Civiltà
L’élite apocalittica vuole i robot killer per proteggersi dopo il collasso

Nel 2018 l’influente professore e scrittore Douglas Rushkoff ha critto un articolo intitolato «Survival of the Richest» («la sopravvivenza del più ricco»), un titolo che fa eco al darwiniano «Survival of the Fittest», cioè la sopravvivenza del più adatto.
Questi miliardari senza nome stavano cercando il suo consiglio per pianificare la loro sopravvivenza dopo quello che hanno chiamato «l’evento», il termine per il collasso della Civiltà
Nell’articolo, lo specialista di cibercultura rivelava che un anno prima era stato pagato un’enorme cifra per incontrare cinque gestori di hedge fund estremamente ricchi.
Rushkoff afferma che questi miliardari senza nome stavano cercando il suo consiglio per pianificare la loro sopravvivenza dopo quello che hanno chiamato «l’evento», il termine per il collasso della Civiltà attraverso la distruzione del clima, la guerra nucleare o qualche altra catastrofe che apparentemente consideravano tanto probabile e vicina da iniziare a pianificare per la sopravvivenza.
Rushkoff scrive che alla fine divenne chiaro che la principale preoccupazione di questa ricca élite ultramiliardaria era mantenere il controllo su una forza di sicurezza che avrebbe protetto le loro proprietà dalla plebe in un mondo post-apocalittico in cui il denaro potrebbe non significare nulla.
«Sapevano che sarebbero state necessarie guardie armate per proteggere i loro complessi dalla folla inferocita. Ma come avrebbero pagato le guardie una volta che i soldi non avevano più valore?»
«Questa singola domanda ci ha occupato per il resto dell’ora. Sapevano che sarebbero state necessarie guardie armate per proteggere i loro complessi dalla folla inferocita. Ma come avrebbero pagato le guardie una volta che i soldi non avevano più valore?»
Una domanda non da poco. Senza i soldi, l’élite che potere ha? Senza il danaro, come impedire che gli esseri umani si raggruppino intorno ad elementi più naturali?
«Cosa avrebbe impedito alle guardie di scegliere il proprio capo? I miliardari presero in considerazione l’uso di speciali serrature a combinazione sulla fornitura di cibo che solo loro conoscevano. O costringere le guardie a indossare collari disciplinari di qualche tipo in cambio della loro sopravvivenza. O forse costruire robot che servano da guardie e lavoratori, se quella tecnologia potesse essere sviluppata in tempo».
«Cosa avrebbe impedito alle guardie di scegliere il proprio capo? I miliardari presero in considerazione l’uso di speciali serrature a combinazione sulla fornitura di cibo che solo loro conoscevano. O costringere le guardie a indossare collari disciplinari di qualche tipo in cambio della loro sopravvivenza. O forse costruire robot che servano da guardie e lavoratori, se quella tecnologia potesse essere sviluppata in tempo»
Non sono pochi i miliardari della Silicon Valley che non fanno mistero dei loro investimenti apocalittici: bunker sotterranei, navi, elicotteri, armi. Peter Thiel, geniale fondatore di PayPal e primo investitore in Facebook (oltre che attore di misteriosi contatti con il sistema più profondo della Difesa USA), si è mosso come sempre per primo, arrivando ad acquisire, cosa non facile, la cittadinanza neozelandese per poi costruire una sorta di base post-catastrofe sull’isola.
Si tratta del fenomeno dei «tech survivalist billionaires», i miliardari tecnologici survivalisti: survivalist, o prepper, è colui che si prepara a sopravvivere alla fine della civiltà. Un tempo era un fenomeno delle milizie più o meno fondamentaliste dell’America profonda, ora è un fenomeno che ora coinvolge i più ricchi e intelligenti d’America. La cosa fu descritta con perizia da un articolo della rivista New Yorker in cui dettagliava con perizia le strategie dei nababbi per il giorno del giudizio.
Insomma, all’élite non dispiacerebbe una tecnologia robotica assassina sufficientemente avanzata da poter fungere da scorta post-apocalittica: scorta che, lo sanno, servirà loro specialmente per difenderli dalla plebe che li accuserà del disastro, o che semplicemente vorrà un pezzo di quello che essi avranno.
