Epidemie
Cina e Vaticano, tra gay e Coronavirus

La Santa Sede «apprezza questo gesto generoso ed esprime la sua gratitudine ai Vescovi, ai fedeli cattolici, alle istituzioni e a tutti gli altri cittadini cinesi». Il Vaticano ha ringraziato la Cina per aver inviato forniture mediche per aiutare a combattere il COVID-19, nonostante il virus si sia originato proprio nel paese comunista.
«Il Vaticano esulta per la spedizione di forniture mediche cinesi per aiutare a gestire il coronavirus» titola la testata prolife canadese Lifesitenews.
L’inviata a Roma Diane Montagna riporta la dichiarazione del 9 aprile di Matteo Bruni della Sala Stampa della Santa Sede: le «donazioni» sono arrivate attraverso la Croce Rossa cinese e la Hebei Jinde Charities Foundation e che le forniture sono state «un’espressione di solidarietà del popolo cinese e delle comunità cattoliche verso coloro che sono coinvolti nel soccorso delle persone colpite da COVID-19 e nella prevenzione dell’attuale epidemia di coronavirus».
La Santa Sede, che dall’Italia riceve quantomeno il fiume di danaro dell’8 per mille, ad inizio febbraio aveva pure inviato gratuitamente 700.000 mascherine ai cinesi
La Santa Sede «apprezza questo gesto generoso ed esprime la sua gratitudine ai Vescovi, ai fedeli cattolici, alle istituzioni e a tutti i cittadini cinesi per questa iniziativa umanitaria, assicurando loro la stima e le preghiere del Santo Padre».
Come abbiamo preso di recente anche dalla cronaca di altri Paesi (Olanda, Spagna), la Cina non sta esattamente regalando le forniture mediche, che talvolta sono inutilizzabili perché difettose. Abbiamo appreso anche dai discorsi arzigogolati del Ministro degli Esteri Italiano Di Maio che la Cina sta vendendo il materiale, anche se poi la politica filocinese ci sta facendo credere che si tratti di aiuti. Lo scandalo è sorto quando un ufficiale dell’amministrazione Trump avrebbe rivelato che la Cina avrebbe costretto l’Italia a comprare le stesse mascherine che l’Italia in primo luogo aveva donato gratuitamente, quando la crisi epidemica pareva essere confinata alla sola Cina.
Ricordiamo qui che anche la Santa Sede, che dall’Italia riceve quantomeno il fiume di danaro dell’8 per mille, aveva pure inviato gratuitamente 700.000 mascherine ai cinesi. Era il 3 febbraio 2020.
Non è chiaro cosa abbia voluto la Repubblica Popolare Cinese in cambio. Magari il pagamento non è stato in danaro: verrebbe da dire che la Santa Sede, con la sua sconsiderata e blasfema ostpolitik verso la Cina (di fatto un tradimento di quasi un secolo di martiri cattolici cinesi, e di milioni di fedeli che vivono la Fede nelle catacombe rischiando l’arresto e la morte) forse ha pagato con l’anima. Qualcuno potrebbe dire che ha già pagato.
L’accordo del 2018 tra Pechino e Vaticano di fatto è la vendita dell’anima cattolica al Moloch del Partito Comunista Cinese
L’accordo del 2018 tra Pechino e Vaticano di fatto è la vendita dell’anima cattolica al Moloch del Partito Comunista cinese. Sotto la supervisione del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, l’accordo garantisce potere decisionale al governo di Xi nella nomina dei vescovi, tra le altre concessioni, e apre la strada all’unificazione dell’Associazione Patriottica Cinese (cioè la chiesa «patacca» creata dai cinesi per attirare i cattolici), approvata dallo Stato, e la Chiesa sotterranea, i cui membri sono rimasti uniti alla Santa Sede nonostante il rischio di essere uccisi, imprigionati o altrimenti perseguitati per la loro fede.
Per attuare l’affare, il Vaticano ha riconosciuto e consacrato sette vescovi «patriottici» scomunicati e ha chiesto a due vescovi clandestini che avevano servito fedelmente per decenni sotto intense persecuzioni di dimettersi a favore dei vescovi riconosciuti dal Partito Comunista. Partito che regge quello Stato dove la fertilità è limitata con aborti forzati, dove l’espianto degli organi è una realtà comune, dove la religione è perseguitata – tutte cose a cui, prima dell’accordo pechinese-bergogliano, pareva che alla Chiesa importasse qualcosa.
