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Epidemie

Italia-Cina, il balletto delle mascherine smascherato da un giornale USA

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Qualche giorno fa, è emerso uno stranissimo video del Ministro degli esteri Luigi Di Maio. Come spesso sta accadendo, si trova all’aperto, su di una pista di atterraggio. Il ministro si lascia andare ad un discorso la cui significazione è sfuggita a molti.

 

«È logico che abbiamo avuto aiuti ma abbiamo avuto bisogno di comprare all’estero. E se abbiamo potuto comprare all’estero con contratti a prezzo di mercato è stato grazie al fatto che abbiamo potuto avere dai governi dove siamo andati a comprare anche la possibilità di esportare i prodotti che acquistavamo», dice il giovane ministro pentastellato.

 

«Li terremo nel nostro cuore e li terremo bene a mente. Perché sono i Paesi che non solo ci stanno mandando aiuti, ma che ci stanno permettendo di esportare quello che acquistiamo con contratti a prezzo di mercato». Ripetiamo: «ci stanno permettendo di esportare quello che acquistiamo con contratti a prezzo di mercato» dice Di Maio. Ci danno il permesso (grazie!) di comprare qualcosa che abbiamo esportato (o viceversa? non capiamo) con contratti a prezzo di mercato (e ci mancherebbe!). Più frase di gratitudine, letteralmente, cordiale. Qualcosa non torna. Al di là della logica, sulla quale molti ancora si stanno interrogando.

 

«Ci stanno permettendo di esportare quello che acquistiamo con contratti a prezzo di mercato» dice  il Ministro degli Esteri Di Maio

 

 

 

Cosa voleva dire, con queste parole arruffate, il capo della Farnesina?

 

La questione, abbastanza ignorata dai grandi media italiani che stanno leggermente facendo il tifo per il governo, è stata indagata da una rivista straniera americano, lo Spectator. Una testata che va avanti quasi da due secoli, ed ha una controparte americana, lo Spectator USA.

Con l’arrivo in Italia del COVID-19  la Cina annunziò al mondo che avrebbe donato forniture di DPI per aiutare l’Italia

 

Proprio quest’ultima ha pubblicato un articolo dal titolo diretto ed eloquente: «L’Italia ha dato alla Cina DPI [Dispositivi di protezione individuale: mascherine etc., ndr] per aiutarla con il coronavirus, poi la Cina glieli ha fatti riacquistare».

 

L’articolista americana parla dei tentativi di PR della Cina infettata che si rivelano «scivolosi come i suoi wet market», ossia i popolari mercati con le bestie  esotiche vive considerati come possibili centri di sviluppo delle epidemie.

 

Con l’arrivo in Italia del COVID-19  la Cina annunziò al mondo che avrebbe donato forniture di DPI per aiutare l’Italia. Ricorderete la campagna in grande stile, le vignette dell’ambasciata cinese che commemoravano l’aiuto italiano durante il terremoto del Sichuan di fine anni 2000, e il solito di Maio sulla pista d’atterraggio ad aspettare l’aereo carico di dottori cinesi (che competenza possono avere, visto che il virus non lo hanno sconfitto in alcun modo?) e, assieme a qualche mascherina, una manciata di ventilatori. «Informazioni giornalistiche  successive hanno indicato che la Cina ha effettivamente venduto, non donato, i DPI all’Italia», scrive la rivista.

 

In effetti, in Italia alcuni articoli di Giulia Pompili su Il Foglio avevano trattato la questione: uno si intitolava «Ma quali aiuti della Cina contro il virus, è tutta roba che compriamo»; un altro «Che cosa c’è dietro il mistero della donazione cinese all’Italia». Sono di inizio marzo, varrebbe la pena di rileggerli bene: vi si parla appunto di materiale ricevuto dietro compenso, non donato gratuitamente.

 

«La Cina ha costretto l’Italia a riacquistare la fornitura di DPI che l’Italia aveva donato alla Cina durante l’iniziale epidemia di coronavirus» dice un funzionario dell’amministrazione Trump. «La Cina ha poi rimandato in Italia i DPI italiani – alcuni di essi, non tutti… e se li è fatti pagare»

Un alto funzionario dell’amministrazione Trump ha raccontato allo Spectator che la realtà è molto peggio di così: «la Cina ha costretto l’Italia a riacquistare la fornitura di DPI che l’Italia aveva donato alla Cina durante l’iniziale epidemia di coronavirus».

