Chimere
La Cina crea «maiali umanizzati» da utilizzare nella ricerca sul COVID

Il più grande istituto di ricerca del paese avrebbe sviluppato «maiali umanoidi» mutanti che sono suscettibili al ceppo umano del coronavirus utilizzando la più importante tecnologia di editing genetico al mondo.
Una volta sviluppati, i maiali verranno utilizzati come cavia da esperimenti per gli scienziati che testano nuovi rimedi in fase di sviluppo per combattere il COVID.
Uno studio pubblicato ad agosto ha mostrato che i ricercatori dell’Istituto di Microbiologia dell’Accademia Cinese delle Scienze (IMCAS) hanno spiegato come gli scienziati hanno utilizzato CRISPR, uno strumento di modifica genetica recentemente reclamizzato in modo aperto da Bill Gates, per rimuovere le protezioni genetiche che consentono ai maiali di non infettarsi con il virus umano.
Gli scienziati hanno utilizzato CRISPR, uno strumento di modifica genetica, per rimuovere le protezioni genetiche che consentono ai maiali di non infettarsi con il virus umano
Supportati da diversi fondi nazionali, inclusi i programmi chiave di ricerca e sviluppo della Cina e la National Natural Science Foundation, i risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Cell Discovery.
Il progetto ha chiaramente il pieno sostegno del Partito Comunista Cinese: l’istituto di ricerca fa parte dell’Accademia delle Scienze Cinese, che nel suo genere è la più grande organizzazione mondiale, e rappresenta un braccio formale del governo cinese.
Perché i maiali? Il Global Times, giornale di lingua inglese alle dirette dipendenze del Partito Comunista Cinese, ha in realtà una spiegazione abbastanza convincente.
«Le linee cellulari e i modelli animali esistenti sulle cavie e su alcuni primati utilizzati per la simulazione dell’infezione da COVID-19 non possono catturare le caratteristiche chiave della fisiologia umana e quindi limitare l’accuratezza dei test sull’efficacia di vaccini e farmaci».
Lo studio di maiali «geneticamente umanizzati» è per la Cina risalente. Un paper sulla bioingegnerizzazione di maiali umanizzati a produrre insulina è stato pubblicato ancora nel 2016 sul Journal of Molecular Cell Biology.
Gli USA producono apertamente maiali umanizzati per studiare le malattie. Per esempio, un team della Iowa State University ha trasferito con successo componenti del sistema immunitario umano in maiali privi di un sistema immunitario funzionante, cosa da creare un «potenziale per accelerare la ricerca medica in molte aree, compresa la ricerca sui virus e sui vaccini, nonché le terapie contro il cancro e le cellule staminali» scrive la testata interuniversitaria USA The Conversation.
I maiali umanizzati arrivano su di una scena dove è ben presente da anni un altro tipo di creatura chimerica da esperimento, il topo umanizzato
I maiali sono oggetto di esperimenti sempre più impressionanti. Circa tre anni fa emerse la notizia di scienziati statunitensi che avevano «rianimato» le cellule del sistema nervoso di un suino morto. Sempre in USA, alcuni ricercatori avevano messo in piedi un esperimento per mantenere vivo il cervello di alcuni maiali fuori dal loro corpo. L’anno scorso il miliardario di Tesla Elon Musk aveva presentato al mondo i risultati della sua ulteriore startup Neuralink: un maiale a cui era stato impiantato nel cervello un microchip. Nel corso di questo autunno vi è stata la notizia del rene di maiale geneticamente modificato trapiantato per la prima volte in un paziente umano.
I maiali umanizzati arrivano su di una scena dove è ben presente da anni un altro tipo di creatura chimerica da esperimento, il topo umanizzato (humanized mouse), il cui uso pare essere certo anche negli oscuri esperimenti celeberrimo Istituto di virologia di Wuhan.
Detto anche «modello murino umanizzato», il topo viene xenotrapiantato con cellule umane oppure bioingegnerizzato per esprimere geni umani, così da poter rappresentare materiale sperimentale che replica per quanto possibile le condizioni fisiologiche umane. In particolare, la grande differenza tra animali da esperimento come roditori e primati e l’essere umano riguarda il sistema immunitario, che con «l’umanizzazione» del topo viene quindi reso più simile a quello dell’uomo.
