Pedofilia
L’OMS spinge la «masturbazione della prima infanzia» e le domande sull’identità di genere per i bambini di 4 anni

L’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata sollecitata a ritirare una guida alle scuole sull’educazione sessuale per i bambini piccoli definita «inquietante» da molti osservatori.
Il documento ufficiale, chiamato Standards For Sexuality Education in Europe, prevede che vadano fornite informazioni ai bambini sotto i quattro anni riguardo «godimento e piacere quando si tocca il proprio corpo, masturbazione della prima infanzia», che inoltre i bambini dovrebbero «acquisire consapevolezza dell’identità di genere».
Lo stesso documento dell’OMS afferma che i bambini di età compresa tra i quattro ei sei anni dovrebbero «parlare di questioni sessuali» e «consolidare la propria identità di genere».
Non si tratta, in realtà, di qualcosa di nuovo. Il rapporto di 68 pagine era stato pubblicato in Europa ancora nel 2010, quando suscitò polemiche e richiesta di messa al bando da parte di organizzazioni di attivisti a difesa dei bambini.
Tuttavia, il documento è riemerso di recente, destando grande scandalo in Gran Bretagna, dove Laure Anne Jones, ministro-ombra per il partito dei conservatori del Galles, ha dichiarato che l’OMS deve «revocare subito il consiglio».
Tanya Carter, del gruppo di campagna Safe Schools Alliance, ha chiesto una «inchiesta urgente» per sapere se esiste un legame tra il programma scolastico gallese e questa guida all’educazione sessuale, che ricordiamo essere emessa da organizzazioni delle Nazioni Unite come l’OMS e l’UNESCO.
«Troviamo estremamente preoccupante che le Nazioni Unite e l’OMS stiano promuovendo un approccio che è sperimentale, non scientifico e sembra allineato al lavoro di individui e organizzazioni non etiche, comprese quelle che promuovono l’accettazione della pedofilia» ha dichiarato Safe Schools Alliance in comunicato di fine aprile.
Il quotidiano Daily Mail ha contatto l’OMS per un commento. «Un portavoce dell’OMS ha affermato che sostiene la sua guida. “Le nostre linee guida riflettono fatti psicologici stabiliti sulla base di decenni di ricerca”».
Il documento afferma che i bambini intraprendono l’educazione sessuale dalla nascita.
«Fin dalla nascita, i bambini imparano il valore e il piacere del contatto fisico, del calore e dell’intimità. Poco dopo imparano cosa è “pulito” e cosa è “sporco”» scrive il libro-guida OMS. «In altre parole, si stanno impegnando nell’educazione sessuale».
Raccontando i fatti, il giornalista di GB News Mark Dolan ha definito la vicenda come «malata» e ha dichiarato che l’OMS può «andare all’inferno».
Lo scandalo riscoppiato nel Regno Unito arriva pochi giorni dopo che è emerso che due organismi ONU hanno pubblicato un rapporto che parla di depenalizzare tutte le attività sessuali «consensuali», anche tra adulti e minori.
Di recente abbiamo assistito anche all’appassionata difesa di Chelsea Clinton nei confronti dei libri a contenuto erotico da piazzare nelle scuole dei bambini.
In passato, scandali a carattere pedofilo avevano coinvolto ambienti ONU.
Ci fu anni fa il caso di Peter Newell, un ex consulente UNICEF attivista dei diritti dei bambini è stato condannato a più di sei anni di reclusione per aver abusato sessualmente di un dodicenne negli anni Sessanta. Newell era noto come uno degli autori del Manuale di attuazione dell’UNICEF per la Convenzione sui Diritti del Bambino che, tra le altre cose, esortava i genitori a non sculacciare i figli. Il sito web dell’Ufficio dell’Alta Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite in un post del 2013 identifica Newell come «il Coordinatore dell’Iniziativa Globale per porre fine a tutte le punizioni corporali dei bambini».
Nel 2017 le forze di pace ONU avevano messo in piedi ad Haiti un traffico pedofilo di bambini nemmeno adolescenti, pagati per le loro cui prestazioni in centesimi di dollaro o in biscotti. Il reportage dell’Associated Press scriveva che questo di «network pedofilo ONU», nonostante le vittime, non fu arrestato nessuno.