 

«Prima che il virus colpisse l’Europa, l’Italia aveva inviato tonnellate di DPI in Cina per aiutarla a proteggere la propria popolazione», ha spiegato la fonte dell’amministrazione Trump.

 

Le parole del ministro («la possibilità di esportare i prodotti che acquistavamo») sono quindi riferite a questa situazione?

In realtà, è tutto lo sforzo di questa diplomazia della mascherina cinese ad essere fallimentare, e su un piano globale.

 

Gran parte delle forniture e dei kit di prova che la Cina ha venduto ad altri Paesi si sono rivelati difettosi. La Spagna ha dovuto restituire alla Cina 50.000 kit di test rapido che non andavano bene.

 

«La Cina ha poi rimandato in Italia i DPI italiani – alcuni di essi, non tutti… e se li è fatti pagare» dice il funzionario americano

I cinesi non si scusano e non tentano nemmeno di risolvere il problema, anzi succede che « la Cina ha dato la colpa del suo equipaggiamento difettoso ad altri». «La Cina ha detto con condiscendenza ai Paesi Bassi di “ricontrollare le istruzioni” sulle sue maschere dopo che i Paesi Bassi hanno lamentato che metà delle maschere inviate non soddisfacevano gli standard di sicurezza», scrive la rivista.

 

«È malafede quella dei funzionari cinesi che ora affermino di essere quelli che aiutano gli italiani o i paesi in via di sviluppo quando, in realtà, sono quelli che hanno contagiato tutti» dice l’anonimo ufficiale americano.

 

«Naturalmente dovrebbero aiutare. Hanno una responsabilità speciale nell’aiutare perché sono quelli che hanno iniziato la diffusione del coronavirus e non hanno fornito le informazioni richieste al resto del mondo per pianificare di conseguenza».

 

«È malafede quella dei funzionari cinesi che ora affermino di essere quelli che aiutano gli italiani o i paesi in via di sviluppo quando, in realtà, sono quelli che hanno contagiato tutti» dice l’anonimo ufficiale americano

Una critica che, fra le righe, è stata mossa anche in Italia da quei virologi che invece che stare sui social o nelle trasmissioni TV stanno lavorando sul campo: come mai non ci è stato dato dai cinesi il numero degli asintomatici contagiosi? Il numero, ricordiamolo, è stato dato per la prima volta al mondo a Vo’ Euganeo, luogo della prima quarantena totale («Zona Rossa») assieme a Codogno, il luogo dove è avvenuta la prima morte italiana per COVID-19.

 

«La disinformazione che la Cina ha diffuso sta paralizzando le reazioni in tutto il mondo. Siamo rimasti indietro di un mese perché i cinesi non hanno condiviso le informazioni», continua la fonte nel governo Trump.

 

Renovatio 21 ha detto da subito che la i numeri cinesi erano assolutamente da non credere, perché pensati per essere scavalacati dagli altri Paesi.

 

Di recente, sono saltate fuori questioni anche per la quantità di urne cinerarie distribuite e il numero di utenze di telefonia mobile sparite. Noi tuttavia non dimentichiamo quando, oramai due mesi fa, vi parlavamo della nube di solfato sopra Wuhan e Chonqing, rilevata dai satelliti, e dalle testimonianze che filtravano dai forni crematori cinesi aperti 24 ore al giorno. Una scena mostruosa che purtroppo ora stiamo vedendo anche a Bergamo e dintorni.

 

«La disinformazione che la Cina ha diffuso sta paralizzando le reazioni in tutto il mondo. Siamo rimasti indietro di un mese perché i cinesi non hanno condiviso le informazioni», continua la fonte nel governo Trump

Non è comunque l’unico segno visto negli ultimi tempi in merito a questa bizzarra ed irrefrenabile simpatia del nostro governo nei confronti di Pechino. Ne abbiamo scritto.


