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Armi biologiche

«Il Coronavirus è una bioarma»

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In un lungo articolo apparso su Lifesitenews, il biologo e sinologo Steven W. Mosher si è interrogato su un argomento che per qualche ragione sembra non interessare a politici e giornalisti, nonostante la sua capitale importanza: le origini del coronavirus.

 

«Gli scienziati comunisti cinesi ei loro alleati presso l’Organizzazione mondiale della sanità hanno insistito sul fatto che il virus è emerso da un mammifero esotico – un pipistrello, forse, o un pangolino – che per qualche motivo veniva venduto in un mercato del pesce a Wuhan. Quando i principali virologi americani, il dottor Anthony Fauci e altri, sostenevano l’idea che le infezioni da COVID provenissero da un animale mangiato per il cibo, era “caso chiuso”. Da allora i media americani hanno venduto quella storia. Nel gennaio 2020, la National Public Radio stava già segnalando: “Un mercato umido a Wuhan sta prendendo la colpa come probabile fonte dell’attuale epidemia di coronavirus che sta investendo il mondo”. Anche il National Geographic è intervenuto, dicendo: “I mercati umidi hanno lanciato il coronavirus”».

 

La versione dei «mercati umidi», mai provata,  è finita per favorire la narrativa dell’origine che più spinge la Cina ora: il COVID è arrivato dall’estero – ovviamente – con il cibo surgelato, forse con il pesce o perfino con il gelato (!)

Renovatio 21 ricorda come questa versione dei «mercati umidi», mai provata (nonostante il fatto sospetto dell’immediata costruzione e distruzione mercato del pesce vicino ad uno dei laboratori virologici di Wuhan) sia finita per favorire la narrativa dell’origine che più spinge la Cina ora: il COVID è arrivato dall’estero –ovviamente –con il cibo surgelato, forse con il pesce o perfino con il gelato (!).

 

Nessuno poteva fare un’ipotesi del genere, in realtà: il Partito Comunista Cinese non faceva entrare nessuno a Wuhan – anzi, il suo lungo silenzio, che alcuni ritengono colpevole e programmato («la Cina usa il virus come arma politica», disse un diplomatico britannico), indica che Pechino tutto voleva tranne che chiarezza sulle origini dell’epidemia – semmai, qualcuno ha ipotizzato, voleva il contrario.

 

Il primo a lanciare l’allarme nelle primissime settimane, quando ancora l’ondata non aveva colpito il mondo, fu il dottor Francis Boyle, un esperto di politica delle bioarmi, principale contributore delle leggi contro il bioterrorismo per il governo americano. Boyle suggeriva che il coronavirus con cui abbiamo a che fare qui è «un’arma di guerra biologica».

 

Boyle, parlando dell’Istituto di virologia di Wuhan, un possibile l’epicentro dell’epidemia, ricordava che ci sono state «precedenti segnalazioni di problemi con quel laboratorio e cose fuoriuscite da esso». Tuttto vero: era ciò che diceva l’inquieto servizio di TG3 Leonardo di più di un lustro fa, che altro non faceva che riprendere un articolo uscito all’epoca su Nature: come ricorderete, il video, divenuto virale, fu bollato da tutti – compreso lo stesso telegiornale – come fake news, come manipolazione dei fatti. A Roma, all’epoca, sedeva un governo indicato come molto, molto filocinese, al punto da essere accusato di infilare nei decreti punti che favorivano la Cina per gli appalti alla infrastruttura tecnologica ritenuta fondamentale per il futuro del Paese – il 5G.

Francis Boyle, un esperto di politica delle bioarmi autore delle leggi USA sul bioterrorismo, è stato il primo a suggerire il coronavirus con cui abbiamo a che fare qui è «un’arma di guerra biologica»

 

La dottoressa Yan Li-Meng, fuggita dalla Cina lo scorso aprile, definisce senza remore il virus come «un’arma biologica senza restrizioni», dicendo che si trattava di un coronavirus di pipistrello isolato dall’Esercito Popolare di Liberazione (EPL)  che è stato riprogettato utilizzando la ricerca di ingegneria genetica di gain of function («guadagno di funzione») per renderlo più contagioso e mortale.

 

«Non è un segreto che il regime comunista cinese, nonostante sia un firmatario della Convenzione sulle armi biologiche, considera lo sviluppo delle armi biologiche una parte fondamentale per raggiungere il dominio militare. Dal 2007, i ricercatori del governo cinese hanno scritto pubblicamente sullo sviluppo di armi biologiche utilizzando la controversa ricerca sul “guadagno di funzione” per rendere i virus più letali. Il vicepresidente dell’Accademia cinese delle scienze mediche militari, He Fuchu, ha affermato nel 2015 che i biomateriali erano le nuove “vette strategiche di comando” della guerra» scrive Mosher.

