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Ambiente

Il papato eco-maoista è qui

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È accaduto domenica durante la Messa al Duomo di Torino. A celebrare c’era l’arcivescovo. I giornali ne hanno parlato, talvolta con un certo pudore.

 

Alcuni attivisti ambientalisti hanno interrotto la funzione religiose. Due attiviste sono salite sul pulpito per lanciare il loro messaggio sul Cambiamento Climatico.

 

Tuttavia, per un cortocircuito di senso reso possibile dalla deriva della neochiesa, non hanno fatto altro che leggere brani dell’enciclica Laudato si’ e dal suo seguito, la recente esortazione apostolica Laudate Deum. Le attiviste hanno operato «per portare l’attenzione dei fedeli sulle parole del Pontefice sulla crisi climatica».

 

Il gruppo ambientalista, di fatto, hanno interrotto la cerimonia in chiesa ma per leggere le parole del vertice della chiesa stessa. Un paradosso che poteva capitare solo durante questo papato dove la follia diviene ogni giorno più indicibile.

 

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Si tratta del gruppo Extinction Rebellion, di cui Renovatio 21 vi ha già parlato in passato, un gruppo ultra-ambientalista transnazionale che negli ultimi tempi l’interesse del mainstream. In Italia si è cominciato a parlarne dopo essere sbucato durante le «proteste» contro il G20 a Roma a fine 2021 tra le manifestazioni, ribelli davvero, dove si vedevano sfilare cartelli per la vaccinazione gratuita del Terzo Mondo. I rapporti con quelli di Last Generation (in italiano Ultima Generazione: quelli che bloccano il traffico e si attaccano alle opere d’arte) variano, per profondità e natura, da Paese a Paese.

 

È gustosa assai la reazione dell’arcivescovo della città della Sindone.

 

«Ho grande stima per chi si mobilita per la difesa del Creato e accoglie gli appelli di Papa Francesco, apprezzo l’impegno in questo senso delle attiviste di Extinction Rebellion, ma mi è dispiaciuto che abbiano ritenuto di prendere la parola in Duomo senza prima volermene parlare e chiedere se potevano intervenire» ha dichiarato l’arcivescovo Roberto Repole. «Avrei risposto che a Messa si prega spesso per la pace e per la salvaguardia del Creato [con la maiuscola, ndr], ma la celebrazione eucaristica non è un momento idoneo a ospitare interventi pubblici: ho inizialmente lasciato che le attiviste parlassero, poi ho chiesto che terminassero perché la Messa è un momento di preghiera e in quanto tale dev’essere rispettata, anche e soprattutto da coloro che dichiarano di voler operare nel rispetto di tutti».

 

L’imbarazzo del prelato è piuttosto tangibile. Il discendente degli Apostoli parte in lode di chi – inaudito – gli ha fermato il rito. Poi, come si vede nel video, sul posto aveva riconosciuto che si trattava proprio di parole di papa Francesco. Non è il caso di turbarsi più di tanto, quindi.

 

Né l’arcivescovo né i giornali che hanno parlato dell’accaduto sembrano ricordare che l’interruzione di funzione religiosa è un reato penale previsto nel nostro codice, e con punizioni neanche tanto lievi. Art. 405 C.P., «Turbamento di funzioni religiose del culto di una confessione religiosa», anche detto Turbatio sacrorum: «chiunque impedisce o turba l’esercizio di funzioni, cerimonie o pratiche religiose del culto di una confessione religiosa, le quali si compiano con l’assistenza di un ministro del culto medesimo o in un luogo destinato al culto, o in un luogo pubblico o aperto al pubblico, è punito con la reclusione fino a due anni».

 

Non sappiamo se tra la folla dei fedeli in Duomo, o tra chi legge i giornali, potrebbe esserci qualche magistrato, che crediamo abbia, secondo l’art.112 della Costituzione della Repubblica Italiana, obbligo di azione penale.

