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Economia

La Nigeria limita i prelievi al bancomat per spingere l’uso della moneta digitale di Stato

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Il governo nigeriano sta cercando di aumentare i pagamenti digitali limitando i prelievi di contante bancomat. Attualmente i cittadini possono ritirare solo 20.000 naira al giorno, pari a circa 42 euro. Lo riporta Bloomberg.

 

Il Paese, prima di questa circolare mandata alle banche lo scorso martedì, aveva un tetto ai prelievi di 150 mila naira, cioè 331 euro. I prelievi settimanali di contanti dalle banche sono ora limitati (senza commissioni) a 100.000 naira (213 euro) per gli individui e 500.000 naira (1.065 dollari) per le società. Qualsiasi importo superiore a questo incorrerà in una commissione rispettivamente del 5% e del 10%.

 

Nuove regole che entreranno in vigore il 9 gennaio vieteranno l’incasso di assegni superiori a 50.000 naira (106 euro) allo sportello e 10 milioni di naira (21.288 euro) attraverso i sistemi bancari. I prelievi di contanti sono stati quindi limitati a 20.000 naira (442 euro).

 

«L’azione è l’ultima di una serie di ordini della Banca Centrale volti a limitare l’uso del contante e ad espandere le valute digitali per contribuire a migliorare l’accesso alle banche» scrive Bloomberg. «Nell’economia in gran parte informale della Nigeria, il contante fuori dalle banche rappresenta l’85% della valuta in circolazione e quasi 40 milioni di adulti sono senza un conto bancario».

 

«La Banca Centrale il mese scorso ha annunciato l’intenzione di emettere banconote di alto valore ridisegnate a partire da metà dicembre per assorbire il contante in eccesso e ha concesso ai residenti fino alla fine di gennaio per restituire le loro vecchie banconote» continua la testata economica americana. «La banca prevede inoltre di coniare più valuta digitale eNaira, che è stata lanciata lo scorso anno ma ha subito un’adozione lenta». Infatti, mentre il 35% della popolazione adulta nigeriana possiede Bitcoin o altre criptovalute (lo sostiene il criptobanco KuCoin) nessuno pare intenzionato ad utilizzare l’eNaira, la moneta elettronica di Stato di Lagos.

 

Nel frattempo, le banche possono caricare i loro bancomat solo con banconote da 200 naira e meno, mentre cittadini e aziende potranno incassare rispettivamente un massimo di 5 milioni e 10 milioni di naira se ci sono «circostanze convincenti che non superano una volta al mese» e che saranno soggette a una maggiore due diligence insieme a commissioni di elaborazione, dice la banca centrale. Tali prelievi richiederanno anche l’approvazione di un amministratore delegato della banca.

 

«I clienti dovrebbero essere incoraggiati a utilizzare canali alternativi: Internet banking, app di mobile banking, carte, POS, eNaira per condurre le loro transazioni bancarie», ha affermato martedì la Banca Centrale.

 

Appare quindi chiaro che la Nigeria è l’ennesimo Paese che si avvia ad una digitalizzazione coatta della propria economia, come da programma di Davos & Co., tramite l’introduzione di CBDC, cioè monete digitali emesse dalle banche centrali.

 

Come riportato da Renovatio 21, anche la Federal Reserve con colossi del credito e della finanza USA stanno lanciando un programma pilota per il dollaro digitale. La Cina è da tempo sulla strada dello yuan digitale, così come con le CBDC sta sperimentando anche l’Australia.

 

Come ripetuto da Renovatio 21, l’euro digitale, ritenuto ora «inevitabile», sarà costruito sul medesimo sistema utilizzato, e sperimentato, per il green pass.

 

Tuttavia, prima della moneta digitale, passeremo giocoforza per un sistema di identificazione digitale, tale e quale quello ordinato nei discorsi del World Economic Forum, stanno portando avanti tutti i Paesi, dal Canada alla Francia all’Ucraina alla Gran Bretagna – all’Italia. Alla costruzione di un programma di identificazione digitale globale la Bill & Melinda Gates Foundation ha donato negli scorsi mesi 200 milioni di dollari.

