Civiltà
L’FBI contro la Messa in latino: giusto così!
L’FBI contro i cattolici tradizionalisti: sembra una storia paranoico-distopica, invece è proprio così.
Siti e blogghetti catto-qualcosa stanno battendosi il petto disperati. L’FBI di Biden, cattivissimi, contro noi poveri cattolicoidi. Noi povere vittime. Noi poveri catto-conservatori. Ahinoi!
Noi invece, qui a Renovatio 21, siam contenti. Anzi: ringraziamo gli agenti dell’FBI per quanto fatto finora, e li invitiamo a continuare.
I fatti, per chi non ne avesse ancora letto nulla: un documento rilasciato da una gola profonda dell’FBI indica che l’agenzia intende intensificare la sua «valutazione» e «mitigazione» dei «cattolici radicali tradizionalisti» nei prossimi 12-24 mesi. Le azioni da intraprendere contro i cittadini tridentini sarebbero basate sulla preoccupazione del Bureau che i «nazionalisti bianchi» stiano facendo sempre più causa comune online con i fedeli che partecipano alla Messa in latino.
Il promemoria bomba di 8 pagine è stato rilasciato dall’ex agente dell’FBI diventato informatore Kyle Seraphin su UncoveredDC lo scorso mercoledì. Il rapporto, scritto da un analista dell’FBI a Richmond, Virginia, pubblicato solo per uso interno dell’agenzia il 23 gennaio, è intitolato: «L’interesse degli estremisti violenti motivati da motivi razziali o etnici nell’ideologia cattolica radicale-tradizionalista presenta quasi certamente nuove opportunità di mitigazione».
Seraphin descrive il briefing come un «prodotto di intelligence» che, pur non essendo esaustivo, può essere utilizzato come punto di riferimento iniziale per l’agenzia per «sostenere» future indagini sull’argomento. Dice di aver ottenuto il documento da un anonimo impiegato FBI di religione battista.
«Questo è il primo prodotto di dominio dell’FBI Richmond a concentrarsi sull’interesse di estremisti violenti di matrice razzista o etnica nel movimento cattolico radicale tradizionale», afferma il documento. «Una ricerca nei database dell’FBI indica che questo è anche il primo prodotto di intelligence finito dell’FBI ad affrontare specificamente questa variabile ambientale».
Tra gli aspetti più controversi della nota c’è la citazione diretta di uno studio ritenuto diffamatorio condotto dal Southern Poverty Law Center (SPLC) sul tema «Cattolicesimo tradizionale radicale». L’SPLC, un molto controverso ente che censisce realtà ideologicamente avverse al pensiero goscista, è stato a lungo rifiutato come risorsa legittima per l’FBI, afferma Seraphin, ma in questo caso viene invocato come fonte primaria per giustificare i suoi sforzi.
Il memorandum FBI fa anche riferimento a tre articoli diffamatori anti-cattolici pubblicati dai siti web di sinistra Salon e The Atlantic per difendere come legittimo il monitoraggio delle realtà catto-tradizionalisti.
In generale, nota Lifesitenews, il rapporto dei federali mostra una comprensione superiore alla media delle varie comunità della Messa antica, tra cui la Società Fraterna di San Pietro, la Società Sacerdotale di San Pio X, la «Resistenza» della FSSPX (cioè l gruppo di Monsignor Williamson, che Renovatio 21 ha sentito pochi giorni fa in occasione delle rivelazioni del libro di padre Georg) così come anche di gruppi sedevacantisti. L’FBI rileva che la FSSP e la FSSPX hanno «case di culto» nell’area di Richmond. Dice anche che altre indagini dell’FBI, rapporti delle forze dell’ordine locali e collegamenti anonimi hanno contribuito a compilare i suoi risultati, un’indicazione che persone che hanno familiarità con queste comunità sono state in contatto con funzionari dell’intelligence.
