Sorveglianza
Il modello Cina: 10 punti in meno sul «credito sociale» a chi non indossa la mascherina

Il Partito Comunista Cinese sta punendo i cittadini in alcune aree del paese che commettono trasgressioni legate al COVID come non indossare una maschera in pubblico sottraendo 10 punti dal loro punteggio di credito sociale e in alcuni casi inserendoli in liste nere che non consentono loro di viaggiare.
«Coloro che sono finiti nella lista nera sono stati puniti con una serie di misure, tra cui il divieto di acquistare voli, viaggi ferroviari ad alta velocità e prenotazioni di hotel di lusso»
Un lungo articolo sul London Times spiega come il PCC abbia sfruttato la pandemia COVID per espandere massicciamente il monitoraggio dei propri cittadini e introdurre nuovi metodi con cui potevano essere puniti per aver commesso infrazioni relative a COVID che non sono aumentate al livello di atti criminali.
Alcune delle trasgressioni di recente introduzione che portano a detrazioni di punti di credito sociale e divieti di viaggio includono il mancato utilizzo di una maschera in pubblico (detrazione di 10 punti) e il mancato isolamento (detrazione di 50 punti).
«I cittadini con i punteggi più bassi possono essere esclusi dall’impiego nel governo e le imprese possono essere escluse dai sussidi o dalla partecipazione a programmi di appalti pubblici»
«Coloro che sono finiti nella lista nera sono stati puniti con una serie di misure, tra cui il divieto di acquistare voli, viaggi ferroviari ad alta velocità e prenotazioni di hotel di lusso», riporta il giornale inglese.
«I cittadini con i punteggi più bassi possono essere esclusi dall’impiego nel governo e le imprese possono essere escluse dai sussidi o dalla partecipazione a programmi di appalti pubblici», aggiunge il rapporto.
Le persone in alcune aree del paese “sorprese a nascondere i sintomi del virus, a nascondere i dettagli del loro recente viaggio, a evitare cure mediche o ad avere contatti con pazienti sospetti hanno visto i loro reati aggiunti alla loro cartella personale di credito sociale”.
Coloro che diffondono quelle che il regime comunista considera informazioni «veritiere» sulla pandemia e sul vaccino vengono inseriti nelle “liste rosse” per il loro buon comportamento e ricompensati con vantaggi che includono pagamenti in contanti, prestiti a basso interesse e sconti sulle bollette
«Rispecchiando la censura dei social media e l’attuale legislazione del governo occidentale che cerca di punire le persone per aver diffuso “teorie del complotto” o “disinformazione”, la Cina deduce anche punti di credito sociale per “aver diffuso voci”, una punizione inflitta a operatori sanitari e giornalisti che hanno accusato la Cina di nascondere l’epidemia nei primi giorni della pandemia» nota Summit News.
«Durante un mese lo scorso anno, il governo di Shanghai ha registrato 96 violazioni delle regole relative a COVID, come l’occultamento della cronologia dei viaggi. Solo nove sono stati ritenuti abbastanza gravi da giustificare un procedimento penale, ma tutti sono stati resi pubblici online e allegati ai record di credito sociale delle persone» continua il Times.
L’intento del sistema è quello di «rafforzare il controllo totalitario delle persone» creando un quadro di «cloud di polizia»che consentirà alle autorità di monitorare e prevedere l’attività di dissidenti e attivisti
Lo stato tecno-biosecuritario cinese si considera un modello da esportazione tanto che ha chiesto ufficialmente all’OMS di sviluppare per tutto il mondo i famosi passaporti vaccinali
Come riportato a più riprese da Renovatio 21, lo stato tecno-biosecuritario cinese si considera un modello da esportazione tanto che ha chiesto ufficialmente all’OMS di sviluppare per tutto il mondo i famosi passaporti vaccinali.
In Italia la Cina può essere vista come modello e partner da un’intero partito di maggioranza e da parti rilevanti di altri partiti di maggioranza relativa
Il lettore di Renovatio 21 sa che in Italia la Cina può essere vista come modello e partner da un’intero partito di maggioranza e da parti rilevanti di altri partiti di maggioranza relativa. Dalla Cina molti soggetti politici italiani filocinesi hanno stimolato durante la pandemia traffici di mascherine non sempre limpidi o lineari. Sul piatto balla ancora la rete 5G nazionale, infrastruttura di capitale importanza per il futuro del Paese. Anche il Brasile di Bolsonaro, inizialmente sulle posizioni anticinesi di Trump, ora si è molto ammorbidito e ha concesso a Huawei di partecipare al bando per il 5G del Paese.
