Spirito
Vescovo anglicano già massone celebra la sua «messa» nella basilica del papa: il Vaticano si scusa

È giunta notizia che pochi giorni fa una «messa» anglicana sarebbe stata celebrata a San Giovanni Laterano, una basilica papale. A condurla un vescovo anglicano iniziato alla framassoneria e sposato due volte.
Secondo quanto riportato, il 18 aprile, un gruppo di sacerdoti anglicani della diocesi anglicana di Fulham, in Inghilterra, ha ottenuto il permesso di celebrare una liturgia nella storica Basilica di San Giovanni in Laterano, che è sede del vescovo di Roma – cioè, il papa – e considerata come «madre di tutte le chiese di Roma e del mondo». Da un punto di vista tecnico, per i cattolici San Giovanni è quindi più importante del Vaticano.
Guidati dal loro vescovo, Johnathan Baker di Fulham, oltre 30 ecclesiastici hanno preso parte all’evento, che si è tenuto presso l’altare della cattedra della basilica.
È stato diffuso in rete un filmato mostra i sacerdoti che si avvicinano all’altare, lo baciano e poi si spostano verso gli stalli del coro. Secondo quanto è stato presunto, è il vescovo Baker, a capo degli anglicani di Fulham dal 2013, guida la «messa».
– (pope) Bergoglio has allowed Anglicans to 'say Mass' in the Lateran, the Mother Church of the Catholic Church
Would he allow the SSPX to celebrate Mass at the Lateran or even allow the traditional Latin Mass?
I think not.
Bergoglio is a liberal Protestant, not a Catholic pic.twitter.com/sxbMxr8H05
— Nick Donnelly (@ProtecttheFaith) April 19, 2023
Baker fa parte dell’ala anglicana più conservatrice, comunemente nota come la fazione degli anglo-cattolici, caratterizzati dal loro uso abituale di paramenti liturgici in stile più tradizionale, insieme a una certa adesione a usanze più tradizionali, incluso il rifiuto dell’ordinazione delle donne nella Chiesa d’Inghilterra.
Secondo un documento del 2020 del Pontificio Consiglio (ora Dicastero) per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, laddove «il Vescovo diocesano discerne che non causerà scandalo o confusione ai fedeli, può offrire ad altre comunità cristiane l’uso di una chiesa».
«È richiesto un discernimento articolare nel caso della cattedrale diocesana. Il Direttorio ecumenico (§137) prevede tali situazioni in cui una diocesi cattolica viene in aiuto di un’altra comunità che è sprovvista di un proprio luogo di culto o di oggetti liturgici per celebrare degnamente le sue cerimonie».
Gli anglicani hanno un proprio Centro anglicano e una chiesa designata nella città di Roma, eliminando così ogni necessità di cercare un altro luogo per celebrare una cerimonia liturgica. Il numero di ecclesiastici anglicani era relativamente piccolo, circa 30, e sarebbe stato facilmente accolto dalla chiesa anglicana di Roma.
Baker, pur essendo a capo di una cosiddetta ala tradizionale della chiesa anglicana, è un iniziato alla massoneria. Dopo la sua elevazione alla sede anglicana di Ebbsfleet, l’appartenenza di Baker alla loggia divenne nota.
Il vescovo si era unito alla Apollo University Lodge, loggia massonica «consacrata» nel 1819 all’università di Oxford quando era studente a Oxford. La loggia universitaria, la più grande delle oxoniane, assegna la borsa di studio Apollo, amministrata dall’università, attraverso la quale i membri della loggia forniscono sostegno finanziario ad alcuni studenti.
Della loggia Apollo Baker ha ricoperto il ruolo di Worshipful Master, cioè di «venerabile maestro». Nell’ambito massonico il Venerabile Maestro siede nella parte orientale della stanza della loggia, presiede tutti gli affari della sua loggia ed è investito di notevoli poteri senza ulteriori riferimenti ai membri. Presiede anche rituali e cerimonie.
