Civiltà
Lampedusa, Elon Musk accusa George Soros di volere «la distruzione della civiltà occidentale». Poi incontra Netanyahu

Elon Musk ha accusato George Soros degli sbarchi di Lampedusa, dicendo che Soros vuole distruggere la civiltà occidentale.
L’ultramiliardario sudafro-americano ha fatto l’esternazione in risposta a un post di un utente che condivideva filmati di persone che arrivavano sull’isola italiana di Lampedusa dal Nord Africa che si riferiva a una «invasione guidata da George Soros» dell’Europa.
«L’organizzazione Soros sembra non volere niente di meno che la distruzione della civiltà occidentale», ha scritto Musk.
The Soros organization appears to want nothing less than the destruction of western civilization
— Elon Musk (@elonmusk) September 17, 2023
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Il commento è stato scritto poco prima che il magnate tecnologico andasse ad incontrare il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu in California.
Musk è stato accusato da gruppi per i diritti civili di amplificare l’antisemitismo sulla sua piattaforma – cosa che lui nega. Ieri l’imprenditore ha incontrato Netanyahu per colloqui che secondo entrambi gli uomini si concentreranno sulla tecnologia dell’Intelligenza Artificiale, e non sull’Anti-Defamation League (ADL), l’organizzazione ebraica divenuta accusatrice di qualsiasi realtà devii dalla narrazione dominante, che Musk ha detto di voler denunciare per le accuse di antisemitismo rivolte alla piattaforma.
Secondo il Washington Post, l’incontro con Netanyahu serviva a Musk invece per rassicurare gli amici e alleati ebrei di Musk rispetto alle montanti accuse di antisemitismo.
La questione ha diverse chiavi di lettura, in realtà: come sa il lettore di Renovatio 21, Soros e Netanyahu non vanno in alcun modo d’accordo, con il figlio del premier dello Stato Ebraico accusato pochi anni fa pure lui di antisemitismo (!) per aver postato un meme in cui Soros compariva come burattinaio.
Prime Minister Netanyahu's son posts anti-Semitic Soros meme on his Facebook page. pic.twitter.com/1rtzNATdg0
— Yashar Ali ???? (@yashar) September 9, 2017
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Al contempo è nota l’avversione di Musk per l’amministrazione Biden, che – secondo alcuni – potrebbe essere dietro ai disordini civili in Israele, con manifestazioni oceaniche contro il governo Netanyahu, a cui sono arrivati ad assediare la casa.
Vanno notati, inoltre, i trascorsi tra Musk e Soros, che secondo alcuni potrebbero essere dovuti a manovre di Borsa del megaspeculatore magiaro contro l’impero di Musk – in particolare, i titoli di Tesla.
Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso Musk aveva annunciato che avrebbe denunciato le ONG sostenute da Soros. Un anno fa, circa 26 ONG finanziate da governi europei come da Soros, avevano invitato i principali inserzionisti di Twitter al boicottaggio dopo che la piattaforma era stata comperata da Musk.
Musk era stato accusato di antisemitismo anche per aver detto che Soros gli ricordava il cattivo dei fumetti degli X-Men Magneto, perché, scrisse Elone, il grande donatore del Partito Democratico USA (e di qualche partito anche in Italia, parrebbe) in realtà «odia l’umanità». Nelle storie Marvel, Magneto è un ebreo sopravvissuto all’olocausto che, in effetti, odia l’umanità: ma poco è bastato che si scatenasse una tempesta di accuse di antisemitismo.
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Professore universitario mette in guardia dall’«imperialismo cristiano europeo» nello spazio

La preside di scienze sociali della Wesleyan University Mary-Jane Rubenstein, una «filosofa della scienza e della religione» (che è anche affiliata al programma di studi femministi, di genere e sessualità della scuola), afferma di aver notato come «molti dei fattori che hanno guidato l’imperialismo cristiano europeo» siano stati utilizzati in «forme ad alta velocità e alta tecnologia».
La Rubenstein si chiede se «pratiche coloniali» come «lo sfruttamento delle risorse ambientali e la distruzione dei paesaggi», il tutto «in nome di ideali quali il destino, la civiltà e la salvezza dell’umanità», faranno parte dell’espansione dell’uomo nello spazio.
