazione. Ma se quei tamponi non servono oggi, non servivano nemmeno ieri; e lo dicevano non solo i «complottisti», ma i loro stessi inventori, affermando che non avevano uso diagnostico. Ma siccome oggi occorre delegittimare i tamponi perché costituiscono l’unica alternativa – anche se costosa – all’inoculazione del siero genico sperimentale, ecco che magicamente non sono più attendibili, mentre prima lo erano per legge. Un po’ come il COVID dopo le 18.

 

Ho accennato, poco fa, al labirinto nel quale ci siamo inoltrati. Più precisamente: un labirinto nel quale ci siamo ritrovati seguendo coloro che ci promettevano di uscirne, sapendo benissimo che non ha uscita. Ad ogni passo che abbiamo compiuto addentrandoci nei meandri di questo labirinto, ci siamo allontanati e smarriti.

 

Perché questo è un labirinto. Un groviglio di affermazioni pseudoscientifiche, di contraddizioni logiche, di proclami apodittici, di dogmi proclamati dai nuovi sacerdoti del COVID, dal Sinedrio pandemico. 

Perché questo è un labirinto. Un groviglio di affermazioni pseudoscientifiche, di contraddizioni logiche, di proclami apodittici, di dogmi proclamati dai nuovi sacerdoti del COVID, dal Sinedrio pandemico.

 

Non vi è nulla di consequenziale e di razionale in quello che ci viene detto, ed è proprio nel credere che quanto ci raccontano abbia senso, che ci inoltriamo sempre più nel labirinto.

 

«Vacciniamoci per salvare i fragili e gli anziani che non si possono vaccinare», ci dicevano, mentre vaccinavano i fragili e gli anziani.

 

«Vacciniamoci per poter togliere la mascherina e ricominciare a vivere», e poco dopo scoprivamo che non solo avremmo dovuto portare la mascherina, ma che una dose di siero non era più sufficiente, e nemmeno due, e forse neanche tre.

 

Intanto i fragili e gli anziani muoiono di COVID anche dopo la doppia dose, e se sopravvivono è perché negli ospedali – smentitemi, se ci riuscite – da qualche tempo ai malati di COVID si somministra l’azitromicina, facendola figurare come cura contro i parassiti intestinali ma sapendo benissimo che serve proprio contro il virus. Per non intaccare la credibilità dei vaccini, non certo per la salute dei pazienti.

 

Dobbiamo uscire da questo labirinto, cari amici. Ma non possiamo uscirne limitandoci a protestare contro il green pass, che è solo il più recente strumento di repressione, e certamente non l’ultimo.

 

Certo: il green pass è un’aberrazione giuridica, un odioso ricatto, una prova della pretestuosità dell’allarme pandemico; ma se anche revocassero il green pass, rimarrebbe l’assurdità di considerare mortale un virus curabile che non ha fatto più morti di quelli degli scorsi anni; l’assurdità di portare mascherine che non solo non servono a nulla – per stessa ammissione degli «esperti» – ma che al contrario provocano malattie polmonari gravi e patologie cerebrali; l’assurdità di considerare «vaccino» un farmaco che non serve a dare immunità e che dimostra di avere effetti collaterali così gravi, da superare nei soli pochi mesi di somministrazione i decessi di tutti i vaccini degli ultimi dieci anni; l’assurdità di lasciarci inoculare un farmaco sperimentale che agisce sul nostro DNA, rendendoci organismi geneticamente modificati; l’assurdità di seguire indicazioni e protocolli che paiono scritti da stregoni e non da medici coscienziosi, vista la serie di contrordini ormai giunta al patetico.

 

L’assurdità di confutare seriamente e pacatamente ad affermazioni così scandalose e false da non meritare risposta. Quella di Draghi: «Chi si vaccina si salva, chi non si vaccina muore» è una menzogna; affermare «I vaccinati non muoiono di COVID» è falso, com’è falso affermare che il COVID sia una malattia mortale, dal momento che diventa tale solo se non la si cura.

 

Ed è falso che non ci sono cure, perché quelle cure tanto screditate sono oggi utilizzate proprio dalle autorità europee a scopo preventivo sui profughi afgani che abbiamo accolto qualche settimana fa.

