Pensiero
Dittatura globale e sadismo di Stato: video di Mons. Viganò
Renovatio 21 pubblica questo intervento che Mons. Carlo Maria Viganò ha originariamente realizzato per Canale Italia.
Ancora una volta, dopo due anni di farsa psicopandemica, ci troviamo a considerare le apparenti incongruenze e contraddizioni di una serie di misure nominalmente volte a prevenire la diffusione del contagio della COVID-19. E ancora una volta è necessario ribadire un concetto che non sarà mai abbastanza ripetuto: le nostre domande, le obiezioni pur sensatissime che poniamo ai responsabili del presente disastro sanitario, sociale ed economico sono fondamentalmente inadeguate.
Sì: sono inadeguate e non pertinenti perché danno per scontato che i nostri interlocutori agiscano con onestà e buonafede, e che le loro decisioni siano dovute ad una serie di eventi imprevedibili e a una situazione di emergenza in continua evoluzione.
La realtà è ben diversa: tutte le decisioni prese dal governo, dalle agenzie e istituzioni europee e dagli organismi internazionali sono perfettamente coerenti ad un unico copione, sotto un’unica regia, aventi come finalità la deliberata distruzione del tessuto sociale, politico, economico – e religioso, ovviamente – delle Nazioni, in vista dell’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale, ossia di una dittatura globale.
Tutte le decisioni prese dal governo, dalle agenzie e istituzioni europee e dagli organismi internazionali sono perfettamente coerenti ad un unico copione, sotto un’unica regia, aventi come finalità la deliberata distruzione del tessuto sociale, politico, economico – e religioso, ovviamente – delle Nazioni, in vista dell’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale, ossia di una dittatura globale
Per ottenere questo scopo criminale, che costituisce un vero e proprio colpo di Stato planetario, si è provocata un’emergenza – oggi pandemica, domani ecologica – che consenta quel Great Reset teorizzato dal World Economic Forum e fatto proprio dall’ONU col nome di Agenda 2030.
Gli interessi in gioco sono noti: abolizione della sovranità nazionale, impoverimento della popolazione, drastica precarizzazione dell’impiego, abolizione della proprietà privata, riduzione delle tutele lavorative e del costo della manodopera, controllo capillare e invasivo delle attività e degli spostamenti degli individui.
Tutto questo, descritto con dovizia di particolari dal WEF, si sta realizzando sotto i nostri occhi, con la complicità dei media mainstream, l’asservimento dei governanti di quasi tutti i Paesi, la corruzione della classe medica e lo scandaloso strapotere dell’élite finanziaria globale.
Non vi è infatti organo pubblico o privato che sia immune dalle interferenze di questi gruppi di potere, che hanno nelle case farmaceutiche e nei fondi di investimento a cui esse appartengono una delle loro molteplici ramificazioni
Non vi è infatti organo pubblico o privato che sia immune dalle interferenze di questi gruppi di potere, che hanno nelle case farmaceutiche e nei fondi di investimento a cui esse appartengono una delle loro molteplici ramificazioni.
Se comprendiamo che questo è un colpo di stato e che serve per instaurare una dittatura, tutte le apparenti contraddizioni di quanto osserviamo appaiono coerenti e logiche, dalla proibizione delle cure agli sciagurati protocolli ministeriali, dagli inefficaci lockdown agli illegittimi obblighi vaccinali e del green pass, dalla cessione di sovranità alla mafia europea alla svendita a multinazionali straniere di asset strategici nazionali.
In questo quadro, si comprende bene per quale motivo si pongano in essere tutte quelle forme prima di patologizzazione e poi di criminalizzazione del dissenso che contraddistinguono i regimi totalitari, sul modello della dittatura comunista cinese.
Un’operazione sadica – parlavate appunto di «sadismo di Stato» – in quanto deliberatamente volta all’emarginazione sociale dei dissenzienti tramite il ricatto o l’obbligo di legge.
