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Immigrazione

Chi sta aggredendo gli studenti della Bocconi al parco?

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Una notizia davvero disturbante è stata diffusa dai giornali negli ultimi giorni.

 

L’Università Bocconi, ateneo privato tra i più prestigiosi d’Europa, ha deciso di istituire un servizio di accompagnamento per gli studenti dalle aule alle residenze universitarie.

 

L’inedita decisione è stata presa a seguito di un crescente numero di aggressioni verificatesi al vicino parco Ravizza.

 

«Nonostante le segnalazioni e le denunce di questi episodi, anche di recente, non sono arrivate risposte efficaci dal Comune di Milano, per cui abbiamo chiesto all’ateneo di intervenire e per fortuna ci è venuto incontro» ha dichiarato il capogruppo di B.Lab-Unilab Network, realtà studentesca interna alla Bocconi.

 

Il servizio di scorta è già attivo da questi giorni, da lunedì al sabato dalle 18 alle 00:30, con partenza ogni 30 minuti dalla panchina rossa di via Gobbi 5. Vi è impegnato personale dell’Università, che scorterà studenti e studentesse ai loro alloggi nelle residenze Spadolini, Dubini e Isonzo.

 

L’idea, il linguaggio in cui è espressa (scorte, coordinate pedonali espresse in panchina) è piuttosto allarmante. Che razza di situazione si è creata?

 

Si tratta certamente di un fenomeno in completa controtendenza con la narrazione della Milano del sindaco Sala, appena rieletto: una città sicura, accogliente, avanzatissima, di cui i sinceri democratici (ma anche i residui dei centri sociali finiti a fare i pubblicitari, a meno che non avessero già dietro i soldi del papi) sono fieri fino a scoppiare – e questo nonostante la tragedia delle ragazze violentate dal branco di capodanno in piazza Duomo.

 

Tuttavia, riteniamo che la notizia, data un po’ ovunque, sia, come dire, monca. Sia manchevole di qualcosa.

 

Leggiamo i titoli.

 

«Milano, Bocconi: troppe aggressioni (di sera) al parco Ravizza, studenti accompagnati a casa» (Il Corriere della Sera)

 

«Milano, gli studenti della Bocconi denunciano aggressioni al parco Ravizza» (Il Fatto Quotidiano)

 

«Troppe aggressioni al Parco Ravizza: 6 denunce in due mesi. Servizio di accompagnamento per gli studenti Bocconi» (La Repubblica)

 

«Milano, il parco Ravizza è pericoloso: universitarie sotto scorta dalle 18» (Il Giorno)

 

Manca qualcosa, ribadiamo: manca il chi. Da chi sono aggrediti gli studenti e (magari soprattutto) le studentesse?

 

Manca qualcosa, ribadiamo: manca il chi. Da chi sono aggrediti gli studenti e (magari soprattutto) le studentesse?

Invano potete leggere tutti questi articoli e trovare questa fondamentale informazione. Insomma: se questo è un fenomeno reiterato nei mesi, gli aggressori dovrebbero essere, per lo meno tipologicamente, identificabili. Chi si nasconde nel vicino parco Ravizza – un tempo tranquillo paradiso della socializzazione via cane o via jogging – al punto dal renderlo invivibile, minaccioso, violento?

 

Leggendo i giornali nazionali questa informazione non salta fuori. Così come non è chiaro un altro punto che per il giornalismo dovrebbe essere fondamentale: perché. Perché le continue aggressioni agli studenti della Bocconi? Qual è il movente? Si tratta di un gruppo di bocciati di Economia? Studenti rivali di un altro grande ateneo privato meneghino? Ex elettori del partito Scelta Civica delusi dal presidente dell’Università Mario Monti? Uno non sa davvero cosa pensare.

 

Non ti dicono il soggetto del presunto crimine, figurati se giornaloni e giornalini ti raccontano il motivo delle sue azioni.

 

Così come non è chiaro un altro punto che per il giornalismo dovrebbe essere fondamentale: perché. Perché le continue aggressioni agli studenti della Bocconi? Qual è il movente?

