Famiglia
Lo schiaffo hollywoodiano per lo sdoganamento della poligamia

Mettiamo subito in chiaro che crediamo che lo schiaffo di Will Smith al presentatore degli Oscar Chris Rock sia farlocco.
Il motivo è presto detto: in moltissimi in questi mesi hanno lamentato la decadenza totale degli Oscar, che in America significa anche e soprattutto il calo totale di ascolti.
Perfino i giornali dell’establishment avevano cominciato a mugugnare: come può sopravvivere uno show del genere ad un pubblico la cui attenzione può durare al massimo qualche secondo?
La cerimonia era stata poi attaccata per la nuova veste woke, politicamente corretta, con quella che chiamano forced diversity: nel film deve esserci un nero, un trans, un asiatico, una lesbica, e via con il ricatto del Cencelli delle minoranze etnosessuali. Perfino personaggi TV liberal influenti come Bill Maher avevano iniziato a schifare la cosa.
Ecco che quindi, come un Sanremo qualsiasi, salta fuori un fuori programma che tiene che scompagina tutto e fa versare inchiostro a iosa. Parrebbe quella che nel settore si chiamava «lucherinata», dal nome del più abile e spregiudicato ufficio stampa del cinema nostrano, il mitico Enrico Lucherini: una storia inventata per far abboccare i media.
Tuttavia, non è sull’ontologia dello schiaffo fra afroamericani (uno infinitamente più dotato dell’altro: parliamo lo schiaffeggiato Chris Rock, considerato un tempo uno dei non plus ultra della comicità dal vivo) che vogliamo dire due cose qui.
Ci preme, più che altro, cercare di capire se si tratti di una tentata manovra di nobilitazione di una delle cose che più indicano la decadenza morale e sociale che ci sta toccando: il concetto di coppia aperta, che, di fatto, è la reintroduzione della poligamia più orgiastica.
Come noto alle cronache, Will Smith e sua moglie sono portatori di questa speciale configurazione affettiva, che solitamente, pensavamo, più che nell’olimpica Hollywood si esprime in tetri locali definiti «per scambisti».
Epperò il caso degli Smith sembrerebbe più problematico di così.
Si disse un paio di anni fa che la moglie Jada Pinketts Smith (di cui non riusciamo a ricordare un film che sia uno) nel 2016 aveva una relazione con un amico del figlio, il rapper August Alsina, di 25 anni più giovane. Il ragazzino cantante raccontò che la relazione aveva il placet del marito, al momento separato. Lei negò. Poi disse che era vero, ma non la cosa del consenso del Principe di Bel Air.
Nel 2019 la Jada ammise in un suo programma su Facebook (dove altro?) che una volta, da giovane, aveva fatto un’orgia a tre. La confessione è avvenuta di fronte alla famiglia, protagonista della trasmissione con lei. Una famiglia che è un inno alla rivoluzione sessuale, sembrerebbe.
Nel 2021 lo Smith affermò che la moglie «non ha mai creduto nel matrimonio convenzionale» e che entrambi hanno avuto rapporti sessuali al di fuori del loro matrimonio. Eccolo qua: «Open Marriage». Matrimonio aperto.
Noi ingenui pensavamo che fosse una cosa per i club degli scambisti, le coppie perverse, quelle che, magari con la pancia piena e in assenza di prole, hanno bisogno di «stimoli» per far sopravvivere il rapporto, evidentemente basato sulla passione fisica che prima o poi può sparire: non riescono ad accettare di aver calcolato male la gittata di una relazione basata sull’attrazione, e sono incapaci di ammettere che il collante tra marito e moglie non può in alcun modo essere il sesso, ma qualcosa di più alto, di metafisico, di eterno. Le coppie che lo comprendono, di solito, hanno figli, così che invece che frequentare club mascherati frequentano più assiduamente, e con in testa tutto tranne il sesso, la scuola, la pediatra, il judo, il supermercato etc.
Quindi, meglio stare alla larga. Vale l’avvertimento che l’anziano giornalista ribelle ma vaccinato Massimo Fini, che cita un caso preciso nel suo Di[zion]ario Erotico. Manuale contro la donna a favore della femmina.:
«È pericoloso però passare dall’immaginario al reale introducendo nel gioco a due altri individui in carne e ossa. Perché si sa come si comincia ma non dove si va a finire. Il marchese Casati Stampa (l’antico proprietario della villa di Arcore poi passata… nelle mani di Berlusconi) si eccitava molto a osservare la bella moglie mentre si esibiva davanti ad altri o si faceva fottere. Ma un giorno la signora si innamorò di uno di questi amanti teleguidati e il gioco sfuggì di mano all’imprudente marchese che, folle di gelosia, fece una strage: con un fucile da caccia uccise la moglie, l’amante e si suicidò».
