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Ambiente

Il papato eco-maoista è qui

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È accaduto domenica durante la Messa al Duomo di Torino. A celebrare c’era l’arcivescovo. I giornali ne hanno parlato, talvolta con un certo pudore.

 

Alcuni attivisti ambientalisti hanno interrotto la funzione religiose. Due attiviste sono salite sul pulpito per lanciare il loro messaggio sul Cambiamento Climatico.

 

Tuttavia, per un cortocircuito di senso reso possibile dalla deriva della neochiesa, non hanno fatto altro che leggere brani dell’enciclica Laudato si’ e dal suo seguito, la recente esortazione apostolica Laudate Deum. Le attiviste hanno operato «per portare l’attenzione dei fedeli sulle parole del Pontefice sulla crisi climatica».

 

Il gruppo ambientalista, di fatto, hanno interrotto la cerimonia in chiesa ma per leggere le parole del vertice della chiesa stessa. Un paradosso che poteva capitare solo durante questo papato dove la follia diviene ogni giorno più indicibile.

 

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Si tratta del gruppo Extinction Rebellion, di cui Renovatio 21 vi ha già parlato in passato, un gruppo ultra-ambientalista transnazionale che negli ultimi tempi l’interesse del mainstream. In Italia si è cominciato a parlarne dopo essere sbucato durante le «proteste» contro il G20 a Roma a fine 2021 tra le manifestazioni, ribelli davvero, dove si vedevano sfilare cartelli per la vaccinazione gratuita del Terzo Mondo. I rapporti con quelli di Last Generation (in italiano Ultima Generazione: quelli che bloccano il traffico e si attaccano alle opere d’arte) variano, per profondità e natura, da Paese a Paese.

 

È gustosa assai la reazione dell’arcivescovo della città della Sindone.

 

«Ho grande stima per chi si mobilita per la difesa del Creato e accoglie gli appelli di Papa Francesco, apprezzo l’impegno in questo senso delle attiviste di Extinction Rebellion, ma mi è dispiaciuto che abbiano ritenuto di prendere la parola in Duomo senza prima volermene parlare e chiedere se potevano intervenire» ha dichiarato l’arcivescovo Roberto Repole. «Avrei risposto che a Messa si prega spesso per la pace e per la salvaguardia del Creato [con la maiuscola, ndr], ma la celebrazione eucaristica non è un momento idoneo a ospitare interventi pubblici: ho inizialmente lasciato che le attiviste parlassero, poi ho chiesto che terminassero perché la Messa è un momento di preghiera e in quanto tale dev’essere rispettata, anche e soprattutto da coloro che dichiarano di voler operare nel rispetto di tutti».

 

L’imbarazzo del prelato è piuttosto tangibile. Il discendente degli Apostoli parte in lode di chi – inaudito – gli ha fermato il rito. Poi, come si vede nel video, sul posto aveva riconosciuto che si trattava proprio di parole di papa Francesco. Non è il caso di turbarsi più di tanto, quindi.

 

Né l’arcivescovo né i giornali che hanno parlato dell’accaduto sembrano ricordare che l’interruzione di funzione religiosa è un reato penale previsto nel nostro codice, e con punizioni neanche tanto lievi. Art. 405 C.P., «Turbamento di funzioni religiose del culto di una confessione religiosa», anche detto Turbatio sacrorum: «chiunque impedisce o turba l’esercizio di funzioni, cerimonie o pratiche religiose del culto di una confessione religiosa, le quali si compiano con l’assistenza di un ministro del culto medesimo o in un luogo destinato al culto, o in un luogo pubblico o aperto al pubblico, è punito con la reclusione fino a due anni».

 

Non sappiamo se tra la folla dei fedeli in Duomo, o tra chi legge i giornali, potrebbe esserci qualche magistrato, che crediamo abbia, secondo l’art.112 della Costituzione della Repubblica Italiana, obbligo di azione penale.

 

Non abbiamo idea, quindi, se le attiviste verranno perseguite ai sensi della legge dello Stato. Tuttavia, spezziamo, anche noi, una lancia in loro favore.

 

Il vescovo Repole ha torto: la celebrazione religiosa cattolica dopo il Concilio, con l’orrido degrado della «messa nuova» è esattamente un «intervento pubblico», con il popolo che sale sul pulpito per far ripetere messaggi sociopolitici («per i migranti… ‘scoltaciossignore!») e l’omelia, e neanche solo quella, trasformata in un comizio.

