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Armi biologiche

«Il Coronavirus è una bioarma»

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In un lungo articolo apparso su Lifesitenews, il biologo e sinologo Steven W. Mosher si è interrogato su un argomento che per qualche ragione sembra non interessare a politici e giornalisti, nonostante la sua capitale importanza: le origini del coronavirus.

 

«Gli scienziati comunisti cinesi ei loro alleati presso l’Organizzazione mondiale della sanità hanno insistito sul fatto che il virus è emerso da un mammifero esotico – un pipistrello, forse, o un pangolino – che per qualche motivo veniva venduto in un mercato del pesce a Wuhan. Quando i principali virologi americani, il dottor Anthony Fauci e altri, sostenevano l’idea che le infezioni da COVID provenissero da un animale mangiato per il cibo, era “caso chiuso”. Da allora i media americani hanno venduto quella storia. Nel gennaio 2020, la National Public Radio stava già segnalando: “Un mercato umido a Wuhan sta prendendo la colpa come probabile fonte dell’attuale epidemia di coronavirus che sta investendo il mondo”. Anche il National Geographic è intervenuto, dicendo: “I mercati umidi hanno lanciato il coronavirus”».

 

La versione dei «mercati umidi», mai provata,  è finita per favorire la narrativa dell’origine che più spinge la Cina ora: il COVID è arrivato dall’estero – ovviamente – con il cibo surgelato, forse con il pesce o perfino con il gelato (!)

Renovatio 21 ricorda come questa versione dei «mercati umidi», mai provata (nonostante il fatto sospetto dell’immediata costruzione e distruzione mercato del pesce vicino ad uno dei laboratori virologici di Wuhan) sia finita per favorire la narrativa dell’origine che più spinge la Cina ora: il COVID è arrivato dall’estero –ovviamente –con il cibo surgelato, forse con il pesce o perfino con il gelato (!).

 

Nessuno poteva fare un’ipotesi del genere, in realtà: il Partito Comunista Cinese non faceva entrare nessuno a Wuhan – anzi, il suo lungo silenzio, che alcuni ritengono colpevole e programmato («la Cina usa il virus come arma politica», disse un diplomatico britannico), indica che Pechino tutto voleva tranne che chiarezza sulle origini dell’epidemia – semmai, qualcuno ha ipotizzato, voleva il contrario.

 

Il primo a lanciare l’allarme nelle primissime settimane, quando ancora l’ondata non aveva colpito il mondo, fu il dottor Francis Boyle, un esperto di politica delle bioarmi, principale contributore delle leggi contro il bioterrorismo per il governo americano. Boyle suggeriva che il coronavirus con cui abbiamo a che fare qui è «un’arma di guerra biologica».

 

Boyle, parlando dell’Istituto di virologia di Wuhan, un possibile l’epicentro dell’epidemia, ricordava che ci sono state «precedenti segnalazioni di problemi con quel laboratorio e cose fuoriuscite da esso». Tuttto vero: era ciò che diceva l’inquieto servizio di TG3 Leonardo di più di un lustro fa, che altro non faceva che riprendere un articolo uscito all’epoca su Nature: come ricorderete, il video, divenuto virale, fu bollato da tutti – compreso lo stesso telegiornale – come fake news, come manipolazione dei fatti. A Roma, all’epoca, sedeva un governo indicato come molto, molto filocinese, al punto da essere accusato di infilare nei decreti punti che favorivano la Cina per gli appalti alla infrastruttura tecnologica ritenuta fondamentale per il futuro del Paese – il 5G.

Francis Boyle, un esperto di politica delle bioarmi autore delle leggi USA sul bioterrorismo, è stato il primo a suggerire il coronavirus con cui abbiamo a che fare qui è «un’arma di guerra biologica»

 

La dottoressa Yan Li-Meng, fuggita dalla Cina lo scorso aprile, definisce senza remore il virus come «un’arma biologica senza restrizioni», dicendo che si trattava di un coronavirus di pipistrello isolato dall’Esercito Popolare di Liberazione (EPL)  che è stato riprogettato utilizzando la ricerca di ingegneria genetica di gain of function («guadagno di funzione») per renderlo più contagioso e mortale.

 

«Non è un segreto che il regime comunista cinese, nonostante sia un firmatario della Convenzione sulle armi biologiche, considera lo sviluppo delle armi biologiche una parte fondamentale per raggiungere il dominio militare. Dal 2007, i ricercatori del governo cinese hanno scritto pubblicamente sullo sviluppo di armi biologiche utilizzando la controversa ricerca sul “guadagno di funzione” per rendere i virus più letali. Il vicepresidente dell’Accademia cinese delle scienze mediche militari, He Fuchu, ha affermato nel 2015 che i biomateriali erano le nuove “vette strategiche di comando” della guerra» scrive Mosher.

 

La dottoressa Yan Li-Meng, fuggita dalla Cina lo scorso aprile, definisce senza remore il virus come «un’arma biologica senza restrizioni»

Non solo: nel 2017, il principale commentatore della televisione di stato cinese ha rivelato che la guerra biologica, utilizzando virus, era una nuova priorità nell’ambito della politica di sicurezza nazionale di Xi Jinping.

