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Angela, gli ebrei, i massoni, il mistero e Aurelio Peccei

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È morto Piero Angela. I coccodrilli su TV, siti e giornali vi avranno già inzuppato il fazzoletto.

 

Rammentiamo le sue fiammate durante la pandemia. «L’esercito in campo per far rispettare le norme di sicurezza sanitaria? Secondo me è utile. Questo è un virus mortale. Non si può dover chiedere per favore, mettete le mascherine. Quelli che non le usano sono degli untori, sono stati informati che è estremamente rischioso, soprattutto se sono quelli asintomatici» avrebbe dichiarato nel 2020.

 

Con la mascherina sul mento, la voce gli tremava, ma la convinzione c’era tutta.

 

«Facciamo l’esempio dell’AIDS. Sapete che c’è gente che è stata condannata in tribunale perché sapendo di essere contagioso comunque ha avuto rapporti con altre persone. È un reato, tu porti in giro la malattia».

 

E ancora. «Non c’è abbastanza pressione sul pubblico perché rispetti queste regole (…) in attesa del famoso vaccino».

 

Questo per il Piero Angela pandemico, che da scientista è ovviamente vaccinista, del tipo mistico-fideistico che abbiamo imparato a conoscere.

 

Tuttavia ci sono un paio di altre cosette che vorremmo ricordare qui del potente divulgatore scientifico RAI, principe di un feudo TV altamente «laico» anche in era democristiana. Sono due robette che probabilmente non leggerete altrove – soprattutto una, molto più significativa delle altre, che sta scritta in fondo all’articolo.

 

Come sa il lettore di Renovatio 21, «laico» è una parola che può voler dire tante cose. Nel caso della famiglia Angela, la parola può significare l’aderenza ad una tradizione, diciamo così, «illuminista».

 

Il padre di Piero era Carlo Angela, un medico piemontese che viene ricordato per il suo impegno antifascista: «la dittatura lo confinò praticamente a Villa Turina, una casa di cure per malattie mentali, ma ciò non gli impedì di continuare a mantenere rapporti con la rete antifascista» ricorda un vecchio articolo di Repubblica, che virgoletta un testimone che riconosce che «Angela era una persona riservata, che parlava poco. Aveva la sacralità del silenzio, era un laico rigoroso».

 

Durante gli anni della Repubblica Sociale, il dottor Carlo Angela «salvò ebrei spacciandoli per ariani», nascondendoli nella clinica che dirigeva. Ciò gli valse, nel 2001, l’onorificenza israeliana di Giusto fra le Nazioni; il suo nome fu quindi nel Giardino dei giusti di Yad Vashem di Gerusalemme, luogo poi visitato dal figlio Piero con abbondanza di foto e resoconti mediatici. Una stele dedicata a Carlo Angela vi è anche nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, un parco a tema genocidi del XX secolo.

 

Non vi è mistero attorno all’appartenenza del Carlo Angela alla Massoneria. Fu iniziato nel 1905, raggiungendo il 33º grado del rito scozzese antico ed accettato. Nel secondo dopoguerra ottenne la carica di Maestro Venerabile della Loggia Propaganda all’Oriente di Torino Presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della stessa città.

 

Un rito massonico funebre fu celebrato nel tempo della Loggia Propaganda l’8 giugno 1949, a cinque giorni dalla sua morte.

 

Carlo Angela è stato celebrato dalla RAI – dove lavorano suo figlio e suo nipote – con un lungometraggio documentario del 2017 intitolato Carlo Angela:un medico stratega.

 

Ora non c’è prova alcuna che la discendenza del Carlo abbia seguito le medesime iniziazioni.

 

Tuttavia l’impegno illuminista da parte del Piero c’era tutto.

 

Non stiamo parlando solo del modo gentile di spiegare la scienza a gambe conserte (mirabilmente canzonato dal Gianfranco D’Angelo di Drive In) con le sue ipnagogiche trasmissioni per lo più fatte di spezzoni di documentari importati (dai veri professionisti dei filmati naturalisti BBC, etc.) e doppiato da Claudio Capone, cioè la compianta voce di Ridge di Beautiful e del primo Luke Skywalker.

 

Ci riferiamo al CICAP, il «Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale», che ora avrebbe cambiato nome, non sappiamo bene perché, in «Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze». Il CICAP fu creato dopo iniziative di Piero Angela, che nel 2016 ne divenne «Presidente Onorario».

 

Su esempio di un ente di scettici USA, Angela voleva creare un comitato per la verifica dei presunti fenomeni paranormali – in pratica un fact-checking ante litteram, che però poteva sconfinare nella sfera del mistico: astromanzia, rabdomanzia, taumaturgia, ufologia, spiritismo… Niente sfugge alle verifiche degli in genere baffuti agenti del CICAP.

 

Essi finirono giocoforza per sconfinare nell’ambito religioso, occupandosi del sangue di San Gennaro e di Medjugorje.

 

Il riduzionismo scientista degli uomini CICAP è per alcuni davvero snervante. Chi scrive ricorda un’affollatissima conferenza di ufologia a San Marino, più di tre lustri fa, dove l’organizzatore al microfono sbottò tutta la sua rabbia contro un’apparizione TV di un tizio CICAP che, invitato ad esprimersi su video di UFO rilasciati dall’esercito messicano, dichiarò che quelle luci filmate dai piloti di caccia erano in realtà riflessi dei pozzi petroliferi di Cuba…

 

La superstizione, come la Fede (che è ritenuta superstizione), sono da sempre oggetto degli strali del noto club cui apparteneva il papà del Piero, dove si predica la superiorità della ragione sopra ogni cosa, soprattutto verso le credenze popolari e ciò che esce da una visione precisa (bianca o nera, a scacchi, come quel famoso pavimento).

 

Il mistero, insomma, non esiste: esiste solo la «ragione», qui intesa come la possibilità di spiegare, con le sole conoscenze della scienza attuale, qualsiasi cosa.

 

Rivoli di questo razionalismo, che per forza di cose va a scontrarsi con il sentire religioso e talvolta la religione organizzata, si possono trovare nei movimenti scettici che vi sono in ogni Paese, dagli USA all’India.

 

Vi è una ulteriore storia che da anni faceva impazzire il sottobosco della rete: quella che passa per il videografo israeliano Ofer Eshed, già marito di Fiamma Nirenstein, ardente sionista già deputata berlusconiana poi proposta da Netanyahu in era Renzi come ambasciatrice d’Israele a Roma – ma della cosa non se ne fece nulla. La Nirenstein è stata la prima cittadina-parlamentare italiana residente nella colonia ebraica di Gilo, territorio annesso con la guerra dal 1967 e, secondo la comunità internazionale, occupato illegalmente. La cosa fu notata in un articolo del 2008 del quotidiano israeliano Haaretz intitolato «Il “colono” israeliano al servizio del parlamento italiano».

 

Ora, parrebbe da alcune clip su un canale YouTube che un Ofer Eshed potrebbe aver lavorato per Ulisse e Superquark, due programmi del Piero Angela. Sul perché vi possa essere stata questa collaborazione, non abbiamo idea alcuna. Come potrebbe essere vero il fatto che si tratti semplicemente di filmati venduti.