«L’FBI Richmond ha fatto affidamento sul presupposto chiave che gli estremisti violenti di matrice razzista o etnica continueranno a trovare attraente l’ideologia cattolica radicale tradizionalista (RTC) e continueranno a tentare di connettersi con gli aderenti a RTC, sia tramite i social media che di persona nei luoghi di culto» si legge nel testo. In Virginia la FSSPX ha inaugurato nel 2016 un’enorme seminario, e non vorremmo che questo sia parte del sentimento dell’estensore del memorandum.
Il rapporto menziona anche l’influenza del giovanissimo (24 anni) attivista Nick Fuentes, sedicente cattolico tradizionalista super-trumpiano (zona ultra-mega-MAGA), già del giro degli «Incel», ora bannato in modo imperioso dai social, ora divenuto una sorta di spalla del rapper miliardario Kanye West nella sua corsa verso la campagna per diventare presidente nel 2024 – li accomuna, oltre l’idea di Gesù Cristo come centro della politica, le aperte critiche rivolte a gruppi di poteri ebraici, un tabù totale in America, almeno fino a poco fa.
Il rapporto afferma inoltre che ora esistono «nuove opportunità per mitigare le minacce attraverso l’esplorazione di nuove strade per il tripwire [miccia, innesco, ndr] e lo sviluppo delle fonti». In pratica si tratta di infiltrare la realtà della Messa tridentina USA, ottenendo informatori ma anche possibili «attori» in disegni futuri: su questo sito abbiamo parlato dell’incredibile caso del supposto «sequestro» del governatore del Michigan Gretchen Whitmer, dove in pratica la maggioranza del commando criminale era composto da agenti di FBI, e gli unici due andati a processo erano degli spiantati probabilmente manipolati dagli agenti stessi: negli USA se le autorità incastrano irregolarmente qualcuno si parla di entrapment, ed è un reato. Al processo, l’FBI di fatto è stato fortemente castigato dai giudici.
Non possiamo dimenticare al lettore che la visione «romantica» dell’FBI è qualcosa di recente e di artificiale: sono state opere artatamente inoculate nella popolazione come Il Silenzio degli Innocenti (film che epperò ora non si può più trasmettere, perché il killer è trans) e X-Files a creare l’idea di un Bureau fatto di candidi cavalieri in lotta contro le forze del male. Prima, scusate, le cose erano molto diverse: una porzione maggioritaria della popolazione americana odiava «i federali», considerati un gruppo di azzimati invasati, soldatini incravattati robotizzati alle dipendenze di un eterno megafunzionario statale omosessuale, J.Edgar Hoover, il quale risaputamente ricattava mezzo mondo ed era con probabilità a sua volta ricattato dalla mafia, il tutto odiando con ogni fibra di sé la famiglia Kennedy.
Non ci stupiamo, quindi, se l’FBI, di colpo, ci pare espressione dell’estrema nequizia del sistema: non è un caso che dopo il raid contro Trump a Mar-a-Lago (e altri raid di perquisizione contro almeno 35 suoi alleati), in molti stiano parlando apertis verbis dello scioglimento del Bureau.
L’FBI non ama troppo la religione e la libertà religiosa, e lo abbiamo visto a Waco, Texas, negli anni Novanta, con la strage della setta dei «davidiani»: gli agenti FBI entrarono nell’edificio dove era asserragliata la setta e cagionò un massacro; l’idea dell’azione, davvero grottesco ripeterlo, era evitare che si suicidassero. Persone religiose morte ammazzate affinché non si uccidano da sole. Non una grinza.
Torniamo al caso del giorno, che dobbiamo dire ci riguarda da vicino. Il rapporto sostiene che la sua vera motivazione è la preoccupazione che «l’ideologia cattolica radicale tradizionalista» possieda una prospettiva «antisemita, anti-immigrati, anti-LGBT e di supremazia bianca» e che ciò rappresenti una minaccia per il benessere interno degli Stati Uniti.
Il rapporto afferma inoltre che gli aderenti all’ideologia RTC «condividono spesso linguaggio e simbolismo, come riferimenti ai crociati o discorsi antisemiti» online che anche i nazionalisti bianchi pro-vita sostengono. Sta scritto proprio così: i razzisti sono accomunati ai pro-life, ed ambedue fanno comunella coi cattolici della Messa vetus ordo.
