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Coronavirus e 5G, decreto «Cina Italia»
Non è vero che le notizie i grandi giornali le lisciano tutte. È solo che bisogna andarsele a pescare fra le righe, sepolte da pletore di articoli inutili. L’articolo più illuminante, all’alba del sorpasso italiano sui morti C19 cinesi, lo ha scritto Francesco Verderami, il notista politico del Corriere della Sera. Il pezzo non è che sul quotidiano lo abbiano messo a pagina intera con richiamo in prima: dovete cercarvelo all’interno, senza immagini e senza fronzoli.
L’informazione che dà è piuttosto dirompente, ma pare che nessuno abbia voluto raccogliere: «I ritardi nel via libera dovuti alla gara per il 5G e al rischio che sia la Cina a vincere il bando: l’Italia non può permettere che i suoi dati sensibili siano gestiti da società su cui Pechino ha il diretto controllo statale».
In pratica, il decreto urgente per tentare di far uscire il Paese dall’inferno del virus cinese non esce perché qualcuno vorrebbe dare il futuro dell’infrastruttura informatica nazionale, il 5G, al potere cinese.
In pratica, il decreto urgente per tentare di far uscire il Paese dall’inferno del virus cinese non esce perché qualcuno vorrebbe dare il futuro dell’infrastruttura informatica nazionale, il 5G, al potere cinese.
Messo così limpido fa impressione.
Vi sarebbero cinque articoli firmati dal ministro per l’Innovazione M5S Pisano inseriti per la riforma della Pubblica amministrazione digitale. Lo scopo, nel momento in cui tutti parlano di smart-working (la parola «telelavoro», troppo greco-romana, è scomparsa) sarebbe il «favorire il lavoro agile».
Le norme introdotte suggerirebbero «la selezione dell’operatore di forniture high-tech andrebbe fatta attraverso una procedura negoziata con gara al massimo ribasso».
A questo punto le narici di alcuni lettori hanno già cominciato a tirare: chi sarà mai in grado di offrire il massimo ribasso?
«Cosa succederebbe infatti se a vincere la gara fosse un’azienda cinese? E siccome i cinesi sono i favoriti, l’Italia non può permettere che i suoi dati sensibili vengano gestiti da società su cui Pechino ha il diretto controllo statale: vorrebbe dire che dalla sponda Atlantica il Paese farebbe rotta verso la “Via della Seta”».
Il Consiglio dei ministri aveva dato il semaforo verde. Perché, sussurra al Corriere un rappresentante del governo, «durante la riunione si è discusso sui titoli dei provvedimenti» inseriti nel decreto, senza cioè approfondire il contenuto degli articoli.
Ma certo, come fanno al bar con i giornali: si legge solo il titolo, mica l’articolo, anche se ti interessa: l’importante è il cappuccino, il cornetto, la chiacchiera.
Siccome un decreto per il Paese in questo momento non è esattamente come la Gazza, qualcuno che lo ha guardato fino in fondo, misteriosamente, c’è stato.
«Ad un esame attento delle norme è scattato l’allarme. Conte era ancora in conferenza stampa quando dalla Difesa il ministro Guerini avvertiva che — attraverso il decreto — c’era “il rischio di far rientrare dalla finestra quello che abbiamo finora tenuto fuori dalla porta”».
Quest’ultima frase risulta un po’ oscura al lettore, ma non tutto in quell’articolo è spiegato bene. Non capiamo esattamente cosa ci sia «fuori dalla porta», tanto più che in questo momento fuori dalla porta non ci possiamo nemmeno andare.
Qualcosa ci viene spiegato.
«Cosa succederebbe infatti se a vincere la gara fosse un’azienda cinese? E siccome i cinesi sono i favoriti, l’Italia non può permettere che i suoi dati sensibili vengano gestiti da società su cui Pechino ha il diretto controllo statale: vorrebbe dire che dalla sponda Atlantica il Paese farebbe rotta verso la “Via della Seta”».
La cosiddetta nuova Via della Seta, che i cinesi chiamano con il nome anglico di Belt and Road Initative, è il progetto di infrastrutture di trasporto più grande e costoso della storia umana, intrapreso da Pechino da qualche anno. Tramite esso, le merci arrivano in Europa e in Africa tramite rotte di terra e di mare, con velocità multiple a quelle con cui arrivano ora da noi le infinite serque di prodotti manufatti in Cina. La Via della Seta, di fatto ossifica per sempre il primato economico industriale mondiale che Pechino ha raggiunto tra gli anni Novanta e gli anni 2000.