Insomma, una cosa pericolosa.
Ma anche una cosa volgare, un po’ da sporcaccioni di provincia. L’adulterio è ineliminabile, tuttavia esso è, da millenni, coperto dal segreto, altrimenti non si capisce più cosa sia: un tradimento che non è un tradimento? Che senso ha? Qualche malizioso direbbe perfino: che gusto c’è?
Insomma, non una cosa da divi di Hollywood, dove i segreti abbondano, e un tempo reggevano in modo miracoloso: pensate all’omosessualità di Rock Hudson, Montgomery Clift, e poi magari quella mai confermata di quell’altro brizzolato di cui non facciamo il nome.
Le cose sono cambiate. Gli Smith rappresentano la fine del segreto hollywoodiano.
Will, uomo dalla carriera misteriosa (perché piace alla gente?), ultimamente non sempre all’altezza, è quindi una Finestra di Overton umana per le corna.
Le corna, da impensabili, ora sono accettabili, razionali. Certo, non sono ancora popolari, ma siamo un certi che un giorno diventeranno legalizzate, nel senso di obbligatorie, come i vaccini, come la perversione forzata del libro di Anthony Burgess Il seme inquieto.
Il cornuto in America è chiamato cuckold. La parola negli ultimi anni ha assunto un significato perfino politoc: il cuckservative, è il conservatore che, a causa del suo moderatismo, non si rende conto che lo stanno fregando in tutti i modo – un’espressione simile, emersa con l’era Trump, è RINO, Republican in Name Only, Repubblicano solo di nome: uno che vota a destra ma che alla fine si trova fottuto dai democratici, perché intimamente ha accettato di allinearsi con essi, come un cornuto che alla fine dà l’ok agli adulteri della moglie.
Il cuck non è visto in maniera peggiorativa solo dalla destra USA. C’è un’altra categoria che ci lavora sopra: certi neri americani. Perché apprendiamo che nella sottocultura dei cuck, vi sono coloro che vogliono che la moglie li tradisca con un uomo nero, che in gergo si dice «bull», «toro». Alcuni «tori», quindi, ringraziano.
A metà degli anni 2010 in rete cominciarono a dire che una serie liceale per ragazzini, Bella e i Bulldog, conterrebbe alcuni riferimenti alla sottocultura dei cuckold e dei bull. Emerse che lo sceneggiatore, un ragazzo di colore, aveva diretto un film chiamato The Cuckold, in locandina una donna mascherata che abbraccia un signore nero ignudo. Il telefilm per bambini avrebbe quindi avuto tanti punti di contatto con il mondo dei cornuti organizzati: il personaggio principale Bella, un’adolescente bianca, sviluppa una relazione romantica con Troy, un ragazzo di colore che è fisicamente più atletico e sicuro di sé di Newt, un ragazzo bianco non molto maschile che cerca costantemente ma non riesce a conquistare l’affetto di Bella.
Secondo i critici, che chiesero al canale per bambini Nickelodeon di cancellare la serie, la trasmissione sarebbe piena di riferimenti e simboli sottili e non così sottili che fanno eco ai temi dell’internazionale dei cornuti interraziali: il nome del programma, che contiene la parola «bull»; la continua ripetizione della simbologia del toro; una puntata con la presenza concreta di un toro in uno scantinato, che la protagonista (bianca, ovviamente) Bella deve accarezzare bendata. I riferimenti diretti alla sottocultura dei sadomaso e dei cornuti, dicono in rete, si sprecano.
Il fenomeno, insomma, si starebbe facendo largo in vari canali, pronto per essere digerito frontalmente dalla popolazione. Overtonizzato.
Ecco cosa sta a significare lo schiaffo di Will Smith, divenuto protagonista assoluto degli Oscar ben oltre la statuetta vinta.
Il cuck, il cornuto, sa essere mostrare al mondo cos’è l’onore. Macché perverso, malato, passivo. È un uomo maschile, testosteronico. Di più: il cornuto è un cavaliere, pronto a difendere la sua bella dall’offesa subita. Come un tempo. Ricordate i duelli? Will Smith ha fatto una cosa così, «per amore» della moglie programmaticamente fedifraga offesa da una battuta sull’alopecia.
