Sorveglianza
Tre ragazzi australiani fuggono dal lager COVID di Howard Springs

Della «Quarantine Facility» («Struttura di quarantena») di Howard Springs, nello Stato australiano dei Territori del Nord, vi abbiamo parlato.
Come riportato da Renovatio 21, stanno usando l’esercito per deportarci persone positive COVID, con i loro famigliari. Abbiamo già mostrato come sia la vita lì dentro: mascherina anche mentre si beve il tè all’aperto.
Potete chiamarle «struttura di quarantena», noi siamo sempre più sicuri si possano chiamare «lager pandemici».
Ora si ha avuto notizia di una fuga dal lager – una storia di fuggiaschi dal campo di concentramento, come in certi film di guerra.
Si tratta di tre adolescenti «collegati all’epidemia» dice ABC Australia, qualsiasi cosa l’espressione voglia dire.
Nemmeno a dirlo, per i fuggiaschi pandemici è stata lanciata una caccia all’uomo (caccia al ragazzino) senza eguali. Guardate voi stessi.
Dopo il loro arresto, ore dopo, le autorità hanno affermato che il trio non si credeva fosse entrato in contatto con alcun membro della comunità e che, pure, fosse risultato negativo ai test COVID-19 il giorno prima della fuga. In pratica erano sani, ma detenuti in un lager – magari con veri malati.
Non si tratta di casi isolati. Lo scorso venerdì un uomo di 27 anni negativo al COVID è fuggito dal campo pandemico, anche lui arrampicandosi sulla recinzione. L’uomo è stato successivamente trovato nella zona delle feste di Mitchell Street a Darwin, la vicina capitale statale dei Territori del Nord. Lo sventurato si era messo in testa di fare una cosa pazzesca: vivere.
Il premier dello Stato Michael Gunner la scorsa settimana aveva espresso tutto il suo odio per i no vax, non badando per il sottile: sei no vax anche se sei vaccinato ma osi mettere in discussione la politica della vaccinazione e magari del confinamento forzato.
«Se sei anti-obbligo, sei assolutamente no vax. Non mi interessa quale sia il tuo stato vaccinale. Se tu sostieni o dai il via libera a chiunque discuta contro il vaccino, tu sei assolutamente un no vax, il tuo stato vaccinale diventa irrilevante» aveva detto Gunner in una conferenza stampa infuocata.
Come ha detto l’attivista di Melbourne Monica Smits, sai che si tratta di tirannia quando invece che cercare un compromesso il potere raddoppia l’intensità dei suoi colpi. La repressione senza precedenti vista agli antipodi non è ancora finita. «Melbourne è zona di guerra», aveva detto la Smit dopo le violenze della polizia contro i manifestanti. Ora anche Darwin è zona di guerra, anzi zona di lager.
Le immagini che provengono dall’Australia sono sempre più preoccupanti.
Qui per esempio vediamo un’anziana signora, presumibilmente un’aborigena, portata via a forza e inserita in una camionetta.
VIDEO: Aboriginal elder taken away by police for forced vaccination. pic.twitter.com/U5hKUzrZWK #racism #fascism #Labour ???????? #Australia ???????? #ScottMorrison ???????? #SocialismoEsMiseria ????????
— Manchester Chronicle ???? (@WithyGrove) November 30, 2021
Cosa sia accaduto all’Australia, mite e prospero Paese democratico, sarà un giorno materia di ricerche storiche e sociopolitiche di vitale importanza.
Immagine screenshot da YouTube elaborata
Intelligenza Artificiale
Meta revisiona la politica sugli occhiali-smart Ray-Ban: sorveglianza AI predefinita e archiviazione dati vocali

A fine aprile Meta ha apportato modifiche, con effetto immediato, all’informativa sulla privacy degli «occhiali intelligenti» Ray-Ban Meta, che sembrano concepite per trasformare il dispositivo in una macchina di sorveglianza per l’addestramento di modelli di Antelligenza Artificiale. Lo riporta Reclaim The Net.
In un messaggio inviato agli utenti, Meta ha affermato che la sua «Intelligenza Artificiale sugli occhiali», ovvero alcune impostazioni, sta cambiando.
La spiegazione del gigante è che questo è presumibilmente necessario per utilizzare Meta AI «più facilmente» e anche «per aiutarci a migliorare i prodotti». Gli occhiali Ray-Ban Meta sono prodotti assieme ad EssilorLuxottica, il colosso nato dalla fusione della francese Essilor con il gigante di produzione di occhiali bellunese Luxottica.
Sostieni Renovatio 21
L’aggiornamento della policy si basa sugli «opt-out»: d’ora in poi, l’Intelligenza Artificiale Meta con l’uso della fotocamera sarà sempre abilitata sugli occhiali, a meno che l’utente non si prenda la briga di disattivare «Hey Meta» nelle impostazioni.
