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Le rivelazioni di Lara Logan: Ucraina e menzogne

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Durante una trasmissione TV americana, l’inviata di guerra Lara Logan ha sganciato una serie di quelle che i conduttori e gli spettatori hanno chiamato «Truth bombs», «bombe di verità», sull’Ucraina, la sua storia recente e passata, i neonazisti, la situazione militare sul campo e Vladimir Putin e le sue motivazioni.

 

«Non mi bevo questa versione neanche per un secondo» dice la Logan rispondendo alla domanda sullo stallo militare di Putin, che sarebbe a corto di munizioni.

 

«E sarò onesta con te, penso davvero che ci sia così tanta disinformazione. Non abbiamo mai visto niente di simile» lamenta l’inviata di guerra con 35 anni passati nel giornalismo.

 

La Logan, già giornalista per anni della prestigiosa trasmissione d’inchiesta 60 minutes, non ha timore di parlare apertamente dei biolaboratori finanziati dagli USA.

 

«La Russia non sta avendo difficoltà. Ma la Russia non sta avendo difficoltà. Non sono andati dritti a Kiev, sono andati in tutti quei biolaboratori che sono sparpagliati per il Paese; alcuni li hanno costruiti loro. Così sanno dove sono».

 

«Noi siamo entrati dopo la caduta del’URSS e presumibilmente, abbiamo trasformato quelle strutture, da laboratori di armi biologiche in laboratori di salute pubblica».

 

 

Il livello di menzogna attualmente in circolazione è per la Logan intollerabile.

 

«Hanno mentito sulla collusione con la Russia. Hanno mentito sul processo di impeachment dell’Ucraina. E c’è molto di più in Ucraina di cui nessuno parla. Vedi una tale disonestà quando si tratta della storia dell’Ucraina»…

 

La bella giornalista non teme di affrontare il discorso del Battaglione Azov.

 

«Vedi la disonestà quando si tratta del battaglione Azov, che è finanziato dagli Stati Uniti e dalla NATO. Puoi trovare le loro foto online con in mano la bandiera della NATO e la svastica, E questo allo stesso tempo, indossano un emblema che contiene il soloe nero dell’occulto, che era un emblema delle SS naziste. E contiene anche simboli come il lampo delle SS. Questo è presente in tutto l’esercito ucraino».

 

«Puoi vedere quel sole nero dell’occulto sui loro giubbotti antiproiettile, perfino sulle soldatesse fatte sfilare davanti al mondo come esempio dell’indipendenza, dello spirito e della nobiltà ucraina, anche loro indossano il sole nero dell’occulto».

 

«La Casa Bianca vuole che tu creda che questo non ha importanza, che è solo un piccolo numero di soldati. Non è vero. Il battaglione Azov si è fatto strada uccidendo nell’Ucraina orientale. Non vogliamo ammetterlo. Questo è il motivo per cui la Crimea ha votato per l’indipendenza. Questo è il motivo per cui ha voluto stare con la Russia. Perché noi dei media e in Occidente non riconosciamo la realtà di ciò che sta succedendo».

 

L’inviata di guerra apre un discorso storico sulle origini dell’ucronazismo:

 

«L’Ucraina occidentale ha sostenuto i nazisti. Era un quartier generale delle SS. La CIA e Allen Dulles hanno dato l’immunità ai nazisti ucraini ai processi di Norimberga. Quindi c’è una lunga storia degli Stati Uniti e delle nostre agenzie di Intelligence che finanziano e armano i nazisti in Ucraina».

 

«Questi non sono come i nuovi gruppi neonazisti che sono spuntati dal nulla. Questi sono i veri nazisti della Seconda Guerra Mondiale »

 

I leader ucraini, come quelli di altri Paesi, sono di fatto, dice Logan, «selezionati».

 

«La CIA ha sponsorizzato la rivoluzione colorata in Ucraina nel 2013 e 2014. Hanno selezionato i leader dell’Ucraina. Vai alla telefonata trapelata di Victoria Nuland, dove e lei e l’ambasciatore USA decidono chi può guidare l’Ucraina. C’è tutta l’interferenza che puoi immaginare.».

 

Zelens’kyj è «un burattino, che puoi trovare su Internet in tacchi a spillo neri e pantaloni di pelle a torso nudo mentre fa una parodia di Ballando con le stelle». La Logan accenna poi alla compagnia di spettacolo del presidente ucraino come un  «gruppo parodistico che fa questo tipo di video musicali occulti e satanici».