 

Niente di che, non sappiamo nemmeno se si tratti di un caso di omonimia. Comunque non lo reputiamo un segno importante, è una coincidenza da nulla.

 

Non è invece, una coincidenza da nulla l’intreccio tra Piero Angela e Aurelio Peccei, un personaggio di cui talvolta Renovatio 21 vi ha parlato.

 

Peccei, un altro torinese forse di tradizione «illuminista» che aveva fatto la resistenza antifascista, è uno dei personaggi più oscuri del Novecento. Non esitiamo a conferirgli il titolo di «signore della Necrocultura».

 

L’idea dei limiti dello sviluppo la dobbiamo a Peccei e alla sua creatura, il Club di Roma, un consesso di potentissimi uniti solo dall’agenda magica di Peccei, che per qualche motivo aveva buoni rapporti con i vertici di qualsiasi realtà globale – pensate ad un Kissinger, o ad uno Klaus Schwab, ma più tetro e più concentrato.

 

Il concetto che muoveva Peccei di fatto era uno solo: la riduzione della popolazione terrestre.

 

Fu Peccei a costruire la cultura della decrescita, del controsviluppo, della contrazione industriale, economica, necessaria per salvare il pianeta dalla supposta implosione demografica, che avrebbe portato devastazione, guerra e malattie, nonché la fame su tutto il globo terracqueo.

 

Quando sentite qualcuno dire «siamo troppi», dovete sapere che la sua lingua è stata caricata decenni fa dal lavoro di Aurelio Peccei.

 

La potenza del suo Club di Roma fu tale che si sostiene che la politica cinese del figlio unico sia stata indotta da lì: approcciarono un esperto aerospaziale del governo Deng, tale Song Jian, ad una conferenza missilistica a Helsinki, e gli dissero che avevano simulazioni che mostravano il collasso della Repubblica Popolare Cinese se la popolazione non sarebbe stata fermata… Deng, che forse con l’Europa aveva altre aderenze di club avendo studiato a Parigi, attivò la politica autogenocida costata la morte di centinaia di milioni di bambini, facendo diventare Pechino un mega-laboratorio della Cultura della Morte realizzata.

 

Il documento con cui iniziò tutto fu lo studio che il Club di Roma di Peccei commissionò nel 1972 al politecnico bostoniano MIT, The Limits to Growth («I limiti dello sviluppo»), una primitiva simulazione al computer che ripeteva con gergo scientifico coevo quanto già espresso dal reverendo Malthus, teorico delle atrocità dell’Impero britannico (lavorava per il Collegio della Compagnia delle Indie), secoli prima: fermate la crescita della popolazione e il consumo di risorse o sarà il disastro.

 

È una delle maschere della Necrocultura che abbiamo imparato a conoscere: quella ecologista.

 

Peccei non aveva paura di scrivere quello che pensava dell’umanità nei suoi libri, uno dei quali, Campanello d’allarme per il XX secolo, scritto con il vertice del potente gruppo buddista Soka Gakkai (quello di Baggio e della Sabina Guzzanti) Daisaku Ikeda.

 

È tuttavia in Cento pagine per l’avvenire, un libro che hanno sentito il bisogno di ristampare pochi anni fa, che il Peccei tocca vette di trasparenza antiumana:

 

«Ci siamo chiesti se tutto sommato, rispetto al maestoso fluire dell’evoluzione l’homo sapiens non rappresenti un fenomeno deviante. Se non sia un tentativo ambizioso andato male, un errore di fabbricazione che gli aggiustamenti che assicurano il rinnovarsi della vita si incaricheranno a tempo debito di eliminare o rettificare in qualche modo».

 

Avete capito da dove vengono quindi Greta Thunberg («la prima Greta Thunberg aveva i baffi e si chiamava Aurelio Peccei» ebbe a dire Angela) e i discorsi apocalittici sul «pianeta Gaia» dei vostri amici eco-vegetariani: da uno strano ricco e potente, già uomo FIAT e Olivetti, inspiegabilmente inserito nel livello decisionale più alto del pianeta.

 

Quindi, eccovi che nel 1973, ad un anno dall’uscita del rapporto I Limiti dello Sviluppo voluto dal Club di Roma, «Piero Angela prende spunto da questo testo fondamentale in materia di sostenibilità ambientale del progresso tecnologico per realizzare “Dove va il mondo?”». Stiamo copincollando da RaiPlay, il sito della RAI.

 

«Il programma in quattro puntate intendeva verificare l’attendibilità delle drammatiche previsioni del rapporto, vagliando le posizioni pro e contro di esperti e scienziati. Il primo intervistato è Aurelio Peccei, fondatore del “Club di Roma”, l’ente non governativo che aveva commissionato lo studio del MIT».

 

«La nostra Terra che galleggia nello spazio con il suo sottilissimo strato di biosfera può accogliere uno sviluppo senza limiti? Oppure le sue stesse dimensioni creano inevitabilmente un limite fisico allo sviluppo» si chiede Angela nei primissimi secondi mentre scorrono immagini in bianco e nero del nostro pianeta. «E quanto siamo lontani, da questo limite? Queste domande se le sono poste in modo concreto un gruppo di scienziati, umanisti, dirigenti di organizzazioni internazionali preoccuparti sulle sorti del futuro riuniti in una associazione denominata Club di Roma».

 

Uno spottone.

 

Il lancio è straordinario. «La  prima seduta [del Club di Roma] si era svolta qui a Roma, su iniziativa del dottor Aurelio Peccei». Parte l’intervista.

 

Date un’occhiata voi stessi. In pratica, un’intera serie dedicata al manifesto della decrescita, con lunga intervista a Peccei già al primo episodio.

 

La vicinanza tra Angela e Peccei è ricordata anche nel fresco necrologio del WWF: «Fu tra i primi infatti, già dagli anni 70, a dare risonanza agli allarmi sul futuro del Pianeta lanciati da Aurelio Peccei e dal Club di Roma fondato dallo stesso Peccei».  Ricordiamo, en passant, che tra i personaggi fondatori del WWF c’è il principe Filippo di Edimburgo, quello che voleva reincarnarsi in un patogeno pandemico per decimare la popolazione. Un altro fondatore, il principe neerlandese Bernhard van Lippe-Biesterfeld è stato presidente del Gruppo Bilderberg fino a quando si dovette dimettere per lo scandalo della tangente da 1,1 milioni di dollari avuta dalla Lockheed.

 

Ma restiamo su Angela e Peccei. Tra i due non vi era un rapporto superficiale.

 

Con Peccei, disse Angela in un’intervista con il filosofo ateo Telmo Plevani su MicroMega, «mi incontrai poi tantissime volte. Con lui andai, nel 1972-73, ad Algeri, per la conferenza “Reshaping the International Order“, e, nel 1975, a Salisburgo, dove Peccei riuscì a riunire attorno a queste problematiche undici capi di Stato e di governo. Realizzai allora una serie di programmi televisivi su questi temi: Dove va il mondo, in cinque puntate; poi Nel buio degli anni luce, in otto puntate; e un libro, La vasca di Archimede, in cui spiegavo proprio come non ci sia un’azione che non abbia ripercussioni da qualche altra parte».

