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Sorveglianza

La Nuova Zelanda in lockdown per un singolo caso. La premier: «non parlate con i vicini»

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Il primo ministro della Nuova Zelanda Jacinda Ardern ha imitato il massimo funzionario della sanità pubblica australiano dicendo ai cittadini di «non parlare con i vicini», dopo che il paese è entrato in lockdown completo a causa del rilevamento di un solo caso di COVID.

 

L’intera nazione è in istato di lockdown per tre giorni, con la capitale Auckland in isolamento forzato per una settimana, in seguito alla scoperta di una singola infezione da coronavirus – una sola, sul serio –  nella città costiera di Coromandel.

 

Ai cittadini neozelandesi viene ora detto di evitare di andare a lavoro, a scuola e a svolgere di fatto qualsiasi attività: avete esperienza personale dello schema, all’esterno si va esclusivamente per motivi «essenziali» come l’acquisto di cibo e medicinali.

 

Le raccomandazioni della Ardern sono tuttavie andate ben oltre, quando la giovane premier ha sostenuto che il rischio di trasmettere l’infezione sarebbe così alto che i cittadini non dovrebbero nemmeno conversare con i propri vicini.


«Resta nei vostri luoghi e non assembratevi, non parlate con i vostri vicini, per favore mantenete le vostre “bolle”», ha dichiarato la Ardern, incurante della mostruosità della raccomandazione di evitare perfino di parlare con il vicinato.

 

Nel video, peraltro, la Ardern è accompagnata da una interprete della lingua dei segni: due vicini muti possono comunicare così, magari guardandosi dalla finestra? Nessuno ha posto al primo ministro kiwi questa domanda, anche se deve essere saltata alla mente a molti. Del resto non ci sono studi sulla trasmissione del coronavirus tramite lingua dei segni, o almeno non ancora…

 

Ad ogni modo, nel messaggio dell’onorevole Jacinda non poteva mancare il tambureggiamento terrorista sulla variante Delta in agguato dietro ogni passegiata:

Gli antipodi sono divenuti l’avanguardia del lager pandemico globale.

 

«Sappiamo da casi d’oltremare della variante Delta che può essere diffusa da persone semplicemente camminando uno accanto all’altro, quindi mantenete quei movimenti all’esterno al minimo indispensabile, indossate la mascherina e assicuratevi di mantenere quella distanza fisica».

 

La Arden, nota ultrabortista, sta sostanzialmente ripetendo ciò che il capo della sanità del non lontanissimo stato australiano del Nuovo Galles Meridionale, che  il mese scorso aveva detto ai concittadini che avrebbero dovuto sopprimere le loro conversazioni.

 

«Anche se è nella natura umana impegnarsi in una conversazione con gli altri, essere amichevoli, sfortunatamente questo non è il momento per farlo», aveva affermato con puntiglio la dottoressa Kerry Chant, capo della sanità dello Stato.

 

«Quindi, anche se ti imbatti nel tuo vicino di casa nel centro commerciale… non iniziare una conversazione, ora è il momento di ridurre al minimo le tue interazioni con gli altri, anche se hai una maschera, non pensare che ti permetta di protezione, vogliamo essere assolutamente sicuri che durante la nostra vita quotidiana non entriamo in contatto con nessun altro che rappresenterebbe un rischio».

 

Con evidenza la Ardern non ha contezza della scherno globale per le parole della funzionaria che voleva imbavagliare perfino le chiacchere di pianerottolo.

 

Come riportato da Renovatio 21, collega della Chant messo a capo della sanità dello Stato australiano del Queensland invece si è premurata di ordinare ai nonni «non avvicinatevi ai vostri nipoti».

 

«Perché le autorità australiane e neozelandesi insistono così tanto sul fatto che le persone non si parlino tra loro?» si chiede Summit News.

 

«Forse perché se un numero sufficiente di loro lo facesse, le autorità subirebbero una pressione sufficiente per invertire la disastrosa politica “zero COVID”, il che significa che entrambi i Paesi potrebbero essere sottoposti a una qualche forma di lockdown intermittente per gli anni a venire».

 

La politica sanitaria dell’Australia, folle fino all’inspiegabile, prevede infatti restrizioni qualora si verificasse anche un solo caso: nelle scorse settimane si sono infatti effettuati, nonostante le proteste, numerosi lockdown a fronte di numeri di malati vicino allo zero e ospedali totalmente vuoti.