Il memorandum inoltre identifica nove organizzazioni cattoliche tradizionali a suo dire colpevoli di promuovere l’ideologia RTC: Catholic Family News, The Remnant (pubblicazione di Michael Matt, di cui Renovatio 21 ha tradotto un video divenuto enormemente virale a fine 2020), The Fatima Center (dove è attivo l’avvocato Christopher Ferrara, di cui Renovatio 21 ha pubblicato alcuni articoli), Tradition in Action, Slaves of the Immaculate Heart of Mary, Culture Wars (la rivista di E. Michael Jones, che i lettori di Renovatio 21 conoscono), In the Spirit of Chartres, Christ or Chaos e Catholic Apologetics International. Questi gruppi erano tutti elencati nel rapporto originario dell’SPLC.
Al di là di tutti questi nomi noti, chi legge Renovatio 21 non può mica sorprendersi. Sono mesi, anni, che pubblichiamo su questo sito gli indizi di una persecuzione pubblica e profonda partita in America contro il rito antico. Due anni fa avevamo pubblicato la notizia di come il Pentagono volesse classificare i cattolici americani come estremisti.
Parimenti, e lo abbiamo scritto in tutti modi, è impossibile non notare come parallelamente all’FBI di Biden, il Vaticano di Bergoglio abbia perseguitato la Messa antica fino a cancellare di fatto la sua vaga liberalizzazione intentata da Benedetto XIV con il motu proprio Summorum Pontificum (che su questo sito abbiamo chiamato «Sfigorum Pontificum»). Con il Traditionis Custodes, Bergoglio di fatto toglie ogni equivoco: la Messa di sempre non s’ha da fare, da nessuna parte. Punto.
È arrivato quindi il momento di dire fuori dai denti che la persecuzione da parte dell’FBI (che purtroppo sta ritirando il documento) è giusta, è sacrosanta.
Perché l’analista ha compreso pienamente come chi segue la Messa antica è totalmente irriducibile al mondo moderno e alla sua Cultura della Morte. È questo il motivo che, malgrado la mancanza di una piena comprensione delle gerarchie rispetto a ciò che stava accadendo, pochissimi tra i fedeli tradizionali si sono fatti sierare. Il motivo è semplice: chi ha imparato dolorosamente che la chiesa vaticana mente, non si beve facilmente le balle dello Stato e il suo vaccino magico.
Capite la diligente conseguenza del ragionamento: lo Stato moderno è uno Stato etico, solo che la sua morale è fatta di morte. Lo Stato moderno considera etico, e quindi pretende dai suoi cittadini, l’uccisione dei bambini, le vaccinazioni, la perversione sessuale, l’uniformità totale del pensiero – in una parola la sottomissione ad un totalitarismo della dissoluzione, la schiavitù dell’aberrazione più cupa, l’inversione di ogni principio della vita cristiana.
È chiaro quindi che gli «RTC» non possono che essere dei sovversivi: andare contro l’ordine della Morte, non può non far scattare le Forze di polizia dello Stato etico della Necrocultura.
Ma c’è una precisione da encomio, qui.
Il memorandum, spiegando questo nuovo acronimo – RTC, sigla che mai prima chi si occupa di antiterrorismo aveva udito – centra completamente l’obiettivo focalizzandosi su coloro che sono «tipicamente caratterizzati dal rifiuto del Concilio Vaticano II». Sì: il Concilio Vaticano II è il discrimine più grande che esiste nella storia della menzogna moderna, il punto di svolta per l’umanità e la religione planetaria, e come abbiamo visto oramai lo si può scrivere perfino sul New York Times.