Tuttavia non è l’unica infrastruttura in gioco ora, e nemmeno – nonostante gli investimenti per trilioni di dollari – non è la più importante e strategica.
Chi controlla il 5G, potrà controllare non solo la sicurezza nazionale, ma anche le informazioni private riguardo ai singoli cittadini
Il 5G, l’infrastruttura dell’internet mobile di nuova generazione, è un fattore chiave per il futuro. Chi controlla il 5G, potrà controllare non solo la sicurezza nazionale, ma anche le informazioni private riguardo ai singoli cittadini. Di più: può sommarne i dati e ottenere modelli predittivi di comportamento, del singolo e della massa, per la politica e per il consumo. I dati sono l’oro blu del nuovo millennio, dicono; parimenti, se Roma costruiva strade per dominare il mondo, la Cina duemila anni dopo costruisce infostrade.
Se siete rabbrividiti quando poche ore fa l’assessore lombardo Gallera ha fatto capire che poteva spiare i movimenti dei milanesi dagli agganci delle celle dei cellulari, non avete capito quanto è pervasivo invece un potere che può entrare nel tuo telefono, nel tuo iPad, telecamera, smartwatch, TV, auto, baby monitor. Qualsiasi cosa costruita in IoT – elettrodomestici collegati alla rete – potrebbe divenire accessibile da una forza straniera.
Non lo dice Renovatio 21. Lo dicono gli apparati di sicurezza italiani, e gli americani, che da quando è arrivato Trump – l’unico presidente a non aver digerito questa cosa della globalizzazione cinese – combattono contro il 5G cinese e il suo volto primario, cioè Huawei, in modo forsennato.
Sommare i dati e ottenere modelli predittivi di comportamento, del singolo e della massa, per la politica e per il consumo. I dati sono l’oro blu del nuovo millennio, dicono; parimenti, se Roma costruiva strade per dominare il mondo, la Cina duemila anni dopo costruisce infostrade
Gli americani sono probabilmente dietro all’arresto in Canada della figlia del patron di Huawei, un ex ingegnere dell’esercito fortemente sospettato di essere sempre in contiguità con servizi e Stato profondo cinesi.
Gli americani sono coloro che hanno tentato in ogni modo di proibire ai membri dei Five Eyes – il consorzio di Paesi anglofoni che va dal Canada alla Nuova Zelanda – di lasciare entrare Huawei nella loro infrastruttura informatica nazionale, e in Australia a riguardo vi sono già spy story col morto. Gli americani sono arrivati a proibire la vendita di telefoni Huawei dentro le loro basi militari, e poi proibire la tecnologia Huawei tout court.
Quindi, forse solo un elettore o un parlamentare grillino (cose per lo più intercambiabili davvero) possono stupirsi del fatto che gli yankee si siano incazzati.
«Fonti qualificate raccontano che di lì a poco l’allarme si sarebbe propalato anche all’ambasciata statunitense».
«Per ben due volte le norme volute dal ministro Pisano (assai vicina a Casaleggio) sono state al centro di una trattativa di revisione»
Appare il quadretto dello schieramento: spezzoni del PD (probabilmente davvero depurate da Prodi) sono rimaste atlantiste, mentre la nuova guardia pare apertamente fare il tifo per il Celeste Impero: «nel governo iniziava un estenuante braccio di ferro (…) nel Pd anche il titolare dell’Economia Gualtieri e il capodelegazione Franceschini prendevano posizione, con Conte e Di Maio sull’altro fronte».
«Per ben due volte le norme volute dal ministro Pisano (assai vicina a Casaleggio) sono state al centro di una trattativa di revisione: l’ultima versione prevede che a gestire la gara sia un comitato tecnico insediato a Palazzo Chigi».
Cioè, pare di capire, Conte e Di Maio volevano le norme che avrebbero favorito… chi? L’articolista diventa criptico, ed è bene ribadire che il nome di Huawei non viene qui mai scritto, ma quel «assai vicina a Casaleggio» fa riemergere certe memorie…. Per esempio quando Casaleggio a novembre scorso fece quell’evento sulle smart company invitando l’AD di Huawei Italia, attirandosi da qualcuno timide accuse di conflitto di interesse. Oppure, più plateale, quando sempre in quel novembre l’ambasciatore cinese incontrò in privato Beppe Grillo, per dirsi che cosa non si sa.
