Epidemie
Epidemia di streptococco tra i bambini italiani. Gli antibiotici sembrano spariti: cosa sta succedendo?
Oramai è incontrovertibile: c’è un boom di contagi di streptococco tra i nostri figli. Nessuno se lo aspettava. In alcuni casi aneddotici raccontatici, i sintomi non sono nemmeno quelli tipici – laringite – e si è scoperto dell’infezione solo dopo richiesta del pediatra.
«Contagi e reinfezioni a ping pong che stanno prolungando focolai di faringiti e scarlattina nonostante sia maggio inoltrato», ha detto a Repubblica del Tavolo Tecnico di Malattie Infettive della Società Italiana di Pediatria. Si tratta di un «picco fuori stagione, con bimbi che si ricontagiano anche dopo poco tempo».
Vi sembra di aver già sentito, di recente, qualcosa del genere?
Ad ogni modo, casi sono ovunque – difficile trovare una classe delle elementari che non abbia qualcuno che vi sia passato. Abbiamo sentito una pediatra, che ci ha confermato, i casi sono moltissimi. Il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI) ha parlato di «un aumento del 50% delle infezioni, soprattutto tra bambini e ragazzi».
Le farmacie che facevano i test COVID ora offrono anche la prova dello streptococco, che consiste in un tampone da passare in gola. Secondo alcune stime la vendita di test per il batterio sarebbe aumentata del 2000%. Per dare un’idea dallo scorso ottobre a marzo ne erano stati venduti 77.661; da ottobre 2021 a marzo 2022 il numero era 3.857: un aumento di venti volte.
Le spiegazioni sono eccezionali: «dopo la pandemia sono tornate le infezioni che prima erano tenute sotto controllo grazie a distanziamento, igiene e mascherine» dicono gli «esperti» sentiti da Repubblica, e non si capisce se abbiano nostalgia del lockdown o stiano dicendo che è sempre stata così, siamo noi che non ce lo ricordiamo.
Ci eravamo chiesti, lo scorso novembre, cos’era quella strana influenza, che i bambini prendevano reiteratamente, spuntata d’improvviso. Per chi se la ricorda funzionava così: due settimane quasi di influenza, con una intera di febbre alta (39°C e perfino di più). Finito un bambino, iniziava il fratello o la sorella: un’incubazione lenta, molto inusuale – tanti genitori possono testimoniarlo. Tosse forte, mal di gola. Le classi delle scuole primarie erano dimezzate o giù di lì.
Questo anno scolastico di malattie ripetute lasciava tante domande, a cui le autorità non avevano davvero intenzione di rispondere. Virologi, medici della mutua importanti e alti funzionari dello Stato sanitario parlarono di un influenza quest’anno è arrivata con un mese di anticipo. Nonostante l’ammissione di essere stati colti di sorpresa da un ceppo che quindi non può che essere imprevisto, perorarono la causa del vaccino antinfluenzale, il ministro della Salute Schillaci – che rammentiamo come parte del CTS pandemico – in testa.
«Potrebbe aiutare e proteggersi dal contagio, come abbiamo già visto con il COVID», si disse. Nessuna logica possibile, il solito delirio vaccinista che oramai ci fa sbadigliare.
Nessuna risposta, tuttavia, alla domanda che si poneva ogni genitore: cos’era quel picco improvviso di quella strana, coriacea malattia?
Una risposta la diede, forse sbadatamente, Florian Krammer, professore di vaccinologia presso il Dipartimento di Microbiologia della Icahn School of Medicine del Mount Sinai Hospital (prestigioso ospedale di Nuova York) e condirettore del Center for Vaccine Research and Pandemic Preparedness, che si lasciò andare ad una ammissione sincera sul New York Times.
«Gli scienziati hanno osservato in passate pandemie che un nuovo virus può influenzare la circolazione di quelli esistenti. Un esempio è il virus dell’influenza. Durante le ultime tre pandemie influenzali, nel 1957, 1968 e 2009, i virus dell’influenza A che erano nuovi per l’uomo hanno sostituito alcuni dei virus influenzali che circolavano già all’epoca, provocando l’estinzione di alcuni dei virus più vecchi».
Tuttavia, ammetteva il super-vaccinologo, «gli scienziati non comprendono appieno perché ciò accada». Un’onestà da stringergli la mano.
