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Spirito

Chi sono io per giudicare lo IOR?

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È notizia fresca che Bergoglio ha dato ordine di concentrare presso l’Istituto Opere di Religione tutti gli asset finanziari vaticani. Torna così in scena da protagonista il mitico IOR, tre lettere su cui per anni e anni hanno si sono scatenati i cultori della retroscena, quelli che all’epoca venivano chiamati con benevolenza «pistaroli» e oggi sono diventati esecrabili «complottisti».

 

In teoria, lo IOR era la banca per i soldi che dovevano andare alle missioni. Gestiva quindi una quantità di capitale piuttosto esigua. Ora, con quest’ultima mossa dell’argentino, le cose cambiano.

 

Tuttavia il nostro intento non è tanto quello di elucubrare di finanza e intrighi vaticani, quanto quello di porre una semplice, laica, domanda in qualità di lettori dei giornali che, per qualche motivo, hanno conservato memoria di certi eventi quantomeno singolari.

 

La domanda è: che fine ha fatto monsignor Battista Ricca?

 

Ricordiamo come il papato di Bergoglio si sia aperto col botto proprio con lo scandalo che lo riguardava. La penna di Sandro Magister – ovvero la Rolls Royce del giornalismo vaticanista – scrisse un articolo finito in copertina su L’Espresso. Titolo: «Il prelato della Lobby gay». Svolgimento: storie degli scandali di monsigor Ricca durante la sua carriera diplomatica, per esempio quando era alla nunziatura apostolica in Uruguay. 

 

Il pezzo, pieno di immagini dettagliate, esplose come una bomba. Tanto più che, poco prima, incontrando dei religiosi sudamericani, il neoletto papa aveva ammesso la presenza di una lobby gay all’interno del Sacro Palazzo.

 

Ma fu durante il volo di ritorno dal trionfale viaggio in Brasile di Bergoglio che una giornalista carioca, Ilze Scamparini, ebbe il coraggio di chiedergliene direttamente conto, porgendogli una domanda molto precisa, nome e cognome incluso.

 

«Vorrei chiedere il permesso di fare una domanda un po’ delicata: anche un’altra immagine ha girato un po’ il mondo, che è stata quella di mons. Ricca e delle notizie sulla sua intimità. Vorrei sapere, Santità, cosa intende fare su questa questione? Come affrontare questa questione e come Sua Santità intende affrontare tutta la questione della lobby gay?».

 

Il mondo intero ignora questa domanda, ma conosce perfettamente la risposta: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?».

 

Come noto, questa frase guadagnò a Bergoglio la simpatia universale e il premio di uomo dell’anno da parte della rinomata rivista gay The Advocate.

 

La verità è che l’inchiesta di Magister era partita dalla fresca nomina di Ricca, da parte di Bergoglio, alla carica di «prelato» dello IOR.

 

«Con questa nomina, resa pubblica il 15 giugno – scrive Magister – Francesco intendeva collocare all’interno dello IOR una persona di sua fiducia in un ruolo chiave. Col potere di accedere a tutti gli atti e documenti e di assistere a tutte le riunioni sia della commissione cardinalizia di vigilanza, sia del consiglio di sovrintendenza, cioè del board della disastrata “banca” vaticana. Insomma, col compito di farvi pulizia».

 

Magister quindi riteneva che «l’hanno tenuto all’oscuro delle rilevanti informazioni che, se da lui conosciute per tempo, l’avrebbero trattenuto dal nominare monsignor Battista Ricca “prelato” dell’Istituto per le Opere di Religione».

 

Vista la risposta data in aereo alla Scamparini, forse non era esattamente così.

 

Manca poi un altro elemento per bene inquadrare la bizzarra faccenda: Ricca era il direttore della Casa Santa Marta, l’edificio alberghiero dove il nuovo pontefice aveva scelto di vivere, preferendolo agli appartamenti papali.

 

Ad ogni modo, noi volevamo solo ricordare che nel frattempo, riguardo alle finanze vaticane, è successo di tutto.

 

Investimenti da palazzinari a LondraSoldi al film biografico su Elton John. Soldi a Lapo Elkann.

 

E poi la controversia del cardinale Becciu, di cui qualcuno assicurava l’imminente sberrettamento, ma che invece è ancora lì, anzi è proprio tornato, tanto che quattro giorni fa era in prima fila al Concistoro su invito di Bergoglio: «accolto con gioia».

 

Poi, uscendo dai confini continentali, ci si addentra nella fantascienza pura: il Prefetto della Segreteria per l’economia, Cardinale George Pell, viene messo in galera in Australia nel corso di un incredibile processo per pedofilia. La Corte Suprema australiana lo libera.