Del resto, ci possono dire, la notizia mica è sulle aggressioni, ma sul servizio di scorta «pedibus» (sic) per gli studenti, descritto da tutti i giornali nello stesso orario, come sopra: orari, luoghi, etc. In pratica, vi stanno dicendo: guardate il dito, mica la luna. Come all’idiota nel proverbio cinese.

 

Così, tocca di vedere che Il Giornale osa invece titolare in altro modo: «La Bocconi costretta a “scortare” i suoi studenti: troppe aggressioni nel parco degli extracomunitari».

 

Qui il soggetto c’è. Il chi è bello evidente.

 

In pratica, vi stanno dicendo: guardate il dito, mica la luna. Come all’idiota nel proverbio cinese

Il quotidiano della famiglia Berlusconi riporta quindi il commento di Silvia Sardone, consigliere comunale della Lega:

 

«I fallimenti della sinistra buonista e accogliente solo a parole sono più evidenti che mai. Parco Ravizza è diventato negli ultimi anni l’ennesimo fortino d’illegalità, un’area verde requisita da extracomunitari e balordi così come tante altre in città. Gli studenti avevano più volte segnalato aggressioni e criticità ma da Palazzo Marino nessuna risposta».

 

Nell’articolo sul sito de Il Giornale la parola «extracomunitari» è messa in neretto.

 

Non siamo sicuri che il titolo del quotidiano che fu di Indro Montanelli sia a prova di Carta di Roma – cioè sia lecito giornalisticamente.

 

Per chi non lo sapesse, la Carta di Roma, è il «Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti» oggi parte integrante del «Testo unico dei doveri del giornalista», e implementata sulla popolazione dei gazzettieri con corsi deontologici obbligatori.

 

In tali corsi è spiegato, ad esempio che, come scrivono le linee guida della Carta di Roma bisogna «evitare l’utilizzo di parole stigmatizzanti. La parola “clandestino” è tornata sui titoli di prima pagina. Opportunamente Carta di Roma ha osservato che “Il termine clandestino è una delle colonne portanti dei discorsi di odio, dell’hate speech; è uno strumento della cattiva politica, un termine usato dalla propaganda della paura per dare un nome al “nemico”, e quindi per questo va cancellato dal linguaggio giornalistico, perché produce una percezione distorta del fenomeno migratorio”».

 

Ancora un’esempio tratto dalle linee guida consultabili sul sito della Carta di Roma: «titolare un articolo “Boom di reati degli stranieri”, omettendo di dire che i dati riportati si riferiscono ai reati denunciati (e non a quelli commessi che sono molti di più), di cui si conoscono gli autori (che costituiscono una percentuale minima dei reati denunciati e commessi), non è corretto. L’utilizzo di un lessico enfatico (boom) e una narrazione non corretta dei dati disponibili hanno l’effetto di produrre e alimentare stigmatizzazioni».

 

Quindi, «è necessario ribadire che la provenienza o l’appartenenza culturale di una persona vanno specificate solo quando è strettamente necessario al fine della comprensione della notizia». Titolare scrivendo la provenienza etnica di un aggressore, in quest’ottica, è sbagliato.

 

L’associazione Carta di Roma è un ente nato nel 2011 per attuale tale «protocollo deontologico per una informazione corretta sull’immigrazioni». La pagina internet «Chi siamo» nel 2018 riportava il supporto del UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), dell’Otto per Mille Chiesa Valdese e di Open Society Foundation, il sistema di fondazioni di George Soros. La stessa pagina oggi non vede più inserito il logo dell’ente di Soros, sostituito da quello dell’UNAR.

 

«Evitare di “etnicizzare” le notizie non significa censurare certe informazioni?» si domandano le linee guida della Carta. «Non si chiede di censurare informazioni, ma di selezionare, tra le varie caratteristiche proprie di una persona, solo quelle veramente pertinenti a capire cosa è successo».

 

Ecco, nel caso del parco possiamo dire con certezza che, al di là dei censurabili virgolettati del consigliere leghista riportati dal Giornale berlusconiano, non abbiamo compressione di cosa sia successo. Davvero, non abbiamo capito niente.

 

Chi attacca gli studenti (e le studentesse) della Bocconi nel parco Ravizza?

 

Perché?