Come scritto varie volte su questo sito, tessuti fetali da aborto trafficati più o meno legalmente in USA sono finiti spesse volte per essere trapiantati sui topi, di modo da creare, appunto, i topi umanizzati. Sarebbe coinvolta perfino la FDA, l’ente regolatorio per i farmaci in America.
Tutto, ovviamente, per la Scienza. La quale, senza dubbio, altro non è che la religione terrifica del mondo moderno, un culto con i suoi mostri e i suoi sacrifici umani
Come riportato da Renovatio 21, l’amministrazione Biden ha riacceso la ricerca scientifica con topi umanizzati con organi di feto abortito.
L’umanizzazione dei topi, quindi, spesso significa la disumanizzazione di un essere umano, che viene ucciso prima ancora di nascere, e squartato quando è ancora vivo.
Tutto, ovviamente, per la Scienza. La quale, senza dubbio, altro non è che la religione terrifica del mondo moderno, un culto con i suoi mostri e i suoi sacrifici umani.
Immagine d’archivio
Chimere
Cellule staminali di cervo utilizzate per far crescere «mini corna» sui topi

Cellule staminali di cervo sono state utilizzate per far crescere strutture simili a corna sulla fronte dei topi, aprendo la possibilità che queste cellule possano essere utilizzate per la rigenerazione degli arti in futuro. Lo riporta BioNews.
Le corna di cervo cadono e si rigenerano ogni anno, il che significa che i cervi sono uno dei pochi mammiferi che non hanno perso completamente la capacità di rigenerare le appendici del corpo. Tuttavia, i processi cellulari coinvolti non sono completamente compresi.
«Per rispondere a questa domanda fondamentale, abbiamo deciso di studiare in dettaglio la composizione cellulare e le dinamiche di espressione genica del tessuto delle corna durante tutto il suo ciclo di rigenerazione» ha detto Tao Qin, l’autore principale dell’articolo pubblicato su Science.
Guidati dal professor Qiu Qiang e dal suo studente di dottorato, Qin, i ricercatori della Northwestern Polytechnical University di Xi’an, in Cina, hanno iniziato studiando circa 75.000 cellule di corna di cervo prima, durante e dopo la caduta delle corna. Utilizzando una tecnica chiamata sequenziamento dell’RNA, il team ha identificato un gruppo specifico di cellule staminali essenziali per la rigenerazione delle corna.
Il team di ricerca ha scoperto che dieci giorni prima della caduta delle corna, c’era un aumento significativo di un tipo di cellula staminale nel moncone che rimane quando le corna cadono. Altri cinque giorni dopo, queste cellule staminali avevano generato un nuovo sottotipo di cellule staminali, che i ricercatori hanno chiamato cellule blastema progenitrici di corna (ABPC).
Dieci giorni dopo la caduta delle corna, i ricercatori hanno scoperto che gli ABPC avevano iniziato a formare cellule ossee e cartilaginee. Alcuni geni espressi negli ABPC sono stati espressi anche in cellule che aiutano a rigenerare il tessuto in altre specie, come i topi, che possono rigenerare la punta delle dita. Ciò potrebbe suggerire che questi geni sono importanti tra le specie per la rigenerazione degli arti.
I ricercatori hanno poi voluto scoprire se gli ABPC potessero essere usati per far crescere strutture simili a corna nei topi. Quindi, gli ABPC sono stati estratti dai cervi, cresciuti in laboratorio e poi trapiantati nella fronte dei topi. Solo 45 giorni dopo, i topi avevano elle protuberanze sulla testa che assomigliavano a strutture simili a corna. Significativamente, queste mini corna contenevano ossa e cartilagine.
Il recente studio si basa su precedenti ricerche condotte anche in Cina che hanno fatto crescere ceppi di corna sui crani dei topi inserendo tessuto di corna di cervo sotto la pelle della fronte.