 

«E voglio dire, Zelensky è stato selezionato come tanti dei nostri leader. E onestamente, con la grande tecnologia e con le frodi elettorali di questi tempi, non sappiamo quanti leader in tutto il mondo siano stati selezionati per noi e non siano stati effettivamente votati».

 

«Quello che sappiamo è che ci sono problemi crescenti con la tecnologia e la digitalizzazione del nostro mondo. Guarda cosa sta succedendo con il COVID. Guarda cosa è successo a livello globale. Stiamo combattendo le stesse battaglie in tutto il mondo. Fingere che questa guerra riguardi Russia e Ucraina è solo una menzogna».

 

Vengono quindi citati «Hunter Biden, i figli di Nancy Pelosi, John Kerry e Mitt Romney», tutti rampolli di papaveri della politica USA «che sono impiegati in Ucraina e guadagnano milioni». Critica aspramente, arrivando a parlare di «tradimento», personaggi dell’apparato USA coinvolti nel processo di impeachment contro Trump, che, come noto, passava proprio per l’Ucraina.

 

È menzionata un’agenzia relativamente nuova dello Stato USA, il SES (Senior Executive Service) che sarebbe al centro del Deep State. È dall’istituzione del SES tramite legge apposita che «abbiamo avuto un gruppo di burocrati non eletti che tirano i fili da dietro le quinte. E queste sono le persone che continuano a mentirci».

 

La giornalista accenna anche alla mentalità di Putin, che gli occidentali non conoscono, e che sarebbe segnata dall’assedio di Leningrado subito dai suoi parenti.

 

«Putin ha avvertito per 15 anni che non sarebbe stato a guardare mentre i globalisti conquistano il mondo, costruiscono strutture per armi biologiche… L’Ucraina è stato il centro del riciclaggio di denaro per molti dei leader in questo Paese», riferendosi agli USA.

 

«Miliardi di dollari sono stati riciclati attraverso l’Ucraina. E noi non diciamo nulla a riguardo Questi dollari sono le nostre tasse».

 

La Logan, che aveva un suo show sul canale Fox, è stata licenziata per aver paragonato, argomentando, il dottor Fauci al dottor Mengele, famoso medico protagonista dei crudeli esperimenti scientifici nazisti.

 

Come riportato da Renovatio 21, le sue recenti prese di posizione sul disastro afghano e sul confine meridionale USA hanno destato ampio interesse per la loro lucidità.

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Il ritorno della diplomazia vaticana. A papa morto

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Renovatio 21 ha spesso sottolineato che una delle tragedie del papato bergogliano è stata senza dubbio la perdita del prestigio diplomatico.

 

Quello che una vola era un canale di comunicazione saldissimo ed affidabile tra nazioni terrestri – al punto che il Giappone nei primi mesi del 1945 cercò di attivare la Santa Sede per trattare la pace con gli americani, procedimento che per qualche ragione si arenò cagionando la distruzione atomica di Hiroshima e Nagasaki – era ridotto ad una pantomima superficiale, vuota, sbagliata, come nello stile dell’argentino.

 

La fine del rispetto internazionale per il Vaticano come paciere mondiale è stata incontrovertibile. Lo abbiamo visto negli insulti del romano pontefice ad alcune etnie russe (si è dovuto poi, molto ineditamente per un papa, scusare), agli elogi agli stessi russi (per i quali Kiev e baltici), nelle conferenze stampa aeree dove è sembrato che Bergoglio millantasse iniziative di pace improbabili, nei viaggi a vuoto del cardinale Zuppi (ahimè, ora tra i papabili) a Kiev, dove il governo ha perennemente ignorato e schernito il Sacro Palazzo, persino quando vi è stato ospite. Per non parlare dei disastri con la Cina dove il Partito Comunista Cinese, valutato il peso internazionale del vaticano bergogliano, vìola impunemente gli accordi nominandosi da sé i vescovi, senza ovviamente incorrere in scomunica, e continua senza requie nella persecuzione dei veri vescovi, chiamati per qualche ragione «sotterranei»..

 

Eppure, sabato mattina una scena di potenza immane si è materializzata ai margini dei funerali papali: Trump ha incontrato Zelens’kyj tra i marmi della Basilica, sedendosi sulle due seggiole messe lì per loro. L’immagine, subito ripubblicata dai canali del presidente statunitense, ha fatto il giro del mondo.

