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Il Texas rifiuta di graziare George Floyd
Una commissione di clemenza del Texas ha formalmente respinto una petizione per la grazia postuma di George Floyd, la cui morte ha scatenato massicce proteste contro la brutalità della polizia dopo essere stato ucciso da un agente di polizia del Minnesota nel 2020.
La commissione aveva inizialmente raccomandato di cancellare la sua lista, ma ha annullato la decisione alla fine dell’anno scorso.
Il Texas Board of Pardons and Paroles ha votato all’unanimità contro la richiesta del governatore Greg Abbott di concedere una rara revisione della fedina penale di una persona dopo la sua morte, ha riferito giovedì il Texas Tribune.
La lettera inviata all’avvocato di Floyd, Allison Mathis, per informarla della decisione è stata pubblicata per la prima volta da un giornalista del Marshall Project, una testata senza scopo di lucro che si occupa di notizie sulla giustizia penale. Non spiegava la motivazione del consiglio per il rigetto della petizione.
Mathis, un difensore pubblico di Houston, ha presentato una petizione al consiglio per graziare Floyd per una condanna per droga del 2004 nell’aprile 2021.
Il consiglio aveva raccomandato di graziare Floyd nell’ottobre dello scorso anno, ma ha annullato la decisione due mesi dopo. L’ufficio del governatore ha detto in quel momento che l’organo di clemenza avrebbe riesaminato il caso per «risolvere errori e problemi procedurali» . Il governatore Abbott non poteva prendere in considerazione la grazia senza una raccomandazione adeguata, ha spiegato il suo addetto stampa.
George Floyd è morto durante un arresto quando alcuni poliziotti lo stavano immobilizzando dopo che l’uomo, in evidente stato di alterazione (urlava di non riuscire a respirare anche uscendo dalla macchina) aveva tentato di fare acquisti ad una pompa di benzina con danaro falso.
La morte dell’uomo fu la miccia che fece scoppiare rivolte razziste in tutto il Paese, con decine di morti e città messe a ferro e fuoco, una sedizione di fatto incoraggiata da membri dell’establishment politico e perfino scientifico: gli scienziati, arrivati al potere col coronavirus, arrivarono a dire che, in periodo di lockdown, il COVID non avrebbe colpito le manifestazione di Black Lives Matter, anzi il COVID è esso stesso un effetto del razzismo…
All’epoca fu Candace Owens, attivista nera particolarmente critica con il Partito Democratico USA, a inquadrare la situazione:
«George Floyd non era una persona straordinaria, è innalzato come un essere umano straordinario. Al momento del suo arresto era fatto di Fentanil era fatto di metanfetamina. in una trascrizione si legge di una persona descritta come drogata fino ad uscire di testa. quando viene messo in manette e contro il muro un sacchetto bianco di ciò che sembra essere cocaina».
Il Floyd per cui ora si chiede la grazia postuma, di apprende, nel 2005 faceva parte di una banda di cinque persone che fece violentemente irruzione dentro la casa di una donna nera incinta. George Floyd tirò fuori una pistola e la premette sulla pancia gravida della donna.
Questo sarebbe l’eroe celebrato in tutto il mondo. A questo è arrivata la psicologia del gregge mondialista: innalzare un criminale del genere a santo martire.
Tuttavia, non tutti la pensano con la massa vaccina degli umani rincitrulliti dai media venduti al Male. Ecco quindi che l’anno scorso un fulmine ha distrutto un murale ritraente George Floyd a Toledo, in Ohio.
Immagine di Vasanth Rajkumar via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
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Putin: I leader ucraini sono come «alieni»
L’Ucraina sembra essere governata da «alieni» che prendono decisioni spietate senza riguardo per la sofferenza della gente comune, ha detto il presidente russo Vladimir Putin. Ha anche avvertito che la campagna di «mobilitazione totale» di Kiev avrebbe prosciugato il Paese.
Intervenendo alla sessione plenaria dell’Eastern Economic Forum (EEF) di giovedì, Putin ha ricordato che Mosca e Kiev avevano sostanzialmente raggiunto un accordo di pace, basato su un impegno ucraino alla neutralità, durante i colloqui di Istanbul all’inizio del conflitto. Tuttavia, questi sforzi sono stati ostacolati dall’intervento dell’Occidente, che desiderava ardentemente la «sconfitta strategica» della Russia.