 

È ipotizzabile che il grande dissesto che sta colpendo il mondo delle criptovalute sia pilotato da chi vuole forzare la popolazione ad usare le CBDC.

 

Con la moneta digitale – che sarebbe meglio chiamare «danaro programmabile» – gli Stati controlleranno ogni singola azione dei loro cittadini, inibendo l’acquisto di determinati prodotti, o in determinati luoghi e/o tempi, fino al prelievo forzato di multe e tasse allo «spegnimento» del cittadino con un clic: chi controllerà la piattaforma, potrà fare in modo che il soggetto non possa più né comprare né vendere, come detto nell’Apocalisse di San Giovanni.

 

È il grande processo di sottomissione della popolazione umana slatentizzatosi visibilmente con la pandemia.

 

Come i nigeriani, ci siete dentro anche voi.

 

 

 

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Bizzarria

Pornhub comprata da un fondo chiamato «Ethical Capital»: i grandi risultati della finanza ESG

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Il colosso della pornografia online Pornhub è stato acquistato da un fondo di investimento canadese chiamato Ethical Capital partners, che significa «Capitale Etico e soci».

 

Il private equity Ethical Capital, sorto l’anno scorso, ha acquisito la società che controlla il sito pornografico, Mindgeek, comprando quindi anche l’altro grande sito per adulti Youporn. Assieme ad altri siti del genere, la società raggiunge più di 140 milioni di visitatori unici al giorno. Nel 2013, i siti di Mindgeek contenevano più dell’80% della pornografia in rete, fornendo quindi un fatturato che andava oltre il miliardo di dollari.

 

Si tratta del primo investimento di Ethical Capital, costituito da avvocati e investitori nel ramo della cannabis legale, un filone di business molto finanziato negli ultimi dieci anni. Tra i nomi conosciuti quello di un finanziere italo-canadese, di un rabbino e professore di diritto (che avrebbe seguito da avvocato casi di «lavoratori del sesso», nuova espressione orwelliana per il meretricio) e di un capo in pensione della polizia a cavallo canadese.

 

Nel sito di Ethical Capital Partners leggiamo del proposito dell’Ethics-first investing, cioè l’investire che mette l’etica al primo posto «cerchiamo opportunità di investimento in settori che richiedono una leadership etica basata su principi. Non evitiamo la complessità legale e normativa. Forniamo valore agli investitori dando priorità alla fiducia, alla sicurezza e alla conformità».

 

Il nuovo padrone del sito porno dichiara di voler migliorare la reputazione di Pornhub.

 

Pornhub era stato accusato per la possibile presenza di video che coinvolgevano minori, per la possibile pubblicazione di revenge porn sulla piattaforma, per la possibilità che alcuni video ritraessero violenze. Su tutto, il tema dell’autorizzazione delle persone riprese, che potrebbe mancare.

 

Dopo un editoriale del New York Times del 2020 intitolato «I bambini di Pornhub», la pressione sul sito aumentò al punto che Visa e Mastercard, sistemi di pagamento presumibilmente maggioritari per gli abbonamenti al sito, sospesero le transazioni verso la società.

 

La notizia ha fatto scalpore, ma si pone perfettamente nel solco degli ESG, i nuovi standard ecologici, sociali e di governance che l’ONU ora chiede a Nazioni e società private tramite cui vengono pure «classificate» le aziende.

 

Le politiche ESG sono state attaccate dal CEO di Saudi ARAMCO e da Elon Musk, padrone della Tesla, auto non inquinante par excellence, che ha definito gli ESG come «il diavolo incarnato». Nella classifica ESG Tesla sta molte posizioni dietro ai principali produttori di armamenti USA.

 

 

Una recente copertina di The Economist pure si scagliava contro gli ESG, definiti come «le tre lettere che non salveranno il mondo».  Tuttavia, pare possibile, a questo punto, che gli ESG possano passare tranquillamente per la pornografia.