 

Diecine di produzioni del servizio pubblico per spiegare i principi del Club di Roma.

 

Rimirate ancora una volta Angela che intervista Peccei nello spezzone delle Teche RAI.

 

Guardatelo, parlando di una non meglio precisata «frenata», chiedere all’intervistato di questi mirabolanti «studi di previsioni tecnici su questo sviluppo»

 

«Nel giro di qualche generazione si va incontro a catastrofi perché superiamo le capacità della Terra» risponde Peccei.

 

Sappiamo tutti cosa vuol dire. Di lì a pochi anni sarebbe arrivata la legge sull’aborto, vi sarebbero stati interi movimenti che suggerivano la contraccezione e la sterilizzazione. La pillola, flagello steroideo che trasforma e fa ammalare le donne negando la loro stessa natura, era arrivata pochi anni prima.

 

«Quest’uomo si accresce in peso e in dinamica, e il filo si può spezzare».

 

Ora immaginate che questo era il canale unico RAI. Immaginate che a quel tempo la TV era considerata verità. «Lo ha detto la televisione» era il riferimento che zittiva tutti.

 

Capiamo quindi quale possa essere stato l’effetto del lavoro di Angela.

 

Non ci interessano tutte le cose di ebrei e massoni di cui si è scritto su Piero Angela. A noi basta mandare in play questo breve video.

 

Non c’è nessun mistero qui. Tutto ci sembra alla luce del sole, scientificamente spiegabile.

 

Noi sappiamo perfettamente cosa esso significhi.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

Immagine di Niccolò Caranti via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0); immagine ritagliata e resa in bianco e nero.

 

 

 

Gender

Messaggi dal futuro trans-Conclave. Neanche tanto subliminali

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Questo articolo contiene spoiler, cioè rivelazioni di colpi di scena nella trama, sia di film che di quello che – viene da pensare – potrebbe essere il Conclave del futuro. Secondo quanto sta filtrando in questi giorni, chi unisce i puntini non può evitare di pensare che il Conclave del futuro assomiglierà ad un filmetto fantascientifico, che infatti già sta mandando a noi indietro nel tempo messaggi precisi, non esattamente sottili.

 

Realtà e finzione: partiamo da quest’ultima.

 

Abbiamo visto come, negli ultimi anni, Hollywood abbia confezionato prodotti che interessavano la narrativa globale della chiesa attuale. I due papi (2019), distribuito da Netflix, pareva fatto apposta per normalizzare l’aberrazione del papato bicefalo: come un aiutino per evitare che la gente si chiedesse «perché ho due papi» (che, di fatto, è il titolo di un libro gender per bambini di qualche anno fa). Una domanda che hanno smesso di porsi, tipo subito, anche vaticanisti, giornalisti d’inchiesta, etc. Noi siamo rimasti col dubbio: nessuno ci ha spiegato bene come sono andate le cose (beh, su Renovatio 21 abbiamo parlato di quelle strane anticipazioni cinesi…), al punto che abbiamo brancolato nel buio come quasi quanto, si parva licet, la sostituzione del premier da Letta a Renzi (se qualcuno sa perché, o conserva un articolo di giornale che lo spieghi, ci scriva in privato).

 

Qualcuno ha detto che anche il film L’uomo venuto da Kremlino (1968) di fatto preparava l’avvento di un papa dall’Est comunista, come avvenuto una decade dopo con l’elezione di Karol Wojtyla. Di nostro pensiamo che pure la serie The Young Pope, realizzata dalla rete specializzate in zozzerie HBO, avesse un suo messaggio extracinematografico latente – abbiamo pensato che servisse a preparare l’idea di un papa ateo – tuttavia il realizzatore napoletano si è perso quasi subito nel compiacimento di filmare paramenti sgargianti, suore che si denudano e manierismi autoerotici.

 

Oggi, quando comincia a tirare una certa aria da fine di Regno del papa in carrozzella, si prepara un’altra mossa cine-cattolica interessante.

 

È di prossima uscita una grande pellicola hollywoodiana che si chiama, con semplicità, Conclave. C’è un cast di stelle assolute: il premio Oscar Ralph Fiennes, il bravissimo Stanley Tucci (che, qualsiasi cosa faccia, si lascia guardare davvero), il grandissimo, sottovalutato, John Lithgow, Sergio Castellitto, tutti ad interpretare i cardinali di Santa Romana Chiesa nel momento della sede vacante.

 

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La base è l’omonimo  romanzo del 2016 di Robert Harris, scrittore di romanzi storici molto popolari ed apprezzati, e uomo che ogni tanto lancia qualche raggio interessante: ci riferiamo, soprattutto, a Ghost Writer, di cui Renovatio 21 ha parlato altre volte, in pratica la rivelazione che il premier britannico Tony Blair, tramite la moglie Cherie, sarebbe stato utilizzato come una marionetta dallo Stato Profondo americano. Roman Polanski ne fece un film che ancora oggi stupisce per la brutalità dei suoi riferimenti al mondo reale.

 

E quindi, che questo Conclave contenga qualche segreto su cui vale la pena di mettere la testa?

 

L’intreccio di per sé non è inaudito: ecco la battaglia di voti e di complotti per l’elezioni di un nuovo papa, con la fazione progressista guidata dal cardinale Aldo Bellini (Stanley Tucci), segretario di Stato ed ex arcivescovo di Milano, contro il cardinale Goffredo Tedesco (Castellitto), patriarca di Venezia definito come «tradizionalista» convinto, leader di tutta l’ala conservatrice, intento primariamente ad ammassare 40 voti necessari a bloccare i candidati modernisti.

 

SPOILER: Tra i due litiganti, la spunterà un terzo, il filippino Vincent Benitez, arcivescovo di Baghdad, nominato dal papa morente come cardinale in pectore poco prima di morire. Un prelato le cui opere pie sono leggenda: ha creato rifugi per donne e bambini vittime di abusi nelle Filippine e in Congo.

 

Quando il collegio è informato di attacchi islamisti contro le istituzioni cattoliche, il patriarca veneziano, il conservatore cardinale Tedesco tiene un discorso che indica la necessità di una rappresaglia, mentre il cardinale Benitez dice che mai si può opporre violenza a violenza.

 

Passando direttamente al voto, il cardinale Benitez viene eletto papa con 92 preferenze, due terzi della maggioranza richiesta. Il nuovo papa prende il nome di Innocenzo XIV.

 

È a questo punto che il protagonista, il decano del collegio cardinalizio Thomas Lawrence interpretato da Ralph Fiennes (nel libro era invece il vescovo di Ostia Jacopo Baldassare Lomeli) riceve una notizia sconvolgente, il coup de theatre, tanto significativo per il film e per la realtà dell’ora presente. SPOILER Benitez aveva prenotato e poi disdetto mesi prima un appuntamento in una clinica di cambio di sesso a Ginevra.

 

Il nuovo papa rivela quindi di essere nato intersexual «intersessuale»: una volta si diceva «ermafrodita», ma ora si dice così, ed è quella «I» che talvolta vedete apparire nel sempre cangiante acronimo arcobalenato: LGBTQI. Il papa dice di essere stato cresciuto dai genitori come maschio, e di non aver sospettato mai nulla perché non ha mai avuto contezza dell’anatomia maschile sino a che in Iraq non era stato ferito, con il medico che gli ha detto quale fosse la sua condizione genetica.

