5G
Coronavirus e 5G, decreto «Cina Italia»
Non è vero che le notizie i grandi giornali le lisciano tutte. È solo che bisogna andarsele a pescare fra le righe, sepolte da pletore di articoli inutili. L’articolo più illuminante, all’alba del sorpasso italiano sui morti C19 cinesi, lo ha scritto Francesco Verderami, il notista politico del Corriere della Sera. Il pezzo non è che sul quotidiano lo abbiano messo a pagina intera con richiamo in prima: dovete cercarvelo all’interno, senza immagini e senza fronzoli.
L’informazione che dà è piuttosto dirompente, ma pare che nessuno abbia voluto raccogliere: «I ritardi nel via libera dovuti alla gara per il 5G e al rischio che sia la Cina a vincere il bando: l’Italia non può permettere che i suoi dati sensibili siano gestiti da società su cui Pechino ha il diretto controllo statale».
In pratica, il decreto urgente per tentare di far uscire il Paese dall’inferno del virus cinese non esce perché qualcuno vorrebbe dare il futuro dell’infrastruttura informatica nazionale, il 5G, al potere cinese.
In pratica, il decreto urgente per tentare di far uscire il Paese dall’inferno del virus cinese non esce perché qualcuno vorrebbe dare il futuro dell’infrastruttura informatica nazionale, il 5G, al potere cinese.
Messo così limpido fa impressione.
Vi sarebbero cinque articoli firmati dal ministro per l’Innovazione M5S Pisano inseriti per la riforma della Pubblica amministrazione digitale. Lo scopo, nel momento in cui tutti parlano di smart-working (la parola «telelavoro», troppo greco-romana, è scomparsa) sarebbe il «favorire il lavoro agile».
Le norme introdotte suggerirebbero «la selezione dell’operatore di forniture high-tech andrebbe fatta attraverso una procedura negoziata con gara al massimo ribasso».
A questo punto le narici di alcuni lettori hanno già cominciato a tirare: chi sarà mai in grado di offrire il massimo ribasso?
«Cosa succederebbe infatti se a vincere la gara fosse un’azienda cinese? E siccome i cinesi sono i favoriti, l’Italia non può permettere che i suoi dati sensibili vengano gestiti da società su cui Pechino ha il diretto controllo statale: vorrebbe dire che dalla sponda Atlantica il Paese farebbe rotta verso la “Via della Seta”».
Il Consiglio dei ministri aveva dato il semaforo verde. Perché, sussurra al Corriere un rappresentante del governo, «durante la riunione si è discusso sui titoli dei provvedimenti» inseriti nel decreto, senza cioè approfondire il contenuto degli articoli.
Ma certo, come fanno al bar con i giornali: si legge solo il titolo, mica l’articolo, anche se ti interessa: l’importante è il cappuccino, il cornetto, la chiacchiera.
Siccome un decreto per il Paese in questo momento non è esattamente come la Gazza, qualcuno che lo ha guardato fino in fondo, misteriosamente, c’è stato.
«Ad un esame attento delle norme è scattato l’allarme. Conte era ancora in conferenza stampa quando dalla Difesa il ministro Guerini avvertiva che — attraverso il decreto — c’era “il rischio di far rientrare dalla finestra quello che abbiamo finora tenuto fuori dalla porta”».
Quest’ultima frase risulta un po’ oscura al lettore, ma non tutto in quell’articolo è spiegato bene. Non capiamo esattamente cosa ci sia «fuori dalla porta», tanto più che in questo momento fuori dalla porta non ci possiamo nemmeno andare.
Qualcosa ci viene spiegato.
«Cosa succederebbe infatti se a vincere la gara fosse un’azienda cinese? E siccome i cinesi sono i favoriti, l’Italia non può permettere che i suoi dati sensibili vengano gestiti da società su cui Pechino ha il diretto controllo statale: vorrebbe dire che dalla sponda Atlantica il Paese farebbe rotta verso la “Via della Seta”».
La cosiddetta nuova Via della Seta, che i cinesi chiamano con il nome anglico di Belt and Road Initative, è il progetto di infrastrutture di trasporto più grande e costoso della storia umana, intrapreso da Pechino da qualche anno. Tramite esso, le merci arrivano in Europa e in Africa tramite rotte di terra e di mare, con velocità multiple a quelle con cui arrivano ora da noi le infinite serque di prodotti manufatti in Cina. La Via della Seta, di fatto ossifica per sempre il primato economico industriale mondiale che Pechino ha raggiunto tra gli anni Novanta e gli anni 2000.