I cinesi, grati, pare che abbiano provato a scaricare ogni responsabilità riguardo alla pandemia del secolo inventandosi un «
virus italiano».

 

L’offensiva cinese continua. Pochi minuti fa, nella conferenza stampa giornaliera il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha ringraziato il CEO di Huawei per aver donato centinaia di tablet e telefonini ai pazienti in rianimazione, così da poter collegarsi con i parenti. Iniziativa lodevole, ma pensiamo sempre che in palio per le telecomunicazioni cinesi non c’è solo l’immagine che deve essere mondata della possibile accusa della Cina untore del mondo. C’è nientemento che l’appalto – e quindi il successivo controllo – dell’infrastruttura informatica del XXI secolo italiano, il 5G>.

 

C’è in gioco l’intero modello di controllo sociale del XXI secolo. La Cina è oggi il più  fulgido e consistente esempio al mondo di totalitarismo elettronico

Se volete, possiamo vedere anche oltre: c’è in gioco l’intero modello di controllo sociale. La Cina è oggi il più  fulgido e consistente esempio al mondo di totalitarismo elettronico.

 

I suoi cittadini possono essere controllati, schedati, profilati, trovati in tempo reale, e con sistemi che vanno dai Big Data alla Computer Vision, dall’Intelligenza artificiale sino alla produzione di avanzate tecniche di schedatura genetica. La Cina è pronta, anche qui, ad esportare i suoi prodotti: software, telecamere, algoritmi, metodi.
Stiamo pagando le mascherine che abbiamo donato? A noi importa più, in realtà, un’altra domanda: qualcuno pagherà per tutto questo?

 

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Epidemie

L’USAID ha inviato migliaia di virus al laboratorio di Wuhan

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Secondo documenti mai divulgati in precedenza, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) ha spedito migliaia di campioni virali a un laboratorio di Wuhan nel corso di un programma decennale, nonostante non avesse stipulato alcun accordo formale con il laboratorio. Lo riporta la testata americana Daily Caller.

 

I documenti dimostrano che l’USAID ha finanziato l’esportazione di 11.000 campioni dalla provincia dello Yunnan, dove circolano alcuni dei parenti più stretti del virus COVID-19, a Wuhan, l’epicentro della pandemia, senza alcun piano apparente per garantire che i campioni non venissero erroneamente indirizzati alle armi biologiche e rimanessero accessibili al governo degli Stati Uniti.

 

Un programma di sanità pubblica dell’USAID da 210 milioni di dollari denominato PREDICT, guidato dall’Università della California-Davis, ha raccolto campioni virali in paesi di tutto il mondo, ma non è stato in grado di conservarli a lungo termine quando i finanziamenti si sono esauriti, secondo piani rudimentali del 2019.

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Il piano di distribuzione dei campioni dell’USAID per la Cina è scarno: «non c’è bisogno di informazioni dallo Yunnan. Non sono mai stati un partner ufficiale di laboratorio per PREDICT. Tutti i campioni che hanno contribuito a raccogliere vengono inviati, analizzati e conservati a Wuhan».

 

Il termine «laboratorio» si riferisce al Wuhan Institute of Virology (WIV). Il WIV era uno stretto partner dell’ente appaltatore USAID EcoHealth Alliance e un partner previsto per un programma simile a PREDICT, supportato dal Dipartimento di Stato. Il laboratorio presenta scarse pratiche di biosicurezza e legami con l’Esercito di Liberazione del Popolo (ELP).

 

Uno dei parenti più prossimi conosciuti del virus COVID è tra i virus campionati con i finanziamenti dell’USAID, scrive la repoter Emily Kopp.

 

«Le indagini sui precedenti finanziamenti USAID per i programmi di salute globale rimangono attive e in corso», ha dichiarato un alto funzionario del Dipartimento di Stato in una dichiarazione alla Daily Caller News Foundation. «Il popolo americano può stare tranquillo sapendo che sotto l’amministrazione Trump non finanzieremo questi programmi controversi».

 

I documenti interni sono stati ottenuti tramite una causa FOIA intentata da US Right to Know, una testata no-profit e un gruppo di ricerca sulla salute pubblica.

