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Immigrazione

Il miraggio della Meloni e del blocco navale. La realtà dell’anarco-tirannide dell’invasione kalergista

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Si potrebbe sperare che chi l’ha votata ora capisca. I sondaggi dicono che no, il gradimento diventa alto.

 

Giorgia Meloni riesce a stare a galla nonostante il tradimento totale delle sue promesse elettorali pluriennali – quelle sull’immigrazione, la vera raison d’etre di un partito che si vorrebbe, in teoria, populista, sovranista, etnonazionalista, o qualcosa del genere. La fiammella ancora presente del simbolo di Fratelli d’Italia dovrebbe collegarsi a tempi non troppo antichi in cui erano gli italiani ad andare in Africa – per fare un impero – e non gli africani a venire in Italia – per creare ghetti e degrado assassino.

 

Il tanto atteso blocco navale non si farà, e non si capisce perché. Forse perché poi per Giorgia andare a Bruxelles, al G20 e al G7, diventa più difficile: e insomma, fare gli occhi dolci a Biden e Trudeau e Zelens’kyj di persona è meglio che mantenere le promesse elettorali e difendere il proprio popolo stremato.

 

C’è da immaginarselo: metti le navi militari a proteggere la costa (e cos’altro dovrebbero fare, in effetti?) e poi eccoti le condanne internazionali, figure politiche internazionali, anche le più oscure, a dire che c’è il ritorno del fascismo in Italia (mentre foraggiano di miliardi e armamenti i tatuati neonazisti ucraini).

 

Eh sì che mica ci sarebbe da andare indietro nel tempo ai tempi della bella abissina (dove, ripetiamolo ancora una volta, era l’Italiano che andava in Africa, spesso a lavorare la terra con famiglia al seguito). Basterebbe prendere il modello australiano: deportazioni senza fine e navi che bloccano le imbarcazione che vengono dal resto dell’Asia, il cui sbarco viene impedito, e senza tanti complimenti. Sì, la «democratica» Australia, che di fatto per il COVID ha massacrato il suo popolo e costruito campi di concentramento, ma né il PD né Fratelli d’Italia se ne sono accorti.

 

Ripetete anche voi il mantra: il blocco navale «è irrealizzabile». Ce lo ripetono, in realtà, da un anno varie consorterie giornalistiche, catto-migrazioniste, euro-oligarchiche: «Il blocco navale è irrealizzabile, viola il diritto internazionale» tuonava nell’agosto 2022 a reti unificate l’ex comissario UE Dimitris Avramopoulos, quello che negoziò con Gheddafi l’intesa che fermò gli sbarchi a fine anni 2000: poi, come sappiamo, due dei maggiori Paesi europei bombardarono Tripoli e trucidarono il rais, con il risultato di una crisi migratoria di proporzioni incalcolabili.

 

Ora sono arrivati 122 mila immigrati illegali da inizio anno, il doppio rispetto al 2022, quando al potere c’era non un partito nazionalista, ma l’eurocrate Mario Draghi.

 

Pensiamo bene a questa cifra: centoventiduemila persone. È indicativamente la popolazione di Monza, o Trento, Sassari, Bergamo, Forlì, Siracusa, Ferrara, Salerno, Vicenza. In pratica è una nuova città. O meglio: una nostra città, ma interamente sostituita.

 

Però fermi: parlare di sostituzione etnica mica si può. Lo abbiamo visto, quando la parola scappò al cognato della premier, e fu sommerso di improperi dai giornali dell’oligarcato dello Stato-partito piddino, cosa che deve averlo ferito molto – si rimangiò tutto, precisando: il conte Kalergi? Chi era costui?

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Questo è uno dei maggiori problemi dell’ora presente: l’impossibilità di discutere di quello che sta accadendo, comprovata dal fatto che il vecchio progetto che spiega dettagliosamente cosa sta accadendo all’Europa in merito all’immigrazione – cioè il piano Kalergi, che è sotto i nostri occhi – non può essere nominato pubblicamente, nemmeno dagli uomini di destra (includiamo la Lega, che quella volta prese le distanze da Lollobrigida: del resto, il coraggio, diceva il Manzoni di Don Abbondio, uno non se lo può dare. La cultura, aggiungiamo noi, nemmeno.

