Animali
Balenotteri gay e stupratori scandalizzano gli oceani

Gli scienziati hanno documentato per la prima volta in assoluto un rapporto omosessuale fra due esemplari maschi di megattera. Lo riporta il New York Post.
Gli omo-cetacei sono stati fotografati dai ricercatori al largo delle coste delle Hawaii, scrive un articolo sui risultati pubblicato martedì scorso sulla rivista scientifica Marine Mammal Science.
«Gli accoppiamenti e gli incontri sessuali non riproduttivi tra i giganteschi mammiferi marini sono stati osservati raramente in natura e mai catturati prima dalla fotocamera» scrive il giornale di Nuova York.
Il rapporto omofilo tra balenotteri è stato fotografato vicino al cratere Molokini al largo dell’isola di Maui il 19 gennaio 2022, dopo che un’imbarcazione privata ha avvistato la coppia di bestioni marini. Le megattere furono successivamente identificate dai trematodi della coda e precedenti campioni bioptici raccolti dai ricercatori confermarono che entrambe le balene erano maschi.
Humpback whales caught enjoying gay sex romp in first documented photos of whale humping https://t.co/pU31HsKf3X pic.twitter.com/avohqjWWE1
— New York Post (@nypost) March 5, 2024
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«Le fotografie tuttavia rivelano una storia più oscura della rivelazione secondo cui la specie è LGBT-friendly» scrive il New York Post.
Secondo quanto riportato, è stata osservata una megattera adulta sana che inseguiva una megattera adulta ferita e visibilmente emaciata in circolo attorno alla barca.
«Secondo i ricercatori, il maschio aveva il pene estruso– invece che nascosto all’interno del lembo genitale come normalmente – mentre inseguiva la balena maschio che si muoveva lentamente. La balena forte ha penetrato più volte nel lembo genitale della balena più debole mentre la afferrava con le pinne pettorali, come si vede nelle fotografie, prima di tuffarsi nelle profondità del mare».
Insomma, si tratta di uno stupro gay cetaceo?
«Qui abbiamo la prima documentazione di un maschio di megattera che penetra sessualmente un’altra megattera, ma anche il caso di un animale ferito e malsano che viene penetrato da quella che sembra essere una balena sana e forte», hanno scritto gli autori del rapporto.
Gli stessi scienziati hanno affermato che è tuttavia difficile conoscere la spiegazione esatta del comportamento, ma hanno fornito alcune possibilità: «la megattera più forte potrebbe aver tentato erroneamente di accoppiarsi con quella malata, potrebbe aver rafforzato una relazione sociale con un conspecifico ferito o potrebbe aver espresso il suo dominio sul concorrente più debole».
Quindi, traducendo, per la legge della jungla balenottera: sei più debole, sei inferiore, quindi ti penetro, ti violento.
Va ricordato, inoltre che, i ricercatori hanno già osservato una volta una megattera con il pene estruso adiacente al corpo fluttuante di un maschio morto poco prima durante un combattimento.
«È sorprendente che le uniche due osservazioni di tale comportamento nella letteratura scientifica riguardino balene malate o decedute», avevano scritto i ricercatori.
Quindi, evvi anche la necrofilia cetacea?
«Gli scienziati non sanno se un comportamento sessuale simile si sarebbe verificato o si sarebbe verificato tra due megattere maschi sani, ma gli incontri sessuali tra coppie dello stesso sesso sono stati documentati in un’ampia gamma di specie, inclusi altri mammiferi marini come trichechi, foche delfini tursiopi comuni, orche assassine e orche grigie».
La pericolosa, oscena dissoluzione della specie dei mammiferi pisciformi non cessa di stupire.
