Connettiti con Renovato 21

Economia

FMI e Banca Mondiale si incontrano a Washington «all’ombra della guerra»

Pubblicato

il

I capi delle due più grandi istituzioni finanziarie mondialiste, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale si starebbero incontrando a Washington in queste ore per discutere il rischio sistemico che comporta la guerra in corso. Lo riporta il giornalista britannico Martin Wolf, che serve come principale commentatore economico del Financial Times.

 

L’articolo si intitola oscuramente «L’ombra della guerra si allunga sull’economia globale».

 

L’editorialista britannico afferma che «i politici stanno camminando sulle uova» per una serie di ragioni, incluso il fatto che «un quinto della fornitura mondiale di petrolio è passata attraverso lo Stretto di Hormuz, in fondo al Golfo, nel 2018. Questo è il punto di strozzatura della fornitura di energia globale».

 

«Una guerra tra Iran e Israele, che includa forse gli Stati Uniti, potrebbe essere devastante» avverte l’Economist. «I politici responsabili dell’economia mondiale riuniti a Washington questa settimana per le riunioni primaverili del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale sono spettatori: possono solo sperare che i saggi consigli prevalgano in Medio Oriente».

Sostieni Renovatio 21

«Se il disastro fosse davvero evitato, come potrebbe essere l’economia mondiale?» si chiede la pubblicazione britannica.

 

Come riportato da Renovatio 21, lo scorso dicembre il FMI pubblicò un rapporto i cui dati suggerivano come il dollaro stesse perdendo il suo dominio sull’economia mondiale.

 

Durante le usuali incontri primaverili tra FMI e Banca Mondiale dell’anno passato si era discusso, invece, delle valute digitali di Stato – le famigerate CBDC.

 

Il progetto di una CBDC globale, una valuta digitale sintetica globale controllata dalle banche centrali, ha lunga storia. Nel 2019, prima di pandemia, dedollarizzazionesuperinflazione e crash bancari che stiamo vedendo, l’allora governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ne aveva parlato all’annuale incontro dei banchieri centrali di Jackson Hole, nel Wyoming nel 2019.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’euro digitale sembra in piattaforma di lancio, e la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde sembra aver ammesso che sarà usato per la sorveglianza dei cittadini.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di World Bank Photo Collection via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic

Continua a leggere

Economia

La Ferrero sta per comprare i cereali Kellogg per 3 miliardi di dollari

Pubblicato

il

Da

Ferrero sta pianificando un’espansione in Nord America con l’acquisizione del conglomerato di cereali per la colazione WK Kellogg Co., notissima per la produzione dei famosi Corn Flakes. Lo riporta il Wall Street Journal.   Le azioni della WK Kellogg sono aumentate vertiginosamente nelle contrattazioni pre-mercato di oggi, in seguito alle notizie diffuse durante la notte secondo cui Ferrero International SA sarebbe vicina all’acquisizione della società in un accordo del valore di circa 3 miliardi di dollari. Il titolo è aumentato del 57% nelle contrattazioni pre-mercato in seguito alla notizia dell’accordo. La divisione cereali è in difficoltà sin dalla sua separazione da Kellogg Company, a causa del calo della domanda dovuto alla crescente concorrenza dei marchi del distributore.   L’accordo arriva mentre Kellogg ha tagliato le sue previsioni di vendita annuali a maggio, con l’amministratore delegato Gary Pilnick che ha messo in guardia da un «ambiente operativo difficile» in quanto i consumatori si stanno allontanando dagli alimenti zuccherati e si stanno orientando verso opzioni di cereali a marchio privato più economiche.   Anche i produttori di cereali sono stati oggetto di crescente attenzione per l’uso di coloranti alimentari artificiali. Gli analisti di Goldman Sachs hanno recentemente notato un crescente orientamento dei consumatori verso prodotti «salutari», trainato dal crescente slancio del trend MAHA («Make America Healthy Again», «Rendiamo di nuovo l’America sana»).   Come riportato da Renovatio 21, una serie di figure pubbliche in questi anni si sono scagliate, assieme al gruppo di Kennedy, contro gli ingredienti chimici nei cereali, spesso proibiti in altri Paesi (come i coloranti), arrivando ad annunciare un boicottaggio, come nel caso dell’attrice hollywoodiana, e madre, Eva Mendes.   «Ferrero si è impegnata a diversificare sia i suoi prodotti sia la sua distribuzione geografica, anche per riuscire a gestire l’impennata dei prezzi del cacao» ha scritto Bloomberg.   Come riportato da Renovatio 21, l’origine dei gustosi cereali che costituiscono la prima colazione per tante persone nel mondo è piuttosto particolare, e si intreccia con un grande flagello che ancora si abbatte sulla società americana e su alcune intoccabili minoranze anche in Italia: la circoncisione.