 

È tutto falso. Falsi i dati sui deceduti per COVID. Falsa l’attendibilità dei tamponi. Falsa l’efficacia e la non pericolosità dei vaccini. Falsi i ricoveri nelle terapie intensive. Falsa la «non correlazione» dei «malori improvvisi» che colpiscono i vaccinati. Falsi gli allarmi dei telegiornali, falsi i servizi dei programmi di intrattenimento in cui intervengono i soliti «esperti» e virostar, false le previsioni degli esperti di statistica

È tutto falso. Falsi i dati sui deceduti per COVID. Falsa l’attendibilità dei tamponi. Falsa l’efficacia e la non pericolosità dei vaccini. Falsi i ricoveri nelle terapie intensive. Falsa la «non correlazione» dei «malori improvvisi» che colpiscono i vaccinati. Falsi gli allarmi dei telegiornali, falsi i servizi dei programmi di intrattenimento in cui intervengono i soliti «esperti» e virostar, false le previsioni degli esperti di statistica.

 

Usciamo dal labirinto! Rifiutiamo la narrazione mediatica, magari decidendoci a spegnere il televisore, che oggi si è trasformato in un tabernacolo infernale.

 

Rompiamo il cortocircuito logico di chi pretende il nostro assenso anche quando mente spudoratamente. E per uscire dal labirinto, cari amici, occorre guardare le cose con uno sguardo che non si limiti ai singoli fatti, ma li veda tutti in un quadro più ampio, in cui la pandemia è uno strumento di ingegneria sociale provocato ad arte con lo scopo di portarci proprio al green pass, al controllo totale, alla limitazione delle libertà naturali e costituzionali in nome di un Great Reset che nessuno di noi vuole, che nessuno ci ha mai chiesto di votare, che concentra il potere e le ricchezze nelle mani di un’élite – quella dei «filantrocapitalisti» come Gates e Soros – e che considera il resto dell’umanità come un serbatoio di schiavi e clienti, ai quali dare quel minimo di denaro – creato dal nulla e che grava come debito proprio su di loro – che serve a permettere loro di comprare i beni che questa élite produce; beni prodotti con manodopera a basso costo, ben inteso, costretta a tutto pur di sopravvivere. Mentre si prepara a venderci anche l’aria, l’acqua e la luce del sole, magari col pretesto dell’emergenza green e sotto la spinta dei ridicoli Fridays for Future di Greta Thunberg.

 

Usciamo dal labirinto, riconoscendo che vi è un problema di autorità: autorità civile che non persegue il bene comune dei cittadini, e autorità religiosa che non solo ha smesso di occuparsi della salvezza eterna dei fedeli, ma li consegna nelle fauci di un drago infernale.

 

Usciamo dal labirinto imparando a usare il giudizio critico, a non farci ingannare da chi ha un curriculum di tali abusi, menzogne e crimini, da non lasciar supporre che si comporterà diversamente con noi.

 

Usciamo dal labirinto comprendendo che è in atto una guerra mondiale, combattuta non con armi reali, ma con armi non convenzionali, come la censura delle informazioni, l’asservimento dei medici, la complicità di politici, magistrati e forze dell’ordine

Usciamo dal labirinto comprendendo che è in atto una guerra mondiale, combattuta non con armi reali, ma con armi non convenzionali, come la censura delle informazioni, l’asservimento dei medici, la complicità di politici, magistrati e forze dell’ordine; una guerra che lascia sul suo cammino vittime innocenti, che distrugge la società, che colpisce le persone nell’anima prima ancora che nel corpo, che è stata dichiarata contro tutto quello che richiama la nostra Civiltà, la nostra cultura, la nostra Fede, i nostri valori. Una guerra tra Luce e tenebre, tra Bene e male.

 

A costoro non importa nulla della nostra salute, come non importa di preservare l’ambiente o di promuovere la pace: secondo alcuni – come il il ministro Cingolani – più della metà di noi esseri umani dovrebbe scomparire, perché siamo dei parassiti per il pianeta.

 

Ed è proprio chi teorizza il depopolamento del pianeta ricorrendo ai nuovi vaccini, all’aborto, all’eutanasia e alla sterilizzazione di massa, che guarda caso si propone come benefico filantropo e distribuisce dei vaccini efficaci proprio per questo scopo.

 

E tutti coloro che a vario titolo si sono venduti a questi «filantropi» ci chiedono di «credere nella scienza» (oggi per il COVID, domani per il surriscaldamento globale), rinunciando alla ragione in nome di un assenso fideistico che sconfina nel suicidio.

 

Usciamo dal labirinto! Non possiamo vincere una partita, quando le regole possono in qualsiasi momento essere stravolte dal nostro avversario.

