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Geopolitica

Overton termonucleare. Overton ipersonica

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Inizio a scrivere un’oretta dopo che Biden ha finito di parlare. Il solito discorso letto al teleprompter, ad un passo dall’incespicare sulle parole. Lo hanno capito tutti, è un guscio vuoto. Assicura che non manderà soldati in Ucraina, ma nei Paesi NATO alleati: in pratica, fa la voce grossa per restare a casa sua. Accusa Putin puntando il ditino tremante.

 

Ad un certo punto lo sentiamo tutto: è l’abisso tra il discorso del presidente USA e quello del presidente russo, pronunciato stamane, quello che abbiamo riportato su questo sito. A Mosca, un una sintesi di 70 di storia, russa e mondiale, che difficilmente si può non condividere. A Washington, qualche minaccia in accento yankee, forse fasullo pure quello, e niente più.

 

Biden si è fermato qualche minuto per le domande dei giornalisti: qualcosa che ha fatto raramente, il clan dei suoi badanti-Rasputin non lo permette, perché teme la figura di merda in mondovisione. Ricordate? Il mese scorso gli scappò di chiamare pubblicamente un giornalista di Fox «stupido figlio di puttana».

 

 

Diciamo subito che è la fase più patetica di tutto lo spettacolo: Biden invece che indicare il giornalista a cui è concessa la domanda, chiamandolo per nome come da tradizione, legge dei bigliettini, forse perché non è in grado di ricordare i nomi, forse perché le domande sono concordate, non si sa. Ma non è la cosa peggiore: le sue risposte alla pioggia di domande anche piuttosto pertinenti della stampa impaurita dalla guerra, danno un quadro desolante. Non applicheranno, al momento, l’esclusione della Russia dallo SWIFT, minacciata velatamente e non, e considerata un’arma economica di extrema ratio. Il mentitore del Delaware si vanta di aver fatto partire una quantità di sanzioni, ma alla domanda su come mai non sia stato sanzionato personalmente Putin non risponde. Alla domanda su quale sia ora la politica da seguire con la Cina su questo conflitto, nemmeno c’è risposta.

 

La domanda sugli affari di suoi figlio (cioè, del clan Biden) con gli oligarchi ucraini di Burisma tuttavia non arriva…

 

Insomma: quantomeno a parole, dagli USA non dovremmo aspettarci sorprese. Come invece sorprese incredibili sono arrivate da Mosca. Nessuno, davvero nessuno, si aspettava una cosa del genere. Un attacco su larga scala, con caccia, bombardieri, elicotteri, navi, missili, uomini a terra.

 

Eppure lo aveva detto. Non solo nel discorso di attacco di stamane: lo aveva detto anche in quello dell’altro giorno, prima delle firme per il riconoscimento delle repubbliche di Donetsk e Lugansk. In realtà lo aveva detto quasi per un decennio. Rispuntano massime attribuite a Mikheil Saak’ashvili, ex presidente georgiano, ex governatore dell’oblast’ di Odessa (traiettoria strana, se non si considera il salvacondotto neocon), ora in carcere a Tbilisi: «Putin dice al mondo esattamente cosa vuole e cosa è disposto a fare per questo. L’Occidente non lo prende sul serio finché non è troppo tardi».

 

È vero. È stato sempre così. In Cecenia, nei primi anni 2000. In Ossezia e Abcasia, nel 2008. In Crimea nel 2014. In Siria nel 2015. E tutti gli anni riguardo all’Ucraina nella NATO.

 

Dite quello che volte, ma Putin, l’ex spia KGB, è di una sincerità ineffabile, geometrica.

 

Quindi eccoci di fronte ad un fuoco annunciato. Anzi spiegato nelle sue cause geopolitiche, storiche e cosmiche, con dovizia di particolari, in messaggi urbi et orbi.

 

L’Occidente è di fronte a qualcosa di mai visto. Lo avrete percepito anche voi se avete guardato qualche immagine del conflitto.

 

Non ci siamo abituati: l’«altro da noi» non è un esercito di cartapesta come quello iracheno, sulla carta il quarto più potente del mondo, nei fatti del 2003 un ammasso di burro sotto il sole del deserto. Non ci sono i pastori di capre con la barbona e il kalashnikov (allora, ora sono armati fino ai denti, dono degli USA). Non ci arrivano le tristi immagini di edifici serbi sventrati da missili.