 

La chiusura dell’USAID, ufficialmente completata martedì, ha acceso il dibattito sul suo impatto netto sulla salute globale. Uno studio pubblicato su The Lancet ha previsto un’associazione tra un calo dei finanziamenti all’USAID e 14 milioni di decessi, basandosi su un modello epidemiologico. Il segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato martedì che la spesa dell’USAID ha spesso indebolito, anziché rafforzare, gli interessi americani.

 

«Oltre ad aver creato un complesso industriale di ONG di portata mondiale a spese dei contribuenti, l’USAID ha ben poco da mostrare dalla fine della Guerra Fredda», ha affermato Rubio. «Gli obiettivi di sviluppo sono stati raramente raggiunti, l’instabilità è spesso peggiorata e il sentimento antiamericano non ha fatto che crescere».

 

Il legame dell’agenzia, ormai chiusa, con il laboratorio di Wuhan complica ulteriormente la sua eredità in ambito sanitario globale, scrive la Kopp.

 

«Il contratto da 210 milioni di dollari dell’USAID per PREDICT avrebbe dovuto includere termini contrattuali che richiedessero che tutti i campioni, o almeno le copie di tutti i campioni, fossero trasferiti e conservati presso una struttura del governo statunitense», ha dichiarato al DCNF Richard Ebright, biologo molecolare della Rutgers University. «La truffa di PREDICT non ha fatto nulla di tutto ciò».

 

Molti dei virus conservati nel laboratorio di Wuhan potrebbero essere stati campionati con finanziamenti statunitensi, ma restano comunque fuori dalla portata degli enti governativi statunitensi che indagano sulle origini del COVID. I documenti indicano che i campioni dovevano essere conservati per essere testati, mentre quelli umani per 10 anni. Ma i documenti suggeriscono che tale requisito non sia mai stato incluso in un contratto formale con l’USAID.

 

I due scienziati che supervisionavano i campioni erano: Ben Hu, un virologo del WIV, che secondo quanto riferito si ammalò presentando sintomi simili al COVID nel 2019; e Peter Daszak, uno scienziato a cui erano stati esclusi i finanziamenti federali dopo che il governo degli Stati Uniti lo aveva ritenuto una minaccia per la sicurezza pubblica per l’inadeguata supervisione della ricerca a Wuhan.

 

«I documenti mostrano i collaboratori di PREDICT discutere di campioni virali prelevati da animali selvatici e conservati in India, Liberia, Malesia, Repubblica del Congo e Cina. Alcuni dei campioni sono stati conservati in terreni di trasporto per virus (VTM), che consentono ai ricercatori di conservare virus vivi per un successivo utilizzo in laboratorio» scrive il Daily Caller.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa gli USA avevano fermato i finanziamenti al laboratorio di Wuhano. Robert F. Kennedy jr., ora segretario alla Salute dell’amministrazione Trump, aveva già all’epoca dichiarato che la CIA è coinvolta nel finanziamento del famigerato laboratorio da cui – lo ammette ora la CIA stessa – è fuggito il virus pandemico.

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Sull’insabbiamento del disastro di Wuhano, e sul ruolo che ha avuto la CIA, Robert Kennedy ha scritto un denso libro intitolato The Wuhan Cover-Up: And the Terrifying Bioweapons Arms Race («L’insabbiamento di Wuhan e le terrificanti armi biologiche»).

 

Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno era emerso che funzionari dell’Intelligence statunitense avrebbero «messo a tacere» i ricercatori che avevano trovato prove che la pandemia di COVID-19 fosse il risultato di una fuga dal laboratorio cinese.

Il sito britannico The Exposé ha notato la bizzarra coincidenza di documenti del governo degli Stati Uniti mostrerebbero che il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DOD) avrebbe assegnato un contratto il 12 novembre 2019 a Labyrinth Global Health INC. per la «ricerca COVID-19», almeno un mese prima della comparsa del nuovo coronavirus e tre mesi prima che fosse ufficialmente dato un nome al COVID-19.

 

Come riportato da Renovatio 21, per un’altra strana coincidenza profetica, il Congresso americano ha votato per l’approvazione dell’inserimento del mRNA nei vaccini il 17 dicembre 2019, poche settimane prima della pandemia COVID.