Cornuti è bello. Cornuti è figo. La poligamia family-oriented, la «coppia aperta»: se lo fa l’attore premio Oscar amato da tutti (perché, poi?), perché non dovremmo farlo noi? Se significa non mettere da parte i sentimenti e nemmeno l’onore, perché rinunciare al «poliamore»?
Quello che ne consegue il lettore di Renovatio 21 lo capisce da solo: la glorificazione di un ulteriore veleno teso a uccidere la famiglia naturale, dove la fedeltà è sostituita dalla zozzeria, dove la morale diviene indecenza, dove la promiscuità dove i genitori vanno con gli amici dei figli – in attesa di andare oltre, verso il tabù più tabù, dove la famiglia non può esistere e sull’umanità si abbatte la maledizione e la tragedia, come ben comprendevano gli antichi.
Parlano tutti dello schiaffo (finto) di Will Smith. In realtà stanno mangiando tutti un pezzo della torta dei cuck, dei bull, della società ventura fatta di poligamia e corruzione, di disgusto e abiezione morale normalizzata.
È quel mondo che, spesso, fa invocare non lo schianto farlocco delle sberla, ma quello dell’asteroide sulla superficie di questo pianeta perverso.
Roberto Dal Bosco
Immagine screenshot da YouTube
Civiltà
La Civiltà è amare i nostri nonni

Francesco Rondolini è collaboratore e «complice» di Renovatio 21 da tantissimi anni. Francesco in questi giorni ha perso la nonna – a lui vanno le nostre più sentite condoglianze. Ci ha mandato questo testo sull’importanza dei nostri vecchi. Lo ripubblichiamo pensando a quanto sia vero, e giusto: il valore dei nonni – loro che hanno curato noi, noi che ora curiamo loro – non va dimenticato. Mai. Perché la Civiltà stessa dipende dall’amore che abbiamo per loro, e loro per noi.
Da sempre ho vissuto con i nonni e i genitori accompagnandoli fino all’ultimo giorno nelle loro rispettive sofferenze. Oggi siamo rimasti io e mia mamma.
Mia nonna, ultima rimasta, all’alba dei quasi cento anni se n’è andata serenamente. D’ora in poi mancherà quella routine giornaliera fatta di faccende domestiche in compagnia dei miei cari fino all’ultimo dei loro giorni, di concerto con il mio lavoro. Accudire e coccolare una persona anziana e bisognosa, è stato un privilegio raro che mi obbliga a ringraziare Dio ogni giorno per il miracolo che mi ha concesso di poterci convivere per oltre quarant’anni.
Un tempo speso per accumulare tradizione, sapienza, affetto, amore, coccole, gioie, ma anche dolori e difficoltà. La missione che mi sono trovato è stata senza apparente scelta: rimanere al fianco delle persone a me più care.
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Dopo la perdita di mia nonna, molte cose sono cambiate in un attimo, primo fra tutte, la fine di un’era della vita. Gli scherzi, i dialoghi mattutini dicendosi sempre le stesse cose, il prendersi cura, l’affetto reciproco, davano quello che è l’essenza stessa della vita, ossia la vicinanza sentimentale, la presenza, la condivisione di un qualcosa che con altri è impossibile condividere.
Una ricorrenza edificata dagli stessi gesti che dettano le giornate e danno un senso profondo alla quotidianità. Il valore prezioso dei nonni, tanto più se vivono nella stessa casa, è incommensurabile. La crescita, l’educazione impartita, in taluni casi persino il lavoro in condivisione, sono tasselli che si aggiungono ad una crescita formativa e spirituale.
In una società utilitaristica come quella in cui viviamo, troppe volte gli anziani appaiono come un peso, un ostacolo ai nostri desideri, un impiccio alla soddisfazione dei nostri effimeri egoismi. L’egoismo come ragion d’essere; «io voglio vivere la mia vita», «pretendo di vivere la mia vita», oscurati da qualsiasi afflato di bontà e carità verso il prossimo.
La disumanità che ci vede lasciare «i fragili» abbandonati a loro stessi, senza una telefonata, senza una visita, senza una carezza, senza una parola di conforto. Tutto questo in una società «moderna e inclusiva» è del tutto inaccettabile, ma evidentemente l’inclusività non deve ledere la mia libertà personale, le mie abitudini, la mia palestra, i miei aperitivi, le mie notti in discoteca, perché «ho bisogno dei miei spazi e devo godermi la vita».