I sistemi di sorveglianza cinese, sviluppati spesso con l’aiuto di competenze accademiche occidentali, permettono oramai una face recognition precisissima e perfino, in alcuni casi, la ricostruzione del volto di un uomo a partire da un frammento del suo DNA – tutte tecniche che i critici di Pechino assicurano essere usate per la repressione dell’etnia uigura in Xinjiang.
La Cina è un incubo elettrototalitario dove ogni cittadino è tracciato e spiato dallo smartphone e da mille altri sistemi illiberali: decisamente un modello per il nostro futuro prossimo anche qui.
Recentemente il governo ha varato una app per la delazione nei confronti di cittadini che esprimono «opinioni errate»; esso inoltre ha lanciato un progetto sperimentale di sorveglianza del 100% dello spazio pubblico che coinvolge sia telecamere disseminate ovunque che l’utilizzo del vicinato come spia costante.
La Cina è un incubo elettrototalitario dove ogni cittadino è tracciato e spiato dallo smartphone e da mille altri sistemi illiberali: decisamente un modello per il nostro futuro prossimo anche qui.
Sorveglianza
La sicurezza aerea USA non farà più togliere le scarpe. E in Italia?

La Transportation Security Administration (TSA) sta eliminando l’obbligo per i viaggiatori di togliersi le scarpe durante i controlli di sicurezza negli aeroporti. Lo riportano varie testate americani.
La TSA è l’agenzia dei controlli negli aeroporti, divenuta temutissima dopo l’11 settembre 2001 per la pervicacia con cui porta avanti il suo lavoro.
Una «fonte» che ha parlato «a condizione di anonimato» ha dichiarato al New York Times che la TSA ha «eliminato» l’obbligo per i viaggiatori di togliersi le scarpe, sebbene l’agenzia non abbia «annunciato ufficialmente questo cambiamento».
Un portavoce della TSA ha spiegato che la TSA e il Dipartimento per la sicurezza interna (DHS) sono «sempre alla ricerca di modi nuovi e innovativi per migliorare l’esperienza dei passeggeri». «Qualsiasi aggiornamento potenziale alle nostre procedure di sicurezza verrà diffuso tramite i canali ufficiali», ha aggiunto il portavoce della TSA.
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Jennifer Jacobs, reporter senior della Casa Bianca per la CBS News, ha inoltre riferito che «i viaggiatori non devono più togliersi le scarpe per superare la normale fila ai controlli di sicurezza della TSA» negli aeroporti.
Secondo il sito specializzato in raccolta punti-miglia One Mile At A Time, in una «nota interna» la TSA ha spiegato che «questa norma aggiornata è il risultato sia dei progressi tecnologici sia di una rivalutazione completa dei rischi a livello di minaccia».
«Si sostiene che le moderne apparecchiature di scansione siano ora in grado di rilevare potenziali pericoli senza dover togliere le scarpe. È interessante notare che la TSA prevede di mantenere le restrizioni sui liquidi fino al 2040, nonostante anche lì le tecnologie di screening siano migliorate. Quindi la differenza nel modo in cui vengono gestite queste due situazioni è piuttosto interessante» scrive l’articolo.
Rimane da capire se l’Italia seguirà l’esempio. Togliersi le scarpe è un inconveniente fastidiosissimo di quando, anche per un semplice volo interno, si passa alla security di qualsiasi aeroporto. Un atto invasivo, oltre che molto poco igienico (camminare scalzi in un luogo pubblico dove passano diecine di migliaia di persone? Infilare le scarpe in cassette che poi certo non vengono lavate?) che perdura nei decenni anche da noi.