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Immagine di Ureem2805 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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Epidemie

Si diffonde la variante COVID «tagliagola»

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Secondo i dati recentemente aggiornati forniti da una società privata, almeno 21 Stati americani stanno segnalando una variante del COVID-19 diffusasi in Cina all’inizio di quest’anno. Lo riporta Epoch Times.   Una mappa pubblicata dalla Global Initiative on Sharing All Influenza Data (GISAID) mostra che, a partire da giovedì pomeriggio, 21 stati degli Stati Uniti hanno segnalato la variante NB.1.8.1 del COVID-19.   Secondo la mappa si sarebbero registrati anche in Italia dei casi: due a Roma, uno in Umbria.     La stima più recente dell’ente epidemico USA CDC suggerisce che tra l’8 e il 21 giugno la variante NB.1.8.1 ha rappresentato il 43% dei casi di COVID-19 negli Stati Uniti, diventando così il ceppo dominante.   Separatamente, il CDC afferma che negli Stati Uniti i livelli di COVID-19 sono «attualmente molto bassi». Al di fuori degli Stati Uniti, le autorità sanitarie cinesi hanno dichiarato a giugno che il virus NB.1.8.1 stava causando un’ondata di infezioni in tutto il Paese. E i medici cinesi dell’Università di Pechino il mese scorso hanno previsto un picco di casi di COVID-19 a livello nazionale a luglio, affermando anche che potrebbe diventare il prossimo ceppo dominante a livello globale, con sintomi tra cui forte mal di gola, febbre, naso che cola, vomito e diarrea.

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha designato la variante NB.1.8.1 come «variante sotto monitoraggio» e considera il rischio per la salute pubblica basso a livello globale. Si prevede che i vaccini attuali rimangano efficaci.   In precedenza, l’OMS aveva affermato che alcuni Paesi del Pacifico occidentale avevano segnalato un aumento dei casi di COVID-19 e dei ricoveri ospedalieri, ma finora non c’è nulla che suggerisca che la malattia associata alla nuova variante sia più grave di altre varianti.   Il virus NB.1.8.1 è stato soprannominato la variante «razorthroat», cioè «rasoio in gola» o «gola a lama di rasoio» nei resoconti della stampa internazionale. Renovatio 21 ritiene che «tagliagola» sia una dicitura più adatta all’italiano.   Separatamente l’OMS ha annunciato che il ceppo XFG è ora una «variante sotto monitoraggio» in un rapporto pubblicato a fine giugno. Si stima che l’XFG rappresenti circa il 14% dei casi negli Stati Uniti e il GISAID non sta ancora monitorando la variante.   La diffusione della variante si verifica anche in concomitanza con un recente sondaggio pubblicato il 30 giugno, secondo cui il 70% degli americani continuerebbe a sottoporsi al test per il COVID-19 se ritenesse di averlo contratto. Il sondaggio è stato condotto nel 2024, ma è stato pubblicato all’inizio di questa settimana.   L’indagine, condotta dalla UMass Chan Medical School e pubblicata sulla rivista JAMA Network Open, ha rilevato che il 70% degli americani ha dichiarato che si sottoporrebbe al test in caso di sospetto di infezione da COVID-19, a più di cinque anni dalla diffusione del virus negli Stati Uniti.   «L’identificazione precoce dell’infezione consente cure tempestive e misure per ridurre la diffusione», hanno scritto i ricercatori. “L’inizio tempestivo della terapia antivirale orale è associato a una riduzione di ricoveri ospedalieri, decessi e incidenza di COVID-19 di lunga durata tra gli adulti ad alto rischio».