 

Come riportato da Renovatio 21, è stato ipotizzato, a partire da fughe di notizie sul famoso laptop del figlio del presidente USA, Hunter Biden, che quest’ultimo caricasse filmati su Pornhub.

 

Ha colpito, come, a inizio conflitto ucraino, quando Pornhub già prendeva decisioni «etiche» come quella di lasciare la Russia, ci fossero laggiù persone in festa, come questo sacerdote ortodosso, che racconta di aver tanto pregato perché ciò avvenisse.

 

«Pornhub ha chiuso. Gesù, quanto abbiamo avuto bisogno di pregare perché fosse chiuso!»

 

 

 

 

 

Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

 

 

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Economia

Nave rigassificatrice arrivata a Piombino

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La nave rigassificatrice Golar Tundra è approdata a Piombino. L’imbarcazione ha attraversato le acque del Canale di Suez scortata dalle navi della Marina Militare nell’ambito dell’operazione Mediterraneo Sicuro. Lo riporta RID.

 

Si tratta di una struttura necessaria per la riconversione del gas naturale liquefatto in forma gassosa, in cui può essere distribuito via tubo. La Gola Tundra ha potenza di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di gas naturale liquido (GNL) e potrà rigassificare 5 miliardi di metri cubi all’anno. Le navi di questo tipo sono chiamate generalmente FSRU.

 

La Golar Tundra, lunga 292 metri, larga 43 e alta 55, è stata acquistata dalla Snam a Singapore e batte bandiera delle isole Marshall. La nave costituisce quindi una struttura strategica per il Paese oramai tagliato fuori dalle forniture russe, che erano economiche e arrivavano direttamente via tubo.

 

Ora i fornitori di gas, sotto forma di GNL, del Paese sono USA, Qatar, Egitto. L’idrocarburo arriva dunque via nave per essere trasformato dalla nave che agisce come rigassificatore.

 

In Italia attualmente si contano solo tre rigassificatori in funzione, e di tre tipologie diverse. Il maggiore è l’impianto offshore al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo. Un altro rigassificatore in mare è quello di Livorno; ve ne è anche uno a terra, quello di Panigaglia, nella provincia della Spezia.

 

I prezzi del gas, comperato da americani ed altri, sono molto superiori a quelli pagati alla Russia.

 

La Golar Tundra inizierà la sua attività il prossimo maggio. L’Italia ha diversificato le forniture acquistando anche da Olanda e Norvegia (gasdotto Transitgas), e da Algeria (gasdotto Transmed) e Azerbaijan, con il TAP che giunge in Puglia.

 

La Golar Tundra e la Bw Singapore, l’altra nave Fsru che invece sarà collocata a Ravenna, contribuiranno al 13% del fabbisogno energetico nazionale

 

Come riportato da Renovatio 21, il consumo di gas in Europa è in caduta libera. La Germania ha ridotto il consumo del 14% , pure avendo iniziato ad importare gas anche dalla Francia. L’Austra ha dichiarato l’impossibilità di fare a meno del gas russo. L’Europa cinque mesi fa ha visto finire anche le importazioni di gas via nave dalla Cina: si trattava di gas russo comprato ad alto costo dagli Europei, che, con il giro del mondo e la cresta cinese, così non avevano direttamente a che fare con Mosca

 

La mancanza di gas in Germania, è stato notato, poteva mettere in pericolo anche le funzioni delle stesse basi USA nel Paese.

 

L’India, al contrario, pianifica un aumento di consumi di gas del 500%: sarà acquistato, ovviamente, nella Russia impossibilitata a fare commercio con l’Europa.

 

La situazione italiana è stata analizzata da Renovatio 21 con varie interviste con il professor Mario Pagliaro: il tracollo del consumo energetico è ovviamente il segno di un possibile collasso industriale.