Nel 2018 Andrew MacLeod, ex capo delle operazioni del Centro di Coordinamento delle emergenze delle Nazioni Unite, in un’intervista data al tabloid britannico Sun dichiara che gli operatori delle Nazioni Unite negli ultimi dieci anni hanno violentato 60.000 persone, abusando della propria posizione verso le persone vulnerabili che in teoria avrebbero dovuto proteggere.
McLeod sostenne altresì che 3.300 pedofili lavorano per le agenzie delle Nazioni Unite. «I reati di stupro minorile vengono inavvertitamente finanziati in parte dai contribuenti del Regno Unito», disse l’ex alto funzionario ONU al quotidiano britannico.
«Ci sono decine di migliaia di operatori umanitari in tutto il mondo con tendenze pedofile, ma se indossi una maglietta dell’UNICEF nessuno ti chiederà cosa stai facendo (…) Hai l’impunità di fare tutto ciò che vuoi». Questo problema, disse McLeod, è «endemico nel settore degli aiuti di tutto il mondo».
Di pedofili ONU si parlava in un vecchio romanzo di Marc Saudade, Bersagli mobili (1984). Marc Saudade sarebbe lo pseudonimo dell’ex senatore PD, giornalista direttore dell’Unità nonché funzionario del gruppo FIAT Furio Colombo. Era un romanzo, scriveva un vecchio articolo de Il Giornale, «con sesso, sadismo e un pizzico di pedofilia».
«Bersagli mobili – spiegava sempre l’articolo de Il Giornale – parlava di funzionari ONU coinvolti in traffici di bambini laotiani e cambogiani. C’erano frasi tipo: “Da queste parti, una bambina pelle e ossa è considerata un’ottima merce”».
Come riportato da Renovatio 21, è recente l’esternazione del ministro spagnolo per l’uguaglianza Irene Montero che ha affermato che i bambini «possono amare o avere rapporti sessuali con chi vogliono».
«I bambini hanno il diritto di sapere che possono amare o avere rapporti sessuali con chi vogliono, purché basati sul consenso» ha detto il ministro durante una riunione della Commissione per l’uguaglianza del Congresso dei deputati al Parlamento spagnolo. «Questi sono diritti che devono essere riconosciuti».
Lo scorso giugno era emerso il caso di un «professore di etica» norvegese secondo cui la pedofilia dovrebbe essere classificata come una «sessualità innata» e che informazioni sulla pedofilia dovrebbero essere insegnate nelle scuole. La parola usata qui «destigmatizzazione».
A inizio anno invece un professore universitario americano aveva asserito che sarebbe un «errore» pensare che la pedofilia sia sbagliata.
Sempre a giugno 2022 la testata americana USA Today ha cancellato frettolosamente una serie di tweet dopo che alcuni utenti si erano scandalizzati e avevano cominciato a sostenere che equivalevano alla «normalizzazione della pedofilia». Il giornale, nominando con sicumera «la scienza», affermava che la pedofilia era «determinata nel grembo materno». Dell’anno scorso invece la notizia che i giornalisti australiani non possono più usare la parola pedofilia.
L’impressione sarebbe quella per cui, sì, stanno normalizzando – o addirittura legalizzando – la pedofilia. Si tratta di un bel salto nella Finestra di Overton. Come scrive Elisabetta Frezza nel libro Malascuola, «una miriade di dati oggettivi e documentali sta a dimostrare come la pedofilia sia ormai lanciata sulla strada della normalizzazione attraverso le fasi della finestra di Overton, per diventare nella percezione diffusa una mera forma del comportamento sessuale».
Autismo
Epstein andava alla ricerca di bambini autistici da impiegare per la sua società di DNA e Intelligenza Artificiale

Nuovi allucinanti dettagli continuano ad uscire dalla storia di Epstein. Dopo gli incontri con il capo della CIA, l’ex premier israeliano, Woody Allen, i Rothschild e Noam Chomsky, emergono altri sorprendenti incontri del ricco pedofilo: quelli con bambini autistici delle Isole Vergini, da utilizzare negli algoritmi di una sua società di raccolta dati DNA.
Siamo oramai ben oltre il film, il romanzo, la fiction: siamo alla pura allucinazione. Che, epperò, dice tanto, tantissimo su ciò che sta succedendo oggi nelle nostre vite.
Come noto, il Wall Street Journal sta pubblicando una serie di documenti inediti, tra cui l’agenda degli appuntamenti di Epstein. Vi sono altri documenti legali: come noto, la procura delle Isole Vergini americane sta procedendo contro Epstein coinvolgendo anche la banca JP Morgan e tutta una serie di magnati a cui sono stati spediti dei mandati di comparizione, compreso Elon Musk e compreso Larry Page di Google, che risulta però irreperibile.
