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Pensiero

Ecco l’Holodomor dell’Occidente

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Questo sito ha scritto tanto del prossimo ritorno della fame.

 

In realtà, noi ne abbiamo parlato perché negli ultimi mesi ce lo hanno ripetuto tutti: brasiliani, russi, cinesi, la Banca Mondiale, ogni possibile sigla ONU, Biden, Putin – chiunque.

 

Questo sito ha scritto tanto del collasso economico imminente.

 

Anche qui, lo abbiamo fatto perché di un crollo finanziario – il meltdown dell’economia mondiale – parlano banche di investimento ed economisti, politici e analisti. Abbiamo ministri e gestori di Hedge Fund miliardari che ci ripetono: ci saranno disordini, ci saranno guerre civili…

 

La catastrofe è alle porte. Possiamo far finta di nulla, ma non troveremo nessuno disposto a dibattere, magari dicendoci che va tutto benissimo, è solo colpa dei disfattisti, dei complottisti, degli ignoranti, etc. Il cataclisma è solo una percezione: davvero, conoscete qualcuno disposto a sostenerlo?

 

Cerchiamo di capire l’effetto di ciò sulle nostre vite. Piano piano – memento Overton –  ci hanno portato a rendere accettabili i razionamenti. Si raziona già l’acqua: se volete lavarvi l’auto a casa, non potete farlo.

 

In autunno si razionalizzerà il riscaldamento: rammenterete il profetico spot tedesco dell’anno scorso su condomini che stanno insieme per sopravvivere al termosifone reso inservibile.

 

Si razionalizzerà il gas per le industrie – cioè, per quelle che sono ancora aperte. Qui raccogliamo le confidenze, non verificabile, di qualche imprenditore, che se lo aspetta con certezza.

 

Si razionalizzerà la corrente elettrica, con blackout (un altro tema su cui Renovatio 21 vi ha disturbato in continuazione) organizzati, e magari qualche puntatina anche di blackout «selvaggi», tanto per spaventare ancora di più la popolazione e farla sentire in colpa.

 

«L’uomo che accetta il razionamento, così come quello che ha accettato il confinamento, è un uomo morto» mi dice lo scrittore Camillo Langone.  In effetti, il mistero più grande è come sia possibile che milioni di uomini accettino tutto questo.

 

Nulla è così diverso rispetto a prima: se ci penso, la Russia è ancora lì con il suo gas e le sue risorse, siamo noi che abbiamo deciso di non parlarle più. Per millenni generazioni di europei hanno vissuto siccità e inondazioni, e con tecnologia abissalmente inferiori. E i crolli finanziari: si sono susseguiti per un secolo, pare incredibile che non vi siano mezzi per prevenire e contrastare simili evenienze (nel 1929, l’Italia non fu così danneggiata…)

 

Il sospetto che sale a chiunque è che questa sia una fame artificiale, una carestia programmata, una demolizione controllata.

 

«Il potere si nutre di emergenze» mi dice Camillo. «Quindi ne crea in continuazione».

 

«Non so, ma quello che stiamo vivendo mi sembra ogni giorno di più l’Holodomor dell’Occidente».

 

Ho passato un giorno a meditare sulle parole di Langone. Holodomor. È un termine impegnativo.

 

La grande carestia ucraina 1933-1934, uccise milioni e milioni di persone: gli ucraini dicono 7, uno in più della cifra del massacro degli ebrei. La parola viene dalla crasi di holod (fame) e moryty, che significa affamare, uccidere. L’Ucraina, assieme a vari Paesi occidentali (tranne, buffamente, gli USA) lo considera un crimine contro l’umanità, con tanto di risoluzione al Parlamento Europeo (2008) e dichiarazione congiunta dell’ONU (2003).

 

Si è trattato di un genocidio per fame, il programma di Stalin per piegare le campagne esaurendo l’umanità contadina. Per anni e anni non se ne è parlato. Anche perché la spirale del silenzio era iniziata subito: prendete il caso di Walter Duranty, capo del bureau moscovita del New York Times dal 1922 al 1936, che dell’URSS e dell’Ucraina in particolare scrisse che «non c’è carestia o fame effettiva né è probabile che ci sia».

 

Sì, anche allora, i grandi media propalavano fake news assassine. Già, ricorda, in parallelo qualcosa…

 

Nonostante tutto, l’Holodomor è molto presente nella memoria degli ucraini.

 

A Kiev, davanti a un bicchiere di kvas, una anziana signora mi raccontò di cosa aveva subito la sua famiglia durante la carestia, con racconti agghiaccianti. Sentivo che la sua avversione per i russi veniva da lì. Non escludevo, mentre ascoltavo orrore dopo orrore, che qualcuno stesse soffiando su quell’odio. Tuttavia, il sentimento c’era tutto, ed era incontrovertibile.

