Connettiti con Renovato 21

Spirito

Quando parlavano dell’assassinio di Ratzinger. E quando ce ne dimenticammo

Pubblicato

il

Nell’attesa del funerale più incongruo della storia del Cristianesimo – un papa che celebra le esequie di un altro papa – non mi riesce di contenere lo schifo che provo verso tutto quello che sto leggendo riguardo Benedetto XVI.

 

Nel senso: ognuno ha il diritto di fare la prefica, battersi il petto e piangere come neanche in Nord Corea alla morte di un Kim. Ognuno ha il diritto di ricordare le tante belle cose che ci ha lasciato (dove? Nel senso: si rendono conto che il poco che doveva rimanere, tipo i «valori non negoziabili» e il Summorum Pontificum, è stato cancellato?) il Ratzinger.

 

Io anche però ho il diritto alla nausea dinanzi a chi, nella performance piagniculatoria, dimentica l’elefante nella stanza: le dimissioni, quasi senza precedenti nella storia della Chiesa (Celestino V fu degradato da Bonifacio VIII, e imprigionato), di un papa regnante, e la sua persistenza negli anni come «papa emerito», qualsiasi cosa voglia dire. Ratzinger ha fatto più anni da «emerito» che da pontefice.

 

Se parlo delle dimissioni, sto intendendo, in realtà, l’intrigo dietro di esse. Perché ci è difficile credere sia stato per «l’incapacità» che annunziò di colpo, in latino, quel mattino del 2013: nell’«esilio» dimissionario, il Ratzinger ha continuato a scrivere, pubblicare, trovando persino il tempo di rispondere ad una lettera del matematico Oddifreddi, che sostiene che la parola «cretino» derivi da «cristiano».

 

Eppure, che ci fosse una trama contro Benedetto XVI – e che le dimissioni fossero nell’aria anni prima – non è un miraggio da catto-complottisti. La radici di quanto è accaduto dentro la Chiesa e fuori di essa – abbiamo ricordato, non senza sollevare qualche protesta, il ruolo precipuo della Chiesa del «successore» Bergoglio nella catastrofe globale mRNA – parevano oscure e pericolose ancora tanti anni fa.

 

Questa storia, che ancora oggi reputo sconvolgente, io l’ho scritta e ripetuta in articoli e conferenze nel corso di un decennio, sempre con un po’ di vertigini, nonostante tutte le fonti fossero della grande stampa.

 

Qui sta il primo mistero: a volte mi sento di essere il solo che si ricorda l’enormità che saltò fuori dai giornali. L’unico a prenderne nota, a tenerla a mente, e magari poi a unire qualche puntino. Non un vaticanista, non un blogger, non un professore, non un catto-perdigiorno che sia uno (di quelli che passano il tempo a strillare ai tre, massimo quattro follower che si ritrovano) vi è mai tornato – ammesso che mai se ne fossero accorti.

 

Andiamo con ordine.

 

Febbraio 2012, sul Fatto Quotidiano emerge uno scandaloso leak. Sono pubblicati documenti relativi ad un viaggio a Pechino del Cardinale arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo.

 

L’anno precedente, il vaticanista Antonio Socci aveva fatto alcune rivelazioni sulle dimissioni di Papa Ratzinger, rivelatesi poi fondatissime. I più si scrollarono di dosso la faccenda come fosse fantascienza pontificia. Non lo era.

 

Il Fatto pubblicava documenti riservati che aggiungevano all’ipotesi delle dimissioni di Benedetto ombre ancora più contorte – e violente.

 

Secondo quanto riportato, a degli interlocutori cinesi (cosa di per sé notevole assai) il Cardinale arcivescovo metropolita palermitano Romeo raccontava di indicibili manovre all’interno del Sacro Palazzo.

 

«Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre» scriveva il quotidiano. «Il Cardinale Romeo ha sorpreso i suoi interlocutori a Pechino informandoli che lui – Romeo – formerebbe assieme al Santo Padre – Papa Benedetto XVI – e al Cardinale Scola una troika (…) il Cardinale Romeo ha riferito che Papa Benedetto XVI odierebbe letteralmente Tarcisio Bertone e lo sostituirebbe molto volentieri con un altro Cardinale».

 

«In segreto il Santo Padre si starebbe occupando della sua successione e avrebbe già scelto il Cardinale Scola come idoneo candidato, perché più vicino alla sua personalità. Lentamente ma inesorabilmente lo starebbe così preparando e formando a ricoprire l’incarico di Papa. Per iniziativa del Santo Padre – così Romeo – il Cardinale Scola è stato trasferito da Venezia a Milano, per potersi preparare da lì con calma al suo Papato».

 

Già qui, tremano i polsi. Papicidio. Elezione «pilotata» del successore al Soglio. Il tutto, in salsa cinese. C’è da riconoscere che, messa così, promette meglio della storia di Ali Agca e della morte improvvisa di papa Luciani messi insieme.

 

Ma lo scoop continuava.