Tuttavia non è l’unica infrastruttura in gioco ora, e nemmeno – nonostante gli investimenti per trilioni di dollari – non è la più importante e strategica.
Chi controlla il 5G, potrà controllare non solo la sicurezza nazionale, ma anche le informazioni private riguardo ai singoli cittadini
Il 5G, l’infrastruttura dell’internet mobile di nuova generazione, è un fattore chiave per il futuro. Chi controlla il 5G, potrà controllare non solo la sicurezza nazionale, ma anche le informazioni private riguardo ai singoli cittadini. Di più: può sommarne i dati e ottenere modelli predittivi di comportamento, del singolo e della massa, per la politica e per il consumo. I dati sono l’oro blu del nuovo millennio, dicono; parimenti, se Roma costruiva strade per dominare il mondo, la Cina duemila anni dopo costruisce infostrade.
Se siete rabbrividiti quando poche ore fa l’assessore lombardo Gallera ha fatto capire che poteva spiare i movimenti dei milanesi dagli agganci delle celle dei cellulari, non avete capito quanto è pervasivo invece un potere che può entrare nel tuo telefono, nel tuo iPad, telecamera, smartwatch, TV, auto, baby monitor. Qualsiasi cosa costruita in IoT – elettrodomestici collegati alla rete – potrebbe divenire accessibile da una forza straniera.
Non lo dice Renovatio 21. Lo dicono gli apparati di sicurezza italiani, e gli americani, che da quando è arrivato Trump – l’unico presidente a non aver digerito questa cosa della globalizzazione cinese – combattono contro il 5G cinese e il suo volto primario, cioè Huawei, in modo forsennato.
Sommare i dati e ottenere modelli predittivi di comportamento, del singolo e della massa, per la politica e per il consumo. I dati sono l’oro blu del nuovo millennio, dicono; parimenti, se Roma costruiva strade per dominare il mondo, la Cina duemila anni dopo costruisce infostrade
Gli americani sono probabilmente dietro all’arresto in Canada della figlia del patron di Huawei, un ex ingegnere dell’esercito fortemente sospettato di essere sempre in contiguità con servizi e Stato profondo cinesi.
Gli americani sono coloro che hanno tentato in ogni modo di proibire ai membri dei Five Eyes – il consorzio di Paesi anglofoni che va dal Canada alla Nuova Zelanda – di lasciare entrare Huawei nella loro infrastruttura informatica nazionale, e in Australia a riguardo vi sono già spy story col morto. Gli americani sono arrivati a proibire la vendita di telefoni Huawei dentro le loro basi militari, e poi proibire la tecnologia Huawei tout court.
Quindi, forse solo un elettore o un parlamentare grillino (cose per lo più intercambiabili davvero) possono stupirsi del fatto che gli yankee si siano incazzati.
«Fonti qualificate raccontano che di lì a poco l’allarme si sarebbe propalato anche all’ambasciata statunitense».
«Per ben due volte le norme volute dal ministro Pisano (assai vicina a Casaleggio) sono state al centro di una trattativa di revisione»
Appare il quadretto dello schieramento: spezzoni del PD (probabilmente davvero depurate da Prodi) sono rimaste atlantiste, mentre la nuova guardia pare apertamente fare il tifo per il Celeste Impero: «nel governo iniziava un estenuante braccio di ferro (…) nel Pd anche il titolare dell’Economia Gualtieri e il capodelegazione Franceschini prendevano posizione, con Conte e Di Maio sull’altro fronte».
«Per ben due volte le norme volute dal ministro Pisano (assai vicina a Casaleggio) sono state al centro di una trattativa di revisione: l’ultima versione prevede che a gestire la gara sia un comitato tecnico insediato a Palazzo Chigi».
Cioè, pare di capire, Conte e Di Maio volevano le norme che avrebbero favorito… chi? L’articolista diventa criptico, ed è bene ribadire che il nome di Huawei non viene qui mai scritto, ma quel «assai vicina a Casaleggio» fa riemergere certe memorie…. Per esempio quando Casaleggio a novembre scorso fece quell’evento sulle smart company invitando l’AD di Huawei Italia, attirandosi da qualcuno timide accuse di conflitto di interesse. Oppure, più plateale, quando sempre in quel novembre l’ambasciatore cinese incontrò in privato Beppe Grillo, per dirsi che cosa non si sa.