Il comportamento di Kiev in queste circostanze ha fatto storcere il naso, ha osservato il leader russo. «A volte ho l’impressione che coloro che governano l’Ucraina siano come alieni o stranieri… Non pensano… vedi, le loro perdite sono colossali. Non riesco nemmeno a immaginare cosa faranno dopo».
Secondo il presidente, l’unica opzione rimasta a Kiev è abbassare di nuovo l’età massima della leva obbligatoria. Ciò consentirebbe loro di «arruolare bambini, come fecero i nazisti tedeschi con la Gioventù hitleriana. Ma questo non risolverà il problema… Il passo successivo è chiamare gli studenti, per dissanguare il Paese. Ancora una volta, sembra che gli ucraini non siano il loro popolo», ha detto Putin.
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Ha affermato che questo approccio non era sorprendente, dato che le famiglie dei leader ucraini risiedono spesso in altre nazioni. «Non pensano davvero al Paese. Ma lo mascherano con slogan nazionalisti, ingannando la gente».
La Gioventù hitleriana (Hitlerjugend) fu creata da Adolf Hitler per indottrinare i giovani tedeschi tra i 14 e i 18 anni. Mentre il Terzo Reich lottava per contenere l’avanzata sovietica e alleata alla fine della seconda guerra mondiale, utilizzò l’organizzazione per reclutare milizie Volkssturm scarsamente addestrate, che in seguito subirono pesanti perdite o si arresero in massa.
L’Ucraina ha annunciato la mobilitazione generale poco dopo l’inizio del conflitto con la Russia. Questa primavera, nel tentativo di recuperare le perdite militari, Kiev ha anche approvato due progetti di legge, uno dei quali ha abbassato l’età per la leva da 27 a 25 anni, e l’altro ha notevolmente inasprito le regole di mobilitazione.
Come riportato da Renovatio 21, i circensi sono esentati dal servizio militare, mentre i sacerdoti cattolici no. Su soldati donna e sieropositivi HIV si sta lavorando. Lo scorso gennaio, per la prima volta dall’inizio del conflitto, il ministero della Difesa ha acquistato 50.000 uniformi femminili. Mesi fa era emerso che tutte le donne in Ucraina che hanno una formazione medica o farmaceutica sarebbero state obbligate a registrarsi presso l’esercito.
Secondo testimonianze raccolta fra i parlamentari ucraini da Financial Times, circa 800.000 ucraini sarebbero passati alla «clandestinità» a causa della minaccia di mobilitazione militare nel mezzo del conflitto con la Russia.
L’ex ambasciatore degli USA presso la NATO ha dichiarato che Kiev dovrebbe inviare diciottenni a combattere contro la Russia per aumentare le probabilità di vittoria.
Il dramma dei reclutamenti forzati in Ucraina rivela ogni giorno nuovi filmati agghiaccianti, come quello del mese scorso della donna che si è data fuoco per protestare contro la mobilitazione del marito.
Le autorità di Kiev hanno pure cominciato a dichiarare le decine di morti di renitenti alla leva morti durante la fuga dal Paese.
A giugno, Putin ha dichiarato che le stime sulle perdite ucraine sui campi di battaglia ammontano a circa 50.000 militari al mese.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Economia
La Volkswagen pianifica tagli importanti in Germania
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Immigrazione
Bergoglio: opporsi alle migrazioni è «un peccato grave». Ecco lo spot per la gestione episcopale dell’invasione
Bergoglio ha condannato gli sforzi per regolamentare l’immigrazione, affermando che coloro che «sistematicamente» lavorano per «respingere i migranti» stanno commettendo un «peccato grave».
Molti commentatori si sono concentrati sulla difformità delle parole del pontefice regnante dalla dottrina o la loro astrusità, tuttavia quasi tutti hanno mancato il fine pragmatico: il rilancio, duro e puro, del ruolo della Chiesa nella gestione materiale della migrazione di massa, con tanto di barche disposte sul canale di Sicilia.
Per operare la sua ennesima, inesausta propaganda dell’invasione migratoria – che pare addirittura superare ideologicamente le posizioni precedenti, già estremiste – Francesco ha utilizzato l’udienza del mercoledì, di fatto monopolizzata dall’infuocata agiografia dell’invasione straniera in Italia, in Europa ed oltre.
«Oggi rimando la consueta catechesi e desidero fermarmi con voi a pensare alle persone che – anche in questo momento – stanno attraversando mari e deserti per raggiungere una terra dove vivere in pace e sicurezza», ha esordito il gesuita argentino.