L’altro da noi, per la prima volta, non è un Paese piccolo o sottosviluppato. È una superpotenza. E non ha nemmeno iniziato a farci vedere di cosa è capace

 

L’altro da noi, è una potenza militarmente incredibile, probabilmente perfino superiore. Guardate i video di aerei che attaccano al suolo e poi evadono la contraerea con virate mai viste. Stormi di elicotteri che attaccano depositi di munizioni. Aeroporti resi inagibili dai missili Kalibr, che già il mondo aveva visto in azione, in un misto di ammirazione e tremore, in Siria.

 

L’altro da noi, per la prima volta, non è un Paese piccolo o sottosviluppato. È una superpotenza. E non ha nemmeno iniziato a farci vedere di cosa è capace.

 

Qui sta il vero punto della questione. Putin ha fatto capire che davanti ad una minaccia come quella di trovarsi missili e truppe NATO nel giardino di casa è disposto alla guerra – la guerra calda. E non ricordiamo interventi di questa portata. Non a Cuba, non nel Caucaso né in Est Europa negli anni Cinquanta, Sessanta, o alla caduta del Muro.

 

Putin ha fatto all-in, ho sentito dire, con gergo pokeristico, da un bravo analista militare. Non è del tutto vero: ribadiamo, non abbiamo visto ancora niente. Tuttavia, non è sbagliato pensare che quello che è stato mostrato, più che i muscoli e l’artiglieria, è la volontà.

Ci chiediamo: c’è la volontà di andare oltre, e, magari, spezzare il tabù dei tabù, e cioè l’atomo?

 

Ci chiediamo: c’è la volontà di andare oltre, e, magari, spezzare il tabù dei tabù, e cioè l’atomo?

 

Da parte americana, è già stato dichiarato da più di qualche rappresentante eletto a Washington, di ambo gli schieramenti. E perché dimenticarlo: le atomiche, con fare un po’ spaccone, le aveva agitate anche Trump contro Kim Jong-un, prima di portarlo al tavolo di Singapore.

 

La Russia non può che prenderne atto, e, in caso reagire. Sicuramente, il nucleare non è pensabile utilizzarlo in Ucraina, visto che tutta questa grande operazione di castrazione militare in corso è in realtà, come dichiarato da Putin con richiami alla storia e ai legami di sangue, un grande riassorbimento di Kiev nella realtà russa.

 

Però, altrove, è pensabile?

 

Quest’ultimo aggettivo ci riporta alla Finestra di Overton. Ricorderete, è il processo cognitivo per cui qualcosa di impensabile può, dopo determinate fasi di transizione, realizzarsi, essere perfino legalizzato. Il cannibalismo è impensabile, ma può diventare radicale, accettabile, razionale, popolare, legale. Per altre devianze ora razionalmente accettate, popolari e legali, è stato così.

 

L’uso delle armi termonucleari è impensabile, è rimasto per decenni un tabù assoluto, rafforzato da infinite cooperazioni tra le due superpotenze per limitare l’idea di uno scambio atomico tra le due superpotenze. Ora è così? Ora sarebbe un’opzione radicale. Diventerebbe immediatamente accettabile e razionale dopo la prima bomba, qualsiasi delle due parti cominci.

 

Una volta passata quella linea, vogliamo dire, non c’è modo di tornare indietro.

 

E sappiamo pure quale pensiero va ad installarsi immediatamente: quello secondo cui un conflitto nucleare è «sopravvivibile». È la dottrina atomica di Herman Kahn, stratega nucleare della RAND Corporation, un think tank del Pentagono, negli anni caldi della Guerra Fredda.

«Nel nostro tempo, la guerra termonucleare può sembrare impensabile, immorale, insana, orrenda, molto improbabile, ma essa non è impossibile (…). Nonostante i nostri sforzi un giorno potremmo trovarci faccia a faccia con la scelta netta di arrenderci o andare in guerra» Herman Kahn (1962)

 

Kahn, profondo conoscitore della Teoria dei Giochi, relativizzò la portata dell’opzione atomica, e cominciò ad affermare – destando scandalo presso le anime belle – che una guerra nucleare non solo è possibile, ma che, a differenza di quello che sostengono in molti, essa può avere un vincitore.

