Gender
Dottoressa transessuale fa gli aborti ma teme i pronomi sbagliati
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Quinn Jackson, MD , (i suoi pronomi sono: they/he) è un medico di medicina di famiglia a Kansas City, Missouri, e collaboratore di Physicians for Reproductive Health.
Il dottor Jackson si distingue nello spazio della salute riproduttiva: un medico trans maschio (cioè nata donna) che lavora in una clinica per aborti di Planned Parenthood.
In un articolo su MedPage Today, il dottor Jackson afferma di amare il lavoro.
«Credo che l’aborto possa essere un’esperienza molto potente, e per molti dei miei pazienti, la solidarietà tra le donne ne fa parte. Le persone con l’utero subiscono così tanta violenza da parte degli uomini».
«Credo che l’aborto possa essere un’esperienza molto potente, e per molti dei miei pazienti, la solidarietà tra le donne ne fa parte. Le persone con l’utero subiscono così tanta violenza da parte degli uomini»
Ciò che preoccupa il dottor Jackson non sono le questioni etiche intorno all’aborto, o anche le nuvole scure che incombono su Roe v Wade [la sentenza della Corte Suprema USA che ha liberalizzato l’aborto e che potrebbe venire rovesciata a breve, ndr], ma i pronomi.
Sembra che anche nelle cliniche per aborti le persone persistano nell’usare i pronomi sbagliati per il dottor Jackson.
«C’è stato uno sforzo concertato da parte di alcuni nel movimento per i diritti riproduttivi per rendere l’aborto più inclusivo di genere. Alcune cliniche chiedono ai pazienti i loro pronomi e alcuni di questi membri del personale li useranno. Alcune organizzazioni utilizzano “persone incinte” nelle loro comunicazioni. La frase chiave è “alcuni”. Altri continuano a usare un linguaggio e immagini che escludano le persone gender queer e trans dalle conversazioni sull’aborto. I più ipocriti tra noi sposeranno pubblicamente l’inclusione, ma non si presenteranno in modo significativo per il non-binary e il trans-fox. È estenuante. Sì, ti vedo prescrivere ormoni che affermano il genere, ma mi chiami “lei” in ogni riunione a cui partecipiamo».
Molte persone lavorano in ambienti tossici, ma è sorprendente che questo includa le cliniche per aborti.
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La Svezia abbassa l’età alla quale i bambini possono cambiare sesso
Il Parlamento svedese ha approvato una legge che abbassa l’età minima per cambiare legalmente genere da 18 a 16 anni, oltre a semplificare il processo. La misura è stata approvata nonostante le critiche provenienti dalla coalizione di governo.
La legislazione sull’autoidentificazione è stata approvata con 234 voti favorevoli e 94 contrari nel parlamento svedese composto da 349 seggi.
La Svezia è stata il primo paese a rendere legale la transizione di genere nel 1972. Tuttavia, attualmente una persona necessita di una diagnosi medica di disforia di genere per poter cambiare il proprio genere legalmente riconosciuto.
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Secondo la nuova legge, che entrerà in vigore l’anno prossimo, sarà sufficiente una consultazione più breve con un medico o uno psicologo. Eliminerà inoltre la necessità di ricevere una diagnosi di disforia di genere, in cui una persona può provare disagio a causa di una mancata corrispondenza tra il proprio sesso biologico e il genere in cui si identifica.
I cittadini svedesi potranno cambiare sesso a 16 anni, anche se quelli sotto i 18 anni avranno bisogno dell’approvazione dei genitori, di un medico e del Consiglio nazionale della sanità e del welfare. La nuova legge separerà anche il processo di cambio di genere legale dall’intervento chirurgico di cambio di sesso, che sarà comunque consentito solo a partire dai 18 anni.
La legislazione ha scatenato un intenso dibattito e la coalizione di centrodestra al potere è stata divisa sulla questione. I moderati e i liberali sostengono ampiamente la legge, mentre i democratici cristiani si oppongono.