Successivamente, Baker ricoperto la posizione di Vice Gran Cappellano nella Gran Loggia Unita d’Inghilterra, la più grande loggia dei Paesi del Commonwealth che fa risalire le sue origini alla prima loggia della Storia, quella fondata in una taverna di Londra nel 1717. Anche questa, una posizione di vertice all’interno della scena inglese dei grembiulini, che è la più antica del mondo, è quella «originale».
Giorni dopo lo scandalo riguardo la sua appartenenza alla setta della squadra e del compasso, ha affermato di aver lasciato la società segreta alla luce della sua nomina alla sede di Ebbsfleet, ma avrebbe continuato a descrivere la framassoneria come «un’organizzazione che sostiene totalmente la Chiesa». Secondo quanto riportato, avrebbe lasciato la massoneria dopo essere stato nominato vescovo, affermando che le critiche di alcuni membri del Sinodo generale minacciavano di oscurare l’inaugurazione del suo ministero episcopale: «non desidero che nulla distragga dall’inaugurazione di quel ministero» disse il Baker alla testata britannica Telegraph nel 2011.
Nella massoneria Baker sarebbe rimasto circa vent’anni. Come noto, nel rituale di iniziazione massonica, il massone giura di non tradire i segreti della setta «sotto pena di avere tagliata la gola, strappata la lingua alla radice e il cadavere sepolto sotto la sabbia del mare».
Il vescovo anglicano è anche sposato due volte, avendo divorziato dalla prima moglie per poi ottenere una sorta di annullamento dall’arcivescovo di Canterbury e potersi così sposare la seconda, cosa non consentita ai vescovi della Chiesa d’Inghilterra sino al 2010.
La natura particolare di Baker aveva già attirato attenzione anche oltreoceano. George Conger, sacerdote episcopaliano (cioè, del ramo americano della «comunione anglicana») e commentatore di cose religiose si era posto qualche domanda sul «clero tradizionalista» degli anglicani britannici, scrivendo che gli stessi tradizionalisti «non riescono a capire come il vescovo dedito a fornire sostegno pastorale ai tradizionalisti possa egli stesso adottare una posizione in contrasto con la posizione della maggior parte dei tradizionalisti – e in contrasto con la posizione pubblica assunta da Forward in Faith su divorzio e nuovo matrimonio». Forward in Faith (FiF) è una fazione «tradizionalista» del clero della Chiesa di Inghilterra, ossia gli «anglocattolici» che si opponevano all’ordinazione delle donne.
I sacerdoti anglicani in ritiro in questi giorni a Roma erano stati ricevuti anche al Venerable English College (VEC) di Roma, il seminario cattolico per anglofoni che risale al 1579, dove il rettore ha tenuto una conferenza al clero anglicano nella cappella dei martiri del seminario. Si tratta della cappella in cui nei secoli della persecuzione in Albione i seminaristi cattolici cantavano il Te Deum quando sentivano che uno dei loro ex compagni di classe, poi ordinato sacerdote e mandato a servire in segreto la Santa messa al costo della vita dagli inglesi, era stato martirizzato.
Poco dopo l’esplodere del recente scandalo interconfessionale di San Giovanni Laterano, finito in tanti siti cattolici del mondo, sono arrivate le scuse di monsignor Guerino di Tora, vescovo ausiliare di Roma per l’area settentrionale e vicario del capitolo di San Giovanni in Laterano.
«Il Capitolo Lateranense, nella persona di Sua Eccellenza monsignor Guerino di Tora, vicario capitolare, esprime profondo rammarico per quanto avvenuto martedì scorso, 18 aprile, all’interno della basilica di San Giovanni a Roma» scrive in apertura la nota diffusa il 20 aprile da monsignor Di Tora.
Nel frattempo, è stato notato che i cattolici di Fulham hanno recentemente accolto nella loro «messa crismale» un nuovo vescovo, una donna – una «vescova» di nome Sarah Mullally, la «vescova di Londra» nominata direttamente da Re Carlo, che, come lo era sua madre e tutti i regnanti che lo hanno preceduto sin dai tempi di Enrico VIII e dello scisma, è il vero capo della Chiesa d’Inghilterra.
Nelle foto emerse è possibile vedere il vescovo Baker con la vescova Mullally sorridere in pubblico durante una funzione.