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A maggio, il Segretario alla Salute statunitense Robert F. Kennedy Jr. aveva annunciato che i vaccini contro il COVID-19 non sono più raccomandati per i bambini sani e le donne in gravidanza, mentre il 25 giugno la Food and Drug Administration ha ampliato le avvertenze esistenti sui due principali vaccini contro il COVID-19 in merito a due forme di infiammazione cardiaca. Le avvertenze si riferiscono alla miocardite, un’infiammazione del muscolo cardiaco, e alla pericardite, l’infiammazione di una sacca che riveste il cuore.   Come riportato da Renovatio 21, il COVID «tagliagola» era stata annunziata nella Repubblica Popolare Cinese un mese fa.   Gli internauti cinesi hanno descritto le loro dolorose esperienze con questa nuova variante su Weibo, una piattaforma di social media cinese attentamente monitorata dal regime cinese. Gli utenti sinici hanno condiviso commenti come: «durante la pausa pranzo, qualche giorno fa, una collega tossiva così forte che ho pensato si fosse soffocata con del cibo. Ha detto che era un effetto persistente di questa ondata di COVID. Quando le ho chiesto quale fosse il suo sintomo principale, ha risposto “gola come una lama di rasoio”». Altri commenti includono: «Sono stato colpito dalla gola da lametta e mi sento completamente prosciugato». «La gola da rasoio post-COVID è terribile: gonfia, dolorante e riesco a malapena a parlare. Ci sono rimedi rapidi?», si leggeva in un altro.

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Epidemie

Fauci potrebbe essere costretto a testimoniare sotto giuramento

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Il dottor Anthony Fauci potrebbe essere costretto a testimoniare sotto giuramento sulla sua conoscenza delle origini del COVID-19, ha scritto il senatore Rand Paul in una serie di post lunedì su X. Nel frattempo, il ministro della Salute Robert F. Kennedy Jr. ha detto a Tucker Carlson che potrebbe essere istituita una «commissione per la verità» per indagare sulle azioni di Fauci e di altri durante la pandemia di COVID-19.

 

Il dottor Anthony Fauci potrebbe dover testimoniare sotto giuramento in merito alla sua conoscenza delle origini del COVID-19, ha scritto il senatore Rand Paul (R-Ky.) in una serie di post pubblicati lunedì su X.

 

«Il Senato si sta preparando a citare in giudizio Fauci affinché testimoni sotto giuramento. Il popolo americano merita la massima trasparenza sulle origini del COVID-19», ha scritto Paul, presidente della Commissione per la Sicurezza Interna e gli Affari Governativi del Senato degli Stati Uniti.

 

Paul ha affermato che sta collaborando con il direttore dell’FBI Kash Patel «per indagare sulle malefatte di Fauci in carica» ​​ed esaminare «l’ampia copertura del COVID» che coinvolge le origini del virus e i finanziamenti federali alla ricerca sul guadagno di funzione.

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La ricerca sul guadagno di funzione aumenta la trasmissibilità o la virulenza dei virus. Tale ricerca, spesso utilizzata nello sviluppo di vaccini, è stata condotta presso il Wuhan Institute of Virology, alimentando il timore che il virus SARS-CoV-2 sia stato sviluppato in laboratorio e successivamente divulgato.

 

L’ingiunzione, se emessa, farebbe parte dell’indagine in corso di Paul sulle origini del COVID-19, avviata lo scorso anno. A gennaio, Paul ha citato in giudizio 14 agenzie federali, tra cui l’FBI, la CIA, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS) e i National Institutes of Health (NIH), nell’ambito di questa indagine.

 

Non è la prima volta che Paul suggerisce che Fauci dovrà comparire davanti al Congresso. A maggio, Paul aveva affermato che Fauci dovrà testimoniare «volontariamente o involontariamente» sulle origini del COVID-19 e sui finanziamenti federali per la ricerca sul guadagno di funzione.

 

Paul è da tempo un critico di Fauci. Nel 2021 e nel 2023, ha presentato denunce penali contro Fauci al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. In entrambe le denunce, Paul ha accusato Fauci di falsa testimonianza, un reato federale che può comportare una pena detentiva fino a cinque anni.

 

Richard Ebright, Ph.D., biologo molecolare della Rutgers University e critico della ricerca sul guadagno di funzione, ha accolto con favore le affermazioni di Paul.

 

«Fauci ha deliberatamente violato le politiche federali sul guadagno di funzione e ha aumentato il potenziale della ricerca sui patogeni pandemici, ha commesso cospirazione per frode e spergiuro, ha utilizzato fondi federali per commettere crimini e ha causato una pandemia che ha ucciso oltre 20 milioni di persone ed è costata oltre 25 trilioni di dollari», ha detto Ebright via e-mail a The Defender.