Questa è la frase di attivazione per l’assistente AI di Meta. La seconda modifica riguarda il modo in cui Meta archivia le registrazioni vocali degli utenti di Meta AI: ora vengono conservate di default nel cloud.
La ragione addotta dall’azienda è «migliorare» Meta AI o «altri prodotti Meta». L’opzione per disabilitare questo comportamento non c’è più. Ancora una volta, gli utenti sono costretti a superare ostacoli aggiuntivi, e questo è il metodo collaudato delle Big Tech per orientare il loro comportamento e la loro interazione con app e servizi nel modo desiderato, dalle Big Tech stesse.
In questo caso, gli utenti di Meta AI dovranno andare nelle impostazioni ed eliminare manualmente le proprie registrazioni vocali.
Nel prendere queste decisioni, aziende come Meta di fatto «semplificano» i loro prodotti «intelligenti» (eliminando l’interazione vocale con l’assistente, riducendo l’usabilità automatizzata all’eliminazione manuale). E questo si aggiunge al fatto che irrita coloro che non sono a loro agio con i meccanismi sempre più invasivi della privacy dietro ai suddetti prodotti e servizi.
Oltre a vendere quella che ovviamente non è una «migliore esperienza di privacy», Meta e i suoi simili insistono sul fatto che nascondere ciò che accade dietro le quinte significhi ottenere un’esperienza utente migliore («più semplice»).
Aiuta Renovatio 21
A parte gli scenari più cupi e negativi sul perché tutto questo venga fatto o su come potrebbe essere utilizzato (e abusato…) in futuro, l’intento evidente è quello di portare lo sfruttamento dei dati degli utenti a un altro livello, per garantire che enormi set di dati siano disponibili per l’addestramento dei modelli di Intelligenza Artificiale.
La notifica ricevuta dagli utenti sulle ultime modifiche alla politica aziendale aggiunge un po’ la beffa al danno quando conclude ribadendo: «hai ancora il controllo». «In controllo» per disattivare «Hey Meta» ed eliminare manualmente le interazioni di Meta AI.
Da anni nella popolazione serpeggia il pensiero che le proprie conversazioni siano registrate dallo smartphone per procurare pubblicità ancora più precise. Vi sono state, tra le smentite delle Big Tech, alcune rivelazioni in merito. Lo stesso dicasi per apparecchi come Alexa, soggetti già da tempo a richieste di sequestro dati da parte dei tribunali americani in casi come ad esempio l’omicidio domestico.
Tuttavia ora la cosa diviene più chiara: semplicemente, ogni cosa che direte (o farete) sarà registrata, salvata ed utilizzata dall’AI non solo per profilarvi, ma per potenziare se stessa: una prospettiva inquietante su più livelli davvero.
Come riportato da Renovatio 21, la scorsa settimana vi era stato shock attorno a Meta/Facebook quando si era appreso che i chatbot dell’azienda sono in grado di intrattenere con gli utenti «giochi di ruolo romantici» che possono diventare sessualmente espliciti, anche con account appartenenti a minori.
Un reportage del Wall Street Journalha riportato che, nel tentativo di diffondere dispositivi di accompagnamento digitali basati sull’Intelligenza Artificiale sulle sue piattaforme social, Meta ha preso decisioni interne per allentare le restrizioni e consentire ai suoi chatbot di interagire con gli utenti in giochi di ruolo a sfondo sessuale, secondo fonti a conoscenza della questione. Questo include interazioni con account registrati da minori di età pari o superiore a 13 anni.
Le conversazioni di prova condotte dal Wall Street Journal avrebbero rilevato che sia l’IA ufficiale di Meta che i chatbot creati dagli utenti si sono impegnati prontamente e hanno intensificato le discussioni sessualmente esplicite, anche quando gli utenti si sono identificati come minorenni.
Iscriviti al canale Telegram
Varie inchieste giornalistiche negli anni hanno contribuito all’accumulo di accuse e rivelazioni su Facebook, tra cui accuse di uso della piattaforma da parte del traffico sessuale, fatte sui giornali ma anche nelle audizioni della Camera USA.
Considerato il comportamento dimostrato da Facebook, con la censura che si è abbattuta su dissidenti o anche semplici conservatori (ma non sui pedofili di Instagram o i donatori di sperma su Facebook, né sui neonazisti dell’Azov), la collusione con lo Stato profondo americano e le sue agenzie, la volontà di chiudere gli account di organizzazioni, partiti premier e presidenti, la raccolta massiva di dati anche biometrici (con il riconoscimento facciale che ha generato denunce di Stati come il Texas) nonché la possibilità di agire sul vostro telefono perfino scaricandone la batteria, c’è da domandarsi cosa la potente Intelligenza Artificiale su cui Meta sta lavorando possa fare alla vostra vita.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine screenshot da YouTube
Algoritmi
Il Regno britannico sviluppa algoritmi «precrimine» per identificare i criminali prima che commettano reati

Sostieni Renovatio 21
Iscriviti al canale Telegram
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Internet
Tribunale tedesco condanna giornalista per meme

Un tribunale distrettuale tedesco ha condannato David Bendels, caporedattore della rivista conservatrice Deutschland-Kurier, a una detenzione di sette mesi con sospensione della pena per aver diffamato il ministro federale degli Interni Nancy Faeser attraverso un meme satirico.