PLOT TWIST: "Rev. Karen" is apparently "Bishop" Sarah Mullally (@bishopSarahM) of London — meaning she is @bishopoffulham's superior (Fulham is a suffragan see under @dioceseoflondon). https://t.co/HkeramYMIk https://t.co/7m4sFfn1F4 pic.twitter.com/5hrjqp4yKa
— Matt Gaspers (@MattGaspers) April 19, 2023
Che si tratti dunque, di una mossa di Roma verso l’ordinazione delle donne al sacerdozio, spinta negli ultimi papati da alcune forze spesso pure visibili?
Dobbiamo leggere questo evento alla luce dell’avvicinamento alle donne nel rito intuito al Sinodo dell’Amazzonia (quello della Pachamama) e visto recentissimamente con la raccapricciante questione della messa di «rito maya»?
Si tratta di un passo nella Finestra di Overton verso la sacerdotessa, la vescova, la cardinala, la papessa?
Immagine di Tango7174 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International, 3.0 Unported, 2.5 Generic, 2.0 Generic e 1.0 Generic.
Cervello
Svelata la causa della morte di San Tommaso d’Aquino?

Un articolo della rivista World Neurosurgery, pubblicato nel numero di febbraio 2024, presenta una ricostruzione medica della causa della morte di san Tommaso d’Aquino, dottore comune della Chiesa, di cui da tre anni celebriamo il triplice anniversario: il 700° anniversario della sua canonizzazione (1323), il 750° anniversario della sua morte (1274) e l’800° anniversario della sua nascita (1225).
Il celebre dottore scolastico, insignito del titolo di «dottore comune» della Chiesa, ebbe una vita breve. Nato nel 1225, morì il 7 marzo 1274, a meno di 50 anni, nell’Abbazia di Fossanova, mentre era in viaggio per il Concilio di Lione su richiesta di papa Gregorio X. Anche se l’aspettativa di vita era inferiore a quella odierna, si trattò di una morte che potremmo definire prematura.
Come in ogni ricerca diagnostica che rispetti le regole, gli autori hanno esaminato innanzitutto l’anamnesi, cioè le informazioni raccolte interrogando il paziente o chi gli sta intorno. In questo caso sono state messe in discussione le fonti storiche per cercare di ricostruire al meglio le circostanze che precedettero la morte del santo dottore.
L’articolo ci informa che tra le fonti principali figurano notizie biografiche di Pietro Calò, Guglielmo da Tocco e Bartolomeo da Capua, scritte alcuni anni dopo la morte del santo. A ciò si aggiungono le testimonianze raccolte durante il processo di canonizzazione. La maggior parte delle fonti risalgono al XIII e XIV secolo.
Gli autori si sono recati anche a Priverno per esaminare uno dei crani attribuiti a San Tommaso d’Aquino. In effetti, un altro cranio, conservato sotto l’altare del convento dei Giacobini a Tolosa, culla dell’Ordine Domenicano, pretende di essere la testa del santo dottore, ma non è stato esaminato. Questo sarà uno degli obiettivi della ricerca futura.
Finora sono state avanzate diverse ipotesi o teorie sulla causa della morte di Tommaso: una grave malattia generale, la morte in seguito a un’estasi mistica e persino un avvelenamento, il cui colpevole è indicato da Dante, nella Divina Commedia, nel re Carlo I di Napoli. Più di recente, i ricercatori hanno preso in considerazione anche il danno cerebrale.
La ricostruzione dimostra che San Tommaso lasciò il convento di Napoli il 28 gennaio 1274, prendendo la Via Latina verso Roma, percorso che gli consentì di passare per Maenza, dove risiedeva la nipote del santo. Fu allora, racconta uno dei testimoni, che San Tommaso cadde violentemente, sbattendo contro un albero caduto, che «in qualche modo lo fece perdere i sensi» (fere stupefactus quodammodo).
Giunti poco dopo a Maenza, la comitiva rimase per 4 o 5 giorni, e lo stesso testimone racconta che allora fra Tommaso cominciò ad essere gravemente colpito da infermità: nausea, anoressia e debolezza generale, e per questo chiese «con grande devozione che fosse trasportato al monastero di Santa Maria di Fossanova, il che fu fatto». Dovette essere trasportato su un asino.