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Utilizzando i temi di «mari e deserti», Francesco ha affermato che sia i mari che i deserti stanno diventando «cimiteri di migranti». «E la tragedia è che molti, la maggior parte di questi morti, potevano essere salvati» ha dichiarato il Bergoglio, in un impeto di retorica immigrazionista che è sembrato perfino più roboante del solito.
«Bisogna dirlo con chiarezza: c’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti – per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave» ha tuonato il gesuita sudamericano.
Elaborando la sua descrizione dell’opposizione alla migrazione come un «peccato», il Bergoglio ha voluto attingere alla Sacra Scrittura: «non dimentichiamo ciò che dice la Bibbia: “Non molesterai il forestiero né lo opprimerai” (Es 22,20). L’orfano, la vedova e lo straniero sono i poveri per eccellenza che Dio sempre difende e chiede di difendere».
Verrebbe da rispondere al papa che di orfani e vedovi, nei barconi carichi solo di giovani sani e forti in età militare, ve ne è pochi – e la cosa è oramai nota a chiunque che non sia cieco o in malafede totale. Né, va detto, possiamo definirli poveri, visto che godono di vitto alloggio, vestiti e cellulari nuovi, tutte cose che molti italiani non riescono a permettersi.
L’occupante del Soglio ha quindi sottolineato una disparità tra la ricchezza delle diverse società, commentando che «nell’epoca dei satelliti e dei droni, ci sono uomini, donne e bambini migranti che nessuno deve vedere: li nascondono. Solo Dio li vede e ascolta il loro grido. E questa è una crudeltà della nostra civiltà».
La retorica è alle stelle, e non vorremmo che fosse per il possibile nervosismo di chi scrive i discorsi papali riguardo l’arrivo del vaiolo delle scimmie.
Ma non è finita: rivolgendosi ancora una volta alla Scrittura, Francesco ha paragonato l’attuale immigrazione – un fenomeno particolarmente concentrato in Europa dall’Africa e negli Stati Uniti dal confine meridionale – alla «grande migrazione» del popolo ebraico che fu guidato da Mosè fuori dalla schiavitù in Egitto.
«Ci farà bene, oggi pensare: il Signore è con i nostri migranti nel mare nostrum, il Signore è con loro, non con quelli che li respingono», ha commentato Francesco, ad un passo dal dire, magari proprio in lingua tedesca, Gott mit uns, espressione utilizzata in un precedente progetto di pulizia etnica e ridefinizione della popolazione europea.
Come da pensiero della sinistra radicale di cui si attornia, Bergoglio non ha fatto distinzioni tra immigrazione legale e illegale durante il suo discorso in udienza, o sul modo in cui gli immigrati dovrebbero essere accolti ed integrati nella cultura locale, un aspetto sul quale la Chiesa avrebbe pure un insegnamento chiaro.
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L’insegnamento della Chiesa cattolica in materia di immigrazione è un attento mix di carità verso i cittadini di una nazione e coloro che cercano di entrare in quella nazione per giuste ragioni. Il Catechismo al punto 2241 scrive che «Le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l’esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie».
Inoltre, allo stesso punto, il Catechismo sottolinea che «l’immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del Paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri».
Un simile insegnamento era stato esposto nel 2011 da Papa Benedetto XVI nel suo messaggio per la 97ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Mentre citava Papa Giovanni Paolo II per difendere la «possibilità» per le persone «di entrare in un altro Paese per cercare migliori condizioni di vita», Benedetto aveva anche difeso i diritti delle nazioni di origine a limitare tali ingressi.
In precedenza Giovanni Paolo II, nella stessa occasione del 2001, aveva scritto che l’esercizio del «diritto di emigrare … va regolamentato, perché esercitarlo indiscriminatamente può arrecare danno e recare pregiudizio al bene comune della comunità che accoglie il migrante».
Invece, le recenti parole del Bergoglio «sembrerebbero essere un invito generale a un aumento dell’immigrazione di qualsiasi tipo» nota LifeSite.
«Non è attraverso leggi più restrittive, non è con la militarizzazione delle frontiere, non è con i respingimenti che otterremo questo risultato» ha continuato il pontefice pro-invasione. «Lo otterremo invece ampliando le vie di accesso sicure e le vie di accesso regolari per i migranti, facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, dalle violenze, dalle persecuzioni e dalle tante calamità; lo otterremo favorendo in ogni modo una governance globale delle migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà. E unendo le forze per combattere la tratta di esseri umani, per fermare i criminali trafficanti che senza pietà sfruttano la miseria altrui».