 

 

E così eccoci davanti alle immagini devastanti di Lampedusa, senza nessuna guida alla comprensione. Gli africani invadono l’isola, creano il caos, tutto va fuori controllo. Quelli che ne hanno il cuore cercano di unire i puntini: oggi Lampedusa, domani le banlieues come quelle che abbiamo visto prendere fuoco in Francia nel corso dell’estate, tra razzie, spari di kalashnikov, grida ritmate «Allahu Akbar».

 

Chi ha presente cosa è diventata zona San Siro a Milano, chi ha visto cosa è successo al capodanno in Duomo, chi ha presente l’invasione di Peschiera (o di Riccione, e di chissà quante località «aperte» da orde immigrate in questi anni di infallibile spirale del silenzio) non può non capire che siamo davanti ad una situazione di gravità totale, il single point of failure dell’intera civiltà italiana… Abbiamo solo un Paese, un solo territorio, e se lo roviniamo, abbiamo rovinato l’Italia pure come idea e ricordo, qualcosa di cui ai nazionalisti, etno-nazionalisti, post-nazionalisti dovrebbe importare qualcosa.

 

Invece, niente.

 

E lo si era capito dalla significativa scelta di tener lontano dal ministero dell’Interno l’unico uomo che – è innegabile – nel suo anno al Viminale di fatto fermò l’invasione attraverso il Mediterraneo: Matteo Salvini. Di lui è lecito pensare quel che si vuole, specie dopo i disastri pandemici, il tradimento del green pass, etc. Tuttavia è innegabile che quel lavoro – bloccare l’immigrazione – aveva dimostrato di saperlo fare. Forse proprio per questo, e non per meri calcoli elettorali (la popolarità del «Capitano» è sempre in agguato…) vien da pensare, la Meloni lo ha tenuto lontano dalla stanza dei bottoni?

 

In questi giorni, un’operazione interregionale che ha interessato Veneto, Lombardia, Emilia, l’Antimafia e i carabinieri hanno arrestato una quantità nigeriani che gestivano una rete di spaccio di eroina e cocaina. Chi scrive sa di cosa parla: a pochi metri da casa le istituzioni hanno creato un micro-ghetto, nell’unico piccolo condominio di una tranquilla via residenziale. A quanto si apprende, dei 22 che ne hanno arrestati in giro per l’Italia, un po’ li hanno portati via da lì, dalla bidonville migratoria incistatasi davanti casa, dove famiglie e nonnine che fino a qualche anno fa vivevano negli appartamenti sono state via via sostituite da gruppi di maschi neri in età militare, con vestiti costosi e monopattini elettrici, TV 65 pollici e oltre, telefonini, etc.

 

Non è chiaro se il network che i giornali dicono ora «sgominato» (dopo un’indagine di due anni) sia composto di elementi propriamente appartenenti alla cosiddetta «mafia nigeriana» – il fatto che sia stata la Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia ad occuparsene sembrerebbe suggerirlo.

 

Nel caso si trattasse di «mafia nigeriana», cioè di movimenti che in patria chiamano «cultist» («sette»), se leggete Renovatio 21 sapete di cosa si tratta: organizzazioni criminali ramificate in tutto il mondo, che non disdegnano sacrifici umani, squartamenti, riti animisti con pezzi di corpo umano.

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Mettetevi, per un secondo, nei panni di qualcuno che deve pensare di poter avere davanti casa qualcosa del genere. Provate a pensare, oltre al rischio di pallottole vaganti (dove c’è droga, ci sono regolamenti di conti, specie tra mafie «nuove, appena insediate), ai bambini che devono crescere a pochi metri da tutto questo.

 

Siate pure veniali, per un momento, e pensate al valore immobiliare di tutte le case intorno, mutui pagati con decenni di duro lavoro, abitazioni che tengono viva la memoria di persone che non ci sono più.

 

Tutto è risucchiato nel buco nero: la sicurezza, la dignità, il benessere, la memoria.