 

Dobbiamo riconoscere che, se siamo giunti a questo punto, lo dobbiamo in gran parte alla nostra infedeltà, all’aver lasciato che altri decidessero al posto di Dio cosa è giusto e cosa non lo è, all’aver consentito che in nome della tolleranza si permettesse la violazione della legge naturale e la degenerazione della morale cristiana, l’omicidio dei bambini nel ventre materno, l’uccisione dei malati e degli anziani, e la corruzione dei bambini e dei giovani.

 

Quanto avviene oggi è il frutto avvelenato di decenni di dissoluzione, di ribellione alla Legge del Signore, di peccati e vizi che gridano vendetta al cospetto di Dio. La Provvidenza ci mostra come può diventare il mondo, quando abbandona la Signoria di Gesù Cristo e si pone sotto la schiavitù di Satana

Quanto avviene oggi è il frutto avvelenato di decenni di dissoluzione, di ribellione alla Legge del Signore, di peccati e vizi che gridano vendetta al cospetto di Dio. La Provvidenza ci mostra come può diventare il mondo, quando abbandona la Signoria di Gesù Cristo e si pone sotto la schiavitù di Satana.

 

Le mie non sono parole apocalittiche – come qualcuno sostiene – ma un severo monito, come Pastore, a tornare a Dio, a riconoscere che dove non regnano Cristo Re e Maria Regina, impera la crudele e spietata tirannide del demonio, che promette fratellanza universale, mentre vuole solo la vostra distruzione in terra e la vostra dannazione eterna.

 

Gesù Cristo è Re e Signore della Storia, nelle Sue mani sono le sorti e i destini di ciascuno di noi, degli Stati e della Santa Chiesa.  Egli non permetterà che soccombiamo dinanzi all’assalto del nemico del genere umano.

 

Ritornate, ritorniamo tutti a Lui, con la fiducia del figliuol prodigo che chiede umilmente al padre di perdonarlo e di riaccoglierlo nella sua casa.

 

Ritorniamo ad essere Cristiani, fieri della nostra Fede e della civiltà che la Religione ha edificato nel corso di duemila anni di Storia.

 

Ritorniamo a difendere nell’impegno civile e politico quei valori non negoziabili che oggi vediamo negati e conculcati. Ma soprattutto – vi prego, vi scongiuro – ritorniamo a vivere nella Grazia di Dio, a frequentare i Sacramenti, a praticare le virtù, ad essere Cristiani coerenti con le promesse del Battesimo, autentici testimoni di Cristo.

Disobbedienza civile, coordinamento delle azioni di protesta, contatti con i movimenti di altri Stati, unione in un’alleanza antiglobalista che assicuri aiuto e supporto contro le autorità asservite al Sistema 

 

Per uscire dal labirinto, occorre ripercorrere a ritroso il cammino intrapreso: il nostro «filo di Arianna» è la difesa della famiglia, del tessuto sociale e religioso della Nazione, della nostra cultura che è ineludibilmente cristiana, cattolica e romana.

 

Noi Italiani non siamo razzisti! In nome della Carità che nel corso dei secoli ha rappresentato uno dei vanti dell’Europa cristiana, possiamo accogliere chi è perseguitato e proscritto dal proprio Paese, ma non possiamo renderci responsabili dello sfruttamento di milioni di migranti, sotto il pretesto dell’accoglienza. Sappiamo che la loro immigrazione in Europa è stata pianificata dall’élite per distruggere la nostra identità civile, culturale e religiosa; serve all’élite per creare caos sociale, per immettere manodopera sottopagata, per fomentare guerre tra poveri e per privare dei loro giovani i Paesi dai quali provengono.

 

Per uscire dal labirinto, dobbiamo resistere con coraggio e fermezza, come seppero opporsi alle dittature del secolo scorso i nostri padri. Disobbedienza civile, coordinamento delle azioni di protesta, contatti con i movimenti di altri Stati, unione in un’alleanza antiglobalista che assicuri aiuto e supporto contro le autorità asservite al Sistema. Una resistenza serena, nutrita dalla consapevolezza che il mondo prospettato dal Great Reset non è il nostro mondo, poiché fondato su un’ideologia di morte, su un pensiero antiumano e anticristico, e che si regge solo sulla forza delle armi o sul ricatto verso chi non può ribellarsi.

 

Dimenticano, questi sciagurati servi del Nuovo Ordine, che la loro è un’utopia, anzi una distopia infernale, che ripugna a tutti noi proprio perché non considera che non siamo fatti di circuiti elettromagnetici, ma di carne e sangue, di passioni, di affetti, di gesti di eroismo e di generosità.