 

Non abbiamo idea, quindi, se le attiviste verranno perseguite ai sensi della legge dello Stato. Tuttavia, spezziamo, anche noi, una lancia in loro favore.

 

Il vescovo Repole ha torto: la celebrazione religiosa cattolica dopo il Concilio, con l’orrido degrado della «messa nuova» è esattamente un «intervento pubblico», con il popolo che sale sul pulpito per far ripetere messaggi sociopolitici («per i migranti… ‘scoltaciossignore!») e l’omelia, e neanche solo quella, trasformata in un comizio.

 

Negli ultimi anni, riferisce chi ancora riesce ad entrare in una chiesa con una messa nuova, le prediche si sono trasformate, letteralmente, in pubblicità progresso per la raccolta differenziata, e propaganda dell’impronta carbonica, il nuovo peccato originale di cui siam tutti macchiati.

 

E quindi, se dobbiamo sentire una predica sull’ambiente (pardon, «il creato») è giusto che la sentiamo dalle fonti originali, dai movimenti a cui il papa gesuita ha conformato con veemenza l’intera chiesa. Tanto più che questi, dopo vari pizzicotti sulle gote e stropicciamenti di occhi (immaginatevi lo stupore degli eco-estremisti: «il papa ha davvero scritto questo?»), hanno il bon ton di citare direttamente documenti pontifici quando vanno in chiesa a fare la loro propaganda – che oggi assurge al ruolo di propaganda fidei.

 

Raccontiamo quindi brevemente chi sono quelli di Extinction Rebellion, definiti dal giornale di Travaglio (per una volta dimentico dei possibili reati coinvolti) «movimento che si batte contro l’inazione dei governi nel contrasto al cambiamento climatico». Il gruppo non è nuovo ad azioni che superano di gran lunga le trovate eclatanti di Greenpeace: negli scorsi anni ha bloccato il traffico delle auto e tentato pure di fermare gli aerei e pure il metrò di Londra.

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Renovatio 21 aveva raccontato già due anni fa il caso di Roger Hallam, il co-fondatore di Extinction Rebellion. L’uomo avrebbe scritto un opuscolo del 2019 in cui affermava che il cambiamento climatico – causato dagli esseri umani, ovvio – porterà allo stupro di gruppo di «tua madre, sorella e fidanzata».

 

Lo Hallam avrebbe scritto il pamphlet mentre era incarcerato nelle prigioni londinesi di Wormwood Scrubs. Verrebbe automatico alla memoria un parallelo con un altro battagliero libro scritto in carcere da un fondatore di un movimento poi tristemente specializzatosi in estinzioni, ma quivi non parliamo di un imbianchino che aveva fatto la Prima Guerra Mondiale, ma di un signore che nel curriculum ha al massimo l’attività da agricoltore biologico.

 

Il titolo del libretto è Advice to Young People, as you Face Annihilation («Consiglio ai giovani, mentre affrontate l’annientamento»): già da subito capiamo il tono. In esso si racconta che il caos ecologico avrebbe portato a una situazione in cui «una banda di ragazzi irromperà in casa tua chiedendo cibo», dopo di che «vedranno tua madre, tua sorella, la tua ragazza e le violenteranno di gruppo sul tavolo della cucina». Su quest’ultimo punto il capo ecologista è, per qualche ragione, prodigo di ulteriori dettagli, scrivendo che «ti costringeranno a guardare, ridendo di te. Alla fine ti accuseranno di divertirti».

 

Il film uscito dalla mente dell’attivista climatico continua con sorprendente precisione: «prenderanno una sigaretta e ti bruceranno gli occhi. Non potrai più vedere nulla. Questa è la realtà del cambiamento climatico».

 

Due anni fa, quando emerse l’esistenze del libello, il giornale britannico Spectator aveva efficacemente dato una sintesi del suo contenuto: «se non riduciamo le emissioni di carbonio, tua madre verrà violentata».

