Pensiero
Lasciateci vivere. Almeno a Messa
La realtà di quanto è accaduto in questi ultimi due anni è ben riflessa nella chiesa, che ha assorbito tutte le norme anti-COVID possibili.
Le gerarchie vaticane fin da subito si son piegate alla volontà e ai diktat dei padroni del mondo, chiudendo tempestivamente tutte le chiese e proibendo formalmente qualsiasi sacra celebrazione: chiese serrate a chiave, Messe sospese, nessun Rosario o qualsivoglia preghiera, nessuna benedizione per le case, nulla di nulla.
Vescovi rinchiusi nei sacri palazzi e preti segregati nelle canoniche. Fedeli invitati a seguire la Messa via streaming. Già da lì abbiamo potuto intuire che non avremmo trovato appoggio nella sacra istituzione nel contrastare i divieti covidioti
Il grande senso di vuoto ce lo ha ben mostrato Bergoglio quando, in pieno lockdown, si presentò sotto una balaustra posticcia di fronte a una piazza San Pietro desolatamente vuota. Il distacco, il senso di smarrimento, la solitudine dei poveri fedeli confinati forzatamente nelle loro abitazioni nei confronti di quella chiesa vissuta quotidianamente o festivamente, era tremendamente evidente e disarmante.
Alcuni preti, che io sappia, hanno celebrato comunque la Santa Messa trasgredendo ai famigerati DPCM emanati dal Churchill pandemico de’noantri , il Giuseppi Conte.
Ricordiamo Don Lino Viola che fu interrotto proprio al momento della consacrazione da un giovane carabiniere che invitava il povero parroco a interrompere la funzione. Il prete resistette e terminò giustamente la funzione, come documentato da un poi video postato su YouTube.
La cosa sconcertante fu che nessuna alta carica dello stato e nessun porporato ne prese le difese né nelle sedi opportune, né in TV. Solo la pirotecnica ribelle di Vittorio Sgarbi si espresse con veemenza e sdegno nei confronti di uno Stato che, per mano dell’Arma dei Carabinieri, si era macchiato di un fatto di tale gravità.
Quando, sempre secondo i DPCM , ci fu gentilmente concesso di assistere nuovamente alle funzioni, siamo stati spettatori di un altro teatrino stucchevole e invadente.
Ve li ricordate i «civici»? Quei soggetti vestiti con tute fluorescenti che giravano per le strade invitando la gente a tenere su la mascherina?
Bene, le chiese non potevano essere da meno rispetto al resto del mondo, ci mancherebbe, e quindi ci siamo ritrovati questi personaggi variopinti a dirigere il traffico dei fedeli durante la comunione e, cosa ancor più sconcertante, andare dai fedeli nel momento di preghiera più intenso e profondo, mentre si è inginocchiati al cospetto di Nostro Signore, a dirgli: «Scusi, può tirarsi su la mascherina?».
Ad un certo punto, finalmente, i civici sono spariti, ma non di certo le pezze sul grugno. Quelle che ci dovrebbero preservare dall’infezione quando stiamo troppo vicini a un altra persona.
Ebbene, chi scrive frequenta quotidianamente la Santa Messa e spesso mi capita di non andare sempre nella stessa parrocchia. Ne vedo di ogni. Parroci che celebrano la messa feriale pomeridiana in una cattedrale semi deserta con la FFP2 sempre addosso. Cambio di microfoni tra una lettura e un’altra. Organisti che suonano in solitudine muniti rigorosamente di maschera. Fedeli che per prendere la comunione brandiscono le ostie intrecciandole con le loro mascherine. Acquasantiere ancora vuote. Distanziamenti siderali in chiese con cinque o sei fedeli presenti. Ci manca che per entrare nel luogo sacro ci chiedano il lasciapassare verde, ma non faccio fatica a credere che qualcuno con manie di protagonismo l’abbia quantomeno pensato.
Ecco, ciò detto, vediamo con disarmante sconforto che oramai la chiesa segue pedissequamente gli ordini deliranti di uno stato che appare completamente allo sbando sulla questione vairus.
Anche oggi che l’obbligo di indossare la mascherina in luoghi chiusi è quasi sparito (chissà per quanto), ci sono fedeli e parroci ancora ancorati a questa usanza che, dati alla mano, pare arginare ben poco le innumerevoli sottovarianti COVID, ma che oramai per molti di noi questo dispositivo di protezione individuale è alla stregua di un amuleto portafortuna: strofinandolo di tanto in tanto tengo lontana la sfiga così come tirandosi su la mascherina ogni qualvolta si incontra un’altra persona si tiene alla larga il virus.