Lo sfruttamento degli altri corpi celesti, quantomeno nel nostro sistema solare, è stata considerata in quanto vi è una ragionevole certezza che su altri pianeti vicini non vi sia la vita, nemmeno a livello microbico. Quindi, che importanza ha se aiutiamo a salvare la Terra sfruttando Marte, Mercurio, la fascia degli asteroidi, per minerali e altre risorse?
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Rubenstein nota che il presidente della Mars Society Robert Zubrin ha sostenuto esattamente questo. In un editoriale del 2020, Zubrin ha attaccato un «manifesto» da un gruppo NASA DEI (diversità, equità e inclusione) che aveva sostenuto «dobbiamo lavorare attivamente per impedire l’estrazione capitalista su altri mondi».
Ciò «dimostra brillantemente come le ideologie responsabili della distruzione dell’istruzione universitaria in discipline umanistiche possano essere messe al lavoro per abortire anche l’esplorazione spaziale», ha scritto lo Zubrin.
Lo Zubrin ha osservato che poiché il gruppo DEI non ha alcun senso su base scientifica, deve ricorrere a «una combinazione di antico misticismo panteistico e pensiero socialista postmoderno» – come affermare che anche se non ci sono prove nemmeno dell’esistenza di microbi su pianeti come Marte, «danneggiarli sarebbe immorale quanto qualsiasi cosa sia stata fatta ai nativi americani o agli africani».
Tuttavia la Rubenstein afferma che varie credenze indigene «sono in netto contrasto con l’insistenza di molti nel settore sul fatto che lo spazio sia vuoto e inanimato».
Tra questi vi sono un gruppo di nativi australiani che affermano che i loro antenati «guidano la vita umana dalla loro casa nella galassia» (e che i satelliti artificiali sono un pericolo per questa «relazione»), gli Inuit che sostengono che i loro antenati vivono in realtà su “corpi celesti” e i Navajo che considerano sacra la luna terrestre.
«Gli appassionati laici dello spazio non hanno bisogno di accettare che lo spazio sia popolato, animato o sacro per trattarlo con la cura e il rispetto che le comunità indigene richiedono all’industria», afferma la Rubenstein.
In effetti, in una recensione del libro di Rubenstein Astrotopia: The Dangerous Religion of the Corporate Space Race, la testata progressista Vox ha osservato che «in effetti, alcuni credono che questi corpi celesti dovrebbero avere diritti fondamentali propri».
Quindi, l’ordine degli accademici è che gli esseri umani dessero priorità alle credenze dei nativi nell’esplorazione dello spazio rispetto a quelle dei cristiani europei?
Dovremmo rinunciare all’estrazione di minerali preziosi da asteroidi, comete e pianeti vicini, perché hanno tutti una sorta di Carta dei diritti «mistica panteistica»?
I limiti posti ai programmi di esplorazione spaziale sono da sempre legati a movimenti antiumanisti che odiano la civiltà – in una parola alla Cultura della Morte.
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Lo stesso Zubrin, ex dipendente NASA frustrato dalla mancanza di un programma per la conquista di Marte e il suo terraforming, ne ha scritto in libri fondamentali come Merchants of Dispair (2013), dove spiega come la pseudoscienza e l’ambientalismo siano di fatto culti antiumani.
Lo Zubrin era animatore della Mars Society, un’associazione dedicata alla promozione dell’espansione su Marte, quando nei primi anni Duemila si presentò ad una serata del gruppo uno sconosciuto, che alla fine lasciò in donazione un assegno con una cifra inusitata per la Society, ben 5.000 dollari: si trattava di Elon Musk.
Il quale, marzianista convinto al punto da realizzare razzi che dice ci porteranno sul pianeta rosso tra quattro anni, è anche uno dei più accesi nemici del politicamente corretto, della cultura woke e soprattutto dell’antinatalismo, oltre che una persona che attivamente, negli anni – lo testimonia la sua costante attenzione per la storia della Roma antica – ha dimostrato di aver compreso il valore, e la fragilità, della civiltà umana.
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