 

Negli ultimi anni, riferisce chi ancora riesce ad entrare in una chiesa con una messa nuova, le prediche si sono trasformate, letteralmente, in pubblicità progresso per la raccolta differenziata, e propaganda dell’impronta carbonica, il nuovo peccato originale di cui siam tutti macchiati.

 

E quindi, se dobbiamo sentire una predica sull’ambiente (pardon, «il creato») è giusto che la sentiamo dalle fonti originali, dai movimenti a cui il papa gesuita ha conformato con veemenza l’intera chiesa. Tanto più che questi, dopo vari pizzicotti sulle gote e stropicciamenti di occhi (immaginatevi lo stupore degli eco-estremisti: «il papa ha davvero scritto questo?»), hanno il bon ton di citare direttamente documenti pontifici quando vanno in chiesa a fare la loro propaganda – che oggi assurge al ruolo di propaganda fidei.

 

Raccontiamo quindi brevemente chi sono quelli di Extinction Rebellion, definiti dal giornale di Travaglio (per una volta dimentico dei possibili reati coinvolti) «movimento che si batte contro l’inazione dei governi nel contrasto al cambiamento climatico». Il gruppo non è nuovo ad azioni che superano di gran lunga le trovate eclatanti di Greenpeace: negli scorsi anni ha bloccato il traffico delle auto e tentato pure di fermare gli aerei e pure il metrò di Londra.

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Renovatio 21 aveva raccontato già due anni fa il caso di Roger Hallam, il co-fondatore di Extinction Rebellion. L’uomo avrebbe scritto un opuscolo del 2019 in cui affermava che il cambiamento climatico – causato dagli esseri umani, ovvio – porterà allo stupro di gruppo di «tua madre, sorella e fidanzata».

 

Lo Hallam avrebbe scritto il pamphlet mentre era incarcerato nelle prigioni londinesi di Wormwood Scrubs. Verrebbe automatico alla memoria un parallelo con un altro battagliero libro scritto in carcere da un fondatore di un movimento poi tristemente specializzatosi in estinzioni, ma quivi non parliamo di un imbianchino che aveva fatto la Prima Guerra Mondiale, ma di un signore che nel curriculum ha al massimo l’attività da agricoltore biologico.

 

Il titolo del libretto è Advice to Young People, as you Face Annihilation («Consiglio ai giovani, mentre affrontate l’annientamento»): già da subito capiamo il tono. In esso si racconta che il caos ecologico avrebbe portato a una situazione in cui «una banda di ragazzi irromperà in casa tua chiedendo cibo», dopo di che «vedranno tua madre, tua sorella, la tua ragazza e le violenteranno di gruppo sul tavolo della cucina». Su quest’ultimo punto il capo ecologista è, per qualche ragione, prodigo di ulteriori dettagli, scrivendo che «ti costringeranno a guardare, ridendo di te. Alla fine ti accuseranno di divertirti».

 

Il film uscito dalla mente dell’attivista climatico continua con sorprendente precisione: «prenderanno una sigaretta e ti bruceranno gli occhi. Non potrai più vedere nulla. Questa è la realtà del cambiamento climatico».

 

Due anni fa, quando emerse l’esistenze del libello, il giornale britannico Spectator aveva efficacemente dato una sintesi del suo contenuto: «se non riduciamo le emissioni di carbonio, tua madre verrà violentata».

 

Le immagini di violenza e stupro di femmine parenti aveva colpito anche al di fuori della cerchia dei conservatori. E infatti si erano arrabbiate anche nel mondo di chi difende le donne. L’amministratore delegato di Women’s Aid aveva sentenziato che «la violenza contro le donne non dovrebbe essere usata come una minaccia».

 

Lui però nel testo fornisce passaggi logici al limite dell’infallibile: il cambiamento climatico, scrive, «distruggerà il tempo meteorologico» e «quindi la nostra capacità di coltivare cibo». E questo significa «il crollo della nostra società». «Questo significa guerra e violenza, massacro di giovani uomini e stupri di giovani donne su scala globale». Eccerto.