Sostieni Renovatio 21

John Harvey Kellogg (1852-1943) era un dottore nutrizionista americano, oltre che un imprenditore di successo e un gran cultore dell’eugenetica, con un pensiero fisso: quello della riduzione della masturbazione presso la popolazione maschile, per la quale arrivò a raccomandare, come rimedio a lungo termine, il taglio del prepuzio ai bambini.   Tuttavia, secondo quanto ricordato, anche i cereali da lui commerciati avevano in teoria lo stesso scopo: erano sostanze che riteneva «anafrodisiache» e che quindi andavano impiegate in massa per scoraggiare l’onanismo.   Il Kelloggo, che godeva di una certa influenza presso la società statunitense del tempo, era convinto sostenitore anche del vestirsi di bianco e dei clisteri, da praticare soprattutto se si erano assorbiti veleni come tè, caffè, cioccolato. L’inventore dei cereali inoltre scoraggiava il mescolarsi tra le razze: a fine carriera si dedicò alla creazione di una «Race Betterment Foundation, («Fondazione per il miglioramento della razza»), che propalava pure eugenetica razzista americana (registri genetici, sterilizzazioni delle «persone mentalmente difettose»), di quella che poi piacque assai allo Hitler, che – cosa poco nota – prese alcune leggi degli Stati americani come suo modello per la Germania nazionalsocialista.   Ciò detto, va sottolineata la bella reputazione di cui gode Ferrero, che mai in questi anni – a differenza di altri… – ha inviato in questi anni con la pubblicità messaggi anti-famiglia o anti-bambini.   E poi la Nutella, certo semel in anno o giù di lì, male non può fare – anzi, fa bene alla psiche sicuramente.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Famartin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International  
 
Continua a leggere

Economia

Porsche in crisi: altro forte calo delle vendite

Pubblicato

il

Da

La casa automobilistica tedesca di auto sportive di lusso Porsche ha segnalato un calo delle vendite a livello globale nella prima metà dell’anno, citando l’impatto della forte concorrenza in Cina. Lo dice una dichiarazione aziendale rilasciata martedì.

 

Le consegne globali sono diminuite del 6% rispetto allo stesso periodo del 2024, a causa di un forte calo del 28% nella Repubblica Popolare Cinese.

 

La Cina è storicamente un mercato cruciale per Porsche. Nel 2022, rappresentava circa il 30% delle vendite globali dell’azienda. Tuttavia, nel 2023 le consegne hanno iniziato a diminuire, costringendo la casa automobilistica a iniziare a chiudere le concessionarie nel Paese. Porsche ha attribuito l’ultimo calo alle «difficili condizioni di mercato» e alla «forte concorrenza» manifestatasi nel mercato sinico.

 

Marchi nazionali come Xiaomi hanno iniziato a guadagnare quote di mercato offrendo veicoli elettrici ad alte prestazioni a prezzi competitivi. Le case automobilistiche cinesi hanno anche drasticamente ridotto i cicli di sviluppo dei veicoli, consentendo loro di lanciare nuovi modelli più rapidamente rispetto ai concorrenti globali. Aziende come BYD e Chery hanno ridotto i tempi di sviluppo a soli 18 mesi, rispetto ai 5,4 anni dei marchi stranieri, ha riportato Reuters all’inizio di questo mese.

Sostieni Renovatio 21

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno risposto con dazi volti a proteggere le rispettive industrie automobilistiche, sostenendo che la Cina sovvenziona ingiustamente le proprie case automobilistiche. Secondo Reuters, sarebbe invece la velocità di sviluppo delle case automobilistiche cinesi, più che il solo sussidio statale, a garantire loro un vantaggio tecnologico e di costo.

 

Anche la Germania, mercato nazionale della Porsche, ha registrato un calo del 23%, mentre il mercato europeo più ampio ha visto un calo dell’8%. L’economia tedesca si è contratta dello 0,2% nel 2024, dopo una contrazione dello 0,3% nel 2023. La recessione è stata causata dagli elevati prezzi dell’energia, dagli elevati tassi di interesse, dalla lenta trasformazione digitale e dalla carenza di manodopera qualificata, tutti fattori che hanno gravato sui settori industriali, tra cui quello automobilistico.