 

Il generale dell’EPL Zhang Shibo è andato ancora oltre quello stesso anno nel suo libro, La nuova posizione di superiorità della guerra , sostenendo che «lo sviluppo della biotecnologia moderna sta gradualmente mostrando forti segni caratteristici di una capacità offensiva», incluso il potenziale di «specifici attacchi genetici etnici».

 

«Non è un segreto che il regime comunista cinese, nonostante sia un firmatario della Convenzione sulle armi biologiche, considera lo sviluppo delle armi biologiche una parte fondamentale per raggiungere il dominio militare»

«Per essere perfettamente chiari, ciò di cui parla il generale Zhang sono armi biologiche che uccidono altre razze, ma per le quali le persone che gli somigliano hanno un’immunità naturale o acquisita. Un’arma del genere colpirebbe selettivamente africani o caucasici o giapponesi o coreani, ma lascerebbe indenne la tua stessa popolazione» scrive Mosher.

 

Come riportava Renovatio 21 anni prima della pandemia, le cosiddette «bombe etniche», armi biologiche di attaccare solo gli individui di una determinata razza o gruppo etnico, non sono una prerogativa della sola Cina, in molti – dagli USA a Israele, etc. – ci stanno lavorando da decenni. La Cina, anche qui, avrebbe fatto quello che fa con ogni prodotto: ha copiato realizzano però un prodotto non sicuro, pericoloso – per quanti prodotti comuni è esattamente così?

 

Tornando al coronavirus, quindi, «non c’è dubbio che il Partito Comunista Cinese sia intenzionato a sviluppare armi di guerra biologica offensiva da alcuni anni. Ma possono? Cosa sappiamo delle capacità della Cina?» si chiede Mosher.

 

«Sappiamo che la Cina ha imparato la genetica inversa – le tecniche di splicing genetico necessarie per creare una super arma biologica – perché abbiamo insegnato ai loro migliori scienziati come farlo. In realtà è anche peggio di così: potremmo aver effettivamente pagato gli scienziati cinesi che hanno creato il virus cinese che ora sta devastando il mondo».

Il generale cinese  Zhang Shibo: «lo sviluppo della biotecnologia moderna sta gradualmente mostrando forti segni caratteristici di una capacità offensiva», incluso il potenziale di «specifici attacchi genetici etnici»

 

Il discorso qui cade su un personaggio molto discusso nelle ultime settimane: il dottor Peter Daszak. Poco prima dell’epidemia di Wuhan, Daszak, capo di un’organizzazione chiamata EcoHealth Alliance, ha rilasciato un’intervista sul suo lavoro con l’Istituto di virologiaWuhan Institute of Virology, che definiva un «laboratorio di livello mondiale degli standard più elevati».

 

Daszak, spiegava di aver finanziato la ricerca presso l’Istituto di virologia di Wuhan da 15 anni. Il lavoro ha coinvolto la raccolta di coronavirus dalla natura e l’utilizzo di tecniche chiamate «guadagno di funzione» (gain of function) per renderli più infettivi e mortali.

 

I coronavirus erano perfetti per questo lavoro, diceva entusiasta Daszak: «Puoi manipolarli in laboratorio abbastanza facilmente. È una proteina spike. La proteina Spike guida molto di ciò che accade con il coronavirus, il rischio zoonotico. Quindi puoi ottenere la sequenza, costruire la proteina. E abbiamo lavorato con Ralph Baric presso l’Università del North Carolina per farlo. Inseriamo la sequenza nella spina dorsale di un altro virus e poi lavoriamo in laboratorio».

 

Daszak affermava che la ricerca che stava conducendo in collaborazione con il laboratorio di Wuhan era necessaria per creare un vaccino per prevenire la prossima pandemia globale. Alla luce di quanto accaduto da allora, però, la sua intervista del 9 dicembre 2019 sembra quasi una confessione. Chiaramente l’uomo non aveva idea che il Partito Comunista Cinese potesse avere in mente altri usi per i coronavirus pericolosi oltre alla ricerca sui vaccini.

«La conclusione è che la Cina, grazie in parte alla formazione e ai finanziamenti ricevuti dagli Stati Uniti, aveva tutto il necessario per creare un’arma biologica mortale: la struttura, la tecnologia e il biomateriale grezzo»

 

«La conclusione è che la Cina, grazie in parte alla formazione e ai finanziamenti ricevuti dagli Stati Uniti, aveva tutto il necessario per creare un’arma biologica mortale: la struttura, la tecnologia e il biomateriale grezzo» ammette il sinologo americano.