 

Di questi buchi neri sono ovunque, in ogni città italiana. Vi dicono che dovete tollerarli perché sono grandi dimostrazioni umanitarie, sono spazi abitati da brave persone che «scappano dalla guerra» (quale?). Invece, sono i vostri quartieri conquistati pezzo per pazzo da sette infernali – e non è un’iperbole, è la realtà. Provate a ricordare quanto emerse con il caso di Pamela Mastropietro, il suo corpo sezionato con una perizia che, disse l’anatomopatologo, non si era mai vista…

 

Ora, anche questo dovrebbe essere noto a Giorgia Meloni. Perché da valchiria dell’opposizione, paladina dell’autoctonismo e nemica acerrima dell’invasione gommonautica, Giorgia, in teoria, scrisse sull’argomento un intero libro assieme allo psichiatra Alessandro Meluzzi, il primo che negli anni scorsi aveva lanciato l’allarme sulla presenza delle cosche massonico-esoteriche di Lagos nel territorio italiano, e della loro natura ferale.

 

Il libro si intitola direttamente Mafia nigeriana. Origini, rituali, crimini (2019) e lancia un allarme tragico e sconvolgente: «ci troviamo di fronte al più clamoroso esempio di come la presenza della mafia nigeriana stia progressivamente modificando il contesto della criminalità organizzata in Italia nelle sue manifestazioni più sanguinose» scrive la Meloni con Meluzzi.  «Un fenomeno globale che affonda le radici in rituali cannibalici e si mescola con l’anomia sovranista occidentale».

 

Ora che è al potere, ora che può fare qualcosa per guarire l’anomia, l’anemia di sovranità di cui soffriva lo Stato eurosottomesso dei Draghi e dei Conte, la Meloni si ricorderà di queste parole, in teoria scritte da lei stessa? Da cittadino alle cui finestre cui è inflitto lo spettacolo della distruzione nigeriana della società (non è finito, tutti ne siamo certi), dobbiamo rispondere: no.

 

Giorgia Meloni segue un’agenda che non è quella di difendere il proprio popolo: e lo avevamo capito quando nel 2011 votò la calata degli alieni di Mario Monti al governo, uno degli eventi politici più scioccanti della nostra vita, oltre esempio massimo dell’«anomia sovranista occidentale» con cui fino a qualche anno fa la ragazza si riempiva la bocca.

 

Il progetto è ovviamente quell’altro: come da visione del Kalergi e delle logge connesse, trasformare radicalmente la popolazione europea mischiandola con l’Africa e il Medio Oriente (il conte ci aveva la mamma giapponese, e secondo noi la cosa lo ha psicologicamente segnato, inabissandolo in un complesso di inferiorità totalmente razzista e autocommiserante, che può essere intuito leggendo i suoi scritti).

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Il progetto va portato avanti. Però, prima di avere l’europeo meticcio (il Kalergi lo chiama così), vi toccherà subirvi il macello della vostra esistenza tramite la società sconvolta e capovolta: ecco che sarà caricata, grazie agli squartatori nigeriani, agli spacciatori maghrebini, agli stupratori senegalesi, ai para-terroristi islamici di quartiere, quella che si chiama anarco-tirannia.

 

La vostra vita diventerà un inferno, perché continui scoppi di violenza renderanno insicuro lo stesso camminare per strada, mentre la proprietà (il vostro negozio, la vostra auto, la vostra casa) potrà ciclicamente essere attaccata da orde incontrollate. Sì, è esattamente quello che abbiamo visto nelle città francesi con le rivolte etniche di luglio, ma possiamo dirlo di averlo osservato benissimo, in un contesto in cui ciò sembrava ancora più artificialmente provocato, durante i moti razziali degli USA del 2020, Black Lives Matter, George Floyd etc.

 

Tuttavia lo Stato, nel frattempo, non rinuncerà a perseguitarvi se ritiene che non avete pagato le tasse, non smetterà di multarvi, magari anche di imbavagliarvi sui social e altrove. Furti, vandalismi, stupri da parte dell’orda afroislamica non saranno puniti, tuttavia la vostra soggezione di forze dell’ordine e tribunali rimarrà invariata, o forse aumenterà, visto che gli ordini che riceverete saranno sempre più contradditori, come lo sono già: mantieni questo Stato, anche se esso lavora per la tua distruzione.