Una resistenza serena, nutrita dalla consapevolezza che il mondo prospettato dal Great Reset non è il nostro mondo, poiché fondato su un’ideologia di morte, su un pensiero antiumano e anticristico, e che si regge solo sulla forza delle armi o sul ricatto verso chi non può ribellarsi

 

Perché siamo umani, fatti a immagine e somiglianza di Dio, dotati di intelligenza e libera volontà. Ma questo, i demoni non possono comprenderlo: per questo falliranno miseramente.

 

E perché questo giorno in cui manifestate pubblicamente e con coraggio la vostra opposizione all’incombente tirannide non rimanga sterile e privo di luce soprannaturale, vi invito tutti a recitare con me le parole che il Signore ci ha insegnato.

 

Facciamolo con fervore, con slancio di carità, invocando la protezione di Nostro Signore e della Sua Santissima Madre su noi tutti, sulle nostre famiglie, sulla nostra Patria e sul mondo intero

 

Padre nostro, che sei nei cieli…

 

 

 

 

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Tutti contro lo spot con l’Eucarestia sostituita da una patatina. Ma il vero scandalo è il Concilio e la caduta della civiltà cristiana

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Circola da ieri in rete l’indignazione per il nuovo spot pubblicitario di un noto marchio di patatine.

 

La storia è raccontata con il linguaggio tipico della pubblicità TV: mentre sullo sfondo odiamo la melodia dell’Ave Maria di Schubert, vediamo un gruppo di novizie di un convento che si allinea per ricevere la comunione dalle mani del parroco. Tuttavia, la prima a ricevere l’ostia consacrata si ritrova a masticare una patatina. Scopriamo quindi una suora ai margini del gruppo fa lo stesso direttamente dalla busta.

 

In pratica, una suora ha sostituito la Santa Eucarestia con delle patatine fritte prodotto industrialmente. La voce fuori capo è di una femmina che con voce languida dice «Il divino quotidiano».

 

 

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Il canale YouTube della casa di produzione specializzata in pubblicità, che sul sito dice di essere il marchio di una società a responsabilità limitata con sede in una località termale austriaca, ha caricato il video ieri. Al momento è ancora visibile.

 

È segnato il nome del regista, Dario Piana, che spiega il linguaggio classico, qualcuno direbbe un po’ antiquato, del filmato: si tratta di uno dei più grandi nomi della pubblicità TV italiana, certo forse conosciuto poco oltre la cerchia dei pubblicitari milanesi e della loro filiera, uno specialista ultrasettantenne con decenni di esperienza fatti negli anni d’oro dell’ascesa delle réclame nelle TV berlusconiane, una firma-garanzia vista per qualche ragione come il pinnacolo cui aspirare per chi vuole fare uno spottone per un’aziendona.

 

La pubblicità, scrivono i giornali, sarebbe visibile nei canali social dell’azienda, che ricordiamo è nota per aver fatto in passato spot con l’attore pornografico Rocco Siffredi, e polemiche per lo slogan scelto per la campagna pubblicitaria – «la patata tira».

 

Era inevitabile che i cattolici si incazzassero. Ha chiesto l’immediata sospensione dello spot che «offende la sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti» una sigla chiamata AIART (Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione), che mai avevamo sentito prima e che dicono sia di ispirazione cattolica.

 

Secondo l’associazione dei catto-ascoltatori cui sarebbe oltraggioso «banalizzare l’accostamento tra la patatina e la particola consacrata», e si potrebbe parlare di un vero ricorso alla blasfemia: «strappare un applauso ad un pubblico compiacente con riferimenti blasfemi, è degradante per chi fa, o pretende di fare, pubblicità», dicono.

 

«Ci si appella al politically correct e alla cancel culture, ma solo contro la religione cristiana (ma solo quella) ci si sente autorizzati a qualsiasi obbrobrio?».

 

Notiamo che siamo davanti ad una posizione moderata. Quanto mostrato è gravissimo: perché la Santa Eucarestia è il centro della religione cristiana, o meglio è Cristo stesso, è Dio stesso.

 

L’Eucarestia è il miracolo fondamentale della fede cattolica. Insultare la Santa Comunione è offendere la Fede, e direttamente Dio in persona. Quei cattolici che credono si tratti di un atto perfettamente equivalente alla bestemmia, ragionano con logica basica, inevitabile.