Comprendiamo qui, inoltre, la realtà delineata più inavvertitamente dall’FBI: da una parte il mondo di Sodoma e dei vaccini, degli immigrati e dell’antisemitismo ubiquo ed eterno, dall’altra i fedeli rimasti tali, gli esseri umani che credono – e praticano – una realtà ultima soprannaturale che li rende non manipolabili, inarrestabili, di fatto pure immortali – perché così si comporta un martire, sapendo che la sua anima permarrà, e la sua testimonianza di sangue moltiplicherà i cristiani.
Come può il potere costituito non temere una simile genìa? Del resto è stato così nei secoli: e i padroni del mondo, da Diocleziano allo Shogun, dai dittatori comunisti ai persecutori islamici non possono tollerare questa cosa invincibile che è la vera Fede.
I fedeli della Santa Messa sono sopravvissuti a qualsiasi cosa, a guerre e persecuzioni, perfino alla catastrofe della chiesa romana, infiltrata dal male nel mondo più scioccante. Hanno resistito perfino ad un papato malvagio, che propala Sodoma, il mondialismo, il paganesimo più infame e negromantico, le élite ultramiliardarie, la volgarità, la crudeltà, la menzogna, e il battesimo di Satana.
Come hanno potuto? Semplice. Per il cattolico della Tradizione, la Messa antica è l’atto soprannaturale supremo, la transustanziazione di Dio davanti ai loro occhi, la presenza del Signore tangibile e perfino edibile. È quindi molto, molto difficile che questa cosa non diventi il centro assoluto della loro vita.
Ciò è intollerabile per il signore del mondo e per i suoi servi, perché questo fatto è da solo la prova che l’uomo può sfuggire alla sottomissione inflittagli. Per questo in questi cinquanta anni di follia il potere ecclesiastico corrotto ed infiltrato ci ha dato una messa, quella nuova, che serve al massimo come arma di distrazione di massa, la gente sbadiglia e guarda l’orologio, non ricorda una parola dell’omelia, ad ogni celebrazione perde un pezzo della sua fede: e parliamo ovviamente di quelli che sono rimasti nelle chiese, cioè praticamente nessuno.
Quindi, ben venga la persecuzione dell’FBI: mettiamo le carte in tavola, diciamo le cose come stanno. Da una parte ci sta il mondo moderno e il suo totalismo perverso ed assassino, dall’altra i fedeli della liturgia del millennio. Da una parte i consumatori dell’immoralità terminale, dall’altra i consumatori dell’Eucarestia. Da una parte il niente, dall’altra Dio.
Da una parte l’umanità che ha ancora il suo centro, dall’altra parte l’impero dello squilibrio.
Capite bene dunque che una battaglia del genere non ci fa molto paura.
Anche perché, dovete sapere, la foto che vedete in cima a questo articolo è una foto vera, senza alcun effetto speciale. Ve ne avevamo già mostrata un’altra, dalla stessa chiesetta, dalla stessa Santa Messa spiegandovi perché arriva quel raggio di luce incredibile: è un dono millenario della Civiltà cristiana, qualcosa che non possiamo pretendere che capiscano tutti, ma che i persecutori, che seguono un piano di distruzione di quella Civiltà, alla fine, hanno compreso.
Bravi. Siamo pronti a ricevervi, non dubitate.
Fatevi sotto!
Roberto Dal Bosco
Civiltà
Professore universitario mette in guardia dall’«imperialismo cristiano europeo» nello spazio
La preside di scienze sociali della Wesleyan University Mary-Jane Rubenstein, una «filosofa della scienza e della religione» (che è anche affiliata al programma di studi femministi, di genere e sessualità della scuola), afferma di aver notato come «molti dei fattori che hanno guidato l’imperialismo cristiano europeo» siano stati utilizzati in «forme ad alta velocità e alta tecnologia».
La Rubenstein si chiede se «pratiche coloniali» come «lo sfruttamento delle risorse ambientali e la distruzione dei paesaggi», il tutto «in nome di ideali quali il destino, la civiltà e la salvezza dell’umanità», faranno parte dell’espansione dell’uomo nello spazio.