 

Più l’orda ti tormenterà, e più spariranno in te pulsioni di cambio di sistema, perché sarai impegnato a difendere fisicamente la tua vita quotidiana, la tua famiglia, il tuo pezzo di pane che arriva col lavoro sempre più rado. Come nell’esperimento del cane, scosse continue ti deprimeranno al punto in cui nemmeno più cercherai la soluzione. Incasserai e basta. Ti spegnerai, con la depressione o il cancro.

 

Tutto questo sta accadendo. Tutto questo ti sta accadendo. Tutto questo ti sta accadendo perché parte di un piano preciso, ora davvero visibile ad occhio nudo.

 

La destra al governo è, oltre ogni ragionevole dubbio, complice: ha venduto miraggi, e ora prepara l’anarco-tirannide, fatta di diktat totalitari e caos sanguinario programmato tramite l’immigrazione di massa.

 

Per voi, per i vostri figli, stanno aprendo una prospettiva infernale: del resto questo è il governo che ha iniziato con l’inchino a Moloch, annunciando la continuazione del sacrificio degli italiani non nati.

 

Ora sta continuando organizzando il massacro di quelli che restano.

 

Roberto Dal Bosco

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Immigrazione

Immigrazione e finanziamenti alle ONG cattoliche: 2,9 miliardi di motivi per cui i vescovi americani hanno amato Biden ma odiano Trump. E in Italia?

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Il gruppo Complicit Clergy (CC) ha stilato un’analisi aggiornata sui finanziamenti federali correlati all’immigrazione assegnati alle organizzazioni non governative (ONG) cattoliche, per includere tutti e quattro gli anni dell’amministrazione Biden. Secondo il gruppo, il dato economico potrebbe spiegare perché la maggior parte dei vescovi cattolici si sia rifiutata di condannare le odiose politiche anti-cattoliche di Joe Biden. Lo riporta LifeSite.   Inoltre, i vescovi statunitensi hanno apertamente accolto Biden – che, dice CC, passerà alla storia come il presidente anti-cattolico più radicale d’America – per ricevere la Santa Comunione nonostante il Canone 915, che afferma che i cattolici che non sono ammessi coloro che «ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto».   «Il progetto prevedeva l’estrazione di transazioni federali relative all’immigrazione da USAspending.gov per il periodo di 16 anni tra il 2009 e il 2024. Abbiamo esaminato tutte le organizzazioni che ricevevano assistenza federale relativa all’immigrazione, segnalando quelle ONG affiliate alla Chiesa cattolica» scrive CC. «Abbiamo quindi determinato in quale diocesi cattolica risiede ciascuna di queste organizzazioni. Infine, abbiamo caricato questi dati in Tableau, un sistema software che aiuta le persone a esplorare approfondimenti sui dati tramite visualizzazioni intuitive».   «Si dice che un’immagine valga più di mille parole, ma in questo caso vale MILIARDI. L’amministrazione Biden ha concesso alle ONG cattoliche quasi 2,9 miliardi di dollari in finanziamenti per l’immigrazione negli ultimi quattro anni. Si tratta di più del TRIPLO del livello di finanziamenti sotto la prima amministrazione Trump e quasi il DOPPIO dell’importo assegnato sotto l’amministrazione Obama nel corso di OTTO ANNI!»

