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Immigrazione

Immagini dall’inferno migratorio di Lampedusa

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L’isola di Lampedusa è al collasso. Migliaia di immigrati stanno sbarcando sulla costa italiana: alcuni sostengono che nelle ultime 24 ore sarebbero arrivati 6000 immigrati.

 

Lampedusa sta ad appena 60 miglia dalla costa tunisina, ed ha una popolazione di appena 6000 persone. Molti africani raggiungono l’isola con imbarcazioni che sono poco più di zattere. Secondo alcuni report ne sarebbero partite dall’Africa circa 160, in quello che ha l’aria di essere un fenomeno altamente organizzato e decisamente non casuale.

 

Si tratta, come noto, di una tipologia specifica di immigrato: maschi in età militare.

 

Secondo alcuni rapporti, altri 10.000 sarebbero in partenza.

 

Le cause di questo disastro potrebbero essere legate allo specifico utilizzo dell’«arma di immigrazione di massa» da parte dello Stato tunisino, che, esattamente come faceva il vicino Gheddafi e pure Erdogan, chiede all’Europa concessioni o aiuti economici in cambio dello stop all’ondata migratoria.

 

Di certo, la cosa sta accadendo sotto il governo di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, partito sedicente nazionalista che aveva venduto agli italiani l’idea del «blocco navale», e che ora si trova ad avere il doppio degli immigrati rispetto all’anno passato, quando a Palazzo Chigi c’era il tecnocrate cosmopolita Draghi.

 

Lampedusa sta per cadere, invasa da un’orda non sostenibile, non gestibile, inaffrontabile.

 

Queste sono alcune delle immagini che circolano in rete e che stanno sbalordendo, e impaurendo, il mondo intero.

 

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Vista la tensione, le forze dell’ordine hanno effettuato alcune cariche di alleggerimento al molo del porto Favaloro. Dire che gli agenti sono in minoranza numerica è, questo momento, un ridicolo eufemismo.

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Qualcuno, tuttavia, sembra divertirsi.

 

 

 

Il party, in realtà, inizia già in barca

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Immigrazione

Trappole vaginali: grande proposta tedesca contro gli immigrati violentatori

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All’allarmante aumento dei casi di stupro – nell’ultimo lustro, il numero di aggressioni denunciate è aumentato del 49,5%, superando le 12.000 all’anno –  la Germania risponde con la proposta di  «trappole vaginali» con punte interne progettate per ferire il pene dell’aggressore.   L’idea, riciclata da una vecchia invenzione sudafricana chiamata Rape-aXe , consiste in un dispositivo vaginale che una donna può indossare per autodifesa. Se diventa vittima di stupro, il dispositivo si attiva, infliggendo dolore e lesioni all’aggressore e facilitando anche la successiva identificazione medica. Tale cintura di castità elettronica mutilante è stata propalata dagli attivisti sudafricani sostengono che il sistema legale non è stato efficace nel prevenire o ridurre gli stupri e altri atti di violenza contro le donne.   Il marchingegno di difesa vaginale è stato inventato da Sonette Ehlers, una dottoressa sudafricana motivata a crearlo nel 2005 mentre lavorava come tecnico del sangue presso il Servizio Trasfusionale del Sud Africa, periodo durante il quale incontrò numerose vittime di stupro. La Ehlers ha raccontato di essere stata ispirata a progettare il Rape-aXe da una paziente che era stata violentata esclamò: «se solo avessi i denti laggiù» alludendo al mito, comune a tutta l’umanità (dalla famosa «osteria numero 20» del canto popolare a certuni film horror) di quella che con espressione latina si può chiamare vagina dentata.