Non per scandalizzarci, tuttavia, che scriviamo, aggiungendosi a quanti ora si battono il petto. Ricordiamo che qualche anno fa un gruppo di avvocati denunciò un cantante del concerto dei sindacati – quello del 1° maggio, dove ora si tifa per armi ucraine e vaccini – per aver simulato l’atto di consacrazione dell’Eucarestia con un preservativo – grande provocazione, davvero… se poi un giorno ci spiegano pure perché uno deve rivendicare felice di coprirsi la parte più sensibile del suo corpo con un pezzo di gomma sintetica che per soprammercato lo sterilizza). Non sappiamo quanta strada abbia fatto quella denunzia…

 

Non è la blasfemia ad essere rilevante qui, ma il come possa, contro ogni logica, essere prodotta. Perché c’è un grosso problema in tutta la storiella dello spot raccontato.

 

La trama è palesemente incongrua ed irreale, per il motivo semplice che prima di venire data ai fedeli, l’eucarestia viene consacrata. Che vuol dire, perfino nel rito postconciliare, innalzata dal sacerdote che pronuncia le formule necessarie a che avvenga la transustanziazione. Cioè: il prete della finzione pubblicitaria, avrebbe dovuto accorgersi che stava consacrando delle patatine. E nel caso il sacerdote fosse orbo od ubriaco, se ne sarebbero accorti i chierichetti, i fedeli, tutti.

 

In pratica: chi ha scritto e girato e mandato in giro lo spot, sembra ignorare come funziona una Messa, come funziona la Comunione. Ciò potrebbe includere una discreta quantità di persone che vanno dai geniali pubblicitari che l’hanno pensata, ai committenti che l’hanno accettata, ai produttori, al regista, alle maestranze presenti, agli attori, ai montatori, all’ufficio marketing dell’azienda, etc. Tanta gente. Nessuno a cui sia venuto il dubbio: ma non è che questa storia della pisside piena di patatine non tiene? Non è che qualcuno si può accorgere di questo errore narrativo gigantesco – quello che in gergo cinematografico è chiamato «buco di sceneggiatura»?

 

Qui, secondo noi, sta il vero scandalo. La società è talmente decristianizzata che pure nella blasfemia non c’è conoscenza della tradizione cattolica che si va a negare, o deridere, o anche solo a criticare. Non hanno idea di come sia fatta, eppure vogliono usare la chiesa cattolica e le sue forme, ci si avvicinano appena possono – un fenomeno che appare chiaro anche nel mondo LGBT, dove alla prima fessura che si apre gli attivisti omotransessualisti si ficcano nelle cattedrali, come visto nel caso di San Patrizio a Nuova York usato per le celebrazioni blasfeme di un transessuale argentino.

 

Va detto che gli LGBT, tuttavia, hanno in qualche modo presente cosa sia la chiesa, e questo spiega perché ne sono ossessionati. I pubblicitari, invece, non è detto che lo sappiano.

 

Quindi se non sanno quello che fanno, ci si chiede se si può parlare davvero di intenzioni blasfeme. Ma di questo non ci importa. Rileva realizzare come blasfema sia l’intera società post-cristiana dove, in mancanza di fede e pure di conoscenza basilare, cose come questa posson saltar fuori.

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La causa dell’abisso di bestemmia, sciatteria ed ignoranza in cui è caduta la società umana ha un nome ed un cognome: si chiama Concilio Vaticano II, la più grande catastrofe vissuta dall’umanità negli ultimi secoli, l’alterazione profonda del sistema operativo spirituale e personale di miliardi di persone, con conseguente sabotaggio dell’intera civiltà.

 

Prima del Concilio, lo scandalo dello spottino patatino era impensabile: non solo perché la gente non avrebbe mai accettato un’offesa del genere, non solo perché non gli sceneggiatori nemmeno l’avrebbero concepita, ma perché quasi tutti erano stati almeno una volta a Messa, e sapevano che l’Ostia, prima di essere distribuita, va consacrata pubblicamente (cosa perfino evidente nel nuovo rito, dove si fa ad populum, cioè rivolti ai fedeli).

 

Lo scandalo vero, dunque, non è la pubblicità blasfema, ma il Concilio che ci ha portato dove siamo ora, dove l’attacco a Dio pare scritto nel codice stesso dello Stato moderno.

 

E quindi: cari cattolici, cari telespettatori, cari cittadini sincero-democratici, cari democristiani, cari post-cristiani, avete voluto il Paese laico, adesso beccatevi la patatina ignorante, e tutta la sua filiera di lavoratori intellettuali strapagati.

 

Avete voluto detronizzare Cristo al punto da accostare il suo corpo ad una patata fritta, al punto da dimenticare perfino il rito centrale degli ultimi millenni; adesso proseguite pure con la cancellazione delle statue con donne che allattano e le vacanze scolastiche pel Ramadan.