 

Mistero insondabile della Milano odierna. La Milano di Beppe Sala, del COVID che ha svuotato negozi e ristoranti, delle violenze di gruppo in Piazza Duomo, dei funerali in chiesa ai suicidi assistiti, del quartiere ipermoderno di Porta Nuova comprato dal Qatar, di Chiara Ferragni, delle proteste pandemiche cancellate da una repressione massiva.

 

Come sempre, Renovatio 21 chiede umilmente a chi ne sa di più di scriverci due righe per spiegarci. Ricordando che per i messaggi privati le linee guida deontologiche non valgono.

 

Per il momento.

 

 

 

 

Immagine di Marcuscalabresus via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

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Immigrazione

Richiedente asilo afghano respinto lancia l’auto contro una manifestazione della sinistra tedesca: 28 feriti, tra cui bambini

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Un afghano di 24 anni si è lanciato a bordo della sua auto contro la folla a Monaco di Baviera, ferendo almeno 28 persone, tra cui bambini.

 

Giovedì mattina, intorno alle 10:30, l’aggressore si è recato a bordo di una Mini Cooper bianca a un raduno organizzato dal sindacato dei Verdi in Seidlstraße, vicino alla stazione centrale di Monaco.

 

Secondo il vicepresidente della polizia di Monaco, Christian Huber, il richiedente asilo di 24 anni proveniente dall’Afghanistan ha guidato dietro la manifestazione prima di sorpassare un’auto della polizia e guidare a tutta velocità nella parte posteriore della manifestazione. La polizia ha sparato in direzione del sospettato e lo ha arrestato.

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Secondo testimoni oculari, diversi feriti giacevano sotto l’auto, che l’aggressore ha poi tentato invano di accelerare di nuovo. Dopo l’attacco, Seidlstraße era disseminata di detriti e pezzi di vestiti.

 

Secondo la polizia, almeno 28 persone sono rimaste ferite nell’attacco, tra cui bambini. Bayerischer Rundfunk riferisce che un bambino ha dovuto essere rianimato. Il Münchner Merkur riferisce che un bambino è sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza presso l’ospedale pediatrico Dritter Orden e che un bambino in pericolo di vita è in cura presso un altro ospedale pediatrico.

 

La testata germanica Der Spiegel scrive che si tratterebbe di un afghano è nato a Kabul nel 2001 ed è in Germania dal 2016. Si dice che abbia pubblicato post islamisti prima del crimine. È stato riportato che l’uomo sarebbe sbarcato nel 2016 in Calabria.

 

Sarebbe noto alla polizia per l’uso di stupefacenti e furti nei negozi, ma non per crimini violenti, secondo il ministro degli Interni della Baviera Joachim Hermann (CSU). Hermann ha affermato che la domanda di asilo dell’uomo è stata «apparentemente» respinta ma «che al momento non può essere espulso e gli è stato quindi permesso di rimanere nel nostro Paese».

 

«Basta così, è semplicemente basta», ha detto il primo ministro della Baviera Markus Söder, sottolineando la necessità che qualcosa cambi in Germania. «Non possiamo passare da un attacco all’altro».

 

La leader dell’AfD Alice Weidel ha espresso le sue condoglianze alle vittime e ai parenti su X e ha scritto: «Deve andare avanti per sempre? Inversione di tendenza per l’immigrazione, ora!»

 

Come riportato da Renovatio 21, la Germania ha assistito a un’ondata di attacchi terroristici e crimini compiuti dai migranti negli ultimi anni e mesi.

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Meno di un mese fa, un altro richiedente asilo respinto dall’Afghanistan ha ucciso due persone, tra cui un bambino di due anni, con un coltello ad Aschaffenburg.

 

A dicembre dell’anno scorso, un uomo dall’Arabia Saudita ha guidato la sua auto in un mercatino di Natale a Magdeburgo, uccidendo almeno due persone e ferendone più di 60.

 

Mesi prima si era avuto l’accoltellamento multiplo al «Festival della diversità» a Solingen. Tre settimane fa tra immigrati siriani avevano  pugnalato un cittadino romeno a Schwerte, nella Renania Settentrionale-Vestfalia.

 

Gli attacchi con il coltello di immigrati a passanti sono un pattern oramai riconoscibile in Germania. Si ricorda, tra i tantissimi, il caso del «Festival della diversità» della cittadina di Solingen (tre accoltellati), ma anche quello dove un poliziotto di Mannheim venne colpito a morte da un immigrato mentre l’agente stava bloccando un tedesco che cercava a sua volta di fermare la foga assassina dello straniero.