Qualcuno sospetta che la fonte del WSJ sia la stessa procura delle Isole Vergini, dove la figura della procuratrice generale che indagava sul piano Epstein, Denise M. George, è stata licenziata dal governatore.
Forse a causa di questi accadimenti, stanno uscendo notizie sempre più sbalorditive.
Nel 2007, dopo 13 mesi di detenzione in Florida per aver procurato una ragazza minorenne per la prostituzione, Epstein ha spostato il centro dei suoi interessi commerciali nelle Isole Vergini americane, dove – oltre che a possedere l’Isola di Little Saint James dove sarebbe avvenuto il traffico delle minorenni ai potenti della Terra – nel 2012, ha fondato Southern Trust, una società di data mining (cioè di raccolta dati) del DNA che mirava a lavorare con Big Pharma.
«Southern Trust stava cercando di valutare la predisposizione dei clienti al cancro “fondamentalmente organizzando algoritmi matematici”», scrive un articolo del New York Times dell’ottobre 2019.
Epstein disse all’epoca alla Commissione per lo sviluppo economico delle Isole Vergini americane che voleva coinvolgere i bambini locali nelle attività di programmazione e Intelligenza Artificiale della sua azienda.
Intervistata per la trasmissione YouTube Redacted, la giornalista investigativa Whitney Webb – che ha appena dato alle stampe due densi volumi sul caso Epstein – sostiene che il miliardario pedofilo avrebbe preso di mira specificamente i bambini vulnerabili, svantaggiati e poveri, una strategia che ha replicato la sua precedente tattica di adescare ragazze adolescenti economicamente svantaggiate.
«Alcuni di questi sforzi che stava creando nelle Isole Vergini prendevano di mira bambini maltrattati, bambini orfani e delinquenti minorili», sostiene la Webb. «Molti di quei bambini potrebbero non avere genitori, quindi ancora una volta questo è molto inquietante».
Storie come questa ci inducono a pensare che lo Epstein in realtà non gestisse solo una rete di traffico di minorenni da usare per eventuali ricatti ai potenti. La sua ragnatela era molto più fitta, e copriva diversi ambiti.
«Epstein stava reclutando ragazzi per lavorare in un’officina di programmazione dalle scuole delle Isole Vergini, ma ci è permesso parlare dei suoi crimini di traffico sessuale a Palm Beach dal 2000 al 2006 solo per quanto riguarda i media mainstream. C’è molto di più qui».
Il caso Epstein è sempre più una finestra sui sistemi utilizzati dall’oligarcato. «Questo è solo un microcosmo in un gruppo più ampio di persone che si mascherano da filantropi, ma in realtà stanno costruendo una prigione digitale» dice l’autrice. «Lo stanno sperimentando proprio ora su bambini vulnerabili, principalmente bambini neri, in Africa e nei Caraibi».
«Si tratta di legare un ID digitale a un portafoglio digitale e creare fondamentalmente un apparato di sorveglianza in cui vengono monitorate le prestazioni di questi bambini nelle scuole e ciò che fanno nella loro vita e i dati vengono salvati. E lo stanno usando per alimentare algoritmi di Intelligenza Artificiale, molto probabilmente senza il loro consenso».
«Alla fine della giornata, l’intenzione è di avere tutti i bambini e tutte le persone su questo tipo di sistema – su questa griglia di sorveglianza digitale – legati al tuo portafoglio digitale che contiene un CBDC [le monete digitali di Stato in arrivo, ndr] e avere tutto tracciato. Epstein stava cercando di anticipare questo oltre un decennio fa con la sua compagnia, Southern Trust, e aveva i tuoi dati genetici legati alla tua istruzione, legati alle tue finanze».
La Webb afferma che gli sforzi commerciali di Epstein nelle Isole Vergini americane fanno luce sulla «natura predatoria delle persone che stanno cercando di portare avanti» questa rete di sorveglianza che comprende i dati del cittadino.
Genetica, Algoritmi, Intelligenza Artificiale, sistemi di sorveglianza biometrica. Colpisce quanto Epstein già lustri fa fosse avanti con l’agenda che stia vedendo dipanarsi sotto i nostri occhi, tra mRNA, green pass, euro digitale, tracking carbonico e discorsi cinesi, climatici e transumanisti vari da Grande Reset e Quarta Rivoluzione Industriale made in Davos.