In Cina la fertilità è limitata con aborti forzati, dove l’espianto degli organi è una realtà comune, dove la religione è perseguitata – tutte cose a cui, prima dell’accordo pechinese-bergogliano, pareva che alla Chiesa importasse qualcosa
«Il Vaticano dovrebbe capire che sta trattando con le organizzazioni del fronte del Partito Comunista e moderare i suoi entusiasmi in generale per quanto riguarda tutte le questioni relative alla Cina», ha scritto in una e-mail a LifeSiteNews Steve Mosher, esperto di affari cinesi che ha esposto al mondo la politica sull’aborto forzato del Partito Comunista, nonché i suoi orribili protocolli per l’espianto di organi.
«La Croce Rossa cinese, nonostante il nome, non ha alcun legame con il Cristianesimo. È un’organizzazione gestita dal governo in Cina che è stata recentemente accusata di ricevere donazioni destinate alle persone sofferenti di Wuhan nelle settimane passate e averle dirottate per i propri scopi» continua Mosher, autore del libro edito nel 2017 Bully of Asia: Why China’s Dream is the New Threat to World Order («Il bullo dell’Asia: perché il sogno cinese è la nuova minaccia per l’ordine mondiale»).
«Inoltre, la qualità delle forniture mediche dalla Cina dovrebbe sempre essere attentamente esaminata prima di essere utilizzata. I respiratori non filtrano correttamente i patogeni nell’aria, mentre i test spesso producono risultati falsi», ha aggiunto.
Mosher ha anche dichiarato altrove che sta sta diventando sempre più evidente che il coronavirus è sfuggito al laboratorio biomedico di Wuhan, che i tentativi del leader comunista Xi Jinping di sopprimere la notizia dell’epidemia e del rifiuto di agire hanno portato a innumerevoli morti in Cina e alla conseguente rapida e catastrofica diffusione del virus in tutto il mondo, e che il regime di Xi continua a mentire sulla devastazione che la malattia ha provocato in Cina.
In Vaticano dell’ipotesi di virus artificiale – ipotesi che esporrebbe Pechino a responsabilità abissali che potrebbero disintegrare il «disgelo» tra Pechino e il Sacro Palazzo – non è stata mai nominata. Tuttavia nel mondo cattolico fuori dall’orbita della cricca bergogliana cardinali e vescovi cominciano a parlarne.
L’immorale realpolitik vaticana spiega il silenzio dinanzi alla catastrofe virale globale partita dalla Cina
Il Cardinale cingalese Malcolm Ranjith, noto per le sue posizioni conservatrici, ha parlato subito della Pandemia come il frutto «di sperimentazioni da parte di una nazione ricca e potente», e aggiungendo anche prospettive di politica transnazionale necessarie: «dobbiamo mettere al bando questo tipo di sperimentazioni che portano al risultato della perdita di vita e causano dolore e sofferenze a tutta la umanità» ha detto il cardinale di Colomb, mandando un messaggio alle autorità internazionali, che dovrebbero aprire le indagini e portare i «responsabili a processo per genocidio».
A Ranjith ha fatto eco il vescovo birmano Charles Maung Bo, la prima figura religiosa ad accusare pubblicamente il Partito Comunista Cinese di essere «moralmente colpevole» per la pandemia, di aver vittimizzato il popolo cinese e di «aver distrutto vite in tutto il mondo».
L’immorale realpolitik vaticana spiega il silenzio dinanzi alla catastrofe virale globale partita dalla Cina. «Da quando è stato firmato l’accordo, il regime di Xi ha iniziato la campagna per eliminare la Chiesa cattolica sotterranea, costringendo i sacerdoti a firmare un documento attestante che aderiranno alla “Chiesa cattolica indipendente” gestita dallo stato che ha portato all’arresto dei sacerdoti che si oppongono, alla chiusura delle loro parrocchie e alla persecuzione» scrive LSN.