 

La dottoressa Yan Li-Meng, fuggita dalla Cina lo scorso aprile, definisce senza remore il virus come «un’arma biologica senza restrizioni»

Non solo: nel 2017, il principale commentatore della televisione di stato cinese ha rivelato che la guerra biologica, utilizzando virus, era una nuova priorità nell’ambito della politica di sicurezza nazionale di Xi Jinping.

 

Il generale dell’EPL Zhang Shibo è andato ancora oltre quello stesso anno nel suo libro, La nuova posizione di superiorità della guerra , sostenendo che «lo sviluppo della biotecnologia moderna sta gradualmente mostrando forti segni caratteristici di una capacità offensiva», incluso il potenziale di «specifici attacchi genetici etnici».

 

«Non è un segreto che il regime comunista cinese, nonostante sia un firmatario della Convenzione sulle armi biologiche, considera lo sviluppo delle armi biologiche una parte fondamentale per raggiungere il dominio militare»

«Per essere perfettamente chiari, ciò di cui parla il generale Zhang sono armi biologiche che uccidono altre razze, ma per le quali le persone che gli somigliano hanno un’immunità naturale o acquisita. Un’arma del genere colpirebbe selettivamente africani o caucasici o giapponesi o coreani, ma lascerebbe indenne la tua stessa popolazione» scrive Mosher.

 

Come riportava Renovatio 21 anni prima della pandemia, le cosiddette «bombe etniche», armi biologiche di attaccare solo gli individui di una determinata razza o gruppo etnico, non sono una prerogativa della sola Cina, in molti – dagli USA a Israele, etc. – ci stanno lavorando da decenni. La Cina, anche qui, avrebbe fatto quello che fa con ogni prodotto: ha copiato realizzano però un prodotto non sicuro, pericoloso – per quanti prodotti comuni è esattamente così?

 

Tornando al coronavirus, quindi, «non c’è dubbio che il Partito Comunista Cinese sia intenzionato a sviluppare armi di guerra biologica offensiva da alcuni anni. Ma possono? Cosa sappiamo delle capacità della Cina?» si chiede Mosher.

 

«Sappiamo che la Cina ha imparato la genetica inversa – le tecniche di splicing genetico necessarie per creare una super arma biologica – perché abbiamo insegnato ai loro migliori scienziati come farlo. In realtà è anche peggio di così: potremmo aver effettivamente pagato gli scienziati cinesi che hanno creato il virus cinese che ora sta devastando il mondo».

Il generale cinese  Zhang Shibo: «lo sviluppo della biotecnologia moderna sta gradualmente mostrando forti segni caratteristici di una capacità offensiva», incluso il potenziale di «specifici attacchi genetici etnici»

 

Il discorso qui cade su un personaggio molto discusso nelle ultime settimane: il dottor Peter Daszak. Poco prima dell’epidemia di Wuhan, Daszak, capo di un’organizzazione chiamata EcoHealth Alliance, ha rilasciato un’intervista sul suo lavoro con l’Istituto di virologiaWuhan Institute of Virology, che definiva un «laboratorio di livello mondiale degli standard più elevati».

 

Daszak, spiegava di aver finanziato la ricerca presso l’Istituto di virologia di Wuhan da 15 anni. Il lavoro ha coinvolto la raccolta di coronavirus dalla natura e l’utilizzo di tecniche chiamate «guadagno di funzione» (gain of function) per renderli più infettivi e mortali.

 

I coronavirus erano perfetti per questo lavoro, diceva entusiasta Daszak: «Puoi manipolarli in laboratorio abbastanza facilmente. È una proteina spike. La proteina Spike guida molto di ciò che accade con il coronavirus, il rischio zoonotico. Quindi puoi ottenere la sequenza, costruire la proteina. E abbiamo lavorato con Ralph Baric presso l’Università del North Carolina per farlo. Inseriamo la sequenza nella spina dorsale di un altro virus e poi lavoriamo in laboratorio».

 

Daszak affermava che la ricerca che stava conducendo in collaborazione con il laboratorio di Wuhan era necessaria per creare un vaccino per prevenire la prossima pandemia globale. Alla luce di quanto accaduto da allora, però, la sua intervista del 9 dicembre 2019 sembra quasi una confessione. Chiaramente l’uomo non aveva idea che il Partito Comunista Cinese potesse avere in mente altri usi per i coronavirus pericolosi oltre alla ricerca sui vaccini.