«Siamo governati da guerrafondai e sociopatici, e nessuno di loro ha piani sani per il nostro futuro»
Renovatio 21 vi parla spesso di androidi da combattimento, droni, carri armati senza pilota, slaughterbots, robocani etc. Oggi sono curiosità – o elementi della guerra avanzata. Domani potrebbero essere vostri nemici diretti. Come nell’episodio di Black Mirror «Metalhead», domani, per la vostra sopravvivenza, potreste trovarvi a fronteggiare un robot killer.
«Siamo governati da guerrafondai e sociopatici, e nessuno di loro ha piani sani per il nostro futuro» scrive Caitlin Johnstone su Medium.
«Non sono buoni e non sono saggi. Non sono nemmeno particolarmente intelligenti. A meno che non riusciamo a trovare un modo per staccare le loro dita dal volante del nostro mondo in modo da poter voltare le spalle dalla direzione in cui siamo diretti, le cose probabilmente diventeranno molto oscure e spaventose».
Immagine di longgi via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)
Civiltà
Lampedusa, Elon Musk accusa George Soros di volere «la distruzione della civiltà occidentale». Poi incontra Netanyahu

Elon Musk ha accusato George Soros degli sbarchi di Lampedusa, dicendo che Soros vuole distruggere la civiltà occidentale.
L’ultramiliardario sudafro-americano ha fatto l’esternazione in risposta a un post di un utente che condivideva filmati di persone che arrivavano sull’isola italiana di Lampedusa dal Nord Africa che si riferiva a una «invasione guidata da George Soros» dell’Europa.
«L’organizzazione Soros sembra non volere niente di meno che la distruzione della civiltà occidentale», ha scritto Musk.
The Soros organization appears to want nothing less than the destruction of western civilization
— Elon Musk (@elonmusk) September 17, 2023
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Il commento è stato scritto poco prima che il magnate tecnologico andasse ad incontrare il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu in California.
Musk è stato accusato da gruppi per i diritti civili di amplificare l’antisemitismo sulla sua piattaforma – cosa che lui nega. Ieri l’imprenditore ha incontrato Netanyahu per colloqui che secondo entrambi gli uomini si concentreranno sulla tecnologia dell’Intelligenza Artificiale, e non sull’Anti-Defamation League (ADL), l’organizzazione ebraica divenuta accusatrice di qualsiasi realtà devii dalla narrazione dominante, che Musk ha detto di voler denunciare per le accuse di antisemitismo rivolte alla piattaforma.
Secondo il Washington Post, l’incontro con Netanyahu serviva a Musk invece per rassicurare gli amici e alleati ebrei di Musk rispetto alle montanti accuse di antisemitismo.
La questione ha diverse chiavi di lettura, in realtà: come sa il lettore di Renovatio 21, Soros e Netanyahu non vanno in alcun modo d’accordo, con il figlio del premier dello Stato Ebraico accusato pochi anni fa pure lui di antisemitismo (!) per aver postato un meme in cui Soros compariva come burattinaio.
Prime Minister Netanyahu's son posts anti-Semitic Soros meme on his Facebook page. pic.twitter.com/1rtzNATdg0
— Yashar Ali 🐘 (@yashar) September 9, 2017
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Al contempo è nota l’avversione di Musk per l’amministrazione Biden, che – secondo alcuni – potrebbe essere dietro ai disordini civili in Israele, con manifestazioni oceaniche contro il governo Netanyahu, a cui sono arrivati ad assediare la casa.
Vanno notati, inoltre, i trascorsi tra Musk e Soros, che secondo alcuni potrebbero essere dovuti a manovre di Borsa del megaspeculatore magiaro contro l’impero di Musk – in particolare, i titoli di Tesla.
Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso Musk aveva annunciato che avrebbe denunciato le ONG sostenute da Soros. Un anno fa, circa 26 ONG finanziate da governi europei come da Soros, avevano invitato i principali inserzionisti di Twitter al boicottaggio dopo che la piattaforma era stata comperata da Musk.
Musk era stato accusato di antisemitismo anche per aver detto che Soros gli ricordava il cattivo dei fumetti degli X-Men Magneto, perché, scrisse Elone, il grande donatore del Partito Democratico USA (e di qualche partito anche in Italia, parrebbe) in realtà «odia l’umanità». Nelle storie Marvel, Magneto è un ebreo sopravvissuto all’olocausto che, in effetti, odia l’umanità: ma poco è bastato che si scatenasse una tempesta di accuse di antisemitismo.