 

L’uso del coltello da parte degli immigrati è talmente rilevante che un land tedesco del Nord Reno-Vestflaia ha pubblicato dei volantini per scoraggiarne il possesso.

 

La Germania terrà le elezioni federali tra 10 giorni dopo che la coalizione di governo di sinistra di Olaf Scholz è crollata l’anno scorso.

 

L’immigrazione sarà una delle motivazioni più rilevanti degli elettori, con l’AfD che di recente è salita nei sondaggi. Come riportato da Renovatio 21, oltre che l’uscita di Berlino dalla UE, AfD promuove una politica non solo di chiusura delle frontiere alle masse immigrate, ma anche di remigrazione di quanti arrivati sul territorio nazionale con la sciagurata politica di Angela Merkel.

 

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Immigrazione

Bergoglio critica la «grave crisi» delle politiche di confine di Trump e attacca il vicepresidente JD Vance

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In una mossa del tutto insolita, papa Francesco ha scritto ai vescovi cattolici negli Stati Uniti criticando la «grave crisi» delle politiche dell’amministrazione Trump in materia di immigrazione illegale e sollecitando i vescovi a «lavorare a stretto contatto» con i migranti.   Citando «questo delicato momento che state vivendo come Pastori del Popolo di Dio che pellegrina negli Stati Uniti d’America», la lettera del Bergoglio è stata inviata all’intero episcopato statunitense e pubblicata senza preavviso pubblico.   Firmato dallo stesso Francesco, il testo appare come una risposta diretta sia alle politiche del presidente Donald Trump volte a contrastare l’immigrazione illegale, sia ai recenti commenti del vicepresidente JD Vance sull’ «ordo amoris».

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«Sto seguendo da vicino la grande crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l’avvio di un programma di deportazioni di massa», scrive il gesuita.   Dopo il suo insediamento del 20 gennaio, Trump ha rapidamente implementato misure per affrontare la «crisi di confine», sforzi guidati dal suo zar di frontiera Tom Homan, che aveva invitato settimane fa Bergoglio a pensare ad «aggiustare la chiesa cattolica» invece che ad occuparsi dei temi migratori in USA.   Nella sua prima conferenza stampa, la nuova segretaria stampa della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha detto ai giornalisti che «tutti» gli immigrati illegali arrestati dall’US Customs and Immigration Enforcement (ICE) sono criminali «perché hanno violato illegalmente le leggi della nostra nazione e, pertanto, sono criminali per quanto riguarda questa amministrazione».   L’occupante del Soglio pontificio respinge tale ipotesi, pur ammettendo il principio di una nazione che deve proteggere le sue comunità dai criminali violenti:   «La coscienza rettamente formata non può non compiere un giudizio critico ed esprimere il suo dissenso verso qualsiasi misura che tacitamente o esplicitamente identifica lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità. Al tempo stesso, bisogna riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi durante la permanenza nel Paese o prima del loro arrivo».   Il Papa ha affermato che deportare individui «lede la dignità di molti uomini e donne» se hanno lasciato il loro Paese natale per «per ragioni di povertà estrema, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente».   «Detto ciò, l’atto di deportare persone che in molti casi hanno abbandonato la propria terra per ragioni di povertà estrema, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, lede la dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità e incapacità di difendersi».   Pur difendendo il diritto a politiche che regolino «una migrazione ordinata e legale», il Francesco afferma che «tale sviluppo non può avvenire attraverso il privilegio di alcuni e il sacrificio di altri».   Il pontefice anche di mira direttamente i commenti fatti dal vicepresidente di JD Vance sull’«ordo amoris» o l’insegnamento fermamente cattolico su una gerarchia, o ordine di carità che inizia con la famiglia e si diffonde infine al mondo più ampio – un principio difeso e delineato dai filosofi greci e dai teologi cattolici come Sant’Agostino e Tommaso d’Aquino.   Riferendosi ripetutamente ad una qualche «dignità infinita» dell’uomo, Francesco sembrava suggerire che in base a questa dignità tutte le persone dovrebbero essere amate con lo stesso grado e nello stesso modo: difendendo così il suo principio secondo cui la stessa dignità dovrebbe essere il principio alla base di politiche di immigrazione ampiamente permissive.   «I cristiani sanno molto bene che è solo affermando la dignità infinita di tutti che la nostra identità di persone e di comunità giunge a maturazione. L’amore cristiano non è un’espansione concentrica di interessi che poco a poco si estendono ad altre persone e gruppi. In altre parole: la persona umana non è un mero individuo, relativamente espansivo, con qualche sentimento filantropico!»   «La persona umana è un soggetto dotato di dignità che, attraverso la relazione costitutiva con tutti, specialmente con i più poveri, un po’ alla volta può maturare nella sua identità e vocazione. Il vero ordo amoris che occorre promuovere è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del “Buon Samaritano” (cfr. Lc 10, 25-37), ovvero meditando sull’amore che costruisce una fratellanza aperta a tutti, senza eccezioni».   Mentre il vicepresidente Vance difende il principio di avere carità verso la propria famiglia e i propri vicini di fronte alla comunità e al mondo più ampi, l’argentino afferma che «preoccuparsi dell’identità personale, comunitaria o nazionale, a prescindere da queste considerazioni, introduce facilmente un criterio ideologico che distorce la vita sociale e impone la volontà del più forte come criterio di verità».