I risultati della ricerca di Qin potrebbero avere implicazioni per la ricerca sulla rigenerazione degli arti umani. Gli autori hanno spiegato che «l’induzione di cellule umane in cellule simili ad ABPC potrebbe essere utilizzata nella medicina rigenerativa per le lesioni scheletriche o la rigenerazione degli arti». Scrive Bionews che «tuttavia è necessario ulteriore lavoro prima di poter comprendere l’importanza delle recenti scoperte».
Come riportato da Renovatio 21, un’operazione non dissimile è quella di innestare tessuti di feto abortito per creare topi umanizzati da usare in laboratorio. Altre forme di topi umanizzati sono quelli modificati direttamente nella genetica inserendo geni umani. Alcuni di essi, si dice, sono utilizzati nel laboratorio di Wuhan. La Cina ha sviluppato inoltre anche maiali umanizzati geneticamente da utilizzare nella ricerca del COVID.
Il trapianto interspecifico (cioè tra le specie) di cellule staminali apre ad altre possibilità di creazione di chimere, di essere fatti da più DNA magari di specie diverse, anche riguardo all’ambito umano, e non solo per la creazione di uomini con le corna.
Embrioni chimerici uomo-scimmia sono stati fatti crescere in esperimenti sino-americani sino a 20 giorni.
La nuova legge bioetica francese proposta due anni fa segnava, oltre alla fine del riconoscimento della paternità, ma anche l’inizio della normalizzazione delle chimere – esseri ibridi, dotati di più DNA.
Chimere
Chimera in Cina: rimosso feto dal cervello di una bambina di un anno

Un gemello non ancora nato è stato scoperto nel cervello di una bambina di un anno a Shanghai, in Cina.
Secondo lo studio pubblicato su Neurology Journal, la cosa è stata scoperta dopo che la bambina è stata portata all’attenzione medica dopo aver mostrato problemi con le funzioni corporee legate al movimento. La bambina pareva inoltre avere la testa ingrossata.
Dopo un esame primario, i medici di Shanghai hanno scoperto che il feto del gemello non ancora nato si era sviluppato nel cervello del bambino ospite. Il gemello non ancora nato era vivo grazie al costante afflusso di sangue, ma non si stava sviluppando ulteriormente.
Si tratta di un caso di una situazione chiamata medicalmente «fetus in fetu», in cui i gemelli si uniscono nel grembo materno ma solo uno dei due continua a svilupparsi.
«Un fetus in fetu intraventricolare, un gemello biamniotico monocoriale malformato, è stato identificato in una bambina di un anno con ritardo motorio e circonferenza cranica allargata», scrive lo studio.
La condizione fetus in fetu, è anche indicata come gemello parassita. Secondo un rapporto di IFL Science, i casi di feto nel feto si verificano durante l’inizio della gravidanza. Si verifica quando un gruppo di cellule formatosi dopo la fecondazione tra lo sperma maschile e l’ovulo femminile non riesce a separarsi correttamente. Dopo questo, uno dei primi embrioni viene assorbito dall’altro, ma continua tuttavia a svilupparsi, talvolta andando addirittura a sostituire gli organi dell’organismo ospite: vi sono quindi al mondo individui dotati di più DNA, e per questo chiamati nel gergo della biologia «chimere».
Come riportato da Renovatio 21, un caso precedente di bambina chimerica era stato riportato in Israele lo scorso anno.
I casi di cosiddetto «gemello parassita» sono rari. Tuttavia, sono stati trovati anche prima. Nel 1997, un feto è stato scoperto all’interno dell’addome di un adolescente di 16 anni. Nel novembre 2022, otto embrioni sono stati prelevati dallo stomaco di un neonato di 21 giorni nello stato di Jharkhand, nell’India centrale.
Cosa poco nota, ma logica, le chimere umane sono in aumento a causa degli impianti multipli previsti dalla riproduzione artificiale: i medici inseriscono nella donna più embrioni sperando che qualcuno attecchisca. Si hanno così più parti gemellari e plurigemellari ma anche, fenomeno non sempre rilevato, casi di chimerismo.