 

Dell’Holodomor mi aveva parlato pochi giorni fa un’amica ucraina, ma filorussa, mentre suo figlio giocava con il mio sull’erba. Raccontava degli effetti psicologici della fame in Ucraina. Diceva che c’è come una scala graduale, e forse chi ti affama lo sa, perché la volontà forse è, oltre che ucciderti, farti impazzire. Spiegava che dopo tot tempo i bambini cominciano a rischiare. «Cannibalismo. Ci arrivi quando sei alla denutrizione a lungo termine. Nei villaggi ci sono stati casi di genitori che hanno ucciso i figli per cibarsene».

 

È raccapricciante. Tuttavia, se dobbiamo parlare della fame, dobbiamo trattare anche di questo.

 

Chi è al governo, dovrebbe saperlo – dovrebbe esistere per il solo compito di evitarlo. E invece qui siamo all’esatto opposto: l’Holodomor occidentale in arrivo è studiato, voluto, preparato e lanciato dalle nostre élite.

 

È la distruzione del popolo occidentale stesso per mezzo della sua classe dirigente tossica. L’Holodomor dell’Ovest è voluto dai suoi stessi rappresentati democratici, dai signori del danaro, dai leader istituzionali e dai saltimbanco usati per narcotizzarci.

 

È uno strumento politico efficace: si eliminano attività umane, ed esseri umani, considerati in eccesso. Tutti gli altri poi, traumatizzati, obbediscono. È andata così con Stalin. Ma non dimentichiamo che i maestri della carestia come arma sono stati i britannici: in Irlanda (1845-1849) è andata così, e pure in India nel corso di tre secoli. Pragmaticamente: un milione di morti in Irlanda e 29 milioni in India.

 

Sappiamo che gli inglesi non si fanno problemi: liberatisi del senso di comunione dell’Europa cattolica, hanno aperto le porte ad ogni possibile male elitista (del resto, se il capo della tua religione è il tuo re, cosa ti aspetti), cioè, di fatto, massonico. L’élite, più o meno segreta, comanda – e gode. Tutto il resto è sacrificabile. La dottrina filosofico-politica dell’utilitarismo, che segretamente è stata installata oramai in ogni società avanzata, deriva da qui.

 

Possiamo dire che mondo moderno stesso è fondato su questo principio: puoi uccidere feti, bambini, malati, vecchi, se è nell’interesse di chi ti comanda. Puoi sottoporre chiunque a cure sperimentali obbligatorie, che non sai se, nel giro di qualche tempo, possano uccidere. Il genocidio come politica naturale: è innegabile che la maggior parte degli Stati vive con questo sistema operativo. I padroni del mondo ordinano e uccidono, e chi sopravvive viene drogato e turlupinato con il concetto di libertà.

 

Ora, il signore del vapore chiede ancora uno sforzo. Una purga, una catarsi, una «pulizia» del sistema, perché le cose continuino secondo il suo disegno.

 

Quindi, solve et coagula. Per rifare il mondo come vorranno, ci faranno transitare per un’era buia. Deindustrializzazione. Povertà. Fame. Malattie. Caos. Stragi indiscriminate, sacrifici di vagonate di esseri umani nell’indifferenza assoluta.

 

Il Grande Reset della Civiltà, altro non può essere che un regno di barbarie. Sulla quale, al massimo, qualcuno praticherà la gestione della ferocia, come da titolo del livre de chevet dell’ISIS.

 

Non è un nemico esterno ad attaccarci: come per l’arma immigratoria, anche la fame sarà uno strumento di morte che l’Europa e l’America rivolgono contro se stesse, o meglio, contro la loro popolazione.

 

L’Holodomor occidentale è oramai qui. E, per cominciare, la cosa che dobbiamo fare è non accettarlo.

 

È curioso che a far da perno a questa cosa ci sia, cento anni dopo, sempre l’Ucraina.

 

Una spiegazione però ce la abbiamo: è qui che, per qualche motivo, demoni sanguinari sono stati liberati dal sottosuolo. Sappiamo cosa vogliono. Sappiamo come andrà a finire se non ci opporremo.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Immagine di Leonid Denysenko via Wikimedia pubblicata su licenza Copyleft Free Art License.

 

 

Pensiero

I bagni di Kabukicho e la vera storia della Miss Giappone ucraina detronizzata

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La parabola della miss Giappone di natali ucraini si è rivelata estremamente breve. L’elezione a rappresentante della bellezza nipponica di Karolina Shiino, nata in Ucraina nella città di Ternopil’, trasferitasi in Giappone all’età di 5 anni dopo il divorzio dei genitori e le seconde nozze della madre con un uomo giapponese, è durata soltanto dal 22 gennaio al 5 febbraio di quest’anno, quando la donna ha dovuto rinunziare a corona e scettro di più bella del Sol Levante.