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Come riportato da Renovatio 21, due anni fa gli scienziati hanno scoperto delfini di acqua dolce usare un anaconda morto come attrezzo sessuale. È stato notato inoltre che i maschi della specie, che ricordiamo sono dotati di «peni prensili», usano attaccare le delfine, sia per stupro sia per semplice violenza. Gli stupri possono essere di gruppo, e i sono pure storie sull’omosessualità dei delfini, una specie che sembra non conoscere limiti quando è eccitata, arrivando a molestare anche le femmine umane, rivoltante fenomeno che interessò il controverso scienziato statunitense John Lily, che fece convivere – in un esperimento pagato dalla NASA – una donna ed un delfino, con risultati da vomito. Per non farsi mancare niente, in altri esperimenti il dottor Lily diede ai delfini anche l’LSD.
I delfini si uccidono i cuccioli l’uno con l’altro, e a volte i loro stessi cuccioli. Sono conosciuti per l’inclinazione a uccidere anche cuccioli di altre specie. I delfini, la cui consumazione è proibita nonostante i ricettari nostrani ancora riportano come si prepara il «mosciame di delfino», torturano spesso il loro cibo prima di mangiarlo, e, un po’ come i lupi, uccidono gli altri animali solo per divertimento. I delfini sono anche dei drogati: secondo un servizio della BBC, «i delfini tursiopi giocano con pesci palla tossici che secernono una neurotossina che a dosi elevate può uccidere ma a piccole dosi sembra avere un effetto narcotico».
L’anno scorso una torma di delfini ha cominciato ad attaccare ripetutamente i bagnanti su una spiaggia giapponese, causando quattro feriti. Ma non si tratta delle sole spiagge: in Giappone i cetacei si sono spinti così oltre che una balena è stata vista nuotare nel fiume Yodogawa, non lontano da Osaka.
9日午前、大阪湾の淀川河口付近で、体長およそ8メートルほどのクジラ1頭が海面を泳いでいる姿が目撃されました。
水族館によりますと、大阪湾の人目のつく海域にクジラが入ってくるのは珍しいということです。https://t.co/zJ8RKmdiLy#nhk_video pic.twitter.com/XT5tXvcLUI
— NHKニュース (@nhk_news) January 9, 2023
Renovatio 21 si è occupata varie volte della banda di orche debosciate che incrocia presso Gibilterra, che ha scatenato qualcosa come un attacco al giorno, con la teppa cetacea a minacciare anche le spiagge spagnuole.
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Tuttavia gli esempi del comportamento inaccettabile da parte di questi animali – che mascherano la loro malvagità impadronendosi dei colori del panda, simbolo delle specie protette – non accennano a fermarsi: solo la settimana scorsa a Mossel Bay, in Sud Africa, un’orca assassina ha sbranato dinanzi ad un pubblico umano uno squalo bianco, che è invece davvero una specie protetta dal CITES. La creatura, dopo aver assassinato il pescecane, ne avrebbe consumato pubblicamente il fegato.
Orca surprises a shark in a huge waypic.twitter.com/sjTdLDVJED
— Grice (@GriceSoNice) March 2, 2024
Abbiamo riportato, inoltre i casi di aggressione da parte di balene agli esseri umani e alle loro barche.
Settimane fa in Australia un surfista – o meglio, un praticante di wingfoiling – è stato brutalmente assaltato da una balenottera che, non paga di averlo buttato in acqua schiacciandolo col suo mastodontico peso, lo ha pure trascinato negli abissi dell’Oceano.
Altri casi, finiti in filmati che vi abbiamo mostrato, fanno vedere balene che con pachidermiche spanciate a seguito di guizzi fuor d’acqua distruggono imbarcazioni – con persone a bordo.
E vogliamo sempre ricordare, che va considerata, riguardo l’acredine del cetaceo verso l’uomo, la teoria secondo cui gli antichi avvistamenti di mostri marini non sarebbero da ricondurre ad altro se non i peni eretti delle balene, che a questo punto immaginiamo vengano oscenamente esposti alla vista degli umani come gesto di sfida.
Da tempo oramai Renovatio 21 chiede un la creazione di un movimento internazionale per sistemare il comportamento dei cetacei, chiaramente divenuto sconcio, indecente, immorale, scurrile, impudico, dissoluto, licenzioso, depravato, lascivo, volgare, sporco, laido, scostumato, svergognato, lubrico, scandaloso, turpe, disonesto e pericoloso.
Fino a quando gli oceani, e l’umanità, dovranno sopportare lo scandalo di queste bestie prive di pudore?
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Cecchini in elicottero uccidono 700 koala