La provetta non solo uccide milioni di embrioni ogni anno (decine e decine per ciclo, a seconda del Paese e del medico): buttati nell’azoto liquido in attesa di chissà cosa, scartati, gettati via perché «non funzionali», impiantati e morti in utero.
La provetta genera vere e proprie mostruosità, che ledono la dignità umana in modo sempre più aberrante.
Immagine screenshot da Twitter
Chimere
Bambino chimerico nato in India

Un neonato di 40 giorni è stato curato con successo dopo che i medici nello stato indiano del Bihar hanno trovato un feto che cresceva all’interno di un neonato di 40 giorni.
Secondo quanto riferito dal’agenzia indiana ANI, l’incidente è venuto alla luce dopo che i genitori del bambino hanno notato lo stomaco gonfio del bambino a causa del quale il bambino non era in grado di urinare correttamente.
Il dottor Tabrez Aziz del Rahmania Medical Center in Bihar ha prescritto una tomografia computerizzata (TC) dello stomaco del bambino, il cui risultato ha lasciato tutti scioccati poiché ha mostrato che un feto si era sviluppato all’interno dello stomaco del bambino.
Si tratta di un’evenienza medica rara chiamata fetus in fetu, che avrebbe una ratio di un caso su 500.000 nascite.
Il secondo feto, pare di capire, sarebbe stato quindi rimosso chirurgicamente.
In casi simili sono impiegate tecniche ardue ed è alto il rischio di incidenti.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2019 una donna in Israele ha dato alla luce una bambina nel cui addome cresceva l’embrione del suo gemello.
Questi casi possono rientrare nella categoria di «chimera»: in biologia, una chimera è una creatura che dispone di due o più popolazioni diverse di cellule geneticamente distinte, originate da diversi zigoti.
Le chimere umane, cioè esseri ottenuti dalla fusione di due embrioni , sono una realtà concreta e riconosciuta da diversi anni, anche se assai sottaciuta nonostante l’aumento vertiginoso di casi raccontato da alcuni dottori.
Gli individui-chimera, dotati quindi di due DNA – in quanto risultato della «fusione» di due essere distinti, due fratelli – hanno disfunzioni che si manifestano nel tempo: il «fratello» assorbito continua a crescere all’interno del corpo del gemello ospite più sviluppato. Tessuti come capelli, muscoli, e perfino occhi possono trovarsi dentro le carni di un individuo-chimera.
In altre occasioni l’embrione assorbito si sviluppa «armonicamente» (diciamo così) con il l’altro gemello, divenendo un organo preciso all’interno di un corpo.
Si sono così avuti i casi di persone che hanno figliato ma non hanno trasmesso il loro DNA ai figli, in quanto gli organi genitali (maschili o femminili) erano in realtà i «gemelli» assorbiti in fase embrionale. Quindi la loro prole è geneticamente figlia dei fratelli che mai hanno avuto, né sapevano esistere, e che invece esistono
Si tratta di individui che dispongono quindi di due DNA: il loro codice genetico non vale per tutte le cellule del loro corpo, perché una parte di esso è in realtà il fratello mai sviluppatosi, ma fusosi con il gemello nel grembo materno.
Le chimere umane sono in aumento a causa degli impianti multipli previsti dalla riproduzione artificiale: i medici inseriscono nella donna più embrioni sperando che qualcuno attecchisca. Si hanno così più parti gemellari e plurigemellari ma anche, fenomeno non sempre rilevato, casi di chimerismo.
Questo per far capire anche agli scettici quale inferno biologico si sia spalancato con la riprogenetica, i bambini sintetici e le provette.
Camminano, in mezzo a noi, veri «mostri», nel senso etimologico del termine, dal latino monēre, «avvisare, ammonire».
Li ha creati il mondo moderno e la sua guerra alla legge naturale e alla riproduzione umana.
Li stiamo accettando, rubricandoli al massimo come bizzarie: sono invece un segno, un ammonimento del futuro mostruoso che stiamo costruendo.
Immagine di Nisreen M Khalifa et al via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0); immagine modificata
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