 

Se pensate che il problema legato alla sua – secondo alcuni molto opinabile – avvenenza o polemiche di etnocentrismo estetico, vi sbagliate: a rompere le uova nel paniere alla ukromiss, e agli organizzatori del concorso ansiosi di riconoscimento internazionale per il loro beau geste politicamente corretto (cioè, geopoliticamente corretto, cioè militarmente corretto), è stato il famigerato settimanale Shukkan Bunshun, il cui talento nello scoperchiare scandali e altarini già gli è valso il nomignolo di «cannone Bunshun».

 

Tra le vittime del cannone distruttore di reputazioni figurano numerose celebrità nipponiche. È significativo che il tabloid avesse colpito il potentissimo magnate delle boy band locali Johnny Kitayama già nel 2001, 22 anni prima che il suo impero venisse praticamente demolito dallo scoperchiare una sentina di abusi omosessuali sui ragazzi durata anni.

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(Per inciso, si tratta dello stesso periodico ha avuto il merito di rivelare nomi e cognomi dei giovanissimi aguzzini di Junko Furuta, diciottenne giapponese vittima di uno dei più atroci crimini che il Giappone ricordi. L’ordalia che la ragazza ha patito supera a tal punto l’immaginazione che non ha soltanto causato svenimenti in aula durante il processo, ma è stata addirittura ispirazione per un tremendo film gore della efferata serie Guinea Pig, che dominava la scena degli oscuri scambi di VHS negli anni 90. Pregate per Junko, e per i suoi carnefici ancora vivi e con la possibilità di convertirsi. Uno dei carnefici in questione è stato arrestato per tentato omicidio due anni fa, il che pone domande sulla reale capacità di riabilitare del carcere. Ma ho divagato abbastanza…)

 

Lo scandalo in questione è telefonatissimo: chiaramente il giapponese medio vede l’elezione a miss Giappone di una ragazza europea (d’altronde, «l’Ucraina è Europa»: o almeno così scandiva lo slogan della folla maidanista nel 2014 mentre si accendeva la miccia del bagno di sangue che continua tuttora) come un mero tentativo di fare notizia ostentando una vaga coscienza politica di stampo americanoide, e in Giappone mettersi in mostra guadagna solo ostilità da parte dell’opinione pubblica.

 

Lo Shukkan Bunshun ha visto una breccia e ci si è buttato: una ricognizione superficiale sui media sociali è bastata a scoprire che la signorina Shiino stava frequentando tale Maeda Takuma, chirurgo estetico piuttosto social-mediatico, noto anche come «dottor muscolo».

 

 

Il problema è che il nerboruto medico risulta sposato e la ruba-mariti ucraina dopo inizialmente avere protestato di essere all’oscuro di ciò, ha dovuto riconoscere la sua colpa e rinunciare al titolo sull’onda dello scandalo.

 

Nell’assieme la vicenda fa capire come la società nipponica per molti aspetti sia ancora significativamente più conservatrice rispetto a quella Occidente, più incline, ora, ad accettare una celebrità coinvolta in un adulterio. Ciononostante anche il Giappone ha una sua pseudo intellighentsia sinistrorsa suddita di qualsiasi moda culturale arrivi dagli Stati Uniti, il che mi fa inevitabilmente pensare ai cessi di Kabukicho Tower. Per chi non conosce Tokyo: avete presente l’immaginario della fantascienza anni ’80? Blade Runner? William Gibson e il cyberpunk? Ecco, quello è Kabukicho. Neon, rumore, sovraccarico di informazione.

 

Kabukicho Tower è un grattacielo di 225 metri e 48 piani realizzato per riqualificare l’omonimo quartiere, che permane in una zona d’ombra tra malavita e vita notturna, oltretutto a dieci minuti di passeggiata dalla affollatissima mecca nipponica degli appassionati del K-pop e del cibo coreano, Shin Okubo.

 

Per i turisti stranieri è normalissimo scegliere un albergo in questo quartiere per le proprie vacanze, un non giapponese non percepisce alcuna minaccia dal punto di vista della sicurezza, ma per il nipponico medio l’aura di malavita che aleggia sulla zona intimidisce alquanto.

 

Ecco quindi una eccellente idea di riqualificazione: un edificio che comprende cinema multisala, locale per concerti, albergo e una ridda di ristoranti e bar nello sgargiante secondo piano. Il tutto in una zona servita dai mezzi pubblici con una densità inimmaginabile per una città italiana. Nel raggio di 20 minuti a piedi ci sono almeno otto stazioni, di cui una è la più trafficata al mondo – la sola stazione di Shinjuku vede passare due milioni di persone al giorno!