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Animali
Ecco il terrifficante «coccodrillo mangia-dinosauri»

Un nuovo studio ha portato alla luce la figura del Deinosuchus riograndensis, un immane loricato che viveva in Nord America nella preistoria, talmente grande da divenire predatore di dinosauri. Gli scienziati ora lo chiamano «coccodrillo del terrore». Lo riporta la CNN.
Il Deinosuchus costituisce uno dei più grandi coccodrilli mai esistiti, con un corpo lungo almeno 8 metri e denti grandi come banane. Da circa 82 a 75 milioni di anni fa, il predatore più grande nuotava nei fiumi e negli estuari del Nord America. Il cranio era largo e lungo, con una protuberanza bulbosa alla punta, diversa da qualsiasi altra struttura cranica osservata in altri coccodrilli.
Le impronte di denti sulle ossa del Cretaceo suggeriscono la prospettiva scioccante secondo cui il Deinosuchus cacciasse o si nutrisse di dinosauri.

Immagine di Smokeybjb via Wikimedia CC BY-SA 3.0
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Nonostante il suo nome scientifico, che si traduce come «coccodrillo del terrore», il Deinosuchus è stato comunemente definito «alligatore maggiore», e precedenti valutazioni delle sue relazioni evolutive lo avevano classificato tra gli alligatori e i loro antichi parenti.
Tuttavia, una nuova analisi di fossili, insieme al DNA di coccodrilli viventi come alligatori e coccodrilli, suggerisce che il Deinosuchus appartenga a una parte diversa dell’albero genealogico dei coccodrilli.
A differenza degli alligatoridi, il Deinosuchus ha mantenuto le ghiandole del sale dei coccodrilli ancestrali, che gli permettono di tollerare l’acqua salata, come riportato mercoledì dagli scienziati sulla rivista Communications Biology.
I coccodrilli moderni possiedono queste ghiandole, che raccolgono e rilasciano il cloruro di sodio in eccesso.

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
La tolleranza al sale avrebbe aiutato il Deinosuchus a navigare nel Mare Interno Occidentale che un tempo divideva il Nord America, durante una fase di serra segnata dall’innalzamento globale del livello del mare.
Il Deinosuchus potrebbe quindi essersi diffuso in tutto il continente, popolando le paludi costiere su entrambe le sponde dell’antico mare interno e lungo la costa atlantica del Nord America.
L’albero genealogico rivisto del nuovo studio sui coccodrilli offre nuove prospettive sulla resilienza climatica del gruppo e suggerisce come alcune specie si siano adattate al raffreddamento ambientale mentre altre si sono estinte.
L’albero genealogico rivisto del nuovo studio sui coccodrilli offre nuove prospettive sulla resilienza climatica del gruppo e suggerisce come alcune specie si siano adattate al raffreddamento ambientale mentre altre si sono estinte.
Sebbene il Deinosuchus fosse stato a lungo classificato come un parente degli alligatori, la sua distribuzione su entrambe le sponde di questo vasto canale costituiva un enigma irrisolto. Se si trattava di un alligatoreide – un gruppo che oggi vive solo in acqua dolce – come poteva il Deinosuchus attraversare un mare lungo più di 1.000 chilometri?
Un’ipotesi suggeriva che i primi alligatori fossero tolleranti all’acqua salata e che in seguito avessero perso questa caratteristica. Tuttavia tale interpretazione non aveva molte prove a supporto; si basava esclusivamente sull’inclusione del Deinosuchus nel gruppo degli alligatoride.

Immagine di Connor Ashbridge via Wikimedia CC BY-SA 4.0
Un’altra possibile spiegazione era che il Deinosuchus si fosse diffuso in Nord America prima della formazione del Canale interno occidentale, che avrebbe diviso le popolazioni occidentali da quelle orientali. Tuttavia, la documentazione fossile non lo conferma. Il canale apparve circa 100 milioni di anni fa, il che lo rende circa 20 milioni di anni più antico dei primi fossili di Deinosuchus conosciuti.
Sebbene il Deinosuchus fosse uno dei coccodrilli più grandi, non era l’unico gigante. Secondo lo studio, i coccodrilli enormi si sono evoluti indipendentemente in ambienti acquatici più di una dozzina di volte negli ultimi 120 milioni di anni, durante tutte le fasi climatiche globali, comprese le ere glaciali.
Anche tra le specie viventi, segnalazioni di individui di 7 metri o più persistettero fino al XIX secolo, il che suggerisce che l’enorme Deinosuchus fosse la regola piuttosto che l’eccezione.

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Come riportato da Renovatio 21, il mondo continua ad essere zeppo di scene di panico scatenate dalle apparizioni in territorio umano dei tremendi rettili.
E non si tratta solo di loricati.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso gli scienziati dell’Istituto indiano di tecnologia Roorkee, in India, hanno pubblicato un articolo sulla rivista Scientific Reports per discutere della loro scoperta del Vasuki Indicus, una nuova specie di serpente gigante, vissuto circa 47 milioni di anni fa nello Stato indiano del Gujarat, che sarebbe stato «lungo come un autobus».
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Leoni di mare indemoniati attaccano surfisti

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