Il Signore ci mostra l’inferno in terra che ci aspetta se questo colpo di Stato non verrà denunciato e fermato
Altrettanto sadica sotto il profilo sanitario, dal momento che espone a gravissime conseguenze per la salute persone sane, con l’illusione di un inesistente beneficio, con lo scopo di creare malati cronici e di provocare una drastica riduzione della popolazione.
Sadica sotto il profilo economico: pensiamo ai fallimenti di tantissime attività e al dilagare della disoccupazione o del lavoro sottopagato.
Sadica sotto il profilo sociale: la revisione degli estimi catastali e il prospettato adeguamento ecologico degli immobili annulleranno un bene primario come la proprietà della casa, sostituito dal reddito universale che renderà tutti schiavi del potere.
Per queste ragioni è indispensabile un’opposizione ferma e determinata, da parte dei singoli e dei movimenti, che sarà tanto più efficace quanto più diffusa, non istituzionalizzata e senza che venga monopolizzata da alcuno.
L’Alleanza Antiglobalista che ho auspicato potrebbe in questo senso dare delle linee guida, lasciando libertà di azione a quanti aderiscono ai suoi principi e rendendo oggettivamente più complesse quelle forme di repressione che vediamo già operanti.
Un mondo obbediente alla Legge di Dio è non solo possibile ma necessario, se vogliamo che questo incubo distopico finisca
Il mio auspicio è che, con l’intensificarsi di questa folle repressione, in tutti gli Stati i cittadini comprendano che il problema risiede nel sovvertimento e nel tradimento da parte dell’autorità delle finalità che le sono proprie, e nel suo asservimento a poteri sovranazionali nemici del bene comune proprio perché nemici di Dio e dell’uomo.
Il Signore ci mostra l’inferno in terra che ci aspetta se questo colpo di Stato non verrà denunciato e fermato.
Sta a noi, con la coraggiosa testimonianza del Vangelo nella nostra vita, mostrare che un mondo obbediente alla Legge di Dio è non solo possibile ma necessario, se vogliamo che questo incubo distopico finisca.
Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
Pensiero
Manifesto per un’Europa che metta le persone – e non la finanza – al centro della politica
Renovatio 21 pubblica il comunicato del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB).
Parere (n. 25): Per un nuovo Manifesto di Ventotene, per un’Europa che metta le persone – e non la finanza – al centro della politica
Nel 1941, un gruppo di antifascisti confinati sull’isola di Ventotene redasse un documento, intitolato «Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un Manifesto», che auspicava l’instaurazione di una «Federazione Europea» in grado di superare, assorbendola, la sovranità degli Stati continentali. (1)
L’idea alla base del «Manifesto di Ventotene» era, in sé, semplice: trasferire alla prevista Federazione Europea il nocciolo duro della sovranità statale, ossia le competenze in materia di politica estera e di difesa, lasciando agli Stati federati «l’autonomia che consenta … lo sviluppo di una vita politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli».
Il passo più decisivo nella direzione indicata dal Manifesto fu la firma a Parigi, il 27 maggio 1952, del Trattato che istituiva la Comunità Europea di Difesa (CED) e che prevedeva, a termine e secondo modalità del tutto originali, la creazione di un’ulteriore comunità europea, la Comunità Politica Europea (CPE): l’azione congiunta della CED e della CPE, unitamente a quella svolta dalla allora neocostituita Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA, 1951), avrebbe assicurato i pilastri politici ed economico-strategici su cui fondare l’edificio federativo prospettato dal Manifesto di Ventotene. (2)
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Tuttavia, il mutato assetto delle relazioni internazionali conseguente alla guerra di Corea (1950-1953), alla morte di Stalin (1953), alla sconfitta francese di Dien Bien Phu (1954), all’adesione della Repubblica Federale Tedesca alle organizzazioni di difesa europea (UEO) e atlantica (NATO) e alla creazione del Patto di Varsavia (1954/55), spinse gli Stati firmatari, e in particolare la Francia, a rinviare sine die la ratifica del Trattato di Parigi, con la conseguenza che né la CED, né la CPE videro mai la luce.