 

La Nuova Zelanda ha seguito molte delle stesse restrizioni draconiane imposte dal paese vicino Australia, con le autorità che in precedenza avevano annunciato che metteranno tutti i contagiati da coronavirus e i loro familiari stretti in «strutture di quarantena» anche se si rifiutano.

 

Come abbiamo visto questa settimana, l’Australia sta materialmente impedendo anche ai propri cittadini di entrare o uscire dal Paese, mentre ha mobilitato in strada l’esercito per imporre il nuovo lockdown. Lo scorso dicembre lo Stato del Victoria aveva proibito i baci e gli abbracci a capodanno, mentre veniva escogitata anche una legge per negare i regali di Natale ai bambini.

 

L’impossibilità di muoversi liberamente dentro all’Australia in fase di lockdown quest’anno ha causato già 4 neonati morti.

 

Una legge in discussione potrebbe consentire alle autorità australiane di arrestare «i complottisti del COVID». Già l’anno passato la polizia è entrata in casa di numerose persone che avevano la colpa di aver espresso la propria opinione su Facebook, talvolta arrestandole dinanzi ai loro figli piccoli. Le autorità australiane si sono altresì date il potere di strappare i bambini ai genitori qualora essi non fossero ritenuti in grado di garantire le norme anti COVID.

 

Gli antipodi, insomma, sono divenuti l’avanguardia del lager pandemico globale.

 

 

Immagine di Ulysse Beyer via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

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Cina

Espianto degli organi, la Cina sta costruendo il più grande database DNA al mondo per facilitare il prelievo forzato

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In un’udienza al Campidoglio di Washington alcuni esperti hanno testimoniato riguardo la rimozione sistematica, diffusa e non consensuale di organi umani per trapianti da parte della Cina che starebbe continuando ad espandere il suo vasto database di DNA che consente all’industria medica di individuare rapidamente le corrispondenze perfette. Lo riporta LifeSiteNews.

 

«Il prelievo forzato di organi su scala industriale in Cina è un’atrocità senza eguali nella sua malvagità: bisogna tornare agli orribili crimini commessi nel 20° secolo da Hitler, Stalin, Mao o Pol Pot per trovare atrocità sistemiche comparabili», ha affermato il deputato repubblicano del New Jersey Chris Smith, capo della Commissione esecutiva del Congresso sulla Cina (CECC) nell’apertura l’udienza.

 

«Il numero delle persone giustiziate per i loro organi – alcuni anche prima di morire cerebralmente – è sconcertante», ha annunciato Smith. «Il prelievo forzato di organi in Cina equivale a “Crimini contro l’umanità”».

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Il rappresentante Smith, che ha attirato l’attenzione sul prelievo forzato di organi in Cina per più di due decenni, ha raccontato di un funzionario della sicurezza cinese che aveva testimoniato in precedenza che «lui e gli altri suoi agenti di sicurezza stavano giustiziando prigionieri – con medici, ovviamente, e ambulanze – prelevare i loro organi per il trapianto».

 

«Prove sostanziali indicano che i prigionieri in Cina sono stati sottoposti ad esami del sangue, tenuti in cattività e uccisi su richiesta dei loro organi», ha detto uno dei testimoni nella sua testimonianza scritta. «Questa affermazione è corroborata da prove e ammissioni da parte di funzionari cinesi di alto livello, professionisti medici e pubblicazioni ufficiali. I prigionieri sono qui trattati come una risorsa: una riserva vincolata di scorte di organi da sfruttare secondo necessità».

 

Secondo quanto detto durante l’udienza, negli anni il bacino dei donatori riluttanti si è ampliato, dai prigionieri ai nemici politici fino a un’enorme popolazione di cittadini comuni.

 

«Abbiamo avuto diversi sopravvissuti ai campi di detenzione cinesi che hanno condiviso con noi le loro storie potenti», ha raccontato il dottor Tom Oliverson, rappresentante dello Stato del Texas e presidente del Comitato assicurativo, nella sua testimonianza scritta.

 

«Ci hanno raccontato degli orrori quotidiani dell’essere un prigioniero religioso e politico e di quanto spesso quelli nei campi sparivano all’improvviso – per non essere mai più visti», ha continuato Oliverson. «Hanno parlato dell’orrore di sapere cosa stava succedendo a coloro che erano scomparsi e di non poter fare nulla per fermarci. Hanno condiviso che, a causa del loro stile di vita sano e dell’astinenza dall’alcol, i praticanti di Falun Gong e gli uiguri venivano spesso presi di mira» per il prelievo forzato di organi.