 

Le immagini di violenza e stupro di femmine parenti aveva colpito anche al di fuori della cerchia dei conservatori. E infatti si erano arrabbiate anche nel mondo di chi difende le donne. L’amministratore delegato di Women’s Aid aveva sentenziato che «la violenza contro le donne non dovrebbe essere usata come una minaccia».

 

Lui però nel testo fornisce passaggi logici al limite dell’infallibile: il cambiamento climatico, scrive, «distruggerà il tempo meteorologico» e «quindi la nostra capacità di coltivare cibo». E questo significa «il crollo della nostra società». «Questo significa guerra e violenza, massacro di giovani uomini e stupri di giovani donne su scala globale». Eccerto.

 

Hallam aveva destato stupore ed imbarazzo, e susseguente sdegno, altre volte. Nel 2019, secondo Die Zeit, aveva dichiarato che non c’era nulla di «unico» nell’uccisione di 6 milioni di ebrei durante il cosiddetto Olocausto. «I belgi sono venuti in Congo alla fine del XIX secolo e l’hanno decimato». Quindi, «a voler essere onesti (…) si potrebbe dire che è un evento quasi normale (…) solo un’altra stronzata nella storia dell’umanità». Il paragone tra Olocausto e l’ecatombe inflitta agli africani da Leopoldo II del Belgio non è piaciuta, soprattutto in Germania, dove una casa editrice ha cancellato l’uscita del suo libro Common Sense – The Nonviolent Rebellion against Catastrophe and for the Survival of Humanity («Senso comune. La ribellione non violenta contro la catastrofe per la sopravvivenza dell’umanità») prevista per martedì 26 novembre.

 

L’uomo, che ha cofondato anche il movimento Just Stop Oil e il partito politico Burning Pink, è stato arrestato durante un raid in casa sua lo scorso 13 ottobre. La contiguità ideale di questo personaggio con quello del romano pontefice potrebbe mandare la mente in cortocircuito. Ma possiamo tentare qui una spiegazione.

 

Possiamo dire che questa situazione incredibile, dove i rivoltosi antisistema parlano secondo le parole stesse del vertice del potere, ha un precedente storico evidente – e tragicamente catastrofico: il maoismo.

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Mao Tse-Tung (1893-1976), il padre della Cina moderna, quella con cui Bergoglio fa i suoi accordi segreti che costano il sangue dei cristiani.

 

Mao Zedong (potete scriverlo anche così, in pinyin, la traslitterazione del mandarino Repubblica Popolare ora dominante internazionalmente), il «Grande Timoniere»), il «quattro volte grande»: wěidà dǎoshī, wěidà lǐngxiù, wěidà tǒngshuài, wěidà duòshǒu: Grande maestro, grande capo, grande condottiero, il Grande Timoniere.

 

Mao fu il creatore di una delle operazioni politiche del Novecento, la wénhuà dà gémìng, «Grande Rivoluzione Culturale», che in realtà non fu «culturale», e forse nemmeno fu una rivoluzione. Fu una enorme manovra di palazzo che costò milioni di vite umane.

 

La Rivoluzione Culturale di Mao, secondo alcuni, nacque dal suo fallimento: pur potendo rimanere il volto visibile del potere sinocomunista, nel 1966 il Mao aveva perduto ogni incarico di rilievo dentro il sistema pechinese. Il motivo poteva essere il suo insuccesso principale, il dàyuèjìn, il «grande balzo avanti», la riforma economica che in pochi anni avrebbe dovuto portare la Cina a produrre tanto acciaio quanto la Gran Bretagna. I risultati furono di rovina apocalittica: in Cina li chiamano sān nián zì rán zāi hài, «tre anni di disastri naturali», un eufemismo per riferirsi all’infernale carestia del 1960.

 

Non c’erano solo i milioni di morti a pesare su Mao. Ancora peggiore forse era il fatto che anche ideologicamente sembrava che la situazione si stesse compromettendo: l’invasione dei tank sovietici a Budapest segnava per il Comunismo internazionale la prova del proprio scacco, e la relazione di Pechino con Mosca andava sempre più deteriorandosi sino a raggiungere la paranoia nucleare che scatenò la costruzione di un’intera città-rifugio sotterranea sotto la capitale (ancora oggi in parte visitabile).