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Civiltà
Blackout in tutta Italia. A cosa ci stanno preparando?

Civiltà
Il programma dell’anarco-tirannia è in atto

Alcuni lettori mi hanno scritto sconvolti per i fatti delle città francesi messe ferro ignique dalle bande nordafricane.
Qualcuno mi parla di profezie sulla Francia, qualcun altro si chiede, tremando, quando succederà in Italia. Altri ancora mi chiedono cosa stia accadendo nel profondo.
I militari non intervengono per poter istituire un sistema di controllo ancora più capillare? Oppure i soldati sono tenuti nelle caserme perché a quel punto si potrebbe ufficialmente parlare di guerra civile? (Che era, per nemesi storica, l’accusa che Macron in campagna elettorale rivolgeva alla sfidante Marine Le Pen)
La Francia non risolve la questione perché, sapendo che ha a che fare con gruppi armati, come visto in plurimi video circolanti, sa che vi sarebbe una carneficina, che sancirebbe la divisione etno-sociale una volta per tutte, mettendo fine alla finzione del Paese illuminato e multietnico?
Macron sta aspettando che passi a’nuttata, per spazzare tutto sotto il tappeto delle banlieue, esattamente come fece Chirac nel 2005?
Ognuna di queste possibilità può essere veritiera. Tuttavia, scendendo ad un livello ancora più profondo, credo che stiamo assistendo in diretta ad una mutazione programmata dallo Stato moderno. Una trasformazione dell’ordine sociale, del cosmo della cittadinanza, a lungo preparata, con operazioni immani durate decenni se non secoli, dai padroni del vapore.
La democrazia liberale scompare. Le fiamme di Nanterre e delle altre città francofone d’Europa sono i colori esatti del suo tramonto. Al contempo, quei bagliori coincidono con la forma futura della società: l’anarco-tirannia.
Il termine fu coniato dallo scrittore e giornalista americano Sam Todd Francis (1947-2005) a inizio degli anni Novanta, per poi riprenderlo a inizio 2000 in un brevissimo saggio intitolato «Synthesizing Tyranny». Francis preconizzava l’imminente ascesa di una dittatura armata che però, a differenza di quanto visto in passato, non imponesse in alcun modo alla popolazione una legge, anzi, lasciasse la società in balia dell’incertezza e della violenza.
Si trattava, scrive Francis, «di una sorta di sintesi hegeliana di due opposti: l’anarchia e la tirannia», cioè una dimensione in cui uno Stato che regola in modo tirannico o oppressivo la vita dei cittadini ma non è in grado o non vuole far rispettare la legge protettiva fondamentale.
«Il concetto elementare di anarco-tirannia è abbastanza semplice. La storia conosce molte società che hanno ceduto all’anarchia quando le autorità governative si sono dimostrate incapaci di controllare criminali, signori della guerra, ribelli e predoni invasori. Oggi, questo non è il problema negli Stati Uniti. Il governo, come può dirvi qualsiasi contribuente (soprattutto quelli morosi), non accenna a crollare o a dimostrarsi incapace di svolgere le sue funzioni. Oggi negli Stati Uniti il governo lavora in modo efficiente. Le tasse vengono riscosse (puoi scommetterci), la popolazione viene contata (più o meno), la posta viene consegnata (a volte) e Paesi che non ci hanno mai infastidito vengono invasi e conquistati».
L’anarco-tirannia, secondo lo scrittore, permette ai violenti di prosperare. L’importante è la sottomissione, innanzitutto fiscale, della maggioranza della popolazione».
«Sotto l’anarco-tirannia, il controllo di elementi veramente pericolosi come (…) è messo in secondo piano. Il vero problema è come spremere denaro dai comuni cittadini che non si lamenteranno, non reagiranno e non inizieranno a colpire le persone in faccia».
Sbaglia chi pensa che si tratti di un segno di debolezza terminale di una società che ha perso radici e orientamento morale. «L’anarco-tirannia, quindi, non è solo una deformazione del sistema di governo tradizionale né un sintomo di “decadenza”» avverte Francis.
No, «l’anarco-tirannia è del tutto deliberata, una trasformazione calcolata della funzione dello stato da quella impegnata a proteggere la cittadinanza rispettosa della legge a uno Stato che tratta il cittadino rispettoso della legge come, nel migliore dei casi, una patologia sociale e, nel peggiore, un nemico».