 

Maya Mitalipova, direttrice del Laboratorio sulle cellule staminali umane presso il Whitehead Institute for Biomedical Research del MIT, ha avvertito il comitato che la Cina non si sarebbe limitata a raccogliere dati sul sequenziamento del DNA all’interno dei propri confini. Sta addirittura accumulando informazioni sul DNA dei cittadini statunitensi.

 

«Il governo cinese sta costruendo il più grande database del DNA al mondo acquisendo dati di sequenziamento del DNA da aziende cinesi e di tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti», ha affermato la Mitalipova. «Numerose aziende biotecnologiche stanno aiutando la polizia cinese nella creazione di questo database”, ha continuato. “Tra questi figurano la statunitense Thermo Fisher Scientific e la società cinese BGI (Beijing Genome Institute). Il BGI in particolare è pericoloso perché raccoglie dati genetici degli americani e li usa per ricerche con l’esercito cinese».

 

La scienziata del politecnico bostoniano ha spiegato che la Cina ha già investito miliardi di dollari per sequenziare il DNA di intere popolazioni dello Xinjiang e del Tibet al fine di semplificare i futuri trapianti di organi.

 

«Quando un paziente richiede un organo in Cina, i dati sequenziati del suo DNA verranno confrontati con i milioni nel database del DNA archiviato nei computer» racconta la Mitalipova. «Entro pochi minuti verrà trovata una corrispondenza perfetta. Se un potenziale donatore di organi non è in prigione o in un campo, le autorità cinesi possono facilmente trovare un motivo per trattenere una persona compatibile e ucciderla su richiesta per i suoi organi».

 

La Mitalipova ha anche osservato che le autorità cinesi non solo hanno imposto il prelievo di sangue per il test del DNA, ma stanno anche eseguendo controlli ecografici su tutti gli organi interni – un altro probabile passo per semplificare ulteriormente il futuro abbinamento e prelievo di organi.

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Matthew Robertson, coautore di «Execution by Organ Procurement: Breaching the Dead Donor Rule in China» («Esecuzione mediante prelievo di organi: violazione della regola del donatore deceduto in Cina») pubblicato sull’American Journal of Transplantation, ha iniziato la sua sostanziale testimonianza scritta su un caso avvenuto nel 1978 «quando una giovane prigioniera politica, secondo quanto riferito, aveva avuto il suo reni estratti sul luogo dell’esecuzione mentre era ancora viva».

 

«Con le riforme economiche cinesi, anche il sistema dei trapianti di organi è diventato soggetto alle forze del mercato. A partire dal 2000, l’attività del settore dei trapianti di organi in Cina è esplosa. Migliaia di chirurghi specializzati in trapianti sono stati formati e centinaia di ospedali iniziarono a offrire i trapianti come terapia di routine. Il complesso medico-militare è stato fortemente coinvolto nell’attività e nella ricerca sui trapianti. I tempi di attesa per il trapianto sono passati da molti mesi a solo settimane, giorni e talvolta ore. Il trapianto di organi è passato da una terapia specialistica rivolta principalmente ai quadri del partito a un trattamento di routine disponibile in tutto il paese. Gli ospedali hanno iniziato a pubblicare la disponibilità degli organi e i listini prezzi sui siti web, e i turisti che effettuano trapianti da tutto il mondo sono volati in Cina per ricevere gli organi nelle date prestabilite (il che significa che i tempi dell’esecuzione del donatore devono essere stati pianificati in anticipo)».

 

«Fonti in lingua cinese rivelano che i due cambiamenti chiave nel settore dei trapianti in Cina a partire dal 2000 sono stati i volumi e i tempi di attesa: decine di migliaia di trapianti venivano eseguiti ogni anno, molti su richiesta, in coincidenza con un calo graduale e poi improvviso delle procedure giudiziarie. esecuzioni. L’uso di prigionieri politici come fonte di organi, in particolare di aderenti al Falun Gong incarcerati in massa dal luglio 1999, è l’unica spiegazione plausibile per questo risultato».