Colpisce nell’intervista, tuttavia, un riferimento all’autismo. Secondo quanto dice l’intervistatore Clayton Morris, che cita documenti del caso, vi sarebbe stata una predilezione di Epstein per arruolare in questo suo progetto di algoritmi genetici dei bambini autistici.
«È come un cattivo di James Bond» dice Morris «come se dovessi scrivere una parte per un film, ma ti dicessero che è ridicolo pensare a un miliardario che va alle Isole Vergini e cerca bambini per fare ricerca biomedica impiantando cose nei loro cervelli… e poi nella sua testimonianza nei documenti che ho visto, parla specificatamente di bambini autistici…. tipo un quarto di loro erano autistici… cercava specificatamente per bambini nello spettro».
Epstein aveva dichiarato un interesse per l’autismo anche in una vecchia intervista ad una rivista scientifica nel 2017, ripescata dal New York Post, dove si discuteva del suo interesse per il Massachusetts Institute of Technology, detto anche MIT, cioè il prestigiosissimo politecnico bostoniano. Qui l’enigmatico magnate pedofilo dichiarava di essere stato attratto dal MIT a causa della natura psicologica suo corpo studentesco unico: «Direi che il 25 percento dei bambini è autistico, nello spettro… Non lavorano davvero in gruppo. Non stanno prendendo lezioni. Non danno incarichi di insegnamento. Non hanno molto da fare, sono lì per pensare».
Secondo Whitney Webb, potrebbe essere che Epstein cercasse le capacità matematiche riconosciute in certi casi di autismo.
«Qualcosa di cui parla nella sua testimonianza alla Commissione delle Isole Vergini è l’idea di voler sequenziare geneticamente gli isolani, in quanto popolazione isolata, e poi parla di come quell’informazione genetica può essere usata per educare quei bambini».
Siamo dinanzi, senza ombra di dubbi, a microprogrammi prototipali di eugenetica del XXI secolo, dove la macchina va a giocare un ruolo fondamentale, e la popolazione viene schedata biologicamente e incoraggiata e/o scoraggiata alle attività in base del loro profilo genetico.
Non è una novità per il lettore di Renovatio 21, dove è stata ampiamente discussa la cifra eugenetica di Epstein, che voleva – tra le altre cose – usare le «sue» ragazzine come portatrici di embrioni concepiti dallo sperma di professori-geni che frequentavano il miliardario pedofilo. Secondo quanto riportato, il luogo dove le ragazze avrebbero dovuto portare avanti la gravidanza doveva essere un ranch in New Mexico.
Renovatio 21 ha ipotizzato che alla base dell’amicizia tra Bill Gates ed Epstein (una mai del tutto spiegata, che anche oggi imbarazza l’uomo Microsoft) potrebbe esserci stato anche l’eugenetica.
Se pensavate che l’eugenetica fosse sparita con Hitler vi sbagliate di grosso: gli stessi oligarchi che, in fine, Hitler lo avevano finanziato, sotto il naso delle sedicenti democrazie l’hanno portata avanti per tutto il XX secolo e ora, nel XXI, si servono di tecnologie informatiche e di intere popolazioni assoggettate.
Ci sembra ogni giorno di più che Epstein sia solo la punta dell’iceberg eugenetico delle élite occidentali.
Stiamo per vedere l’eugenetica scatenarsi come mai avremmo immaginato. Perché, ricordatelo sempre, fare i bambini con la bioingegneria «sarà come vaccinarli».
E, abbiamo capito, vanno vaccinati tutti – ma proprio tutti.
Roberto Dal Bosco
Arte
Il giudice stabilisce che la scena di nudo nel «Romeo e Giulietta» di Zeffirelli non è pedopornografia

Un giudice americano ha archiviato una causa intentata dai due attori del Romeo e Giulietta cinematografico firmato da Franco Zeffirelli nel 1968. I due, oramai anziani, che sostenevano che una scena di nudo che avevano girato durante l’adolescenza costituiva pornografia infantile e che erano stati abusati sessualmente durante le riprese.