Vennero fatte delle speculazioni: è il sistema immunitario dei bambini atrofizzato dal lockdown, si sussurrava. Nessuno, ovviamente, aveva in mano le prove di questa possibilità, e intavolare un qualche studio di questo tipo è qualcosa che ovviamente ti distrugge la carriera medico-scientifica – e anche quando si porta alla luce una ricerca, bisogna essere pronti ad essere derisi, spernacchiati, minacciati, censurati.
Epperò, eccoti il mistero delle epatiti infantili aumentate in modo scioccante: colpiti 12 Paesi diversi, con 169 casi di «epatite acuta di origine sconosciuta» rilevati dall’ottobre 2021, aveva rivelato l’OMS.
«Penso che sia probabile che i bambini che si mescolano negli asili e nelle scuole abbiano un’immunità agli adenovirus stagionali inferiore rispetto agli anni precedenti a causa delle restrizioni», aveva affermato il professor Simon Taylor-Robinson, epatologo dell’Imperial College di Londra. «Ciò significa che potrebbero essere più a rischio di sviluppare l’epatite perché la loro risposta immunitaria è più debole al virus».
Insomma, l’ipotesi è quella dell’incremento di bambini con l’ epatite come uno dei tanti effetti collaterali del lockdown, che sono tanti e tremendi, nel corpo e nella mente. Più lockdown, meno immunità, disse un’analisi dell’Institute of Health Metrics and Evaluation (IHME) della School of Medicine dell’Università di Washington osservando la situazione della Cina in lockdown zero-COVID sino alle manifestazioni di protesta massive di fine 2022.
Ora, ci chiediamo se, a distanza di mesi dalla fine dei lockdown e dei green pass, stiamo vivendo sulla pelle dei nostri figli un’ulteriore conseguenza crudele della disgrazia politica pandemica.
Anche perché finalmente la tesi ha preso a circolare sui giornaloni. «L’impennata di faringite da streptococco di gruppo A e di scarlattina, vista negli ultimi mesi “è legata a un debito immunologico nella popolazione”» scrive Repubblica citando una professoressa di pediatria all’Università di Parma, un fenomeno «dovuto alla minore circolazione di patogeni durante la pandemia COVID». Si tratta di «infezioni che spesso, con un “effetto ping pong” tornano anche due o tre volte sullo stesso bambino, portando a più cicli di antibiotici in poche settimane».
Come l’altra volta con l’influenza ad autunno, dobbiamo quindi preparaci a ritorni improvvisi. Invece che di virus, però, ora parliamo di batteri. E quindi, di antibiotici. Qui sorge la seconda cosa strana, e pericolosissima, di questi giorni.
È sparita dalle farmacie l’amoxicillina, il farmaco ritenuto migliore contro lo streptococco ß-emolitico di gruppo A, che secondo le prescrizioni che stiamo vedendo girare va preso per una diecina di giorni, rendendo quindi necessario l’acquisto di più flaconi.
Ma il prodotto non si trova facilmente. La carenza è patente. «un grave e serio problema»: l’Associazione Italiana Pediatri (ACP), la Società Italiana di Pediatria (SIP) e la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMO) hanno vergato una lettera all’AIFA chiedendo che «vengano prontamente attivate iniziative efficienti per sopperire alla carenza di farmaci classificati come “essenziali”, una carenza che limita la qualità delle cure di infezioni frequenti nella popolazione tutta. Una situazione che sta cronicizzando e che quindi va anche prevenuta in futuro».
La carenza di amoxicillina «sta inducendo sempre di più la prescrizione di inappropriate alternative terapeutiche, con l’aumentato rischio della comparsa di effetti avversi e reazioni avverse», scrivono i pediatri, sottolineando che nei casi di infezione di faringotonsillite, otite e polmonite batterica «ogni alternativa terapeutica rappresenterebbe, comunque, una scelta non appropriata. Basta pensare alle infezioni da streptococco ß-emolitico di gruppo A per le quali il farmaco è di elezione, o in termini di antibiotico resistenza, ai ceppi di E.Coli, sempre più resistenti all’amoxicillina-acido clavulanico, maggiormente e anche impropriamente utilizzato nel contesto pediatrico italiano».