«La conclusione è che la Cina, grazie in parte alla formazione e ai finanziamenti ricevuti dagli Stati Uniti, aveva tutto il necessario per creare un’arma biologica mortale: la struttura, la tecnologia e il biomateriale grezzo»

 

«La conclusione è che la Cina, grazie in parte alla formazione e ai finanziamenti ricevuti dagli Stati Uniti, aveva tutto il necessario per creare un’arma biologica mortale: la struttura, la tecnologia e il biomateriale grezzo» ammette il sinologo americano.

 

Per quanto riguarda lo stesso Daszak, una volta iniziata la pandemia, l’ultima cosa di cui voleva parlare era il suo lavoro con il laboratorio di Wuhan. Ha subito appoggiato l’affermazione della Cina secondo cui proveniva da un mercato umido e ha attaccato chiunque dicesse il contrario come un teorico della cospirazione senza regole In un’intervista ad aprile con DemocracyNow ha insistito: «L’idea che questo virus sia scappato da un laboratorio è solo pura sciocchezza. Semplicemente non è vero. Lavoro con quel laboratorio da 15 anni. Sono alcuni dei migliori scienziati del mondo».

 

Come riportato da Renovatio 21, Daszak è stato, in quello che è definibile come il più allucinante, gravissimo conflitto di interessi del secolo, uno degli inviati dell’OMS a Wuhan lo scorso febbraio: in pratica, guidava il team che doveva stabilire l’origine del virus: un po’ come l’oste che dice che il vino è buono, o la volpe a guardia del pollaio, vedete un po’ voi la metafora che vi piace di più.

 

Gli inviati OMS guidati da Daszak fecero una visita al laboratorio per, pensate, ben 3 ore, ovviamente sotto lo stretto controllo delle autorità cinesi che hanno supervisionato tutto il loro viaggio di indagine. I cinesi, per mesi avevano rifiutato di far entrare l’OMS, poi trattarono su una lista di possibili scienziati, fra cui c’era, guarda te la vita, pure Daszak. La task force OMS di Daszak assolse il laboratorio di Wuhan e cementificò l’idea del virus nato dal pipistrello a ferro di cavallo (il quale, come il lettore saprà, vive circa 1000 chilometri più a Sud).

 

«Se le prime infezioni da coronavirus fossero un semplice risultato di trasmissione accidentale da animale a uomo, come affermato, ciò potrebbe essere accaduto ovunque in Cina. È curioso che l’epicentro dell’epidemia si trovi a solo un paio di miglia di distanza da dove si trova l’unico laboratorio di livello 4 della Cina. Un caso?»

Non sorprende che il rapporto di 120 pagine che è risultato dalla missione OMS abbia dedicato solo un paio di pagine al laboratorio di Wuhan e ha concluso che era «estremamente improbabile» che il virus provenisse da lì. Una situazione ridicola: Jamie Metzl, un altro biologo-sinologo che ha servito come funzionario della sicurezza nazionale nell’amministrazione Obama, ha dichiarato all’emittente TV CBS  che non per lui non è possibile chiamare lo sforzo dell’OMS «indagine».

 

«È essenzialmente un tour di studio altamente sorvegliato e curato – ha detto Metzl, che non ha certamente il pedigree del complottista né dell’anticinese – questo gruppo di esperti ha visto solo ciò che il governo cinese voleva che vedessero… È stato concordato innanzitutto che la Cina avrebbe avuto il potere di veto su chi doveva partecipare alla mission … L’OMS ha accettato… Immaginate se avessimo chiesto all’Unione Sovietica di condurre una inchiesta su Chernobyl. Non ha davvero senso».

 

La Cina ha una lunga storia di incidenti di laboratorio, alcuni dei quali abbiamo dettagliato su Renovatio 21. Nel 2004, ad esempio, il virus della SARS è trapelato due volte (!) da un laboratorio di Pechino e ha causato un focolaio della malattia. L’impianto di Wuhan può anche essere stato all’avanguardia, ma gli standard di sicurezza cinesi in generale sono notevolmente permissivi.

 

«Poi c’è questo: se le prime infezioni da coronavirus fossero un semplice risultato di trasmissione accidentale da animale a uomo, come affermato, ciò potrebbe essere accaduto ovunque in Cina. È curioso che l’epicentro dell’epidemia si trovi a solo un paio di miglia di distanza da dove si trova l’unico laboratorio di livello 4 della Cina. Un caso? Penso di no». Quello che pensa Mosher lo abbiamo pensato tutti – a meno che voto o portafogli tendano verso la Cina.