L’effimero che sovrasta il sacrificio della sostanza, un vizio perverso di questo secolo.
Nella «demenza pandemica» dei distanziamenti sociali ci hanno detto che per preservare i nostri nonni dovevamo stargli lontano, isolarli, come dichiarò il capo della sanità dello Stato australiano del Queensland ha detto ai nonni di «non avvicinarsi ai propri nipoti».
Come aveva riportato questo sito, in Giappone uno studio accademico aveva registrato un omicidio ogni otto giorni, spesso accompagnato dal suicidio dal coniuge o del figlio che forniva assistenza domiciliare all’anziano. L’isolamento da COVID portò all’esplosione del problema. Il nodo della carenza di personale qualificato in grado di offrire sostegno, ha sottolineato la difficoltà nel reperire badanti o personale disposto ad aiutarci nella gestione dei nostri cari.
Mi aveva impressionato, sempre su Renovatio 21, la storia di Yusuke Narita, assistente professore di economia a Yale , che ha lanciato una sua proposta per risolvere il problema dell’invecchiamento della popolazione giapponese: bassissimo tasso di nascite (come l’Italia) e il più alto debito pubblico nel mondo sviluppato portano il Paese alla prospettiva di non poter reggere il peso delle pensioni. «Sento che l’unica soluzione è abbastanza chiara. Alla fine, non può essere il suicidio di massa e il seppuku di massa degli anziani?»
Il Seppuku è un atto di sventramento rituale che era un codice tra i samurai disonorati nel XIX secolo. Per qualche ragione, in occidente lo chiamiamo harakiri, parola che è scritta con gli stessi ideogrammi ma è di letta in altro modo: il significato è lo stesso, il taglio della pancia, l’autosbudellamento rituale, quello che un po’ in tutto il mondo si conosce come peculiarità del Giappone con i suoi infiniti sensi del dovere.
Sempre qui abbiamo parlato degli abusi e delle violenze tanto che secondo una ricerca dell’Australian Institute of Family Studies (AIFS), quasi un anziano australiano su sei (14,8%) riferisce di aver subito abusi negli ultimi 12 mesi e solo circa un terzo di loro ha cercato aiuto.
L’utilitarismo nel tempo pandemico è arrivato al punto da sostenere che a fronte di un lieve aumento dei casi COVID, in Svizzera – in cui il suicidio assistito è cosa possibile – si tornò a parlare del protocollo medico per affrontare un eventuale sovraffollamento delle terapie intensive. Tale procedura avrebbe provveduto, in caso di scarsità di posti letto, che il medico competente poteva decidere di non accogliere «persone che avevano un’età superiore agli 85 anni» e persone con un’età superiore ai 75 anni che presentavano una di queste patologie: cirrosi epatica, insufficienza renale cronica al 3º stadio, insufficienza cardiaca di classe NYHA superiore a 1 e un tempo di sopravvivenza stimato meno di 24 mesi.
La solitudine e l’abbandono degli anziani è un altro annoso problema. I dati ufficiali del governo canadese mostrano che circa la metà delle persone che non sono malati terminali, desideravano porre fine alla propria vita tramite il suicidio assistito di Stato.
L’Europa, l’ex culla della civiltà e della cristianità, per bocca del presidente del più grande fondo sanitario belga, Christian Mutualities (CM), ha chiesto una soluzione radicale al problema dell’invecchiamento della popolazione. Il politico Luc Van Gorp dichiarò ai media belgi che alle persone stanche della vita dovrebbe essere permesso di porvi fine.
La chiesa, la quale dovrebbe difendere e diffondere certi valori che inneggiano alla vita, spesso è assente e conforme allo spirito del tempo, anzi, a volte pare complice di certe «pratiche necroculturali» tanto che il Vaticano sembra aver spalancato definitivamente le porte all’eutanasia.
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Fortunatamente non tutti i porporati sono silenti su tali argomenti. L’arcivescovo Nikola Eterovic, nunzio apostolico in Germania, ha messo in guardia dal «suicidio» dell’Europa dovuto alla promozione dell’aborto, dell’eutanasia e dell’ideologia di genere. Monsignor Eterovic ha lanciato l’allarme durante un sermone nel suo paese d’origine, la Croazia, in merito alla grave crisi demografica che sta attraversando la civiltà occidentale, aggiungendo che l’Europa è afflitta da una «Cultura della morte» dovuta all’aborto e all’eutanasia. Vede il crollo demografico nella maggior parte dei paesi europei come un «segno di suicidio».