Insomma vostro figlio può rimanere senza medicine, per una malattia che leggerissima non è, vista la persistenza. È una situazione, per il cittadino non nulliparo, di gravità totale. Vedere che nel frattempo il capo dello Stato riceve Zelens’kyj, il premier va al G7 di Hiroshima (dove incontrerà, sorpresa sorpresa, Zelens’kyj) e che il ministro della Salute è Schillaci non aiuta a rassicurarci.
Qualcuno sta facendo qualcosa per questa emergenza?
O anche solo: qualcuno sa dirci costa sta succedendo? Come mai mancano i farmaci?
Abbiamo fatto un giro tra pediatri e farmacisti. Nessuno, in realtà, ci ha saputo dire con precisione l’origine di questo impasse, piuttosto inedito. Tuttavia, ci hanno avanzato delle teorie. Dicono che siano finite le materie prime per gli antibiotici. Medici e farmacisti non sono tenuti a saperlo, tuttavia l’Europa ha, ovviamente, generato una dipendenza con l’Asia riguardo la fornitura di principi attivi: il 74% arriva da India e Cina. Un articolo sul Sole 24 ore ci dice che con i cinesi «molti rallentamenti per il COVID e solo ora ha fatto ripartire a pieno regime tutte le filiere», insomma colpa del COVID. Sarà vero?
Un farmacista, che vuole rimanere anonimo ma conferma soprattutto la carenza degli sciroppi antibiotici per bambini, ci dice che una celeberrima società di Big Pharma ha cessato la produzione di un antibiotico molti diffuso e gli altri piccoli produttori stanno quindi correndo a coprire il buco di mercato creatosi. Sarà vero?
Poi c’è chi rammenta la campagna di demonizzazione contro i consumatori di antibiotici partita in era COVID, quando sottrarsi al protocollo Speranza – tachipirina e vigile attesa – e comprare pastiglie di azitromicina su prescrizione di qualche medico non allineatissimo era visto come un atto indegno, un oltraggio al pudore pandemico, una sorta di alto tradimento sanitario e morale della comunità nazionale.
L’antibiotico era un farmaco no-vax, il suo acquisto un segno incontrovertibile di appartenenza alla teppa antivaccinista, alla masnada no-green pass, alla contagiosa e infame feccia complottista di cui l’establishment politico-mediatico e la massa vaccina chiedevano a gran voce l’eliminazione in quanto «non più umani».
È un rigurgito di quel momento? C’è da qualche parte una guerra agli antibiotici?
Qualcuno mi bisbiglia: sì, ci deve essere. Forse sono spaventati dalla prospettiva dell’antibiotico-resistenza, l’idea che troppi farmaci ad un certo punto faranno emergere un superbatterio sterminatore.
A dire la verità, nonostante le campagne martellanti, del superbaco genocida non sembrano preoccupati. Mesi fa uno studio pubblicato su PNAS aveva associato l’uso di antidepressivi ai superbatteri antibiotico-resistenti: ma non è che qualcuno si sta anche solo lontanamente sognando di togliere le droghe psichiatriche ai consumatori, che in Italia sono milioni, forse un sesto, un quinto dell’intera popolazione – con un netto aumento, dice l’AIFA, di bambini psicofarmacizzati con la pandemia.
C’è poi il caso del supervirus che potrebbe crearsi con l’uso degli adenovirus nei vaccini, la biologa Pamela Hacker a inizio pandemia aveva ipotizzato lo scenario agghiacciante della creazione di un «supervirus», creato dal virus del vaccino mischiato a virus naturali, un mostro che sarebbe davvero inarrestabile e letale.
Per non parlare dell’ipotesi del superbatterio da trapianto. È stato immaginato che l’uso di immunosoppressori per prevenire il rigetto dell’organo trapiantato (chissà perché, il corpo non lo vuole…) possa portare ad una suscettibilità maggiore a infezioni, comprese quelle causate da batteri resistenti agli antibiotici, che sono farmaci che ai trapiantati si somministrano pure.
Insomma: importa loro qualcosa dei superbatteri e dei supervirus? Dell’antibiotico resistenza e del rischio di disastro pandemico ulteriore ingenerato dalle loro stesse misure sanitarie?
A giudicare da quello che fanno, no.