 

Anche l’ex direttore dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), Robert Redfield, ora crede che il coronavirus probabilmente provenisse dal laboratorio di Wuhan. Per aver riportato la notizia data dalla CNN Renovatio 21 è stata bloccata da Facebook.

 

«L’Istituto di virologia di Wuhan non è l’Istituto Nazionale di Sanità», afferma David Asher. «Stava operando un programma segreto e classificato. Dal mio punto di vista, e io sono solo una persona, la mia opinione è che fosse un programma di armi biologiche»

Fin dall’inizio, tuttavia, i media mainstream (in testa i colossi dell’oligarcato che ha programmato la presa di potere di Biden come Washington Post e New York Times) hanno cercato di convincerci che il coronavirus è un prodotto della natura piuttosto che un Frankenstein virale scappato dal laboratorio.

 

Una potente ricerca sulla questione è stata fatta da David Asher, l’ex leader della task force del Dipartimento di Stato che indaga sulle origini di COVID-19. Asher non solo crede che il virus sia fuggito dall’Istituto di virologia di Wuhan, ma anche che sia stato il risultato della ricerca sulle armi biologiche.

 

«L’Istituto di virologia di Wuhan non è l’Istituto Nazionale di Sanità», afferma David Asher. «Stava operando un programma segreto e classificato. Dal mio punto di vista, e io sono solo una persona, la mia opinione è che fosse un programma di armi biologiche».

 

Circolano voci  sull’Internet cinese secondo cui gli Stati Uniti hanno deliberatamente scatenato un’arma biologica americana sulla popolazione cinese: si tratta del famoso caso dello Olimpiadi militari dell’ottobre 2019 tenutesi proprio a Wuhan, dove c’è ragione di sospettare che già vi fosse contagio: la medaglia d’oro olimpica nella sciabola Tagliarol dichiarò di essere tornato dalle gare di Wuhan molto ammalato, anche se non capiva bene cosa fosse l’influenza che si era portato dietro. I suoi superiori militari hanno negato la sua ricostruzione.

 

«È molto caratteristico per i leader del Partito Comunista incolpare il loro principale rivale geopolitico per i crimini che essi stessi commettono»

A differenza che da noi, dove non è possibile neanche lontanamente incolpare la Cina senza incappare nella censura dei social e non solo di quelli, queste voci in Cina non vengono censurate dalle autorità, che al contrario fa sparire tutti rapporti accurati sull’epidemia. Ciò può produrre uno sviluppo di strategia geopolitica non da poco: dopo aver ritardato, sovvertito e sviato l’«indagine» di cartapesta dell’OMS sul laboratorio di Wuhan, la Cina ora chiede all’OMS di indagare sul centro anti-guerra biologica statunitense a Fort Detrick, nel Maryland.

 

«È molto caratteristico per i leader del Partito Comunista incolpare il loro principale rivale geopolitico per i crimini che essi stessi commettono» scrive Mosher.

 

«Con le sue bugie e le sue evasioni, il Partito sta semplicemente cercando di coprire la sua incompetenza nel controllare l’epidemia? Oppure i suoi leader cercano anche di nascondere qualcosa di molto più grave: la loro complicità criminale alle origini dell’epidemia? Anche tenendo conto della propensione del Partito alla segretezza, i molteplici livelli di inganno perpetrati dai funzionari comunisti negli ultimi due mesi, compresi quelli ai massimi livelli, sono stati straordinari».

«Potremmo non sapere mai con certezza se il nuovo coronavirus fosse destinato a essere utilizzato come arma biologica. Ma sappiamo che la stampa, la trasmissione televisiva e i social media occidentali stanno facendo del loro meglio per liquidare la possibilità stessa come una fantasia paranoica»

 

Non resta che constatare la nostra impotenza davanti al mistero dell’origine del virus, e alla probabile minaccia assoluta che esso potrebbe rappresentare – una Chernobyl biologica che dovrebbe metterci tutti in guardia rispetto all’uso della bioingegneria e delle armi biologiche. Sull’energia atomica si è discusso e manifestato ad nauseam, su virus e ingegneria genetica non è stata detta una parola. Le armi atomiche sono ben presenti nel discorso pubblico, la cui pressione ha condotto a trattati etc. Per le bioarmi, praticamente niente: un paio di film, qualche tratto vecchio di decenni che tutti sanno essere disatteso da ogni firmatario.

 

Questa oscena spirale del silenzio è dovuta al Partito Comunista Cinese ma anche e soprattutto alla complicità che esso ha in Occidente tra politici, industriali, giornalisti.

