Satira
Padre Pizzarro risponde a Beppe Grillo
Nell’ultimo giorno del 2023 è uscita la notizia che Beppe Grillo, comico TV fondatore di un partito ancora in Parlamento, avrebbe fatto una sua grande proposta per l’umanità: nientemeno che una riforma del calendario.
Un calendario stabile composto da 13 mesi, ciascuno con 4 settimane esatte di 28 giorni, accompagnato da un giorno festivo alla fine dell’anno, secondo Grillo, avrebbe come beneficio «eliminerebbe la confusione causata da mesi con numeri di giorni variabili, semplificando la gestione del tempo, il budget e la pianificazione per individui, aziende e organizzazioni».
Per il genovese con il suo calendario riformato diverrebbe «più semplice pianificare e coordinare le attività locali, nazionali e globali». Vi è anche una soluzione per i controversi 29 febbraio: «gli anni bisestili sarebbero facilmente gestiti aggiungendo un singolo giorno in più alla fine dell’anno invece del sistema attuale in cui viene aggiunto un giorno in più a febbraio» assicura l’ex testimonial dello yogurt.
Siamo chiaramente sul solco di grandi riformatori, come i rivoluzionari francesi, che avevano proposto l’anno secondo il «calendario rivoluzionario», dove eravi suddivisione in 12 mesi, ognuno composto da 30 giorni, per un totale di 360 giorni. In aggiunta, venivano inclusi 5 giorni (6 nei casi degli anni bisestili) alla fine dell’anno per compensare la discrepanza con l’anno tropico, che dura 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi.
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Il calendario rivoluzionario era costruito sul sistema decimale in omaggio alla «scienza», la quale soppiantava la religione anche nella misura del tempo – si trattava quindi, di un calendario decristianizzato, perché il cristianesimo era complice di tutti i crimini del Re». I tagliatori di teste parigini avevano abolito le settimane per far posto a serie di dieci giorni (con i giorni che si chiamavano primidì, duodì, tridì, quartidì…), e avevano inventato una serie di nomi nuovi per i mesi: vendemmiaio, brumaio, frimaio, nevoso, piovoso, ventoso, germinale, fiorile, pratile, messidoro, termidoro, fruttidoro. I giorni bonus a fine anno erano detti «giorni sanculottidi», ed erano chiamati giorno della virtù, del genio, del lavoro, dell’opinione, delle ricompense, della rivoluzione.
Il barbuto guru tuttavia ha premure più concrete, di grande pragmatismo socio-fiscale.
Le società «trarrebbero vantaggio per la rendicontazione finanziaria, l’elaborazione delle buste paga e la gestione dell’inventario» e poi «ci sarebbe infine una armonizzazione delle festività: il giorno extra aggiunto come festività alla fine dell’anno porterebbe una giornata universale di festa, contro ogni tipo di discriminazione religiosa e promuovendo l’unità globale».
Il Grillo rifiuta quindi il calendario gregoriano ora in uso, in quanto «un modello di oltre 400 anni fa, che si rifaceva a sua volta ad un antico schema di 2000 anni, noto come calendario giuliano». Tale calendario sarebbe stato prodotto «sotto l’autorità papale» e avrebbe avuto lo scopo di «ripristinare una continuità nella misurazione del tempo risalente all’era paleocristiana; circa dodici secoli prima! Oggi, siamo dunque ancorati ad uno schema anacronistico, nato sotto una società prescientifica, teocratica, con un’economia feudale, che non semplifica affatto le nostre vite».
Si percepisce anche qui, un po’ fuori tempo massimo, un attacco alla religione: proviene, dobbiamo ricordarci, dall’uomo che nel 2003 aveva tentato di registrare il marchio «Dio», non si sa se per uno scherzo da inserire in uno spettacolino o per patent trolling di livello metafisico.
Ci sembra d’uopo, a questo punto, che a rispondere al fondatore del M5S sia un religioso di spessore come padre Florestano Pizzarro.
In un vecchio intervento televisivo, padre Pizzarro raccontava con sentimento di un caso simile accaduto all’epoca.
Sentitelo nel video qui sotto a 10:57.
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«Giusto l’artra vorta, du’ mesi fa è venuto n’eretico, fasceva tenerezza» racconta don Pizzarro. «Uno che sosteneva che i ggiorni daa’ settimana so’ sei».
«Questa è l’unica cosa… sostiene che i giorni daa’ settimana so’ sei… sostiene che giovedì non esiste, è n’invenzione daa’ stampa pe’ vende più giornali».
«Non c’amo provato poi ce siamo stufati subbito… amo detto: “senti, quella è ‘a benzina, questo è l’accendino: quando c’hai n’attimo de tempo datte fuoco da solo”».
La satira di padre Pizzarro è, come abbiamo notato altre volte, profetica. Tuttavia, per come stanno le cose, è facile che la chiesa di oggi si unisca a Grillo per distruggere il suo calendario. Dopo aver devastato la dottrina, credete che questo papato si fermi dinanzi al sovvertimento del tempo?
Il lettore deve sapere, tuttavia, che il calendario rivoluzionario francese fu abolito, con conseguente reintegro del calendario gregoriano, proprio da un rivoluzionario: il 22 fruttidoro dell’anno XIII, ossia il 9 settembre 1895, Napoleone Bonaparte emise un decreto per porre fine a questa follia.