 

Hallam aveva destato stupore ed imbarazzo, e susseguente sdegno, altre volte. Nel 2019, secondo Die Zeit, aveva dichiarato che non c’era nulla di «unico» nell’uccisione di 6 milioni di ebrei durante il cosiddetto Olocausto. «I belgi sono venuti in Congo alla fine del XIX secolo e l’hanno decimato». Quindi, «a voler essere onesti (…) si potrebbe dire che è un evento quasi normale (…) solo un’altra stronzata nella storia dell’umanità». Il paragone tra Olocausto e l’ecatombe inflitta agli africani da Leopoldo II del Belgio non è piaciuta, soprattutto in Germania, dove una casa editrice ha cancellato l’uscita del suo libro Common Sense – The Nonviolent Rebellion against Catastrophe and for the Survival of Humanity («Senso comune. La ribellione non violenta contro la catastrofe per la sopravvivenza dell’umanità») prevista per martedì 26 novembre.

 

L’uomo, che ha cofondato anche il movimento Just Stop Oil e il partito politico Burning Pink, è stato arrestato durante un raid in casa sua lo scorso 13 ottobre. La contiguità ideale di questo personaggio con quello del romano pontefice potrebbe mandare la mente in cortocircuito. Ma possiamo tentare qui una spiegazione.

 

Possiamo dire che questa situazione incredibile, dove i rivoltosi antisistema parlano secondo le parole stesse del vertice del potere, ha un precedente storico evidente – e tragicamente catastrofico: il maoismo.

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Mao Tse-Tung (1893-1976), il padre della Cina moderna, quella con cui Bergoglio fa i suoi accordi segreti che costano il sangue dei cristiani.

 

Mao Zedong (potete scriverlo anche così, in pinyin, la traslitterazione del mandarino Repubblica Popolare ora dominante internazionalmente), il «Grande Timoniere»), il «quattro volte grande»: wěidà dǎoshī, wěidà lǐngxiù, wěidà tǒngshuài, wěidà duòshǒu: Grande maestro, grande capo, grande condottiero, il Grande Timoniere.

 

Mao fu il creatore di una delle operazioni politiche del Novecento, la wénhuà dà gémìng, «Grande Rivoluzione Culturale», che in realtà non fu «culturale», e forse nemmeno fu una rivoluzione. Fu una enorme manovra di palazzo che costò milioni di vite umane.

 

La Rivoluzione Culturale di Mao, secondo alcuni, nacque dal suo fallimento: pur potendo rimanere il volto visibile del potere sinocomunista, nel 1966 il Mao aveva perduto ogni incarico di rilievo dentro il sistema pechinese. Il motivo poteva essere il suo insuccesso principale, il dàyuèjìn, il «grande balzo avanti», la riforma economica che in pochi anni avrebbe dovuto portare la Cina a produrre tanto acciaio quanto la Gran Bretagna. I risultati furono di rovina apocalittica: in Cina li chiamano sān nián zì rán zāi hài, «tre anni di disastri naturali», un eufemismo per riferirsi all’infernale carestia del 1960.

 

Non c’erano solo i milioni di morti a pesare su Mao. Ancora peggiore forse era il fatto che anche ideologicamente sembrava che la situazione si stesse compromettendo: l’invasione dei tank sovietici a Budapest segnava per il Comunismo internazionale la prova del proprio scacco, e la relazione di Pechino con Mosca andava sempre più deteriorandosi sino a raggiungere la paranoia nucleare che scatenò la costruzione di un’intera città-rifugio sotterranea sotto la capitale (ancora oggi in parte visitabile).

 

La reazione di Mao, oramai piegato, marginalizzato, negato dalla Storia fin dentro i suoi ideali, fu semplice: scatenare i demoni. Non è un caso che l’unica figura folklorica che venne salvata dalla riforma del pensiero della Rivoluzione Culturale maoista fu quella dello scimmiotto Sun Wukong, forse il massimo esempio orientale della figura del trickster, entità che porta lo sconvolgimento dell’ordine naturale. Nella leggenda, la scimmia invincibile, prima di compiere il suo viaggio verso l’Ovest, si ribellava contro il Cielo – cioè il Paradiso. 

 

Stregone del profondo, Mao cominciò a trafficare con questi spiriti, manipolando gli umori più bassi del popolo cinese. I giovani, i loro desideri, la naturale propensione della gioventù a mettere sotto accusa l’ordine degli adulti, specie quello eterno e immobile prodotto dallo spirito confuciano.

 

Questo commercio con l’inferno funzionò.