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La Tokyu, azienda che gestisce il progetto, ha però pensato bene di fidarsi dell’opinione di qualche abitante della dimensione parallela social-mediatica e di costruire toilettes gender-free nel suddetto secondo piano riservato alla ristorazione.

 

I bagni prevedevano uno spazio comune da cui si poteva accedere a due latrine per gli uomini, due per le donne, otto ad accesso indiscriminato e una per disabili.

 

Il sottoscritto ha sentito il richiamo di madre natura passando da quelle parti: mi sono ritrovato in ambasce davanti all’entrata assieme a due ragazzi attorno ai vent’anni che si dicevano a vicenda: «non ci riesco, è troppo strano, proprio non riesco ad entrare!»

 

Proprio no: a un uomo normale non può che sembrare sbagliato entrare in un bagno in cui ci sono anche delle donne.

 

E viceversa: nei giorni successivi all’apertura i social media sono stati investiti dalle lamentele delle utenti che esprimevano il grande disagio e l’ansia causati dal condividere uno spazio intimo con esponenti del sesso opposto. (Il sesso opposto: gustate la nostalgia in queste parole, occidentali)

 

Nonostante l’introduzione progressiva di personale di sorveglianza e paratie, quattro mesi dopo l’apertura i bagni unisex sono stati definitivamente eliminati e il buonsenso ha alla fine prevalso.

 

Da tutto questo credo si possa trarre una conclusione semplice ma pregnante: ai giapponesi – ai quali peraltro dobbiamo la magnifica arte e civiltà dei water elettronici Toto – potrebbero non piacere i cessi occidentali.

 

Taro Negishi

Corrispondente di Renovatio 21 da Tokyo

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Immagine di Dick Thomas Johnson via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

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Necrocultura

Macron e il computo di Satana

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Abbiamo voglia scrivere di qualcosa di davvero metafisico, qualcosa di oscuro, di folle. Quel tipo di discorsi che potete leggere solo su Renovatio 21 – ogni tanto.   Negli ultimi giorni tutti si stanno grattando la testa guardando a quello che sta succedendo con il presidente francese Emmanuel Macron.   Abbiamo visto la spedita Costituzionalizzazione dell’aborto in Francia, che diventa il primo Paese al mondo a mettere il figlicidio nella sua carta fondamentale. Il Senato ha votato in blocco, uomini della Le Pen inclusi. Si tratta di un passo giuridicamente, filosoficamente umanamente enorme, che nessuno Stato – nemmeno in era di ateismo sovietico – aveva mai osato.   Lo Stato eleva l’uccisione dei propri cittadini indifesi come diritto fondamentale: è un pensiero davvero da capogiro, ma non è che qui ci stupiamo.