 

Il nuovo papa racconta che il papa morto aveva rifiutato la sua lettera di dimissioni addirittura promuovendolo, creandolo cardinale in pectore. Il  decano del collegio, appreso il segreto, decide di coprire tutto, confidando nel disegno di Dio, ma al contempo ammette la bomba ad orologeria: la verità inevitabilmente verrà a galla quando, dopo la sua morte, vi potrebbe essere un’analisi medica sul corpo del papa…

 

Insomma, per farla breve: ecco il papa transessuale.

 

Se credete sia uno stretch di immaginazione troppo grande, vi sbagliate: il messaggio qui è chiarissimo, e lo strumento di persuasione pure. Non abbiamo qui un papa travestito, ma la forma resa accettabile dalla Finestra di Overton: è un ermafrodita, che colpa ne ha, anzi lo ha voluto così Dio. Born this way, nato così, cantava Lady Gaga a Roma davanti ad una folla di gay estasiati al concerto spinto dagli USA in faccia agli ultimi tempi del Vaticano ratzingheriano.

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Bisogna ammettere che il disegno è più complesso del previsto: ma quale «frociaggine», ma quale Fiducia Supplicans –  la vera rivoluzione sessuale in Vaticano la stanno facendo passando direttamente per il transessualismo, la regione più ostica di tutto l’impero arcobaleno.

 

Quante volte questo sito ne ha parlato? Tante. Talmente tante che un grande giornale americano, ad un certo punto, ci ha chiesto un commento sul tema: papa Francesco e i transessuali.  Gli episodi sono pressoché senza sosta. Transessuali di Ostia a pranzo dal papa (con tanto di filmino delle agenzie di stampa internazionale). Transessuali in udienza (già dai primi anni di pontificato). Transessuali a cui l’elemosiniere del papa fa la carità (Krajewski, sempre lui). Transessuali fatti vaccinare in  Vaticano (sì, eccezionale). Transessuali dichiarati idonei a fare i padrini (madrini) alle cresime (primo colpetto sparato da Tucho Fernandez). Transessuali detti  come da «integrare nella società» (lettera di Bergoglio a Suor Gramick, pochi mesi fa).

 

L’ultima solo pochi giorni fa, gruppo attivista omotransessualista viene incontrato privatamente dal papa, che viene esortato ad accettare i «cambi di sesso». L’incontro è stato segnalato, fotografato, pubblicato. Il messaggio non è subliminale: è bello chiaro, direi.

 

Cosa c’è dietro questa strategia? Qualcuno potrebbe dire: forse il Vaticano modernista crede che l’omosessualità – che affligge programmaticamente una gigantesca parte della gerarchia e del clero tutto – sarà più facilmente sdoganabile attraverso i transessuali, che sono fatti così, irreversibilmente, da Dio o dal chirurgo, e quindi almeno in apparenza rispettano la dicotomia tipica della società umana.

 

Magari la Santa Sede ha il modello dell’Iran: inferno per i gay e paradiso per i transessuali, le cui operazioni di cambio di sesso in terra sciita sono  fiorenti, grazie ad una fatwa dell’ayatollah Khomeini del 1987, dove si dichiarava che non vi erano restrizioni religiose al cambio di sesso.

 

Quindi: i preti vogliono arrivare alla chiesa arcobalenata, dove potranno fare open air quello che ora fanno di nascosto in seminari, monasteri e stanze del Sacro Palazzo (ma poi perché? Si rendono conto che perderanno completamente il piacere di farlo, in segreto, contro la morale verso cui giurano, oltre che contro natura?) e per farlo passano per i «casi umani», le «eccezioni scientifiche», che come sappiamo abbondano nelle prime due fasi di Overton, una volta avviato il processo.

 

È così? O forse c’è qualcosa di più oscuro?

 

Qui finiamo in un girone diverso, con film differenti. C’è un cult-movie di una vita fa, La casa dalle finestre che ridono (1976), un «horror padano» che aveva come rivelazione finale (SPOILER) il fatto che l’assassino seriale era il prete, e che per di più esso… era in realtà una donna. Il climax è di fatto identico a quello di Conclave: con la differenza che allora esprimeva orrore assoluto, mentre ora invece è un segno positivo, quasi divino.

 

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Ricordo come, un quarto di secolo fa, a Milano andai alla presentazione della versione in DVD (allora esistevano) della Casa dalle finestre che ridono: il regista Pupi Avanti raccontava come l’idea gli fosse venuta da storie che sentiva da piccolo, raccontate dagli adulti per terrorizzare i bambini: guarda che se non ti comporti bene arriva il prete-donna. Avati aveva aggiunto anche vi era una leggenda, nell’Emilia di una volta, che diceva che alla morte di un sacerdote si scoprì che non era un uomo – proprio come nel futuro immaginato dal cardinale che decide di insabbiare l’ermafroditismo del nuovo papa di Conclave.

 

L’orrore si appresta a divenire accettato, a divenire realtà?

 

Dobbiamo ricordare che, come sempre nelle cose di Chiesa, non si tratta di una novità – neanche quando si parla di transessualismo teologico e di altri mostri.

 

Nell’aprile 1979, sulla rivista Seminari e teologia, apparve l’articolo di una suora che parlava di «stranissima anomalia» e di «madornale equivoco» nella teologia trinitaria cattolica: lo Spirito Santo è in verità una Spirita santa. Già Romano Amerio commentava che non si può in alcun modo «trovare nuova la stravaganza della Spirita Santa. Essa trovasi notata già in Agobardo e d’altronde gli eretici nominati Osceni facevano femmina la terza persona e la adoravano incarnata nella Guglielmina Boema» (Iota Unum, Fede&Cultura, Verona 2009; p.184).

 

Già, Guglielmina la Boema, guaritrice-strega del XIII secolo il cui culto fu condannato da Bonifacio VIII. Una biografia tedesca la chiama, appunto, Die Päpstin von Mailand, la Papessa di Milano. Se al lettore è suonato un campanello, diciamo che sì, è esattamente lei: quella presso la cui tomba, all’Abbazia di Chiaravalle, si volle far seppellire Raffaele Mattioli, signore del sistema bancario italiano, i cui rapporti con i poteri occulti nazionali non sono chiarissimi, che avrebbe fatto parte del tavoli di spartizione dell’Italia ad una fantomatica cena con De Gasperi e Togliatti: al PCI la cultura e due regioni, alla DC il potere politico, e le banche invece andavano alla…

 

Parliamo di una papessa vera, come quella che appare nelle carte dei tarocchi. E che forse ha, ancora oggi degli estimatori.

 

Già molto era emerso una diecina anni fa, quando sui giornali prese a girare l’ipotesi che il nuovo papa fresco di nomina, già apertamente rivoluzionario (ricordate le telefonate a gente a caso? Ricordate il «chi sono io per giudicare» in replica alla domanda sul monsignore che dava scandalo?) poteva volendo eleggere a cardinale una donna. Cardinala. Cardinalessa. Cardinal*.