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Secondo il gruppo, dal 2009, le ONG cattoliche hanno intascato 5,2 miliardi di dollari del contribuente americano per un periodo di 16 anni, fornendo servizi correlati all’immigrazione al governo federale. «Ciò che è davvero sorprendente è che più della metà di questa cifra è stata assegnata solo negli ultimi quattro anni! Si prega di tenere presente che questa cifra di 5,2 miliardi di dollari è probabilmente ampiamente sottostimata».   «Non dovrebbe sorprendere che le Catholic Charities siano state le principali destinatarie di questo finanziamento federale, con la loro rete di ONG che hanno raccolto più di 2,6 miliardi di dollari di finanziamenti federali per servizi correlati all’immigrazione. Non dovremmo sorprenderci nemmeno nell’apprendere che l’illustre Conferenza Episcopale USA (USCCB) è arrivata al secondo posto, raccogliendo quasi 1,6 miliardi di dollari» continua CC.   Complicit Clergy nota come invece i vescovi abbiano attaccato continuamente lo sfidante di Biden Donald J. Trump.   «Mentre i nostri pastori sono rimasti in gran parte in silenzio su Joe Biden, il contrario è vero per Donald Trump. Durante la campagna presidenziale del 2024 fino a oggi, i vescovi cattolici sono stati tra i critici più espliciti di Donald Trump; in particolare sulla questione dell’immigrazione. I vescovi cattolici rischiano di perdere milioni, se non miliardi, di finanziamenti federali nel corso dell’amministrazione Trump».   Il gruppo ne ha anche per il Bergoglio.   «Dobbiamo anche considerare l’ASSOLUTA IPOCRISIA del nostro sommo pontefice, che ha definito il piano di Trump di deportare gli immigrati clandestini una “vergogna” proprio alla vigilia del suo insediamento. Si scopre che papa Francesco aveva appena represso gli ingressi illegali nella Città del Vaticano, solo pochi giorni prima delle sue critiche a Donald Trump».   «Ci auguriamo inoltre che il Presidente Trump segua il consiglio di Elon Musk, tagliando tutti i finanziamenti alle ONG cattoliche che stanno aiutando nell’invasione illegale della nostra nazione» scrive CC.

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Come noto, anche in Italia la Conferenza Episcopale è fortemente coinvolta nel processo di immigrazione massiva che sta travolgendo il Paese, con episodi incredibili come l’invito al Sinodo rivolto a Luca Casarini, al vertice organizzazione impegnata nel salvataggio dei migranti in mare al centro di un’inchiesta dove era stato chiesto un rinvio a giudizio per «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato».   Scandali sui fondi CEI finiti a ONG immigrazioniste del mare sono scoppiati sui giornali, ma, per qualche ragione, il Vaticano non ha mollato il colpo, anzi: cinque mesi fa Bergoglio aveva definito pubblicamente l’opposizione alle migrazioni come un «peccato grave». Come scritto da Renovatio 21, si trattava di un messaggio preciso sul fatto che la rotta non sarebbe stata cambiata. L’invasione deve continuare, con l’aiuto dei preti: Roma locuta, causa finita.   Tuttavia, siamo fiduciosi: il cambio di paradigma che stiamo vivendo travolgerà vescovi e papi complici del tentativo di distruggere la fede e le nazioni.

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Immagine di USCCB Migration and Refugee Services via Flickr pubblicata su licenza CC BY-ND 2.0
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Un’adolescente salta dal sesto piano per sfuggire al suo stupratore libanese ad Amburgo

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Nel disperato tentativo di sfuggire alle mani del suo stupratore, una giovane donna si è lanciata dal sesto piano di un palazzo nel quartiere Wilhelmsburg di Amburgo, riportando gravi ferite. Lo riporta Remix News.

 

L’attacco è avvenuto nelle prime ore di sabato 18 gennaio in Korallusstrasse, nella città portuale tedesca.

 

I residenti hanno riferito di aver sentito grida disperate di aiuto provenire dallo spazio comune di fronte a un grande isolato di edifici residenziali. Sbirciando dai balconi, hanno scoperto la donna di 18 anni gravemente ferita e hanno chiamato i servizi di emergenza.

 

I primi soccorritori hanno trasportato la vittima in ospedale, dove continua a ricevere cure mediche.

 

Come riportato dalla testata Bild, la giovane donna aveva incontrato il suo aggressore nel complesso residenziale. L’uomo è stato identificato come un cittadino libanese di 18 anni.

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Non è noto se il sospettato sia stato inizialmente invitato a entrare nell’appartamento o se sia entrato con la forza. I media tedeschi hanno diffuso una fotografia del presunto aggressore.

 

L’aggressore è accusato di aver minacciato e violentato la diciottenne all’interno dell’appartamento della vittima, spingendo la giovane, in preda al panico, a scavalcare il balcone e a lanciarsi verso il suolo da un’altezza di circa 20 metri. Un conoscente del sospettato ha dichiarato ai media tedeschi che sembrava un «ragazzo del tutto normale», ma che spesso mostrava un comportamento problematico e aggressivo nei confronti delle donne, in particolare quando queste rifiutavano le sue avances.