Il fallimento della CED e della CPE segna di fatto il tramonto dell’ideale federalista europeo, perché, da allora, nessun altro trattato o accordo o dichiarazione d’intenti ha voluto o potuto resuscitare il progetto di Federazione Europea formulato dal Manifesto di Ventotene.
Quanto resta, oggi, di quell’ideale federalista è una organizzazione internazionale denominata Unione Europea – nata nel 1992 sulle ceneri della preesistente Comunità Economica Europea (CEE, 1957) – che, al di là delle dichiarazioni di facciata e della sua costante preoccupazione di presentarsi come tempio di pace e democrazia, è ben lontana dal promuovere il progetto di integrazione politica federale proposto dal Manifesto di Ventotene, limitandosi a perseguire la cooperazione monetaria strettamente funzionale al capitalismo ultra-finanziario e digitale promosso dalle élites globali: ossia, ciò che il Manifesto indicava espressamente tra le cause principali della «crisi della civiltà moderna». (3)
In questo senso, è sufficiente ricordare i passaggi del Manifesto che stigmatizzavano: «La formazione di giganteschi complessi industriali e bancari …(che premono)… sul governo per ottenere la politica più rispondente ai loro particolari interessi»; «l’esistenza dei ceti monopolistici e … dei plutocrati che, nascosti dietro le quinte, tirano i fili degli uomini politici per dirigere tutta la macchina dello Stato a proprio esclusivo vantaggio, sotto l’apparenza del perseguimento dei superiori interessi nazionali»; «la volontà dei ceti militari (di predominare)… su quella dei ceti civili, rendendo sempre più difficile il funzionamento di ordinamenti politici liberi»; infine, il fatto che «gli ordinamenti democratico liberali …(sono)… lo strumento di cui questi gruppi si (servono) per meglio sfruttare l’intera collettività».
Alla luce di queste affermazioni, formulate più di 80 anni fa e forse per questo dimenticate, il CIEB auspica che i cittadini europei leggano (o rileggano) con attenzione il Manifesto di Ventotene per valutare attentamente la distanza che separa questo documento, e gli ideali a esso sottesi, dalle proposte elaborate o commissionate da taluni apparati allo scopo di rilanciare l’immagine di un’Europa incrinata da un diffuso euroscetticismo perché sempre più mercato-centrica e, quindi, lontana dai cittadini.
Alla luce delle affermazioni contenute nel Manifesto sarebbe opportuno leggere anche il «Rapporto sulla competitività europea», presentato in questi giorni da un ex premier italiano tra il plauso delle lobby industriali, delle istituzioni nazionali ed europee, della politica e dei media, che fa leva essenzialmente sulla riforma del mercato dei capitali e su maggiori investimenti nei settori – guarda caso – degli armamenti e delle infrastrutture digitali.
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Ma, al di là della scelta dei settori considerati prioritari, ciò che più colpisce del Rapporto, sotto il profilo etico, è la sua impostazione complessivamente volta ad anteporre gli interessi economico-finanziari rispetto a qualsiasi altro bene o valore, a cominciare dalla vita e dalla salute dell’uomo: basti rilevare che, per l’autore del Rapporto, il rilancio dell’Europa passa anche attraverso l’ulteriore semplificazione delle procedure di autorizzazione all’immissione in commercio dei medicinali per uso umano, quelle stesse procedure che hanno permesso di introdurre sul mercato un farmaco sperimentale – il cosiddetto vaccino anti-COVID – la cui rischiosità è da tempo ammessa pubblicamente dalle medesime aziende farmaceutiche che lo hanno prodotto e commercializzato, dagli enti di ricerca e dalle autorità regolatorie.
Forse non c’è migliore esempio di questo per evidenziare il divario tra gli ideali e gli obiettivi dell’attuale Unione Europea e quelli enunciati dal Manifesto di Ventotene, il cui incipit era dedicato proprio al «principio di libertà, secondo il quale l’uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo centro di vita».
Evidentemente i tempi sono maturi per l’adozione di un nuovo Manifesto di Ventotene che formuli un modello di Europa i cui protagonisti siano realmente i cittadini e che metta definitivamente da parte quell’artificiosa costruzione che si fregia astrattamente del titolo di «unione europea» e che altro non è che lo schermo dietro cui si muovono le élites finanziarie globali.
