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Immigrazione

La disintegrazione della Francia, in diretta sotto i nostri occhi: la ferocia Kalergi ha vinto

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La situazione in Francia è completamente andata fuori controllo. La rivolta delle banlieue in seguito alla morte del 17enne a cui la polizia ha sparato ha contaminato varie città del Paese, e si è estesa anche a Bruxelles.

 

Le immagini che giungono da oltralpe sono semplicemente agghiaccianti, e testimoniano, tecnicamente, della fine della Francia, come Stato e come società.

 

Perché la Francia è ora, con ogni evidenza, «disintegrata» – letteralmente, i suoi pezzi non possono più integrarsi. La barbarie a cui stiamo assistendo sta qui a provarlo.

 

L’immigrazione di massa ha prodotto la catastrofe di quella che un tempo era una grande Nazione centrale per la storia della civiltà europea.

 

Il piano Kalergi realizzato ora ha lasciato quello che nel gergo dell’ISIS è una «zona di barbarie», dove la ferocia – questo il termine usato nel loro livre de chevet – va gestita, somministrata alla popolazione e a chiunque al fine di stabilire un nuovo ordine sociale dominato, appunto, dai gestori della ferocia.

 

 

 

Sono arrivati i veicoli corazzati, come quelli mandati in Ucraina per la guerra alla Russia. Solo che qui sono impiegati in territorio europeo, in quella che – solo in teoria, non è una zona di guerra.

 

 

Macerie fumanti – le macerie dello Stato di diritto, della storia della civiltà europea, le macerie dell’onore francese. E non è ancora finita.

 

 

Ecco che nella calca, non solo le popolazioni afroislamiche delle banlieue si danno allo scasso, ma anche la generazione dei senza futuro, i ragazzini della generazione ultima, che per protestare contro la violenza della polizia pensano bene di razziare il negozio della Apple, come a Strasburgo, e non solo.

 

 

 

L’azienda dell’iPhone mica è sola. Da quanto si vede, le razzie riguardano anche McDonald’s, Lidl, Luis Vuitton, e tanti altri franchising, più magari le botteghe a conduzione famigliare.

 

 

Le città, per usare la terminologia degli anarchici, quelli che negli anni Novanta parlavano di TAZ (zone temporaneamente autonome), sono state «aperte».

 

 

 

 

Abbiamo aspettato a pubblicare il video seguente – perché, come tutti quegli altri che vedete in circolo, non è pienamente verificato. Il suo significato per noi è molto, molto preciso, ed importante.

 

Si vedono dei tizi mascherati sparano per aria con dei Kalashnikov davanti a quello che sembra un condominio. Gli AK-47 che vediamo qui sono a ripetizione, sono cioè armi militari, non disponibili in vendita ai civili.

 

 

Quindi, con probabilità gli uomini qui ritratti hanno attinto a riserve di armi, presenti in Francia, che appartengono o alla criminalità o a reti terroristiche.

 

I giornali hanno detto che sarebbe stata assaltata un’armeria: ma le armerie francesi non possono avere armi automatiche.

 

Emergono quindi altre immagini con i rivoltosi che circolano per le strade cittadine in pieno giorno armati di armi a canna lunga.

 

 

In ogni caso, questi video spiegano bene la morfologia profonda della situazione: la barbarie con i suoi attori programmatici (sovvertitori, terroristi) avanza rendendo inutile lo Stato e le sue leggi.

 

Lo Stato francese è stato, ancora una volta etimologicamente, disintegrato.

 

E i disintegratori lo rivendicano apertamente.

 

I roghi di enormi centri commerciali, delle biblioteche o delle stazioni degli autobus stanno a significare la stessa cosa: quello che sta accadendo non è controllabile, ed è diretto alla distruzione dello status quo perfino nella sua dimensione quotidiana e materiale.

 

 

 

 

Le immagini di fumo che avvolge la città non si vedono nemmeno a Kiev. Che, ripetiamo, a differenza di Parigi è in guerra.

 

 

La città brucia come nemmeno a Damasco o a Tripoli. Parigi oggi è un pezzo di Medio Oriente più complicato e mortale e devastato.