L’ambasciatore era lo stesso, del resto, che stava in streaming con Di Maio sulla pista di atterraggio dell’aereo con i medici che la Cina ci ha prestato. C’erano a bordo la bellezza di 40 respiratori (la sola Pechino ha 70 e passa ospedali: si sono sforzati) e dei dottori che provengono dal Paese che dice di aver sconfitto il COVID-19 ma non ha né trovato un farmaco, né un vaccino, né ci pare ci abbiano dato statistiche epidemiche utili, visto che la percentuale degli infetti asintomatici non è stata trovata a Wuhan e Chongqing ma a Vo’ Euganeo la settimana scorsa.
C’è il decreto «Cura Italia» da fare. Basterebbe che cambiassero due lettere: «Cina Italia». Apprezzeremmo la sincerità.
Non è che siamo i soli ad aver capito questo giochetto. Gli occhi dolci dei 5S a Pechino allarmano qualcuno anche nel partito alleato. «Già il battage della Farnesina sugli aiuti cinesi all’Italia — “amplificati dalla tv pubblica” — aveva provocato forti malumori tra i ministri dem, ma affidare il 5G alla Cina sarebbe troppo».
Per l’Italia, affidare alla Cina il 5G è affidarle il XXI secolo. E importa poco se si tratta di uno Stato totalitario che en passant ha appena infettato noi e il mondo con un morbo che ha provocato la più grande crisi sanitaria della storia, con i morti che saranno da contare in Europa in decine e decine di migliaia.
Pazienza. C’è il decreto «Cura Italia» da fare. Basterebbe che cambiassero due lettere: «Cina Italia». Apprezzeremmo la sincerità.
Roberto Dal Bosco
5G
Il governo tedesco vieta i componenti 5G cinesi
Un mese dopo la visita in Cina del ministro dell’Industria e della Transizione verde Robert Habeck, il governo tedesco ha annunciato il divieto dei componenti Huawei e ZTE nelle reti mobili 5G.
«I componenti critici nella rete centrale potrebbero non essere più utilizzati al più tardi entro la fine del 2026», ha spiegato il ministro degli Interni Nancy Faeser, aggiungendo che nelle reti di trasporto i sistemi di gestione dovranno essere sostituiti al più tardi entro la fine del 2029.
«Per i cittadini ciò significa maggiore sicurezza», ha affermato Faeser. Un portavoce dell’ambasciata cinese a Berlino ha affermato che la mossa minerà seriamente la fiducia reciproca tra le due parti e influenzerà anche la futura cooperazione tra Cina e UE nei settori rilevanti, ha rivelato il quotidiano in lingua inglese del Partitto Comunista Cinese Global Times.
Come riportato da Renovatio 21, Biden seguì le orme di Trump ordinando, ancora tre anni fa, una pesante stretta sul 5G di Huawei. Dopo le sanzioni trumpiane, il valore dell’aziende cinese crollò del 42%.
La guerra di Washington contro Huawei arrivò al punto che nel 2018 Sabrina Meng Wanzhou (nota anche come Sabrina Meng, o Cathy Meng), figlia del fondatore i Ren Zhengfei nonché alta dirigente della multinazionale, fu arrestata e tenuta ai domiciliari per mesi in Canada.
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Altri Paesi come il Brasile sotto Bolsonaro hanno tentennato riguardo la sicurezza delle infrastrutture 5G di Huawei, per risolversi poi in favore di Pechino anche sotto la pressione del COVID e della promessa cinese di fornitura del Sinovac, il vaccino sviluppato dalla Repubblica Popolare, risultato ancora più inefficace dei sieri genici sperimentali prodotti in Occidente.
Anche Londra, sotto Boris Johnson, si era prodotta in un tira-e-molla riguardo il 5G cinese.
La tecnologia di Huawei avanza in tutti i Paesi del mondo, in ispecie in Africa: ad esempio in Uganda l’azienda cinese ha venduto impianti per il riconoscimento facciale, che saranno dirimenti in futuro per la repressione del dissenso.
In Italia vi il caso finì sui grandi giornali ai tempi del famoso decreto «Cura Italia», nelle prime settimane della pandemia, quando il governo Conte-bis, la cui componente grillina era sospettata di forti simpatie filocinesi, sembrò poter favorire Pechino all’interno degli sforzi per uscire dalla stretta del coronavirus.