 

«Potremmo non sapere mai con certezza se il nuovo coronavirus fosse destinato a essere utilizzato come arma biologica. Ma sappiamo che la stampa, la trasmissione televisiva e i social media occidentali stanno facendo del loro meglio per liquidare la possibilità stessa come una fantasia paranoica» scrive sconsolato Mosher.

 

Eppure, le prove ci sono «Sappiamo, perché i generali del EPL ci hanno detto così, che i loro ricercatori stanno correndo per sviluppare armi biologiche letali alla velocità consentita dal loro furto di tecnologia occidentale e campioni di virus rubati. Ed è una supposizione più ragionevole presumere che, a causa di questa spinta a sviluppare un’arma biologica mortale, gli standard di sicurezza siano stati trascurati presso l’Istituto di virologia di Wuhan e il coronavirus mortale sia riuscito a fuggire dal laboratorio».

«In altre parole, qualcuno pensa che le autorità comuniste – una volta perfezionata un’arma biologica alla quale essi stessi avevano un’immunità naturale o indotta – esiterebbero a scatenare una pandemia mortale sull’Occidente per realizzare il loro “sogno cinese” di dominio sul mondo?»

 

Pragmaticamente, dobbiamo ammettere che oramai avere certezza dell’origine militare del virus non cambia molto: «se il nuovo coronavirus fosse già stato militarizzato prima di raggiungere le strade di Wuhan è (quasi) di secondaria importanza. Perché i leader comunisti sono chiaramente impegnati in uno sforzo per sviluppare un’arma del genere come parte integrante della loro strategia per la Repubblica Popolare Cinese per sostituire gli Stati Uniti come potenza dominante sul pianeta».

 

Se portiamo questo ragionamento alle estreme conseguenze, il sangue ci si raggela:

 

«In altre parole, qualcuno pensa che le autorità comuniste – una volta perfezionata un’arma biologica alla quale essi stessi avevano un’immunità naturale o indotta – esiterebbero a scatenare una pandemia mortale sull’Occidente per realizzare il loro “sogno cinese” di dominio sul mondo?».

 

La Cina che può progettare di conquistare il mondo, tramite una pandemia bioingegnerizzata e un possibile sterminio massivo, magari regolato su bioarmi «etniche». Quali barriere impedirebbero allo Stato dei milioni di aborti forzati, degli organi espiantati a prigionieri vivi, dei campi di concentramento da milione di persone, di non intraprendere questa via? La morale?

 

La Cina che può progettare di conquistare il mondo, tramite una pandemia bioingegnerizzata e un possibile sterminio massivo, magari regolato su bioarmi «etniche». Quali barriere impedirebbero allo Stato dei milioni di aborti forzati, degli organi espiantati a prigionieri vivi, dei campi di concentramento da milione di persone, di non intraprendere questa via? La morale?

Qualcuno, fra politici, attivisti, religiosi italiani, vuole farsi carico di un pericolo del genere?

 

Qualcuno vuole combattere questa prospettiva?

 

Qualche persona di buona volontà vuole ascoltare questo grido che da questo sito stiamo lanciando non da uno, ma da diversi anni?

 

Lo scenario, se non lo avete capito, riguarda davvero il bene e il male, e la possibile mutazione, o distruzione, della Civiltà. Qualcuno dei nostri lettori, almeno, lo ha capito?

 

 

 

 

 

 

 

 

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Armi biologiche

Lo spionaggio USA avrebbe nascosto a Biden le prove della fuga dal laboratorio di Wuhano

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I funzionari dell’Intelligence statunitense avrebbero «messo a tacere» i ricercatori che hanno trovato prove che la pandemia di Covid-19 fosse il risultato di una fuga di notizie da un laboratorio cinese, ha riferito giovedì il New York Post, che cita fonti nell’apparato.

 

Secondo il quotidiano neoeboraceno, la loro analisi includeva «decine» di punti dati per supportare una versione di fuga di notizie in laboratorio, ma nessuno di questi è stato inserito nel rapporto del 2021 ordinato dal presidente Joe Biden, che affermava che il virus «probabilmente non era geneticamente modificato».

 

I ricercatori coinvolti che all’epoca lavoravano al National Center for Medical Intelligence, parte della Defense Intelligence Agency del Pentagono, incaricata di studiare le minacce delle armi biologiche e le malattie infettive hanno condotto uno studio scientifico sul COVID-19 e hanno concluso che il virus era stato molto probabilmente creato in laboratorio.