 

Per quanto riguarda lo stesso Daszak, una volta iniziata la pandemia, l’ultima cosa di cui voleva parlare era il suo lavoro con il laboratorio di Wuhan. Ha subito appoggiato l’affermazione della Cina secondo cui proveniva da un mercato umido e ha attaccato chiunque dicesse il contrario come un teorico della cospirazione senza regole In un’intervista ad aprile con DemocracyNow ha insistito: «L’idea che questo virus sia scappato da un laboratorio è solo pura sciocchezza. Semplicemente non è vero. Lavoro con quel laboratorio da 15 anni. Sono alcuni dei migliori scienziati del mondo».

 

Come riportato da Renovatio 21, Daszak è stato, in quello che è definibile come il più allucinante, gravissimo conflitto di interessi del secolo, uno degli inviati dell’OMS a Wuhan lo scorso febbraio: in pratica, guidava il team che doveva stabilire l’origine del virus: un po’ come l’oste che dice che il vino è buono, o la volpe a guardia del pollaio, vedete un po’ voi la metafora che vi piace di più.

 

Gli inviati OMS guidati da Daszak fecero una visita al laboratorio per, pensate, ben 3 ore, ovviamente sotto lo stretto controllo delle autorità cinesi che hanno supervisionato tutto il loro viaggio di indagine. I cinesi, per mesi avevano rifiutato di far entrare l’OMS, poi trattarono su una lista di possibili scienziati, fra cui c’era, guarda te la vita, pure Daszak. La task force OMS di Daszak assolse il laboratorio di Wuhan e cementificò l’idea del virus nato dal pipistrello a ferro di cavallo (il quale, come il lettore saprà, vive circa 1000 chilometri più a Sud).

 

«Se le prime infezioni da coronavirus fossero un semplice risultato di trasmissione accidentale da animale a uomo, come affermato, ciò potrebbe essere accaduto ovunque in Cina. È curioso che l’epicentro dell’epidemia si trovi a solo un paio di miglia di distanza da dove si trova l’unico laboratorio di livello 4 della Cina. Un caso?»

Non sorprende che il rapporto di 120 pagine che è risultato dalla missione OMS abbia dedicato solo un paio di pagine al laboratorio di Wuhan e ha concluso che era «estremamente improbabile» che il virus provenisse da lì. Una situazione ridicola: Jamie Metzl, un altro biologo-sinologo che ha servito come funzionario della sicurezza nazionale nell’amministrazione Obama, ha dichiarato all’emittente TV CBS  che non per lui non è possibile chiamare lo sforzo dell’OMS «indagine».

 

«È essenzialmente un tour di studio altamente sorvegliato e curato – ha detto Metzl, che non ha certamente il pedigree del complottista né dell’anticinese – questo gruppo di esperti ha visto solo ciò che il governo cinese voleva che vedessero… È stato concordato innanzitutto che la Cina avrebbe avuto il potere di veto su chi doveva partecipare alla mission … L’OMS ha accettato… Immaginate se avessimo chiesto all’Unione Sovietica di condurre una inchiesta su Chernobyl. Non ha davvero senso».

 

La Cina ha una lunga storia di incidenti di laboratorio, alcuni dei quali abbiamo dettagliato su Renovatio 21. Nel 2004, ad esempio, il virus della SARS è trapelato due volte (!) da un laboratorio di Pechino e ha causato un focolaio della malattia. L’impianto di Wuhan può anche essere stato all’avanguardia, ma gli standard di sicurezza cinesi in generale sono notevolmente permissivi.

 

«Poi c’è questo: se le prime infezioni da coronavirus fossero un semplice risultato di trasmissione accidentale da animale a uomo, come affermato, ciò potrebbe essere accaduto ovunque in Cina. È curioso che l’epicentro dell’epidemia si trovi a solo un paio di miglia di distanza da dove si trova l’unico laboratorio di livello 4 della Cina. Un caso? Penso di no». Quello che pensa Mosher lo abbiamo pensato tutti – a meno che voto o portafogli tendano verso la Cina.

 

Anche l’ex direttore dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), Robert Redfield, ora crede che il coronavirus probabilmente provenisse dal laboratorio di Wuhan. Per aver riportato la notizia data dalla CNN Renovatio 21 è stata bloccata da Facebook.

 

«L’Istituto di virologia di Wuhan non è l’Istituto Nazionale di Sanità», afferma David Asher. «Stava operando un programma segreto e classificato. Dal mio punto di vista, e io sono solo una persona, la mia opinione è che fosse un programma di armi biologiche»

Fin dall’inizio, tuttavia, i media mainstream (in testa i colossi dell’oligarcato che ha programmato la presa di potere di Biden come Washington Post e New York Times) hanno cercato di convincerci che il coronavirus è un prodotto della natura piuttosto che un Frankenstein virale scappato dal laboratorio.

 

Una potente ricerca sulla questione è stata fatta da David Asher, l’ex leader della task force del Dipartimento di Stato che indaga sulle origini di COVID-19. Asher non solo crede che il virus sia fuggito dall’Istituto di virologia di Wuhan, ma anche che sia stato il risultato della ricerca sulle armi biologiche.

 

«L’Istituto di virologia di Wuhan non è l’Istituto Nazionale di Sanità», afferma David Asher. «Stava operando un programma segreto e classificato. Dal mio punto di vista, e io sono solo una persona, la mia opinione è che fosse un programma di armi biologiche».