 

La reazione di Mao, oramai piegato, marginalizzato, negato dalla Storia fin dentro i suoi ideali, fu semplice: scatenare i demoni. Non è un caso che l’unica figura folklorica che venne salvata dalla riforma del pensiero della Rivoluzione Culturale maoista fu quella dello scimmiotto Sun Wukong, forse il massimo esempio orientale della figura del trickster, entità che porta lo sconvolgimento dell’ordine naturale. Nella leggenda, la scimmia invincibile, prima di compiere il suo viaggio verso l’Ovest, si ribellava contro il Cielo – cioè il Paradiso. 

 

Stregone del profondo, Mao cominciò a trafficare con questi spiriti, manipolando gli umori più bassi del popolo cinese. I giovani, i loro desideri, la naturale propensione della gioventù a mettere sotto accusa l’ordine degli adulti, specie quello eterno e immobile prodotto dallo spirito confuciano.

 

Questo commercio con l’inferno funzionò.

 

La radicalizzazione delle giovani masse – tra eventi di popolo, urla, marce, messa alla gogna dei «reazionari» – diede a Mao la legittimità di riacquistare il potere, spedire il ministro dell’economia Bo Yibo in galera e l’arcinemico Deng Xiaoping a fare l’impiegato nella lontana provincia di confine dello Xinjiang. Epurazioni a go-go, quando non omicidi.

 

Il timone del partito, e della Terra di Mezzo tutta, era tornato nelle mani di Mao, i cui attivisti principali, le Hóng Wèi Bīng (le famose Guardie Rosse) erano radicalizzati sino alla disumanizzazione definitiva, con episodi di cannibalismo, infanticidio e atrocità di ogni sorta – quel tipo di immagini di cui abbiamo letto sopra, insomma.

 

Sulla mistica isterica della Rivoluzione Culturale ha scritto pagine molto dense lo psichiatra americano Robert Jay Lifton, che nel saggio Revolutionary Immortality (1976) ha studiato la trasformazione del Presidente Mao in idolo assoluto, oggetto metafisico, concetto religioso che permea tutta la società e rende possibili le più infime nefandezze. «L’essenza della “lotta per il potere” che ha luogo in Cina» teorizzava Lifton riguardo la Rivoluzione Culturale «come di tutte queste “lotte per il potere” è il potere sulla morte». Il simbolo dell’immortalità che collega Mao agli agenti di rivolta di massa è la Rivoluzione, che diviene una sorta di processo magico, di deificazione del vertice che irradia la base esaltata.

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Nella sua negromanzia politica, Mao aveva compreso che per scatenare i demoni del popolo, e riacquistare il potere in un balzo di consenso super-legittimante, doveva procedere affinché si attivasse non un culto della personalità, ma l’idolatria di se stesso – e insufflarsi nelle masse giovani, anche di due generazioni dopo, cavalcando la loro suscettibilità e inquietudine, rendendo il loro ardore di giovinezza come la base di una manipolazione radicale.

 

Bergoglio ha compiuto un percorso non dissimile. Lo ricordiamo, appena eletto al Soglio nel 2013, nel suo viaggio in Brasile, dove, tra immagini di folla festante, parlò ai giovani per dire loro di, testuale, «hacer lio», «fare casino». Ricorderete che a fine di quel viaggio, in aereo, venne evocato il risveglio di un’altra tipologia di «guardie rosse» che da allora difendono a spada tratta il papato del gesuita: fu allora che disse, a domanda precisa della giornalista Ilze Scamparini su un monsignore accusato da un settimanale italiano di essere «il prelato della Lobby Gay», rispose «chi sono io per giudicare», scatenando il favore degli LGBT e della stampa internazionale e dei padroni di entrambi, nonché quella del Vaticano gay (il cardinale McCarrick doveva ancora trovare lo scandalo per cui sarebbe stato, infine, molto infine, allontanato e sberrettato).