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Su Renovatio 21, trattando del primo discorso del primo ministro Giorgia Meloni al Parlamento italiano, abbiamo scritto dell’«inchino a Moloch». La premier, come alcuni presidenti democratici americani prima di lei, come prima cosa ci tiene a far sapere che il feticidio rimarrà libero. L’ecatombe, destra o sinistra, deve continuare.   Un inchino a Moloch lo ha eseguito la settimana scorsa anche Joe Biden nel SOTU, il discorso annuale del presidente sullo «Stato dell’Unione». Nel più tetro dei SOTU che si ricordi, vegliardo della Casa Bianca ha esaltato l’aborto, senza nominarlo (ha usato espressioni di neolingua orwelliana: «libertà riproduttiva» e «libertà di scegliere»), arrivando a sfidare direttamente – inaudito, davvero – la Corte Suprema USA.   Poco dopo, Macron mantiene la promessa fatta tante volte, e piazza nella Costituzione i bambini uccisi nel grembo materno. È un inchino profondo, vero, a colui al quale si sacrificano i figli, un atto materiale che supera parole e discorsi. Emmanuel, ci ha fatto capire, fa sul serio. E mica si è fermato.   In alcuni protocolli delle monarchie del passato (ho negli occhi quello visto in una stupenda serie americana in cui il padre fondatore degli Stati Uniti John Adams incontra Re Giorgio III) erano previsti, al cospetto del re, anche tre inchini.   Ecco che il presidente francese si produce in un altro segno di deferenza verso la Cultura della Morte: ha lanciato la corsa alla libera eutanasia in Francia. Non abbiamo dubbi che il suicidio di Stato – ovvero, lo Stato che, anche qui, uccide i suoi cittadini – diverrà presto realtà. Si dice che tanti francesi già fanno il viaggetto per il vicino, francofono Belgio per farsi ammazzare in maniera istituzionale.   Ma perché tutta questa fretta, Emmanuel? Se lo sono chiesti in tanti, visto che l’uno-due è arrivato, in pratica, a poche ore di distanza: inizio-vita, fine-vita… il vertice dello Stato francese pone il segno della Morte sui due confini dell’esistenza umana. Interessante.   La questione è che, se ha il coraggio di uscire dal settore – la Bioetica, le cose di «politica interna», le cose «religiose» – e si guarda al quadro più ampio, troviamo subito anche il terzo inchino di Macron: con una inquietante insistenza, ha ripetuto l’opzione di avere in Ucraina truppe NATO pronte a combattere con la Russia.   Quest’ultima uscita del presidente è particolarmente scioccante. La Francia, lo sappiamo bene, ha qualche problema con la Russia, che le ha soffiato una buona porzione di quell’Africa francofona che non ne può più di Parigi al punto da accusarla di essere dietro al terrorismo islamico che insanguina la regione. Tuttavia, in superficie, almeno a inizio conflitto ucraino nel 2022, i rapporti non sembravano tesi fino all’interruzione: anzi, ricorderete come anche Macron, come Scholz e altri, fece un giro a Mosca per ritrovarsi a parlare con Putin dall’altra parte di quel lungo tavolone del Cremlino…   La chiamata di Macron per la presenza militare atlantica in Ucraina ha spiazzato perfino i tedeschi, zeloti antirussi, che si sono smarcati, anche con toni bruschi, così come ha fatto il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto. Nonostante la discordia degli alleati europei, Emmanuel è andato avanti, sottolineando che lui intendeva davvero quello che aveva detto.   È una prospettiva davvero paurosa. Macron sa che stiamo parlando di una linea rossa che porta verso l’escalation nucleare? La Russia, secondo la sua dottrina atomica, può utilizzare i suoi ordigni apocalittici nel caso sia minacciata l’esistenza del suo Stato; la presenza occidentale in Ucraina, con l’installazione di missili NATO che possono colpire con facilità le città le russe (di fatto, già lo fanno) potrebbe rientrare in questo tipo di pericolo, anzi a pensarci bene è esattamente il motivo per cui Putin ha avviato l’Operazione Militare Speciale. E che dire del fatto che in Russia qualche analista ha proposto, apertis verbis, la nuclearizzazione di città europee come soluzione al conflitto in corso?   Macron, certamente, lo sa: perché egli, ricordiamolo sempre, dispone di armi atomiche.   Aborto, eutanasia, guerra nucleare… tutto evocato nel giro di poche ore. Non ho sentito nessuno dare una spiegazione credibile di questa mostruosa, repentina deriva. Per cui, ci provo io – avvisando che per alcuni lettori si può trattare di una lettura di fantascienza; altri invece, possono cercare di guardare con la luce della Fede.

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Chi scrive crede che vi sia un’unica economia dell’universo, basata sulla sua sostanza più importante: la vita umana. Non è il danaro, non è la materia, non è l’energia che sta al centro del Creato. È la continuazione del Creatore, la sua riproduzione in creature fatte a sua immagine e somiglianza: l’Imago Dei.   Per un cristiano, si tratta di un discorso di logica stringente. Cosa l’autore dell’Universo ha di più prezioso dei suoi figli? Cosa può essere più importante per un Padre?   Ne risulta che chi il Padre lo vuole combattere, lo fa cercando di diminuire, eliminare quanto Egli ha di più caro. Il nemico di Dio deve ridurre sul pianeta l’Imago Dei, e con qualsiasi mezzo a sua disposizione. È la sua missione, la sua vocazione, è una sua necessità.   È l’inversione totale del Cristianesimo, e nello specifico della Santa Messa, se volete. Invece che il sacrificio di Dio per l’uomo, egli per negare il Padre deve far sì che l’umanità venga sacrificata.   L’economia del Male è sempre in movimento. Qualcuno vi avrà detto che dopo la Seconda Guerra Mondiale la Terra, in fin dei conti, ha vissuto un periodo di pace, almeno in Europa. Questa è la storia ufficiale, la storia visibile, fatta con numeri e statistiche fallaci, non basate sull’unica cosa che conta davvero, cioè sul primato della vita umana.   In realtà, il calcolo da fare è un altro. I milioni di sacrifici delle guerre globale non sono spariti, hanno semplicemente mutato forma, moltiplicando il numero delle morti, diffondendosi ovunque, ottenendo perfino la schermatura della legge. La Seconda Guerra Mondiale ha fatto forse 68 milioni di morti. Aborto e fecondazione in vitro, secondo un numero che circolava già lustri fa, ne hanno prodotti almeno un miliardo. Un miliardo.   Semplicemente, il sacrificio umano massivo si è spostato dalla trincea al grembo materno, dal campo di battaglia al reparto di ospedale, dalla città bombardata alla clinica dei bambini in provetta.   Pensateci, cristiani e non: abbiamo, quindi, avuto davvero decenni di pace? I nemici di Dio, quale situazione preferiscono? Quanto per loro è importante che il mondo moderno, che hanno certamente contribuito a progettare, continui ad avanzare secondo la linea delle democrazie «laiche»?   È a questo punto che bisogna considerare che essi da qualche parte si mettono pure a fare i conti. Esiste, cioè, un computo di Satana.

