Intelligenza Artificiale
Intelligenza Artificiale, «tutti sulla Terra moriranno»
L’umanità non è preparata a sopravvivere a un incontro con un’Intelligenza Artificiale molto più intelligente. Eliezer Yudkowsky, esperto riconosciuto delle prospettive catastrofiche dell’AI, lo oramai ripete da decenni.
Arrestare lo sviluppo di sistemi avanzati di intelligenza artificiale in tutto il mondo e punire severamente coloro che violano la moratoria è l’unico modo per salvare l’umanità dall’estinzione, avverte Yudkowsky, co-fondatore del Machine Intelligence Research Institute (MIRI).
Yudkowski ha scritto un articolo di opinione per la rivista TIME il mese scorso, spiegando perché non ha firmato una petizione che invitava «tutti i laboratori di Intelligenza Artificiale a sospendere immediatamente per almeno sei mesi l’addestramento di sistemi di intelligenza artificiale più potenti di GPT-4», un modello di linguaggio multimodale rilasciato da OpenAI recentemente e che ha già mostrato scenari inquietanti, e anche molto.
Yudkowsky ha sostenuto che la moratoria per fermare la ricerca IA firmata da a Elon Musk e Steve Wozniak e altri, «chiede troppo poco per risolvere» il problema posto dallo sviluppo rapido e incontrollato dell’IA. (Alla moratoria, ricordiamo, si è opposto Bill Gates)
«Il risultato più probabile della costruzione di un’Intelligenza Artificiale sovrumana, in qualcosa di lontanamente simile alle circostanze attuali, è che letteralmente tutti sulla Terra moriranno», scrive lo Yudkowsky.
Sopravvivere a un incontro con un sistema informatico che «non si prende cura di noi né della vita senziente in generale» richiederebbe «precisione e preparazione e nuove intuizioni scientifiche” che l’umanità manca al momento ed è improbabile che ottenga nel prossimo futuro, ha affermato.
«Un’Intelligenza Artificiale sufficientemente intelligente non rimarrà confinata a lungo nei computer», ha avvertito Yudkowsky, spiegando che il fatto che sia già possibile inviare stringhe di DNA ai laboratori per la produzione di proteine consentirà probabilmente all’intelligenza artificiale di «costruire forme di vita artificiale o avviarsi direttamente alla produzione molecolare postbiologica» e uscire nel mondo.
Secondo il ricercatore, deve essere introdotta immediatamente una moratoria a tempo indeterminato e mondiale sulle nuove importanti corse di addestramento dell’IA. «Non ci possono essere eccezioni, anche per governi o militari», ha sottolineato.
Dovrebbero essere firmati accordi internazionali per porre un limite alla quantità di potenza di calcolo che chiunque può utilizzare per addestrare tali sistemi, insiste lo Yudkowsky.
«Se l’Intelligence dice che un Paese al di fuori dell’accordo sta costruendo un cluster GPU (unità di elaborazione grafica), bisogna avere meno paura di un conflitto a fuoco tra le Nazioni che della violazione della moratoria; bisogna essere disposti a distruggere un datacenter canaglia con un attacco aereo», ha scritto.
Come riportato da Renovatio 21, Yudkowsky propone di bombardare materialmente i computer per fermare l’ascesa di un’IA in grado di mettere fine all’esistenza degli uomini.
La minaccia dell’Intelligenza Artificiale è così grande che dovrebbe essere reso «esplicito nella diplomazia internazionale che la prevenzione degli scenari di estinzione dell’IA è considerata una priorità rispetto alla prevenzione di uno scambio nucleare completo».
La prospettiva di Yudkowsky è meno radicale di quanto sembri.
Elon Musk ha dichiarato durante la sua recente intervista con Tucker Carlson che il fine di Google – nemmeno così occulto – è quello di creare un dio-Intelligenza Artificiale. Quando Musk ha ribattuto ad un entusiasta fondatore di Google Larry Page specificando i rischi dell’AI, il Page gli ha dato dello «specista», termine del gergo animalista che indica una persona che mette la specie umana sopra le altre.
L’idea che l’AI diventerà una sorta di dio circola da anni e investe direttamente personale di OpenAI come il capo scientifico e cofondatore Ilya Sutskever, il quale ha chiesto ai suoi followers se le super-IA avanzate dovrebbero essere rese «profondamente obbedienti» ai loro creatori umani, o se questi algoritmi dovrebbero «amare veramente profondamente l’umanità». L’anno scorso, Sutskever affermò che «può darsi che le grandi reti neurali di oggi siano leggermente consapevoli».
Da Google si è recentemente licenziato l’esperto britannico Geoffrey Hinton, divenendo così libero di dare voce ai suoi dubbi per i rischi esiziali che corre l’umanità con la creazione delle macchine superintelligenti. Pochi mesi fa un ingegnere di Google, Blake Lemoine, ha dichiarato pubblicamente che il chatbot AI dell’azienda, LaMDA, è «senziente», ossia dotato di una coscienza comparabile a quella degli esseri umani.