«I ritardi nel via libera dovuti alla gara per il 5G e al rischio che sia la Cina a vincere il bando: l’Italia non può permettere che i suoi dati sensibili siano gestiti da società su cui Pechino ha il diretto controllo statale» scrisse il notista politico Francesco Verderami sul Corriere della Sera. In pratica, il decreto urgente per tentare di far uscire il Paese dall’inferno del virus cinese non esce perché qualcuno vorrebbe dare il futuro dell’infrastruttura informatica nazionale, il 5G, al potere cinese.
«Cosa succederebbe infatti se a vincere la gara fosse un’azienda cinese? E siccome i cinesi sono i favoriti, l’Italia non può permettere che i suoi dati sensibili vengano gestiti da società su cui Pechino ha il diretto controllo statale: vorrebbe dire che dalla sponda Atlantica il Paese farebbe rotta verso la “Via della Seta”» continuava l’articolo di quattro anni fa.
Chi controlla il 5G, potrà controllare non solo la sicurezza nazionale, ma anche le informazioni private riguardo ai singoli cittadini. Sommare i dati e ottenere modelli predittivi di comportamento, del singolo e della massa, per la politica e per il consumo. I dati sono l’oro blu del nuovo millennio, dicono; parimenti, se Roma costruiva strade per dominare il mondo, la Cina duemila anni dopo costruisce infostrade.
Renovatio 21 all’epoca propose quindi di ribattezzare il decreto «Cura Italia» in «Cina Italia».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
5G
5G, il ruolo ampliato dei militari USA potrebbe portare alla «raccolta di dati di massa, monitoraggio e monitoraggio» dei cittadini
I militari acquisiranno il controllo su una «quantità straordinaria di dati»
L’espansione dell’esercito nei suoi sforzi per il 5G non è una sorpresa dal momento che l’esercito americano è stato «molto attivo» sullo spettro elettromagnetico (EMS) «per molto tempo» – e vuole dominarlo, ha detto McCollough. Ha sottolineato che il DoD nel 2021 ha annunciato un piano su come le forze armate statunitensi «raggiungeranno la superiorità dello spettro in tutti i domini» e «domineranno il futuro spazio di battaglia». Tuttavia, nelle mani di funzionari militari come Sherman, la tecnologia 5G potrebbe essere utilizzata per sorvegliare e dominare i cittadini statunitensi, ha affermato McCollough. Sherman, che ha prestato giuramento come CIO del DoD il 17 dicembre 2021 e ora dirigerà tutti i progetti 5G del Pentagono, è stato CIO della comunità di Intelligence dal 2017 al 2020. Secondo McCollough, l’acquisizione da parte di Sherman dei progetti 5G del Pentagono ha serie implicazioni per la sorveglianza dei cittadini statunitensi. «Purtroppo, per molti aspetti, coloro che detengono il potere sono giunti a considerare ampie porzioni della popolazione statunitense come avversari reali o potenziali o semplici soggetti che devono essere monitorati, manipolati e controllati». «Il 5G è una componente essenziale nel modo in cui questo è e sarà realizzato». McCollough, un ex assistente procuratore generale del Texas e avvocato di telecomunicazioni e diritto amministrativo, ha dichiarato a The Defender che ciò che interessa ai militari e alla comunità dell’Intelligence riguardo al 5G è «la capacità di ottenere dati importanti… quasi in tempo reale». La rete wireless a bassa latenza del 5G, ovvero una rete in grado di elaborare un volume molto elevato di messaggi di dati con un ritardo minimo, offre ai servizi militari e di intelligence l’accesso e il controllo su una straordinaria quantità di dati riguardanti le persone e l’ambiente circostante. Questi potenti strumenti potrebbero essere utilizzati per «la repressione e il controllo della popolazione», ha affermato. «Il coinvolgimento del DoD nel 5G potrebbe portare alla militarizzazione della tecnologia» Crisanna Shackelford, Ph.D., un’esperta di guerra non lineare ed ex professionista dell’intelligence DoD con 32 anni di esperienza, ha anche trovato «preoccupante» la notizia dell’acquisizione e dell’espansione da parte di Sherman degli sforzi 5G del Pentagono. Shackelford – veterano militare e membro di CHD – ha dichiarato a The Defender: «il coinvolgimento del DOD nel 5G potrebbe portare alla militarizzazione della tecnologia, offuscando i confini tra applicazioni civili e militari». «Il potenziale controllo militare sulle reti 5G potrebbe potenzialmente violare la privacy e le libertà