 

 

 

 

 

 

Lo Stato non può nulla. Attualmente i suoi rappresentanti balbettano accuse contro il poliziotto che ha sparato al minorenne – che a quanto riportato guidava in modo sconsiderato ed ha un passato violento.

 

Le immagini delle stazioni di polizia che bruciano, come a Lione, valgono più di mille parole.

 

 

 

«Una guerra civile si sta preparando e voi lo sapete perfettamente» scriveva la strana lettere dei militari alle élite politiche parigine un anno fa.

 

Eccola, la guerra civile di cui parlavano è arrivata. Ed è certo che sapevano che sarebbe arrivata: perché l’hanno programmata per decenni e decenni, perché hanno attuato il piano Kalergi con estrema dedizione e perizia, trasformando la Francia nel disastro finale di fuoco e sangue che è sotto i nostri occhi.

 

Non è ancora finita. Si andrà oltre. E non si fermerà alla Francia o al Belgio. La ferocia Kalergi dovrà vincere ovunque.

 

Perché il programma dell’anarco-tirannia deve essere caricato in tutto il mondo – prossimamente, come sappiamo dai segni già belli visibili, anche soprattutto in Italia.

 

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

Immigrazione

«Allahu akbar» e investe i pedoni nell’isola francese

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Cinque persone sono rimaste ferite, due in modo grave, dopo che mercoledì un uomo ha travolto con la propria auto pedoni e ciclisti sull’isola francese di Oléron, hanno comunicato le autorità locali. L’autista avrebbe urlato «Allahu Akbar» al momento dell’arresto.

 

L’aggressione, protrattasi per 35 minuti, si è consumata lungo le strade che uniscono i comuni di Dolus-d’Oléron e Saint-Pierre-d’Oléron, capoluogo dell’isola atlantica. Il ministro dell’Interno Laurent Nunez ha confermato che cinque pedoni e ciclisti sono stati investiti prima che il conducente venisse fermato.

 

La polizia ha neutralizzato il sospettato con un taser dopo che questi aveva dato fuoco al veicolo. All’interno dell’auto sono state rinvenute diverse bombole di gas, ha reso noto la procura di La Rochelle, precisando che l’uomo aveva ripetutamente gridato «Allahu Akbar» durante l’arresto.

 

La procura antiterrorismo francese non è coinvolta nell’indagine per tentato omicidio. Stando a quanto riportato dal quotidiano Le Parisien, il sospettato è un 35enne del villaggio di pescatori di La Cotinière, con precedenti per reati minori e legati alla droga, ma privo di collegamenti noti a gruppi terroristici organizzati. Avrebbe riferito agli inquirenti di essersi «auto-radicalizzato online» circa un mese fa – dichiarazione che gli investigatori stanno al momento verificando.

 

Secondo recenti notizie trapelate, sarebbe un francese europeo anarchico convertitosi all’islam

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Negli ultimi anni la Francia è stata teatro di numerosi attacchi con veicoli a motore. Il più letale risale al 2016, quando un estremista islamista ha falciato con un camion la folla in festa per la Bastiglia a Nizza, causando 86 morti e oltre 450 feriti prima di essere abbattuto dalla polizia.

 

Gli attacchi a base di grida «Allahu Akbar» sono oramai una costante in Europa e oltre.

 

Come riportato da Renovatio 21, solo tre mesi fa a Dublino si è avuto un accoltellatore allahukbarista. L’anno scorso un uomo ha fatto irruzione con machete in una stazione di polizia di Linz am Rhein, in Germania, col il trito grido islamista. Tre anni fa in Francia un marocchino ha decapitato il padre urlando «Allahu Akbar». Sempre in Francia, sempre tre anni fa, un allahuakbarista ha abbattuto un albero di natale.

 

Il grido allahuakbarico è stato udito, ovviamente, anche durante la rivolta delle banlieue del 2023.

 

Più significativo quando l’anno passato masse di immigrati siriani invasero i mercatini di Natale tedeschi gridando «Allahu akbar», in celebrazione della presa di Damasco da parte degli islamisti anti-Assad. Non è chiaro perché, se sono felici di questo esito politico, non tornino nel loro Paese (scherziamo, è a noi chiarissimo)

 

Al contempo, non è chiaro come gli europei riescano a farsi sputare in faccia in questo modo, persino a Natale. Scherziamo anche qui: sappiamo benissimo perché.