 

Poco oltre, Bergoglio procedette ad evocare altri demoni, quelli della Terra: ecco la Pachamama, ecco Gaia, il pianeta reso ente senziente superiore, divinizzato, deificato. Ecco che si aprono altri fronti di sostegno, altre Guardie Rosse – Guardie Verdi – si palesano esaltate dal pensiero papale.

 

Così, gli ecologisti, anche estremisti, sono finiti per divenire pretoriani del papa-Mao, che esattamente come il cinese durante la Rivoluzione ha deciso, dal primo giorno, di bombardare il quartier generale, e vivere sugli spiriti che riesce ad evocare sulle masse superficiali – magari partendo con il lavaggio del cervello dei bambini piccoli, come visto pochi giorni fa in Aula Paolo VI, quando il gesuita argentino ha condotto una sessione di indottrinamento ecofascista su bimbi piccoli da tutto il mondo.

 

Attaccare il quartier generale: distruggere la dottrina, minare le basi stesse del Sacro Palazzo, eliminare gli avversari (Strickland, Burke) mantenendo un potere sempre più assoluto – e il plauso delle orde titillate dagli spiriti evocati su di esse.

 

Ecco perché non ci stupiamo se Extinction Rebellion vuole leggere nel Duomo della Sindone le parole del papa: sono prodotti di un processo di negromanzia politica globale che il pontefice ha programmato ed eseguito inesaustamente per un’intera decade.

 

Come le giovani guardie rosse radicalizzate da Mao prevalevano sui mandarini degli apparati comunisti, al punto di schernirli e attaccarli, gli eco-zeloti sono in linea con il verbo bergogliano più dei fedeli cattolici, più vescovi.

 

Come siamo arrivati fin qui a noi è chiarissimo. Spero che a voi sia altrettanto chiaro verso cosa stiamo andando. Se non lo è, ripensate alle immagini disseminate da questo articolo, tra i libretti ambientalisti e la Rivoluzione Culturale cinese: stupri, bambini uccisi, parricidi, crudeltà efferate, stragi, cannibalismo.

 

La pensatrice ciber-genderista preferita da papa Francesco, quella citata nella Laudate Deum, parla Cthulhucene, un’era di morte devastata da veri mostri, dove dissolvere la famiglia e coltivare i rapporti con gli animali.

 

Assomiglia, sì, al Regno dell’Anticristo. Ci sta portando, per mano, il papa ecomaoista.

 

Roberto Dal Bosco

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Ambiente

Seoul accusa: La Corea del Nord fucila funzionari per le inondazioni di luglio

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Lo ha riferito un’emittente televisiva sudcoreana, mentre i servizi segreti hanno dichiarato che stanno monitorando la situazione. Alcuni esperti hanno espresso scetticismo, ma durante una riunione del Politburo Kim Jong-un aveva detto che avrebbe punito coloro che avevano «trascurato» i loro doveri.   Secondo quanto riportato da un emittente televisiva sudcoreana, la Corea del Nord ha sottoposto a esecuzione capitale decine di funzionari ritenuti responsabili dei danni causati dalle inondazioni che a luglio avevano colpito il Nord del Paese.   Citando una fonte anonima del governo sudcoreano, la TV Chosun ha affermato che tra i 20 e i 30 funzionari sono stati fucilati nei giorni scorsi. Si tratta di un’affermazione riguardo cui alcuni esperti hanno espresso scetticismo.   Tuttavia, questa mattina, l’agenzia di spionaggio di Seoul, la National Intelligence Service, ha dichiarato che sta «attentamente monitorando» gli sviluppi riguardo la situazione, senza fornire ulteriori dettagli. Il ministero dell’Unione di Seoul, che si occupa di gestire le relazioni con la Corea del Nord, ha declinato di commentare.   Si stima che migliaia di persone siano morte durante le alluvioni che hanno colpito in particolar modo la provincia di Jagang, che confina con la Cina e ospita il fiume Yalu (o Amnok). I media sudcoreani hanno riferito che durante i lavori di bonifica del terreno sono stati rinvenuti dei cadaveri.