 

Kahn osava pensare l’impensabile, come suggerisce il titolo di un suo libro del 1962, Thinking the Unthinkable:

 

«Nel nostro tempo, la guerra termonucleare può sembrare impensabile, immorale, insana, orrenda, molto improbabile, ma essa non è impossibile (…). Nonostante i nostri sforzi un giorno potremmo trovarci faccia a faccia con la scelta netta di arrenderci o andare in guerra».

 

In un altro suo libro scioccante, On Thermonuclear War («Sulla guerra termonucleare», con evidente riferimento a Sulla Guerra del Von Clausevitz ) descrisse un panorama completo del dopo-bomba: gli anziani avrebbero dovuto mangiare il cibo contaminato, riservando alle nuove generazioni la precedenza sugli alimenti non radioattivi; il fallout nucleare sarebbe divenuto solo uno dei tanti contrattempi della vita; le deformazioni fetali prodotte dalle radiazioni vi sarebbero state, sì, ma un certo numero di bambini sarebbe comunque nato sano.

 

Tutti questi erano da considerare «tragic but distinguishable postwar states», stati postbellici tragici ma percepibili, descrivibili. Si dice che Stanley Kubrick leggendo questo libro trovò l’ispirazione per Il Dottor Stranamore.

 

Insomma: una società post-apocalittica retta sull’utilitarismo e l’eugenetica, cioè dalla Necrocultura. La quale già governa larga parte del nostro mondo, ma che nel mondo post-nucleare sarebbe slatentizzata per sempre, con uno stato di emergenza definitivo fatto di macerie radioattive fumanti.

 

Il Kahn non era solo, c’era anche il Mao – e non è un giuoco di parole stupidino, ma una profonda realtà storica.

Tuttavia, l’atomica non è l’unica cosa impensabile che potrebbe venire improvvisamente realizzata in questi giorni

 

Quando Mao Zedong definì la bomba atomica «una tigre di carta», questo stava dicendo: provate pure a tirarci addosso l’atomo, noi sopravvivremo, guardate che siamo tanti – e abbiamo costruito una città sotterranea fatta di bunker che va da Pechino a Tianjin (è ancora visitabile: e non tutti raccontano che Mao la fece costruire più per la paranoica paura delle atomiche sovietiche che di quelle americane).

 

Quindi, già la Cina, dove il successore di Mao già si presenta vestito come lui, è già fuori dalla fase impensabile: all’uso dell’atomo hanno già pensato, e da mo’. Eccome.

 

Tuttavia, l’atomica non è l’unica cosa impensabile che potrebbe venire improvvisamente realizzata in questi giorni.

 

Vi parliamo, per l’ennesima volta, e sempre più soli nel panorama desolato dell’informazione italiana e occidentale, delle armi ipersoniche, e della loro importanza.

 

Non lo facciamo perché ci sembra interessante, perché analiticamente crediamo che avranno un grande ruolo in futuro: ne parliamo perché lo sta facendo Putin, in continuazione, da settimane. E nessuna testata sembra dare spazio alla cosa.

 

Davvero, lo ha ribadito anche stamattina:

«La Russia moderna, anche dopo il crollo dell’URSS e la perdita di una parte significativa del suo potenziale, è oggi una delle più forti potenze nucleari del mondo e, inoltre, presenta alcuni vantaggi in una serie di gli ultimi tipi di armi» Vladimir Putin

 

«La Russia moderna, anche dopo il crollo dell’URSS e la perdita di una parte significativa del suo potenziale, è oggi una delle più forti potenze nucleari del mondo e, inoltre, presenta alcuni vantaggi in una serie di gli ultimi tipi di armi».

 

Questi «ultimi tipi di arma» sono certamente i missili Tsirkon, vettori ipersonici in grado di colpire viaggiando a più di 10 mila chilometri all’ora. Gli Tsirkon, ultimati in pompa magna il 31 dicembre (quasi fossero raudi, fuochi d’artificio da mostrare al capodanno del mondo), sono sicuramente carichi e puntati. Gli Americani, a quanto sembra, non hanno ancora armi ipersoniche pronte per essere schierate.