 

 

 

 

 

Immagine di Floydrosebridge via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

 

 

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Economia

Il tentativo da 279,6 miliardi di dollari della Banca nazionale svizzera di contenere l’innesco del Credit Suisse

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Parrebbe che i pompieri della finanza globale abbiano trovato il modo di fermare l’incendio. Così dicono: tuttavia le incongruenze della vicenda, specifiche e sistemiche, lasciano ancora piuttosto attoniti.

 

In una corsa ad alto rischio per l’ennesimo salvataggio di emergenza delle banche, prima dell’apertura dei mercati in Asia, la Banca d’Inghilterra, la Federal Reserve e le autorità di regolamentazione finanziaria nel Regno Unito e negli Stati Uniti avrebbero lavorato febbrilmente con la Banca nazionale svizzera e le istituzioni finanziarie svizzere e le autorità di regolamentazione per evitare un tracollo bancario globale il 20 marzo.

 

Poche ore prima dell’apertura del mercato di Tokyo, nella prima serata di Zurigo del 19 marzo, è stato annunciato un accordo per tentare di impedire al Credit Suisse di innescare un collasso mondiale della rete di contratti finanziari derivati.

 

Come riassume EIRN, gli elementi da considerare sono:

 

L’Unione delle Banche Svizzere (UBS) acquisterà Credit Suisse per poco più di 2 miliardi di dollari. UBS ottiene un prestito dal governo per 54 miliardi di dollari – sì, UBS spende meno del 4% del prestito concesso loro per «acquistare» Credit Suisse.

 

«Credit Suisse ottiene un prestito di 162 miliardi di dollari (oltre al precedente prestito «storico» di 54 miliardi che è stato inghiottito solo una settimana fa» scrive EIRN.

 

«UBS è liberata dal dover coprire i primi 9,6 miliardi di dollari circa di perdite attese da Credit Suisse appena acquisita lunedì. Uno non dovrebbe indagare troppo a fondo su dove arriva il governo svizzero con i 54 miliardi di dollari della scorsa settimana, tanto meno con i 225,6 miliardi di dollari di oggi».

 

Il rifiuto dell’accordo da parte degli azionisti di Credit Suisse sarebbe stato automatico, poiché la valutazione della banca era di 8 miliardi di dollari alla chiusura del mercato, circa 50 ore prima, cioè circa un quarto di quella pattuita con UBS. Il che significa che gli investitori hanno perso circa il 75%.

 

«Ciò è stato risolto ordinatamente modificando le regole in Svizzera in un batter d’occhio e vietando qualsiasi voto. Perché votare quando non va per il verso giusto?» continua EIRN.

 

La Banca Nazionale svizzera (BNS) ha annunciato domenica sera che stava fornendo una sostanziale assistenza di liquidità per sostenere l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS e che, quindi, è stata trovata una soluzione per garantire la stabilità finanziaria e proteggere l’economia svizzera in questa situazione eccezionale.

 

Oltre ai 279,6 miliardi di dollari di prestiti e garanzie derivanti dall’Ordinanza d’urgenza del Consiglio federale del 2022 e dal Public Liquidity Backstop, «entrambe le banche hanno accesso illimitato alle strutture esistenti della BNS, attraverso le quali possono ottenere liquidità in conformità con le loro “Linee guida sugli Strumenti di politica monetaria”».

 

La Banca Nazionale elvetica conclude che sta adempiendo al suo mandato di contribuire alla stabilità del sistema finanziario.

 

L’incendio è domato o hanno guadagnato tempo?

 

Sappiamo cosa sorgerà dalle ceneri del sistema bancario mondiale: la CBDC, la moneta digitale di Stato. A quel punto, le banche, ovunque, diverranno obsolete, saranno quindi disintermediate, e alla fine, terminate.

 

Il portafogli elettronico del cittadino, che non potrà che essere gestito dallo Stato o da enti sovrastatali come l’UE, sarà il metodo di controllo sociale più potente mai realizzato nella storia umana.

 

I miliardi che vanno in fumo in questi giorni servono a questo: è, tra fuochi e urla, un rito di passaggio ad una nuova era di sottomissione globale dell’essere umano.

 

 

 

 

Immagine di Luca Barni via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

 

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