Il giudice della Corte Superiore Alison Mackenzie si è pronunciata a favore dell’imputato Paramount Pictures (la società che aveva prodotto la pellicola) questa settimana dopo che gli attori Olivia Hussey e Leonard Whiting, che ora hanno entrambi 72 anni, hanno affermato in una dichiarazione legale che una scena in cui erano esposti i seni nudi di Hussey e le natiche di Whiting equivaleva a un abuso infantile.
Il giudice Mackenzie ha respinto il reclamo giovedì, affermando che la coppia «non ha presentato alcuna autorità che dimostri che il film qui può essere considerato sufficientemente sessualmente allusivo per una questione di legge da ritenersi definitivamente illegale».
Hussey e Whiting avevano affermato durante il caso che il regista del film, l’ex senatore di Forza Italia Franco Zeffirelli, aveva inizialmente affermato che la nudità non sarebbe stata richiesta. Ma hanno detto che il defunto Zeffirelli in seguito li ha informati che indossare abiti color carne non sarebbe stato sufficiente e ha insistito sul fatto che gli adolescenti si esibissero nudi.
Il film è stato un grande successo al momento della sua uscita ed è stato presentato nei programmi scolastici di diversi Paesi nonostante la breve nudità.
«Crediamo fermamente che lo sfruttamento e la sessualizzazione dei minori nell’industria cinematografica debbano essere affrontati e affrontati legalmente per proteggere le persone vulnerabili dai danni e garantire l’applicazione delle leggi esistenti», ha affermato l’avvocato di Hussey e Whiting, Solomon Gresen, dopo il verdetto. Paramount Pictures non ha commentato la sentenza.
Il figlio del regista, Pippo Zeffirelli, ha detto al quotidiano britannico Guardian all’inizio di quest’anno che la decisione degli attori di intraprendere una causa legale è stata «imbarazzante» e ha sostenuto che non era realistico per loro “svegliarsi per dichiarare di aver subito un abuso che li ha causati anni di ansia e disagio emotivo” circa 55 anni dopo l’uscita del film.
Hussey e Whiting intendono presentare nuovamente la causa in tribunale federale, ha detto il loro avvocato.
Franco Zeffirelli, all’anagrafe Gian Franco Corsi, è morto a Roma nel 2019, ebbe una carriera internazionale ai vertici del cinema e della regia dell’opera lirica, partito dalla densa collaborazione con il regista milanese Luchino Visconti.
Lo Zeffirelli si dichiarava cattolico praticante ed omosessuale. Durante la sua vita si oppose tuttavia al movimento gay sostenendo un lato «classico» dell’omofilia: «l’omosessuale non è uno che sculetta e si trucca. È la Grecia, è Roma. È una virilità creativa», ebbe a dire in un’intervista del 2009 a Il Giornale.
Fu senatore per il partito di Silvio Berlusconi per sette anni, dal 1993 al 2001. Berlusconi, che gli fu sempre amico, gli evitò nel 2001 lo sfratto da Villa Grande, la sua prestigiosa dimora sull’Appia Antica. Dopo la morte del regista, l’imprenditore milanese ha eletto la magione zeffirelliana quale sua residenza romana.
Immagine screenshot da YouTube
Immagine copyright Paramount Pictures, riprodotta in osservanza dell’articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, modificata dalla legge 22 maggio 2004 n. 128, poiché trattasi di «riassunto, […] citazione o […] riproduzione di brani o di parti di opera […]» utilizzati «per uso di critica o di discussione»
Arte
Macron condanna l’atto vandalico contro un’«opera d’arte» accusata di «promuovere la pedofilia»

Nelle scorse settimane vi è stata polemica per il presidente francese Emmanuel Macron quando questi aveva condannato il vandalismo di un’opera d’arte accusata di promuovere la pedofilia.
«In questo 8 maggio, quando celebriamo la vittoria della libertà, condanno l’atto di vandalismo commesso ieri al Palais de Tokyo, aveva twittato Macron lunedì. «Attaccare un’opera è attaccare i nostri valori. In Francia l’arte è sempre gratuita e il rispetto per la creazione culturale è garantito».
Macron non è il solo che si è mosso per difendere l’opera esposta nella prestigiosa galleria della capitale. «È un attacco diretto alla libertà di espressione, che è piuttosto grave», ha aggiunto il ministro della Cultura francese Rima Abdul Malak.
En ce 8 mai, où nous célébrons la victoire de la liberté, je condamne l’acte de vandalisme commis hier au Palais de Tokyo. S’en prendre à une œuvre, c’est attenter à nos valeurs. En France, l’art est toujours libre et le respect de la création culturelle, garanti.