Nel frattempo, papa Francesco ha diffuso un video messaggio indirizzato ai cattolici cinesi a marzo incoraggiandoli ad essere «buoni cittadini» e a non impegnarsi in attività di «proselitismo», un comando che si oppone in modo patente a quello evangelico: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura» (Mc, 16,15)
L’ironia dell’accoglienza da parte del Vaticano delle forniture mediche cinesi non è passata inosservata ai cattolici sui social media. «I loro 30 pezzi d’argento per aver tradito la Chiesa in Cina … disgustoso», ha commentato il frate David M. Chiantella. «Il Vaticano è perduto. Sta a noi mantenere forte la nostra fede. Non possiamo più fare affidamento sui leader della nostra fede. Sono stati compromessi », ha commentato Amme Grimaldi.
Nel frattempo, papa Francesco ha diffuso un video messaggio indirizzato ai cattolici cinesi a marzo incoraggiandoli ad essere «buoni cittadini» e a non impegnarsi in attività di «proselitismo», un comando che si oppone in modo patente a quello evangelico: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura» (Mc, 16,15)
«La Chiesa vuole che i cristiani cinesi siano veri cristiani e buoni cittadini», ha detto il Bergoglio. «Dovrebbero promuovere il Vangelo, ma senza impegnarsi nel proselitismo e devono raggiungere l’unità della comunità cattolica divisa».
Qualcuno ha notato che l’accordo tra il Vaticano e la Cina potrebbe pure essere dovuto ad uno specioso misfatto elettronico.
Che ci sia verso pezzi grossi della Curia da parte del Partito Comunista Cinese anche un possibile ricatto basato sui dati dell’app di incontri omosessuali Grindr?
Grindr, la app di incontri sessuali gay dove si dice siano presenti vari consacrati (notoriamente, la quantità di omosessuali in Curia è secondo alcune analisi piuttosto alta), per un periodo finì nelle mani dei cinesi, che acquistarono la società. Il governo Trump chiese alla Cina di farla tornare in mano americana, perché i servizi USA paventavano che le informazioni contenute in quella app (tra cui alcune davvero delicate, ) mettessero a rischio la sicurezza nazionale: quante persone, nell’esercito e nella pubblica amministrazione, nel governo e nelle grandi aziende, potevano essere ricattate?
Cosa piuttosto incredibile, la Cina acconsentì, e l’applicazione dei festini omosessuali tornò di proprietà americana. È lecito pensare che qualche copia dei file i cinesi li abbiano tenuti.
Che ci sia verso pezzi grossi della Curia da parte del Partito Comunista Cinese anche un possibile ricatto basato sui dati dell’app di Sodoma? Probabilmente non lo sapremo mai.
Tuttavia vi lasciamo con una curiosa coincidenza. Ad inizio gennaio vi fu un’offerta italiana di ben 260 milioni di euro per acquistare Grindr. Ad offrire la non indifferente somma è stata la software house milanese Bending Spoons, una startup partecipata dalla holding H14 (che fa capo a Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi) e Nuo Capital, che è un fondo guidato da un ex top manager di Banca Imi, ma, si lesse sui giornali, «con capitale asiatico».
Il tutto mentre nella bergamasca preti veri muoiono a decine per portare i sacramenti ai fedeli sterminati dal virus cinese. Sono anche quelli dei martiri «cinesi» che la Chiesa non vuole riconoscere più.
Bending Spoons è l’azienda scelta dal governo per l’app di tracciamento dei cittadini ai tempi del Coronavirus.
In Cina l’app di tracciamento è una realtà assodata che impedisce la libera circolazione dei cittadini. Dell’allucinante società di sorveglianza elettronica che è la Cina Renovatio 21 vi ha parlato spesso. Per molti, per esempio per il capo della non troppo lucida task force per la riapertura Vittorio Colao, sistemi di controllo ultradiffusi sono il nostro destino obbligato.
Insomma, l’Italia finisce ad assomigliare sempre più alla Cina. A farci da apripista sono stati, come spesso è accaduto, i preti. O meglio, dei personaggi in clergyman e senza nessuna Fede, ma con la particolarità di qualche vizietto per il quale forse sono pure ricattati.
Il tutto mentre nella bergamasca preti veri muoiono a decine per portare i sacramenti ai fedeli sterminati dal virus cinese. Sono anche quelli dei martiri «cinesi» che la Chiesa non vuole riconoscere più.