 

In tutto questo intrigo, spuntano fuori, anche qui, dei danari: dalla Città del Vaticano all’Australia vengono bonificati 2,3 miliardi di dollari australiani (oltre 1,4 miliardi di euro), attraverso più di 400 mila transazioni. La polizia australiana, dopo un’indagine, chiude il caso. «I trasferimenti finanziari avevano generato il sospetto di un tentativo di pilotare il processo per pedofilia a carico del cardinale George Pell. Ma la polizia di Canberra non ha rivelato nessuna condotta criminale» riassume Repubblica. Niente da vedere, circolare.

 

Ancora oggi non è chiaro dove sia finito quell’oceano di danaro.

 

Insomma, ne abbiamo viste davvero di ogni.

 

In tutto questo, Ricca è rimasto allo IOR, tranquillo tranquillo. Non ci sembra che, dopo lo scoop di Magister, qualcuno lo abbia più disturbato.

 

E niente, volevamo solo sapere se era ancora lì. Dal sito dello IOR pare proprio di sì, messo nella pagina della governance tra cardinali sorridenti, che, abbiamo imparato, vanno e vengono in continuazione, mentre le cose fondamentali invece restano fisse.

 

Pare che nemmeno in occasione di questa nuova manovra, che accresce enormemente il potere dello IOR, nessuno abbia voluto sentirlo, o anche solo ricordare le vicende emerse in quel lontano 2013.

 

Chi sono io per giudicare Ricca? – aveva detto Bergoglio in mondovisione.

 

Visto che lo ha promosso allo IOR, e lasciato là per una decade, andando pure a vivere nel suo albergo, forse un po’ lo ha giudicato.

 

E lo ha giudicato non male

 

 

Roberto Dal Bosco

Elisabetta Frezza

 

 

 

 

Immagine di Heiko Merkelbach via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0); immagine modificata

 

 

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FSSPX, Tonsure e primi ordini minori del 2025 a Ecône

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Il 15 marzo 2025, sabato delle Tempora di Quaresima, mons. Bernard Fellay ha conferito la tonsura clericale a 18 seminaristi della Fraternità San Pio X (un belga, due italiani, undici francesi, due kenioti e due svizzeri). Ha conferito inoltre gli ordini di ostiario e lettore a 14 seminaristi, tra cui un brasiliano, dieci francesi, un italiano, un keniota e un srilankese.

 

 

 

Articolo apparso previamente su FSSPX.News.

 


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Geopolitica

Mons. Viganò: «le parole di Zelens’kyj sulla pace sono assurde»

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L’arcivescovo Carlo Mario Viganò ha affidato a X un breve commento sulla notizia secondo cui vi sarebbe stato un colloquio tra il presidente ucraino Zelen’skyj e il cardinale Parolin per il rilascio dei prigionieri di guerra.   «Le dichiarazioni di Zelens’kyj suonano assurde, quando si considera che è ancora in vigore la legge – firmata dallo stesso Zelens’kyj– che vieta ogni negoziato di pace con la Russia» scrive monsignore.   «Suonano ancora più assurde, quando pensiamo che è sempre Zelens’kyj aver promulgato una legge che permette l’espianto di organi anche senza il consenso del donatore (che poi finiscono sul mercato nero in Europa, negli USA e in Israele) e che l’Ucraina non ha mai smesso – nemmeno durante il conflitto – di commerciare bambini con le cliniche per la maternità surrogata» dice Viganò, riprendendo accuse sul traffico degli organi già sentite, soprattutto da parte russa, e verità autoproclamate dagli stessi interessati sulla continuazione dell’utero in affitto.  

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Poi l’arcivescovo aggiunge una pennellata oscuro ed inquietante: «senza parlare del traffico di minori che alimenta l’élite pedofila occidentale». Su questo tema, con le sue storie diffuse in tutto il mondo, esistono varie voci ma nessuna conferma diretta – solo qualche grande episodio, come quello di Jeffrey Epstein, emerso drammaticamente negli anni, e un mare di situazioni agghiaccianti che spuntano qua e là vicino a grandi potentati e ad organizzazione transnazionali.   «Occorre diffidare di chi parla di pace ma sa benissimo che la propria sopravvivenza politica dipende dal protrarsi della guerra e degli enormi finanziamenti che essa assicura» conclude monsignor Viganò.   In passato, sempre in merito a Zelens’kyj e la pace, l’arcivescovo aveva parlato del «paradosso» che «appare nella sua evidenza quando vediamo accusare di estremismo un partito cattolico francese e allo stesso tempo inviare armi e aiuti al regime di Zelens’kyj, sostenuto da gruppi neonazisti che praticano la pulizia etnica contro i propri cittadini russofoni, perseguitano i ministri della Chiesa Ortodossa Russa (e anche di quella Cattolica di rito orientale, sul versante ungherese), ostentano svastiche e simboli hitleriani, inneggiano al criminale Bandera e celebrano lo sterminio degli ebrei di cui costui fu responsabile in Ucraina».   In un’intervista di due anni fa per Catholic Family News il monsignore lombardo aveva dichiarato che «l’Ucraina agisce come testa di ariete nella proxy war della NATO contro la Federazione Russa, per cui dovremmo anzitutto smettere di considerare Zelens’kyj come un interlocutore negli eventuali accordi di pace: se non ha contato nulla nella dichiarazione di guerra e nel proseguimento delle azioni militari sinora condotte, non vedo quale dovrebbe o potrebbe essere il suo ruolo a un tavolo di pace».  