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Secondo un naturale principio economico, il numero delle vite umane sacrificate non può diminuire, deve imperativamente aumentare, come ogni azienda che si rispetti. E se c’è un calo, allora bisogna correre ai ripari. E un calo, visti i recenti sviluppi, potrebbe esserci stato.   Sappiamo che negli Stati Uniti nel 2021 vi sono stati 625.978 aborti registrati in 46 Stati più il distretto della capitale Washington. Rispetto al 2020, un incremento dello 0,6%. Più o meno, un bambino americano ogni cinque viene ucciso. Anche in Italia la ratio è più o meno quella: mediamente mezzo milione di nascite all’anno (numero, come sappiamo, in caduta libera), e un centinaio di migliaia di aborti.   Tale cifra è ora da mettere in discussione: con la sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson, che de-federalizza l’aborto, negandone di fatto lo status di diritto (l’esatto contrario di quanto appena fatto da Macron…) quantità di Stati americani a maggioranza conservatrice hanno iniziato a porre restrizioni sulle interruzioni di gravidanza.   Secondo alcune stime, nei primi due mesi dopo la sentenza vi sarebbero stati 10.670 aborti in meno rispetto al periodo precedente a Dobbs. Non abbiamo, al momento, un dato di questi due anni. Certo, i numeri dell’aborto non sono crollati: molte donne vanno ad abortire in un altro Stato, altre assumono le RU486 che ora si fanno arrivare comodamente a casa, con enti che hanno giurato di offrire, magari con la benedizione di Big Pharma, il servizio di pillola della morte spedita via posta nel nome del «diritto delle donne» (donne adulte: le bambine nel ventre della loro madre vengono invece uccise ed espulse nel water per finire poi a farsi divorare nelle fogne da topi, rane, pesci, insetti). Tuttavia, un calo è piuttosto prevedibile.   C’è di più: come aveva lasciato trasparire l’anziano giudice della Corte Suprema Clarence Thomas – il nero, cresciuto cattolico, fautore della legge naturale – la sentenza Dobbs avrebbe riaperto i giochi anche per altre questioni, come la fecondazione in vitro. Detto, fatto: poche settimane fa è arrivata la sentenza dell’Alabama che considera gli embrioni crioconservati come «bambini». Alcune cliniche di riproduzione artificiale, come abbiamo riportato su Renovatio 21, hanno già chiuso i battenti temendo la catastrofe legale: se gli embrioni che fanno in provetta sono persone, quanti omicidi commettono ogni singolo giorno? Tale logica fa di ogni medico esperto di FIVET un Pol Pot, o peggio.   Ci stiamo ancora stropicciando gli occhi per questa cosa: dopo anni in cui abbiamo combattuto in solitaria – perché il mondo pro-life italiano è in massima parte ebete, o venduto, come lo sono i padroni con lo zucchetto – la battaglia contro la strage dell’in vitro (che, in Italia, è già maggiore di quella della 194), assistere a quello che sta accadendo richiede il darsi dei pizzicotti. Sta cascando giù, senza che nemmeno vi sia stata fatta un’opposizione popolare seria, anche la provetta?   Forse sì. E quindi, immaginate che l’ulteriore picchiata del computo che potrebbe includere anche le vite prodotte e scartate in massa nei laboratori per le coppiette borghesi.