Lasciateci vivere, lasciateci respirare, lasciateci il nostro volto esprimere i nostri sorrisi e le nostre preoccupazioni al cospetto del prossimo, ma soprattutto lasciateci pregare in pace con la consapevolezza che solo Nostro Signore ci salverà da questo sfacelo etico e morale.
Francesco Rondolini
Pensiero
I bagni di Kabukicho e la vera storia della Miss Giappone ucraina detronizzata
La parabola della miss Giappone di natali ucraini si è rivelata estremamente breve. L’elezione a rappresentante della bellezza nipponica di Karolina Shiino, nata in Ucraina nella città di Ternopil’, trasferitasi in Giappone all’età di 5 anni dopo il divorzio dei genitori e le seconde nozze della madre con un uomo giapponese, è durata soltanto dal 22 gennaio al 5 febbraio di quest’anno, quando la donna ha dovuto rinunziare a corona e scettro di più bella del Sol Levante.
Se pensate che il problema legato alla sua – secondo alcuni molto opinabile – avvenenza o polemiche di etnocentrismo estetico, vi sbagliate: a rompere le uova nel paniere alla ukromiss, e agli organizzatori del concorso ansiosi di riconoscimento internazionale per il loro beau geste politicamente corretto (cioè, geopoliticamente corretto, cioè militarmente corretto), è stato il famigerato settimanale Shukkan Bunshun, il cui talento nello scoperchiare scandali e altarini già gli è valso il nomignolo di «cannone Bunshun».
Tra le vittime del cannone distruttore di reputazioni figurano numerose celebrità nipponiche. È significativo che il tabloid avesse colpito il potentissimo magnate delle boy band locali Johnny Kitayama già nel 2001, 22 anni prima che il suo impero venisse praticamente demolito dallo scoperchiare una sentina di abusi omosessuali sui ragazzi durata anni.
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(Per inciso, si tratta dello stesso periodico ha avuto il merito di rivelare nomi e cognomi dei giovanissimi aguzzini di Junko Furuta, diciottenne giapponese vittima di uno dei più atroci crimini che il Giappone ricordi. L’ordalia che la ragazza ha patito supera a tal punto l’immaginazione che non ha soltanto causato svenimenti in aula durante il processo, ma è stata addirittura ispirazione per un tremendo film gore della efferata serie Guinea Pig, che dominava la scena degli oscuri scambi di VHS negli anni 90. Pregate per Junko, e per i suoi carnefici ancora vivi e con la possibilità di convertirsi. Uno dei carnefici in questione è stato arrestato per tentato omicidio due anni fa, il che pone domande sulla reale capacità di riabilitare del carcere. Ma ho divagato abbastanza…)
Lo scandalo in questione è telefonatissimo: chiaramente il giapponese medio vede l’elezione a miss Giappone di una ragazza europea (d’altronde, «l’Ucraina è Europa»: o almeno così scandiva lo slogan della folla maidanista nel 2014 mentre si accendeva la miccia del bagno di sangue che continua tuttora) come un mero tentativo di fare notizia ostentando una vaga coscienza politica di stampo americanoide, e in Giappone mettersi in mostra guadagna solo ostilità da parte dell’opinione pubblica.
Lo Shukkan Bunshun ha visto una breccia e ci si è buttato: una ricognizione superficiale sui media sociali è bastata a scoprire che la signorina Shiino stava frequentando tale Maeda Takuma, chirurgo estetico piuttosto social-mediatico, noto anche come «dottor muscolo».
🥇 Ukrainian-born Miss Japan relinquishes title over affair with ‘muscle doctor’
Read more ⬇️ https://t.co/Cz51i03n9o
— The Telegraph (@Telegraph) February 6, 2024
Il problema è che il nerboruto medico risulta sposato e la ruba-mariti ucraina dopo inizialmente avere protestato di essere all’oscuro di ciò, ha dovuto riconoscere la sua colpa e rinunciare al titolo sull’onda dello scandalo.
Nell’assieme la vicenda fa capire come la società nipponica per molti aspetti sia ancora significativamente più conservatrice rispetto a quella Occidente, più incline, ora, ad accettare una celebrità coinvolta in un adulterio. Ciononostante anche il Giappone ha una sua pseudo intellighentsia sinistrorsa suddita di qualsiasi moda culturale arrivi dagli Stati Uniti, il che mi fa inevitabilmente pensare ai cessi di Kabukicho Tower. Per chi non conosce Tokyo: avete presente l’immaginario della fantascienza anni ’80? Blade Runner? William Gibson e il cyberpunk? Ecco, quello è Kabukicho. Neon, rumore, sovraccarico di informazione.