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Secondo le loro scoperte, il virus conteneva una caratteristica biologica che ne consentiva una più facile trasmissione agli esseri umani, simile a una caratteristica descritta in uno studio cinese diversi anni fa. Hanno anche scoperto che un ricercatore militare cinese ha fatto domanda di brevetto per un vaccino contro il COVID-19 poche settimane dopo che il virus era stato sequenziato per la prima volta nel 2020, il che significava che doveva aver avuto la sequenza molto prima. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che gli scienziati del laboratorio di ricerca cinese sui coronavirus a Wuhan, la città in cui il COVID-19 è stato rilevato per la prima volta, avevano precedentemente lavorato con ricercatori statunitensi su virus che non avrebbero avuto tracce di manipolazione scientifica.

 

Tuttavia, i risultati schiaccianti sono stati trascurati nel rapporto sulle origini del COVID-19 preparato dal direttore dell’Intelligence nazionale, Avril Haines, che è stato presentato a Biden nell’agosto 2021. Ai ricercatori sarebbe stato anche proibito di condividere le loro scoperte, anche con il Congresso e l’FBI.

 

La Haines era stata vicedirettore della CIA dal 2013 al 2015 sotto Obama, e nel 2019 avrebbe partecipato alla simulazione pandemica «Event 201». La presenza della Haines all’evento (assieme a Bill Gates ed altri soggetti poi divenuti di estrema rilevanza nel contesto pandemico) è usata da Robert F. Kennedy jr., ora nominato come segretario della Salute, come prova del coinvolgimento della CIA nella questione COVID. Il Kennedy afferma inoltre che la CIA è coinvolta nel finanziamento del laboratorio di Wuhano.

 

Una fonte vicina alla questione ha detto al NY Post che «gli scienziati che avevano competenza in materia sono stati messi a tacer», aggiungendo che Biden e altri funzionari erano «completamente inconsapevoli» delle prove secondo cui il virus era probabilmente il risultato di una fuga del virus dal laboratorio.

 

Un precedente articolo del Wall Street Journal sosteneva che anche i funzionari dell’Intelligence statunitense avevano contribuito a escludere le conclusioni dell’FBI sulle origini del COVID-19 dal rapporto di Biden. L’FBI era l’unica agenzia statunitense all’epoca a concludere che la teoria della fuga dal laboratorio fosse probabile. Tuttavia, gli scienziati dell’FBI non erano stati invitati al briefing della Casa Bianca in cui a Biden era stato presentato il rapporto di Haines, e le loro conclusioni erano state trascurate.

 

All’inizio di questo mese, la sottocommissione speciale del Congresso degli Stati Uniti sulla pandemia di coronavirus ha pubblicato un rapporto di 520 pagine, concludendo anche che il COVID-19 è molto probabilmente emerso da un laboratorio a Wuhan. Il rapporto affermava che il governo cinese, le agenzie all’interno del governo degli Stati Uniti e i membri della comunità scientifica internazionale «hanno cercato di nascondere i fatti riguardanti le origini della pandemia».

 

Nel 2020, l’allora presidente Donald Trump affermò senza fornire prove che il virus proveniva da un laboratorio cinese. Pechino negò l’affermazione, definendola una tattica di rielezione volta a rafforzare la posizione di Trump tra gli elettori repubblicani.

 

L’anno seguente, durante la presidenza di Biden, il consigliere medico capo della Casa Bianca, il dottore Anthony Fauci, è stato messo sotto esame per la sua gestione delle origini della pandemia di COVID-19. I critici sostengono che abbia minimizzato la possibilità di una fuga dal laboratorio dell’Istituto di Virologia di Wuhano, che ha ricevuto finanziamenti statunitensi per la ricerca sul coronavirus tramite sovvenzioni approvate dalla sua agenzia.

 

E-mail e udienze del Congresso hanno sollevato dubbi sul fatto che Fauci abbia cercato di sopprimere le discussioni sulla teoria della fuga di notizie per proteggere la collaborazione scientifica. Mentre Fauci ha costantemente negato qualsiasi insabbiamento, il dibattito ha alimentato le richieste di trasparenza sul coinvolgimento degli Stati Uniti in tale ricerca.

 

Come riportato da Renovatio 21, Fauci è stato accusato di spergiuro dal senatore Rand Paul che ormai da anni chiede un’investigazione sul dottore plenipotenziario della sanità COVID in America e, di riflesso, in tanta parte del mondo.