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Il conto infernale potrebbe cominciare a non tornare. Urge quindi una manovra manageriale decisa. Se si perde un cliente, si cerca di fare quadrare i conti aumentando il prezzo dei clienti rimasti; se si smarriscono dei canali di vendita, si aumenta l’afflusso di scambi in quelli esistenti (magari in mercati di altri Paesi, tipo la Francia, per esempio), oppure se ne aprono di nuovi.   La guerra Ucraina è un nuovo canale di morte che hanno voluto aprire più o meno in concomitanza con il calo degli embrioni sacrificati in America. Qualcuno racconta che i ragazzi ucraini massacrati sarebbero 400 mila, magari 500 mila, quelli russi forse sono 100, forse 200, forse di più. Lo vedete da voi: non ci allontaniamo da quella cifra scritta più sopra, il numero totale di bambini uccisi, numero che è ora in discussione. In queste cose, abbiamo notato negli anni, c’è spesso una paurosa simmetria: si raccontava, ancora lustri fa, che in Italia dal 1978 c’erano stati 6 milioni di bambini abortiti, e al contempo si diceva che gli immigrati giunti nel nostro Paese erano… 6 milioni.   (In realtà crediamo che i bimbi sacrificati, specie con la provetta ora a carico dello Stato grazie alla Lorenzin, siano molti di più – al contempo pensiamo che anche gli stranieri che hanno invaso le nostre città siano in totale molto più di sei milioni: alla fine, la simmetria in qualche modo rimane)   Il lettore può aver capito dove sto andando a parare.   Un qualche «manager» ha detto al francese che deve eseguire il programma, perché i conti devono tornare? Qualcuno sta spingendo per una frettolosa legalizzazione della Necrocultura temendo che l’azienda del sacrificio umano possa andare in perdita?   La multinazionale del Male pare non essersi accontenta di aver ribaltato, in Francia, quanto pare stia accadendo in America. Accecata dalla paura di un crollo, perde la testa, e si lancia in un investimento all-in, prendere o lasciare: la guerra termonucleare… Il loro uomo ripete a pappagallo, mischia gli ingredienti esplosivi: NATO, Ucraina, Russia… E che significato possono avere simili dichiarazioni se non lo spalancarsi di uno scenario di distruzione atomica, cioè di sacrificio umano totale e finale?   Potete pensarla come volete: io dell’ora presente, del concentrato di Cultura della Morte che stanno producendo, mi son fatto questa idea. E adesso, con la Francia che ribolle per la storia di Brigitte Macron presunta transessuale (!), mi vengono ancora più le vertigini. Ma cosa stanno dicendo, veramente, quelli che sostengono la tesi per cui la moglie di Macron – quella che, 24 anni in più, si innamorò di lui quando questi aveva 14, 15, 16, 17 anni, a seconda dell’articolo che leggete – sia in realtà un uomo?   Vogliono suggerire che in cima ad uno Stato con potenza nucleare hanno messo una vittima, con a suo fianco il carnefice, di uno degli ultimi tabù rimasti?   Cosa vogliono insinuare, che quella relazione tra vittima e carnefice può essere intronizzata?   E quelli che mostrano le foto (sono ritoccate? Diteci di sì) con il figlio di lei che somiglierebbe al presidente, quale quadro stanno suscitando?   Anche questa storia, allucinante e letteralmente incredibile (lo ammetto, quando emerse due anni fa la querela della première dame, ridacchiai: ma chi può dare retta ad una panzana cospirazionista simile!) capita nella grande accelerazione della Necrocultura in Francia in questi giorni.   Aborto, eutanasia, provetta, transessualismo, pedofilia, guerra atomica. Il disegno che dobbiamo imparare a vedere non è più di uno.   C’è un’economia precisa che informa tanta parte della nostra dimensione, che è quella della lotta all’Imago Dei. Sapete perfettamente chi, sin dal principio, la sta operando.   Realizziamo una volta per tutte che cosa essi vogliono: manipolare, umiliare, sprecare, cancellare la vita umana. Tutto ciò che stiamo vivendo ce ne dà prova quotidiana, e lo Stato moderno stesso pare essere mutato in una pura macchina di morte, in un sistema che deve garantire la nostra sofferenza e la nostra eliminazione.   La Vita: non c’è altro che conta davvero nell’Universo. Preghiamo affinché presso le nazioni terrestri sorga una forza che faccia di questa meraviglia miracolosa il suo fine ultimo, che faccia della difesa e moltiplicazione dell’esistenza umana la sua ragione di esistere – e di combattere.   Tutto il resto, davvero, non entra nel computo.   Roberto Dal Bosco

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Necrocultura

«Il Grande Reset è sterminio». Mons. Carlo Maria Viganò parla alla Prima Giornata della Memoria dell’Olocausto Sanitario

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Renovatio 21 ripubblica il messaggio di monsignor Carlo Maria Viganò alla Prima Giornata della Memoria dell’Olocausto Sanitario «per non dimenticare le vittime sacrificate in nome del COVID e quelle del genocidio vaccinale». Le opinioni degli scritti pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

Cari Amici,

 

accolgo volentieri l’invito del prof. Massimo Citro della Riva a rivolgere il mio saluto ai partecipanti al Giorno della Memoria dell’Olocausto Sanitario.

 

Sapete bene che non ho mai risparmiato i miei interventi sin dall’inizio della farsa psicopandemica, e che la mia denuncia – sin dal maggio del 2020 – ha anticipato tutto ciò che in questi quattro anni è emerso circa la criminale gestione di questo esperimento di ingegneria sociale di matrice neomalthusiana.

 

Quello che oggi appare in tutta la sua evidenza è il piano eversivo di un colpo di stato globale, volto alla decimazione della popolazione mondiale e alla riduzione in schiavitù dei superstiti.

