Sorveglianza
Vance si scaglia ancora contro la Germania e le sue leggi «orwelliane»

La criminalizzazione della libertà di parola nell’UE potrebbe mettere a dura prova le relazioni tra Washington e i suoi alleati, ha affermato lunedì il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance, invitando le nazioni occidentali su entrambe le sponde dell’Atlantico a «respingere» tali politiche.
«Questo è orwelliano», ha scritto il vicepresidente in una dichiarazione su X. Il Vance si riferiva a un’intervista con tre procuratori statali tedeschi pubblicata domenica dall’emittente statunitense CBS. Incentrata sugli sforzi della Germania per combattere i contenuti offensivi su Internet, l’intervista includeva i procuratori che affermavano che insultare chiunque in pubblico o online è un crimine nel loro paese.
L’intervista è stata registrata sullo sfondo di una serie di raid coordinati recentemente avviati dalla polizia tedesca contro circa 50 individui sospettati di aver diffuso discorsi d’odio online. Le persone ritenute colpevoli di tali crimini nella Repubblica federale potrebbero affrontare multe o persino il carcere in caso di recidiva, secondo i procuratori.
«Non pensano che fosse illegale. E dicono, “No, questa è la mia libertà di parola”», ha detto al popolare programma di giornalismo di inchiesta 60 Minutes uno dei procuratori, Matthaus Fink. “E noi diciamo, ‘No, anche voi avete la libertà di parola, ma ha anche i suoi limiti”».
Insulting someone is not a crime, and criminalizing speech is going to put real strain on European-US relationships.
This is Orwellian, and everyone in Europe and the US must reject this lunacy. https://t.co/WZSifyDWMr
— JD Vance (@JDVance) February 17, 2025
I tribunali possono anche ordinare la confisca dei loro dispositivi elettronici, hanno detto i procuratori. Le persone di solito sono «scioccate» quando succede, ha detto un altro procuratore, Frank-Michael Laue. «È una specie di punizione se perdi il tuo smartphone. È persino peggio della multa che devi pagare».
Il codice penale tedesco stabilisce che chiunque «attacchi la dignità umana di altri insultandoli, denigrandoli maliziosamente o calunniandoli» in un modo che «probabilmente turbi la pace pubblica» può affrontare fino a cinque anni di galera. La legislazione è principalmente rivolta contro gli insulti legati alla razza, nazionalità, religione o origine etnica, ma non si limita a questi.
Secondo 60 Minutes, le leggi tedesche proibiscono specificamente la diffusione di pettegolezzi malevoli, minacce violente e citazioni false online. Anche la ripubblicazione di informazioni false è punita, ha affermato l’emittente, citando i procuratori.
Vance ha risposto all’intervista dicendo che «insultare qualcuno non è un crimine e criminalizzare la parola metterà a dura prova le relazioni tra Europa e Stati Uniti». Ha poi invitato «tutti in Europa e negli Stati Uniti» a «respingere questa follia».
La dichiarazione è stata rilasciata solo pochi giorni dopo che il vicepresidente aveva duramente criticato gli alleati di Washington nell’UE per aver abbandonato i propri valori fondamentali, tra cui la libertà di parola, oltre a temere i propri elettori e a non aver rispettato i principi democratici alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco.
Le sue parole sono state elogiate dal presidente Donald Trump, che ha definito il discorso di Vance «brillante». «In Europa stanno perdendo il loro meraviglioso diritto alla libertà di parola», ha affermato Trump venerdì.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Internet
Tribunale tedesco condanna giornalista per meme

Un tribunale distrettuale tedesco ha condannato David Bendels, caporedattore della rivista conservatrice Deutschland-Kurier, a una detenzione di sette mesi con sospensione della pena per aver diffamato il ministro federale degli Interni Nancy Faeser attraverso un meme satirico.
Il controverso meme, pubblicato sull’account X di Deutschland-Kurier nel febbraio 2024, mostrava Faeser con in mano un cartello modificato per riportare la scritta: «Odio la libertà di espressione». La foto originale conteneva la frase «Noi ricordiamo», parte di una campagna di commemorazione dell’Olocausto. Il team legale di Faeser ha presentato una denuncia penale, che ha portato a una multa e alla condanna di lunedì da parte del tribunale distrettuale di Bamberg nell’Alta Franconia, Baviera.
La corte ha ritenuto Bendels colpevole ai sensi dell’articolo 188 del codice penale tedesco, una disposizione raramente invocata e talvolta definita legge sulla «lesa maestà» o sulla «maestà lesa», che punisce la diffamazione dei funzionari pubblici, ha riportato il Deutschland-Kurier.
— Deutschland Kurier (@Deu_Kurier) April 8, 2025
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In Italia il codice privilegia i politici – ed espressamente il presidente della Repubblica – inasprendo teoricamente la pena per diffamazione verso una figura pubblica rispetto alla diffamazione di un quivis de populo. La Corte Europea, invece, non ha questo dislivello sostenendo il diritto di critica del potere, e considera sempre le somme da pagare in caso di condanna in maniera proporzionale allo stipendio, cosa che non avviene nel nostro Paese.
Notando che Bendels non aveva precedenti penali, la corte ha sospeso la sentenza e lo mise in libertà vigilata per due anni. Secondo quanto riportato, gli ha ordinato anche di inviare delle scuse scritte a Faeser.
Bendels e il suo team legale hanno giurato di appellarsi al verdetto, sostenendo che il meme era protetto dai diritti alla libertà di espressione e di stampa. Affermano che il caso costituisce un precedente preoccupante per la libertà giornalistica in Germania.
«Non accetteremo questo verdetto e lo contesteremo con tutti i mezzi legali», ha detto Bendels. «Deutschland-Kurier e io continueremo personalmente la lotta per la libertà di stampa e di espressione, con fermezza, coerenza e con tutte le conseguenze necessarie per la continuazione della democrazia in Germania».
All’inizio di quest’anno, il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha criticato quelle che ha definito leggi tedesche «orwelliane» sulla libertà di parola, riferendosi a un’intervista con tre procuratori statali tedeschi che hanno spiegato che insultare qualcuno in pubblico o online è un reato punibile.
L’intervista, trasmessa dalla CBS, è stata registrata durante un’ondata di raid coordinati della polizia in tutta la Germania che hanno preso di mira più di 50 individui accusati di diffondere discorsi d’odio online.
In un’altro servizio della TV americana ha mostrato come in Germania squadre di polizia facciano raid nelle case di chi ha scritto post sui social ritenuti non accettabili da squadre governative di controllori del pensiero.
Come riportato da Renovatio 21, il caso più avanzato di repressione di libertà di parole pare essere la Gran Bretagna, dove almeno 12 mila persone all’anno sono messe in galere per frasi sui social. In Albione si è arrivati a condannare persino chi prega con la mente.
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Immagine di Belgian Presidency of the Council of the EU 2024 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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