Roberto Dal Bosco
Epidemie
Le persone che fanno più vaccini COVID hanno maggiori probabilità di contrarre il virus: nuovi studi

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
«Le persone si sentiranno… così entusiaste di tutte queste cose», ha detto Robby Soave, conduttore di «Rising» di The Hill, che ha commentato il nuovo studio peer-reviewed della Cleveland Clinic.
Più dosi di vaccini COVID-19 una persona riceve, maggiore è il rischio di contrarre il virus, secondo uno studio peer-reviewed della Cleveland Clinic.
I ricercatori hanno affermato che l’aumento del rischio di COVID-19 associato a un numero più elevato di dosi di vaccino era «inaspettato».
Commentando lo studio, il comico e commentatore politico Jimmy Dore ha twittato :
FYI: It’s not a vaccine. It’s a failed experiment. We were the guinea pigs. https://t.co/Mx42nz4XNP
— Jimmy Dore (@jimmy_dore) May 30, 2023
Anche Robby Soave, conduttore di «Rising» di The Hill, ha commentato lo studio, affermando che i risultati non possono essere ignorati come «anti-vaccino» perché i ricercatori non «si proponevano di confutare l’efficacia dei vaccini».
Inoltre, il tasso più elevato di infezioni da COVID-19 tra coloro che hanno ricevuto più dosi di vaccino non può essere razionalizzato dall’idea che le persone che hanno ricevuto più dosi del vaccino COVID-19 fossero anziane, e quindi già più vulnerabili a contrarre un COVID-19. 19, perché i partecipanti allo studio erano relativamente giovani.
I partecipanti allo studio erano dipendenti della Cleveland Clinic la cui età media era di 42 anni.
I ricercatori hanno suggerito che l’immunità naturale probabilmente ha svolto un ruolo nel fornire protezione contro l’infezione da COVID-19 tra quelli con meno vaccinazioni COVID-19.
«Continuo a pensare a come i luoghi della nostra società che stanno ancora cercando di prendere questa decisione [se ottenere più dosi del vaccino COVID-19] lontano dalle persone – come i campus universitari dove il bivalente [vaccino COVID-19] è sarà richiesto ancora in autunno … come quanto sia ingenuo e non scientifico prendere quella decisione dalle persone e dai loro medici» ha detto Soave.
Soave ha anche criticato «i tentativi di sopprimere le critiche ai vaccini – definite tutte come disinformazione – che si sono verificati online e altrove negli ultimi tre anni».
«È così miope», ha aggiunto.
Soave ha affermato che l’«approccio» ufficiale della sanità pubblica statunitense alla vaccinazione contro il COVID-19 – secondo cui tutti dovrebbero essere vaccinati e boosterati non ha senso perché, secondo i risultati dello studio, la vaccinazione ripetuta non è correlata a una maggiore protezione contro il COVID-19 tra i giovani persone.
«Se sei un giovane in buona salute, in realtà tutto ciò che stai facendo prendendo la tua quinta dose o qualcosa del genere è aumentare leggermente le probabilità di contrarre il COVID», ha detto.
Inoltre, se si guarda a quali aree della società hanno requisiti per la vaccinazione, ha detto, si tratta principalmente di «popolazioni in età scolare».
È probabile che gli americani si sentano «giustamente indignati» quando leggono lo studio, ha detto Soave, aggiungendo:
«Le persone si sentiranno, credo, così entusiaste di tutte queste cose».
Suzanne Burdick
Ph.D.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Armi biologiche
Agenti patogeni letali dell’influenza aviaria trovati presso biolaboratorio USA in Ucraina: l’accusa di Mosca

La Russia accusa gli Stati Uniti di aver sperimentato i patogeni dell’influenza aviaria con un tasso di letalità fino al 40% in un biolaboratorio ucraino.
Lo scorso venerdì il Ministero della Difesa russo ha rilasciato una dichiarazione affermando di aver recuperato campioni mortali di ceppi di virus dell’influenza aviaria «con un alto potenziale di diffusione epidemica» in un laboratorio biologico statunitense nella regione di Kherson in Ucraina.