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L’apparato propagandistico della Corea del Nord aveva diffuso foto del dittatore nordcoreano Kim Jong-un che supervisionava le operazioni di soccorso, ma senza riportare il numero dei decessi. Tuttavia, secondo la Korean Central News Agency di Pyongyang, le piogge hanno danneggiato almeno 4.100 abitazioni e distrutto circa 3mila ettari di terreni agricoli nella città di Sinuiju, snodo commerciale collegato alla Cina tramite un ponte. Circa 5mila persona erano invece state portate in salvo.   Durante una riunione d’urgenza del Politburo di fine luglio, il dittatore nordcoreano Kim Jong-un aveva dichiarato che avrebbe punito i funzionari di governo colpevoli di aver causato vittime per aver completamente «trascurato» i loro doveri.   L’agenzia di stampa Yonhap ha scritto che l’ex segretario del comitato provinciale di Jagang, Kang Pong-hun, potrebbe essere tra coloro che sono stati fucilati. Kang e altri membri del partito, tra cui il ministro della Pubblica sicurezza Ri Thae-sop, erano stati rimossi dai loro incarichi durante la riunione di emergenza del Politburo.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Statua della Madonna «rapita» tra le vette bellunesi: arriva la rivendicazione «ecologista»

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Una statua della Vergine Maria collocata sul Col Menador, nel bellunese, potrebbe essere stata rimossa da una mano con motivazioni ecologistiche.

 

L’effigie era stata posta dai volontari sul monte, vicino a malga Calleda, ad inizio mese in occasione della festa della Madona de la Neif (cioè la Madonna della Neve, 5 agosto). Poi la statua era sparita, suscitando lo sconcerto dei fedeli, che avevano pensato ad un furto, o alla possibilità che l’opera, alta appena un metro, fosse stata lanciata nel vuoto da un dirupo assieme al faretto posto per illuminarla nottetempo.

 

Ora invece si apprende che la realtà potrebbe essere un’altra. La pagina Facebook di Radiopiù, emittente di Agordo seguita per l’informazione sul territorio, ha ricevuto un messaggio: l’effigie della Vergine sarebbe stata «rapita» in nome di una «montagna pulita», cioè priva di installazioni in quota. A mandare il messaggio un profilo fake appena creato sul social network di Zuckerberg.

 

«Vi invito alla calma, la madonnina è con noi e rimarrà in custodia per qualche giorno, poi sarà donata a una parrocchia o collocata presso un capitello, in modo anonimo» scrive il messaggio secondo il Corriere del Veneto.

 

I presunti autori del gesto si lasciano andare anche al sarcasmo, spiegando che nessuna madonnina sarebbe stata maltrattata e che il faretto si è rotto per sbaglio e già non funzionava.

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«Fra qualche giorno la statua verrà ritrovata, e si deciderà il luogo più adatto per una statua così bella (devo ammetterlo, è bellissima e ci si affeziona)» scrive l’utente, con parole di empietà davvero notevole.

 

L’autore del messaggio di rivendicazioni conclude ribadendo il suo «impegno per mantenere la montagna pulita» e priva di installazioni come la base in resina epossidica sulla quale la statua era stata posta. «La statua sarà restituita tra pochi giorni, con l’auspicio di una collocazione più idonea».

 

Pur nell’alveo di una polemica che sembra locale, ma intrisa della sciagura globale dell’ecologismo sempre più svergognato, che non rispetta le opere d’arte, la religione, le città e nemmeno le persone, non siamo a molta distanza dagli atti di vandalismo visti di recenti non distantissimo.

 

Come riportato da Renovatio 21, ignoti sono penetrati in una chiesetta ad Arsiero, nell’Alto Vicentino ai piedi dell’Altopiano di Asiago, per decapitare la Statua di Sant’Antonio e Gesù Bambino.