civili», ha aggiunto. «Il consolidamento e l’integrazione dei progressi del 5G civile-militare sollevano preoccupazioni per l’emergere di reti di sorveglianza globale, poiché varie entità internazionali collaborano per stabilire una sorveglianza pervasiva, in particolare nel campo della sorveglianza biomedica». Sebbene i progressi nella comunicazione e nella connettività siano «indubbiamente importanti», ha affermato, «dobbiamo procedere con cautela per salvaguardare la nostra società, la privacy e le libertà civili». Shackelford ha sottolineato che gli sforzi del DoD per il 5G potrebbero «comportare la raccolta, il monitoraggio e il monitoraggio di massa di dati di individui, portando a una perdita di privacy». La transizione del DoD al 5G manca di sufficiente trasparenza e coinvolgimento pubblico, ha affermato. «Le decisioni vengono prese senza un adeguato controllo pubblico o opportunità di input significativi, limitando i processi democratici e la responsabilità». Shackelford ha anche affermato di avere «significative preoccupazioni per il consolidamento del potere nelle mani di alcune grandi aziende coinvolte nell’ecosistema 5G». Gli appaltatori della difesa Big Tech hanno collaborato con società di telecomunicazioni per sviluppare e implementare la tecnologia 5G. Ad esempio, Lockheed Martin sta collaborando con Verizon ; Northrop Grumman con AT&T e General Dynamics Information Technology con T-Mobile. Infine, sia Shackelford che McCollough hanno affermato che gli sforzi ampliati del 5G del DoD lasciano senza risposta domande sulle conseguenze per la salute e l’ambiente del 5G. Molti scienziati hanno sottolineato che le radiazioni RF causate dal 5G hanno effetti biologici negativi. Secondo McCollough, i militari sono «da tempo consapevoli degli effetti umani e ambientali distruttivi e dannosi dell’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza», ma questi sono visti come «solo danni collaterali» che sono «necessari» per il compimento delle sue missioni percepite. Brenda Baletti Phd.5G
5G, l’agenzia di ricerca sul cancro dell’OMS valuterà i rischi sanitari, ma non prima del 2025
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità parteciperà a un progetto per valutare i rischi per la salute dell’esposizione alle tecnologie 5G, ma i critici hanno accusato l’agenzia di ignorare le prove già esistenti e hanno suggerito che i risultati potrebbero essere contaminati dai partner del settore.
Lunedì l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato che parteciperà a un nuovo progetto che include la valutazione dei rischi per la salute derivanti dall’esposizione alle tecnologie 5G.
Secondo IARC, il progetto «svilupperà strumenti e strumentazione per una valutazione affidabile dell’esposizione, condurrà studi sperimentali (studi in vitro, su animali e sull’uomo) sui potenziali rischi di cancro e svilupperà efficaci materiali di comunicazione del rischio per la salute per le parti interessate».
Il progetto — Scientific-Based Exposure and Risk Assessment of Radiofrequency and Millimeter-Wave Systems (SEAWave) — mira a identificare le differenze nei modelli di esposizione tra il 5G e le precedenti tecnologie mobili, come 2G-4G.
Horizon Europe e SERI (Svizzera) stanno cofinanziando il progetto, che culminerà con una valutazione del rischio del 5G, che dovrebbe essere pubblicata nel 2025.
Esperti sui rischi per la salute derivanti dall’esposizione alle tecnologie 5G hanno dichiarato a The Defender che le valutazioni del rischio avrebbero dovuto essere condotte anni fa.
«Una valutazione del rischio avrebbe dovuto essere eseguita prima del lancio del 5G, e non anni dopo il suo inizio», ha affermato Mona Nilsson, amministratore delegato della Fondazione svedese per la protezione dalle radiazioni.
Invece, ha detto Nilsson, «intere popolazioni» sono state per diversi anni «di fatto trasformate in topi da laboratorio 5G in un pericoloso esperimento».
Eileen O’Connor, co-fondatrice e direttrice dell’EM Radiation Research Trust nel Regno Unito e membro del consiglio dell’International EMF Alliance, concorda.
«Perché la IARC non chiede con urgenza il principio di precauzione piuttosto che accettare una valutazione sul 5G?» chiede la O’Connor. «Ci sono prove sufficienti e motivi di preoccupazione per quanto riguarda la salute pubblica associata a 2G, 3G e 4G», ha affermato.