È opportuno ricordare che la regola domenicana dell’epoca proibiva ai frati di cavalcare cavalli o asini. Il fatto che San Tommaso abbia accettato di essere trasportato in questo modo dimostra la sua profonda debolezza. I resoconti del suo soggiorno a Fossanova descrivono un peggioramento generale dei sintomi: debolezza, nausea e anoressia, ma senza danni neurologici rilevanti.
Basti ricordare un momento in cui, durante un dibattito metafisico, fra Reginald, suo compagno, descrive il santo che non sa cosa scrivere e che evita le domande. Ma pochi giorni dopo stava tenendo un sermone. Testimoni parlano della conservazione della sua capacità intellettuale: dettò un commento – purtroppo perduto – al Cantico dei Cantici .
Il quadro clinico può essere così riassunto: una lesione iniziale preceduta da un periodo di lucidità a cui sono seguiti sintomi di debolezza, nausea e anoressia, progressivamente peggiorati fino alla morte. Questa immagine potrebbe suggerire un ematoma subdurale, ovvero una raccolta di sangue che si forma gradualmente tra la dura madre e l’aracnoide.
Sono infatti tre le «meningi» che avvolgono l’encefalo: la dura madre, che è applicata contro l’osso cranico, l’aracnoide, situata più in basso, e la pia madre, immediatamente a contatto con l’encefalo. Un ematoma subdurale si trova tra la dura madre e l’aracnoide. Nella maggior parte dei casi è dovuto a un trauma cranico lieve o moderato.
Succede che un ematoma di questo tipo guarisca spontaneamente se è piccolo. Ma può anche accadere che si diffonda progressivamente, provocando diversi sintomi il cui sviluppo si svolge nell’arco di diverse settimane o anche più a lungo: si tratta allora di un ematoma subdurale cronico. Se non curata, molto spesso porta alla morte.
Gli autori concludono quindi che è altamente probabile che si sia trattato di un ematoma subdurale cronico, causato dal violento impatto con un albero sulla strada tra Napoli e Maenza. Propongono di proseguire le indagini ottenendo il permesso di esaminare i due teschi che competono per essere la reliquia del dottor angelico.
Questo esame potrebbe rivelare tracce dell’incidente iniziale e, chissà, decidere tra Tolosa e Priverno circa il possesso dell’autentica testa del più celebre dottore della cristianità!
Articolo precedentemente apparso su FSSPX.News
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Immagine: foto del cranio di San Tommaso d’Aquino in a Columbus, Ohio, USA, nel 2024
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Spirito
Bergoglio sta male e va in ospedale. Abdicherà come previsto dalla sua lettera?

Pope Francis abandoned reading his catechesis again, at today’s General Audience, citing his bronchitis which he has now had for some time.@LifeSite background: https://t.co/hqcCYRv7cN https://t.co/2bd7sSKLCz pic.twitter.com/bKWwHWACRt
— Michael Haynes 🇻🇦 (@MLJHaynes) February 12, 2025
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Geopolitica
Il Vaticano al centro della questione ucraina

La Russia ha appena riconosciuto il ruolo chiave svolto dalla Santa Sede nello scambio di prigionieri con l’Ucraina. Giocando la carta umanitaria, il Vaticano si ritrova al centro della partita diplomatica sulla questione ucraina, in un momento in cui l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca rischia di rimescolare le carte.
Le scelte diplomatiche della Santa Sede sulla questione ucraina darebbero i loro frutti? Probabilmente secondo la dichiarazione delle autorità russe del 23 gennaio 2025: «con la partecipazione personale e attiva dell’inviato speciale del Papa in Ucraina, il cardinale Zuppi, 16 militari feriti delle forze armate del nostro Paese sono tornati in Russia nell’ambito dello scambio di prigionieri di guerra», ha affermato Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo.
Da diversi mesi il Vaticano ha cambiato atteggiamento nei confronti del conflitto ucraino: anziché cercare di mettere insieme punti di vista inconciliabili, è meglio giocare la carta umanitaria per riannodare i labili fili del dialogo e preparare i belligeranti a potersi sedere allo stesso tavolo in un futuro più o meno prossimo.