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Il papa conclude esortando i vescovi statunitensi a fare di più per sostenere la causa dei «migranti e dei rifugiati» «proclamando Gesù Cristo e promuovendo i diritti umani fondamentali».   Il Francesco si è rivolto anche alla Chiesa statunitense in senso più ampio, esortando con forza i cattolici «a non cedere a narrazioni che discriminano e causano sofferenze inutili ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati».   «Con carità e chiarezza siamo tutti chiamati a vivere in solidarietà e fraternità, a costruire ponti che ci avvicinino sempre di più, a evitare muri di ignominia e a imparare a dare la nostra vita come Gesù Cristo ha dato la sua per la salvezza di tutti», ha detto.   La lettera di Francesco giunge sullo sfondo di una battaglia scottante anche all’interno dell’episcopato statunitense sulla questione dell’immigrazione. Molti vescovi, in particolare quelli più espliciti sui temi sostenuti da Francesco, hanno condannato la politica di Trump volta a contrastare i migranti che attraversano illegalmente i confini.   Come organo, la Conferenza Episcopale USA (USCCB) ha definito la politica sull’immigrazione dell’amministrazione Trump «profondamente preoccupante». Una seconda dichiarazione ufficiale del vescovo Mark J. Seitz di El Paso, presidente del Comitato per l’immigrazione dell’USCCB, ha messo il carico sulle critiche precedenti con un linguaggio ancora più tagliente, affermando che «l’uso di generalizzazioni radicali… come descrivere tutti gli immigrati clandestini come “criminali” o “invasori”… è un affronto a Dio».   Tuttavia figure del cattolicesimo USA come Vance, Homan hanno criticato i vescovi degli Stati Uniti per aver accettato milioni di soldi governativi per finanziare programmi che aiutano il traffico di migranti e portano al traffico di bambini. Ciò ha portato a una condanna diffusa delle attività di immigrazione dell’USCCB come un canale che aiuta il traffico di bambini attraverso il confine e porta alla separazione delle famiglie.   Una minoranza di vescovi si è opposta alla condanna delle politiche di confine di Trump, con il vescovo di Arlington Michael Burbidge che ha chiesto un approccio di «buon senso» che vedrebbe il governo degli Stati Uniti «sviluppare una politica nazionale sull’immigrazione che rifletta l’impegno cattolico per la dignità umana e il bene comune».   «L’insegnamento cattolico non sostiene una politica di frontiere aperte, ma piuttosto sottolinea un approccio di buon senso in cui il dovere di prendersi cura dello straniero è praticato in armonia con il dovere di prendersi cura della nazione», ha scritto monsignor Burbidge.   Come riportato da Renovatio 21, Bergoglio aveva già criticato in diverse occasioni la posizione di Trump contro l’immigrazione illegale e ha definito l’opposizione all’immigrazione come «un peccato grave».   Come scrive LifeSite il suo chiaro sostegno a tutti coloro che, in ambito politico ed ecclesiastico, si oppongono a Trump su questa questione, Bergoglio ha reso il Vaticano parte del dibattito socio-politico negli Stati Uniti, il che significa che le relazioni diplomatiche potrebbero probabilmente subire delle tensioni in futuro.