 

«Documenti medici e aneddoti di chirurghi cinesi supportano ulteriormente l’affermazione del prelievo di organi dai prigionieri su richiesta», ha detto Robertson. «In un caso, i medici hanno trasportato un donatore in Tibet per un’estrazione del fegato, garantendo la rimozione simultanea del fegato del ricevente per mantenere la vitalità dell’organo trapiantato».

 

«Ciò costituisce un’ammissione di tratta di esseri umani a scopo di omicidio e prelievo di organi, dato che hanno espressamente trasportato un donatore forzato vivente in un luogo diverso, solo per poi procedere all’esecuzione e al prelievo di organi», ha spiegato.

 

«L’assenza di una responsabilità significativa, sia a livello nazionale che internazionale, invia un segnale che la riforma è facoltativa piuttosto che imperativa», ha osservato Robertson. «Senza conseguenze tangibili, la Cina ha pochi incentivi a modificare radicalmente le sue pratiche di approvvigionamento di organi».

 

Come riportato da Renovatio 21, in questi anni è emerso che i medici cinesi starebbero espiantando gli organi non solo a vittime di incidenti stradali ma anche a pazienti con danni cerebrali – in pratica, in Cina si farebbe a meno, con una certa mirabile sincerità, della balla stragista della «morte cerebrale».

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Secondo quanto raccontato da Epoch Times, testata legata al movimento religioso Falung Gong, represso in Cina e molto concentrato sul tema, vi sarebbe nella Repubblica popolare una vera e propria «industrializzazione» della predazione degli organi.

 

«Al rumore degli spari, i prigionieri caddero a terra senza vita» aveva raccontato un ex agente cinese. «I loro corpi, ancora caldi, sono stati trasportati in un vicino furgone bianco dove li attendevano due medici vestiti di bianco. A porte chiuse, sono stati tagliati aperti, gli organi estratti per la vendita sul mercato dei trapianti».

 

«L’espianto di organi dei prigionieri del braccio della morte era un segreto di Pulcinella» aveva raccontato l’ex ufficiale di pubblica sicurezza della città di Zhengzhou, capitale della provincia dell’Henan nella Cina centrale, che ora vive negli USA, confessando di essere stato un partecipante inconsapevole a una catena di approvvigionamento «industrializzata» che convertiva esseri umani viventi in prodotti da vendere nel commercio di organi.

 

Due anni fa era emerso che potrebbero esservi stati casi di prigionieri nigeriani uccisi per l’espianto degli organi.

 

La stessa Repubblica Popolare Cinese ha incarcerato nel 2020 diverse persone per traffico illegale di organi, prelevandoli da vittime di incidenti stradali e a pazienti con gravi danni cerebrali. Leggi specifiche sono state promulgate da Pechino, senza tuttavia riuscire a fermare il traffico illegale di organi – che rappresenterebbe, crediamo, pur sempre la punta dell’iceberg della predazione cinese, che, dai prigionieri in giù, costituisce un processo istituzionale.

 

Renovatio 21 ricorda ai suoi nuovi lettori che l’espianto degli organi avviene per lo più a cuor battente.

 

Rammentiamo inoltre che la cosiddetta «morte cerebrale» è nient’altro che una convenzione, che pure varia da Paese a Paese, inventata per aumentare questo ulteriore business sanitario e farmaceutico (pazienti abbonati ai farmaci anti-rigetto per tutta la vita, a spese della Sanità di Stato, magari) e radicare nelle nostre vite questa ulteriore variante del sacrificio umano.

 

In realtà, la Cina è solo leggermente più smaliziata di quanto non faccia, tra incentivi e pubblicità progresso, tutta la sanità occidentale – compresa quella accanto a casa vostra.

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Sorveglianza

Il sindaco massone di Nuova York rivela che «sistemi elettromagnetici di rilevamento di armi» arriveranno nella metropolitana cittadina

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Il sindaco di Nuova York Eric Adams ha annunciato giovedì che la Grande Mela utilizzerà presto apparecchiature elettromagnetiche ad alta tecnologia per monitorare la presenza di armi all’interno delle stazioni della metropolitana.   «Sono orgoglioso di annunciare che stiamo compiendo un ulteriore passo avanti nei nostri continui sforzi per rendere le nostre metropolitane ancora più sicure e garantire che i newyorkesi si sentano più sicuri nel sistema di trasporto pubblico», ha affermato l’Adams durante una conferenza stampa.   «Oggi, in accordo con il Post Act per l’uso di tecnologia da parte del Dipartimento della polizia di Nuova York, pubblicheremo la politica di impatto e di uso per i sistemi elettrici, elettronici ed elettromagnetici di rilevamento di armi qui nella città di Nuova York».   Successivamente, Adams ha spiegato che la polizia di Nuova York esaminerà da quali aziende acquisterà la tecnologia nell’arco di novanta giorni.   Dopo novanta giorni, ha dichiarato il primo cittadino massone della Grande Mela, la città installerà «sistemi elettromagnetici di rilevamento di armi» in tutta New York.