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nizialmente chiamato RapeX, il nome fu cambiato nel 2006 dopo aver scoperto che RAPEX è anche un sistema di allerta dell’UE contro le merci pericolose sul mercato. Il Rape-aXe è una guaina in lattice con punte affilate e rivolte verso l’interno, che verrebbe indossata da una donna nella sua vagina come un preservativo femminile. Se un aggressore tenta uno stupro vaginale, il suo pene penetra nella guaina in lattice e viene impigliato nelle punte, causando all’aggressore un dolore lancinante durante l’estrazione e dando alla vittima il tempo di fuggire. Il preservativo rimane attaccato al corpo dell’aggressore quando questi si ritrae poteva essere rimosso solo chirurgicamente, il che avrebbe allertato il personale ospedaliero e la polizia.   La sociologa Julia Wege dell’Università di Scienze Applicate di Ravensburg-Weingarten e il medico Urs Schneider del Fraunhofer Institute for Health Technology di Stoccarda hanno annunciato uno studio con cui intendono indagare gli ausili tecnici contro la violenza sessuale, tra cui questo.   «Ciò che viene presentato come una misura innovativa e rafforzante è in realtà una resa dello Stato. È la tacita ammissione che le strade non sono sicure, che il sistema giudiziario non offre alcuna protezione, che i confini sono aperti e che le donne devono prepararsi a difendersi da sole, come se vivessero in una zona di guerra» scrive The European Conservative.   Ogni sorta di follia, pure con accenti tecnomedievali, va bene pur di non ammettere la verità: l’aumento della violenza sulle donne è provocato dall’immigrazione di massa.   La distruzione sociale operata dall’invasione kalergista è per la Germania un tabù assoluto: al punto che nemmeno è possibile citare gli stessi dati del governo.   Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato un tribunale della Bassa Sassonia ha condannato la politica di Alternative für Deutschland (AfD) Marie-Therese Kaiser per incitamento all’odio tramite condivisione di dati governativi che dimostrano che gli afgani hanno una probabilità sproporzionatamente maggiore di commettere stupri di gruppo.   Anche le condanne lievi della magistratura germanica agli immigrati stupratori non sono più discutibili: uomo tedesco che aveva insultato un giudice dopo che il magistrato aveva emesso una sentenza lieve a un siriano che ha violentato una ragazza di 15 anni — è stato colpito da una multa di 5.000 euro per l’insulto. Il siriano, invece, ha pagato alla vittima della violenza sessuale 3.000 euro.   Nel frattempo, a Berlino i Verdi chiedono vagoni della metro «anti-stupro».

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Immigrazione

Continuano gli scontri etnici in Ispagna. I servizi segreti marocchini hanno un ruolo nelle violenze?

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Le tensioni tra spagnoli ed immigrati nordafricani a Torre Pacheco sembrano essere diminuite d’intensità ma sono molti gli interrogativi che restano sulla vicenda.

 

Secondo alcuni video apparsi su canali Telegram, gruppi di cittadini marocchini o cosiddetti «spagnoli di seconda generazione» continuerebbero ad aggirarsi nottetempo, armati di spranghe e bastoni, a caccia di autoctoni. In tale contesto, secondo voci non verificate circolanti in rete, la Guardia Civil non riuscirebbe a contenere il fenomeno o peggio starebbe a guardare.

 

Nel frattempo è apparso anche un video in cui un gruppo di nordafricani sembra deporre le «armi», bastoni ed oggetti contundenti, chiedendo nel contempo la condanna di un gruppo di spagnoli autori della distruzione di un ristorante kebab.

 

 

 

 

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Alcuni commentatori hanno visto in questo gesto affatto singolare, un coinvolgimento dei servizi segreti marocchini, possibili sobillatori del clima di violenza al fine di destabilizzare la Spagna.

 

Un attivista sahraoui (il Sahara Occidentale un tempo Sahara spagnolo è attualmente conteso tra il Marocco e gli indipendentisti del Fronte Polisario) si è espresso sui fatti di Torre Pacheco notandovi la longa manus di un Marocco che avrebbe fatto dell’immigrazione uno strumento di pressione politica e di una parte della diaspora marocchina uno strumento dei suoi apparati di controllo.

 

 

L’attivista menziona anche uno spirito di arroganza coloniale da parte dei marocchini, con lo sventolare di bandiere nazionali durante gli scontri, qualcosa che abbiamo visto anche alle nostre latitudine durante la calata dei «maranza» su Peschiera nel giugno 2022 o durante i disordini scatenati dai tifosi marocchini in Spagna, Francia e Italia durante i mondiali di calcio 2022.