 

«Il Cardinale Romeo ha continuato a sorprendere i suoi interlocutori in Cina continuando a trasmettere indiscrezioni. Sicuro di sé, come se lo sapesse con precisione, il Cardinale Romeo ha annunciato che il Santo Padre avrebbe solo altri 12 mesi da vivere. Durante i suoi colloqui in Cina ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi. (…) Il Cardinale Romeo si sentiva al sicuro e non poteva immaginare che le dichiarazioni fatte in questo giro di colloqui segreti potessero essere trasmesse da terzi al Vaticano».

 

Un attentato contro il Papa nel giro di 12 mesi? Ribadiamo, all’uscita delle rivelazioni si era a febbraio 2012, a febbraio 2013 Benedetto si dimise…

 

E ancora:

 

«Altrettanto sicuro di sé Romeo ha profetizzato che già adesso sarebbe certo, benché ancora segreto, che il successore di Benedetto XVI sarà in ogni caso un candidato di origine italiana. Come descritto prima, il Cardinale Romeo ha sottolineato, che dopo il decesso di Papa Benedetto XVI, il Cardinale Scola verrà eletto Papa. Anche Scola avrebbe importanti nemici in Vaticano». 

 

Abbiamo sempre ammesso di non sapere come prendere questa storia.

 

Chi ha fatto trapelare le parole del cardinale? Sono state alcune fazioni interne al vaticano? Sono stati i cinesi, i loro servizi segreti? Oppure sono stati elementi vaticani già in combutta, per certe ragioni, con Pechino? Cosa si auspicava chi ha passato il materiale ai giornali? Voleva mettere in guardia il mondo riguardo ad un possibile attentato programmato contro il papa, oppure voleva bruciare il nome di Scola al conclave?

 

Sappiamo che poi le cose andarono molto diversamente. Non fu eletto Scola, ma l’argentino Bergoglio, che si ritiene fosse il fallimentare candidato che i modernisti opponevano al candidato Ratzinger nel conclave 2005.

 

Tuttavia, ricordiamo questo altro dettaglio strambo assai: quel comunicato che la CEI emise pochi istanti dopo la fumata bianca del drammatico conclave 2013. Il testo si congratulava per l’elezione al Soglio di Angelo Scola. Da dove veniva questa tragica gaffe? Anche questa, a dire il vero, fu dimenticata da tutti. Poco dopo, sui giornali dissero che era colpa di un copia-incolla. La storia delle profezie cinesi non era minimamente ricordata.

 

Come noto, Scola, già patriarca di Venezia (classica rampa di lancio per il papato) poi divenuto poco opportunamente arcivescovo di Milano, era il cardinale vicino a Comunione e Liberazione. Il movimento da decenni sognava un duplice traguardo per i suoi uomini: il papato (cosa che era quindi a portata di tiro con Scola) e la presidenza del Consiglio, che poteva ottenersi con Roberto Formigoni, da sempre uomo di punta nella proiezione politica di CL. Sappiamo com’è finita, in quel tremendo 2013: immensa delusione per il cardinale, e carcere di Bollate per l’ex governatore della Lombardia.

 

CL fu poi criticata da Bergoglio in un umiliante Angelus del 2015 (dove «parlò di spiritualità di etichetta»), poi, arrivate le dimissioni del presidente don Julian Carron, poteva pure sembrare che fosse possibile entrare grazie del papa argentino, ma forse no.

 

Buttiamo lì altri puntini. Ratzinger, anche prima di morire, era seguito da quattro Memores Domini, membri di CL che fanno voto di castità e obbedienza (stile numerari dell’Opus Dei); due memores addette all’appartamento pontificio di Ratzinger morirono in un’incidente stradale nel 2010; I vertici dei memores furono poi decapitati da Bergoglio nel 2021.

 

CL anni fa ha presentato al Meeting una traduzione cinese del «capolavoro» del fondatore Luigi Giussani, il Senso del Religioso, ad opera di un professore di Taiwan, l’isola babau di Pechino.

 

CL esprimeva una politica contraria alla Cina Popolare. «In passato – scriveva nel 2012 Sandro Magister – la comunità fondata da don Luigi Giussani si distinse, anzi, per la sua strenua battaglia in difesa delle comunità cristiane oppresse dal dominio comunista, nei paesi dell’ex impero sovietico».

 

La questione cinese riguardava, in senso opposto, anche il fortunato spin-off di CL, la potente comunità di Sant’Egidio, che fu attaccata dal cardinale ora abbandonato sul fronte cinese, monsignor Joseph Zen Ze-Kiun, già primate di Hong Kong, il quale come noto ora sta affrontando arresti, udienze in tribunale e multe.