L’ambasciatore era lo stesso, del resto, che stava in streaming con Di Maio sulla pista di atterraggio dell’aereo con i medici che la Cina ci ha prestato. C’erano a bordo la bellezza di 40 respiratori (la sola Pechino ha 70 e passa ospedali: si sono sforzati) e dei dottori che provengono dal Paese che dice di aver sconfitto il COVID-19 ma non ha né trovato un farmaco, né un vaccino, né ci pare ci abbiano dato statistiche epidemiche utili, visto che la percentuale degli infetti asintomatici non è stata trovata a Wuhan e Chongqing ma a Vo’ Euganeo la settimana scorsa.
C’è il decreto «Cura Italia» da fare. Basterebbe che cambiassero due lettere: «Cina Italia». Apprezzeremmo la sincerità.
Non è che siamo i soli ad aver capito questo giochetto. Gli occhi dolci dei 5S a Pechino allarmano qualcuno anche nel partito alleato. «Già il battage della Farnesina sugli aiuti cinesi all’Italia — “amplificati dalla tv pubblica” — aveva provocato forti malumori tra i ministri dem, ma affidare il 5G alla Cina sarebbe troppo».
Per l’Italia, affidare alla Cina il 5G è affidarle il XXI secolo. E importa poco se si tratta di uno Stato totalitario che en passant ha appena infettato noi e il mondo con un morbo che ha provocato la più grande crisi sanitaria della storia, con i morti che saranno da contare in Europa in decine e decine di migliaia.
Pazienza. C’è il decreto «Cura Italia» da fare. Basterebbe che cambiassero due lettere: «Cina Italia». Apprezzeremmo la sincerità.
Roberto Dal Bosco
5G
«Cortocircuito a livello cellulare»: Big Tech usa il wireless per danneggiare la salute della gente. Parla l’ex candidata vice di Kennedy
L’ex candidata alla vicepresidenza di Robert F. Kennedy Jr., Nicole Shanahan, ha lanciato un avvertimento criptico ai partecipanti alla conferenza AmericaFest tenutasi la scorsa settimana in Arizona.
Durante il suo discorso all’evento organizzato da Turning Point USA, Shanahan è sembrata suggerire che forze potenti stiano utilizzando le tecnologie wireless per scopi nefandi.
«La gente mi ha definito una teorica della cospirazione per aver sottolineato che il campo elettrico in cui viviamo sulla Terra è inquinato dall’uso di prodotti wireless non mitigati», ha detto. «Beh, ecco la verità: questa è una verità reale e io sono della Silicon Valley, quindi vi sto raccontando un segreto: queste tecnologie possono essere rese sicure, ma Big Tech è a letto con Big Pharma».
Nicole Shanahan: “People called me a conspiracy theorist for pointing out that the electric field we inhabit on Earth is being polluted through the use of unmitigated wireless products. They said, you’re a tin foil hatter. Well, here’s the truth. This is a real truth, and I’m… pic.twitter.com/Z1cJ3XPQl5
— Camus (@newstart_2024) December 22, 2024
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Implicando che gli esseri umani vengono avvelenati senza saperlo, Shanahan ha poi affermato: «siamo una specie elettrochimica e siamo effettivamente in cortocircuito a livello cellulare: giovani che cadono sul palco, cosa che vediamo ripetutamente sui social media, video dopo video, di un conduttore o di un giovane che parla letteralmente sul palco e cade».
«Questo non è normale. Non è normale», ha poi dichiarato. «Sta succedendo qualcosa di biologico… veniamo inquinati sia elettricamente che chimicamente ogni giorno».
La presenza sulla scena pubblica della Shanahan è cresciuta da quando è stata scelta da RFK Jr. come sua compagna di corsa quest’estate. Ex dirigente del settore tecnologico, un tempo sposata con il co-fondatore di Google Sergey Brin, Shanahan, 39 anni, avrebbe più di 1 miliardo di dollari. Ha trascorso gli ultimi mesi spingendo per le riforme nel settore agricolo e sostenendo la politica volta a prevenire le malattie infantili da quando Kennedy si è ritirato dalla corsa.