E quindi, cari i nostri lettori cittadini sincero-democratici, fatevene una ragione: anche qui, dovrete vivere sapendo di non aver alcuna protezione, brancolando nel buio e con il pensiero che forse l’intero sistema sia una macchina atta non alla vostra difesa, ma alla cancellazione vostra e dei vostri figli – un’operazione per la vostra sofferenza e la vostra eliminazione finanziata ovviamente con le vostre tasse.
Ciò accade perché lo Stato moderno è governato dalla Cultura della Morte. La Necrocultura è il sistema operativo degli apparati che vi contengono.
Un po’ forse lo avevate capito. Il vostro interesse, e pure la vostra incolumità, non stanno esattamente in cima ai loro pensieri – e figurarsi se lo è, quindi, lo sciroppo per guarire i bambini che vi hanno spesso detto (con i film e le serie, con l’«educazione sessuale» che insegna ai bambini la masturbazione e il gender, con la propaganda climatico-ecofascista, con programmi massivi di sterminio, pardon, di «controllo delle nascite» come l’aborto pubblico reso «diritto umano» e gioco social tra ragazzine) di non mettere al mondo.
Pensateci. Le Forze dell’Ordine sono così interessate ai ladri che vi hanno sventrato la casa?
La magistratura si sta occupando di certe emergenze che richiederebbero indagini, come peraltro stabilito dall’obbligo di azione penale previsto nel nostro ordinamento?
Il ministero della Difesa sta difendendovi quando regala carrarmati, antiaerea, armamenti di ogni tipo ad una banda fuori controllo che vuole trascinarci nella Terza Guerra Mondiale, magari combattuta a colpi di testate termonucleari? (e siamo un Paese che, grazie alle basi anche atomiche dell’occupante USA, è di certo un bersaglio)
Il governo che impedisce alle aziende di continuare a vendere ai loro clienti vi sta favorendo?
L’insegnante che insegna a vostra figlia che può decidere di divenire vostro figlio, lo sta formando?
I dottori che vi hanno vaccinato erano certi che stavano ippocraticamente perseguendo la vostra salute?
La Commissione Europea vi sta aiutando quando vi priva del primo partner energetico del Paese e vi quadruplica le bollette?
L’onesto contribuente non-nulliparo si risponda da solo. E pensi a trovare l’antibiotico per lo streptococco che misteriosamente si è infilato nella gola del suo bambino. Perché se non ci pensa lui, non ci penserà nessun altro.
Roberto Dal Bosco
Epidemie
La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?
A partire da marzo 2026, la Russia imporrà ai lavoratori migranti di sottoporsi a test per l’epatite B e C, ampliando le attuali disposizioni di screening medico. Le nuove regole si applicheranno ai cittadini stranieri e agli apolidi che entrano in Russia per lavoro, oltre a coloro che richiedono lo status di rifugiato o asilo temporaneo.
Le visite mediche sono obbligatorie per i migranti: senza di esse, non è possibile ottenere permessi di lavoro, residenza temporanea o permanente. I lavoratori migranti devono completare gli esami entro 30 giorni dall’arrivo, mentre chi non intende lavorare ha 90 giorni di tempo. Attualmente, gli screening includono test per droghe e malattie gravi come HIV, tubercolosi, sifilide e lebbra.
Le modifiche al processo di controllo sanitario per gli stranieri in visita sono state proposte all’inizio dell’anno da un gruppo di lavoro sulle politiche migratorie, guidato dalla vicepresidente della Duma di Stato, Irina Yarovaya. La vicepresidente ha chiarito che l’obiettivo è rafforzare il monitoraggio sanitario degli stranieri in arrivo e prevenire la diffusione di malattie pericolose.
I lavoratori migranti sono fondamentali per l’economia russa, occupando ruoli chiave in settori come edilizia, agricoltura e servizi. Milioni di migranti, soprattutto dall’Asia centrale, sono attratti da salari più alti rispetto ai loro paesi d’origine. Tuttavia, questo afflusso ha sollevato dibattiti su salute pubblica e stabilità sociale. Per questo, le autorità russe hanno introdotto rigidi controlli sanitari e requisiti per i migranti, cercando di bilanciare i benefici economici con la sicurezza sanitaria.
Nell’ultimo anno, la Russia ha anche intensificato la lotta contro l’immigrazione illegale. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che istituisce una nuova agenzia statale all’interno del Ministero dell’Interno, incaricata di migliorare la gestione dei flussi migratori.