Lo sfruttamento degli altri corpi celesti, quantomeno nel nostro sistema solare, è stata considerata in quanto vi è una ragionevole certezza che su altri pianeti vicini non vi sia la vita, nemmeno a livello microbico. Quindi, che importanza ha se aiutiamo a salvare la Terra sfruttando Marte, Mercurio, la fascia degli asteroidi, per minerali e altre risorse?
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Rubenstein nota che il presidente della Mars Society Robert Zubrin ha sostenuto esattamente questo. In un editoriale del 2020, Zubrin ha attaccato un «manifesto» da un gruppo NASA DEI (diversità, equità e inclusione) che aveva sostenuto «dobbiamo lavorare attivamente per impedire l’estrazione capitalista su altri mondi».
Ciò «dimostra brillantemente come le ideologie responsabili della distruzione dell’istruzione universitaria in discipline umanistiche possano essere messe al lavoro per abortire anche l’esplorazione spaziale», ha scritto lo Zubrin.
Lo Zubrin ha osservato che poiché il gruppo DEI non ha alcun senso su base scientifica, deve ricorrere a «una combinazione di antico misticismo panteistico e pensiero socialista postmoderno» – come affermare che anche se non ci sono prove nemmeno dell’esistenza di microbi su pianeti come Marte, «danneggiarli sarebbe immorale quanto qualsiasi cosa sia stata fatta ai nativi americani o agli africani».
Tuttavia la Rubenstein afferma che varie credenze indigene «sono in netto contrasto con l’insistenza di molti nel settore sul fatto che lo spazio sia vuoto e inanimato».
Tra questi vi sono un gruppo di nativi australiani che affermano che i loro antenati «guidano la vita umana dalla loro casa nella galassia» (e che i satelliti artificiali sono un pericolo per questa «relazione»), gli Inuit che sostengono che i loro antenati vivono in realtà su “corpi celesti” e i Navajo che considerano sacra la luna terrestre.
«Gli appassionati laici dello spazio non hanno bisogno di accettare che lo spazio sia popolato, animato o sacro per trattarlo con la cura e il rispetto che le comunità indigene richiedono all’industria», afferma la Rubenstein.
In effetti, in una recensione del libro di Rubenstein Astrotopia: The Dangerous Religion of the Corporate Space Race, la testata progressista Vox ha osservato che «in effetti, alcuni credono che questi corpi celesti dovrebbero avere diritti fondamentali propri».
Quindi, l’ordine degli accademici è che gli esseri umani dessero priorità alle credenze dei nativi nell’esplorazione dello spazio rispetto a quelle dei cristiani europei?
Dovremmo rinunciare all’estrazione di minerali preziosi da asteroidi, comete e pianeti vicini, perché hanno tutti una sorta di Carta dei diritti «mistica panteistica»?
I limiti posti ai programmi di esplorazione spaziale sono da sempre legati a movimenti antiumanisti che odiano la civiltà – in una parola alla Cultura della Morte.
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Lo stesso Zubrin, ex dipendente NASA frustrato dalla mancanza di un programma per la conquista di Marte e il suo terraforming, ne ha scritto in libri fondamentali come Merchants of Dispair (2013), dove spiega come la pseudoscienza e l’ambientalismo siano di fatto culti antiumani.
Lo Zubrin era animatore della Mars Society, un’associazione dedicata alla promozione dell’espansione su Marte, quando nei primi anni Duemila si presentò ad una serata del gruppo uno sconosciuto, che alla fine lasciò in donazione un assegno con una cifra inusitata per la Society, ben 5.000 dollari: si trattava di Elon Musk.
Il quale, marzianista convinto al punto da realizzare razzi che dice ci porteranno sul pianeta rosso tra quattro anni, è anche uno dei più accesi nemici del politicamente corretto, della cultura woke e soprattutto dell’antinatalismo, oltre che una persona che attivamente, negli anni – lo testimonia la sua costante attenzione per la storia della Roma antica – ha dimostrato di aver compreso il valore, e la fragilità, della civiltà umana.