 

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Immagine di Cobber17 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported 

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Trump: «La gente di Nuova York fuggirà dal comunismo»

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I neoeboraceni presto abbandoneranno la loro città «comunista», ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in seguito all’elezione a sindaco del democratico progressista Zohran Mamdani.   Mercoledì, parlando ai suoi sostenitori a Miami, Trump ha affermato che i democratici avevano «insediato un comunista» al comando della metropoli più grande del Paese e ha aggiunto che il cosiddetto Sunshine State «diventerà presto il rifugio per chi fugge dal comunismo newyorkese».   Mamdani, che si definisce socialista democratico ed è stato eletto martedì, promuove l’edilizia popolare, la proprietà pubblica dei servizi essenziali e la tassazione sul patrimonio. Il suo programma ha suscitato critiche da moderati e repubblicani, che lo accusano di spingere idee «radicali», «comuniste» e populiste, mentre i suoi sostenitori ritengono che le proposte affrontino la crisi abitativa in atto e le disuguaglianze crescenti di Nuova York.

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La scelta di Trump di rilasciare tale dichiarazione proprio a Miami è apparsa intenzionale. La città ospita da decenni vaste comunità cubane e venezuelane, che ne hanno forgiato l’immagine di approdo per chi scappa da regimi socialisti e comunisti.   Lungi dall’essere un uomo del popolo, il Mamdani è un immigrato di lusso figlio di papà. Suo padre è un professore di «studi post-coloniali» di origine ugandese-gujarati e di famiglia sciita, la madre è la regista indiana nota internazionalmente (in particolare, per il film 2001 Monsoon Wedding – Matrimonio indiano), premiata anche al Festival di Venezia nel 1991, Mira Nair. Il secondo nome dato al pargolo, Kwame, fu un omaggio a Kwame Nkrumah, primo presidente del Ghana.   Come riportato da Renovatio 21, Mamdani è è affiliato con organizzazioni che perorano apertis verbis la distruzione della famiglia e progetta addirittura aborti eseguiti in chiesa.  

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Immagine di Bingjiefu He via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Accoltellamento di massa in un treno inglese. Silenzio sulle origini immigrate dei massacratori

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Secondo quanto riferito dalla polizia, sabato diverse persone sono state accoltellate su un treno vicino a Cambridge, nell’Inghilterra centrale. Due sospettati sono stati arrestati. I responsabili sarebbero un caraibico e un nero di 32 e 35 anni, ma per ore le autorità non hanno rivelato l’identità dei presunti massacratori.

 

Le ambulanze e le unità armate sono giunte sul posto intorno alle 19:40 ora locale.

 

«Sono intervenuti agenti armati e il treno è stato fermato a Huntingdon, dove due uomini sono stati arrestati. Diverse persone sono state trasportate in ospedale», ha dichiarato la polizia del Cambridgeshire.

 

In seguito la polizia ha dichiarato che dieci persone sono state ricoverate in ospedale, tutte tranne una con ferite gravi in pericolo di vita.

 

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La polizia dei trasporti britannica ha dichiarato che a un certo punto era stato dichiarato un allarme terrorismo, ma che poi è stato revocato. Il sovrintendente capo Chris Casey ha affermato che «non sarebbe appropriato» fare congetture sul movente in questa fase.

 

I video pubblicati sui social media mostrano una massiccia presenza della polizia alla stazione ferroviaria.

 


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Un testimone ha dichiarato a Sky News di aver visto passeggeri «estremamente insanguinati» fuggire dagli aggressori. Il testimone ha aggiunto che un passeggero ha gridato: «Hanno un coltello».

 

Il primo ministro britannico Keir Starmer ha condannato il «terribile incidente» e ha ringraziato i servizi di emergenza per la loro risposta. «I miei pensieri sono con tutte le persone colpite», ha scritto su X.

 

Il ministro degli Interni Shabana Mahmood ha dichiarato di essere «profondamente rattristata» e ha esortato il pubblico a «evitare commenti e speculazioni in questa fase iniziale».

 

Polemiche ora montano sul fatto che le autorità hanno per ore mancato di rivelare le origini immigrate dei presunti massacratori ferroviari.

 

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