 

Blasfemie a parte, lo scandalo è qui: nella decadenza del consorzio umano, nella caduta della civiltà cristiana.

 

Roberto Dal Bosco

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«Vediamo i sommi sacerdoti prostrarsi dinanzi agli idoli infernali del Nuovo Ordine Mondiale»: omelia di mons. Viganò nella Domenica di Pasqua

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Renovatio 21 pubblica l’omelia di monsignor Carlo Maria Viganò per la domenica di Pasqua 2024.  

ADHUC TECUM SUM

Omelia nella Domenica di Pasqua

 

Resurrexi, et adhuc tecum sum. Sono risorto, e sono ancora con te.

Salmo 138

  Hæc dies, quam fecit dominus. Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Sono le parole che la divina Liturgia ripeterà durante tutta l’Ottava di Pasqua, per celebrare la Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, trionfatore della morte. Permettetemi tuttavia di fare un passo indietro, al Sabato Santo, ossia al momento in cui le spoglie del Salvatore giacciono nel Sepolcro senza vita e la Sua anima scende negl’inferi per liberare dal Limbo coloro che morirono sotto l’Antica Legge aspettando il Messia promesso.    Una settimana fa il Signore era acclamato Re d’Israele ed entrava trionfalmente in Gerusalemme. Pochi giorni dopo, appena celebrata la Pasqua ebraica, le guardie del tempio Lo arrestavano e con un processo farsa convincevano l’autorità imperiale a metterLo a morte per esserSi proclamato Dio.   Abbiamo accompagnato il Signore nel pretorio; abbiamo assistito alla fuga dei Discepoli, alla latitanza degli Apostoli, al rinnegamento di Pietro; Lo abbiamo visto flagellare e coronare di spine; Lo abbiamo visto esposto agli insulti e agli sputi della folla sobillata dal Sinedrio; Lo abbiamo seguito lungo la via che porta al Calvario; abbiamo contemplato la Sua crocifissione, ascoltato le Sue parole sulla Croce, udito il grido con cui spirava; abbiamo visto oscurarsi il cielo, tremare la terra, strapparsi il velo del Tempio; abbiamo pianto con le Pie Donne e San Giovanni la Sua Morte e la deposizione dalla Croce; abbiamo infine osservato la pietra sepolcrale chiudere la Sua tomba e la guarnigione delle guardie del tempio sorvegliare che nessuno vi si avvicinasse per rubarne il corpo e dire che Egli era risorto dai morti. Tutto era già scritto, profetato, annunciato.