 

La radicalizzazione delle giovani masse – tra eventi di popolo, urla, marce, messa alla gogna dei «reazionari» – diede a Mao la legittimità di riacquistare il potere, spedire il ministro dell’economia Bo Yibo in galera e l’arcinemico Deng Xiaoping a fare l’impiegato nella lontana provincia di confine dello Xinjiang. Epurazioni a go-go, quando non omicidi.

 

Il timone del partito, e della Terra di Mezzo tutta, era tornato nelle mani di Mao, i cui attivisti principali, le Hóng Wèi Bīng (le famose Guardie Rosse) erano radicalizzati sino alla disumanizzazione definitiva, con episodi di cannibalismo, infanticidio e atrocità di ogni sorta – quel tipo di immagini di cui abbiamo letto sopra, insomma.

 

Sulla mistica isterica della Rivoluzione Culturale ha scritto pagine molto dense lo psichiatra americano Robert Jay Lifton, che nel saggio Revolutionary Immortality (1976) ha studiato la trasformazione del Presidente Mao in idolo assoluto, oggetto metafisico, concetto religioso che permea tutta la società e rende possibili le più infime nefandezze. «L’essenza della “lotta per il potere” che ha luogo in Cina» teorizzava Lifton riguardo la Rivoluzione Culturale «come di tutte queste “lotte per il potere” è il potere sulla morte». Il simbolo dell’immortalità che collega Mao agli agenti di rivolta di massa è la Rivoluzione, che diviene una sorta di processo magico, di deificazione del vertice che irradia la base esaltata.

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Nella sua negromanzia politica, Mao aveva compreso che per scatenare i demoni del popolo, e riacquistare il potere in un balzo di consenso super-legittimante, doveva procedere affinché si attivasse non un culto della personalità, ma l’idolatria di se stesso – e insufflarsi nelle masse giovani, anche di due generazioni dopo, cavalcando la loro suscettibilità e inquietudine, rendendo il loro ardore di giovinezza come la base di una manipolazione radicale.

 

Bergoglio ha compiuto un percorso non dissimile. Lo ricordiamo, appena eletto al Soglio nel 2013, nel suo viaggio in Brasile, dove, tra immagini di folla festante, parlò ai giovani per dire loro di, testuale, «hacer lio», «fare casino». Ricorderete che a fine di quel viaggio, in aereo, venne evocato il risveglio di un’altra tipologia di «guardie rosse» che da allora difendono a spada tratta il papato del gesuita: fu allora che disse, a domanda precisa della giornalista Ilze Scamparini su un monsignore accusato da un settimanale italiano di essere «il prelato della Lobby Gay», rispose «chi sono io per giudicare», scatenando il favore degli LGBT e della stampa internazionale e dei padroni di entrambi, nonché quella del Vaticano gay (il cardinale McCarrick doveva ancora trovare lo scandalo per cui sarebbe stato, infine, molto infine, allontanato e sberrettato).

 

Poco oltre, Bergoglio procedette ad evocare altri demoni, quelli della Terra: ecco la Pachamama, ecco Gaia, il pianeta reso ente senziente superiore, divinizzato, deificato. Ecco che si aprono altri fronti di sostegno, altre Guardie Rosse – Guardie Verdi – si palesano esaltate dal pensiero papale.

 

Così, gli ecologisti, anche estremisti, sono finiti per divenire pretoriani del papa-Mao, che esattamente come il cinese durante la Rivoluzione ha deciso, dal primo giorno, di bombardare il quartier generale, e vivere sugli spiriti che riesce ad evocare sulle masse superficiali – magari partendo con il lavaggio del cervello dei bambini piccoli, come visto pochi giorni fa in Aula Paolo VI, quando il gesuita argentino ha condotto una sessione di indottrinamento ecofascista su bimbi piccoli da tutto il mondo.

 

Attaccare il quartier generale: distruggere la dottrina, minare le basi stesse del Sacro Palazzo, eliminare gli avversari (Strickland, Burke) mantenendo un potere sempre più assoluto – e il plauso delle orde titillate dagli spiriti evocati su di esse.

 

Ecco perché non ci stupiamo se Extinction Rebellion vuole leggere nel Duomo della Sindone le parole del papa: sono prodotti di un processo di negromanzia politica globale che il pontefice ha programmato ed eseguito inesaustamente per un’intera decade.