 

Il risultato, al di là dei danni materiali e militari, è a livello strategico: le armi ipersoniche non sono intercettabili, quindi infrangono completamente l’equilibrio su cui si reggeva la Brinkmanship, la tesa, ma in fondo pacifica, enantiodromia tra le superpotenze nucleari.

 

Pensate agli anni Settanta: Mosca e Washington facevano trattati per smettere di sviluppare difese antimissilistiche: il famoso Trattato anti-missili balistici (ABM), impediva a russi e americani di schierare difese a livello nazionale contro missili balistici strategici. Per quanto possa sembrare pazzesco, è così: i due Paesi rinunciavano a difendersi, pur di mantenere l’equilibrio atomico.

 

Ora le ipersoniche disintegrano quell’equilibrio.

 

Putin ne ha parlato varie volte, ma non è chiaro se vorrà utilizzare le ipersoniche e seppellire per sempre ogni rete di sicurezza della Guerra Fredda.

 

L’uso di missili ipersonici, di cui l’altra parte non dispone, mette l’avversario all’angolo, quindi capace di fare qualsiasi cosa. Farlo è impensabile. Ma fino a quando?

La Finestra di Overton ipersonica potrebbe spalancarsi in un attimo, nel corso di una notte, con un discorso inappuntabile di Putin a giustificare tutto

 

La Finestra di Overton ipersonica potrebbe spalancarsi in un attimo, nel corso di una notte, con un discorso inappuntabile di Putin a giustificare tutto.

 

E poi?

 

E poi, non sappiamo nulla. Gli USA risponderebbero con una sventagliata di atomiche? Oppure metterebbero in campo altre armi di cui non abbiamo contezza? Armi biologiche? Armi genomiche per la pulizia etnica? Armi a microonde? Sciami infiniti di droni assassini?

 

Non abbiamo idea di cosa succederà: sappiamo però che la devastazione massiva è dietro l’angolo, e i passetti per arrivarvi, come abbiamo scritto, sono già tutti visibili.

 

Un tempo c’erano uomini veri che lavoravano fino all’ultimo minuto per scongiurare la distruzione. C’erano i Kruscev e i Kennedy.

Ecco il vero precipizio a cui siamo dinanzi: la rapida Finestra di Overton atomica e ipersonica può  spalancare alla Cultura della Morte l’intero XXI secolo

 

Essi credevano nel valore dell’umanità, nella necessità di preservarla, nell’imperativo della sua riproduzione;  forse credevano perfino, da qualche parte dentro il loro cuore, in Dio.

 

Possiamo dire lo stesso ora? Credono ancora, tra aborti, provette e sodomia, nella riproduzione umana? Credono ancora nella custodia dell’umanità, virus eco-cancerogeno per il pianeta? Credono ancora, da qualche parte nel loro essere, in Dio?

 

Guardate Biden e i suoi sgherri. Rispondetevi da soli.

 

Ecco il vero precipizio a cui siamo dinanzi: la rapida Finestra di Overton atomica e ipersonica può  spalancare alla Cultura della Morte l’intero XXI secolo.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Immagine di VHS222 via Deviantart pubblica su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)

 

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398° giorno di guerra

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– Gli stranieri possono ora prestare servizio nell’aeronautica militare ucraina, ce ne sarà bisogno quando i moderni caccia occidentali inizieranno ad arrivare in Ucraina, ha affermato il portavoce dell’esercito ucraino, Yuriy Ignat.

 

– L’Ucraina spende ogni mese 3,5 miliardi di dollari per la guerra, mentre le sue entrate mensili sono solo di circa 2,1 miliardi, ha detto il ministro delle finanze dell’Ucraina Sergej Marchenko in un incontro con la European Business Association.

 

– Solo Brasile Russia e Cina al Consiglio di Sicurezza votano a favore della proposta di risoluzione russa che prevedeva l’istituzione di una commissione di inchiesta su nordstream. Gli altri 12 membri si astengono. Proposta respinta.

 

– Fazil Mustafa, deputato del Parlamento dell’Azerbaigian è stato ricoverato in ospedale a seguito di un attentato con armi da fuoco. Le sue condizioni sono giudicate soddisfacenti, la vita non è in pericolo. L’Azerbaigian accusa l’Iran dell’accaduto

 

Wall Street Journal: i leader occidentali sperano che la guerra possa finire con l’offensiva primaverile di Kiev. Ma (scrive il quotidiano) la prospettiva più probabile è una lunga guerra di logoramento.