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Le parole dei Profeti non erano bastate, nonostante esse annunciassero – insieme alla dolorosissima Passione del Salvatore – anche la Sua gloriosa Resurrezione. Sembrava tutto finito, tutto vano: le speranze di tre anni di ministero pubblico, di miracoli, di guarigioni sembravano dissolversi dinanzi alla cruda realtà di una morte tremenda e infame, con cui veniva a chiudersi definitivamente la vita del figlio di un falegname della Galilea.    Questo è ciò che abbiamo dinanzi in questa fase cruciale della Storia dell’umanità: un mondo che per secoli ha costruito una civiltà – anzi: la civiltà – sulle parole di Cristo, riconoscendoLo Re come fece il popolo di Gerusalemme, e che nell’arco di qualche generazione Lo rinnega, Lo tortura, Lo uccide con il più infame dei supplizi e Lo vuole seppellire per sempre.   E se non siamo ancora giunti alla fine di questa passio Ecclesiæ – ossia al completamento della Passione di Cristo nelle Sue membra, il Corpo Mistico – sappiamo che questo è comunque ciò che presto accadrà, perché il servo non è superiore al padrone.   Il mondo contemporaneo ha assistito alle manovre del Sinedrio, che in tre secoli ha compiuto sulla Santa Chiesa ciò che in tre giorni aveva fatto al suo Fondatore; in quel Sinedrio abbiamo potuto annoverare non solo re e principi, ma anche sacerdoti e scribi, per i quali la Redenzione minacciava un’usurpazione ai danni di un popolo ingannato dai suoi stessi capi. Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia (Mt 27, 18).    Noi stiamo osservando: increduli che tutto questo possa accadere di nuovo, questa volta coinvolgendo l’intero corpo ecclesiale e non solo il suo Capo divino.   Alcuni con il timore di vedere fallito un programma politico di rivolta, altri sgomenti e incapaci di comprendere come le parole del Signore possano realizzarsi, quando tutto lascia temere il peggio.   Alcuni si svelano nel loro considerare il Signore come un’opportunità per trarne un vantaggio personale e quindi pronti a tradirLo, altri continuano a credere, apparentemente contro ogni ragionevolezza.    Vediamo i sommi sacerdoti inchinarsi al potere temporale, prostrarsi dinanzi agli idoli del globalismo e della Madre Terra – infernale simulacro del Nuovo Ordine Mondiale – per quello stesso terrore di vedersi sottrarre un potere usurpato, di essere scoperti nelle loro menzogne, nei loro inganni. Tradimenti, fornicazioni, perversioni, omicidi, corruzione mettono a nudo un’intera classe politica e religiosa indegna e traditrice. E quello che gli scandali portano alla luce è ancora nulla rispetto a ciò che presto verremo a conoscere: l’orrore di un mondo sommerso, in cui coloro che dovrebbero esercitare l’autorità di Cristo Re nella sfera civile e di Cristo Pontefice in quella religiosa sono in realtà adoratori e servi del Nemico, né più né meno di ciò che erano i sacerdoti mostrati dal Signore al profeta Ezechiele (Ez 8), nascosti nei penetrali del Tempio e intenti ad adorare Baal.   Su di loro la collera di Dio si scatena mediante l’azione punitrice dei nemici: ieri Nabucodonosor o Antioco Epifane, Diocleziano o Giuliano l’Apostata; oggi le orde dell’Islam invasore, i Black Lives Matter, i seguaci dell’ideologia LGBTQ, i tiranni del Nuovo Ordine Mondiale e dell’OMS. E come i precursori dell’Anticristo hanno creduto di poter vincere Cristo e sono morti, così moriranno anche i servi dell’Anticristo e l’Anticristo stesso, sterminati dalla destra di Dio.    Quanto sangue sparso! Quante vite innocenti stroncate, quante anime perdute per sempre, quanti Santi strappati al Cielo! Ma quanti Martiri silenziosi, quante conversioni sconosciute, quanto eroismo in tante persone senza nome. E tra costoro non possiamo non annoverare i Dottori della Chiesa – ossia quei Vescovi rimasti fedeli all’insegnamento del Signore – e i dottori del popolo, ossia quei campioni della Verità cattolica contro l’Anticristo. Sì, cari amici e fratelli, perché ci saranno anche loro: E i dottori del popolo illumineranno molta gente, e correranno incontro alla spada, e alle fiamme, e alla schiavitù, e allo spogliamento delle sostanze per molti giorni (Dan XI, 33).   Questo titolo di dottore, giusta ricompensa dell’ingegno unito al lavoro, lo Spirito Santo lo attribuisce egualmente, e con infinita giustizia, a poveri popolani che la grandezza della loro Fede ha trasformati in apostoli. Apostoli intrepidi delle Verità cristiane, essi le faranno risuonare nelle officine, nelle botteghe, nelle strade, per le campagne, su internet.   Anche l’Anticristo li avrà in odio, considerandoli come uno dei più grandi ostacoli all’instaurazione del suo regno tirannico e li perseguiterà ferocemente; perché proprio quando egli crederà di aver sotto controllo i pulpiti e i parlamenti, sarà anche grazie ad essi se la fiamma della Fede non si spegnerà e se il fuoco della Carità accenderà tanti cuori sino ad allora tiepidi.   Guardiamoci attorno: la furia montante di tanti crimini esecrandi e di tante menzogne sta svegliando molte anime, scuotendole dal loro torpore per farne anime eroiche pronte a combattere per il Signore.   E quanto più nelle ultime fasi, la battaglia si farà feroce e spietata, tanto più determinata e coraggiosa sarà la testimonianza di persone sconosciute e umili. 