 

Circolano voci  sull’Internet cinese secondo cui gli Stati Uniti hanno deliberatamente scatenato un’arma biologica americana sulla popolazione cinese: si tratta del famoso caso dello Olimpiadi militari dell’ottobre 2019 tenutesi proprio a Wuhan, dove c’è ragione di sospettare che già vi fosse contagio: la medaglia d’oro olimpica nella sciabola Tagliarol dichiarò di essere tornato dalle gare di Wuhan molto ammalato, anche se non capiva bene cosa fosse l’influenza che si era portato dietro. I suoi superiori militari hanno negato la sua ricostruzione.

 

«È molto caratteristico per i leader del Partito Comunista incolpare il loro principale rivale geopolitico per i crimini che essi stessi commettono»

A differenza che da noi, dove non è possibile neanche lontanamente incolpare la Cina senza incappare nella censura dei social e non solo di quelli, queste voci in Cina non vengono censurate dalle autorità, che al contrario fa sparire tutti rapporti accurati sull’epidemia. Ciò può produrre uno sviluppo di strategia geopolitica non da poco: dopo aver ritardato, sovvertito e sviato l’«indagine» di cartapesta dell’OMS sul laboratorio di Wuhan, la Cina ora chiede all’OMS di indagare sul centro anti-guerra biologica statunitense a Fort Detrick, nel Maryland.

 

«È molto caratteristico per i leader del Partito Comunista incolpare il loro principale rivale geopolitico per i crimini che essi stessi commettono» scrive Mosher.

 

«Con le sue bugie e le sue evasioni, il Partito sta semplicemente cercando di coprire la sua incompetenza nel controllare l’epidemia? Oppure i suoi leader cercano anche di nascondere qualcosa di molto più grave: la loro complicità criminale alle origini dell’epidemia? Anche tenendo conto della propensione del Partito alla segretezza, i molteplici livelli di inganno perpetrati dai funzionari comunisti negli ultimi due mesi, compresi quelli ai massimi livelli, sono stati straordinari».

«Potremmo non sapere mai con certezza se il nuovo coronavirus fosse destinato a essere utilizzato come arma biologica. Ma sappiamo che la stampa, la trasmissione televisiva e i social media occidentali stanno facendo del loro meglio per liquidare la possibilità stessa come una fantasia paranoica»

 

Non resta che constatare la nostra impotenza davanti al mistero dell’origine del virus, e alla probabile minaccia assoluta che esso potrebbe rappresentare – una Chernobyl biologica che dovrebbe metterci tutti in guardia rispetto all’uso della bioingegneria e delle armi biologiche. Sull’energia atomica si è discusso e manifestato ad nauseam, su virus e ingegneria genetica non è stata detta una parola. Le armi atomiche sono ben presenti nel discorso pubblico, la cui pressione ha condotto a trattati etc. Per le bioarmi, praticamente niente: un paio di film, qualche tratto vecchio di decenni che tutti sanno essere disatteso da ogni firmatario.

 

Questa oscena spirale del silenzio è dovuta al Partito Comunista Cinese ma anche e soprattutto alla complicità che esso ha in Occidente tra politici, industriali, giornalisti.

 

«Potremmo non sapere mai con certezza se il nuovo coronavirus fosse destinato a essere utilizzato come arma biologica. Ma sappiamo che la stampa, la trasmissione televisiva e i social media occidentali stanno facendo del loro meglio per liquidare la possibilità stessa come una fantasia paranoica» scrive sconsolato Mosher.

 

Eppure, le prove ci sono «Sappiamo, perché i generali del EPL ci hanno detto così, che i loro ricercatori stanno correndo per sviluppare armi biologiche letali alla velocità consentita dal loro furto di tecnologia occidentale e campioni di virus rubati. Ed è una supposizione più ragionevole presumere che, a causa di questa spinta a sviluppare un’arma biologica mortale, gli standard di sicurezza siano stati trascurati presso l’Istituto di virologia di Wuhan e il coronavirus mortale sia riuscito a fuggire dal laboratorio».

«In altre parole, qualcuno pensa che le autorità comuniste – una volta perfezionata un’arma biologica alla quale essi stessi avevano un’immunità naturale o indotta – esiterebbero a scatenare una pandemia mortale sull’Occidente per realizzare il loro “sogno cinese” di dominio sul mondo?»

 

Pragmaticamente, dobbiamo ammettere che oramai avere certezza dell’origine militare del virus non cambia molto: «se il nuovo coronavirus fosse già stato militarizzato prima di raggiungere le strade di Wuhan è (quasi) di secondaria importanza. Perché i leader comunisti sono chiaramente impegnati in uno sforzo per sviluppare un’arma del genere come parte integrante della loro strategia per la Repubblica Popolare Cinese per sostituire gli Stati Uniti come potenza dominante sul pianeta».