 

«Alla Comunità di Sant’Egidio – scriveva sempre Magister – il cardinale Zen imputa di aver invitato con tutti gli onori al meeting interreligioso di Monaco di Baviera – organizzato in pompa magna da questa comunità dall’11 al 13 settembre 2011 – un vescovo cinese in grave disobbedienza col papa per aver partecipato il 14 luglio precedente all’ordinazione illecita di un nuovo vescovo non approvato da Roma ma imposto dalle autorità di Pechino. Alla rivista “30 Giorni” e al suo specialista in affari cinesi, Gianni Valente, il cardinale Zen imputa di aver intervistato – senza nulla obiettare alle sue affermazioni – questo stesso vescovo “che gravemente ferisce l’unità della Chiesa” e che per di più “non è libero di dire quello che pensa”, in quanto legato a filo doppio al regime comunista».

 

È la questione della Chiesa patriottica cinese contro la «chiesa sotterranea» dei fedeli martiri, «risolta» poi da Bergoglio e Parolin con gli accordi sino-vaticani, sulla cui distruttività questo sito tanto ha scritto.

 

Sono solo puntini che noi buttiamo lì, incerti come tracciare la linea con la matita.

 

Di fatto, la Cina Popolare, luogo da cui provenivano le voci sull’assassinio di Benedetto XVI, è stato il Paese che più ha goduto, con i maledetti accordi che di fatto riconoscevano il potere del Partito Comunista Cinese sulla religione, del papato Bergoglio.

 

Altro puntino: questo sito ha spesso ricordato la questione di Grindr, l’app degli incontri gay dove, si dice, siano presenti vari religiosi cattolici. L’app, in origine americana, fu venduta ai cinesi, per poi essere chiesta indietro (e incredibilmente ottenuta) dal presidente Trump, che segnalò pubblicamente come quel database poteva assurgere a strumento senza eguali di ricatto e di infiltrazione del governo USA. Non crediamo che per il Vaticano sia differente: solo che vi sono con probabilità ancora più omosessuali, e non vi è stato sul Soglio un Donald Trump, anzi.

 

Francesco, del resto, è gesuita. Bisogna ricordare come la Cina, dai tempi di Mǎdòu, cioè Matteo Ricci, costituisse un plurisecolare sogno mostruosamente proibito per la Compagnia di Gesù. Bergoglio crede di aver coronato l’anelito gesuita sul Regno di Mezzo frustrato, a quel tempo, proprio da un papa?

 

Possiamo credere alle accuse dell’ambiguo dissidente cinese Guo Wengui che sostiene che il Vaticano sarebbe corrotto con «1,6 miliardi di dollari l’anno per  fermare le critiche alla politica religiosa di Pechino?»

 

Sono domande a cui non abbiamo risposta: tuttavia abbiamo il mondo di oggi sotto i nostri occhi.

 

In un articolo precedente avevamo scritto che le dimissioni di Benedetto potevano servire all’installazione della Cultura della Morte nella forma in cui oggi la vediamo dominarci, con il papato divenuto motore inesausto della sierizzazione globale con terapie geniche derivate da feti abortitiil battesimo di Satana, lo abbiamo chiamato.

 

Qualcuno si è risentito, dicendo che sembrava un po’ troppo pensare alla rinunzia di Ratzinger in relazione agli ultimi due anni di sconvolgimento del pianeta.

 

Ebbene, ricordiamo che le «novità», iniziarono subito con Bergoglio – e non parliamo di parole al vento, ma di atti propri del nuovo papa con ripercussioni immani sulla società. Pensiamo a Lampedusa, dove l’argentino fece il più grande spot possibile all’immigrazione massiva – forse provocando, secondo l’analista strategico statunitense Edward Luttwak, ondate di altre morti. Pensiamo ai discorsi anfiboli su aborto, contraccezione e famiglie numerose, sull’omosessualità, sugli esseri umani prodotti in laboratorio, su qualsiasi barriera che ancora separava, in qualche modo, il credo cattolico dal mondo moderno. E poi ancora: migranti, migranti, migranti. Il papato del piano Kalergi, può aver pensato qualcuno.

 

Poi venne il COVID, questa strana malattia venuta, guarda caso, proprio dalla Cina a cui il pontefice aveva spalancato le porte, nonostante il costo del martirio dei veri fedeli cinesi. Il papa diviene il primo promotore mondiale del farmaco sperimentale. Obbliga i giornalisti che vogliono salire in aereo con lui e siringarsi. Minaccia di licenziare ogni dipendente della Città del Vaticano che non si sottometta all’mRNA, fino all’ultima guardia svizzera con dubbi di coscienza. Si incontra segretamente con il CEO di Pfizer Albert Bourla, più volte.

 

Non è finita: perché l’altra grande impronta del papato bergogliano, a differenza di quello ratzingeriano, è come noto il tema «ecologico». Avete presente: l’ambiente, il cambiamento climatico, la Laudato sii, che parla anche «dei funghi, le alghe, i vermi, i piccoli insetti, i rettili e l’innumerevole varietà di microorganismi».