 

 

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Alcuni ora stanno scrivendo che nel vertice di pace estemporaneo è stato snobbato Macron, che ronzava da quelle parti interessato. Così come Starmer, che pure era lì – e, ovviamente, Giorgia Meloni. La quale, ci sovviene, è romana.

 

Non è chiaro cosa uscirà dalla scena. Alcuni nella stampa mainstream scrivono che Trump, notoriamente avverso all’ucraino, si sarebbe rabbonito. Lo Zelens’kyj, dicono, avrebbe chiesto ancora armi. Tanto per cambiare. A San Pietro, poi – non una cosa che scandalizza il lettore di Renovatio 21, che ricorderà quando Parolin parlò del diritto agli armamenti poco prima che Bergoglio fece quel suo bizzarro rito fatimoide – quello che su queste colonne abbiamo descritto come «consacrazione a mano armata». Il segretario di Stato, il lettore lo sa, ora è nelle prime corsie per lo sprint verso il Soglio petrino.

 

Tuttavia, nessuno dei retroscena è in realtà importante.

 

Perché è innegabile la bellezza, la giustizia di questa immagine. Questi pretini, monsignori, belli e sorridenti che portano le sedie. E quei due, qualsiasi cosa si possa pensare di loro, che si mettono a parlare, nel pieno centro della cristianità. Hanno parlato, per forza di cose, di pace. Ciò è bellissimo, ciò è giusto.

 

 

Qualcuno dirà: la solita trovata, perfetta, di Trump. Optics. Look. PR – è comunicazione visuale, lui è un maestro, a partire dall’insistenza diacronica per il ciuffo sintetico, inconfondibile, immediato. Non saprei dire: l’ultima volta che aveva saputo ingenerare un’immagine di tale potenza forse Dio stesso gli aveva dato una mano: quando gli spararono e lui alzò il pugno al cielo col volto rigato di sangue e la bandiera USA che garriva sopra di lui.

 

Il Vaticano quindi pare essere tornato, brevemente, estemporaneamente, involontariamente, il vero luogo della diplomazia, e della pace globale. Dio, la tradizione cattolica – quella per cui questa micrologica monarchia teocratica, per quanto acciaccata, è ancora nella mente e nel cuore di tutta l’umanità e dei suoi leader – lo hanno permesso.

 

Una preghiera acciocché torni quel tempo dove il centro del mondo coincideva con il centro del suo spirito. Solo da lì si può ricostruire l’equilibro.

 

Solo ricostruendo la Chiesa si potrà avere la vera pace.

 

Make Vatican Great Again. Ma sul serio.

 

Roberto Dal Bosco

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Buon San Marco: il leone per i nostri lettori, l’asino della favola di Angleton per tutti gli altri

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Oggi, 25 aprile, auguriamo Buon San Marco a tutti i lettori. Come ogni anno.   I non veneti potrebbero non saperlo: la cosiddetta «Festa della liberazione» ha di fatto occupato l’antica festa dell’Evangelista del Leone. A dire il vero, anche molti veneti dell’entroterra oggi lo ignorano.   Meteo permettendo, auguriamo a chi ci legge di passare una splendida giornata con chi amano (la festa di San Marco, a Venezia, ha una tradizione romantica fatta di bócołi di rosa scambiata tra innamorati, una storia che tra origine dalla tragica leggenda di Tancredi che per sposare Maria partì a combattere i mori in Ispagna con Orlando: una tragedia che Romeo e Giulietta, levàteve) e con i famigliari e gli amici tutti. Vai di grigliate, vai di passeggiate, scampagnate, zainetto e picnicco – e pomiciate sotto l’albero per tanta giovenù dal cuor leggero.