 

Se portiamo questo ragionamento alle estreme conseguenze, il sangue ci si raggela:

 

«In altre parole, qualcuno pensa che le autorità comuniste – una volta perfezionata un’arma biologica alla quale essi stessi avevano un’immunità naturale o indotta – esiterebbero a scatenare una pandemia mortale sull’Occidente per realizzare il loro “sogno cinese” di dominio sul mondo?».

 

La Cina che può progettare di conquistare il mondo, tramite una pandemia bioingegnerizzata e un possibile sterminio massivo, magari regolato su bioarmi «etniche». Quali barriere impedirebbero allo Stato dei milioni di aborti forzati, degli organi espiantati a prigionieri vivi, dei campi di concentramento da milione di persone, di non intraprendere questa via? La morale?

 

La Cina che può progettare di conquistare il mondo, tramite una pandemia bioingegnerizzata e un possibile sterminio massivo, magari regolato su bioarmi «etniche». Quali barriere impedirebbero allo Stato dei milioni di aborti forzati, degli organi espiantati a prigionieri vivi, dei campi di concentramento da milione di persone, di non intraprendere questa via? La morale?

Qualcuno, fra politici, attivisti, religiosi italiani, vuole farsi carico di un pericolo del genere?

 

Qualcuno vuole combattere questa prospettiva?

 

Qualche persona di buona volontà vuole ascoltare questo grido che da questo sito stiamo lanciando non da uno, ma da diversi anni?

 

Lo scenario, se non lo avete capito, riguarda davvero il bene e il male, e la possibile mutazione, o distruzione, della Civiltà. Qualcuno dei nostri lettori, almeno, lo ha capito?

 

 

 

 

 

 

 

 

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Armi biologiche

L’Ucraina usa armi chimiche di fabbricazione statunitense: l’ambasciatore russo accusa ancora

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L’Ucraina ha ripetutamente utilizzato armi chimiche fornite dagli Stati Uniti contro l’esercito russo, ha affermato lunedì un alto diplomatico in un’intervista al quotidiano russo Izvestia.

 

Vladimir Tarabrin, rappresentante permanente di Mosca presso l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) e ambasciatore nei Paesi Bassi, ha osservato che l’uso di armi chimiche è una flagrante violazione del diritto internazionale.

 

«Nel corso dell’operazione militare speciale, abbiamo registrato casi di utilizzo da parte delle forze armate ucraine di armi chimiche prodotte negli Stati Uniti», ha detto Tarabrin, affermando che le consegne fanno parte di uno schema ben consolidato e illegale di invio di sostanze chimiche non letali armi a Kiev e sottolineando che l’uso di sostanze chimiche tossiche da parte dell’Ucraina è diventato sistematico, poiché il sostegno occidentale consente a Kiev di violare impunemente il diritto internazionale.

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Secondo Tarabrin, l’esercito ucraino utilizza vari tipi di munizioni, granate e contenitori fatti in casa con sostanze sconosciute contro le forze russe.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Tarabrin ha anche accusato gli USA di gestire ancora oggi alcuni biolaboratori in Ucraina.

 

La Convenzione sulle armi chimiche (CWC), un trattato sul controllo degli armamenti amministrato dall’OPCW, un’organizzazione intergovernativa con sede a L’Aia, è stata adottata nel gennaio 1993 ed è entrata in vigore quattro anni dopo. Ad agosto 2022, 193 stati avevano firmato il trattato. L’Ucraina ha ratificato il documento e ha accettato tutti i suoi obblighi.

 

La convenzione vieta a tutti gli Stati membri di produrre, acquisire e immagazzinare armi chimiche, nonché di trasferirle direttamente o indirettamente. Ai firmatari è inoltre vietato l’uso di tali armi.

 

Il diplomatico ha sottolineato che Mosca sta attirando l’attenzione delle organizzazioni internazionali, in particolare dell’OPCW, sulle violazioni.

 

«Penso che gli Stati Uniti e i loro dipendenti possano essere fermati solo attraverso la massima trasparenza, l’identificazione di fatti specifici che dimostrino che forniscono direttamente, o facilitano la fornitura, di queste sostanze all’Ucraina in violazione della CWC», ha affermato.

 

Il ministero della Difesa russo ha ripetutamente accusato Kiev di preparare provocazioni con l’uso di armi chimiche, compresi atti sul territorio dell’Ucraina. Lo scorso aprile, il ministero ha affermato che il servizio di sicurezza ucraino (SBU) stava pianificando una simile provocazione con l’uso di “sostanze chimiche pericolose” nella città di Sumy, nel nord-est dell’Ucraina. Kiev ha negato l’accusa, riporta RT.

 

Le accuse dell’ambasciatore seguono quelle fatte un mese fa dal tenente generale russo Igor Kirillov, capo delle forze di protezione nucleare, chimica e biologica della Russia, il quale aveva fornito diversi esempi del presunto uso da parte di Kiev di armi chimiche vietate e di agenti chimici non letali che, secondo Mosca, sono stati ottenuti dagli Stati Uniti.