È la sensazione che hanno molti, quando magari aspettano ore in questura per denunciare che gli hanno svaligiato la casa, e poi trovarsi nessun risultato, e magari gli stessi poliziotti che li fermano per strada in modo randomatico. È l’idea che usciva dalla bocca di una borseggiatrice di autobus, beccata dal famoso programma televisivo delle otto e mezza di sera. La ragazza, rincorsa dal giornalista-giustiziere, diceva con sicumera: ma cosa vi interessa se rubo, non interessa neanche alla polizia…
Tuttavia, il cittadino può ricordare, e con un certo fremito, il comportamento delle forze dell’ordine durante la pandemia, con i jogger inseguiti in spiaggia, i droni, i controlli nei bar, il timore generico che si aveva degli agenti pandemici. Ricordate, per caso, quelle immagini di due anni fa, le ultime proteste a Milano? Noi sì, e ancora ci divora la tristezza.
C’è, sì, una bella inversione. Il criminale, quello che vive infrangendo l’ordine, viene ignorato, tollerato, e se acciuffato per qualcosa, in caso liberato subito. Il cittadino che vive rispettando la legge può vedere invece, come in Francia, la sua macchina bruciata in strada, gli spari di Kalashnikov sotto casa, il proprio negozio distrutto da una razzia furiosa.
Anche senza i fuochi di Nanterre, tuttavia, possiamo vedere come la questione riguardi oramai la struttura stessa delle città. I cittadini assistono impotenti allo spaccio di droga, che avviene sempre nei soliti posti, e che avvelena la gioventù.
I proprietari di case possono vedere il valore dell’immobile dimezzarsi o ancora peggio quando lo Stato, senza spiegare perché, piazza nel condominio, o nel condominio a fianco, masnade di sconosciuti africani arrivati con i barconi, mantenuti per anni tra vitto e alloggio gratuito, telefonini, vestiti alla moda, monopattini elettrici – il tutto a spese, ovviamente, della stessa persona che paga le tasse pur vedendo degradato il valore dei suoi beni. Alcuni figliano, perché magari chi li gestisce gli ha sussurrato qualcosa sullo ius soli e i ricongiungimenti.
Nelle cittadine, anche piccole, sorgono moschee abusive, che generano sempre movimento, e finiscono magari nelle cronache perché si scopre che dentro c’è qualcuno che predica l’islamismo salafita, con magari qualche possibile connessione con il terrorismo internazionale.
Tutti questi fenomeni sono pienamente accettati dalla popolazione: è questa la vera chiave di volta per comprendere l’anarco-tirannia.
Perché la violenza anarcoide portata programmaticamente dalle masse importate con i gommoni Kalergi è solo una faccia della medaglia. L’altra, la tirannia, prevede proprio la sottomissione del popolo. È la famosa inversione dello stato di diritto vista con il green pass, che sarà ancora più evidente quando, a breve, la nostra esistenza sarà piattaformata tramite ID digitale (prima preoccupazione di Macron appena rieletto) e danaro programmabile, cioè dall’euro digitale di sorveglianza della BCE Lagarde.
Se il cittadino non è libero, è uno schiavo. Se lo Stato non offre libertà, allora infligge la sottomissione. E la forma politica della sottomissione è la tirannide.
Potete vedere ovunque segni di questo squilibrio. Le tasse rendono impossibile la vita di tantissimi – specie i lavoratori autonomi – tuttavia ecco stanziamenti gargantueschi per mantenere gli immigrati (anche durante il governo Meloni: quanti sono? Tre miliardi? Cinque? Otto? Qualcuno lo vuole dire), più fiumi di danari e armi (al punto da rendersi sprotetti!) all’Ucraina.
Una decisione del vertice, neanche italiano magari, ma verso cui il popolo non pensa di reagire. Allarga le braccia, china la testa. Lavora, arriva a fine mese. Tollera tutto. Non ti muovere, stai lì e subisci, come una pietra, come un santo, come Fantozzi, come la brava persona che sei, che deve pensare prima a portare a casa da mangiare per la famiglia, e che non vuole grane con la polizia o con la magistratura.