Renovatio 21 ha notato come recentemente la situazione in Italia si sia allentata, almeno per quanto riguarda i computer, che forse a causa di nuove macchine a raggi X (e la nostra ipotesi, che verificheremo al prossimo volo), ora possono essere lasciati dentro gli zaini invece che fatti tirar fuori assieme a smartphone, tablet, etc. È rimasta, tuttavia, la direttiva di far togliere, oltre che le scarpe, la cintura, quindi chi è molto dimagrito e porta gli stessi pantaloni di prima è avvisato: in aeroporto potrebbe finire in mutande stricto sensu.
I controlli capillari negli aeroporti sono un dono malefico dell’11 settembre 2001, oramai avvenuto quasi un secolo fa. Il terrorismo islamico ha di fatto «israelizzato» il trasporto aereo, rendendo il mondo intero nella condizione di paura degli attentati che vive chi passa per gli aeroporti dello Stato Ebraico, notissimo per i suoi controlli stringenti e per le vanterie rispetto alla sicurezza della sua compagnia aerea nazionale.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Internet
Raid in tutta la Germania contro i cittadini che criticano il governo

Mercoledì mattina alle 6 è stata avviata in tutta la Germania un’operazione di polizia su larga scala, che ha preso di mira centinaia di individui sospettati di aver insultato i politici o di aver diffuso «odio e incitamento» online. Lo riporta Remix News.
La massiccia repressione ha visto la polizia effettuare irruzioni mattutine contro 170 individui, sequestrando computer, telefoni cellulari e tablet e conducendo perquisizioni in diverse località del Paese.
L’azione, condotta dall’Ufficio federale di polizia criminale (BKA), utilizza il nuovo articolo 188 del Codice penale per colpire gli individui accusati di razzismo e incitamento all’odio.
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Il ministro degli Interni del Nord Reno-Vestfalia, Herbert Reul (del partito democristiano CDU), che negli ultimi anni ha assistito a un massiccio aumento della criminalità nel suo land, tra cui crimini violenti e aggressioni con armi da taglio commessi da stranieri, ha elogiato le retate della polizia.
«Gli incendiari digitali non devono potersi nascondere dietro i loro cellulari o computer», ha affermato. Il suo land ha condotto 14 dei circa 130 casi a livello nazionale in una «giornata di azione» contro i cosiddetti post d’odio.
In effetti, nonostante il numero di tali retate sia esploso negli ultimi anni, anche la criminalità violenta ha raggiunto livelli record in Germania, in gran parte a causa dell’immigrazione di massa, il che è un dato statistico. Tuttavia, le risorse della polizia si sono concentrate sulla lotta contro le violazioni dei discorsi d’odio, comprese quelle che lamentano l’aumento della criminalità in relazione all’immigrazione di massa, con persino politici come Marie-Thérèse Kaiser di Alternativa per la Germania (AfD), che sono stati presi di mira in questi casi.
In Germania, ormai, si organizzano regolarmente «giornate di protesta» contro i cittadini che commettono «violazioni» contro le nuove e più draconiane leggi sulla libertà di parola in vigore in Germania. In alcuni casi, è scoppiato uno scandalo nazionale quando i dettagli dei casi sono diventati pubblici, come nel caso di un pensionato, Stefan Niehoff, la cui abitazione è stata perquisita per aver definito «idiota» l’ex ministro dell’Economia Robert Habeck.
Come dimostrano i dettagli del caso, Niehoff è divenuto uno dei principali bersagli per aver denunciato il raid, con lo Stato che alla fine ha ritirato l’accusa dell’«idiota», quella per cui avevano fatto irruzione in casa sua, e ne ha perseguito altre. Alla fine è stato condannato per una serie di retweet, nonostante questi fossero esplicitamente post antinazisti che prendevano di mira politici di sinistra.
Secondo Nius, il raid nell’abitazione di Niehoff rientrava in una «giornata di mobilitazione contro i post d’odio» a livello nazionale, in cui la polizia tedesca ha perquisito 50 abitazioni e condotto 90 indagini.
«Quando la polizia è alla porta, ogni colpevole si rende conto che i crimini d’odio hanno delle conseguenze», ha scritto su X il ministro degli Interni Nancy Faeser, vantandosi delle retate. La Faeser nota per la sua volontà di introdurre programmi contro l’«estremismo di destra» fra i bambini dell’asilo.