 

Nel 2021, Paul affermò che Fauci stava «diffondendo falsità». In un libro pubblicato nel 2023, Paul accusò Fauci di aver guidato il «grande insabbiamento del COVID».

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RFK Jr: la «Commissione per la verità» è un possibile mezzo per aggirare la grazia di Fauci

I commenti di Paul sono arrivati ​​mentre il ministro della Salute Robert F. Kennedy Jr., durante un’intervista al Tucker Carlson Show, suggeriva lunedì che una «commissione per la verità» avrebbe potuto indagare su persone come Fauci e sulle loro azioni durante la pandemia.

 

«In questi casi, quello che succede è che c’è una commissione che ascolta le testimonianze su cosa è successo esattamente. Chiunque si presenti e si offra volontario per testimoniare sinceramente ottiene l’immunità dall’accusa», ha detto Kennedy.

 

«Almeno il pubblico sa chi ha fatto cosa. E chi viene chiamato e non accetta l’accordo e spergiura, può essere perseguito penalmente».

 

Una commissione del genere potrebbe essere un mezzo per aggirare la «grazia preventiva» di Fauci, emessa dall’ex presidente Joe Biden negli ultimi minuti della sua amministrazione a gennaio, ha affermato Kennedy.

 

La grazia, retroattiva al 1° gennaio 2014, riguarda «qualsiasi reato» commesso da Fauci contro gli Stati Uniti durante questo periodo, anche nelle sue precedenti funzioni di direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), membro del White House COVID-19 Response Team e consigliere medico capo di Biden.

 

Esperti di diritto e politica affermano che Fauci deve ancora affrontare potenziali sfide legali, nonostante la grazia. «La grazia di Fauci copre solo la responsabilità penale ai sensi della legge federale», ha affermato l’avvocato Rick Jaffe. «Non lo protegge dal testimoniare davanti al Congresso, né lo immunizza da procedimenti per falsa testimonianza».

 

Fauci può invocare i suoi diritti garantiti dal Quinto Emendamento contro l’autoincriminazione, ha affermato Jaffe, ma «la sua grazia non può impedire cause civili, sentenze di oltraggio alla corte da parte del Congresso o azioni amministrative come la confisca delle pensioni».

 

La grazia, inoltre, non garantisce a Fauci l’immunità dalle accuse a livello statale. A febbraio, il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha affermato che lo Stato potrebbe avviare un’indagine del genere.

 

Il giornalista Paul D. Thacker, ex investigatore del Senato degli Stati Uniti, ha affermato che Fauci può ancora essere invitato a testimoniare davanti al Congresso e potrebbe essere accusato di spergiuro se mente sotto giuramento. Insinuando che Fauci abbia già mentito al Congresso, Thacker ha affermato:

 

«Se Fauci viene sottoposto a giuramento e non ammette che la sua testimonianza è stata fuorviante, può essere perseguito per quella menzogna. Se Fauci continua a mentire e non ammette di aver condotto affari per il NIH con i giornalisti tramite la sua email privata, può essere perseguito».

 

«L’NIH ha nascosto documenti al Congresso e alla stampa per molti anni. L’HHS ora sta esaminando quei documenti e li sta divulgando silenziosamente al Congresso. Se Fauci mente e inganna su questi documenti durante una deposizione al Congresso – e Fauci non sa cosa abbia il Congresso – può essere perseguito per questo».

 

Durante un’intervista alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti nel gennaio 2024, Fauci ha dichiarato più di 100 volte di non ricordare i dettagli sulla risposta del governo statunitense alla pandemia di COVID-19 e sui finanziamenti governativi per la ricerca sul guadagno di funzione.

 

In un’udienza alla Camera del giugno 2024, Fauci difese le politiche governative sul COVID-19. Rispondendo alla testimonianza di Fauci, Paul affermò che il NIH – l’agenzia madre del NIAID, che Fauci aveva guidato per 38 anni – era «più riservato della CIA».

 

Thacker ha affermato: «Il problema principale di Fauci è che ha una storia di bugie e di come la fa franca, quindi probabilmente continuerà a mentire. Ma alla fine potrebbe essere processato».