 

Il Kirillov aveva affermato che l’Ucraina ha utilizzato droni per lanciare granate a gas di fabbricazione statunitense il 28 dicembre 2023 contenenti il ​​composto «CS» – una sostanza chimica classificata come strumento antisommossa che irrita gli occhi e il tratto respiratorio superiore e può causare ustioni alla pelle e paralisi respiratoria. e arresto cardiaco se utilizzato in alte concentrazioni.

 

Da parte dell’OPCW non c’è stata alcuna risposta nonostante tutte queste prove fossero state presentate all’organizzazione quattro mesi fa, aveva detto il generale alla stampa, accusandola di essere gestita da Washington come strumento per prendere di mira i suoi oppositori politici.

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Come riportato da Renovatio 21, a febbraio 2023 il giornale russo Komsomolskaya Pravda aveva parlato dell’uso da parte delle forze ucraine nei pressi di Zaporiggia di armi chimiche che hanno causato la perdita di coscienza dopo l’inalazione.

 

Alla fine di febbraio dello scorso anno, l’esercito russo ha avvertito che le forze ucraine a Kramatorsk avevano ricevuto 16 container con sostanze antisommossa CS (clorobenzilidenemalononitrile) e CR (dibenzoxazepina), nonché – fatto interessante – l’agente inabilitante BZ (3-Quinuclidinil benzilato), insieme a «cittadini di Paesi stranieri». Mosca ha quindi suggerito che gli Stati Uniti potrebbero pianificare un attacco «false flag» nel Donbass.

 

Il 3-Quinuclidinil benzilato (QNB), chiamato BZ in codice NATO e sostanza 78 nel codice militare URSS, è un potente allucinogeno che induce disfunzioni cognitive e delirio.

 

Il BZ è stato inventato dalla società farmaceutica svizzera Hoffman-LaRoche nel 1951 durante studi su agenti antispasmodici, simili alla tropina, per il trattamento di disturbi gastrointestinali quando è stata scoperta la sostanza chimica. È stato quindi studiato per un possibile utilizzo nel trattamento dell’ulcera, ma è stato ritenuto inadatto. A quel tempo l’esercito degli Stati Uniti e la CIA del progetto MK Ultra cominciarono ad interessarsene insieme a un’ampia gamma di possibili agenti inabilitanti non letali, psicoattivi e psicotomimetici tra cui droghe psichedeliche come LSD e THC, droghe dissociative come ketamina e fenciclidina, potenti oppioidi come il fentanil, etc.

 

Nel 1959, l’esercito degli Stati Uniti mostrò un interesse significativo nel dispiegarlo come agente di guerra chimica.

 

Come descritto nell’introvabile libro autobiografico Chemical Warfare: Secrets Almost Forgotten (2006) dello psichiatra dell’esercito in pensione James Ketchum, il lavoro di sperimentazione procedette nel 1964 quando un generale immaginò un piano per inabilitare un’intera imbarcazione con BZ aerosolizzato: un esperimento che prese il nome di Project DORK.

 

Il BZ fu tra le sostanze testate nelle strutture dell’Edgewood Arsenal, nel Maryland, tra il 1948 e il 1975, dove con esperimenti su soldati l’esercito voleva valutare l’impatto di agenti di guerra chimica a basso dosaggio sul personale militare e testare indumenti protettivi, prodotti farmaceutici e vaccini. Una certa parte di questi studi era diretta alla cosiddetta «guerra psicochimica».

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Tali storie sono riflesse nel film con Tim Robbins Allucinazione perversa (1990), che parla di esperimenti a base di BZ sui soldati americani in Vietnam.

 

Secondo quanto riportato, le scorte americane di BZ sarebbero state distrutte nel 1989 come parte di un ridimensionamento generale del programma di guerra chimica degli Stati Uniti.

 

Nel 1998 l’esercito britannico aveva accusato l’Iraq di Saddam Hussein di avere riserve di un «Agente 15» di fatto identico al BZ. Nel 2013 gli USA accusarono la Siria di Assad di aver usato l’allucinogeno.

 

Come riportato da Renovatio 21, di un possibile false flag chimico ucraino si era parlato ancora un anno fa. La guerra chimica è vietata dalla Convenzione sulle armi chimiche di cui sono firmatarie sia l’Ucraina che la Russia.

 

Il conflitto ucraino si sta dimostrando un banco di prova per il nuovo tipo di guerra: guerra con i droni, con i missili ipersonici, con i sabotaggi infrastrutturali con le sanzioni economiche.

 

C’è da chiedersi anche se l’Ucraina diverrà il definitivo laboratorio anche per la guerra biochimica, o perfino psicochimica.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Armi biologiche

Gli USA gestiscono ancora biolaboratori in Ucraina: ambasciatore russo

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Gli Stati Uniti continuano a gestire 30 biolaboratori sul territorio dell’Ucraina come parte di un programma biologico-militare illegale, ha affermato l’ambasciatore russo nei Paesi Bassi.   Il numero di laboratori americani sul territorio ucraino è «noto da molto tempo», ha detto il diplomatico di Mosca in un’intervista al quotidiano Izvestia Vladimir Tarabrin, che è anche rappresentante permanente della Russia presso l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW).   Il Tarabrin ha ricordato che il capo delle forze di protezione nucleare, chimica e biologica della Russia, il tenente generale Igor Kirillov, aveva affermato nel marzo 2022 che esistevano 30 biolaboratori di questo tipo.