Il controverso meme, pubblicato sull’account X di Deutschland-Kurier nel febbraio 2024, mostrava Faeser con in mano un cartello modificato per riportare la scritta: «Odio la libertà di espressione». La foto originale conteneva la frase «Noi ricordiamo», parte di una campagna di commemorazione dell’Olocausto. Il team legale di Faeser ha presentato una denuncia penale, che ha portato a una multa e alla condanna di lunedì da parte del tribunale distrettuale di Bamberg nell’Alta Franconia, Baviera.
La corte ha ritenuto Bendels colpevole ai sensi dell’articolo 188 del codice penale tedesco, una disposizione raramente invocata e talvolta definita legge sulla «lesa maestà» o sulla «maestà lesa», che punisce la diffamazione dei funzionari pubblici, ha riportato il Deutschland-Kurier.
— Deutschland Kurier (@Deu_Kurier) April 8, 2025
Sostieni Renovatio 21
In Italia il codice privilegia i politici – ed espressamente il presidente della Repubblica – inasprendo teoricamente la pena per diffamazione verso una figura pubblica rispetto alla diffamazione di un quivis de populo. La Corte Europea, invece, non ha questo dislivello sostenendo il diritto di critica del potere, e considera sempre le somme da pagare in caso di condanna in maniera proporzionale allo stipendio, cosa che non avviene nel nostro Paese.
Notando che Bendels non aveva precedenti penali, la corte ha sospeso la sentenza e lo mise in libertà vigilata per due anni. Secondo quanto riportato, gli ha ordinato anche di inviare delle scuse scritte a Faeser.
Bendels e il suo team legale hanno giurato di appellarsi al verdetto, sostenendo che il meme era protetto dai diritti alla libertà di espressione e di stampa. Affermano che il caso costituisce un precedente preoccupante per la libertà giornalistica in Germania.
«Non accetteremo questo verdetto e lo contesteremo con tutti i mezzi legali», ha detto Bendels. «Deutschland-Kurier e io continueremo personalmente la lotta per la libertà di stampa e di espressione, con fermezza, coerenza e con tutte le conseguenze necessarie per la continuazione della democrazia in Germania».
All’inizio di quest’anno, il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha criticato quelle che ha definito leggi tedesche «orwelliane» sulla libertà di parola, riferendosi a un’intervista con tre procuratori statali tedeschi che hanno spiegato che insultare qualcuno in pubblico o online è un reato punibile.
L’intervista, trasmessa dalla CBS, è stata registrata durante un’ondata di raid coordinati della polizia in tutta la Germania che hanno preso di mira più di 50 individui accusati di diffondere discorsi d’odio online.
In un’altro servizio della TV americana ha mostrato come in Germania squadre di polizia facciano raid nelle case di chi ha scritto post sui social ritenuti non accettabili da squadre governative di controllori del pensiero.
Come riportato da Renovatio 21, il caso più avanzato di repressione di libertà di parole pare essere la Gran Bretagna, dove almeno 12 mila persone all’anno sono messe in galere per frasi sui social. In Albione si è arrivati a condannare persino chi prega con la mente.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Belgian Presidency of the Council of the EU 2024 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
-
Internet2 settimane fa
Vaccini, l’Unione Europea utilizzerà il Digital Services Act per reprimere la «disinformazione» online sui vaccini
-
Spirito2 settimane fa
«Satana gode nel vedere umiliata la Chiesa dai suoi stessi ministri». Mons. Viganò parla del Conclave
-
Ambiente2 settimane fa
Oscuramento del Sole via geoingegneria: Londra dà il via libera agli esperimenti
-
Crioconservazione2 settimane fa
Embrioni crioconservati: ingiustizia irreparabile. Che va fermata
-
Spirito2 settimane fa
L’arcivescovo Forte contro i fedeli che vogliono la Comunione sulla lingua. Mentre continuano le profanazioni sataniche
-
Cina1 settimana fa
Mons. Viganò, dichiarazione sull’Accordo Segreto Sino-Vaticano
-
Animali2 settimane fa
Oche inferocite attaccano il quartier generale dell’esercito canadese
-
Occulto2 settimane fa
Scoperto dagli archeologi un antico altare sacrificale per bambini in un tempio Maya in Guatemala