 

Come le giovani guardie rosse radicalizzate da Mao prevalevano sui mandarini degli apparati comunisti, al punto di schernirli e attaccarli, gli eco-zeloti sono in linea con il verbo bergogliano più dei fedeli cattolici, più vescovi.

 

Come siamo arrivati fin qui a noi è chiarissimo. Spero che a voi sia altrettanto chiaro verso cosa stiamo andando. Se non lo è, ripensate alle immagini disseminate da questo articolo, tra i libretti ambientalisti e la Rivoluzione Culturale cinese: stupri, bambini uccisi, parricidi, crudeltà efferate, stragi, cannibalismo.

 

La pensatrice ciber-genderista preferita da papa Francesco, quella citata nella Laudate Deum, parla Cthulhucene, un’era di morte devastata da veri mostri, dove dissolvere la famiglia e coltivare i rapporti con gli animali.

 

Assomiglia, sì, al Regno dell’Anticristo. Ci sta portando, per mano, il papa ecomaoista.

 

Roberto Dal Bosco

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Ambiente

Trump ritira gli USA dall’accordo di Parigi sul clima e dall’OMS

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Il presidente Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).   Dopo il suo insediamento come 47° presidente degli Stati Uniti, Trump ha firmato una serie di ordini esecutivi, tra cui il ritiro da due delle principali istituzioni globaliste.   «Mi ritiro immediatamente dall’ingiusta e unilaterale truffa dell’Accordo di Parigi sul clima», ha detto Trump prima di firmare l’ordine esecutivo. «Gli Stati Uniti non saboteranno le nostre industrie mentre la Cina inquina impunemente».

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L’Accordo di Parigi sul clima (PCA), come tutti gli inventi dell’ambientalismo istituzionale, è noto per promuovere indirettamente il controllo della popolazione con mezzi come aborto e contraccezione al fine di limitare il numero di esseri umani sul pianeta così da per presumibilmente combattere il «cambiamento climatico».   Trump aveva già annunciato un ritiro dal PCA durante il suo primo mandato. Tuttavia, il processo ha richiesto anni ed è stato immediatamente invertito quando Joe Biden è entrato in carica nel 2021. Questa volta, il processo potrebbe essere molto più rapido, poiché gli Stati Uniti non sono vincolati dall’impegno iniziale di tre anni dell’accordo. Gli Stati Uniti devono notificare ufficialmente l’ONU e affinché il ritiro abbia effetto un anno dopo.     Trump firmando la l’atto ha spiegato che la Cina con um miliardo e mezzo di persone paga 40 milioni di dollari all’OMS, mentre gli USA ne pagavano 500, una proporzione che il nuovo presidente definisce ingiusta. Quando precedentemente aveva spinto gli USA fuori dall’organizzazione, questa aveva supplicato di tornare, anche per 39 milioni, ma lui aveva negato. Il presidente Trump ha anche firmato un ordine per ritirare gli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), citando la cattiva gestione della crisi del COVID, affermando che l’OMS non ha risposto in modo adeguato all’«inappropriata influenza politica degli stati membri dell’OMS» e ha chiesto «pagamenti ingiustamente onerosi» agli Stati Uniti rispetto ad altri paesi come la Cina.   «L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci ha truffati, tutti truffano gli Stati Uniti. Non succederà più», ha annunciato Trump prima di firmare l’ordine il giorno dell’insediamento.