 

– Il petrodollaro sta perdendo terreno: il Kenya acquisterà il petrolio dall’Arabia Saudita in valuta locale. Il presidente keniota William Ruto ha firmato un accordo con l’Arabia Saudita per acquisto del petrolio in scellini kenioti invece che in dollari, riferisce Sputnik. Il Kenya importa il petrolio e i prodotti petroloferi da paesi come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti e lo paga in dollari.

 

– Le Nazioni Unite chiedono di garantire la libertà di religione in Ucraina. Secondo l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk, le perquisizioni negli edifici della Chiesa canonica ortodossa ucraina possono essere discriminatorie. L’Ucraina, però, non è d’accordo con il parere delle Nazioni Unite. Il portavoce del ministero degli Esteri del Paese, Oleg Nikolenko, ha definito il rapporto «squilibrato», e ha anche affermato che la libertà di religione è garantita ma «non è identica al diritto di impegnarsi in attività che minano la sicurezza nazionale».

 

– Gli Stati Uniti sono pronti a combattere la Russia non solo fino all’ultimo ucraino, ma anche fino all’ultimo europeo, ritiene il segretario del Consiglio di sicurezza russo Patrushev. Ha osservato che Washington è direttamente interessata alla disintegrazione della UE per eliminare il suo concorrente economico. Inoltre, Patrushev non ha escluso che gli Stati Uniti possano essere dietro gli attacchi terroristici degli ultimi anni in Europa per destabilizzare la situazione nel continente.

 

– MRAP americano distrutto dagli uomini del gruppo Wagner.


 

– Tutti i tipi di avvisi tra Russia e Stati Uniti nell’ambito del trattato START sono stati sospesi, compresi quelli relativi ai lanci di prova, ha affermato il viceministro degli Esteri Rjabkov.

 

– L’Iran sta trasferendo attrezzature pesanti al confine con l’Azerbaigian, compresi i sistemi di lancio multiplo di grosso calibro nell’ambito delle esercitazioni e come segnale a Baku sull’inammissibilità di una nuova operazione militare nella regione.

 

– Bakhmut.

 

 

– Il ministero degli Esteri cinese non ha commentato l’ invito di Zelens’kyj a Xi Jinping a visitare l’Ucraina: «per quanto riguarda la questione ucraina, la Cina mantiene i contatti con tutte le parti interessate, compresa l’Ucraina. Riguardo alla vostra domanda, non abbiamo informazioni che potremmo fornire».

 

– È terminato l’addestramento sui carri armati Challenger 2 dei primi equipaggi ucraini recatisi a tal fine nel Regno Unito.

 

– Lavrov: la leadership ucraina dimostra la volontà di intervenire nella situazione in Transnistria, anche con l’uso della forza. La Russia seguirà il suo mandato per garantire la sicurezza

 

– Il Colonnello Generale Muradov, comandante del Distretto Militare Orientale, è in ferie. L’annuncio, sensazionale alla vigilia dell’annunciata offensiva ucraina, equivale ad un siluramento. Muradov era entrato in carica il 17 febbraio.

 

Guardian: Uno dei maggiori produttori di munizioni in Europa ha avuto difficoltà ad espandere la produzione per l’Ucraina: un nuovo data center di TikTok sta consumando tutta l’elettricità disponibile nella Zona Industriale. Vicino allo stabilimento Nammo a Raufoss in Norvegia è sorto il terzo data center TikTok. L’azienda elettrica locale avrebbe fornito loro l’energia in eccesso su base prioritaria. Secondo il CEO di Nammo, Morten Brandtzag, non si può escludere che sia intenzionale.
Ha affermato che la domanda di munizioni è aumentata di oltre 15 volte.

 

– In questi giorni Gazprom invia in Europa occidentale con il transito ucraino circa 40 miloni di m3 giorno. Si tratterebbe, mal contati di 14 miliardi di m3 su scala annuale. Poco, ma più dei mesi scorsi.

 

– L’Algeria si unirà ai BRICS al prossimo vertice in Sudafrica. Tutti i membri dell’organizzazione sostengono la sua adesione

 

– Artiglieria a Bakhmut.