 

Tutto ciò avviene mentre rinasce un sedicente «Comitato per la liberazione di Ceuta e Melilla» dopo alcune tensioni tra Spagna e Marocco per l’invito del rappresentante del Fronte Polisario in Spagna al congresso del Partido Popular (PP).

 

Il summenzionato comitato di liberazione starebbe anche progettando una «Marcia Verde» per occupare pacificamente le due enclaves spagnole in terra marocchina sul modello della marcia verde con cui nel 1975, 350.000 marocchini disarmati dilagarono nel Sahara spagnolo con l’approvazione del sovrano Hassan II per spingere la Spagna ad abbandonare la regione.

 

Che dietro ai fatti di Torre Pacheco vi sia una strategia del governo marocchino con il coinvolgimento di servizi di sicurezza è ovviamente tutto da dimostrare e possiamo solo avanzare delle ipotesi.

 

Negli scontri di Torre Pacheco non è del resto nemmeno chiaro il coinvolgimento dell’estrema destra spagnola, mentre alcune fonti giornalistiche segnalano l’arresto in Catalogna di un attivista antimmigrazione che le autorità spagnole considerano coinvolto nella vicenda.

 

La situazione è confusa e scontri vi sarebbero stati anche tra nordafricani e gitani, tra le cui comunità notoriamente non corre buon sangue.

 

Secondo alcune fonti giornalistiche, le autorità spagnole avrebbero anche fermato nei pressi di Torre Pacheco un numero di non meglio identificati «ultras» e «radicali di destra» provenienti anche da Italia e Romania, convincendoli a tornare sui loro passi, lasciando la cittadina.

 

Victor Garcia 

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Immigrazione

Un rapporto del governo tedesco rivela tassi di criminalità astronomici tra i giovani stranieri rispetto ai giovani autoctoni

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Nuove statistiche del governo federale tedesco indicano che i giovani stranieri sono rappresentati in modo sproporzionato come sospettati in numerosi reati, con differenze particolarmente significative per quanto riguarda la criminalità di strada e i furti nei negozi. Lo riporta Remix News.   Il rapporto sul carico di sospetti (TVBZ) è stato elaborato dalla Polizia Criminale Federale (BKA) e pubblicato nelle Statistiche Criminali della Polizia (PKS) a partire da quest’anno. Questo rapporto indica il numero totale di sospetti identificati di età superiore agli otto anni ed è calcolato ogni 100.000 abitanti per gruppo di popolazione. Esamina tutti i reati, ad eccezione delle violazioni della legge sull’immigrazione, e i dati presentano una tendenza preoccupante.   Per i sospettati tedeschi di tutte le fasce d’età, il TVBZ è 1.878. Al contrario, i sospettati siriani hanno un TVBZ di 8.236, mentre i sospettati afghani sono 8.753, ovvero più di quattro volte di più.