 

Ci auguriamo che gli autori di simili gesti siano puniti con la massima pena possibile prevista dall’art. 404 del Codice Penale italiano: «Chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibili o imbratta cose che formino oggetto di culto o siano consacrate al culto o siano destinate necessariamente all’esercizio del culto è punito con la reclusione fino a due anni».

 

Si potrebbero aggiungere qui, forse, altri reati.

 

Ci chiediamo, ad ogni modo, se avere un governo che si dice di destra possa servire proprio per rendere più severa la legge contro il senso religioso, da cui l’unità di tante piccole comunità, in montagna e non solo, ancora dipende.

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Immagine di Maurizio Ceol via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported

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Davos avverte: preparatevi ad «un’era di eventi shock»

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All’inizio di questa settimana, il sito del World Economic Forum  ha pubblicato un articolo inquietante, avvertendo che dobbiamo prepararci a «un’era di eventi scioccanti» nel prossimo futuro.   Il gruppo estremista di Davos è noto per altre predizioni disturbanti, anche perché somigliano a vere e proprie imposizioni, suggerimenti ai tanti leader politici ed economici che frequentano il consesso creato da Klaus Schwab.   «L’era post-pandemia è caratterizzata da un aumento del rischio globale e da eventi shock imprevedibili» scrive nell’articolo intitolato «4 rischi globali a cui fare attenzione nell’era post-pandemia» Maha Hosain Aziz, professore di Relazioni Internazionali alla New York University. «In un’era post-superpotenza il potere si sta disperdendo, mentre i governi lottano con una crisi ricorrente di legittimità politica in tutto il mondo».

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«La persistente crisi pandemica della salute mentale è esacerbata dal clima e dall’Intelligenza Artificiale» aggiunge oscuramente l’accademico davosiano.   D«a quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato la fine della fase di emergenza del COVID-19 lo scorso maggio, altre minacce si sono intensificate: più varianti, guerre globali, eventi climatici, sfide tecnologiche, attività terroristica sul suolo occidentale e persino una nuova emergenza sanitaria pubblica di preoccupazione internazionale chiamata Mpox [il vaiolo delle scimmie, ndr]. Ma cos’altro potrebbe esserci all’orizzonte?»   Viene lanciato qui l’avvertimento secondo cui che la «disinformazione» starebbe minacciando «il più grande anno elettorale della storia, con circa metà del mondo che si recherà alle urne».   «Questo, naturalmente, potrebbe ancora essere complicato dalla disinformazione dell’IA, dalle minacce informatiche o semplicemente dalle accuse di brogli (come già visto in Paesi come Bangladesh, Venezuela e Stati Uniti)» dice il pezzo, che pare mettere sullo stesso piano le critiche a presunte irregolarità elettorali e la «disinformazione».   Il breve scritto prosegue parlando di una «più complessa crisi della salute mentale globale» che interessa l’Intelligenza Artificiale e «l’eco-ansia»,   «Secondo l’OMS, la pandemia è stata “la più grande minaccia per la salute mentale dalla Seconda Guerra Mondiale”. Molti di noi stanno ancora lottando per recuperare il ritardo nella vita personale e professionale» scrive il WEF. «Tuttavia, altre sfide per la salute mentale post-pandemia sono in aumento, grazie al cambiamento climatico e all’Intelligenza Artificiale».   I medici, scrive l’autore schwabiano, «affermano che il cambiamento climatico sta generando un “nuovo tipo di ansia”, che porta a un senso di alienazione che rende difficile il funzionamento e persino al suicidio. È probabile che questa “eco-ansia” aumenti poiché i governi non riescono ad abbandonare i combustibili fossili abbastanza velocemente. Quindi, aspettatevi eventi climatici più estremi che aggravano ulteriormente la nostra salute mentale, soprattutto per un numero crescente di rifugiati climatici».   Come riportato da Renovatio 21, la balle dei rifugiati climatici è già in uso da anni, perfino nei discorsi del romano pontefice. Al contempo, la questione dei suicidi per ansia climatica sono una questione che produce già effetti di rilievo, come la richiesta, in Canada, di accedere all’eutanasia per paura del disastro climatico.   Il WEF avanza e ci parla dell’IA e del suo impatto.   «L’Intelligenza Artificiale ci viene imposta, che ci piaccia o no. Molti sentiranno di non adattarsi a questa nuova economia basata sull’Intelligenza Artificiale o di non avere nemmeno una possibilità, creando una classe di precariato più grande che si sente lasciata indietro (…) Questo sentimento aggraverà la nostra crisi di identità professionale, che si ripercuoterà sulle sfide globali della salute mentale».