Kabukicho Tower è un grattacielo di 225 metri e 48 piani realizzato per riqualificare l’omonimo quartiere, che permane in una zona d’ombra tra malavita e vita notturna, oltretutto a dieci minuti di passeggiata dalla affollatissima mecca nipponica degli appassionati del K-pop e del cibo coreano, Shin Okubo.
Per i turisti stranieri è normalissimo scegliere un albergo in questo quartiere per le proprie vacanze, un non giapponese non percepisce alcuna minaccia dal punto di vista della sicurezza, ma per il nipponico medio l’aura di malavita che aleggia sulla zona intimidisce alquanto.
Ecco quindi una eccellente idea di riqualificazione: un edificio che comprende cinema multisala, locale per concerti, albergo e una ridda di ristoranti e bar nello sgargiante secondo piano. Il tutto in una zona servita dai mezzi pubblici con una densità inimmaginabile per una città italiana. Nel raggio di 20 minuti a piedi ci sono almeno otto stazioni, di cui una è la più trafficata al mondo – la sola stazione di Shinjuku vede passare due milioni di persone al giorno!
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La Tokyu, azienda che gestisce il progetto, ha però pensato bene di fidarsi dell’opinione di qualche abitante della dimensione parallela social-mediatica e di costruire toilettes gender-free nel suddetto secondo piano riservato alla ristorazione.
I bagni prevedevano uno spazio comune da cui si poteva accedere a due latrine per gli uomini, due per le donne, otto ad accesso indiscriminato e una per disabili.
Il sottoscritto ha sentito il richiamo di madre natura passando da quelle parti: mi sono ritrovato in ambasce davanti all’entrata assieme a due ragazzi attorno ai vent’anni che si dicevano a vicenda: «non ci riesco, è troppo strano, proprio non riesco ad entrare!»
Proprio no: a un uomo normale non può che sembrare sbagliato entrare in un bagno in cui ci sono anche delle donne.
E viceversa: nei giorni successivi all’apertura i social media sono stati investiti dalle lamentele delle utenti che esprimevano il grande disagio e l’ansia causati dal condividere uno spazio intimo con esponenti del sesso opposto. (Il sesso opposto: gustate la nostalgia in queste parole, occidentali)
Nonostante l’introduzione progressiva di personale di sorveglianza e paratie, quattro mesi dopo l’apertura i bagni unisex sono stati definitivamente eliminati e il buonsenso ha alla fine prevalso.
Da tutto questo credo si possa trarre una conclusione semplice ma pregnante: ai giapponesi – ai quali peraltro dobbiamo la magnifica arte e civiltà dei water elettronici Toto – potrebbero non piacere i cessi occidentali.
Taro Negishi
Corrispondente di Renovatio 21 da Tokyo
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Immagine di Dick Thomas Johnson via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Macron e il computo di Satana
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Necrocultura
«Il Grande Reset è sterminio». Mons. Carlo Maria Viganò parla alla Prima Giornata della Memoria dell’Olocausto Sanitario
Renovatio 21 ripubblica il messaggio di monsignor Carlo Maria Viganò alla Prima Giornata della Memoria dell’Olocausto Sanitario «per non dimenticare le vittime sacrificate in nome del COVID e quelle del genocidio vaccinale». Le opinioni degli scritti pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Cari Amici,
accolgo volentieri l’invito del prof. Massimo Citro della Riva a rivolgere il mio saluto ai partecipanti al Giorno della Memoria dell’Olocausto Sanitario.
Sapete bene che non ho mai risparmiato i miei interventi sin dall’inizio della farsa psicopandemica, e che la mia denuncia – sin dal maggio del 2020 – ha anticipato tutto ciò che in questi quattro anni è emerso circa la criminale gestione di questo esperimento di ingegneria sociale di matrice neomalthusiana.
Quello che oggi appare in tutta la sua evidenza è il piano eversivo di un colpo di stato globale, volto alla decimazione della popolazione mondiale e alla riduzione in schiavitù dei superstiti.
Le pressioni per l’approvazione del Trattato pandemico dell’OMS e per il passaporto sanitario – a cui si affianca l’attivazione del portafoglio digitale – dimostrano che gli autori di questo golpe non hanno alcuna intenzione di desistere dai loro propositi criminali, se non dinanzi ad una opposizione ferma e determinata da parte della popolazione e di quei pochi suoi rappresentanti non venduti al World Economic Forum, che coraggiosamente non vengono meno ai loro doveri.