Secondo O’Connor, «l’intera popolazione sarà esposta a radiazioni [elettromagnetiche] non testate e non regolamentate, che assorbiranno nei loro corpi e senza alcun accordo pubblico. Troppe segnalazioni e revisioni ritardano e smentiscono l’approccio precauzionale per interessi economici».
«È tempo di agire», ha detto O’Connor, aggiungendo di essere «profondamente preoccupata» per il ruolo «che stanno giocando gli interessi speciali e le lobby del settore».
«È tempo di chiedere responsabilità per l’imposizione di questa tecnologia in ogni angolo della nostra vita, ed è tempo di chiedere responsabilità da parte delle persone che votano per mettere in atto questa tecnologia senza che sia stato condotto un solo test di sicurezza per il 5G, come stabilito dal senatore USA Blumenthal durante le audizioni congressuali sul 5G», ha affermato.
Perché la «comunicazione del rischio» è l’ultima nell’agenda di SEAWave?
Secondo la IARC, l’agenzia prevede di «svolgere un ruolo fondamentale nelle fasi successive del progetto coordinando una valutazione completa degli studi sperimentali del progetto e una revisione della letteratura più recente sulle frequenze delle onde millimetriche e sugli effetti sulla salute» – rendendo effettivamente è il principale arbitro per il quale vengono presi in considerazione gli studi scientifici per determinare se vi siano prove scientifiche dei rischi per la salute posti dal 5G.
Secondo il suo sito web, il progetto SEAWave consiste nel completare 11 progetti più piccoli interconnessi – chiamati «pacchetti di lavoro» – avviati durante la riunione iniziale e il seminario di co-progettazione.
SEAWave prevede di completare otto pacchetti di lavoro, inclusi studi incentrati sui tipi di esposizione al 5G e sui risultati per la salute, e quindi valutare il rischio del 5G sulla salute umana come suo nono pacchetto di lavoro.
Successivamente, il progetto si occuperà di come comunicare il rischio al pubblico.
Gli scienziati che invocano il principio di precauzione hanno affermato che la comunicazione del rischio relativa al 5G e alle tecnologie wireless, come l’uso di cuffie wireless come i famosi AirPods di Apple, dovrebbe essere proattiva, non retroattiva.
Rischi per la salute associati al 5G già noti, affermano i critici
Nilsson – autrice di due libri sui rischi per la salute associati alle radiazioni wireless e coautore di una pubblicazione accademica intitolata «International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (ICNIRP) 2020 Guidelines on Radiofrequency Radiation» – ha dichiarato che il comunicato stampa della IARC «dà la l’impressione che non sappiamo già che ci sono massicce prove scientifiche di effetti dannosi delle precedenti generazioni di tecnologia di telecomunicazione (2G, 3G WiFi)».
«Non menziona che le radiazioni del 5G e delle generazioni precedenti sono state classificate come gruppo 2B ‘”possibile cancerogeno per l’uomo” dalla IARC nel 2011» ha continuato.
«Inoltre, non menziona il fatto inaccettabile, avanzato dagli scienziati nell’Appello 5G e dalla Commissione internazionale sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici di recente costituzione , che i rischi devono essere studiati prima di qualsiasi lancio e che ci sono già comprovati effetti dannosi dalle generazioni precedenti, come danni al DNA, stress ossidativo, cancro, effetti dannosi sul cervello, sulla fertilità, etc».
La O’Connor ha detto a The Defender di aver trovato scioccante che IARC abbia accettato di coordinare la produzione di una valutazione del rischio sulle esposizioni 5G come parte del progetto SEAWave finanziato dall’UE «pur ammettendo che negli ultimi quattro decenni sono emerse sempre più applicazioni wireless e sono in continua evoluzione, il che rende difficile tenersi al passo con i cambiamenti dei modelli di esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF-EMF) nelle popolazioni».
«Stanno ammettendo di non essere in grado di tenersi aggiornati e tuttavia accettano di rivedere il 5G?» lei chiese.
È passato più di un decennio, ha spiegato O’Connor, da quando i membri della IARC hanno classificato l’intero spettro RF-EMF come «2B possibile cancerogeno per l’uomo». Il voto è stato «quasi unanime: 29 a 1», ha aggiunto.