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Immigrazione

Nuovo caso di immigrato che morde e stacca un dito ad un agente delle Forze dell’ordine: il fenomeno continua

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Una poliziotta in servizio a San Benedetto del Tronto è rimasta ferita durante un controllo su un trentenne di origine africana, fermato su un treno perché privo di biglietto. Lo riporta RaiNews.

 

Portato in commissariato, l’immigrato avrebbe aggredito gli agenti e morso la poliziotta, staccandole con un morso la falange di un dito della mano destra. La donna è stata trasportata all’ospedale regionale di Ancona, dove dovrà sottoporsi a un intervento chirurgico.

 

L’episodio, avvenuto nella notte tra venerdì e sabato, ha spinto il sindacato SIULP a intervenire, chiedendo un potenziamento del personale delle forze dell’ordine nella zona, ritenuto insufficiente.

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Quello degli extracomunitari morsicatori non è un fenomeno nuovo, anzi possiamo dire oramai che si tratta di un pattern sociopolitico piuttosto preciso.

 

Come riportato da Renovatio 21, lo scorso settembre un carcerato extracomunitario con gravi problemi psichiatrici avrebbe tranciato con un morso e poi ingerito il dito di un compagno di cella dopo averlo tramortito.

 

Nel 2017 vi fu un caso alla Stazione di Porta Nuova di Torino, quando un migrante morse la mano del poliziotto che stava acciuffandolo nel tentativo di fuggire. Nello stesso anno, nella Bassa bergamasca, un 25enne marocchino avrebbe cercato di scappare da un agente della Polizia locale addentandolo e cercando di sottrargli la pistola di ordinanza.

 

Nel 2018 un pakistano e un italo-marocchino, fermati a Biella dalla polizia, avrebbero distrutto una volta e aggredito gli agenti, anche mordendo un poliziotto. Secondo Il Giornale il migrante avrebbe patteggiato e sarebbe stato rimesso in libertà. A Cremona si era registrato il caso di un trentenne nigeriano, irregolare e ricercato per violenza sessuale, che avrebbe attaccato i poliziotti con coltello e morsi.

 

Nel 2019 si ebbe la vicenda di un pregiudicato nigeriano che avrebbe «aggredito un agente di polizia nel corso di un’attività di fotosegnalamento» staccandogli «a morsi il polpastrello del dito anulare della mano sinistra», riporta TorinoToday.

 

Nel 2020 un detenuto nigeriano avrebbe aggredito quattro secondini, strappando con i denti l’orecchio di uno di loro per poi ingollare il pezzo di carne umana,  riporta Il Giornale. Sempre nel 2020, a Rebibbia un detenuto di origini sicule al 41-bis avrebbe aggredito un agente della penitenziaria a morsi staccandogli parte del dito.

 

Nel 2022 a Spini di Gardolo, nella provincia autonoma di Trento, un detenuto nordafricano avrebbe attaccato a morsi un agente della penitenziaria durante un tragitto di spostamento. Sempre a Trento, in quell’anno un albanese aggredì un barista, picchiandolo selvaggiamente e soffocandolo con una presa al collo e staccandogli via una grande porzione dell’orecchio con un morso.

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Nel 2023, a Genova, un detenuto avrebbe staccato a morsi un pezzo della mano di un ispettore. A gennaio, a Napoli un 54enne marocchino avrebbe picchiato dei cani e morso un dog sitter. Nello stesso anno, un nigeriano avrebbe morsicato un poliziotto in un centro di accoglienza monzese. Successivamente, nel mese di dicembre, a Padova un agente sarebbe stato azzannato da un immigrato sudanese.

 

Ad aprile 2024 un nigeriano avrebbe aggredito impiegati di una banca di Merano per poi, anche qui, mordere un agente di Polizia.

 

A ottobre scorso, un giovane nigeriano regolare con numerosi precedenti avrebbe morso un poliziotto nel tentativo di sottrarsi al controllo.

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