 

Il sommovimento fu  tale che anche il canale TV La7, che apparecchia furbamente palinsesti in tempo reale sperando di incidere sulla realtà del Paese, in quei giorni mandò in onda Die Päpstin (2009), un oscuro film tedesco sulla mitologica donna-Papa dove la Chiesa è dipinta come un postribolo di machisti lussoriosi e violenti, uomini insensibili all’amore e alla bellezza, del quale invece sono ovviamente esperte le donne, che – ça va sans dire – sono più adatte a guidare la Chiesa.

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Vedete: è una vecchia storia, è solo una piccola, innocente tradizione gnostica che può essere riattivata a piacimento.

 

Ora, il lettore è informato del fatto che Francesco ha appena ordinato 21 nuovi cardinali. Sono il larga parte sostenitori della Fiducia Supplicans, il documento sulle benedizioni gay che, viene da pensare, con probabilità era solo una trappoletta per i vescovi di tutta la Terra, una cartina tornasole per capire chi è dentro e chi è fuori: di fatto, gli africani, oppostisi in blocco, sono praticamente assenti dalle nuove nomine.

 

Quindi, su quello che può succedere, possiamo avere una mezza idea. O forse no: la realtà, lo abbiamo veduto tante volte, supera la finzione, mentre i segni apocalittici abbondano senza pudore.

 

Il papa-donna è dietro l’angolo. Il papato definitivamente omotrasessualizzato pure.

 

Segni più mostruosi della fine dei tempi, ne abbiamo? No, perché a questo punto, davvero, stanno spoilerando alla stragrande.

 

Roberto Dal Bosco

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Pensiero

Elon Musk dice a Tucker Carlson che gli attivisti woke stanno conducendo una «guerra santa»

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Il «woke mind virus» («virus della mente woke») sta prendendo «il posto della religione», ha detto Elon Musk a Tucker Carlson durante la corposa intervista pubblicata la scorsa settimana su X.   Musk ha utilizzato la frase del professore canadese Gad Saad per descrivere la diffusione della cultura woke come una malattia.   «Il declino della religione» ha lasciato un «vuoto» per il wokismo e il secolarismo, ha detto Musk. «Per la maggior parte delle persone, c’è bisogno di qualcosa per riempire quel vuoto. E così, adottano una religione, non si chiama religione», ha detto. Un «virus della mente woke» «prende il posto della religione», ha detto il Musk.   «In pratica conducono una guerra santa… in pratica una guerra santa woke», ha detto l’imprenditore di origine sudafricana. «Sono molto resistenti al cambiamento».  

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  Elon ha detto di essere «culturalmente cristiano» e di essere «cresciuto anglicano» e di essere stato «battezzato», anche se ora non è più religioso. Ma ha detto di rispettare le persone religiose. Ha aggiunto che ha fatto anche la scuola ebraica, ma ha subito puntualizzato di averlo fatto perché le lezioni erano vicine ad un posto dove lavorava suo padre. «Non sono ebreo» ha tenuto a precisare.   Sono note varie dichiarazioni del Musk a favore della religione.   A settembre aveva pubblicato su X una piccola poesia in rima, forse fatta con l’Intelligenza Artificiale che sta sviluppando, Grok, nota per la sua capacità di generare discorsi umoristici – o forse uscita direttamente dalla penna dell’ultramiliardario.   «L’ateismo ha lasciato uno spazio vuoto / La religione secolare ha preso il suo posto / ha lasciato le persone nella disperazione / Un edonismo senza figli e senza preoccupazioni / Forse la religione non è poi così male / Per impedirti di essere triste».

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Il CEO di Tesla ha attirato l’attenzione di cristiani e altri conservatori per il suo commento sociale, incluso il suo sostegno alla libertà medica quando si tratta di vaccini e i suoi avvertimenti sull’aborto e la società. Ha anche sostenuto la necessità di avere più figli, lui stesso ne ha almeno una dozzina, nati quasi tutti con la riproduzione artificiale e talvolta con l’utero in affitto.   Carlson ha ribadito le sue preoccupazioni sul fatto che il governo federale stia diffondendo un messaggio «anti-fertilità».   Musk ha affermato che alcuni ambientalisti estremi odiano i bambini, riferendosi alla «Extinctionist Society”, nota anche come movimento «Voluntary Human Extinction», tra cui un leader che sostiene un «olocausto dell’umanità», secondo il CEO di Tesla.   La maggior parte degli ambientalisti sostiene questa idea almeno «implicitamente», ha detto. È «totalmente falso» che la Terra non possa sostenere più persone, ha detto Musk, che è ingegnere e fisico. «In realtà è sottopopolata», ha dichiarato sicuro al Carlson.   Il Musk ha affermato che il «sistema educativo» deve essere cambiato per smettere di promuovere l’idea di una «bomba demografica», l’idea sfatata negli anni Sessanta dal professore della Stanford University Paul Ehrlich secondo cui la Terra non avrebbe potuto sostenere più persone in futuro. Come riportato da Renovatio 21, lo Ehrlich è stato ora ripescato dal vaticano bergogliano, che ne ha fatto un ospite a molti suoi eventi.   «Penso che dovremmo espandere la popolazione umana», ha affermato Musk.   Come riportato da Renovatio 21, durante l’intervista, Musk ha ribadito il suo sostegno alle famiglie e ha affermato che la società spaventa inutilmente le donne riguardo all’avere figli.   Un attacco poderoso è stato quindi portato contro la pillola anticoncezionale, che altererebbe la personalità delle donne rendendole depresse e creando altri disturbi.   Elon si è quindi scagliato contro l’uso indiscriminato degli psicofarmaci, rei di trasformare le persone in quello che non sono.   Musk ha ribadito infine la sua contrarietà agli obblighi vaccinali.

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«L’inganno di Medjugorje». E. Michael Jones racconta

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L’intervista riguardo a Medjugorje di Renovatio 21 allo studioso cattolico E. Michael Jones ha causato varie reazioni, anche piuttosto scomposte. Tuttavia, si trattava solo di un piccolo assaggio degli argomenti che il professore americano dispone sul fenomeno delle apparizioni in Erzegovina, che segue dal lontano 1988.

 

Jones ha raccolto tantissimo materiale in un libro inedito in Italia, The Medjugorje Deception: Queen of Peace, Ethnic Cleansing, Ruined Lives, («L’inganno di Medjugorje: Regina della pace, pulizia etnica, vite rovinate»). Il libro, un tempo liberamente ordinabile su Amazon, è sparito dai cataloghi della libreria online ancora anni fa, così come gli altri testi dell’autore, che nonostante i numerosi saggi prodotti, con tomi anche da migliaia di pagine, a questo punto parrebbe non essere mai esistito – cancellato, rimosso in una damnatio memoriae dell’era di internet prima di tanti altri. I tentativi di chi scrive acquistare il libro anche presso altre librerie online si sono rivelati infruttuosi, ed ora i libri in lingua inglese di Jones sembrano essere stati fatti sparire anche dal sito di IBS-Feltrinelli.

 

Alla luce del bizzarro Nihil obstat vaticano al culto apparizionista balcanico era inevitabile che la rilevanza del lavoro dello scrittore ed editore americano su Medjugorje tornasse a farsi sentire.