È così che l’anarco-tirannide è divenuta strutturale. Colpisce, ad esempio, il recente omicidio di Primavalle, a Roma, quello della ragazza trovata nel cassonetto. Il ragazzo fermato, immigrato di seconda generazione, dicono l’abbia uccisa per un debito di droga da 30 euro. Il giorno prima di venire massacrata aveva presentato il sospetto assassino alla madre. «Signora, stia tranquilla, voglio bene a sua figlia». Poi, coltellate al collo, alla schiena, all’addome, il cadavere sanguinante messo su un carrello verso i bidoni della spazzatura. Su Instagram il ragazzino di origine cingalese ha più di 10 mila follower, ha inciso un pezzo Trap pubblicato su Spotify, si atteggia da duro. Lei invece era attiva in altri ambiti: faceva la volontaria al Centro accoglienza degli immigrati.
È un’immagine che dice tutto. Tuttavia, non possiamo non sentire gli echi di situazioni passate: Pamela Mastropietro, venti anni, squartata da spacciatori dell’Africa nera con precisione mai vista – forse rituale. Oppure Desiré Mariottini, drogata, stuprata e uccisa da un branco che ha poi lasciato il cadavere in uno stabile abbandonato. Aveva sedici anni. E poi, chissà quanti altri casi, e non solo in Italia. In Francia si è avuto il caso, agghiacciante di Lola Daviet, violentata e torturata e uccisa, messa in una valigia da una strana immigrata maghrebina – forse anche qui con una cifra rituale non ancora ben compresa.
Non sono storie dell’orrore metropolitano, e nemmeno è solo cronaca nera dell’immigrazione: si tratta di tasselli che compongono il quadro dell’anarco-tirannia che va caricandosi nel sistema operativo dello Stato Europeo.
Pensate agli stupri collettivi subiti dalle donne tedesche sotto il Duomo di Colonia. O, sempre a capodanno, allo stesso fenomeno inflitto alle ragazze milanesi sotto il Duomo di Milano.
Pensate all’invasione di Peschiera del 2 giugno 2022, dove divenne visibile, e pure filmata e messa sui social, l’impotenza delle forze antisommossa, che caricavano sul lungo lago tra sghignazzi, urla e cachinni, completamente circondati da orde di ragazzini di origine africana che rivendicavano di aver de-italianizzato la cittadina lacustre, resa, per un giorno «Africa».
Come noto, nel treno stracarico, al ritorno verso Milano, vennero molestate delle minorenni italiane (a cui, al contempo, è stato usato razzismo: il vagone era solo per africani, dissero) che tornavano da Gardaland. È notizia di pochi giorni fa che l’inchiesta sarà archiviata, le vittime non riescono a riconoscere i volti della bolgia, e le telecamere sul regionale, sorpresa, non funzionavano…
E ancora: i «festeggiamenti» per le vittorie ai mondiali del Qatar del Marocco li rammentate? E dell’ultimo capodanno di Berlino qualcuno, a parte Renovatio 21, vi ha parlato?
Oppure, uscendo dalla questione migratoria, pensate alla storia dei grandi rave estivi: migliaia di persone che occupano un terreno privato, spacciano in modo massivo, producono continue emergenze sanitarie (l’MDMA, alle volte, non fa benissimo), inquinano come niente. La polizia è fuori a guardare, non interviene.
Ognuno di questi episodi serve a farvi comprendere che, malgrado paghiate le tasse e rispettate la legge, siete in balìa di una ferocia che può scoppiare da un momento all’altro, e togliervi tutto: l’attività, la macchina, la casa, la dignità, la sicurezza… i figli.
Ogni luogo che credevate dominato dallo Stato democratico è in realtà passibile di divenire una TAZ, una «zona temporaneamente autonoma», come teorizzava negli anni Novanta l’ideologo dell’antagonismo da Centro Sociale Hakim Bey (il quale, en passant, era un grande apologeta della pedofilia).
Di più: ogni tessera di questo mosaico umiliante serve in realtà a sottomettervi in modo ancora più profondo, intimo. È quella che, quasi sessanta anni fa, l’esperimento dello psicologo Martin Seligman chiamò Learned Helplessness, ossia «impotenza appresa».