Da allora, ha affermato la O’Connor, ulteriori studi sull’uomo e studi tossicologici sugli animali, che hanno dimostrato una chiara evidenza di tumori, si sono aggiunti all’evidenza di un aumento del rischio di cancro.
Nel 2018, il National Toxicology Program (NTP) – parte del Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti – ha determinato in uno studio da 30 milioni di dollari che c’erano «prove evidenti» che le radiazioni elettromagnetiche sono associate al cancro e al danno al DNA.
«Gli studi da 30 milioni di dollari del National Toxicology Program RF [radiofrequenza] degli Stati Uniti e il progetto di ricerca decennale dell’Istituto Ramazzini in Italia hanno entrambi trovato prove evidenti di tumori maligni», ha affermato.
«Due istituti diversi», ha sottolineato O’Connor, «con laboratori in Paesi diversi, totalmente indipendenti l’uno dall’altro ed entrambi producono risultati paralleli coerenti, rafforza la validità di questi studi sugli animali innovativi».
«Un gruppo esterno di revisione paritaria di 11 scienziati si è complimentato con la metodologia dello studio NTP e ha concluso che i risultati hanno mostrato chiare prove di attività cancerogena» ha aggiunto O’Connor.
«Molti medici e scienziati chiedono ora un aggiornamento urgente della classificazione di RF-EMF da 2B a Gruppo 1 (noto cancerogeno), la stessa categoria del tabacco».
«Il dott. [Lennart] Hardell, oncologo specialista ed epidemiologo del cancro, che ha fornito un commento esperto sullo studio NTP , ha dichiarato inequivocabilmente: “L’agente è cancerogeno per l’uomo”».
Inoltre, Nilsson ha affermato, nel 2017, «gli scienziati hanno avvertito nell’appello che il 5G porterà a un massiccio aumento dell’esposizione alle radiazioni a microonde simile alle generazioni precedenti, che si sono già dimostrate dannose, e che il lancio del 5G dovrebbe essere interrotto fino a quando i rischi per la salute non fossero stati indagati».
«Durante gli ultimi anni di lancio del 5G dalla fine del 2019, le nostre misurazioni delle radiazioni hanno confermato che il 5G ha effettivamente portato a un massiccio aumento dell’esposizione nelle città svedesi» ha aggiunto la Nilsson.
«Il primo caso di studio sugli effetti sulla salute del 5G , dell’epidemiologo Lennart Hardell e me, ha mostrato che una stazione base 5G in due giorni ha causato la sindrome da microonde in due persone che vivevano vicino alla stazione base».
O’Connor ha osservato che un elenco mondiale di tutti gli studi scientifici sottoposti a revisione paritaria, fino a maggio 2020, sulla salute umana attorno alle stazioni base dei telefoni cellulari e alle torri cellulari, compilato da Karl Muller e dall’EM-Radiation Research Trust, ha mostrato risultati coerenti di problemi di salute. «Su 33 studi, 32 (o il 97%) hanno riportato problemi di salute», ha detto.
L’unico studio che non ha riscontrato problemi di salute è stato uno «studio molto scarso sul cancro in Baviera che per sua stessa ammissione non aveva controlli sufficienti», ha detto.
Proprio l’anno scorso, 250 scienziati hanno firmato una petizione alle Nazioni Unite che prendeva di mira sia i campi elettromagnetici non ionizzanti (EMF), utilizzati da AirPods e altri dispositivi Bluetooth, sia i cellulari e il Wi-Fi, che emettono radiazioni RF.
Joel Moskowitz , Ph.D., direttore del Center for Family and Community Health presso l’Università della California, Berkeley, è uno dei firmatari della petizione.
«Da un punto di vista precauzionale», ha detto Moskowitz, «direi che non dovresti sperimentare con il tuo cervello in questo modo tenendo questo tipo di cuffie wireless in testa o nelle orecchie».
«Stai conducendo un esperimento sulla salute su te stesso e le normative attuali sono completamente ignare di questo tipo di esposizioni», ha aggiunto Moskowitz.
Un «progetto di greenwashing» contaminato dagli stakeholder aziendali?
Secondo il sito web di SEAWave, il progetto «mira a contribuire alla base scientifica per la valutazione del rischio per la salute del 5G e offrire i mezzi per un’efficace comunicazione del rischio per la salute e la diffusione dei risultati a tutte le parti interessate, dai cittadini e regolatori nazionali, agli organismi di standardizzazione e all’industria».