 

Credete sia un caso, che questo papa derivato dalle inedite dimissioni del «predecessore» (con tutta la trama che dietro può esserci) abbia posto l’accento della sua opera proprio sul tema con il quale, oramai è certo, procederà il prossimo passo per la sottomissione della società umana? I lockdown climatici non sono un pensiero relegato ai complottisti, e nemmeno l’introduzione di un green pass ecologico (green, appunto) dove i nostri diritti saranno subordinati alla nostra «impronta carbonica», dove la nostra libertà dipenderà dai nostri consumi, o meglio, dalla nostra sottomissione ai desiderata del sistema.

 

Se leggete Renovatio 21, sapete che non è che se ne parli solo a Davos: banche in Australia e in Canada già stanno cominciando a fornire ai clienti «estratti conto carbonici», nell’attesa del danaro digitale che ci inibirà qualsiasi transazione se non saremo in linea con ciò che ci verrà ordinato.

 

La vaccinazione genica con derivati di aborto, l’ecologismo divenuto mainstream, sono con l’immigrazione massiva temi su cui il papa venuto con le dimissioni di Ratzinger ha incentrato tutto il suo potere. E che sono all’opposto totale di quel Benedetto XVI che scriveva che  «se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale» (Caritas in Veritate, capitolo IV, punto 50)

 

Il «successore» di Benedetto, insomma, pare seguire il piano. Ma anche questa, è purtroppo una di quelle cose che, per quanto evidenti, tendiamo a far sparire dalla nostra mente, sempre minacciata dal disturbo della dissonanza cognitiva.

 

Cominciamo a rammentare di quando eravamo finiti a leggere del programma di assassinio di Benedetto, e di quando ce ne siamo dimenticati. Già: perché poi ce ne siamo dimenticati? Un po’ perché nella vita bisogna andare avanti, pensa il giornalista, il fedele, il cittadino sincero democratico.

 

Un po’ però è perché potrebbe essere stato proprio quello il motivo per tenere in vita un papa sgradito alla Necrocultura. Un attentato finisce con l’innalzare le idee dell’ammazzato, vero, ma poi c’è anche la questione del possibile «fallimento miracoloso» di un papicidio: sia Woytila che Agca hanno parlato dell’intervento della Madonna di Fatima nella deviazione delle pallottole che dovevano uccidere il pontefice nel 1981.

 

Decisamente, è meglio che l’avversario muoia da sé, stingendo la sua vita, e le sue idee, in un’insignificanza sempre più nebbiosa. «Valori non negoziabili»… cosa? Dove? «Embrioni»… chi?

 

Lo aveva scritto, secoli fa, il vertice assoluto, occulto e lucidissimo, dei nemici della Chiesa di Cristo, l’uomo che si faceva chiamare Nubius. Dalla lettera al carbonaro Piccolo Tigre contenuta ne Il problema dell’ora presente di Mons. Enrico Delassus, fra i documenti delle Istruzioni permanenti dell’Alta Vendita.

 

«Quello che noi dobbiamo cercare ed aspettare, come gli ebrei aspettano il Messia, si è un Papa secondo i nostri bisogni (…) con questo solo, per istritolare lo scoglio sopra cui Dio ha fabbricato la sua Chiesa, noi non abbiamo più bisogno dell’aceto di Annibale, né della polvere da cannone e nemmeno delle nostre braccia. Noi abbiamo il dito mignolo del successore di Pietro ingaggiato nel complotto, e questo dito mignolo val per questa crociata tutti gli Urbani II e tutti i S. Bernardi della Cristianità».

 

Eccolo, i massoni già nel 1818 avevano programmato la venuta di un «papa secondo il nostro cuore», per cui non si sarebbe più dovuto procedere con gli attacchi diretti contro la Chiesa, oramai interamente infiltrata dall’interno, e quindi eterodiretta dai servi del Male.

 

Cosa dite? Ci siamo? Riuscite a vivere con questa dissonanza cognitiva, o per dimenticare avete bisogno di farvi un’altra dose?

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

 

 

 

Cina

Il cardinale Parolin conferma che il Vaticano vuole rinnovare l’accordo segreto con la Cina

Pubblicato

il

Da

Il Segretario di Stato del Vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha confermato che la Santa Sede intende rinnovare il suo accordo segreto con la Cina comunista entro la fine dell’anno. Lo riporta LifeSiteNews, che cita comunicazioni dirette col segretario di Stato vaticano.

 

In uno scambio di e-mail con il sito pro-life canadese, Parolin ha affermato che il controverso accordo sino-vaticano che la Santa Sede ha con le autorità comuniste di Pechino sarà rinnovato quest’autunno.

 

Rispondendo a una domanda di LifeSiteNews che chiedeva se il Vaticano intendesse rinnovare l’accordo, Parolin ha dichiarato che «con riferimento alla tua domanda sull’accordo della Santa Sede con la Cina… speriamo di rinnovarlo».

Sostieni Renovatio 21

«Su questo punto dialoghiamo anche con i nostri interlocutori cinesi», ha aggiunto il cardinale segretario di Stato.