 

Wall Street Journal: la Russia aiuta l’Iran con armi informatiche in cambio di droni. Secondo i giornalisti del WSJ, Mosca sta fornendo a Teheran apparecchiature di sorveglianza delle comunicazioni, dispositivi di ascolto, attrezzature fotografiche avanzate e poligrafi.

 

– Mosca ritiene assolutamente inaccettabili i piani di Yerevan di aderire allo statuto di Roma della Corte penale internazionale, ha riferito a RIA Novosti una fonte del Ministero degli Esteri russo. L’Armenia è stata avvertita delle conseguenze estremamente negative di questi possibili passi per le relazioni bilaterali. La Corte Costituzionale armena ha riconosciuto gli obblighi sanciti dallo Statuto di Roma come coerenti con la costituzione. Il prossimo passo dovrebbe essere la ratifica in Parlamento.

 

– Il Segretario di Stato americano Blinken ha definito le proposte di cessate il fuoco in Ucraina una possibile «trappola cinica» che congelerebbe il conflitto.

 

– L’ex presidente moldavo Igor Dodon: «nel marzo 2020, durante una visita ufficiale in Cina, avremmo dovuto firmare tre importanti documenti con Xi Jinping: un accordo sul partenariato strategico, un accordo su commercio e servizi e un accordo sulla liberalizzazione dei visti per moldavi e cinesi. Tuttavia, la visita non ha avuto luogo, è stata silurata dalle parti interessate sia all’interno del Paese (Maia Sandu e il Partito Azione e Solidarietà) che dall’esterno. Gli americani erano categoricamente contrari alla firma di questi documenti».

 

– L’Arabia Saudita aderisce alla Shanghai Cooperation Organization (SCO) come partner di dialogo, che è considerato il primo passo verso la piena adesione.

 

– Video ucraino da Bakhmut.


Euractiv: La Bulgaria molto probabilmente venderà un’enorme quantità di munizioni all’Ucraina attraverso intermediari, che potrebbero avere un impatto significativo sulla guerra, ha detto in un’intervista a bTV l’ex ministro della difesa Boyko Noev. Il Ministero della Difesa trasferirà vecchie munizioni per un valore di quasi 175 milioni di euro all’impianto militare statale VMZ e, in cambio, riceverà nuove munizioni.

 

Financial Times: la Russia è al quarto posto nel mondo in termini di pagamenti in yuan con una quota del 2,25% a marzo. Ai primi tre ci sono Regno Unito, Singapore e Stati Uniti. Prima dell’inizio del conflitto in Ucraina, la Russia non era nemmeno tra i primi 15.

 

– In una intervista alla Associated Press Zelens’kyj dice che in caso di sconfitta a Bakhmut «la nostra società si sentirà stanca e mi spingerà a scendere а compromessi con loro».

 

–  New York Times: Il Pentagono ha stampato una serie di carte da gioco per l’esercito ucraino con immagini di armi della NATO. Le carte da gioco rendono più facile ricordare il nome dell’attrezzatura, conoscere il paese di produzione, i tipi di munizioni con cui è equipaggiato e i paesi in cui vengono esportati.

 

– L’FSB ha chiesto al governo russo un decreto che le consenta di avere accesso al database dei servizi di Taxi online senza autorizzazione dei giudici.

 

 

 

 

 

Rassegna tratta dal canale Telegram La mia Russia e Intel Slava Z.

 

 

 

 

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Geopolitica

Delhi a caccia di Amritpal Singh, leader del movimento per il Khalistan

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

In fuga da quasi una settimana, il predicatore sikh guida un gruppo separatista nello Stato indiano del Punjab. L’indipendentismo Khalistani risale all’epoca della partizione tra India e Pakistan. Una storia di scontri con il governo centrale. Il ruolo della diaspora.

 

Ha usato cinque diversi veicoli in 12 ore per eludere la cattura da parte della polizia dello Stato indiano del Punjab, mentre davanti alle sedi diplomatiche di Londra e San Francisco sono scoppiati disordini in segno di protesta contro gli arresti di massa dei suoi sostenitori e la sospensione di internet in tutto il territorio punjabi.