 

Da quello che si apprende che dopo l’attacco iniziale, l’immigrato ha preso di mira una seconda vittima, una ragazza di 14 anni, scrive Remix News. Dopo averla presumibilmente abusata e rapinata nella tromba delle scale dello stesso condominio, il sospettato è fuggito, consentendo alla studentessa di chiedere aiuto a un passante che ha avvisato la polizia.

 

Successivamente è stata avviata una caccia all’uomo per individuare il colpevole e l’uomo è stato arrestato il giorno seguente nel vicino appartamento che condivide con i genitori e i fratelli. Secondo quanto riportato, una perquisizione nell’appartamento del sospettato avrebbe portato alla luce prove sostanziali relative a entrambi i crimini.

 

Il cittadino libanese resta sotto custodia della polizia e le indagini proseguono.

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Immagine di Uwe Rohwedder via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

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Il capo delle frontiere USA contro Bergoglio: più che all’immigrazione, «pensi a sistemare la chiesa cattolica»

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Il responsabile della frontiera del presidente Donald Trump, Tom Homan, ha criticato papa Francesco per l’ipocrisia delle sue critiche al piano di Trump di deportare gli immigrati illegali.   In un’apparizione del 19 gennaio al programma TV «Che Tempo Che Fa», Bergoglio aveva detto che le deportazioni di migranti illegali da parte degli Stati Uniti sarebbero una «vergogna». Venerdì, Homan ha sottolineato che la politica degli Stati Uniti è coerente con l’applicazione dei propri confini da parte del Vaticano.   «Hanno un muro attorno al Vaticano. Se entri illegalmente in Vaticano, il reato è grave», ha detto Homan durante un’apparizione a Newsmax, aggiungendo che chiunque entri illegalmente passerà del tempo in prigione.   Infatti, proprio lo scorso dicembre, il Vaticano ha aumentato le sanzioni per coloro che entrano illegalmente nelle sue aree riservate, che ora includono multe di circa 10.000-25.000 euro e pene detentive che vanno da uno a quattro anni. Coloro che vengono condannati per ingresso illegale in Vaticano sono banditi dalla città-Stato fino a 15 anni.   Gran parte della Città del Vaticano, compresi i palazzi, i giardini e gli uffici, è circondata da mura alte circa 12 metri e i suoi cancelli sono presidiati da Guardie Svizzere che proteggono la città dagli intrusi.   Homan ha osservato riguardo a Francesco: «Può proteggere il Vaticano dove vive. Può costruire un muro dove vive. Al popolo americano non è permesso?»   «Mettere in sicurezza il confine salva vite», ha sottolineato Homan. «Quando arrivano meno persone, meno donne vengono stuprate dal cartello. Meno bambini muoiono nel fiume. Meno americani muoiono per overdose di fentanyl».

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Da un rapporto pubblicato in ottobre è emerso che il solo traffico sessuale di minori è triplicato a causa delle politiche di apertura delle frontiere dell’amministrazione Biden-Harris, scrive LifeSite.   «Sono cattolico da sempre. Sono nato cattolico. Ho seguito la dottrina cattolica. Guarda, dovrebbe concentrarsi sul sistemare la Chiesa cattolica… ha grossi problemi lì», ha detto Homan. «Dovrebbe attenersi alla Chiesa cattolica e sistemare la cosa. È un pasticcio», ha concluso.   Bergoglio ha ripetutamente affermato che opporsi all’immigrazione è un «grave peccato». Tuttavia, il Catechismo della Chiesa Cattolica riconosce il diritto dei leader politici di regolamentare l’immigrazione:   «Le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l’esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del Paese che li accoglie» (CCC 2241).   Inoltre, il Catechismo sottolinea che «l’immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri».   Questo insegnamento è stato esposto nel 2011 da papa Benedetto XVI nel suo messaggio per la 97ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Mentre citava Papa Giovanni Paolo II per difendere la «possibilità» per le persone «di entrare in un altro paese per cercare migliori condizioni di vita», Benedetto ha anche difeso i diritti delle nazioni di origine a limitare tali ingressi:   «Ogni Stato ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune, ma sempre assicurando il rispetto della dignità di ogni persona umana. Gli immigrati, inoltre, hanno il dovere di integrarsi nel Paese di accoglienza, rispettandone le leggi e l’identità nazionale» aveva detto Ratzinger quattordici anni fa. SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic  
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