Come riportato da Renovatio 21, Musk, oramai quasi una decina di anni fa aveva parlato del fatto che creare l’AI era «come evocare un demone».
L’ultimo germe di incubo pochi giorni fa, quando si è visto che qualcuno ha equipaggiato un robocane Boston Dynamics con ChatGPT.
La minaccia è reale, e Renovatio 21 ve lo ripete da anni.
Intelligenza Artificiale
AI e le nuove tecnologie a Singapore alimentano un analfabetismo di ritorno
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
È quanto emerge da una ricerca dell’OCSE che preoccupa le autorità. Allo studio programmi per rafforzare il livello di istruzione. Timori per la competitività del sistema-Paese con riflessi sull’occupazione, forza lavoro qualificata, consistenza dei salari e benessere dei lavoratori.
Uno studio diffuso a dicembre dal Programma per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti dell’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo (OCSE) ha confermato il declino delle conoscenze e forme di analfabetismo di ritorno nei singaporeani, successivamente all’uscita dal ciclo degli studi. Una situazione che dipende in parte dalla distanza temporale dall’acquisizione di nuove conoscenze, ma anche dal mancato aggiornamento di capacità applicabili al mondo del lavoro.
Per quanto riguarda la città-Stato, lo studio contiene dati aggiornati frutto di sondaggio fra 5mila cittadini e residenti permanenti fra 16 e 65 anni riguardante l’istruzione formale oltre i 15 anni dalla fine del ciclo dell’obbligo, come pure la capacità di adattarsi a nuove necessità.
Il brusco declino delle conoscenze oltre i 35 anni e la tendenza al costante peggioramento successivo non riguardano solo Singapore, presentandosi come un fenomeno globale; tuttavia, la constatazione di una conoscenza della popolazione anziana locale inferiore alla media dei Paesi OCSE (quelli a maggiore sviluppo) chiama le autorità alla ricerca di ragioni e di iniziative di recupero della situazione.
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In una società altamente produttiva e in modo crescente anziana, che continua però ad avere (o pretende di avere) nell’alto livello di preparazione e conoscenza un suo dato fondamentale, la coincidenza sostanziale delle tendenze evidenziate con dati già presenti e dibattuti ha fatto scattare l’allarme. E con esso un processo di ascolto della società civile per riscontri e proposte.
Diversi parlamentari hanno sollevato interrogazioni dopo la diffusione dello studio, sollecitando dal ministero dell’Istruzione risposte su come garantire un necessario livello di educazione e preparazione ai singaporeani nelle varie età. E, al contempo, quali possano essere le ripercussioni della situazione evidenziata riguardo l’accesso al lavoro degli ultra-35enni.
Una situazione che chiama in causa, come ha sottolineato il ministro in carica Chan Chun Sing, l’uso intensivo della tecnologia applicata ai processi informativi che allontana in modo crescente dalla necessità di scritture complesse a favore di una comunicazione più breve e immediata sui social media.«Mentre con l’IA va diventando prevalente l’outsourcing cognitivo, si corre il rischio di erosione di di un pensiero e riflessioni più profondi» ha dichiarato.
I rischi di questa atrofizzazione sono evidenti, ancor più in una realtà come quella locale che richiede alte competenze, tempi rapidi di adattamento e produttività. I rischi, ha sottolineato ancora il ministro Chan, non sono solo quelli legati a minori quantità di conoscenze e minore capacità di esprimerle nel contesto sociale. Le conseguenze, infatti, potrebbero essere pesanti per la competitività del sistema-Paese aumentando il tasso di occupazione, riducendo il numero di aziende disposte a investire su forza lavoro qualificata, riducendo la consistenza dei salari e quindi il benessere dei lavoratori.
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Anche il sospettato terrorista di Las Vegas ha usato ChatGPT prima dell’attacco
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Le cliniche della fecondazione in vitro usano l’intelligenza artificiale per decidere quali bambini far nascere
L’Intelligenza Artificiale viene utilizzata nelle cliniche per la fertilità australiane per aiutare a scegliere quali embrioni trasferire nei pazienti, con il potenziale di essere disumanizzante per genitori e bambini. Lo riporta il Sydney Herald.
L’articolo pone questioni di bioetica, considerando che consentire all’apprendimento automatico di prendere decisioni su «chi viene messo al mondo» senza una supervisione etica della sua introduzione potrebbe erodere la fiducia del pubblico nelle cliniche per la fertilità.
La professoressa Catherine Mills, responsabile del gruppo di ricerca Reproduction in Society della Monash University e una degli autori dello studio, ha affermato che i pazienti sottoposti a fecondazione in vitro e i loro partner potrebbero non sapere se è stata utilizzata l’Intelligenza Artificiale per aiutarli a selezionare quali embrioni utilizzare, o in che modo gli algoritmi sono stati addestrati per effettuare la loro scelta.