 

Amritpal Singh, sedicente predicatore sikh a capo di un movimento che chiede l’indipendenza per il Khalistan, è in fuga da quasi una settimana. Ma non è tanto la sua figura a godere di appoggio in Patria e all’estero, quanto il movimento Khalistani, che dai tempi dell’indipendenza è sopravvissuto in varie forme e oggi pare aver ripreso nuovo vigore, dopo aver raggiunto l’apice negli anni ‘80, prima di subire la violenta repressione da parte delle autorità di Delhi.

 

Chiamato «Bhindranwale 2.0», in onore di Jarnail Singh Bhindranwale, militante sikh a cui il predicatore ha detto di ispirarsi, Amritpal Singh si era trasferito a Dubai per seguire le attività di famiglia nel mondo dei trasporti ed è tornato in Punjab lo scorso anno per prendere le redini di un’organizzazione chiamata Waris Punjab De (Eredi del Punjab) a seguito della morte in un incidente stradale del suo fondatore, Deep Sidhu.

 

«Il nostro obiettivo per il Khalistan non dovrebbe essere visto come un male e un tabù. È un’ideologia e l’ideologia non muore mai. Non lo chiediamo a Delhi», aveva dichiarato Singh il 24 febbraio. Il giorno prima centinaia dei suoi seguaci si erano scontrati con le Forze dell’ordine chiedendo il rilascio di un membro del movimento arrestato per un presunto caso di rapimento.

 

Il movimento per il Khalistan negli anni ha assunto diverse forme, ma ha sempre rivendicato la creazione di uno Stato indipendente nell’attuale Punjab, una regione divisa tra India e Pakistan e che oggi ospita in maggioranza persone di fede sikh.

 

La lotta politica per l’autonomia ha avuto inizio con l’indipendenza dell’India nel 1947: durante la partizione con il Pakistan il Punjab è stato teatro di feroci scontri settari. Lahore e altri importanti siti di culto sikh, tra cui Nankana Sahib, il luogo di nascita di Guru Nanak, il fondatore del sikhismo, sono andati al Pakistan. Verso il nuovo Stato si sono riversati migliaia di musulmani rimasti bloccati in India, mentre gli indù e i sikh hanno percorso la strada inversa. Poco dopo nasce il movimento Punjabi Suba, precursore del movimento per il Khalistan: chiedeva la creazione di uno Stato di lingua punjabi.

 

Dopo oltre un decennio di proteste, nel 1966 la geografia dell’India è stata ridisegnata per riflettere le richieste del movimento: Delhi ha diviso il territorio originario in tre, creando l’Himachal Pradesh e l’Haryana a maggioranza indù e di lingua hindi, e il Punjab a prevalenza sikh e dove si parla soprattutto punjabi.

 

Grazie ai risultati ottenuti dal Punjabi Suba, negli anni ‘70 la scena politica è stata poi dominata dallo Shiromani Akali Dal, partito nato in realtà nel 1920, poco dopo il Congress di Gandhi e suo principale rivale nel Punjab: nel 1973, dopo essersi riunito nella città sacra di Anandpur Sahib, il gruppo ha rivolto una serie di richieste a Delhi, tra cui quella per un Punjab autonomo con una propria Costituzione, ma immaginando di restare nella Federazione indiana.

 

All’interno del partito esisteva però anche una corrente più radicale, rappresentata da Jarnail Singh Bhindranwale. Il movimento per il Khalistan cercava, tra le altre cose, anche di dare una risposta ai problemi socio-economici della popolazioni delle aree rurali, ma la popolarità raggiunta da Bhindranwale all’inizio degli anni ‘80 è divenuto un problema per il governo di Indira Gandhi, che, invece di negoziare, decide che si trattava di un movimento secessionista.

 

Nel 1984 il governo indiano ha lanciato l’operazione Blue Star contro il Tempio d’oro ad Amritsar, il luogo più sacro per i sikh. Il 6 giugno Bhindranwale viene ucciso e da allora è considerato un martire. Si stima che tra 5 mila e 7 mila persone siano morte negli scontri.

 

Il 31 ottobre dello stesso anno Indira Gandhi è assassinata da due guardie del corpo sikh. Anche secondo stime prudenti, almeno 8 mila sikh hanno perso la vita per violenze di strada dopo l’assassinio della premier del Congress.

 

Secondo alcuni osservatori, coloro che in questi giorni hanno protestato a favore di Singh non sono che una minoranza dei sikh residenti all’estero.