CIEB
18 settembre 2024
NOTE
1) Per il testo originale del Manifesto, cfr. il sito dell’Istituto di studi federalisti «Altiero Spinelli»: https://www.istitutospinelli.it/download/il-manifesto-di-ventotene-italiano/
2) È utile ricordare che, a differenza della CED, che nasceva da un comune trattato internazionale, la CPE sarebbe stata creata da una vera e propria Assemblea costituente composta dai delegati degli unici organi internazionali che, all’epoca, rappresentavano – sia pure indirettamente – i popoli europei, ossia l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (organizzazione internazionale nata nel 1949 e del tutto distinta dalle comunità europee di cui si parla nel testo) e l’Assemblea parlamentare della già citata CECA. Può pertanto affermarsi che il progetto CPE resta, nel quadro della storia delle organizzazioni internazionali, un esperimento assolutamente unico e, soprattutto, irripetuto: tutte le comunità europee che videro la luce negli anni successivi (CECA, CEE, EURATOM), come anche l’odierna Unione Europea (UE), sono nate in base alle vicende costitutive delle comuni organizzazioni internazionali, ossia mediante trattati internazionali negoziati, firmati e ratificati da organi statali secondo le rispettive procedure di diritto interno.
3) Cfr., anche per le citazioni seguenti, il capitolo 1 del Manifesto, citato alla nota 1.
Il testo originale del presente Parere è pubblicato sul sito: www.ecsel.org/cieb
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Pensiero
Sacerdote tradizionalista «interdetto» dalla diocesi di Reggio: dove sta la Fede cattolica?
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Geopolitica
Zakharova e le sanzioni ai media russi: gli USA stanno diventando una «dittatura neoliberista»
Le ripetute sanzioni volte a limitare la libertà dei media russi negli Stati Uniti sono un segnale dell’erosione dei valori democratici a Washington, ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova.
La portavoce ha rilasciato queste dichiarazioni all’agenzia di stampa RIA Novosti a margine dell’Eastern Economic Forum tenutosi mercoledì a Vladivostok, poche ore dopo l’introduzione di un nuovo ciclo di sanzioni da parte degli Stati Uniti.
Washington ha imposto severe restrizioni ai media russi in passato, ha osservato Zakharova. L’imposizione di queste nuove sanzioni «testimonia l’irreversibile degrado dello stato democratico negli Stati Uniti e la sua trasformazione in una dittatura neoliberista totalitaria», ha affermato, aggiungendo che i notiziari sono diventati una «merce di scambio nelle dispute di parte e il pubblico è deliberatamente tratto in inganno da insinuazioni su mitiche interferenze nei “processi democratici”».
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Gli attacchi ai media russi sono «il risultato di operazioni attentamente ponderate» pianificate dai servizi segreti e coordinate con i principali organi di informazione, ha affermato la Zakharova.
L’obiettivo, ha affermato, è «sterilizzare lo spazio informativo nazionale e, in futuro, globale da qualsiasi forma di opinione dissenziente». Questa nuova «caccia alle streghe» è volta a mantenere «la popolazione in uno stato di stress permanente», oltre a costruire l’immagine di «un nemico esterno», in questo caso la Russia, ha sottolineato la portavoce.
Mercoledì, i dipartimenti di Giustizia, Stato e Tesoro hanno annunciato uno sforzo congiunto per colpire con sanzioni e accuse penali i media russi, tra cui il noto notiziario governativo Russia Today, e gli individui che l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden afferma essere «tentativi sponsorizzati dal governo russo di manipolare l’opinione pubblica statunitense» in vista delle elezioni presidenziali di novembre.
Queste azioni degli Stati Uniti «contravvengono direttamente ai loro obblighi di garantire il libero accesso alle informazioni e il pluralismo dei media» e non rimarranno senza risposta, ha affermato la Zakharova.
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Immagine di Diana Robinson via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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