«L’agricoltore americano è l’unico medico di cui hai bisogno», ha detto al giornalista cattolico Jack Posobiec durante l’evento.
Le osservazioni di Shanahan saranno senza dubbio considerate un avvertimento sull’uso delle frequenze elettromagnetiche, dei telefoni cellulari, dei router Wi-Fi, del 5G e di altre tecnologie wireless.
Nel 2021, due frati cappuccini a Villié Morgon, in Francia, sono stati arrestati dopo aver tentato di appiccare il fuoco a due antenne 5G. In seguito hanno affermato di aver agito per proteggere la popolazione dagli effetti nocivi del 5G, che alcune ricerche hanno dimostrato essere dannoso per il corpo umano. Altre voci sostengono che venga utilizzato dal governo per spiare gli americani.
Uno studio svedese del 2023 ha dimostrato che una donna precedentemente sana ha sviluppato sintomi della «sindrome da microonde» poco dopo l’installazione di una torre cellulare 5G a 60 metri (circa 200 piedi) dal suo appartamento.
«I nostri figli sono diventati schiavi del sistema che li guarda in termini di dollari e non come le anime divine che sono», ha continuato Shanahan durante il suo discorso.
Come riportato d Renovatio 21, sono molteplici le dichiarazioni importanti dell’ex candidata alla vicepresidenza USA, in particolare in merito a vaccini, transumanismo e riproduzione artificiale.
Ex moglie dell’ultramiliardario co-fondatore di Google, l’informatico di origine russo-ebraica Sergej Brin (che è il padre della bambina in questione), la Shanahan ha reiteratamente informato il pubblico della persistenza nelle cerchie della Silicon Valley del pensiero transumanista, quasi fosse la religione che alligna da quelle parti.
In particolare, la donna sembra connettere il culto transumanista con la fecondazione in vitro (IVF), alla quale si è sottoposta, e di cui è divenuta accesa critica. Sostiene infatti che, oltre che innaturale, essa è guidata da interessi di multinazionali.
L’ex vice di RFK arriva a rivelare di aver donato 100 milioni di dollari in quella che le era stato detto era ricerca scientifica per il benessere delle donne, per poi scoprire invece che si trattava di esperimenti transumanisti come l’utero artificiale.
Sorprendentemente, in questo dibattito pubblico, la Shanahan ha tirato fuori un tema che lascia sbigottito Carlson durante un loro incontro pubblico, ma non Renovatio 21, che è praticamente una delle poche realtà che ne parlano appena si può: la gametogenesi. La signora infatti descrive l’esperimento per cui si sono ottenuti cuccioli di topo di laboratorio a partire da cellule della pelle.
Durante l’intervista con Tucker Carlson la Shanahan ha segnalato che in sala c’era il dottor Andrew Wakefield, che recentemente aveva avuto ospite anche in un podcast di Children’s Health Defense. La donna ha detto al pubblico che Andrew Wakefield è stato «cancellato» 25 anni fa per aver trovato che «l’MMR causa in alcuni bambini un’infiammazione intestinale, che porta a sintomi come l’autismo».
Alla fine dell’intervista con Tucker, rispondendo alla domanda se ha speranza del futuro, dice di averne per le persone che si stanno battendo, indicando Tucker, il pubblico, e sembrerebbe anche lo stesso Wakefield – una persona che non troverete citata nei giornali mainstream anche italiani se non preceduta da termini come «discreditato», «radiato», «frodatore» etc.
Nicole dice di essere cambiata, «come molti» attraverso «Grief and God», «il lutto e Dio», e di aver incontrato entrambi dopo diagnosi di autismo di sua figlia, che poteva trasformarla alternativamente o in «un’eremita» o in una «warrior-mom», una «mamma-guerriero». Ha dichiarato di credere (forse in un modo generico, ma sentito) in Dio e nella sua presenza, auspicando la vittoria di Trump, che, «nonostante le sue limitazioni», porterà grande cambiamento negli Stati Uniti.
La Shanahan è ora una fervente sostenitrice del MAGA, una trasformazione da lei stessa raccontata con stupore, visto le sue origini liberal (cioè, in America, di sinistra). La donna ha detto di essere stata completamente conquistata quando, a poche ore dal primo attentato a Trump a Butler in Pennsylvania, lo stesso Trump ha chiamato l’allora candidato indipendente Robert Kennedy jr. per parlare di malattie croniche dei bambini, di fatto proponendo l’inedita alleanza elettorale (totalmente atipica per gli USA) che ha portato alla schiacciante vittoria di Trump e alla nomina di Kennedy al ministero della Salute.