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«Le nostre forze armate hanno scoperto documenti che confermano l’ampio programma militare biologico dispiegato dagli Stati Uniti e dai paesi della NATO sul territorio dell’Ucraina e di altre ex repubbliche sovietiche», ha detto.   Il governo di Kiev avrebbe iniziato a distruggere pericolosi agenti patogeni nei laboratori e a sospendere la ricerca il 24 febbraio 2022, il giorno in cui la Russia ha lanciato l’operazione militare contro l’Ucraina, ma «nel 2023 l’attuazione di questi programmi è ripresa, solo il loro nome è stato cambiato», ha affermato Tarabrin.   Alla domanda se il numero dei biolaboratori statunitensi in Ucraina sia ancora pari a 30, l’ambasciatore ha risposto: «secondo i nostri dati, sì».   «Non sorprende, quindi, che negli ultimi 20 anni Washington abbia bloccato tutte le iniziative russe volte a rafforzare il regime della Convenzione sulle armi biologiche (BWC) e a creare un meccanismo efficace per verificare il rispetto delle sue disposizioni da parte di tutti i paesi partecipanti», ha detto Tarabrin.   Negli ultimi due anni Mosca ha ripetutamente sollevato preoccupazioni su una presunta rete di laboratori segreti finanziati dagli Stati Uniti in Ucraina, pubblicando documenti catturati dalle autorità di Kiev, che sostiene siano collegati alle operazioni di tali strutture.   Lo scorso aprile, Kirillov aveva affermato che la Russia «non aveva dubbi sul fatto che gli Stati Uniti, con il pretesto di garantire la biosicurezza globale, conducessero ricerche sul duplice uso, compresa la creazione di componenti di armi biologiche, in prossimità dei confini russi».   Il governo degli Stati Uniti ha confermato l’esistenza dei biolaboratori in Ucraina, ma ha insistito sul fatto che sono del tutto legali e non destinati a scopi militari, nonostante siano finanziati principalmente tramite il Pentagono. Washington ha negato le affermazioni di Mosca secondo cui i laboratori sarebbero utilizzati per lavorare sulle armi biologiche, definendole una «campagna di disinformazione russa».   Kirillov ha anche affermato un anno fa che il programma di biolaboratori statunitense in Ucraina, precedentemente noto come «Ricerca biologica congiunta», è stato rinominato «Ricerca sul controllo biologico» in modo che possa continuare le sue operazioni.   Dieci mesi fa la Russia ha accusato gli Stati Uniti di aver sperimentato i patogeni dell’influenza aviaria con un tasso di letalità fino al 40% in un biolaboratorio ucraino.   La questione dei biolaboratori ucraini finanziati dagli americani pareva all’inizio una fake news, ma è stata confermata in un’audizione del Congresso USA dal sottosegretario di Stato Victoria Nuland, responsabile per la politica estera eurasiatica di Washington nonché pupara degli accadimenti di questi anni a Kiev e dintorni.

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La stessa Duma ha invitato a Mosca Victoria Nuland per testimoniare, ma è molto difficile la Nuland ha evidentemente dato forfait.   Il Pentagono al momento ha ammesso di aver finanziato ben 46 laboratori ucraini.   È stata avanzata anche l’idea che vi possa essere una connessione tra i biolaboratori ucraini e il COVID.   Il ministero della Difesa russa aveva fatto uscire un documento che mostrava come nel sistema delle attività biologiche statunitensi fossero coinvolti big del Partito Democratico e le Big Pharma. Secondo i russi, in Ucraina il Pentagono faceva esperimenti anche sul coronavirus di pipistrello.   Secondo il ministero degli Esteri russi, nei misteriosi laboratori sarebbe coinvolta anche la Germania.   La Russia nel 2022 aveva convocato il Consiglio Sicurezza ONU per presentare le prove contro i biolaboratori Ucraina-USA.   Come noto, vi è anche la questione di un possibile coinvolgimento diretto degli affari della famiglia Biden.

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La febbre dengue è quadruplicata in Brasile nel 2024: nelle prime cinque settimane del 2024, secondo il ministero della sanità del Paese, sono stati segnalati oltre 364.000 casi di infezione da dengue, un numero 4 volte superiore rispetto ai casi precedenti nello stesso periodo del 2023.

 

Osservatori notano che la recrudescenza del fenomeno accade dopo il rilascio di milioni di zanzare geneticamente modificate da parte del World Mosquito Program delle Nazioni Unite.

 

Il drammatico aumento dei casi di dengue ha spinto il Brasile ad acquistare milioni di dosi di vaccino contro la dengue.