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Tuttavia, confrontando i dati tra i giovani, la disparità è ancora più marcata. I siriani tra i 14 e i 18 anni hanno una probabilità cinque volte maggiore di commettere un reato rispetto ai tedeschi nella stessa fascia d’età. Tuttavia, rispetto ad altri gruppi di giovani nordafricani, la differenza è ancora più astronomica. I giovani algerini presentano un tasso di TVBZ di ben 56 volte superiore a quello dei tedeschi. Per i marocchini, la cifra è 19 volte superiore.   Le differenze sono notevoli anche tra le specifiche categorie di reati. Nei reati di strada, che includono reati come lesioni personali, rapina, molestie sessuali e borseggio, il TVBZ per i sospettati tedeschi è di 168. Per i siriani, questa cifra sale a 1.291, e per gli afghani a 1.218, quasi otto volte superiore.   I dati sono stati pubblicati dopo un’interrogazione parlamentare del portavoce per la politica interna dell’AfD, Martin Hess, che ha criticato i risultati, affermando che «questo è il risultato prevedibile di una politica migratoria che è stata completamente fallimentare per decenni e che ha rinunciato a ogni controllo almeno dal 2015».   In una piccola indagine condotta a giugno, Hess aveva già richiesto dati dettagliati sui tassi di criminalità tra gli stranieri, suddivisi per nazionalità e fascia d’età.   Tali dati devono essere considerati anche da un’altra prospettiva. Molti di questi sospettati cittadini tedeschi hanno origini straniere; tuttavia, spesso non è possibile sapere quanti di questi sospettati abbiano origini straniere, perché la Germania non registra queste informazioni.   Esistono alcuni modi per aggirare questo problema. Come dimostrano i dati del Nord Reno-Vestfalia, analizzando i nomi di battesimo dei sospettati di stupro di gruppo, emerge che almeno la metà dei cittadini tedeschi aveva chiaramente nomi di origine straniera, come Mohammad et similia.  
Durante le rivolte di capodanno a Berlino, fu fatta trapelare alla stampa una lista di nomi di sospettati, dalla quale risultò che un gran numero di sospettati «tedeschi» avevano in realtà nomi stranieri. Come riportato da Renovatio 21, si era arrivati ad un punto che i devastatori immigrati nemmeno più si nascondevano alle telecamere o alla Polizei.   Un alto procuratore di Berlino ha dichiarato che fino a tre membri del clan su quattro hanno la cittadinanza tedesca, scrive sempre Remix News.   Ogni volta che uno di questi sospettati commette un reato, viene registrato come sospetto tedesco. Se la Germania conservasse i dati sul tasso di criminalità dei cittadini tedeschi di origine straniera, come fa la Danimarca, rivelerebbe probabilmente un tasso di criminalità incredibilmente alto tra questo gruppo di cittadini tedeschi. Questa politica è stata promossa dall’AfD anche per contribuire a misurare i tassi di integrazione degli stranieri, anche dopo generazioni di residenti in Germania.   I nuovi dati TVBZ sfatano anche un mito diffuso a sinistra, secondo cui gli stranieri commettono tassi di violenza così elevati perché sono per lo più giovani uomini.   Tuttavia, come mostrano i dati, gli indagati tedeschi, rispetto agli indagati stranieri della stessa fascia d’età, presentano spesso tassi di criminalità notevolmente inferiori. La Germania ha anche uno stato sociale estremamente solido, il che significa che questi giovani stranieri hanno accesso a cibo, alloggio e beni di consumo.   Come riportato da Renovatio 21, gli immigrati in Germania (e non solo) oramai sono riconoscibili per pattern di violenza sempre più specifici: ad esempio, i continui accoltellamenti in istrada, le molestie alle ragazze in piscina o le botte sui treni e nelle stazioni a personale ferroviario, passeggeri a caso o pure altri immigrati. Nemmeno il festival della diversità è al sicuro: a Solingen un immigrato (cioè, l’oggetto della festa…) l’estate passata ha accoltellato tre persone con l’immancabile grido «Allahu akbar».

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È divenuto pericoloso, in Germania, recarsi ai tradizionali mercatini di Natale, dove se non si consuma una strage jihadista c’è sempre la possibilità di ascoltare anche lì i cori «Allahu akbar» da parte degli immigrati che celebrano il nuovo governo jihadista in Siria, ovviamente senza nemmeno sognarsi di tornarvi a vivere.   L’artefice del caos migratorio europeo, Angela Merkel, due mesi fa ha avuto da dichiarare che se il continente respinge gli immigrati sarà «distrutto».   Nel frattempo, ad essere distrutto è il tessuto sociale della Germania e degli altri Paesi europei, ridotti oramai all’anarco-tirannia kalergista.   Il presidente del sindacato della polizia tedesca (DPoIG) Manuel Ostermann ha dichiarato lo scorso agosto che a Germania non è più un Paese sicuro. Abbiamo un enorme problema con la criminalità da coltello. La crisi migratoria è prima di tutto una crisi criminale. E il pericolo più grande per la vita e gli arti delle persone che vivono in Germania è chiaramente rappresentato dagli islamisti».

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