Ma Nilsson ha detto a The Defender che il progetto «sembra un progetto di greenwashing per il lancio del 5G a vantaggio delle principali parti interessate aziendali».
Ad esempio, ha sottolineato Nilsson, alcuni dei partner del consorzio SEAWave – come Telecom Paris e ITIS – sono «preoccupati» per la potenziale ricezione di finanziamenti da sponsor da parte delle parti interessate del 5G.
Nilsson ha anche osservato che il comunicato stampa della IARC includeva la «affermazione fuorviante» secondo cui molti parametri di esposizione del 5G sono simili a quelli del 2G-4G. «Ma sappiamo che il 5G ha già portato a un massiccio aumento dell’esposizione rispetto alle generazioni precedenti in base alle misurazioni effettuate finora durante il lancio del 5G», ha affermato.
«Il fatto che il 5G aumenti in modo massiccio l’esposizione alle radiazioni è anche il motivo per cui il settore delle telecomunicazioni ha fatto pressioni su vari governi – come Bruxelles, Svizzera e Italia – per allentare i loro limiti di radiazione, perché altrimenti non sarebbero in grado di implementare il 5G come previsto».
A distanza di anni dall’introduzione del 5G, ha affermato, i livelli di esposizione «superano 1 milione di microwatt per metro quadrato nei valori di picco, che è molto al di sopra di quanto è noto per causare effetti dannosi in termini di disturbi del sonno, mal di testa, vertigini, tinnito, aritmia cardiaca, e stanchezza».
«I sintomi erano già stati descritti circa 50-40 anni fa come sindrome da microonde o malattia da radiofrequenza e sono confermati da studi su persone che vivevano vicino ad antenne di telefonia mobile [torri cellulari] e stazioni base negli ultimi due decenni», ha aggiunto Nilsson.
Nilsson ha sottolineato che, in considerazione degli influenti interessi economici aziendali coinvolti, è necessario che qualsiasi valutazione del rischio venga eseguita da scienziati che non hanno legami con il settore delle telecomunicazioni o società affiliate alle telecomunicazioni.
«Tuttavia, la IARC purtroppo non è più una garanzia per tale obiettività», ha detto, aggiungendo:
«La Bill & Melinda Gates Foundation è di gran lunga il più grande singolo finanziatore volontario della IARC e tali finanziamenti probabilmente hanno dei vincoli».
«Inoltre, il capo del dipartimento radiazioni della IARC, Joachim Schüz, è un noto negazionista del rischio, nonostante le crescenti prove del contrario, che ha prodotto un rapporto seriamente distorto per la Commissione UE e studi imperfetti sui rischi di tumore al cervello dai cellulari, finanziati da società di telecomunicazioni, come la Danish Cohort e lo studio Cefalo».
In una conferenza della Commissione europea del 2014 sui campi elettromagnetici e sui potenziali effetti sulla salute in cui O’Connor e Schüz erano i relatori , O’Connor ha affermato di aver affrontato i funzionari della IARC – incluso Schüz – per aver escluso gli articoli di Hardell dalla loro revisione degli studi scientifici sui campi elettromagnetici.
Schüz ha affermato che i documenti sono arrivati troppo tardi a seguito dell’invito a presentare documenti dello SCENIHR [Comitato scientifico sui rischi per la salute emergenti e recentemente identificati], O’Connor ha detto, «ma gli ho ricordato che ha accettato un documento/lettera che non suggeriva potenziali rischi per la salute dopo il paper di Hardell».
In effetti, la leadership della IARC sta inviando «segnali contrastanti» sulla sua posizione in merito al riconoscimento dei rischi per la salute documentati associati alle radiazioni RF, come riportato da Microwave News il mese scorso.
Il direttore della IARC Elisabete Weiderpass ha recentemente rivelato che una nuova valutazione delle prove che collegano le radiazioni RF al cancro avrà luogo probabilmente all’inizio del 2024 e che una decisione formale potrebbe arrivare entro pochi mesi.
Weiderpass non ha suggerito che la nuova valutazione avrebbe riaffermato la precedente classificazione della RF della IARC come possibile cancerogeno per l’uomo. Piuttosto, secondo Microwave News, ha chiarito che il rischio di cancro RF potrebbe invece essere declassato dalla IARC e l’attuale classificazione potrebbe essere rimossa.
Suzanne Burdick
Ph.D.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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