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Spirito

Roma emette il verdetto su Maria Valtorta

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Il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha appena reso pubblica la posizione del Vaticano sugli scritti di Maria Valtorta, ponendo fine a mezzo secolo di dibattito sulla natura delle sue visioni e rivelazioni. Tuttavia, non è detto che questa precisazione ponga fine all’aura di cui ancora godono gli scritti della mistica italiano.

 

Per una volta nell’attuale pontificato, l’organismo romano preposto a garantire l’ortodossia della fede, presieduto dal cardinale Victor Manuel Fernandez, ha appena pubblicato un comunicato per chiarire la posizione della Chiesa su una questione spinosa: quella delle presunte visioni e rivelazioni che Maria Valtorta (1897-1961) avrebbe ricevuto tra il 1943 e il 1951.

 

Bisogna dire che il materiale è copioso: 122 quaderni composti da 15.000 pagine manoscritte in cui sono descritti con dovizia di particolari interi tratti della vita di Cristo, in parte pubblicati in un’opera intitolata Il Vangelo come mi è stato rivelato.

 

Nel 1959, il Sant’Uffizio, un lontano predecessore della DDF, pose Il Poema dell’Uomo-Dio nell’Indice dei libri proibiti, provvedimento accompagnato da un commento tagliente su L’ Osservatore Romano che descriveva l’opera come una «vita di Gesù gravemente romanzata». Questa iscrizione, benché revocata nel 1966 con la soppressione dell’Indice stesso da parte di Paolo VI, lasciò un’ombra persistente sulla legittimità degli scritti.

 

Nel corso dei decenni, personaggi come Gabriel Allegra, Padre Gabriel Roschini e René Laurentin hanno difeso l’opera, vedendola come una ricchezza spirituale e un aiuto alla fede. Più lucido è il cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ritiene che le visioni di Valtorta non debbano essere considerate di origine soprannaturale, ma un’opera letteraria personale.

 

Il comunicato stampa del DDF, firmato il 22 febbraio 2025, è stato reso pubblico il 4 marzo, in risposta alle numerose richieste di chiarimenti da parte del clero e della società civile.

 

 

Nel testo si legge: «Le presunte “visioni”, “rivelazioni” e “comunicazioni” contenute negli scritti di Maria Valtorta, o comunque a lei attribuite, non possono ritenersi di origine soprannaturale, ma devono essere considerate come semplici forme letterarie utilizzate dall’autore per raccontare, a modo suo, la vita di Gesù Cristo».

 

L’ex Sant’Uffizio ricorda che la Chiesa aderisce ai vangeli canonici ispirati e non riconosce questo valore normativo a testi apocrifi o simili.

 

Diversi fattori spiegano questa posizione, che a prima vista può sembrare tardiva. In primo luogo, la continua popolarità dell’opera, alimentata da gruppi di lettura, associazioni come la Fondazione Maria Valtorta e una crescente presenza su Internet, ha indotto alcuni fedeli a supporre erroneamente un’approvazione ufficiale da parte della Chiesa.

 

Inoltre, analisi teologiche – come quella di padre Guillaume Chevallier – hanno messo in luce alcuni elementi non ortodossi negli scritti del presunto veggente, come una visione di Gesù spesso affettiva o ambigua, rafforzando la necessità di una chiarificazione ufficiale. Più in generale, la DDF è da tempo impegnata in un processo di chiarificazione dei fenomeni mistici.

 

Resta da vedere se la dichiarazione del 22 febbraio porrà fine alla lunga saga degli scritti di Maria Valtorta, che resta una figura affascinante per molti fedeli, anche se ormai sembra chiaro che i suoi scritti sono più frutto di fantasia letteraria che di rivelazione divina.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News.

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Immagine screenshot da YouTube

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