 

Per il giornalista esperto Terry Milewski, invece, «la diaspora è composta prevalentemente da persone che non vogliono vivere in India. Queste persone includono molti che ricordano i brutti vecchi tempi degli anni ’80».

 

Oggi «c’è una piccola minoranza che si aggrappa al passato, e quella piccola minoranza rimane significativa non a causa del sostegno popolare, ma piuttosto perché sta cercando di mantenere una propria influenza politica con vari partiti politici di sinistra e di destra. Possono radunare una massa di sostenitori che voteranno per i politici che riescono ad adularli».

 

 

 

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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

 

 

Immagine di WarisPanjabDe via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0); immagine modificata

 

 

 

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«Gli USA non sono interessati alla pace»: parla l’ex presidente del Partito Socialdemocratico Tedesco

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Oskar Lafontaine, ex presidente del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD), ha fatto dichiarazioni completamente eterodosse rispetto alla linea del suo partito al governo.

 

«Agli Stati Uniti non interessa la pace. Lo ha detto lui stesso il loro segretario alla Difesa, che io chiamo sempre il segretario alla guerra. Gli Stati Uniti combatteranno fino a quando la Russia non sarà in grado di condurre tali ostilità» ha dichiarato Lafontaine alla rivista Focus.

 

Inoltre, sulla provocazione della Russia da parte dell’espansione verso est della NATO, è stato conciso: «Nessuno stato vuole che gli venga messo un coltello alla gola… È inaccettabile piazzare missili al confine di una potenza nucleare. Gli Stati Uniti non dovrebbero fare agli altri ciò che non vorrebbero fosse fatto loro».

 

Esiste quindi all’interno del SPD una fronda che è contraria alla guerra in corso, sostenuta alacremente dalla maggioranza del partito e – incredibilmente per chi non conosce il retroscena della sua classe dirigente – dai Gruenen, il partito dei Verdi alleato della SPD nel cosiddetto governo ampel, o «governo semaforo» (comprendendo anche i liberali) di Olaf Scholz.

 

A sinistra vi sono altre voci dissonanti: il co-presidente del partito di sinistra tedesco Die Linke, Martin Schirdewan, ha dichiarato in un’intervista a Der Spiegel pubblicata il 5 febbraio che «vogliamo una pace stabile, dovremmo trovare un modo per interagire con la Russia».

 

Va considerato che grande oppositore della guerra NATO in Ucraina è l’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder, il predecessore di Angela Merkel, divenuto poi alto dirigente nei colossi degli idrocarburi russi in amicizia diretta con Vladimir Putin. Ad una rivista spagnola, forse trasmettendo un messaggio che veniva da Oltrecortina, Schroeder dichiarò che «la Russia vuole una soluzione negoziata». L’ex cancelliere fu ignorato e coperto di ingiurie e richieste di dimissioni dai suoi colleghi di partito.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Bundestag ha recentemente cassato la proposta del partito AfD di una commissione parlamentare sulla distruzione dell’infrastruttura gasiera Nord Stream 2, dopo che era emerso, tramite un articolo del premio Pulitzer Seymour Hersh, che dietro allo storico sabotaggio vi sarebbe direttamente la Casa Bianca di Joe Biden.

 

Particolarmente feroce nei 45 minuti di dibattito al Parlamento tedesco dopo la presentazione della mozione da parte del deputato dell’AfD Harald Weyel è stato il discorso del socialdemocratico Bengt Bergt, il quale ha affermato che nessuno ascolta il giornalista investigativo americano Seymour Hersh. Il deputato socialdemocratico  ha altresì dichiarato che Putin era responsabile di aver intrapreso la «guerra energetica» contro la Germania, che l’AfD avrebbe dovuto piuttosto essere chiamato «PFD», acronimo per «amici di Putin in Germania», che l’AfD avrebbe dovuto condividere il letto con Sahra Wagenknecht del partito di sinistra Die Linke, uno dei i principali organizzatori della manifestazione per la pace del 25 febbraio a Berlino, che ha richiamato 50.000 persone, e che c’era un motivo giustificato per l’Agenzia per la protezione dello Stato BfV per tenere sotto sorveglianza l’AfD.

 

 

 

 

 

 

Immagine di James Steakley via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

 

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