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In questa grande Parasceve dell’umanità, che volge ormai al termine e prelude alla vittoria della Resurrezione, le grida oscene e le vili crudeltà della folla ci atterriscono e ci fanno pensare che tutto sia perduto, specialmente nel contemplare quanti Hosanna si sono mutati in Crucifige.   Ma così non è, cari fratelli!   Al contrario: se siamo giunti al Venerdì di Passione, sappiamo che è imminente il silenzio del Sabato, che presto sarà squarciato dal suono non più delle campane a festa, ma dalle trombe del Giudizio, dal ritorno trionfale del Signore glorioso.    A chi per primo si mostra il Salvatore risorto?   Non si mostra a Erode, né a Caifa, né a Pilato, ai quali pure avrebbe potuto dare una bella lezione apparendo sfolgorante nella Sua veste candida come la neve.   Non si mostra agli Apostoli, fuggiti e ancora nascosti nel Cenacolo.   Non si mostra a Pietro, che ancora piange amaramente il suo rinnegamento.   Si mostra invece alla Maddalena, che inizialmente crede si tratti di un ortolano: a colei che la mentalità del mondo di allora avrebbe considerato insignificante, ma che era stata – con la Maria Santissima e le Pie Donne – ad accompagnare il Signore al Calvario, e che ora si preoccupava di lavarne e imbalsamarne il corpo.   Questa delicatezza del Redentore verso la Maddalena sia dunque una promessa per il giorno glorioso del Suo ritorno, quando saranno altri Cattolici senza nome, rimasti fedeli nell’ora della Passione, a meritare di veder sorgere ad Oriente il Sole di Giustizia che non conoscerà tramonto.   E così sia.   + Carlo Maria Viganò, Arcivescovo 31 Marzo 2024 Dominica Paschatis, in Resurrectione Domini SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine: Jacopo Robusti detto Tintoretto (1518-1594), La resurrezione, Gallerie dell’Accademia, Venezia  Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia   
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Civiltà

Putin: le élite occidentali si oppongono a tutti i popoli della Russia

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Il presidente russo Vladimir Putin ha messo in guardia dai tentativi occidentali di seminare divisione fra le genti russe e dai tentativi di frammentare il suo territorio secondo linee etniche. Lo riporta il sito governativo RT.

 

Intervenendo alla sessione plenaria del Consiglio internazionale del popolo russo, Putin ha lanciato un appassionato appello alla solidarietà tra i diversi popoli del Paese. Tali sforzi mirano non solo a danneggiare il popolo russo stesso, ma contro tutti i gruppi che compongono il paese, ha dichiarato Putin.

 

«La russofobia e altre forme di razzismo e neonazismo sono diventate quasi l’ideologia ufficiale delle élite dominanti occidentali. Sono diretti non solo contro i russi, ma contro tutti i popoli della Russia: tartari, ceceni, avari, tuvini, baschiri, buriati, yakuti, osseti, ebrei, ingusci, mari, altaiani. Siamo tanti, non li nominerò tutti adesso, ma, ripeto, questo è diretto contro tutti i popoli della Russia», ha dichiarato il Presidente.

 

«L’Occidente non ha bisogno di un Paese così grande e multinazionale come la Russia», ha continuato il presidente, aggiungendo che la diversità e l’unità della Russia «semplicemente non si adattano alla logica dei razzisti e dei colonizzatori occidentali».

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Ecco perché, secondo Putin, l’Occidente ha iniziato a suonare «la vecchia melodia» di chiamare la Russia una «prigione di nazioni», descrivendo il popolo russo come «schiavi» e arrivando addirittura a chiedere la «decolonizzazione» della Russia.

 

«Abbiamo già sentito tutto questo», ha detto, aggiungendo che ciò che gli oppositori della Russia vogliono veramente è smembrare e saccheggiare il paese, se non con la forza, almeno seminando discordia all’interno dei suoi confini.

 

Putin ha continuato avvertendo che qualsiasi interferenza esterna o provocazione volta a provocare conflitti etnici o religiosi nel Paese sarà considerata un «atto aggressivo» e un tentativo di utilizzare ancora una volta il terrorismo e l’estremismo come strumento per combattere la Russia.

 

«Reagiremo di conseguenza», ha dichiarato.

 

Il presidente ha sottolineato che l’attuale lotta della Russia per la sovranità e la giustizia è «senza esagerazione» di «natura di liberazione nazionale» perché è una lotta per la sicurezza e il benessere dei suoi cittadini.

 

Putin ha anche osservato che il popolo russo, come già fatto in passato, è diventato ancora una volta un ostacolo per coloro che lottano per il dominio globale e cercano di portare avanti la loro «eccezionalità».

 

«Oggi lottiamo non solo per la libertà della Russia, ma per la libertà del mondo intero», ha detto il presidente, precisando che Mosca è ora «in prima linea nella creazione di un ordine mondiale più equo» e che «senza un governo sovrano, una Russia forte, non è possibile alcun ordine mondiale duraturo e stabile».

 

Come riportato da Renovatio 21, all’ultima edizione del Club Valdai Putin aveva tenuto un denso discorso dove lasciava intendere una concezione della Russia come Stato-civiltà.

 

Riguardo alle élite occidentali, parlando di forniture di gas, il presidente russo aveva lamentato due mesi fa la mancanza di «persone intelligenti». Considerando le bollette, è davvero difficile dargli qui torto.

 

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

 

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