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Abbiamo visto la falsa chiesa bergogliana totalmente asservita alla terapia genica, per la cui produzione sono stati usati feti abortivi.
Abbiamo visto medici e paramedici uccidere fragili e anziani nelle terapie intensive, mediante l’uso di anestetici. Abbiamo visto governanti, magistrati e forze di polizia scatenarsi un una criminalizzazione inaudita di chi non si è lasciato «marchiare».
Sappiamo chi vi sia dietro costoro, chi li paga, chi li ricatta: i loro nomi sono ben noti. Questi assassini si troveranno presto a rispondere dei loro crimini, se non dinanzi al tribunale del mondo di sicuro davanti a Dio, che essi odiano e al Quale vorrebbero sostituirsi, in un folle delirio di onnipotenza che è inesorabile preludio di eterna disfatta.
I figli delle tenebre, i cospiratori del World Economic Forum e della cabala globalista vogliono instaurare in terra il regno dell’Anticristo, quale oscena contraffazione del regno di Cristo Nostro Signore.
Guardate la loro opera: solo menzogna, inganno, orrore, peccato, vizio, violenza, mostruosità. E sempre per un prezzo, perché tutto quello che fanno è oggetto di scambio, di commercio: si paga per aver figli, si paga per ucciderli, si paga per venderne gli organi, si paga per abusare di loro, si paga per imporre terapie letali, si paga per vivere e per morire, si paga per le menzogne dei media e per le oscenità di internet, si paga il simulacro dell’amore e dell’amicizia, si paga la chimera di un’eternità digitale.
Si paga anche per finire all’inferno, per dannarsi l’anima. Mentre nelle cose di Dio tutto è gratuito, è frutto di carità, di generosità, di magnificenza.
Voi giustamente denunciate l’olocausto sanitario: con questo termine mettete in evidenza da un lato l’estensione del crimine commesso dai servi dell’OMS, e dall’altro la volontà di «sacrificare» milioni vittime al Moloch globalista.
Non perdete di vista questo elemento fondamentale: lo sterminio – con modalità non dissimili da quelli che i regimi totalitari del secolo scorso hanno provocato – ci mostra l’aspetto rituale del Great Reset e svela la cultura di morte di chi lo promuove.
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Morte di bambini nel ventre materno; morte di malati e anziani negli ospedali; morte di giovani strappati alla vita dalla droga; morte della famiglia in nome delle perversioni e dei tradimenti; morte della bellezza, del sapere, della scienza. Una morte che colpisce non solo il corpo, ma anche l’anima, uccidendo in essa la fiamma della speranza. Ed è significativo che chi nega l’esistenza di un inferno ultraterreno sembra voler far di tutto per ricrearlo su questa terra, quasi a vendicarsi con noi per il destino che attende, inesorabile, questi assassini psicopatici.
Proseguite dunque nel vostro coraggioso impegno, ma non perdete mai di vista il quadro complessivo di questa battaglia epocale, in cui le forze del Bene e quelle del Male si apprestano ad uno scontro decisivo. È importante comprendere che la farsa psicopandemica è stata soltanto uno dei mezzi di imposizione di questo piano infernale, e che ad essa si affiancano altre minacce che seguono lo stesso copione sotto la medesima regia. Mostrate questa coerenza dell’insieme e anche i più distratti capiranno e si ribelleranno a ciò che viene loro imposto con la frode e la violenza.
La verità vi farà liberi, ha detto Nostro Signore. Il Quale ha detto di Sé: Io sono la Via, la Verità, la Vita. È solo la Verità di Cristo che ci può liberare dalle catene di menzogna e falsità del nemico del genere umano.
Combattete dunque questa battaglia nella consapevolezza che il vostro e nostro avversario potrà essere sconfitto solo con le armi della Verità.
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene, ci esorta San Paolo.
Agite con libertà nell’alveo del bene e il Signore benedirà il vostro impegno, come sempre ha fatto nel corso della Storia con coloro che Lo amano e obbediscono ai Suoi Comandamenti. Se cedete su questo, presterete il fianco al nemico, vanificando ogni vostro sforzo.
E ricordate le parole del Signore: Non abbiate paura, Io ho vinto il mondo.
Vi benedico di cuore.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
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Renovatio 21 offre questo testo di Monsignor Viganò per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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