«Quella che stiamo facendo oggi non è una rivoluzione, è una riforma», ha detto Johan Hultberg dei moderati durante un dibattito parlamentare. «Non è ragionevole che ci siano gli stessi requisiti per cambiare genere legale e per effettuare un intervento chirurgico irreversibile di conferma del genere».
Il primo ministro svedese Ulf Kristersson ha difeso la proposta definendola «equilibrata e responsabile». Nel frattempo, molti parlamentari hanno sollecitato prima maggiori ricerche sulla disforia di genere.
Il leader dei democratici svedesi, Jimmie Akesson, ha affermato che è «deplorevole che una proposta che ovviamente manca di sostegno tra la popolazione venga votata con tanta disinvoltura».
Carita Boulwen dei Democratici svedesi l’ha definita una proposta «riprovevole», che rischia di avere «conseguenze impreviste e gravi» per la società.
Secondo ricerche demografiche, il disegno di legge è impopolare anche tra il pubblico. Secondo un recente sondaggio condotto dalla rete televisiva svedese TV4, il 59% degli svedesi ritiene che si tratti di una proposta cattiva o pessima, mentre il 22% ritiene che sia stata una mossa positiva, ha riferito Reuters.
Diversi Paesi dell’UE, tra cui Danimarca, Norvegia, Finlandia, Germania e Spagna, hanno già leggi simili.
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In Svezia, nel 2001, a 12 persone di età inferiore ai 25 anni è stata diagnosticata la disforia di genere. Nel 2018 erano quasi 1.900, per lo più ragazze. Per molti medici una delle cause di quest’ondata è una sorta di contagio sociale, che scaturisce dai social network.
Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi anni alcuni segnali avevano fatto pensare che in Svezia stesse mondando l’opposizione alla narrativa del transessualismo. Nel marzo 2023 l’ospedale Karolinska, centro di riferimento, ha smesso di prescrivere ormoni ai minori. La decisione si basa su studi che sottolineano la mancanza di prove dell’efficacia dei trattamenti per il benessere dei pazienti e i pericolosi effetti collaterali.
Il governo ha dimostrato tuttavia che la direzione delle istituzioni è un’altra.
Come noto, la Svezia è appena entrata nella NATO.
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Tribunale australiano deciderà chi è donna e chi no
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Uomo si fa amputare due dita sane per alleviare la «disforia dell’integrità corporea»
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
I medici hanno amputato il quarto e il quinto dito sani della mano sinistra di un ventenne del Quebec perché credeva che non facessero parte del suo corpo.
In un articolo pubblicato sulla rivista Clinical Case Reports, la psichiatra Nadia Nadeau ha spiegato che l’uomo soffriva di un disturbo dell’identità dell’integrità corporea (o disforia dell’integrità corporea) e che l’unica opzione era l’amputazione.
«Dopo l’amputazione, il paziente ha sperimentato un sollievo immediato, con la cessazione degli incubi, la diminuzione del disagio emotivo e una migliore funzionalità», ha scritto.
«Lavorando in una segheria, ha pensato di costruire una piccola ghigliottina per tagliarsi le dita. Era consapevole che l’autolesionismo non era una soluzione sicura e poteva avere ripercussioni sulle sue relazioni, sulla sua reputazione e sulla sua salute. Non riusciva a immaginare di vivere gli anni a venire con quelle dita».
L’amputazione di arti sani è talvolta chiamata apotemnofilia. È molto raro, ma in un caso noto alla fine degli anni ’90, quando un chirurgo scozzese tagliò le gambe di due uomini che volevano disperatamente essere amputati.
Il disordine da integrità corporea (BIID) solleva ovviamente gravi questioni etiche. In che modo la mutilazione si concilia con il principio di non maleficenza? Ma la Nadeau sottolinea che il paziente potrebbe essersi amputato le dita da solo, il che potrebbe essere molto pericoloso.
Secondo lei, per lui era più importante «vivere in linea con la sua identità percepita».
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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