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Sappiamo tuttavia che tanti nel nostro Paese ignorano la bellezza della Festa del Leone di San Marco perché ancora sotto l’incantesimo comu-repubblicano: festeggiano la «liberazione» dal male di tutti i mali, quel totalitarismo che spingeva il Paese ad una guerra per cui non era pronto, impediva la libertà di parola, obbligava alla vaccinazione causando morti, etc. (Se non vi fischiano le orecchie, non le avete, ma nemmeno gli occhi, la bocca, il naso).   L’inno alla partigianeria prosegue nonostante i partigiani siano oramai quasi tutti morti: come un tulku tibetano, un residuo spirituale vagante, o come un’accisa sulla benzina per il terremoto dell’Irpinia.   Ebbene, ci toccherà anche quest’anno il frusto rito del 25 aprile con la sua marcetta milanese dal luogo del sacrifizio regicida, che epperò nelle ultime edizioni è stato di grande intrattenimento: vedere sfilare falce e martello a fianco della Rosa dei Venti NATO, i sedicenti discendenti partigiani tra le bandiere ucronaziste (qualcuno non c’è stato – risuona ancora l’urlo del comunista rimasto tale: «Azovdimmerda!»).     A costoro vogliamo raccontare, tuttavia, di un altro leone, e dell’asino   È una favola da Fedro, I secolo d.C. Si intitola «Leo senex, Aper, Taurus et Asinus», ma per tutti è, semplicemente, la storia del «calcio dell’asino».   Defectus annis et desertus viribus leo cum iaceret spiritum extremum trahens, aper fulmineis spumans venit dentibus, et vindicavit ictu veterem iniuriam. infestis taurus mox confodit cornibus hostile corpus. asinus, ut vidit ferum inpune laedi, calcibus frontem extudit. at ille exspirans «Fortis indigne tuli mihi insultare: te. Naturae dedecus, quod ferre certe cogor bis videor mori».   La nostra traduzione:   Avanti con gli anni e abbandonato dalle forze il leone giaceva lì, esalando l’ultimo respiro, Il cinghiale arrivò schiumando con denti fulminei, e vendicò con un colpo una vecchia offesa. Il toro feroce trafisse subito il corpo del nemico con le sue corna. L’asino, quando vide la bestia selvaggia ferita impunemente, tirò un calcio sulla fronte. Il leone mortì. Ma prima disse: «Amaro fu l’assalto di quei forti. Ma dopo il tuo, viltà della natura, mi sembra di morire anche due volte»  
  La notissima favola, poi ripresa da La Fontaine, talvolta invece che il discorso del leone che muore amareggiato e umiliato, riporta il vanto dell’asino, che, essendo stato l’ultimo a colpire – un calcetto, e basta – rivendica di aver ucciso lui il re della foresta.   È una favola pure quella dei partigiani che vincono da soli il fascismo – quasi che gli angloamericani, con il loro saturation bombing che ha devastato le nostre città (case, chiese, basiliche, tutto), con le loro truppe sbarcate in massa sulle nostre coste, con le loro basi di occupazione militare che tutt’ora sono presenti nel territorio, non fossero mai esistiti.   La possiamo chiamare la favola di Angleton, da James Jesus Angleton (1917-1987), la «madre» della CIA, l’uomo che – cresciuto a Milano – organizzò la trama non solo dello sbarco alleato in Sicilia, per il quale, come noto, fece un patto con la mafia, finito – è la nostra ipotesi – con i fatti di Castelvetrano, dove nel 1944 ci era Roosevelt con tutto lo Stato maggiore USA e anni dopo Matteo Messina Denaro come tranquilissimo superlatitante.   No: Angleton gestì la guerra e il dopoguerra, creò la Repubblica (con il referendum) e la Democrazia Cristiana, con l’immissione del pensiero cattodemocratico (cioè è, anglo-sintetico) di Maritain, pensatore nutrito dalle università americane da cui Angleton proveniva all’interno di una panchina di uomini tenuti a bagnomaria dalla Chiesa, come De Gasperi, ma anche Andreotti etc.  

James Jesus Angleton. Immmagine CC0 via Wikimedia

Angleton, detto anche Kingfisher («il martin pescatore», o, più in linea con i suoi interessi letterari, «il re pescatore»), è il vero «liberatore» dell’Italia e fondatore della Repubblica italiana: e nessuno, oggi, gli rende omaggio, nemmeno una parola per il suo animo sensibile di laureato in poesia, che scriveva lettera di ammirazione a Ezra Pound (mentre lo teneva in prigione…), che definiva la sua condizione di uomo a capo delle percezioni più importante del suo Paese (il controspionaggio) con un’espressione toccante e magnifica presa da T.S. Eliot: «il deserto degli specchi».   Il «deserto degli specchi», infine, lo fece impazzire: i russi, che avevano piantato talpe clamorose nei servizi occidentali, lavorarono per farlo diventare paranoide oltre ogni limite. Non una storia a lieto fine, a differenza della favola della guerra.   Più che al partigiano Johnny, noi italiani moderni dobbiamo tutto a James Jesus. Renovatio 21 lo ricorderà sempre. Anche quando l’Italia come la conosciamo potrebbe non esserci più.  