In pratica, il vecchio discorso antiproibizionista (rendere libera la droga per colpire la mafia che la traffica) ora applicato all’immigrazione – da un papa.
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Concludendo l’udienza del mercoledì, Papa Francesco ha elogiato gli «uomini e donne coraggiosi» che «si prodigano per soccorrere e salvare i migranti feriti e abbandonati sulle rotte di disperata speranza, nei cinque continenti».
Come hanno notato in molti, si tratta di una svolta all’interno dello stesso pensiero bergogliano sull’immigrazione. Nel 2016, tornando in volo da Ginevra, dichiarò ai giornalisti che «il migrante deve essere tratto con certe regole perché migrare è un diritto, ma è un diritto molto regolato». Nel giugno 2018, parlando in aereo di ritorno da Ginevra, disse che, riguardo l’integrazione dei migranti, «ogni Paese deve fare questo con la virtù propria del governo, cioè con la prudenza».
Insomma: qualcosa, negli ultimi giorni deve essere successo: la sterzata con accelerazione a tavoletta qualcosa deve pure avere dietro.
Ecco che infine Bergoglio ha nominato l’organizzazione Mediterranea Saving Humans (MSH), l’ente dell’ex capo no-global Luca Casarini, descrivendola come «in prima linea» nella «lotta per la civiltà». Nei giorni scorsi, l’organizzazione, al centro di scandali e polemiche sui giornali nei mesi scorsi, ha intrapreso un altro viaggio per portare extracomunitari in Italia, e per la prima volta lo ha fatto in collaborazione diretta con la Conferenza Episcopale Italiana.
Papa Francesco ha inviato una nota scritta a mano elogiando l’iniziativa.
La nave «Mare Jonio» della MSH era stata precedentemente sequestrata e multata per controversie con le autorità locali in merito all’ingresso di rifugiati illegali nei porti italiani.
Lo scandalo era scoppiato lo scorso dicembre quando è stato riferito che l’attivista Luca Casarini, invitato personalmente per qualche ragione da Francesco al Sinodo sulla sinodalità, già indagato l’anno scorso per immigrazione clandestina. I finanziamenti elargiti dalla CEI (il vostro 8 per mille…) furono al centro di polemiche nazionali, con – addirittura – agguatini dei giornalisti mainstream che sbucavano davanti al cardinale arcivescovo di Bologna e presidente CEI Matteo Zuppi (l’amico della Murgia, il porporato del tortellino proislamico de-suinizzato, il papabile che, sussurrava il compianto cardinale Pell, potrebbe finire a fare il papa in vece del capo di Sant’Egidio, l’ex ministro del governo Monti Andrea Riccardi).
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Insomma, la storia del danaro cattolico alle ONG che trasportano nelle nostre città le masse afroislamiche era salita di livello, era un imbarazzo del quale forse non si poteva far finta di niente.
Serviva, quindi, una parola forte, un discorso infuocato del papa re, anzi, per quanto ringhiosa, una vera benedizione dal vertice del Sacro Palazzo. L’invasione ci sarà – e i vescovi daranno una concretamente mano. Roma locuta, causa finita.
Il papato di Bergoglio rivendica apertis verbis, quindi, il suo ruolo, anche fisico, nel processo di ridefinizione integrale della nostra società – della nostra civiltà.
Il lettore può quindi aver compreso, se non lo ha già fatto negli ultimi dieci anni, che versare alla CEI l’8 per 1000 corrisponde tecnicamente a contribuire alla rovina della propria vita, alla distruzione di un futuro per i propri figli che non sia l’anarco-tirannia etnocriminale, con mafie cannibali ed integralisti islamici fuori dalla porta di casa, o, ad un certo punto, anche dentro.
La comprensione ulteriore che bisogna generare nella propria mente, per quanto ardua ed incredibile, è quella della necessità di rimuovere il potere dell’attuale papato dalla società e dalle nostre esistenza, pena la morte delle nostre comunità.
Il Vaticano è divenuto fattore centrale nel programma di disgregazione della civiltà cristiana, e di devastazione della vita delle nostre città, delle nostre famiglie.
E se ne vanta pure.
Roberto Dal Bosco
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Immagine originaria da Lula Oficial via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic; immagine modificata.
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