 

Sull’insabbiamento del disastro di Wuhano, e sul ruolo che ha avuto la CIA, Robert Kennedy ha scritto un denso libro intitolato The Wuhan Cover-Up: And the Terrifying Bioweapons Arms Race («L’insabbiamento di Wuhan e le terrificanti armi biologiche»).

 

Queste dichiarazioni rese da fonti anonime dell’Intelligence ad un giornale nazionale americano posso sembrare ad alcuni come una manovra da parte di Biden e clan annesso, a breve fuori dalle protezioni assicurate dal potere della Casa Bianca, di scampare ai procedimenti di giustizia che potrebbero abbattersi su Washington quando entrerà al comando Trump, con Kennedy messo esattamente a capo della questione sanitaria.

 

Come riportato da Renovatio 21, il figlio del presidente Hunter Biden era in qualche modo connesso alla questione dei biolaboratori in Ucraina, accusati di lavorare su agenti patogeni letali. In questi anni il generale Igor Kirillov, ucciso la settimana scorsa in un attentato a Mosca, ha sostenuto che gli USA in Ucraina producessero «componenti per armi biologiche». Mosca ha accusato Kiev di aver trovato patogeni mortali dell’influenza aviaria in un biolab ucraino.

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In passato alcuni hanno indagato su possibili connessioni tra i biolaboratori ucraini finanziati dagli USA e il COVID-19.

 

Uk sito britannico The Exposé ha notato la bizzarra coincidenza di documenti del governo degli Stati Uniti mostrerebbero che il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DOD) avrebbe assegnato un contratto il 12 novembre 2019 a Labyrinth Global Health INC. per la «ricerca COVID-19», almeno un mese prima della comparsa del nuovo coronavirus e tre mesi prima che fosse ufficialmente dato un nome al COVID-19.

 

Come riportato da Renovatio 21, per un’altra strana coincidenza profetica, il Congresso americano ha votato per l’approvazione dell’inserimento del mRNA nei vaccini il 17 dicembre 2019, poche settimane prima della pandemia COVID.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr.

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Armi biologiche

Gli USA hanno stretto una partnership con la Cina per un progetto che coinvolge 500.000 virus: rischi per la biosicurezza

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e l’USAID hanno fortemente sostenuto il Global Virome Project, progettato per catalogare migliaia di nuovi virus che potrebbero diffondersi in natura o rappresentare rischi globali per la biosicurezza, ha riferito US Right to Know. I responsabili del progetto includevano Shi Zhengli, una scienziata senior del Wuhan Institute of Virology, e il suo collaboratore americano, Peter Daszak.   Nel 2019, il Dipartimento di Stato americano e l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) hanno fortemente sostenuto un controverso progetto di ricerca con la Cina su nuovi virus, nonostante ciò comportasse nuovi rischi per la biosicurezza, come dimostrano documenti ottenuti tramite il Freedom of Information Act.   Il Global Virome Project (GVP) è stato ideato per scoprire e catalogare migliaia di nuovi virus che potrebbero diffondersi in natura o rappresentare un rischio per la biosicurezza globale: si stima che siano circa 500.000 o più.   Tra i responsabili del progetto c’erano Shi Zhengli, scienziata senior del Wuhan Institute of Virology (WIV), e il suo collaboratore americano, Peter Daszak.

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Il sequenziamento per il GVP doveva essere guidato in parte da BGI, la più grande azienda cinese di sequenziamento genomico. Sia il WIV che il BGI Group hanno legami con l’Esercito Popolare di Liberazione. Anche l’Accademia cinese di Scienze Mediche Militari avrebbe dovuto essere un collaboratore.   Centinaia di documenti ottenuti dalle cause legali del Freedom of Information Act (Legge statunitense sul diritto di sapere) dimostrano come il GVP sia stato sostenuto dal Dipartimento di Stato e finanziato dall’USAID durante il suo decollo dal 2016 al 2019.   Dimostrano inoltre che gli Stati Uniti sono andati avanti nonostante le domande senza risposta su chi avrebbe posseduto i dati e se i partner cinesi sarebbero stati trasparenti con la ricerca.   Quando è scoppiata la pandemia COVID-19, la biblioteca di campioni di coronavirus del WIV non era disponibile per un’ispezione indipendente. Almeno 11.051 campioni sono stati lasciati nei congelatori del WIV da scienziati sostenuti dall’USAID.   I documenti aprono una finestra sugli obiettivi del governo statunitense nell’entrare in progetti ad alto rischio con il laboratorio di Wuhan. I funzionari speravano che la «sicurezza sanitaria» fornisse un’opportunità non controversa per la collaborazione.   Come mostrano i documenti , il progetto rispondeva anche al desiderio del governo statunitense di una maggiore cooperazione con il lavoro della Cina sulle malattie infettive e con la sua iniziativa Belt and Road.   Alle istituzioni americane è stato detto che se la Cina avesse intrapreso una ricerca su un nuovo virus senza la partecipazione degli Stati Uniti, avrebbe potuto rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale, secondo un «bozza di presentazione» del 20 maggio 2019, che delineava il progetto. Lo stesso è stato detto ai funzionari cinesi.   «Un accesso limitato alle informazioni ottenute attraverso questi sforzi potrebbe avere gravi implicazioni per la sicurezza nazionale», si legge.   «Mentre il GVP dovrà districarsi tra questioni complesse riguardanti la condivisione di campioni e dati oltre i confini nazionali», si legge nel pitch.   «In assenza della leadership degli Stati Uniti nell’impostazione dell’agenda, nella governance e nei finanziamenti del GVP, il governo cinese potrebbe assumere una posizione di leadership in questa iniziativa potenzialmente rivoluzionaria, indebolendo anni di leadership [del governo statunitense] e di notevoli investimenti».   Un commento alla bozza afferma che «una dichiarazione equivalente sarà inserita nel documento sulla Cina» – il pitch tradotto e inviato alle istituzioni cinesi.  