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Dalla storia che stiamo raccontando, ad un certo punto, qualcuno potrebbe trarre conclusioni abissali: una repubblica fondata su un calcio dell’asino, è una repubblica asinina? Una società che gode nell’uccidere i leoni, a cosa somiglia? Uno Stato creato da asini calciatori, ha prodotto e continua a produrre asini e calciatori, fino a quale limite di sostenibilità?   Non rispondiamo: le fiabe sono per i bambini, gli adulti invece, proprio come la superspia che conosceva La terra desolata, dovrebbero leggere poesie e pensieri profondi.   Quindi: buon Angleton Day agli asini delle favole.   E le ali del Leone di San Marco per tutti i nostri lettori!   Roberto Dal Bosco

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Voi che uccidete Dio. E noi che lo permettiamo

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Accuso voi che avete ucciso Dio quasi duemila anni fa, e che continuate a farlo ogni mese, ogni giorno, in ogni istante.

 

Voi uccidete Dio, nella costanza dell’Impero della morte di cui siete schiavi e soldati, e non volete smettere di farlo – perché molti di voi sanno esattamente quello che stanno facendo, e di questo, godono.

 

Voi che sterminate bambini, nati e non nati, su tutta la superficie della terra – e avete inventato leggi per farlo in tranquillità.

 

Voi che pervertite i bambini, li drogate, li mutilate.

 

Voi che i bambini li bombardate senza pietà – quando sono a casa, per strada, in ospedale.

 

Voi che distruggete le famiglie con tutti i mezzi sociali, politici, legali che avete a disposizione.

 

Voi che sfruttate i lavoratori, che fate loro pagare una tassazione che li strangola.

 

Voi che condannate i malati a veleni del corpo e della mente.

 

Voi che bestemmiate il Suo nome, con indifferenza, o rabbia infame.

 

Voi che bruciate le Sue chiese, o le demolite, o le trasformate in appartamenti e Bed and Breakfast.

 

Voi che perseguitate i cristiani praticamente in tutto il pianeta, trucidandoli nel silenzio delle istituzioni.

 

Voi che inquinate con droghe statali le menti delle persone, rendendole ancora più infelici, se non omicide.

 

Voi che squartate a cuor battente le persone – sempre per legge! – solo perché hanno fatto un incidente.

 

Voi che producete bambini con gli alambicchi, disintegrandone quantità immani nel processo.

 

Voi che agite per popolare la Terra con una generazione di mostri biologici.

 

Voi che state riprogrammando l’Europa in un luogo di caos e devastazione, paganesimo e massacro.

 

Voi che avete deviato la carità in una follia suicida e genocida.

 

Voi che godete dell’iniquità demoniaca inflitta a tutti noi.

 

Voi uccidete Nostro Signore anche nell’anno 2025, in ogni singolo momento di esso.

 

E noi. Noi che lo permettiamo. Noi che rifiutiamo di intervenire dinanzi a queste stragi senza fine.

 

Noi che parliamo, cianciamo, ma che in fondo nulla otteniamo per fermare questa macchina di Morte.

 

Noi che alziamo le mani dinanzi allo Stato della Necrocultura, anzi continuiamo ad obbedirgli, a versargli le nostre tasse – a breve automaticamente.

 

Noi che conosciamo l’ingiustizia sterminatrice, ma spesso facciamo finta di nulla.

 

Noi che piangiamo, ma non sappiamo impedire l’orrore.

 

Noi che riconosciamo che Cristo è il Sacrificio di Dio per l’uomo, mentre il mondo moderno è – esattamente come nei tempi degli dèi pagani, nei programmi dell’Inferno – il sacrificio dell’uomo per il Dio: l’inversione satanica della vita, della creazione, del cosmo, dell’amore divino.

 

Noi che sappiamo, noi che abbiamo visto, eppure scappiamo davanti alla Croce.

 

Dio muore per i nostri peccati. Oggi stesso. Sì.

 

Roberto Dal Bosco

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Immagine: Carl Bloch (1834-1890), Crocifissione (180), Museo Nazionale di Storia Naturale, Copenhagen.

Immagine di sdalry via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0

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