 

Renovatio 21 ha avuto modo di leggere in anteprima il nuovo saggio che Jones ha preparato su Medjugorje e il nuovo documento firmato dal cardinale Victor Emanuel Fernandez. Il testo sarà pubblicato in inglese nella prossima edizione di Culture Wars, la rivista diretta da decenni dallo studioso dell’Indiana.

 

Come sempre leggendo i suoi testi, si è travolti dalla mole di ricerca, la densità dell’informazione, oltre che dallo stile letterario preciso. Al contempo, si può venire presi di sorpresa da alcune dichiarazioni, sino a restare increduli, o sconvolti, o mortificati.

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L’allusione ad un presunto giro di riciclaggio di danaro operato da italiani ci coglie di sorpresa, perché, quantomeno a livello di chi organizza i viaggi, abbiamo personalmente conosciuto solo persone belle ed integerrime – non lo stesso forse si può dire per alcune figure innestatesi direttamente dentro il territorio. Jones tuttavia sostiene di avere per questa vaga informazione una buona fonte nella politica bosniaca connessa, secondo quanto riportato, ad un vescovo emerito locale. Non sappiamo cosa pensare, presentiamo semplicemente le parole scritte da Jones al lettore, aspettando le testimonianze in un senso o nell’altro da parte dei lettori.

 

Riguardo la presenza di attività preternaturale in loco – cioè, di azione da parte dei diavoli – le voci abbondano, ma sono in genere rubricate come una conseguenza della presenza del Bene, che attirerebbe intorno a sé l’opera del Maligno.

 

Il contesto storico e geopolitico in cui l’autore inquadra le presunte apparizioni della Gospa – i lunghi anni della mostruosa guerra civile jugoslava, con le sue stragi belluine e dietro gli interessi internazionali di NATO e altri soggetti – mai sono stati discussi davvero da chi si occupa delle apparizioni, nonostante si tratti di una questione macroscopica davvero. 

 

Per molti lettori, fedeli o meno, vi sarà molto da riflettere, e ancora di più – se se ne ha il coraggio – da discutere. Renovatio 21 chiede a tutti solo di mantenere toni degni della civiltà cristiana. L’eventuale mancanza già è di per sé un segnale forte nella comprensione del quadro generale.

 

Di seguito riportiamo in anteprima ampi stralci dell’articolo di prossima uscita del professor Jones.

 

 

Giovedì 20 settembre il Vaticano ha rilasciato una dichiarazione su Medjugorje. L’USCCB [la Conferenza Episcopale USA, ndt] ha fornito una buona sintesi della natura contraddittoria della dichiarazione contenuta nel titolo dell’articolo apparso in Our Sunday Visitor quando scrive: «il Vaticano vede il valore spirituale di Medjugorje, non lo giudica soprannaturale».

 

I cattolici, l’articolo continuava, «possono beneficiare spiritualmente dei messaggi e delle pratiche spirituali legate alle presunte apparizioni di Maria a Medjugorje, in Bosnia-Erzegovina, ha affermato il Dicastero vaticano per la Dottrina della Fede (DDF). «Ciò non implica una dichiarazione del carattere soprannaturale del fenomeno», né significa che le decine di migliaia di presunti messaggi di Maria pubblicati dai presunti “veggenti” siano autentici, afferma il dicastero in una nota diffusa oggi. Con l’approvazione di Papa Francesco, il dicastero ha però riconosciuto «i frutti abbondanti e diffusi, così belli e positivi», legati alla devozione a Maria, Regina della Pace, e ai pellegrinaggi a Medjugorje».

 

Il documento vaticano spiega poi che «è importante chiarire sin dall’inizio che le conclusioni di questa Nota non implicano un giudizio circa la vita morale dei presunti veggenti» (1). A meno che il Vaticano non abbia revocato i Dieci Comandamenti quando non stavo prestando attenzione, l’ottavo comandamento vieta di mentire. In altre parole, è impossibile giungere ad una conclusione sui presunti messaggi di Medjugorje senza che il Dicastero si pronunci sulla vita morale dei presunti veggenti. Partendo con il piede sbagliato, il Dicastero insiste su una rigorosa compartimentazione che separa il bene dal vero, il che può solo portare a ulteriore confusione.

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Questo ci porta al problema fondamentale con il documento. La Chiesa cattolica può pronunciarsi infallibilmente sulla fede o sulla morale, ma non ha tale carisma quando si tratta della valutazione delle rivelazioni private, che devono essere giudicate secondo i normali criteri con cui gli uomini discernono la verità, nel senso di come lo farebbe un tribunale o un giornalista investigativo nella determinazione della verità.

 

Non solo questo documento non lo fa, ma afferma ripetutamente che la verità delle circostanze relative alle presunte apparizioni non ha nulla a che fare con l’accertamento della loro validità. Il dicastero ha ripetutamente affermato che la questione se i veggenti mentissero era irrilevante e si è lanciato quasi immediatamente nell’esame dei presunti messaggi della Madonna.

 

Apetta un minuto! Come facciamo a sapere che questi messaggi sono autentici, se non possiamo esprimere un giudizio «sulla vita morale dei presunti veggenti»? Se non possiamo esprimere giudizi, come possiamo sapere se mentono o no?

 

Il DDF poi aggrava la sua affermazione affermando che: «i doni carismatici (gratiae gratis datae) – che possano essere collegati ad essa – non esigono necessariamente la perfezione morale delle persone coinvolte per poter agire». Innanzitutto, se la «perfezione morale» fosse il primo criterio, la trasmissione di rivelazioni private sarebbe impossibile perché nessuno tranne il nostro Padre celeste è perfetto.

 

Ma in secondo luogo, il DDF non propone qui un argomento circolare? Perché danno per scontato che i «doni carismatici» siano presenti in primo luogo quando non sono disposti ad assicurarci che i veggenti non mentono? Mons. Pavao Zanic, il primo vescovo di Mostar-Duvno ad interrogare i presunti veggenti, ha concluso dalle loro bugie e contraddizioni che avevano messo delle parole nella bocca della Madonna.

 

Dopo averci detto che non possono garantire sull’onestà dei veggenti, il documento mina ulteriormente la nostra fede nelle presunte apparizioni ammettendo che «certi messaggi – secondo l’opinione di alcuni – presenterebbero delle contraddizioni o sarebbero legati a desideri o interessi dei presunti veggenti o di altre persone».

 

Alcuni? Possiamo essere più specifici qui? Il DDF si riferisce forse ai vescovi Zanic e Peric, autorità legittimata nella valutazione delle rivelazioni private nella diocesi di Mostar-Duvno? Entrambi hanno ripetutamente sorpreso i veggenti a diffondere bugie e assurdità.

 

Dopo aver escluso da ogni menzione nel loro documento i due vescovi che avevano il potere di esaminare la questione, il DDF ammette poi che «non si può escludere che ciò possa essere successo nel caso di alcuni pochi messaggi».