 

Parolin è segretario di Stato e capo diplomatico del Vaticano dall’ottobre 2013 ed è nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 1986. La sua conferma dell’intenzione del Vaticano arriva mentre l’accordo altamente segreto con la Cina è pronto per il suo terzo rinnovo biennale a settembre o ottobre.

 

Si ritiene che l’accordo ufficialmente segreto riconosca la Chiesa approvata dallo Stato in Cina e consenta al Partito comunista cinese (PCC) di nominare i vescovi. Apparentemente il Papa mantiene il potere di veto, anche se in pratica pare essere il solo PCC ad avere il controllo. Inoltre, presumibilmente, la rimozione dei vescovi legittimi può essere sostituita da vescovi approvati dal PCC.

 

Parlando nel luglio 2023, Parolin difese la natura segreta dell’accordo, affermando che «il testo è confidenziale perché non è stato ancora approvato definitivamente».

 

L’accordo, che «ruota attorno al principio fondamentale della consensualità delle decisioni che riguardano i vescovi», si realizza «confidando nella saggezza e nella buona volontà di tutti», ha detto il cardinale.

 

Nei commenti della scorsa estate, il porporato veneto aveva inoltre difeso l’accordo come mezzo necessario di «dialogo» con le autorità comuniste in Cina.

 

Papa Francesco e il cardinale Parolin si sono entrambi espressi in difesa dell’accordo, con il Papa che ha affermato prima del suo rinnovo nel 2022 che l’accordo «sta andando bene». In una lettera del 2018 ai cattolici cinesi, Francesco ha descritto l’accordo come la formazione di un «nuovo capitolo della Chiesa cattolica in Cina».

 

Ma fuori dalle mura del Palazzo Apostolico del Vaticano, le critiche sono arrivate dal clero cattolico, dai sostenitori della libertà e dagli esperti cinesi, scrive LifeSite.

 

L’accordo altamente segreto sino-vaticano è stato definito dal cardinale emerito di Hong Kong Joseph Zen come un «tradimento incredibile», con l’amato cardinale che accusa ulteriormente il Vaticano di «svendere» i cattolici cinesi. Nel 2018, il presule chiese le dimissioni di Parolin, criticando la sua «resa completa» della Chiesa alle autorità comuniste.

 

«È un tradimento della vera Chiesa», ha poi detto Zen dell’accordo nel luglio 2020 prima di aggiungere: «non è un episodio isolato. Quella di non offendere il governo cinese è già una politica di lunga data del Vaticano».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Come noto, il cardinale Zen è sotto processo nell’Hong Kong oramai interamente pechinizzata. In una conferenza stampa aerea, di ritorno da Budapest, Bergoglio aveva di fatto mollato il cardinale cinese, ex arcivescovo di Hong Kong che ha passato la vita a combattere le persecuzioni della Cina comunista e a difendere quei cattolici cinesi «sotterranei» che da quando è in corso l’accordo sino-vaticano, hanno il tremendo timore di essere stati abbandonati dal Vaticano. Zen è sotto processo nella nuova Hong Kong telecomandata da Pechino: l’assenza di mosse del Vaticano per difenderlo ha spinto persino il Parlamento Europeo (!) a chiedere alla Santa Sede di fare qualcosa.

 

L’inchiostro sull’accordo si era appena asciugato nel 2018 prima che AsiaNews riferisse che «i cattolici (sotterranei) sospettano amaramente che il Vaticano li abbia abbandonati».

 

Nei quasi sei anni trascorsi dall’attuazione dell’accordo, la persecuzione dei cattolici – in particolare dei cattolici «clandestini» che non accettano la Chiesa controllata dallo Stato – è aumentata in modo evidente.

 

L’accordo ha portato ad un aumento della persecuzione religiosa, che la Commissione esecutiva del Congresso degli Stati Uniti sulla Cina ha descritto come una conseguenza diretta dell’accordo. Nel suo rapporto del 2020, la Commissione ha scritto che la persecuzione testimoniata è «di un’intensità che non si vedeva dai tempi della Rivoluzione Culturale».

 

«Tutti i vescovi che rifiutano di aderire all’Associazione patriottica cattolica vengono messi agli arresti domiciliari, o scompaiono, dal PCC», ha detto a LifeSiteNews l’esperto cinese Steven Moser all’inizio di questo mese. «Sebbene il Vaticano abbia affermato diversi anni fa che l’accordo sino-vaticano non richiede che nessuno si unisca a questa organizzazione scismatica, il rifiuto di farlo comporta persecuzioni e punizioni. E il Vaticano resta a guardare e non fa nulla».

 

Il momento in cui la Santa Sede si è avvicinata di più al riconoscimento delle carenze dell’accordo è stato tramite il suo ministro degli Esteri, l’arcivescovo Paul Gallagher. L’arcivescovo, che funge da segretario vaticano per le relazioni con gli Stati e le organizzazioni internazionali, ha affermato l’anno scorso che l’accordo «non era il migliore accordo possibile» a causa della «controparte».