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Il Cremlino ha dichiarato che l’iniziativa punta a razionalizzare il processo migratorio, promuovere il rispetto delle leggi russe tra i migranti e ridurre le attività illegali.
In Italia la situazione epidemiologica dell’immigrazione è un grande tabù del discorso pubblico.
«In base ai dati epidemiologici in nostro possesso, risulta che in Italia il 34,3% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera» diceva in un’intervista a Renovatio 21 il dottor Paolo Gulisano sette anni fa. «Considerato che gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione italiana, questo dato vuole dire che la diffusione dell’HIV tra gli stranieri è oltre il triplo che negli italiani».
«Un dato che fa pensare. Molti immigrati provengono da Paesi dove la diffusione dell’HIV, così come quella della TBC, è molto più alta che in Europa. Basta far parlare i dati. Il numero dei decessi correlati all’AIDS nel 2016 per grandi aree è il seguente: Africa Sud-Orientale: 420 mila; Africa Centro-Orientale: 310 mila; Nord Africa e Medio Oriente: 11 mila; America Latina: 36 mila, più il dato dei soli Caraibi che è di 9400. Europa dell’Est e Asia centrale: 40 mila; Europa Occidentale e Nord America: 18 mila; Asia e Pacifico: 170 mila. Ora, la lettura di questi numeri ci fornisce delle evidenze molto chiare».
«È quindi chiaro quali siano i rischi di una immigrazione di massa, incontrollata anche dal punto di vista sanitario, e i rischi legati al fatto che un numero impressionante di immigrate africane viene gettato nel calderone infernale della prostituzione, che diventa veicolo di diffusione di malattie veneree».
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Epidemie
Paura e profitto, dall’AIDS al COVID
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Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»
Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70. «Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto». L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici. In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton. Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS. Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton. Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton. Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso. «Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario. I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.Sostieni Renovatio 21
Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID
In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato. «Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive». Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV. «Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton. All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario. Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton. Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton. «Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.Iscriviti al canale Telegram ![]()
Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID
Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19. Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone. E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave. «Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton. Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose. Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione. Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS. «Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.Aiuta Renovatio 21
Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID
Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia. All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale. «Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello». La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato. Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte. «È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto. Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune. «Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto. Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo. «Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton. Michael Nevradakis Ph.D. © 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Le restrizioni COVID in Spagna dichiarate incostituzionali, annullate oltre 90.000 multe
Oltre 90.000 multe per violazioni delle norme anti-COVID sono state annullate dopo che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali le severe misure adottate nel 2020.
Secondo il quotidiano spagnuolo The Objective, al 3 settembre 2025 sono state revocate 92.278 sanzioni, in seguito alla sentenza che ha giudicato incostituzionali alcune disposizioni del decreto sullo stato di emergenza del 2020, in vigore durante il primo lockdown per il COVID-19.
Queste sanzioni rappresentano solo la prima tranche di multe destinate all’annullamento, con altre che probabilmente seguiranno. Durante il rigido lockdown del 2020, imposto con lo stato di allarme, sono state emesse oltre 1 milione di sanzioni a livello nazionale, con circa 1,3 milioni di persone multate per aver violato le restrizioni.
La Corte Costituzionale ha stabilito che alcune parti dell’articolo 7 del Regio Decreto 463/2020, relative al divieto generale di circolazione, comportavano una sospensione ingiustificata del diritto fondamentale alla libertà di movimento, andando oltre una semplice limitazione. Tale misura superava i limiti dello stato di allarme, secondo la Corte, che ha precisato che una restrizione così drastica sarebbe stata giustificabile solo con uno stato di emergenza più severo, soggetto a un iter parlamentare più rigoroso.
La sentenza si applica retroattivamente a tutte le multe emesse durante il lockdown del 2020, creando un notevole onere per l’amministrazione statale. The Objective riferisce che «l’applicazione è stata lenta e disuniforme a seconda delle regioni», suggerendo che i rimborsi potrebbero richiedere mesi o anni.
Il quotidiano sottolinea che i 92.278 casi annullati finora rappresentano «solo la punta dell’iceberg di una crisi normativa» derivante dalle severe politiche di lockdown imposte dal governo spagnolo nel 2020.
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Immagine di Javier Perez Montes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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