Seligman metteva dei cani in una grande scatola, divisa in due da una piccola barriera, che la cavia poteva superare con un piccolo salto, cosa che il cane faceva subito quando si mandava una pesante scossa elettrica sotto le zampe della sezione in cui si trovava. Tuttavia, notò lo psicologo, se si elettrificavano entrambi i pavimenti della scatola – non lasciando quindi uno spazio privo di scosse – il cane rinunciava a muoversi. Diveniva, tecnicamente, depresso, accettava il fatto di essere percosso da una violenza continua e invisibile. Tale tecnica, è emerso in questi anni, è stata utilizzata dalla CIA negli interrogatori nei suoi black sites sparsi in giro per il mondo. E la forma di tortura che piega definitivamente l’animo umano, facendolo sentire, una volta per tutte, impotente…
Ecco cosa vi sta succedendo. Ecco perché vi sentite così. Ecco perché stanno lasciando che le vostre vite siano distrutte. Per insegnarvi a sentirvi impotenti, esasperati, senza via d’uscita.
Sarete così esausti che obbedirete a tutto. Al massimo, ve la prenderete con il criminale lasciato – appositamente – a delinquere rovinandovi la vita. Ma non vi rivolterete mai. Perché voi siete stati resi docili dal miraggio del pascolo, vi hanno distolto dalla prospettiva del macello che vi aspetta facendovi ruminare uno stipendio e tanta roba d’intrattenimento (Netflix, gli hobby, lo sport, la musica classica e moderna, la libertà sessuale e religiosa, i diritti degli animali e degli LGBT) siete stati bovinizzati – perché voi siete la massa vaccina.
Ma chi può volere una cosa del genere?
Se ve lo chiedete, non conoscete l’élite al potere, o quantomeno ignorate quale cultura la informi – una cultura che odia l’uomo, odia la donna, odia il bambino, predica la loro riduzione ed escogita trappole di ogni tipo per ferirli, mutilarli, distruggerne il corpo, l’esistenza, la dignità, una cultura che inverte tutto, il bello con il brutto, la fertilità con la sodomia, l’innocenza con la perversione, la vittima con il carnefice – in una parola la Necrocultura, la Cultura della Morte.
Tutti i libri che leggono quelli che vi comandano – Attali, Harari, Platone – parlano solo di questo, rassicurano i membri dell’Olimpo che è giusto così, alla popolazione umana va inferta la tecnocrazia più crudele, e loro saranno premiati, vivranno in stupende magioni protette dai lapilli della violenza in strada, magari estenderanno pure la loro vita indefinitamente grazie alla tecnologia transumanista.
Si tratta degli alti funzionari di quello che hanno chiamato la Managerial Class, cioè il personale del Managerial State, lo «Stato gestionale» – ossia l’élite che gestisce il Moloch burocratico statale e sovrastatale – in pratica, i guardiani del totalitarismo dell’ora presente, reale quanto non dichiarato.
A loro è stato promesso che avranno un destino diverso rispetto a quello dei popolani. Pensate al Macron di queste ore: la Francia brucia, ma lui è a ballare al concerto dell’omosessuale affittatore di uteri Elton John (quello celebrato nei film biografici finanziati dal Vaticano…).
Il senso di impudenza, di tracotanza, di vera hybris che questi trasudano è incredibile: tuttavia in nessun modo essi perderanno il potere che hanno accumulato, spiegava Francis decenni fa.
Perché «dopo aver conquistato l’apparato statale, gli anarco-tiranni sono la vera classe egemonica nella società contemporanea, e la loro funzione è quella di formulare e costruire la nuova “cultura” del nuovo ordine che immaginano, una cultura che rifiuta come repressiva e patologica la cultura tradizionale e civiltà».
Siamo a bordo di una civiltà dirottata per distruggere se stessa, da cui ricomporranno un ordine nuovo, un mondo nuovo dove subirete violenza perenne, gratuita, pur continuando ad obbedire – vaccinandovi, accettando ogni parafilia insegnata ai vostri figli, facendovi portare amabilmente verso la guerra contro una potenza termonucleare – e non smettendo mai di pagare le tasse.
Sottomessi, assistete all’inversione di tutte le cose: il bene con il male, la virtù con il peccato, la salute con la malattia, l’onestà con l’assassinio, la pace con la guerra, la vita con la morte.
Questo mondo in caricamento, sì, somiglia un po’ all’inferno.
Ci arrivate, ora, a capire cosa sta succedendo?
Roberto Dal Bosco
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