 

Proprio il mese scorso, il Gallagherro lo aveva descritto come ancora «un mezzo utile per la Santa Sede e le autorità cinesi per affrontare la questione della nomina dei vescovi», pur ammettendo con molta cautela dei limiti all’accordo. «Abbiamo sempre creduto che ciò sarebbe stato utile», non c’era alcuna «disponibilità o apertura» da parte delle autorità cinesi su questo punto, ha detto lo scorso mese il cardinale britannico.

 

Una serie di nomine episcopali – fatte mentre sacerdoti vengono torturati – dall’ultimo rinnovo dell’accordo nell’ottobre 2022 hanno evidenziato il primato del potere esercitato da Pechino nell’accordo. In tre occasioni note, tra cui la nomina del nuovo vescovo di Shanghai, il PCC ha nominato nuovi vescovi o li ha assegnati a nuove diocesi, lasciando che il Vaticano si mettesse al passo con gli eventi ed esprimesse la sua frustrazione espressa in termini diplomatici. «Appaiono quindi improbabili nuovi sviluppi nell’accordo a favore del Vaticano» scrive LSN.

 

Tutto dimostra che il papato del gesuita si è di fatto sottomesso al volere del Dragone.

 

Nel luglio 2023, il cardinale Parolino aveva dichiarato che la Santa Sede auspica «l’apertura di un ufficio di collegamento stabilito della Santa Sede in Cina» che «non solo favorirebbe il dialogo con le autorità civili ma contribuirebbe anche alla piena riconciliazione all’interno della Chiesa cinese e dei suoi viaggio verso una normalità desiderabile».

Aiuta Renovatio 21

I segni dell’infeudamento della gerarchia cattolica al potere cinese sono visibili da tempo, e appaiono in forme sempre più rivoltanti: un articolo in lingua inglese nel portale internet della Santa Sede sembrava lasciar intendere che le persecuzioni dei cristiani in Cina ad opera del Partito Comunista Cinese sono «presunte».

 

Come ipotizzato da Renovatio 21, dietro all’accordo sino-vaticano potrebbero esserci ricatti a vari membri del clero: la Cina per un periodo ha disposto dei dati di Grindr, l’app degli incontri omosessuali, dove si dice vi siano immense quantità di consacrati. Da considerare, inoltre, che per lungo tempo il messo per l’accordo con Pechino fu il cardinale Theodore McCarrick, forse la più potente figura cattolica degli USA, noto per lo scandalo relativo non solo ai suoi appetiti omofili (anche con ragazzini) ma alla struttura che vi aveva costruito intorno. McCarrick quando andava in Cina a trattare per la normalizzazione dei rapporti tra Repubblica Popolare e Santa Sede, dormiva in un seminario della Chiesa Patriottica Cinese…

 

Mentre continuano i cattolici desaparecidos, le delazioni sono incoraggiate e pagate apertamente, il lavaggio del cervello investe quantità di sacerdoti, le suore sono perseguitate e le demolizioni di chiese ed istituti religiosi continua senza requie, il Vaticano invita due vescovi patriottici al Sinodo, e Pechino, come ringraziamento, «ordina» nuovi vescovi senza l’approvazione di Roma – mentre i veri sacerdoti vengono torturati dal governo del Dragone.

 

Il controverso miliardario cinese Guo Wengui, ora rifugiato negli USA, sostiene che il Vaticano sarebbe corrotto con «1,6 miliardi di dollari l’anno per fermare le critiche alla politica religiosa di Pechino».

 

Il disastro del gesuita sul trono di Pietro va così. Come abbiamo già detto varie volte: prepariamoci ad ondate di sangue di martiri, che il pontefice attuale non riconosce come semen christianorum.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Continua a leggere

Pensiero

«Preghiera» pagana a Zeus ed Apollo recitata durante cerimonia di accensione della torcia olimpica. Quanti sacrifici umani verranno fatti, poi, con l’aborto-doping?

Pubblicato

il

Da

All’inizio di questo mese, il rituale dell’accensione della torcia olimpica – di fatto la prima cerimonia dei Giochi Olimpici – si è tenuta ad Olimpia, in Grecia, presso l’antico tempio di Era, la moglie di Zeus, padre degli dei greci detti, appunto, olimpici. Lo riporta LifeSite.   Accompagnata da uno stuolo di vestali per qualche ragione tutte bianche, l’attrice greca Mary Mina ha interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» che aveva funzione, tra le altre cose, di offrire una «preghiera» agli dèi olimpici.   «Apollo, dio del sole e dell’idea della luce, invia i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola per la città ospite», cioè Parigi. «E tu, Zeus, dona la pace a tutti i popoli della terra e incorona i vincitori della corsa sacra».    