«La task force del Ministero della Difesa russo insieme agli ufficiali del Servizio di sicurezza federale e Rosselkhoznadzor hanno confermato la raccolta e la certificazione di ceppi di virus dell’influenza aviaria con un alto potenziale di diffusione epidemica e la capacità di attraversare la barriera delle specie, in particolare il ceppo H5N8, la cui letalità nella trasmissione umana può raggiungere il 40% . Ricorda che l’1% delle nuove infezioni da coronavirus provoca la morte» scrive la nota ministeriale russa.
⚡️@mod_russia: Documents seized in the veterinary laboratory of the Biosphere Reserve in Askania Nova, Kherson region, confirm the involvement of the Kharkov Institute of Veterinary Medicine in the work of 🇺🇸 UP-8 & P-444 Projects and preparations for the Flu-Fly-Way project. pic.twitter.com/BoB4yB7Y8N
— Russian Embassy in USA 🇷🇺 (@RusEmbUSA) May 26, 2023
Il ministero della Difesa di Mosca ha affermato che gli ucraini hanno tentato di distruggere il biolaboratorio nel tentativo di coprire la ricerca statunitense sull’influenza aviaria.
«Nonostante gli sforzi del personale della Riserva per distruggere i biomateriali togliendo l’alimentazione alle unità di refrigerazione e distruggendo la crioconservazione con azoto liquido, gli specialisti del 48° Istituto Centrale di Ricerca del Ministero della Difesa russo hanno trovato tracce di materiale genetico dell’influenza aviaria altamente patogena, virus della malattia di Newcastle e avulovirus anche nei campioni che avevano subito la decomposizione» continua la nota.
«Secondo i dipendenti rimasti nella Riserva, la parte ucraina ha offerto loro una grossa ricompensa in denaro per aver rimosso o distrutto i risultati della ricerca», ha affermato il ministero.
«I documenti sequestrati nel laboratorio veterinario della Riserva confermano il coinvolgimento dell’Istituto di medicina veterinaria di Kharkov nel lavoro dei progetti americani UP-8 e P-444 e nei preparativi per il progetto Flu-Fly-Way» sostiene il ministero russo, che accusa: «il loro obiettivo era valutare le circostanze in cui la trasmissione di malattie associate a infezioni economicamente significative può diventare incontrollabile, provocare danni economici e costituire una minaccia per la sicurezza alimentare».
⚡️ Read in full briefing by @mod_russia on US military-biological activity.
▪️ Evidence of the research of dangerous pathogens in Ukraine
▪️ Development of biological weapons by the US
▪️ Establishment of BSL-4 biolabs abroad by the US📖 https://t.co/ocZoPmxSB4 pic.twitter.com/kDngcI1uix
— MFA Russia 🇷🇺 (@mfa_russia) May 26, 2023
«È necessario sottolineare che, ancora una volta, i progetti sono stati commissionati dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, un’organizzazione che non ha nulla a che fare con la ricerca delle rotte migratorie degli uccelli» conclude il comunicato russo.
Non è la prima volta che la Russia accusa gli USA di aver finanziato i biolaboratori ucraini come parte di un’operazione militare.
La questione dei biolaboratori ucraini finanziati dagli americani pareva all’inizio una fake news, ma è stata confermata in un’audizione del Congresso USA dal sottosegretario di Stato Victoria Nuland, responsabile per la politica estera eurasiatica di Washington nonché pupara degli accadimenti di questi anni a Kiev e dintorni.
La stessa Duma ha invitato a Mosca Victoria Nuland per testimoniare, ma è molto difficile la Nuland ha evidentemente dato forfait.
Il Pentagono al momento ha ammesso di aver finanziato ben 46 laboratori ucraini.
È stata avanzata anche l’idea che vi possa essere una connessione tra i biolaboratori ucraini e il COVID.
Il ministero della Difesa russa aveva fatto uscire un documento che mostrava come nel sistema delle attività biologiche statunitensi fossero coinvolti big del Partito Democratico e le Big Pharma. Secondo i russi, in Ucraina il Pentagono faceva esperimenti anche sul coronavirus di pipistrello.
Secondo il ministero degli Esteri russi, nei misteriosi laboratori sarebbe coinvolta anche la Germania.