In un altro caso, qualcuno ha criticato il leader della CDU Friedrich Merz definendolo «ubriaco». Non è chiaro chi sia stato preso di mira nelle ultime retate né quali dichiarazioni abbiano rilasciato. La maggior parte dei casi presumibilmente riguarda dichiarazioni di estremisti di destra, ma un piccolo numero di casi riguarda contenuti religiosi estremisti o di estremisti di sinistra.
Va inoltre notato che anche Alice Weidel, co-leader di Alternativa per la Germania (AfD), ha presentato diverse denunce di questo tipo, un punto per il quale è stata criticata. Tuttavia, non è chiaro se l’abitazione di qualcuno sia stata perquisita a seguito di una delle sue denunce. Finora, non ci sono state segnalazioni di tali retate basate su denunce presentate da Weidel.
La repressione più dura si abbatte in Germania da anni, prendendo di mira soprattutto AfD, perseguitata dagli stessi servizi di sicurezza della Budesrepubblica. Infatti, i servizi di sicurezza interna tedeschi BfV hanno messo sotto sotto sorveglianza il loro stesso ex capo, Hans-Georg Maaßen.
Il ministro degli Interni della CDU Reul ha affermato che è necessario fare una netta distinzione tra opinione e incitamento all’odio. «Quello che non si fa nel mondo reale non è appropriato nemmeno nel mondo digitale. È ora di avere più atteggiamento, sia offline che online», ha affermato.
Tuttavia, il ministero dell’Interno federale ha avanzato una tesi analoga l’anno scorso, effettuando delle perquisizioni presso diverse abitazioni di giornalisti di Compact Magazine, nonché presso l’editore della rivista.
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L’ondata di perquisizioni segue il divieto di Compact Magazine, una testata sovranista dove erano pure apparsi saggi del segretario di Stato USA Marco Rubio sui limiti dell’ordine mondiale del dopoguerra, e la sua cancellazione da internet. Questa settimana, un tribunale federale di primo grado ha stabilito che il divieto non era costituzionale e costituiva una violazione della libertà di stampa, infliggendo un duro colpo al Ministero dell’Interno federale.
Queste incursioni domiciliari vengono condotte con il supporto di vari centri di segnalazione gestiti da organizzazioni di sinistra. In sostanza, un centro segnala un post, che poi lo inoltra alla polizia federale per l’intervento. Lo scorso anno sono stati registrati 10.732 casi di questo tipo, ovvero il quadruplo rispetto al 2021.
Come esempio del tipo di retate in corso, l’anno scorso la casa di un ragazzo tedesco di 14 anni è stata perquisita per aver pubblicato su TikTok un hashtag vietato, «#AllesFürDeutschland», che tradotto significa «Tutto per la Germania».
Come riportato da Renovatio 21, la Germania è il Paese dove mesi fa un cittadino è stato multato per aver criticato giudice che ha solo multato un immigrato per lo stupro di una 15enne: al cittadino tedesco è stata comminata una multa doppia rispetto a quella dell’immigrato stupratore.
Contro la Germania e le sue leggi orwelliane si è scagliato quattro mesi fa alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco il vicepresidente americano J.D. Vance.
Tre mesi fa un tribunale distrettuale tedesco ha condannato il caporedattore della rivista conservatrice Deutschland-Kurier a sette mesi di carcere per aver diffamato l’allora ministro degli Interni Nancy Faeser – proprio quella dei corsi contro l’estremismo di destra per i bambini di tre anni nei kindergarten – con quello che era chiaramente un meme satirico.
— Deutschland Kurier (@Deu_Kurier) April 8, 2025
Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso un tribunale di Amburgo ha condannato un uomo a tre anni di galera per aver giustificato l’«aggressione russa» all’Ucraina su Telegram.
Mesi fa è stata de-bancarizzata una delle più importanti TV anti-globaliste di lingua tedesca, AUF1. L’anno passato, era stato debancarizato anche il leader di Alternative fuer Deutschald (AfD) Tino Chrupalla.
Come riportato da Renovatio 21, il caso più avanzato di repressione di libertà di parola pare essere la Gran Bretagna, dove almeno 12 mila persone all’anno sono messe in galere per frasi sui social. In Albione si è arrivati a condannare persino chi prega con la mente.
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