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Secondo documenti sul sito della città, «i sistemi di rilevamento delle armi elettromagnetiche possono distinguere le armi dagli oggetti personali. A differenza dell’uso dei metal detector tradizionali, gli individui non hanno bisogno di essere separati dai loro averi o di rallentare il passo mentre attraversano il sistema»   «Il Dipartimento di Polizia della città di Nuova York (NYPD) ha prodotto questa bozza di politica sull’impatto e sull’uso perché intende condurre un programma pilota utilizzando un sistema di rilevamento di armi elettromagnetiche dotato di videocamere per impedire alle persone di introdurre armi nel sistema di trasporto. Le videocamere fanno parte di un sistema di allarme assistito da immagini in tempo reale che indica la presenza di una potenziale arma al personale della polizia».   «Il sistema elettromagnetico di rilevamento di armi funziona in modo simile ad altri sistemi di rilevamento automatizzato di armi ad alto traffico già utilizzati da stadi e arene sportive, luoghi di intrattenimento e ospitalità e strutture sanitarie. Il sistema emette impulsi elettromagnetici a frequenza ultrabassa; la frequenza rientra nello stesso intervallo dei sistemi antifurto ampiamente utilizzati negli ambienti di vendita al dettaglio per la prevenzione dei furti. Questi impulsi passano attraverso gli oggetti che si muovono attraverso il sistema di rilevamento delle armi elettromagnetiche. I sensori del sistema elaborano le informazioni trasmesse e il sistema di rilevamento delle armi elettromagnetiche utilizza questi dati per determinare se rileva una potenziale arma».   «Il sistema elettromagnetico di rilevamento delle armi è dotato di telecamere. Se il sistema rileva una potenziale arma o armi indossate o trasportate da un individuo, il sistema catturerà un’immagine fissa e un video di circa tre secondi dell’individuo che si muove attraverso il sistema. Il sistema avviserà la polizia di Nuova York che è stata rilevata una potenziale arma e trasmetterà in modalità wireless l’immagine fissa e il video a un tablet monitorato da un ufficiale della polizia di New York. Un cubo apparirà sia sull’immagine fissa che sul video clip, indicando la posizione della potenziale arma indossata o trasportata dall’individuo».   «Le persone possono portare con sé normali oggetti personali durante il processo di screening, nonché borse e zaini personali. Se un individuo cammina a un ritmo normale, l’intero processo di scansione richiede meno di tre secondi. A causa della loro composizione e forma, alcune non-armi potrebbero essere rilevate come potenziali armi. Se il sistema avvisa la polizia di New York di una potenziale arma, ma l’arma non viene trovata nell’area indicata dal cubo, all’individuo sarà consentito entrare nel sistema di transito».   «Il sistema di rilevamento delle armi elettromagnetiche preso in considerazione dalla polizia di New York non utilizza tecnologie di misurazione biometrica. Non utilizza tecnologie di riconoscimento facciale e non può condurre un’analisi del riconoscimento facciale». L’annuncio arriva poche settimane dopo che la governatrice democratica non eletta di New York, Kathy Hochul, ha schierato centinaia di soldati della Guardia Nazionale e agenti di polizia nella metropolitana di New York per controllare i bagagli dei viaggiatori.  