Così, dal maggio 2023, data di inizio della missione del cardinale Matteo Zuppi, sono stati scambiati tra Ucraina e Federazione Russa 400 prigionieri di guerra e diverse centinaia di minori sfollati: «intendiamo continuare la cooperazione costruttiva con il Vaticano sulle questioni umanitarie», ha dichiarato Maria Zakharova.
Il portavoce ha aggiunto che, a differenza dell’Occidente, accusato di aver «provocato la guerra», «salta favorevolmente la posizione equilibrata del Vaticano e di Papa Francesco, che cercano di dare il loro contributo». Una soddisfazione di cui i diplomatici della Santa Sede, spesso accusati, in particolare dai cattolici ucraini, di una neutralità che ai loro occhi rasenta la complicità con Mosca, avrebbero fatto volentieri a meno.
Una cosa è certa: con questa dichiarazione inaspettata, la parte russa rimette visibilmente il Vaticano al centro del gioco diplomatico, in un momento in cui il conflitto in Ucraina entra in una nuova fase con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il 24 gennaio, Vladimir Putin ha dichiarato di essere pronto a negoziare con la controparte americana sull’Ucraina, senza tuttavia fornire una data concreta.
«Non mi dilungherò su questo punto, ma posso solo dire che l’attuale presidente ha dichiarato di essere pronto a lavorare insieme. (…) Lo abbiamo sempre detto e voglio sottolinearlo ancora una volta: siamo pronti per questi negoziati sulle questioni ucraine», ha affermato il Presidente della Federazione Russa.
E per aggiungere qualcosa alla sua controparte americana: «non posso che essere d’accordo con [Donald Trump] nel dire che se fosse stato presidente, se non gli avessero rubato la vittoria nel 2020, forse non ci sarebbe stata la crisi in Ucraina che si è verificata nel 2022».
Per alcuni, il presidente russo sta cercando di guadagnare tempo per avanzare il più possibile nel teatro delle operazioni militari e arrivare in una posizione di forza al tavolo delle trattative: le recenti dichiarazioni, siano esse sull’aspetto umanitario con il Vaticano o diplomatico, costituirebbero, in questa prospettiva, altrettante manovre dilatorie.
Ma Donald Trump è intenzionato a negoziare rapidamente, minacciando Mosca con nuove sanzioni. «Se non troveremo rapidamente un accordo, non avrò altra scelta che imporre tariffe elevate (…) su tutto ciò che la Russia venderà agli Stati Uniti. Mettiamo fine a questa guerra che non sarebbe mai iniziata se fossi stato presidente. (…) Non devono più essere perse vite», ha affermato.
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La parte americana opta per i negoziati, basati su un mix di pressioni e incentivi, per portare Russia e Ucraina a un accordo. Le Figaro, da parte sua, suggerisce che i futuri colloqui potrebbero essere ospitati dalla Svizzera e dalla Slovacchia e inizieranno con un cessate il fuoco che congeli le posizioni dei due eserciti, pur accettando la possibilità di uno scambio di territori.
La parte russa sostiene una «pace a lungo termine» che includa il riconoscimento delle regioni conquistate all’Ucraina dal 2014 e del Donbass. Perché sul campo il vantaggio militare è chiaramente a favore della Russia, che ha bisogno di tempo per vincere la sua guerra di logoramento. Ma l’economia di guerra, che sta provocando un’inflazione del 9,5% in un anno, un’impennata degli affitti e dei prezzi dei prodotti alimentari, non può durare per sempre…
Come si vede, la situazione è tutt’altro che chiara sul terreno di ipotetici negoziati, ma nei cento giorni che si è concesso per risolvere la questione ucraina, il presidente americano avrà probabilmente interesse a fare affidamento sugli sforzi discreti messi in atto dal Vaticano. Per evitare che questi cento giorni sfocino, da un punto di vista puramente umano, in una drammatica Waterloo diplomatica.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News.
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Immagine di Mstyslav Chernov via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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