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L’anarco-tirannia uccide: ieri ad Udine, domani sotto casa vostra
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Civiltà
Tecnologia e scomparsa della specie umana: Agamben su progresso e distruzione
Renovatio 21 pubblica questo scritto di Giorgio Agamben apparso sul sito dell’editore Quodlibet su gentile concessione dell’autore.
Quali che siano le ragioni profonde del tramonto dell’Occidente, di cui stiamo vivendo la crisi in ogni senso decisiva, è possibile compendiarne l’esito estremo in quello che, riprendendo un’icastica immagine di Ivan Illich, potremmo chiamare il «teorema della lumaca».
«Se la lumaca», recita il teorema, «dopo aver aggiunto al suo guscio un certo numero di spire, invece di arrestarsi, ne continuasse la crescita, una sola spira ulteriore aumenterebbe di 16 volte il peso della sua casa e la lumaca ne rimarrebbe inesorabilmente schiacciata».
È quanto sta avvenendo nella specie che un tempo si definiva homo sapiens per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico e, in generale, l’ipertrofia dei dispositivi giuridici, scientifici e industriali che caratterizzano la società umana.
Questi sono stati da sempre indispensabili alla vita di quello speciale mammifero che è l’uomo, la cui nascita prematura implica un prolungamento della condizione infantile, in cui il piccolo non è in grado di provvedere alla sua sopravvivenza. Ma, come spesso avviene, proprio in ciò che ne assicura la salvezza si nasconde un pericolo mortale.
Gli scienziati che, come il geniale anatomista olandese Lodewjik Bolk, hanno riflettuto sulla singolare condizione della specie umana, ne hanno tratto, infatti, delle conseguenze a dir poco pessimistiche sul futuro della civiltà. Nel corso del tempo lo sviluppo crescente delle tecnologie e delle strutture sociali produce una vera e propria inibizione della vitalità, che prelude a una possibile scomparsa della specie.
L’accesso allo stadio adulto viene infatti sempre più differito, la crescita dell’organismo sempre più rallentata, la durata della vita – e quindi la vecchiaia – prolungata.
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«Il progresso di questa inibizione del processo vitale», scrive Bolk, «non può superare un certo limite senza che la vitalità, senza che la forza di resistenza alle influenze nefaste dell’esterno, in breve, senza che l’esistenza dell’uomo non ne sia compromessa. Più l’umanità avanza sul cammino dell’umanizzazione, più essa s’avvicina a quel punto fatale in cui progresso significherà distruzione. E non è certo nella natura dell’uomo arrestarsi di fronte a ciò».
È questa situazione estrema che noi stiamo oggi vivendo. La moltiplicazione senza limiti dei dispositivi tecnologici, l’assoggettamento crescente a vincoli e autorizzazioni legali di ogni genere e specie e la sudditanza integrale rispetto alle leggi del mercato rendono gli individui sempre più dipendenti da fattori che sfuggono integralmente al loro controllo.
Gunther Anders ha definito la nuova relazione che la modernità ha prodotto fra l’uomo e i suoi strumenti con l’espressione: «dislivello prometeico» e ha parlato di una «vergogna» di fronte all’umiliante superiorità delle cose prodotte dalla tecnologia, di cui non possiamo più in alcun modo ritenerci padroni. È possibile che oggi questo dislivello abbia raggiunto il punto di tensione massima e l’uomo sia diventato del tutto incapace di assumere il governo della sfera dei prodotti da lui creati.
All’inibizione della vitalità descritta da Bolk si aggiunge l’abdicazione a quella stessa intelligenza che poteva in qualche modo frenarne le conseguenze negative.
L’abbandono di quell’ultimo nesso con la natura, che la tradizione filosofica chiamava lumen naturae, produce una stupidità artificiale che rende l’ipertrofia tecnologica ancora più incontrollabile.
Che cosa avverrà della lumaca schiacciata dal suo stesso guscio? Come riuscirà a sopravvivere alle macerie della sua casa? Sono queste le domande che non dobbiamo cessare di porci.
Giorgio Agamben
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