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Il governo tedesco vieta i componenti 5G cinesi
Un mese dopo la visita in Cina del ministro dell’Industria e della Transizione verde Robert Habeck, il governo tedesco ha annunciato il divieto dei componenti Huawei e ZTE nelle reti mobili 5G.
«I componenti critici nella rete centrale potrebbero non essere più utilizzati al più tardi entro la fine del 2026», ha spiegato il ministro degli Interni Nancy Faeser, aggiungendo che nelle reti di trasporto i sistemi di gestione dovranno essere sostituiti al più tardi entro la fine del 2029.
«Per i cittadini ciò significa maggiore sicurezza», ha affermato Faeser. Un portavoce dell’ambasciata cinese a Berlino ha affermato che la mossa minerà seriamente la fiducia reciproca tra le due parti e influenzerà anche la futura cooperazione tra Cina e UE nei settori rilevanti, ha rivelato il quotidiano in lingua inglese del Partitto Comunista Cinese Global Times.
Come riportato da Renovatio 21, Biden seguì le orme di Trump ordinando, ancora tre anni fa, una pesante stretta sul 5G di Huawei. Dopo le sanzioni trumpiane, il valore dell’aziende cinese crollò del 42%.
La guerra di Washington contro Huawei arrivò al punto che nel 2018 Sabrina Meng Wanzhou (nota anche come Sabrina Meng, o Cathy Meng), figlia del fondatore i Ren Zhengfei nonché alta dirigente della multinazionale, fu arrestata e tenuta ai domiciliari per mesi in Canada.
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Altri Paesi come il Brasile sotto Bolsonaro hanno tentennato riguardo la sicurezza delle infrastrutture 5G di Huawei, per risolversi poi in favore di Pechino anche sotto la pressione del COVID e della promessa cinese di fornitura del Sinovac, il vaccino sviluppato dalla Repubblica Popolare, risultato ancora più inefficace dei sieri genici sperimentali prodotti in Occidente.
Anche Londra, sotto Boris Johnson, si era prodotta in un tira-e-molla riguardo il 5G cinese.
La tecnologia di Huawei avanza in tutti i Paesi del mondo, in ispecie in Africa: ad esempio in Uganda l’azienda cinese ha venduto impianti per il riconoscimento facciale, che saranno dirimenti in futuro per la repressione del dissenso.
In Italia vi il caso finì sui grandi giornali ai tempi del famoso decreto «Cura Italia», nelle prime settimane della pandemia, quando il governo Conte-bis, la cui componente grillina era sospettata di forti simpatie filocinesi, sembrò poter favorire Pechino all’interno degli sforzi per uscire dalla stretta del coronavirus.
«I ritardi nel via libera dovuti alla gara per il 5G e al rischio che sia la Cina a vincere il bando: l’Italia non può permettere che i suoi dati sensibili siano gestiti da società su cui Pechino ha il diretto controllo statale» scrisse il notista politico Francesco Verderami sul Corriere della Sera. In pratica, il decreto urgente per tentare di far uscire il Paese dall’inferno del virus cinese non esce perché qualcuno vorrebbe dare il futuro dell’infrastruttura informatica nazionale, il 5G, al potere cinese.
«Cosa succederebbe infatti se a vincere la gara fosse un’azienda cinese? E siccome i cinesi sono i favoriti, l’Italia non può permettere che i suoi dati sensibili vengano gestiti da società su cui Pechino ha il diretto controllo statale: vorrebbe dire che dalla sponda Atlantica il Paese farebbe rotta verso la “Via della Seta”» continuava l’articolo di quattro anni fa.
Chi controlla il 5G, potrà controllare non solo la sicurezza nazionale, ma anche le informazioni private riguardo ai singoli cittadini. Sommare i dati e ottenere modelli predittivi di comportamento, del singolo e della massa, per la politica e per il consumo. I dati sono l’oro blu del nuovo millennio, dicono; parimenti, se Roma costruiva strade per dominare il mondo, la Cina duemila anni dopo costruisce infostrade.
Renovatio 21 all’epoca propose quindi di ribattezzare il decreto «Cura Italia» in «Cina Italia».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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