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A causa della decisione, gli USA lasceranno l’OMS dopo un periodo di preavviso obbligatorio di un anno. I contributi finanziari degli USA, che comprendono circa il 18% del budget totale dell’OMS, cesseranno dopo questo periodo di attesa. Gli USA sono attualmente il maggiore contributore dell’OMS, con la fondazione Bill & Melinda Gates al secondo posto.   Secondo l’ordine esecutivo di Trump, la sua amministrazione cesserà qualsiasi negoziazione sul Trattato pandemico dell’OMS durante il processo di recesso.   Trump aveva avviato l’uscita degli Stati Uniti dall’OMS nelle ultime fasi del suo primo mandato, ma il processo è stato interrotto quando Biden è entrato in carica nel gennaio 2021.   L’OMS, guidata dall’etiope Tedros, ha risposto con un comunicato in cui chiede agli USA di ripensarsi, non senza piazzare quella che sembra una minaccia velata riguardo alla protezione degli americani.   «L’OMS svolge un ruolo cruciale nella protezione della salute e della sicurezza delle persone nel mondo, compresi gli americani, affrontando le cause profonde delle malattie, costruendo sistemi sanitari più forti e rilevando, prevenendo e rispondendo alle emergenze sanitarie, comprese le epidemie, spesso in luoghi pericolosi dove altri non possono andare» scrive la nota dell’OMS.   «Gli Stati Uniti sono stati un membro fondatore dell’OMS nel 1948 e hanno partecipato alla definizione e al governo del lavoro dell’OMS da allora, insieme ad altri 193 Stati membri, anche attraverso la loro partecipazione attiva all’Assemblea mondiale della sanità e al Consiglio esecutivo. Per oltre sette decenni, l’OMS e gli USA hanno salvato innumerevoli vite e protetto gli americani e tutte le persone dalle minacce per la salute».   «Insieme, abbiamo posto fine al vaiolo e insieme abbiamo portato la poliomielite sull’orlo dell’eradicazione. Le istituzioni americane hanno contribuito e beneficiato dell’appartenenza all’OMS».   «Ci auguriamo che gli Stati Uniti ci ripensino e non vediamo l’ora di avviare un dialogo costruttivo per mantenere la partnership tra gli USA e l’OMS, a vantaggio della salute e del benessere di milioni di persone in tutto il mondo» conclude l’ente sanitario transnazionale.   L’uscita di Washington dall’OMS è stata salutata da Elon Musk con un emoji del bacio.   Anche in Italia si muove qualcosa. Il senatore Claudio Borghi esorta l’Italia a fare lo stesso.   Alla faccia dei menagrami di professione, stiamo vedendo atti concreti e subitanei di Trump contro la Necrocultura globale.  

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Il vescovo si oppone agli impianti geotermici nell’isola indonesiana a maggioranza cattolica

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Forte presa di posizione dell’arcivescovo mons. Paulus Budi Kleven a difesa di territori incontaminati che il governo di Jakarta vuole trasformare in un polo per nuovi «progetti di sviluppo» di rilevanza nazionale sull’isola a maggioranza cattolica. Le preoccupazioni degli agricoltori locali.

 

Mons. Paulus Budi Kleven, arcivescovo di Ende a Flores, l’isola a maggioranza cattolica dell’Indonesia, nella provincia di Nusa Tenggara orientale, ha espresso pubblicamente la sua contrarietà ai progetti per la realizzazione di centrali geotermiche a Mataloko e in altre località del territorio sua diocesi. Un intervento che sta suscitando grande attenzione da parte dei gruppi che si battono per la tutela dell’ambiente.

 

Quella dell’arcivescovo Kleven è infatti la prima voce esplicita dei leader della Chiesa indonesiana contro progetti potenzialmente dannosi per l’ecosistema e la vita sociale delle comunità locali.

 

«Dopo aver ascoltato le voci preoccupate della gente e di altri attori coinvolti, mi sento moralmente tenuto a esprimere il mio forte rifiuto contro qualsiasi progetto di sito geotermico in alcune località all’interno del nostro territorio pastorale di Ende», ha dichiarato Il presule (nominato da papa Francesco pochi mesi fa, dopo essere stato superiore generale dei Verbiti) in un videomessaggio pubblicato la scorsa settimana.

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«Avendo ascoltato decine di persone sul posto da Sokoria a Mataloko e il clero locale, non ho alcun dubbio nel dichiarare come guida di questa Chiesa la mia opinione», ha aggiunto l’arcivescovo con un gesto che si inserisce in quell’attenzione al tema dell’ambiente sollecitato da papa Francesco con l’enciclica Laudato Sì.

 

Dal 2017 l’isola di Flores è stata ufficialmente dichiarata da Jakarta come potenziale sede per l’esplorazione di siti adatti agli impianti geotermici. Si parla di 17 progetti tra i quali alcuni sono stati già attribuiti alle località di Daratei e Mataloko nell’area di Ngada. Un’ondata di azioni sono state compiute in questi anni da investitori e altre parti per spingere i capi locali e gli stessi leader della Chiesa a sostenere i cosiddetti progetti strategici nazionali.