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Paul e RFK Jr. chiedono un’indagine sul ruolo di Fauci nella ricerca sul guadagno di funzione

Nell’intervista rilasciata a Carlson lunedì, Kennedy ha ipotizzato che Fauci abbia avuto un ruolo nell’insabbiare le prove che indicavano la creazione di virus in laboratorio attraverso una tecnica nota come «legatura continua».

 

Kennedy ha affermato che Ralph Baric, ricercatore dell’Università della Carolina del Nord, ha sviluppato la tecnica della «legatura senza soluzione di continuità» per nascondere «prove di manomissione umana». Baric è coautore di articoli sulla ricerca sul guadagno di funzione che coinvolge i coronavirus e ha guidato una collaborazione tra Stati Uniti e Cina che nel 2018 ha presentato una proposta per progettare virus con caratteristiche simili al SARS-CoV-2.

 

Nel febbraio 2020, Fauci ha incontrato Baric, secondo una copia del programma di Fauci, ottenuta da Open the Books tramite una richiesta ai sensi del Freedom of Information Act nel 2022.

 

Le preoccupazioni sulla sicurezza della ricerca sul guadagno di funzione avevano già spinto il governo degli Stati Uniti a implementare una moratoria su tali progetti tra il 2014 e il 2017.

 

I commenti di lunedì di Paul e Kennedy sono arrivati ​​solo pochi giorni dopo che il Gruppo consultivo scientifico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle origini dei nuovi patogeni ha pubblicato un rapporto sulle origini del COVID-19, affermando che «il peso delle prove disponibili… suggerisce una diffusione zoonotica», ma che non si può escludere una fuga di notizie in laboratorio.

 

Ad aprile, l’amministrazione Trump ha lanciato una nuova versione del sito web ufficiale del governo sul COVID-19, presentando prove che il COVID-19 sia emerso a causa di una fuga di notizie dal laboratorio di Wuhan. La CIAl’FBIil Dipartimento dell’Energia degli Stati Unitiil Congresso e alcune agenzie di intelligence straniere hanno avallato la «teoria della fuga dal laboratorio».

 

Paul ha affermato che è necessaria la supervisione governativa sulla ricerca sul guadagno di funzione, indipendentemente dalle origini del COVID-19.

 

«Non è necessario essere convinti che il virus COVID-19 abbia avuto origine da una fuga di dati in laboratorio per riconoscere l’ imminente necessità di meccanismi di controllo: la semplice possibilità che il virus possa essere emerso da una ricerca così rischiosa dovrebbe essere più che sufficiente per indurre un’azione decisiva», ha scritto Paul.

 

A maggio, il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che pone fine ai finanziamenti federali degli Stati Uniti alla «pericolosa ricerca sul guadagno di funzione» in Cina, Iran e altri Paesi.

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L’ordine esecutivo di Trump ha inoltre sospeso per 120 giorni la ricerca sull’acquisizione di funzione finanziata a livello federale negli Stati Uniti, durante i quali verrà elaborata una nuova politica per tale ricerca.

 

Il mese scorso, l’NIH ha chiuso un centro di ricerca fondato da Fauci e ha annunciato la fine della ricerca sul guadagno di funzione e la sospensione dei finanziamenti che la finanziavano. Il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha dichiarato che avrebbe smesso di accettare proposte di ricerca sul guadagno di funzione a partire dal 20 giugno.

 

«Queste politiche devono essere codificate in legge», ha affermato Ebright. «Altrimenti, è molto probabile che vengano revocate da una futura amministrazione».

 

A marzo, Paul ha presentato il Risky Research Review Act, che avrebbe «codificato la supervisione indipendente permanente» della ricerca «gain-of-function» finanziata dai contribuenti. A febbraio, Paul ha presentato il NIH Reform Act, che avrebbe riformato il NIAID e «aumenterebbe il controllo del Congresso sulla leadership dell’agenzia».

 

Al momento in cui scriviamo, l’ufficio di Paul non ha risposto alla richiesta di commento.

 

Michael Nevradakis

Ph.D.

 

© 1 luglio 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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