Sostieni Renovatio 21

Il Comitato Olimpico Ellenico organizza l’evento, che ha una durata di circa 30 minuti, ed elenca sul suo sito il resto dell’«Invocazione ad Apollo».   Silenzio sacro   Risuonino il cielo, la terra, il mare e i venti. Le montagne tacciono. I suoni e i cinguettii degli uccelli cessano. Per Febo, il Re portatore di Luce ci terrà compagnia.   Apollo Dio del sole e dell’idea della luce manda i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola per l’ospitale città di… E tu Zeus dona la pace a tutti i popoli della terra e incorona i vincitori della Razza Sacra   Il gruppo spiega che la prima cerimonia di accensione della torcia ebbe luogo nel 1936 con «l’alta sacerdotessa Koula Pratsika, considerata una pioniera della danza classica in Grecia e fu la prima coreografa della cerimonia di accensione». La Pratsika nell’ambito dei celeberrimi Giochi di Berlino – quelli dello Hitler e di Jesse Owens, e di Leni Riefenstahl – e che da allora si è svolta più o meno prima di ogni Olimpiade.   La coreografa Artemis Ignatiou dirige lo spettacolo dal 2008. Originaria della Grecia, ha precedentemente interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» ed è stata coinvolta nella produzione dagli anni Novanta.   È, ammetterà anche il lettore, molto molto curioso: la preghiera ai dei dell’Ellade rispunta per lo Sport, quando invece, l’invocazione che nei secoli si è pronunziata per la medicina – il giuramento di Ippocrate – è oramai quasi del tutto sparito in tutto il mondo – e mica lo vediamo solo in Israele, lo abbiamo visto anche sotto casa durante il COVID. I motivi, li sapete: quelle frasi sul fatto che il medico non darà sostanze abortive, né cagionerà la morte del paziente… Siamo lontani anni luce da ciò che oggi deve fare il dottore, e cioè servire la Necrocultura, estendendo la morte ovunque si possa.   È bene ricordare anche che il mondo moderno ora esige un altro culto pagano greco, quello alla dèa preolimpica (cioè, ctonia) Gaia, che tramite le elucubrazioni dell’ambientalismo è divenuta la Terra stessa, intesa come unico essere vivente minacciato dalla presenza umana. Del resto, Gaia apparteneva alla stirpe dei titani, come Crono, il dio che divorava i suoi figli…   Ma torniamo al fuoco pagano dei Giuochi. Il sito olimpico ricorda che i giochi iniziarono nel 776 a.C. e continuarono fino al 393 d.C. quando l’imperatore cristiano Teodosio I li abolì. «Le sue cerimonie di apertura sembrano quasi sempre incorporare temi massonici o globalisti» scrive LifeSite. «I giochi di quest’anno sono stati annunciati come le prime Olimpiadi “della parità di genere”. Ciò significa che uomini e donne avranno una rappresentanza 50-50 nella competizione. Detto in altro modo, ci saranno tanti atleti maschi quante sono le atlete. Questo è stato presentato come un importante segno di “progresso”».   Alla cerimonia di accensione della torcia, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha sottolineato che i giochi di quest’anno saranno «più giovani, più inclusivi, più urbani, più sostenibili». Si riferiva al fatto che sarà allestita una «Pride House» pro-LGBT per «sostenitori, atleti e alleati LGBTI+».   «I Giochi sono una celebrazione della diversità», afferma il sito ufficiale delle Olimpiadi. «In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, Parigi 2024 ribadisce il suo impegno nella lotta contro ogni forma di discriminazione», riferendosi eufemisticamente a qualsiasi opposizione all’omosessualità o al transgenderismo e aggiungendo che la «Pride House» ha lo scopo di «celebrare» le «minoranze» LGBT e il loro «orgoglio».   LifeSiteNews ci tiene a ricordare che «come i precedenti Giochi Olimpici, Parigi 2024 sarà probabilmente una cloaca di impurità. (…) la fornicazione è dilagante e nel Villaggio Olimpico dove soggiornano gli atleti vengono distribuiti contraccettivi gratuiti».   Riguardo al sesso al villaggio olimpico, chi ha partecipato da atleta ad un’Olimpiade in genere torna con racconti impressionanti – dionisiaci, erotici, del resto sempre di dèi greci si tratta, Dioniso, Eros, e mettiamoci pure dentro pure la poetessa greca Saffo, che dea non è, ma popolare di certo lo deve essere presso certe giocatrici di basket, ad esempio, e neanche solo quelle.   Del resto, metti quantità di giovani sani (in teoria: da Tokyo sappiamo quanti ne ha rovinati, financo sportivamente, l’mRNA) tutti insieme nello stesso luogo, e cosa vuoi che succeda? Sappiamo che la cosa capita anche alla Giornate Mondiale della Gioventù organizzate dai papati moderni, al termine delle quali trovano a terra tra la spazzatura, oltre che le ostie consacrate, anche preservativi usati da giovani e previdenti papaboys.   La questione, semmai, è capire che l’abominio pagano dello sport olimpico potrebbe essere andato molto oltre le semplici fornicazioni degli atleti: da anni si parla sommessamente del fenomeno dell’aborto-doping. Funziona così: per giovarsi della biochimica ormonale fantastica offerta dalla gravidanza e migliorare quindi le proprie prestazioni sportive, le atlete si fanno ingravidare per poi uccidere il figlio e godere del beneficio organico e muscolare della gravidanza.   Praticamente: vero e proprio doping, senza alcuno steroide sintetico – quindi perfettamente legale. Specie, immaginiamo, nelle Olimpiadi delle «pari opportunità».   «Ora che i test antidroga sono di routine, la gravidanza sta diventando il modo preferito per ottenere un vantaggio sulla concorrenza» avvertiva ancora nel 2013 Mona Passiganno, direttrice di un gruppo pro-life texano. In quell’anno emerse anche la storia di un atleta russo che avrebbe raccontato a un giornalista che già negli anni Settanta, alle ginnaste di appena 14 anni veniva ordinato di dormire con i loro allenatori per rimanere incinte e poi abortire. La procedura sarebbe così conosciuta da arrivare persino anche sui libri di testo: un libro di testo online di fisiologia del dipartimento di Fisiologia Medica dell’Università di Copenaghen sembra averne ancora traccia.   «Le atlete di punta – proprio dopo il momento in cui hanno dato alla luce il loro primo figlio – hanno stabilito diversi record mondiali» scrive il testo danese di fisiologia sportiva. «Naturalmente, questo è accettabile come evento naturale e non intenzionale. Tuttavia, in alcuni Paesi le atlete rimangono incinte per 2-3 mesi, al fine di migliorare le loro prestazioni subito dopo l’aborto».