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) May 8, 2023
Domenica 7 maggio Domenica, un anziano vandalo aveva dipinto con lo spray l’opera della pittrice svizzera di origini ebraiche Miriam Cahn all’interno della galleria del Palais de Tokyo a Parigi. Il quadro era intitolato «fuck abstraction».
Non mostreremo le immagini. Il lettore è libero di cercarsele da solo su Twitter o in rete dove vuole.
Il Times of Israel, che ha seguito l’episodio (la Cahn aveva già fatto parlare di sé quando tolse le sue opere da uno spazio che aveva ospitato «una controversa collezione dell’era nazista») ha scritto che «l’autore dell’attacco con vernice spray, descritto come anziano secondo una fonte vicina al caso, era “scontento della rappresentazione sessuale di un bambino e di un adulto presentata nel dipinto” ma non era affiliato a un gruppo di attivisti».
Secondo quanto riportato l’opera raffigura quello che sembra essere un bambino con le mani legate che esegue una fellatio su una figura maschile adulta.
L’opera, in mostra da febbraio, era già stata accusata a marzo dall’associazione Juristes pour l’Enfance (Avvocati per i bambini), che ha sostenuto che il dipinto dovrebbe essere rimosso perché «rappresenta la fellatio imposta da un uomo nudo eretto su un bambino legato».
L’artista sostiene invece che il quadro rappresenta i crimini di guerra in Ucraina. «Questo dipinto tratta del modo in cui la sessualità viene usata come arma di guerra, come un crimine contro l’umanità», ha affermato la Cahn, nota per opere a tema femministe con «rituali femminili quali il parto o il ciclo mestruale, nonché “violente e scioccanti rappresentazioni degli organi sessuali”», scrive l’enciclopedia online.
I Juristes pur l’Enfance avevano intentato una causa per far rimuovere il dipinto , definito «pedopornografico» in un loro comunicato, «sulla base del fatto che la legge francese vieta l’esposizione di rappresentazioni pornografiche di minori», aveva scritto il sito ArtNet.com. Tuttavia, un giudice aveva archiviato la causa alla fine di marzo, e successivamente il ministro della Cultura Malak ha celebrato il fatto che il dipinto che raffigura in modo efficace lo stupro di minori ora possa continuare legalmente ad essere appeso nel museo. «In accordo con l’artista, il Palais de Tokyo continuerà a presentare il dipinto e l’esposizione», ha detto Malak, «con tracce del danno fino alla fine della stagione, il 14 maggio».
Come riportato da Renovatio 21, abbiamo esempi di come il vandalismo, in realtà finisca talvolta per aiutare l’artista e la sua mostra: è il caso dello sfregio delle foto pornografiche portate alla Biennale di Venezia 1992 da Jeff Koons, l’artista concettuale già marito della pornostar e deputata magiaro-italiana Ilona Staller detta Cicciolina, che aveva pensato bene di portare alla prestigiosa rassegna lagunare delle gigantografie di sé e sua moglie che copulavano. Qualcuno tagliò la tela, e la pubblicità per l’opera e Koons divenne immensa.
Notiamo come sia strana la libertà di espressione nel 2023: a Renovatio 21 censurano perfino la pubblicazione di omelie di vescovi, i social buttano fuori chiunque non sia minimamente allineato con la narrativa dominante, interi complessi industriali (finanziati con milionate) eseguono fact checking per controllare il discorso (e il processo politico) permettendo al contempo la diffusione di immani balle di regime – perfino sui videogiochi, con il programma di passare pure alle app di messagistica privata.
Tuttavia, l’oscenità di un quadro con bambini schiavizzati sessualmente da adulti non è possibile toccarla: altrimenti reagisce il presidente della Francia, cioè, come disse Carla Bruni quando ne sposò uno, «un’uomo dalla potenza nucleare».
E notiamo anche come gli ecozeloti – quelli ben finanziati da qualche speculatore miliardario – che vandalizzano musei, palazzi storici, fontane antiche, opere d’arte classiche (il Lacoonte in Vaticano, il Van Gogh a Londra, etc.) non incorrano nelle medesime condanne da parte dei vertici degli Stati moderni.
La battaglia della Necrocultura, inutile negarlo, è anche, e soprattutto, estetica. Perché si tratta di una guerra del Bene contro il Male. E il Bene è bellezza, mentre il Male è orrore.
Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)
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