 

Le pressioni per l’approvazione del Trattato pandemico dell’OMS e per il passaporto sanitario – a cui si affianca l’attivazione del portafoglio digitale – dimostrano che gli autori di questo golpe non hanno alcuna intenzione di desistere dai loro propositi criminali, se non dinanzi ad una opposizione ferma e determinata da parte della popolazione e di quei pochi suoi rappresentanti non venduti al World Economic Forum, che coraggiosamente non vengono meno ai loro doveri.

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Abbiamo visto la falsa chiesa bergogliana totalmente asservita alla terapia genica, per la cui produzione sono stati usati feti abortivi.

 

Abbiamo visto medici e paramedici uccidere fragili e anziani nelle terapie intensive, mediante l’uso di anestetici. Abbiamo visto governanti, magistrati e forze di polizia scatenarsi un una criminalizzazione inaudita di chi non si è lasciato «marchiare».

 

Sappiamo chi vi sia dietro costoro, chi li paga, chi li ricatta: i loro nomi sono ben noti. Questi assassini si troveranno presto a rispondere dei loro crimini, se non dinanzi al tribunale del mondo di sicuro davanti a Dio, che essi odiano e al Quale vorrebbero sostituirsi, in un folle delirio di onnipotenza che è inesorabile preludio di eterna disfatta.

 

I figli delle tenebre, i cospiratori del World Economic Forum e della cabala globalista vogliono instaurare in terra il regno dell’Anticristo, quale oscena contraffazione del regno di Cristo Nostro Signore.

 

Guardate la loro opera: solo menzogna, inganno, orrore, peccato, vizio, violenza, mostruosità. E sempre per un prezzo, perché tutto quello che fanno è oggetto di scambio, di commercio: si paga per aver figli, si paga per ucciderli, si paga per venderne gli organi, si paga per abusare di loro, si paga per imporre terapie letali, si paga per vivere e per morire, si paga per le menzogne dei media e per le oscenità di internet, si paga il simulacro dell’amore e dell’amicizia, si paga la chimera di un’eternità digitale.

 

Si paga anche per finire all’inferno, per dannarsi l’anima. Mentre nelle cose di Dio tutto è gratuito, è frutto di carità, di generosità, di magnificenza.

 

Voi giustamente denunciate l’olocausto sanitario: con questo termine mettete in evidenza da un lato l’estensione del crimine commesso dai servi dell’OMS, e dall’altro la volontà di «sacrificare» milioni vittime al Moloch globalista.

 

Non perdete di vista questo elemento fondamentale: lo sterminio – con modalità non dissimili da quelli che i regimi totalitari del secolo scorso hanno provocato – ci mostra l’aspetto rituale del Great Reset e svela la cultura di morte di chi lo promuove.

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Morte di bambini nel ventre materno; morte di malati e anziani negli ospedali; morte di giovani strappati alla vita dalla droga; morte della famiglia in nome delle perversioni e dei tradimenti; morte della bellezza, del sapere, della scienza. Una morte che colpisce non solo il corpo, ma anche l’anima, uccidendo in essa la fiamma della speranza. Ed è significativo che chi nega l’esistenza di un inferno ultraterreno sembra voler far di tutto per ricrearlo su questa terra, quasi a vendicarsi con noi per il destino che attende, inesorabile, questi assassini psicopatici.

 

Proseguite dunque nel vostro coraggioso impegno, ma non perdete mai di vista il quadro complessivo di questa battaglia epocale, in cui le forze del Bene e quelle del Male si apprestano ad uno scontro decisivo. È importante comprendere che la farsa psicopandemica è stata soltanto uno dei mezzi di imposizione di questo piano infernale, e che ad essa si affiancano altre minacce che seguono lo stesso copione sotto la medesima regia. Mostrate questa coerenza dell’insieme e anche i più distratti capiranno e si ribelleranno a ciò che viene loro imposto con la frode e la violenza.

 

La verità vi farà liberi, ha detto Nostro Signore. Il Quale ha detto di Sé: Io sono la Via, la Verità, la Vita. È solo la Verità di Cristo che ci può liberare dalle catene di menzogna e falsità del nemico del genere umano.

 

Combattete dunque questa battaglia nella consapevolezza che il vostro e nostro avversario potrà essere sconfitto solo con le armi della Verità.

 

Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene, ci esorta San Paolo.

 

Agite con libertà nell’alveo del bene e il Signore benedirà il vostro impegno, come sempre ha fatto nel corso della Storia con coloro che Lo amano e obbediscono ai Suoi Comandamenti. Se cedete su questo, presterete il fianco al nemico, vanificando ogni vostro sforzo.

 

E ricordate le parole del Signore: Non abbiate paura, Io ho vinto il mondo.

 

Vi benedico di cuore.

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

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Renovatio 21 offre questo testo di Monsignor Viganò per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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