Aiuta Renovatio 21

Altro che preghiera ad Apollo: questo è un sacrificio umano, un atto propiziatorio tramite l’uccisione della propria prole al dio pagano della prestanza fisica, della vittoria sportiva, della ricca sponsorizzazione, dell’ego incoronato etc.   E quindi: quanti sacrifici umani agli dèi antichi e moderni verranno consumati per i Giochi parigini?   Va ricordato l’aborto nel mondo sportivo non è una novità, una importante multinazionale di vestiario, negli anni, è stata accusata di aver fatto pressioni affinché le proprie atlete sponsorizzate abortissero, anche se non è chiaro se semplicemente per continuare a sfruttarne le prestazioni o per ottenerne anche i benefici corporei del doping feticida.   Diciamo pure che la strage olimpica occulta dei bambini delle atlete non potrebbe essere l’unico accento di morte da aspettarsi a Giochi di Parigi. Come noto, Macron ha fatto capire di temere per l’incolumità della sua Olimpiade, arrivando a chiedere, anche grottescamente, una «tregua» dei conflitti in corso – lui che, contro l’opinione degli omologhi europei e dello stesso popolo francese, paventa truppe NATO in Ucraina, e che secondo alcuno già sarebbero state spedite ad Odessa.   Abbiamo visto, nel frattempo, come qualcuno degli organizzatori olimpici si stia lamentando del fatto che per il nuoto la Senna sembra non andare bene: è stata rilevato troppo Escherichia Coli, cioè troppa materia fecale. Parigi è baciata da un fiume escrementizio, e vuole che gli atleti di tutto il globo vi si tuffino.   Questa immagine, del fiume di cacca in cui obbligano la gente ad immergersi, racconta bene il senso occulto dell’Olimpiade.   Tuffatevi anche voi nell’acqua marrone: dietro l’Olimpiade non c’è solo l’afflato neopagano e massonico (con le logge che da sempre rivendicano la consonanza con i principi olimpici), potrebbe esserci un’ondata di morte vera e propria.   Giochi di morte: lo Stato moderno pare volerceli infliggere a tutti i costi.   Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
           
Continua a leggere

Spirito

I funerali di mons. Huonder

Pubblicato

il

Da

Secondo il suo desiderio, espresso più volte, mons. Vitus Huonder è stato sepolto nel seminario di Ecône, «vicino al vescovo che ha tanto sofferto per la Chiesa», ha detto. La messa funebre pontificia è stata celebrata nella chiesa del seminario da mons. Bernard Fellay. Successivamente nella cripta del seminario furono deposte le spoglie del vescovo emerito di Coira.

 

Un lungo corteo ha accompagnato il feretro del vescovo Huonder dalla cripta alla chiesa dove è stato celebrato il pontificale, dove è stata vegliata tutta la notte dopo il canto dell’Ufficio dei Morti. Il corteo lo accompagnerà poi alla tomba dove furono resi gli ultimi onori al vescovo Huonder e dove troverà la sua ultima dimora.

 

Erano presenti, infatti, 150 sacerdoti e seminaristi, una trentina di suore e circa 900 fedeli tra cui i 150 studenti della scuola Wangs, dove mons. Huonder ha concluso santamente e felicemente i suoi giorni.

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

Immagini da FSSPX.news

Continua a leggere

Più popolari