 

Alcuni pochi messaggi? Quanti sono pochi? Considerato che la presunta Gospa ha parlato per anni accumulando oltre 50.000 messaggi, si potrebbe parlare di centinaia se non migliaia di messaggi dubbi, che, come ammette poi il Dicastero «a volte appaiono connessi ad esperienze umane confuse, ad espressioni imprecise dal punto di vista teologico o ad interessi non del tutto legittimi».

 

Questo agnosticismo morale è completamente nuovo. Uno dei criteri principali stabiliti da Papa Benedetto XIV per la valutazione delle rivelazioni private è la veridicità del veggente. Se il veggente viene sorpreso a mentire, l’apparizione viene screditata. Punto.

 

Questo è proprio quello che è successo quando mons. Pavao Zanic ha interrogato i veggenti poco dopo l’inizio delle apparizioni. Ben disposto all’inizio, mons. Zanic cambiò idea dopo aver sorpreso i veggenti in una contraddizione dopo l’altra.

 

I primi messaggi della Gospa sul fazzoletto insanguinato che avrebbe portato alla fine del mondo se fosse stato gettato nel fiume Nredva o in qualche altro specchio d’acqua furono semplicemente lasciati cadere nel buco della memoria e sostituiti da messaggi disinfettati dai frati francescani con dottorati in teologia, che è stato raccolto in un libro, che il cardinale Fernandez ha spesso brandito durante la sua conferenza stampa come per sostenere la sua causa. Quel libro è divenutol’unica base della dichiarazione del Vaticano.

 

(…)

 

Il Dicastero prosegue poi lodando i «frutti positivi» che «si rivelano soprattutto come la promozione di una sana pratica di vita di fede, d’accordo con quanto presente nella tradizione della Chiesa», inducendo a chiedersi se ci siano stati «frutti negativi».

 

(…)

 

Non dovrebbe sorprendere che Medjugorje sia infestata dai demoni, cosa che ho constatato parlando con padre Philip Pavic, che ha perso la fede nella veridicità delle apparizioni dopo aver trascorso ore in confessionale ascoltando storie di pellegrini strangolati dai loro rosari e strani fenomeni atmosferici nella stanza delle apparizioni.

 

Ho anche ricevuto una chiamata da un Unitario di Boston che è rimasto sbalordito nel vedere una donna nuda attraversare la porta aperta della sua stanza e poi attraversare la parete opposta. Quando mi chiese di spiegare cosa fosse successo, pensai che probabilmente non si trattava della Madonna, che generalmente indossa abiti quando appare nelle visioni ai veggenti. Allora gli spiegai che ciò che vedeva era un demone che aveva assunto forma umana per qualche scopo nefasto.

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Sei anni dopo l’inizio delle apparizioni, mons. Zanic ne ebbe abbastanza. Il 25 giugno 1987 mons. Zanic è arrivato nella parrocchia di San Giacomo a Medjugorje per fare le cresime ma anche per esprimere le sue ultime sensazioni riguardo alle apparizioni nel giorno del loro sesto anniversario. «Coloro che mettono le parole nella bocca della Madonna», ha detto senza mezzi termini, «meritano il posto più basso all’inferno».

 

Quanto al segno miracoloso, che secondo Marinko Ivankovic sarebbe apparso entro il 13 agosto 1986, finalmente è arrivato, ha annunciato il vescovo. «È il tuo silenzio», ha detto alla folla intimidita nella chiesa riferendosi alla Madonna, «Tu non sei qui».

 

«Io, Vescovo di Mostar, davanti alla moltitudine dei tuoi ammiratori sparsi nel mondo, scopro e accetto il tuo grande segno, divenuto certo e chiaro dopo questi sei anni. È il tuo SILENZIO… Ti ringrazio mia signora per il tuo silenzio lungo sei anni. È così che ci dimostri se hai davvero parlato qui, se sei apparso, se hai diffuso messaggi… Vergine Santa, Madre di Cristo e Madre nostra, intervieni per la pace in questa inquieta diocesi di Mostar. Soprattutto intervieni per questo luogo, questa parrocchia dove tante volte il tuo nome è stato usato in discorsi non tuoi. Possa tu fermare la fabbricazione dei tuoi messaggi. Accogli, Vergine Santa, come soddisfazione le preghiere sincere delle anime devote che si tengono lontane dal fanatismo e dalla disobbedienza alla Chiesa» (2).

 

L’ossessiva insistenza del Dicastero sui «frutti positivi» inizia a suonare vuota alla fine del documento. Come avrebbe potuto dire Shakespeare, il Dicastero protesta troppo, soprattutto quando ci dice che Medjugorje è «percepito come uno spazio di grande pace, raccoglimento e pietà sincera, profonda e facilmente condivisibile».

 

A questo punto il Dicastero avrebbe dovuto condividere il messaggio con cui Marija Pavlovic ha detto al mondo che la prova dell’autenticità dei messaggi di Nostra Signora Regina della Pace era che la Jugoslavia viveva in pace, finché, sfortunatamente, la Jugoslavia è precipitata in una sanguinosa guerra civile finanziata in parte da parte croata con il denaro che i creduloni «pellegrini» avevano lasciato a Medjugorje. A quel punto, il messaggio della Gospa di Pavlovic è finito nel vuoto di memoria di Medjugorje, uno dei più grandi esistenti.

 

Nelle sue effusioni sulla pace e sui frutti positivi, il Dicastero avrebbe potuto menzionare l’assedio di Sarajevo o il bombardamento di Dubrovnik, o le presunte atrocità di Rajak con cui la NATO ha giustificato l’attacco alla Serbia, ma non lo ha fatto, minando ulteriormente la credibilità di il proprio documento. Per perpetuare il mito della «Regina della Pace», il Dicastero ha dovuto ignorare tutte queste verità scomode e dissociarle dai veggenti.

 

In un passaggio notevole, il Dicastero scrive che «frutti positivi legati a questa esperienza spirituale che, nel frattempo, si sono separati dall’esperienza dei presunti veggenti, i quali non sono più da percepire come mediatori centrali del “fenomeno Medjugorje”, in mezzo al quale lo Spirito Santo opera tante cose belle e positive».

 

E la pulizia etnica? (…) E il bombardamento della biblioteca del monastero francescano a Dubrovnik? E il tentativo sponsorizzato dalla NATO di trasformare la Serbia in una provincia del Kosovo?

 

Il Dicastero conclude il suo comunicato con una sezione dedicata ai «Necessari chiarimenti» che mette in dubbio la loro allegra affermazione secondo cui «l’insieme dei messaggi possiede un grande valore ed esprime con parole differenti i costanti insegnamenti del Vangelo», anche dopo essere costretti ad ammettere che «alcuni pochi messaggi si allontanano da questi contenuti così positivi ed edificanti e sembra persino che arrivino a contraddirli». Ma non prestare attenzione a questi messaggi, anche se «mettono in ombra la bellezza dell’insieme».

 

Il documento poi si mette decisamente sulla difensiva quando fa riferimento a «gruppi minoritari» che vogliono «distorcere la preziosa proposta di quest’esperienza spirituale, soprattutto se si leggono parzialmente i messaggi».