 

«La rapida diffusione della dengue ha causato 40 morti accertati, ha detto il ministero, e altri 265 sono oggetto di indagine» scrive il giornale britannico Guardian. «Il Brasile ha acquistato 5,2 milioni di dosi del vaccino contro la dengue Qdenga, sviluppato dalla casa farmaceutica giapponese Takeda, con altri 1,32 milioni di dosi fornite senza alcun costo per il governo, si legge in una dichiarazione del ministero».

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Tre Stati brasiliani hanno dichiarato lo stato di emergenza, tra cui il secondo Stato più popoloso, Minas Gerais, e il Distretto Federale, dove si trova la capitale, Brasilia, che sta affrontando un aumento senza precedenti di infezioni. Brasilia inizierà a vaccinare i bambini di età compresa tra 10 e 14 anni con Qdenga, ha dichiarato il governo locale.

 

I casi di dengue a Brasilia dall’inizio dell’anno hanno superato il totale dell’intero 2023, con un tasso di infezione di 1.625 casi ogni 100.000 abitanti, rispetto alla media nazionale di appena 170.

 

Il World Mosquito Program delle Nazioni Unite ha annunciato nel 2023 un piano per liberare miliardi di zanzare geneticamente modificate in Brasile per un periodo di 10 anni nel tentativo di sradicare la febbre dengue nel Paese dell’America Latina.

 

«I funzionari sanitari brasiliani in cinque città hanno rilasciato nuvole di zanzare Aedes Egypti coltivate in laboratorio infette dal batterio Wolbachia, che impedisce la trasmissione del virus dengue agli esseri umani», riferiva Harvard Public Health nell’agosto 2023.

 

«Il Paese sarà il primo a lanciare un programma nazionale per rilasciare le zanzare Wolbachia modificate, che si prevede proteggeranno fino a 70 milioni di persone dalla febbre dengue nei prossimi 10 anni. E sta costruendo una fabbrica per aumentare la produzione di zanzare: a partire dal 2024, la fabbrica produrrà in serie cinque miliardi di zanzare all’anno».

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Risulta impossibile non notare come ora, un anno dopo l’inizio dell’iniziativa con le zanzare di laboratorio, i casi di dengue sono aumentati notevolmente anziché diminuire.

 

È un dato pubblico il fatto che il World Mosquito Program ha ricevuto una sovvenzione di 50 milioni di dollari australiani (circa 30 milioni di euro) dalla Bill & Melinda Gates Foundation, che sta anche finanziando la ricerca sul vaccino contro la febbre dengue.

 

Il governo brasiliano ha acquistato oltre 5 milioni di dosi del vaccino contro la febbre dengue Qdenga, prodotto dalla casa farmaceutica giapponese Takeda, che ha pure ricevuto anche milioni di dollari in sovvenzioni sempre dalla Fondazione Bill & Melinda Gates.

 

«In altre parole, i soldi della Fondazione Bill Gates sono coinvolti in tutti gli aspetti della situazione, dalle zanzare geneticamente modificate – che apparentemente hanno esacerbato la crisi della dengue – alle società finanziatrici che forniscono il vaccino contro la dengue molto richiesto al Brasile» scrive Infowars. «A che scopo?»

 

Come riportato da Renovatio 21, avanzano, a livello scientifico, le proposte di utilizzare le zanzare OGM come strumento di vaccinazione degli esseri umani, elementi auto-operanti di un di medicalizzazione biotecnologica massiva in un mondo in cui il consenso della popolazione è divenuto totalmente obsoleto.

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In Brasile era già stato avviato anni fa un programma di immissione di zanzare OGM contro la malaria, tuttavia, invece che estinguersi, gli insetti parassiti avrebbero sviluppato quello che si chiama un «vigore ibrido»: per eterogenesi dei fini, gli scienziati hanno ottenuto al contrario una razza ancora più forte di zanzare.

 

Rilasci di miliardi di zanzare geneticamente modificate sono stati programmati, nonostante le rimostranze dei residenti, in Florida e California, e, più di recente, alle Hawaii, con i cittadini a divenire, anche stavolta, cavie umane del grande progetto che coinvolge la tecnica del cosiddetto gene drive.

 

A finanziare il progetto interviene, praticamente sempre, la compagine di Bill Gates, anche se va riconosciuto che il progetto coinvolge anche il Pentagono (protagonista di vari progetti di militarizzazione degli insetti) e contava fra i suoi sostenitori, ancora anni fa, anche Google.

 

Renovatio 21 da almeno un lustro ritiene la storia delle zanzare bioingegnerizzate – alle quali, ricordiamo en passant, lavorava anche il neo-onorevole professor Andrea Crisanti – come uno dei temi centrali del futuro prossimo.

 

Zanzare sterilizzate per via genetica, zanzare alterate per diventare creature vaccinatrici: il catalogo frankensteiniano che riguarda questi parassiti è vasto e impressionante, e, crede Renovatio 21, prelude a ciò che succederà all’uomo.

 

Il confine tra operazione biomedica ed arma biologica, anche nel caso del piano per le zanzare OGM, diviene davvero labile

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