Non ci resta che ricordare, con somma speranza, anche quell’aneddoto che circolava su Napoleone entrato a Roma: «Io distruggerò la vostra Chiesa», disse il Corso al cardinale Consalvi. «Maestà, sono venti secoli che noi stessi cerchiamo di fare questo e non ci siamo riusciti…»
AGGIORNAMENTO: Avviso ai lettori riguardo l’esistenza di Padre Pizzarro
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Animali
«Pigcasso», il maiale pittore, è morto. L’arte contemporanea può rinascere nei porcili?
In loving memory of Pigcasso who has sadly passed away.
— Compassion in World Farming (@ciwf) March 7, 2024
Rescued from a factory farm in South Africa, Pigcasso changed the hearts and minds of so many, encouraging them to reconsider how they saw farmed animals. She will leave a lasting legacy.
Video: Farm Sanctuary SA pic.twitter.com/DYL1U8HVVx
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Satira
Avviso ai lettori: padre Pizzarro non esiste. Ma potrebbero farlo papa
Un breve comunicato ai lettori di Renovatio 21, dovuto all’alta quantità di lettere arrivateci negli scorsi giorni, specie dopo l’ultima Newslettera.
In molti, dopo aver letto l’articolo intitolato «Padre Pizzarro risponde a Beppe Grillo» ci hanno scritto chiedendoci se il sacerdote, del quale avevamo accluso un denso video che spiegava le nostre ragioni, fosse un personaggio comico o un prete reale.
Rassicuriamo tutti dicendo subito che padre Florestano Pizzarro è, in teoria, solo un’invenzione di uno dei massimi artisti italiani, il comico Corrado Guzzanti. Cioè, padre Pizzarro non esiste – sempre in teoria.
Don Pizzarro, le cui apparizioni TV risalgono a quasi due decenni fa, è uno dei vari personaggi religiosi inventati da Guzzanti durante la sua carriera. Di certo, è forse il più memorabile, perché racconta, non si sa quanto volontariamente, la realtà di una chiesa che non crede più a nulla.
Con una certa insofferenza per chi la contesta – magari le presentatrici di sinistra nelle cui trasmissioni padre Pizzarro appariva – senza rendersi conto di come stanno le cose nel profondo, il personaggio spiegava, quasi infastidito, la fatica di mandare avanti la baracca vaticana, più simile ad una serie TV che ad un’istituzione sacra, sotto l’avvenuto disincantamento del mondo perpetrato dalla scienza.
«Ma te hai vista ‘a robba che c’è llàfori? Mijardi e mijardi de galassie, de stelle, de pianeti, buchi neri, quasar, oceani de materia oscura, de fasci de neutrini».
Padre Pizzarro era oltre il modernismo, oltre il democristianismo: era un personaggio che, con il suo cinismo e la sua saggezza, cerca di tirare avanti un’organizzazione religiosa alla quale non crede più nessuno, lamentandosi pure con una certa insolenza romana di coloro che ancora ci credono.
Stamo ar medioevo» diceva in uno sketch. «Ha ragione mi’ fijo. Stamo al medioevo».
Come abbiamo scritto in altre occasioni, per noi padre Pizzarro è un maestro: da lui possiamo imparare moltissimo, perché egli, oggi, in effetti non è più davvero un personaggio comico, cioè caricaturale, incredibile – nel momento in cui al Dicastero per la Dottrina della Fede ci sta il «cardinale Orgasmo», padre Pizzarro diviene un personaggio realistico. Lo era già all’epoca, in verità, per molti che capiscono delle dinamiche intestine del vaticano infestato da un secolo di modernismo e occupato verticalmente dai tempi dell’ultimo Concilio.
Le posizioni del Pizzarro, davvero, non sono in fondo tanto diverse da quelle della CEI degli ultimi cinquant’anni. Anzi, se possiamo permetterci, sono in alcuni casi più conservatrici: la proposta di levare i punti della patente a quelle che abortiscono l’episcopato italiano non l’ha mai fatta, anzi, come sappiamo, anche oggi come sempre – forte dell’opera di Giorgia Meloni e di figure neodemocristiane infilate nel suo governo – difende la legge 194, cioè il libero aborto a spese del contribuente che versa anche l’8 per mille.
Padre Pizzarro immagina una sanzione, anche solo cinicamente simbolica, per l’uccisione degli innocenti. La CEI non sfiora nemmeno l’idea di punire il male, anzi lasciando pure la società libera di considerare l’aborto non solo come un diritto, ma finanche come una virtù
Per cui, concludiamo dicendo che, rebus sic stantibus, non sarebbe fuori dal regno probabilità se il prossimo conclave, riempito di cardinali creati dal Bergoglio (pensate: monsignor Fernandez è il preferito, quindi il migliore fra di essi?), eleggesse papa proprio padre Pizzarro.
Ciò detto, ricordiamo ai lettori di controllare sempre la categoria dell’articolo, in alto a sinistra, sopra foto e titolo: qui era, scritto evidenziato «Satira», parola che avevamo anche inserito nel testo, pensando che quelli che non conoscevano il personaggio fossero pochi, e ancora più nell’intimo, sperando che la percezione dei sacerdoti attuali non fosse arrivata a scambiare una caricatura per prete autentico.
Ci sbagliavano, e molto, e chiediamo perdono ai lettori.
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Arte
Comico americano va avanti con le battute contro la follia transgender
Dave Chappelle racconta un aneddoto su Jim Carrey per parlare del suo rapporto con i trans. pic.twitter.com/apd3yMvPpG
— Renovatio 21 (@21_renovatio) January 6, 2024
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