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Viene citato l’esperto di AI Kai-Fu Lee che «ha confermato che la sua previsione passata è ancora “straordinariamente accurata” prevedendo che il 50% dei posti di lavoro verrà spazzato via entro il 2027. Una violenta reazione contro l’intelligenza artificiale è inevitabile, poiché molti si sentono lasciati indietro da questa transizione».   Ma non è finita qui. Altri tre shock potrebbero mostrarsi all’orizzonte del 2024.   1) Viene immaginato una sorta di upgrade dell’ISIS, rafforzata dagli strumenti AI: «emerge un nuovo gruppo estremista globale: con il mondo distratto da molteplici guerre importanti e una leadership in declino, questo potrebbe essere un momento opportunistico per un nuovo gruppo estremista per lasciare il segno, e forse non affrontare così tante conseguenze. Forse, sfrutterà persino gli strumenti di Intelligenza Artificiale per dare il via a una nuova fase del terrorismo».   2) Viene citata la grande pandemia cibernetica globale di cui Schwab ha tante volte parlato: «una pandemia informatica, intenzionale: la massiccia interruzione informatica globale di luglio non è stata terrorismo, ma semplicemente un aggiornamento software difettoso da parte di un’azienda di sicurezza informatica. Eppure, è costata alle aziende (…) 5,4 miliardi di dollari di danni e ha bloccato voli, banche, ospedali, rivenditori e altri servizi in tutto il mondo».   3) Viene dipinto un panorama apocalittico, da disaster movie, con cataclismi ambientali massivi: «il cambiamento climatico rivendica la sua prima nazione insulare nell’era post-pandemia: il piano della COP28 per eliminare gradualmente i combustibili fossili potrebbe richiedere decenni e non è chiaro se i leader mondiali lo seguiranno. Ciò che è più probabile è che nel frattempo alcune nazioni insulari (che emettono solo lo 0,3% delle emissioni globali) continueranno a combattere la loro causa, sia attraverso il diritto internazionale che nuovi fondi per il clima».   La studiosa canadese Naomi Klein ha pubblicato nel 2007 il libro Shock Economy, in cui dimostrava come attori politici sfruttano il caos dei disastri naturali, delle guerre e di altre crisi per far passare politiche impopolari come la deregolamentazione e la privatizzazione. Tale «terapia shock» favorisce gli interessi aziendali, sfavorendo e privando i cittadini dei diritti civili quando sono troppo distratti e sopraffatti per rispondere o resistere in modo efficace.   La pandemia ha mostrato che il livello di shock inflitto alla popolazione è ben superiore a quello che la Klein attribuiva ai piani della cricca neoliberale. L’intero biennio COVID è stato, in realtà, una grande palestra di gestione della psiche popolare attraverso traumi: imposizioni folli come il vero e proprio imprigionamento domiciliare, bombardamento di notizie di morte, stress continuo mantenuto da media e forze della polizia, sostanze sperimentali iniettate nella popolazione.   Nulla che vada in direzione di versa da quella grande architettura sociopolitica, che l’élite di Davos chiama Grande Reset, che prevede il rovesciamento dello Stato del diritto, la sottomissione del cittadino alla struttura piattaforma e la sorveglianza biocibernetica continua del popolo.   Quindi, l’era di shock a cui ci dicono di prepararci è in realtà l’era del controllo.

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