«La morte, preceduta dai dolori della malattia e dagli spasimi dell’agonia, è la separazione dell’anima dal corpo. Con la morte cessa il tempo della prova e comincia l’eternità», ci ricorda il bellissimo catechismo di San Pio X.
La vita è anche sofferenza e dolore. Non lasciamo i nostri anziani nel dolore dell’animo e della solitudine, non macchiamoci del peccato dell’indifferenza e dell’abbandono.
Io, con la mia nonna, ho fatto quanto dovevo – e non è stato nemmeno un sacrificio. Perché, in ultima, è facile capirlo: la civiltà si fonda davvero sull’amore. Anche quello per i nostri nonni.
Francesco Rondolini
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Famiglia
Pyongyang demolisce centro di incontro per le famiglie divise dalla guerra

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Famiglia
La Russia vieta le adozioni nei Paesi pro-transgender

La Russia ha finalizzato un divieto di adozione di bambini nei Paesi che consentono le procedure di riassegnazione del genere.
Secondo un decreto firmato dal presidente Vladimir Putin sabato scorso, le persone provenienti da paesi che consentono il cambio di genere tramite procedure mediche, tra cui interventi chirurgici e bloccanti della pubertà, o semplicemente tramite modifiche ai documenti di identità senza alcun intervento medico, non potranno più adottare bambini russi.
Il decreto ha apportato modifiche al Codice della famiglia nazionale ed è entrato in vigore il giorno della sua pubblicazione.
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La legislazione è in fase di elaborazione da oltre due anni. Ad agosto 2022, i legislatori hanno proposto di vietare le adozioni in tutti i «Paesi ostili» che hanno imposto sanzioni alla Russia in relazione al conflitto ucraino. Putin si è opposto alla proposta, sostenendo che il modo in cui è stato redatto il disegno di legge avrebbe violato i diritti degli ucraini che vivono in Russia.
A metà del 2023, la Russia ha imposto severe restrizioni alle procedure di riassegnazione di genere. La legislazione, che ha cercato di rafforzare la regolamentazione di quella che i legislatori hanno definito «industria transgender», ha proibito i cambiamenti legali di sesso e gli interventi medici associati alla transizione, fatta eccezione per casi medici gravi, come anomalie alla nascita.
Subito dopo l’approvazione della legge, i legislatori hanno proposto la prevenzione delle adozioni internazionali da parte di persone provenienti da paesi che consentono i cambiamenti di genere.
All’inizio di questo mese, il divieto è stato approvato dalla Duma di Stato, ricevendo un sostegno schiacciante. Il presidente della Duma Vyacheslav Volodin ha affermato all’epoca che il divieto mirava a proteggere i bambini russi da potenziali pericoli come «il possibile cambio di genere che i bambini adottati potrebbero affrontare in questi Paesi».
Volodin ha descritto le politiche occidentali nei confronti dei bambini come «distruttive», osservando che alcuni paesi europei consentono il cambio di sesso per gli adolescenti, mentre altri non hanno limiti di età per la riassegnazione legale del genere.
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La Russia ha vietato alle coppie dello stesso sesso di adottare bambini nel 2013. Con la «Legge Dima Yakovlev» approvata quell’anno, il Paese ha anche vietato le adozioni da parte di cittadini statunitensi, dopo che un orfano russo adottato da una coppia della Virginia è stato lasciato in un’auto per nove ore ed è morto per un colpo di calore.
Come noto, la Russia ha anche vietato la distribuzione di contenuti omotransessualisti e il «movimento pubblico LGBT internazionale» è stato considerato ufficialmente come «movimento estremista» e dichiarato illegale nel Paese dal 2022.
Come notato da Renovatio 21, quando l’anno scorso partì la proposta di divieto di adozione in Paesi pro-omotransessualisti non era difficile vedere che la lista, in pratica, coincide con i Paesi NATO.
In America lo Stato va invece in direzione specularmente opposta: come riportato da Renovatio 21, nel 2023 emerse che i tribunali della California possono portare via ai genitori i bambini «transgender» qualora essi non «affermassero» la «transizione» del minorenne.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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