Come noto, vi è anche la questione di un possibile coinvolgimento diretto della famiglia Biden.
La Russia nel 2022 aveva convocato il Consiglio Sicurezza ONU per presentare le prove contro i biolaboratori Ucraina-USA.
Epidemie
Zero adulti sani sono morti di COVID in Israele

Un dato scioccante è emerso: non una sola persona sana sotto i 50 anni è morta di Covid-19 in Israele. La conclusione arriva guardando i dati rilasciati dal ministero della salute del Paese in risposta a una richiesta di libertà di informazione dell’avvocato Ori Xabi.
Oltre a richiedere il numero di decessi per COVID-19 avvenuti in pazienti sotto i 50 anni senza condizioni di salute pregresse, Xabi ha anche chiesto al ministero di fornire l’età media dei pazienti deceduti a causa della malattia, segmentata per stato di vaccinazione, nonché il numero annuo di casi di arresto cardiaco tra il 2018 e il 2022.
L’età media dei decessi tra i vaccinati contro il COVID-19 era di 80,2 anni, mentre la media dei non vaccinati era di 77,4, secondo il ministero.
Tuttavia, il Ministero della Salute ha affermato di non essere in grado di fornire informazioni sull’arresto cardiaco per gli anni 2021 e 2022, spiegando che le informazioni non erano ancora state trasferitegli.
Uno studio pubblicato lo scorso anno che analizzava i dati dei servizi medici di emergenza nazionali israeliani ha rilevato uno scioccante aumento del 25% delle chiamate ai servizi di emergenza a causa di arresti cardiaci per pazienti di età compresa tra 16 e 39 anni che si sono verificati da gennaio a maggio 2021.
Sharon Elroy-Pries, capo dei servizi di sanità pubblica per il Ministero della Salute israeliani, ha condannato gli sforzi per stabilire un collegamento con l’inizio del programma di vaccinazione COVID-19 nel dicembre 2020 e ha negato che vi sia stato un aumento degli arresti cardiaci durante tale tempo, o qualsiasi aumento dei decessi di giovani.
Il cardiologo Retsef Levi, uno degli autori dello studio, ha sottolineato che il ministero aveva affermato di non avere informazioni sugli arresti cardiaci per il 2021 e il 2022, il che significa che una delle due affermazioni dovrebbe essere falsa.
Mentre il ministero della Salute ha insistito sul fatto che i dati forniti a Xabi riguardanti i pazienti di età compresa tra 18 e 49 anni fossero limitati ai casi in cui era stata completata un’indagine epidemiologica, è noto che ha accesso a un database che include dati estesi su tutti i pazienti, comprese le condizioni sottostanti, indipendentemente dal fatto che sia stata eseguita un’indagine epidemiologica.
Il Ministero della Salute ha promesso di fornire dati sulla mortalità per tutte le cause segmentati per stato di vaccinazione ed età entro la fine del mese, dopo più di due anni di ostruzionismo in risposta alle richieste di libertà di informazione dell’avvocato Xabi.
Israele è divenuto Paese pilota delle norme COVID, tra vaccinazioni sperimentali imposte immediatamente alla popolazione per tutte le dosi possibili (con voci di un accordo segreto con Pfizer), braccialetti di tracciamento, green pass che impediva perfino di comprare cibo ai totem elettronici.
Il ministro della Salute israeliano Nitzan Horowitz nel 2021 era stato sorpreso a dire in un fuori onda che «i green pass servono alla coercizione dei non vaccinati». Altri video trapelati mostrerebbero che il governo israeliano aveva nascosto le reazione avverse al vaccino, che, come riportato da Renovatio 21, parevano essere iniziate da subito.
I dati sulle vaccinazioni in Israele emersi ancora due anni fa erano stati definiti «allarmanti e scioccanti». Sull’efficacia sulla campagna di vaccinazione in Israele, dove nonostante la vasta sierizzazione i contagi impennavano, espresse dubbi perfino il New York Times.
Le rivelazioni degli zero morti per COVID tra i giovani israeliani si collegano ad altri studi come quello tedesco per cui zero bambini sani tra i 5 e i 18 anni sarebbero morti per COVID e i dati della Svezia, che non hanno riportato alcun decesso COVID tra i piccoli.
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