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Come riportato da Renovatio 21, il sindaco Adams – massone di alto grado incappato recentemente in speciose accuse di legami con la Turchia – l’anno passato aveva deciso per l’implementazione di robocani poliziotto per combattere il crimine nella città autoproclamatasi «santuario» per gli immigrati illegali filtrati dal confine meridionale USA lasciato spalancato dall’amministrazione Biden.   L’anno scorso, in uno strano momento di sincerità, l’Adams si era lasciato scappare che «gli immigrati distruggeranno Nuova York».   I recenti scandali che hanno investito l’Adams, tra cui un’accusa di molestie sessuali (per la verità, immancabile nella politica neoeboracena, come insegna anche il recentissimo caso Cuomo, classico golpe del sistema locale) hanno portato al sequestro di telefono ed iPad del massonico primo cittadino della megalopoli. SOSTIENI RENOVATIO 21
     
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Sorveglianza

Il governo USA ordina a Google di identificare chi ha guardato determinati video di YouTube

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Le forze dell’ordine e i tribunali federali degli Stati Uniti hanno fatto un ulteriore passo avanti negli sforzi estremi che stanno compiendo per sorvegliare le attività delle persone online, anche sulle vaste piattaforme di Google. L’ultima di queste azioni di sorveglianza vedrebbe il gigante della tecnologia riceve l’ordine di identificare tutte le persone che guardano determinati video o live streaming su YouTube. Lo riporta Reclaim The Net.

 

Dopo aver censurato direttamente creatori e canali, fornendo dati di geolocalizzazione dei suoi utenti alle autorità in risposta ai controversi obblighi di geofencing (perimetro virtuale associato ad un’area geografica del mondo reale), ora si va direttamente a rilevare la consumazione di uno specifico contenuto come dato di rilevanza pubblica.

 

Smascherare chiunque abbia guardato un particolare video è simile al geofencing in quanto rende tutti sospettati – e questo, secondo alcuni esperti americani e gruppi per i diritti umani, è incostituzionale, cioè viola il Quarto Emendamento della Costituzione statunitense, quello che protegge da perquisizioni irragionevoli.

 

Forbes scrive di aver avuto accesso a diversi ordini che nominano alcuni video di YouTube, citando un caso non sigillato originario del Kentucky e che ha a che fare con persone che visualizzano contenuti pubblicati da un utente sospettato dalle forze dell’ordine di riciclaggio di denaro per aver venduto Bitcoin in contanti.

 

Gli agenti sotto copertura avevano contattato l’utente, inviando link a tutorial di mappatura via drone e tutorial di realtà aumentata, per poi rivolgersi a Google, chiedendo di sapere chi guardava i video.

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I video hanno avuto più di 30.000 visualizzazioni e un tribunale ha ordinato che qualsiasi utente che lo avesse fatto, tra il 1 e l’8 gennaio 2003, dovesse essere completamente smascherato.

 

L’ordine richiedeva nomi, indirizzi, numeri di telefono e attività dell’account di ciascun utente Google e indirizzi IP di tutti coloro che guardavano i video senza un account.

 

«È giusto aspettarsi che le forze dell’ordine non abbiano accesso a tali informazioni (personali sensibili) senza una ragione plausibile», ha commentato John Davisson dell’Electronic Privacy Information Center. «Questo ordine capovolge questa ipotesi».

 

Quando la polizia ha chiesto l’emissione dell’ordine, ha dichiarato: «c’è motivo di credere che questi documenti sarebbero rilevanti e materiali per un’indagine penale in corso».

 

Anche se Google ha rispettato la richiesta di tacere su tutto ciò fino a quando i documenti non sono stati aperti la scorsa settimana, secondo Forbes, «non mostrano se Google abbia fornito o meno i dati nel caso».

 

Un caso separato nel New Hampshire riguardava una minaccia di bomba in un luogo pubblico e persone che guardavano un live streaming della polizia che perquisiva la zona. Il livestream è stato possibile grazie a una telecamera situata nei locali commerciali vicini.

 

Successivamente, la polizia ha voluto sapere esattamente chi lo ha guardato, anche su un canale YouTube appartenente a Boston and Maine Live, che conta 130.000 iscritti.

 

Anche qui, non è dato sapere se Google abbia consegnato o meno i dati.

 

Come riportato da Renovatio 21, quattro anni fa era emerso che YouTube avrebbe rimosso commenti critici alla Repubblica Popolare Cinese.

 

Come sa il lettore, YouTube sta continuando a censurare video del canale di Renovatio 21, anche vecchi di quattro anni, anche privati.

 

In uno sviluppo interessante, YouTube aveva censurato l’omelia di Pasqua di Monsignor Carlo Maria Viganò pubblicata sul canale di Renovatio 21. In canali di altre sedicenti realtà della «controinformazione», tuttavia, notavamo che il video non era stato rimosso…

 

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Immagine di Focal Foto via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0 Generic

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