 

Chi sono questi piccoli gruppi senza nome? Il Dicastero si riferisce forse alla Conferenza episcopale jugoslava, che nel 1991 proclamò che non c’era nulla di soprannaturale in Medjugorje, confermando la posizione di mons. Zanic? Il Dicastero si riferisce a Fidelity Press, editrice de L’inganno di Medjugorje?

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Dimenticate i «gruppi minoritari». Una domanda migliore è: dobbiamo prendere sul serio o no gli avvertimenti del Dicastero sugli errori presenti nei messaggi? Perché il Dicastero giustifica costantemente gli errori teologici della Gospa? A che punto l’insistenza sulla legittimità dei messaggi crolla sotto gli avvertimenti del Dicastero?

 

Come quando si ritiene che:

 

«Quest’insistenza diventa ancora più problematica quando i messaggi si riferiscono a richieste di improbabile origine soprannaturale, come quando la Madonna impartisce degli ordini circa date, posti, aspetti pratici, e prende decisioni su questioni ordinarie. Anche se i messaggi di questo tipo non sono frequenti in Medjugorje, ne troviamo alcuni che si spiegano unicamente a partire dai desideri personali dei presunti veggenti. Quello che segue è un chiaro esempio di questi messaggi fuorvianti: “Il 5 agosto prossimo si celebri il secondo millennio della mia nascita […]. Vi chiedo di prepararvi intensamente con tre giorni […]. In questi giorni non lavorate” (01.08.1984)».

 

Per sua stessa ammissione, il Dicastero è costretto a dire ai fedeli di far uso «della prudenza» e «del buon senso» e di «non prendere sul serio questi dettagli né tenerne conto». Va bene. Ma allora perché il Dicastero ha poi aggiunto: «ma questo fatto non deve indurre a disprezzare la ricchezza e la bontà della proposta di Medjugorje nel suo insieme», quando sembra opportuno trarre la conclusione esattamente opposta.

 

La Gospa, secondo l’ammissione dello stesso Dicastero, continua a commettere un errore teologico dopo l’altro, come quando annunciò il 17 luglio 1986: «Io sono la mediatrice tra voi e Dio». Questo passo falso ha costretto il Dicastero ad ammettere che:

 

«Utilizzata in questo modo, l’espressione “mediatrice” porterebbe erroneamente ad attribuire a Maria un posto che è unico ed esclusivo del Figlio di Dio fatto uomo; si porrebbe, infatti, in contraddizione con ciò che afferma la Sacra Scrittura quando dice che c’è un solo “mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato sé stesso in riscatto per tutti” (1Tm 2,5‒6). D’altra parte, questi presunti messaggi non riescono ad esprimere bene, come spiegava san Giovanni Paolo II, che la cooperazione di Maria è una “mediazione subordinata” a quella di Cristo (cfr. Redemptoris Mater 39), in modo che “nulla sia detratto o aggiunto alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico Mediatore” (Lumen gentium 62)».

 

Invece di mandare la Madonna di Medjugorje a un corso elementare di Teologia al Biblicum, il Dicastero attribuisce la sua cattiva teologia all’«intercessione materna», e poi prosegue concedendo un Nihil obstat, la più alta forma di approvazione da parte del Vaticano a Medjugorje dopo averne minato completamente la credibilità.

 

A tacita ammissione di tale fatto, il Dicastero assicura che il loro Nihil obstat implica «una dichiarazione del carattere soprannaturale del fenomeno in parola» e allo stesso tempo ricorda «che i fedeli non sono obbligati» a credere alle apparizioni che hanno così ampiamente smentito nel loro stesso documento.

 

Il Dicastero conclude dicendo che «la valutazione degli abbondanti e diffusi frutti tanto belli e positivi non implica dichiarare come autentici i presunti eventi». O come direbbero gli italiani: «se non e vero, è ben trovato». Vale a dire, anche se non è vero, è davvero un’ottima invenzione.

 

Come dice Clint Eastwood al rapinatore di banche nero in Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!, «so cosa stai pensando». E. Michael Jones è selettivo nella sua obbedienza all’autorità della Chiesa. Ma non è così. La Chiesa non può parlare infallibilmente di rivelazioni private, che coinvolgono circostanze storiche particolari che non rientrano né nel mandato della fede né della morale.

 

In questo caso un giornalista investigativo ha più autorità di un cardinale romano, soprattutto se nella sua inchiesta tiene conto del fatto che due successivi vescovi della diocesi di Mostar-Duvno, che hanno il dovere di occuparsi di questioni come questa, hanno dichiarato che «il fenomeno Medjugorje» era una frode.

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Il fatto che la conferenza episcopale jugoslava abbia appoggiato il suo giudizio è significativo per chi cerca di andare a fondo di questo fenomeno, motivo per cui il giudizio negativo di nessuno dei due vescovi è stato menzionato nella dichiarazione del dicastero, sebbene il cardinale Fernandez ne abbia parlato nella sua conferenza stampa in lingua italiana.

 

Perché allora il Vaticano ha rilasciato questa dichiarazione? La risposta che ho ricevuto da un membro del Parlamento della Bosnia-Erzegovina che ha stretti legami con il vescovo Peric, ora in pensione, è riciclaggio di denaro.

 

Gli italiani, mi ha detto senza entrare nei dettagli, creano a Medjugorje fondazioni esentasse che accettano denaro come contributo di beneficenza e poi inviano il denaro ai bosniaci che con quel denaro creano poi operazioni a scopo di lucro come i distributori di benzina, che poi vengono restituiti al donatore dopo che la stazione di servizio inizia a generare denaro.

 

(…)

 

Quasi 300 anni fa, Prospero Lambertini, come Papa Benedetto XIV, scrisse un libro intitolato La Beatificazione dei Servi di Dio e sulla Canonizzazione dei Beati. Il libro di Lambertini sulla canonizzazione è anche uno dei lavori fondamentali sulla valutazione delle rivelazioni private. E oltre a ciò ha molto da dire anche sui pericoli associati alle rivelazioni private.

 

Il libro di Lambertini possiede una sofisticazione quando si tratta di cose spirituali a cui questa epoca farebbe bene a prestare attenzione, spiegando che gli spiriti maligni «hanno talvolta raccomandato ciò che è bene per impedire un bene maggiore, e hanno incoraggiato le persone a compiere particolari atti di virtù affinché possano più facilmente ingannare gli incauti e col passare del tempo portarli gradualmente a commettere i peccati più orribili».

 

Si scopre che gli incauti si presentano nei posti in cui meno ci si aspetterebbe, ad esempio nelle più alte cariche della Chiesa cattolica. Lambertini ha citato l’esempio del suo predecessore, Papa Gregorio XI, che giaceva sul letto di morte, stringendo al petto l’Eucaristia e avvertendo coloro che lo circondavano di «guardarsi dagli uomini e dalle donne che sotto il pretesto della religione parlano di visioni della loro testa».

 

Papa Gregorio XI, proseguiva Lambertini, «sedotto da tali, aveva trascurato il ragionevole consiglio dei suoi amici e aveva trascinato se stesso e la Chiesa al pericolo di uno scisma imminente».

 

E. Michael Jones

 

NOTE

1) https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_ddf_doc_20240919_nota-esperienza-medjugorje_it.html

2) E. Michael Jones, Medjugorje Deception, p. 161.

 

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