«Questo è un po’ come sbattere la porta della stalla ben chiusa dopo che i buoi sono già scappati attraverso il campo» commenta LifeSite. Le strutture di fecondazione in vitro decidono già “chi viene messo al mondo”: si tratta di decidere a quale di quegli esseri umani è consentito nascere, se effettivamente sopravvivono al processo».
«Una volta deciso che era accettabile mercificare gli esseri umani creandoli artificialmente come un prodotto da acquistare, era inevitabile che avremmo iniziato ad applicare criteri selettivi per stabilire quali embrioni avrebbero avuto un’ulteriore possibilità di vita. Infatti, lo facciamo già di routine e gli aborti “di riduzione selettiva” sono spesso utilizzati per raggiungere ulteriormente questo obiettivo».
Tuttavia, l’uso dell’Intelligenza Artificiale nel processo di produzione di esseri umani in laboratorio, da selezionare, sacrificare ed impiantare per la gioia delle coppie borghesi omo-eterosessuali immerse nella Necrocultura, sembra tuttavia toccare un tasto inaspettato.
«L’Intelligenza Artificiale comporta un rischio di pregiudizio involontario, secondo il documento pubblicato dalla Società europea di riproduzione umana ed embriologia» scrive il Sydney Herald. «Ciò include che gli algoritmi di Machine Learning funzioneranno meglio per i membri di alcuni gruppi rispetto ad altri (ad esempio in base all’etnia)».
La tecnologia quindi potrebbe «tenere conto di caratteristiche che i pazienti non vorrebbero influenzare nella scelta dell’embrione (ad esempio se è più probabile che il sistema di Intelligenza Artificiale raccomandi il trasferimento di embrioni di un sesso particolare o, teoricamente, embrioni con tratti di malattia che risultano correlati a una maggiore probabilità di impianto)».
È bene ricordare che tutto ciò già avviene oggi nelle cliniche di riproduzione artificiali create dallo Stato moderno. Semplicemente, qui si introduce, come era inevitabile che fosse, la tecnologia dell’ora presente.
L’articolo australiano ha osservato che «il fiorente settore della fertilità» degli antipodi è «stimato a 922,9 milioni di dollari USA (1,49 miliardi di dollari) nel 2023 e si prevede che raggiungerà 1,63 miliardi di dollari USA entro il 2030». Alcune strutture stanno semplificando il processo con l’Intelligenza Artificiale, al fine di «migliorare la selezione degli embrioni e le possibilità di gravidanze di successo e ridurre i tempi di gravidanza e i costi dei trattamenti».
«E perché no? L’esistenza di un’”industria della fertilità” conferma già le premesse alla base dell’uso di tale tecnologia» commenta giustamente LifeSite.
Il bioeticista Julian Koplin afferma che la preoccupazione principale è che non ci sono linee guida o regolamenti: «potrebbe essere il caso che ci sia qualcuno che non vuole che le decisioni su quali figli avere vengano prese dall’IA piuttosto che da un embriologo umano che le valuta da solo».
Gli algoritmi «stanno iniziando a prendere decisioni su chi viene messo al mondo… In particolare se l’IA aiuta le persone ad avere una fecondazione in vitro più economica, veloce e meno emotivamente estenuante, allora sembra una buona cosa, ma dato che sta intromettendosi in qualcosa di molto importante per molte persone, i loro piani familiari, è importante che siano informati, abbiano alternative e non siano tenuti a utilizzare la tecnologia, e a dare il consenso informato».
Come riportato da Renovatio 21, già da tempo esistono bambini venuti al mondo tramite fecondazione in vitro robotica.
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Si tratta, chiaramente dell’alba di un mondo distopico di eugenetica assoluta, nemmeno più mediata da esseri umani (come avveniva nei sogni di Hitler, e come avviene nella realtà dell’ora presente sotto casa vostra), ma totalmente comandata dalla macchina.
È l’era della tecnocrazia riproduttiva, e ci stiamo dentro – il passo successivo, lo sappiamo, è la scelta dei tratti genetici (eugenetici) del bambino, che giocoforza sarà introdotta a brevissimo.
Il resto dell’umanità, con le persone nate secondo natura, potrebbe finire emarginato, ghettizzato – anche da leggi dello Stato, e il siero genico sperimentale con il suo pass ne sono stati un referendum. Esattamente come nel film Gattacca, o anche oltre: sulla base di quanto abbiamo visto in questi anni, immaginiamo spesso su Renovatio 21 un futuro dove la riproduzione naturale sarà semplicemente proibita.
A quel punto, potrebbe essere che a comandare anche quel che resta della continuazione della forma umana sulla terra sarà la macchina. Ma – domanda che oramai è il caso di porsi seriamente – chi comanda la macchina?
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