 

Quelli interessati sono territori montuosi che rappresentano veri e propri paradisi naturali, ma dove già stanno aumentando le forme di degrado in nome dello «sviluppo» economico. Gli abitanti denunciano minacce alla salute pubblica, ma anche fenomeni come il deterioramento delle condizioni delle case a causa di materiali indesiderati e la diminuzione della fertilità dei terreni agricoli.

 

«Gli agricoltori di Mataloko hanno presentato le loro lamentele per il grave calo dei raccolti di caffè, cacao, mais, vaniglia, ortaggi, avocado e chiodi di garofano», si legge in un rapporto di alcune associazioni ambientaliste.

 

In questo contesto, il vescovo Kleden chiede con urgenza ai sacerdoti e ai leader locali di mitigare tutti i gravi effetti causati da questi progetti, invitando a una forte resistenza contro qualsiasi iniziativa mineraria che possa danneggiare l’ambiente e la vita comunitaria delle persone.

 

Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.

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Immagini dall’inferno di fuoco di Los Angeles: è un effetto della siccità artificiale?

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Ieri potenti incendi boschivi hanno continuato a divorare il ricco quartiere Pacific Palisades di Los Angeles, con le autorità in difficoltà nel contenere quello che è stato descritto come l’incendio più distruttivo nella storia della città.   Foto e video mostrano interi isolati completamente devastati dalle fiamme. Il reporter di ABC7 Josh Haskell, cresciuto nella zona, ha detto che «sembra che dal 50 al 75% di Pacific Palisades sia sparito».   Secondo Business Insider, Pacific Palisades, situata tra Santa Monica e Malibu, ospita alcuni degli immobili più costosi d’America, tra cui ville di proprietà di attori di Hollywood come Ben Affleck, Tom Hanks e Michael Keaton.

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Oltre 1.000 strutture sono andate a fuoco, ha detto il Dipartimento dei Vigili del Fuoco della California. Almeno cinque persone sono state uccise e altre 70.000 sono state costrette ad abbandonare le loro case.   I video, è stato giustamente notato, paiono essere stati ripresi all’inferno.      

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Il sindaco di Los Angeles Karen Bass è stato criticato online per aver intrapreso un viaggio in Africa nel weekend, mentre si parlava di una tempesta di vento in arrivo a casa. Anche i politici e gli sviluppatori l’hanno attaccata per aver tagliato il budget dei vigili del fuoco di 17,6 milioni di dollari l’anno scorso. Nel suo post di mercoledì su X, l’imprenditore tecnologico Elon Musk ha etichettato Bass come «totalmente incompetente».   Musk ha anche commentato come «vero» il commento del giornalista Alex Jones, che ritiene che in questo caso si possa parlare di «terrorismo amministrativo».   Le polemiche si stanno scatenando anche contro il capo dei pompieri di Los Angeles, di cui rimbalzano ora le immagini gioiose ai gay pride: si tratta, siamo informati, del primo capo dei pompieri losangelini donna e «LGBT», che immaginiamo che in questo caso significhi lesbica, ma non siamo sicuri.   I giornali stanno riportando la notizia che gli idranti – onnipresenti nelle città e cittadini americane – erano senza acqua. Un’idea che sta facendo disperare ed infuriare tanti cittadini.   In una delle immagini forse più impressionanti, pazienti in sedie rotelle sono evacuati in strada da un ospedale, tra il fumo che pervade le strade.  

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Nel frattempo, come era accaduto con gli incendi delle Hawaii di un anno fa (quando si disse che i proprietari delle case arse ricevettero subito proposte di acquisto da parte di grandi gruppi finanziari e immobiliari) volano le speculazioni in rete, con l’attore James Woods a confermare la voce che corre secondo cui le assicurazioni negli scorsi mesi avevano rimosso la protezione dagli incendi dalle loro polizze.     Come riportato da Renovatio 21, la California ha una lunga storia di siccità, secondo talune analisi indotta da sconsiderate (o… mirate?) politiche ecologiste dell’amministrazione. Il risultato sono sciacquoni del water con portata limitata, divieto di riempire le piscine o dar da bere all’orto in giardino – in pratica, lo Stato più ricco del Paese più potente della Terra vive come nel Terzo Mondo, con in più il controllo totalitario e l’eco-moralismo violento in cerca di capri espiatori.   Il lettore può leggere su Renovatio 21 l’articolo di William F. Engdahl «Un’agenda sinistra dietro la crisi idrica della California?», pubblicato già quattro anni fa.

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