 

Al contrario, le vendite di Porsche negli Stati Uniti sono aumentate del 10% su base annua. Anticipando un dazio all’importazione del 25% sui veicoli annunciato a marzo, l’azienda ha accelerato le spedizioni per rispettare la scadenza, con conseguente aumento delle scorte. Il Nord America, che comprende Stati Uniti e Canada, è diventato la principale area di vendita di Porsche nel 2024.

 

Secondo l’azienda, anche la categoria dei mercati emergenti ha registrato un incremento del 10%, raggiungendo un nuovo massimo storico – a fronte tuttavia del calo globale del marchio.

 

La casa automobilistica di Stoccarda celebra il suo enorme successo premiando tutti suoi lavoratori in modo generosissimo. Ad esempio, già nel 2009, i dipendenti Porsche hanno ricevuto un bonus di 7.000 euro, come parte della ripartizione degli utili aziendali. Il bonus era stato assegnato a seguito di un accordo tra l’azienda e il comitato aziendale, e ha visto un aumento significativo rispetto all’anno precedente, quando il bonus era stato di 5.700 euro. L’accordo includeva anche un aumento salariale del 2,6% per tutti i dipendenti, secondo il sindacato IG Metall. Nel 2024 la cifrà è stata di 5.250 euro, mentre nel 2023 si era arrivati a ben 9.700 euro.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di David Villarreal Fernández via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

 

 

Continua a leggere

Cina

L’UE potrebbe diventare una «provincia della Cina»: parla il leader industriale tedesco

Pubblicato

il

Da

L’eccessiva dipendenza dell’Unione Europea dalle materie prime cinesi potrebbe ridurre l’industria del blocco al punto tale da farla diventare «una provincia della Cina», ha avvertito un alto dirigente industriale tedesco.   Mercoledì Stefan Scherer, CEO del produttore di batterie per veicoli elettrici AMG Lithium, ha dichiarato al quotidiano britannico Guardian che senza protezioni temporanee, il blocco rischia di rimanere ulteriormente indietro nelle tecnologie chiave.   Attualmente la Cina raffina circa il 60% del litio mondiale e domina la produzione mondiale di componenti per batterie, il che le conferisce un’influenza sproporzionata sulle catene di approvvigionamento critiche.   «L’Europa deve diventare indipendente dalla Cina», ha dichiarato Scherer al giornale presso la sede aziendale a Bitterfeld-Wolfen, in Germania.   Nonostante le promesse della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di ridurre la dipendenza e aumentare la produzione interna, Scherer ha affermato che il mercato continua a essere inondato di importazioni cinesi più economiche, dall’acciaio a intere unità di batterie.

Sostieni Renovatio 21

Senza misure decisive da parte di Bruxelles, ha sostenuto, la base industriale dell’UE continuerà a erodersi. «Forse sarebbe meglio candidarsi per diventare una provincia della Cina», ha detto. «È un’idea interessante, se ci si pensa bene. Siamo davvero a un punto di svolta e non ha nulla a che fare con la guerra in Ucraina, è un cambiamento radicale nelle relazioni globali».   La Von der Leyen ha riconosciuto i rischi di un’eccessiva dipendenza da Pechino e ha spinto per una «riduzione del rischio» piuttosto che per un disaccoppiamento completo. Ha anche accusato la Cina di utilizzare tattiche distorsive del mercato che minacciano di deindustrializzare alcune parti d’Europa – un’affermazione fermamente respinta dai funzionari cinesi.   Scherer ha inoltre sottolineato il rischio rappresentato dal peggioramento delle relazioni commerciali tra UE e USA, mettendo in guardia da ulteriori tensioni per l’industria automobilistica tedesca in difficoltà.   Bruxelles e Washington rimangono bloccate nei colloqui in vista della scadenza del 9 luglio, dopo la quale gli Stati Uniti potrebbero imporre una tariffa del 50% su tutte le importazioni dall’UE. I funzionari europei stanno cercando di attenuare la proposta di imposta di base del 10% e di ottenere concessioni, tra cui la riduzione del 25% dell’imposta sulle auto e del 50% del dazio su acciaio e alluminio.   L’istituto economico tedesco ha stimato che la Germania potrebbe perdere fino a 200 miliardi di euro entro il 2028 se i dazi venissero pienamente applicati.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
Continua a leggere

Più popolari