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Mentre il collegamento tra il WIV e i National Institutes of Health (NIH) è stato ampiamente documentato, i collegamenti del laboratorio con il Dipartimento di Stato e l’USAID sono stati relativamente trascurati.   Ciò è probabilmente dovuto al fatto che, secondo un’e-mail di marzo 2020 pubblicata la scorsa settimana dal sottocomitato speciale statunitense sulla pandemia di coronavirus, i fondi per il GVP si sono esauriti qualche tempo dopo lo scoppio della pandemia.   L’USAID, che coordina il suo bilancio con il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha sottoscritto il GVP al suo decollo con 1,3 milioni di dollari, secondo una lettera del senatore Roger Marshall (R-Kan.).   L’USAID ha inoltre finanziato il «prototipo» del GVP, un progetto simile di raccolta e ricerca di nuovi virus chiamato PREDICT, con almeno 210 milioni di dollari.   Il GVP è stato creato da Daszak, presidente di un’organizzazione no-profit chiamata EcoHealth Alliance, e da altri due leader di PREDICT, l’epidemiologa Jonna Mazet dell’Università della California, Davis, e Dennis Carroll, ex direttore della Divisione Minacce Emergenti dell’USAID.   Con la conclusione del progetto PREDICT e il dirottamento delle risorse verso il GVP, è stato condiviso con USAID un piano di smaltimento dei campioni, in cui si indicava che 6.380 campioni di pipistrelli raccolti da PREDICT, nonché 3.000 campioni umani e 1.671 campioni di roditori, erano stati lasciati nei congelatori WIV.   Tra questi ci sono campioni provenienti dalla provincia dello Yunnan, dove circolano coronavirus strettamente correlati al SARS-CoV-2, il virus che causa il COVID-19.   Nel settembre 2023, il WIV è stato escluso dall’idoneità (escluso) dai finanziamenti federali per 10 anni (il numero massimo di anni consentito dalla legge) per non aver consegnato ai finanziatori dell’NIH i quaderni di laboratorio sui suoi esperimenti sul coronavirus.   Anche EcoHealth e Daszak sono sotto inchiesta da parte del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti per non aver supervisionato adeguatamente la loro ricerca collaborativa a Wuhan.  

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I vantaggi

I documenti ottenuti dall’USAID e dal Dipartimento di Stato dimostrano l’entusiastico sostegno del GVP, nonché scorci delle preoccupazioni in materia di biosicurezza messe da parte per portare avanti il ​​progetto.   Nel 2017, una corrispondenza non classificata del Dipartimento di Stato proveniente dall’Ambasciata americana a Pechino ha fortemente sostenuto il GVP.   «È incoraggiante che la Cina, insieme ad altri paesi, sia pronta a portare su scala globale quella che è iniziata come un’iniziativa guidata dagli Stati Uniti e una prova di fattibilità», secondo un cablogramma inviato nel settembre di quell’anno e firmato da Terry Branstad, ex ambasciatore degli Stati Uniti nella Repubblica Popolare Cinese.   I funzionari americani consideravano la sanità pubblica un ambito fertile in cui collaborare.   «[L’ambasciata di Pechino] è molto interessata a questo progetto perché è uno dei settori in cui Stati Uniti e Cina possono lavorare insieme senza troppi scontri politici», ha scritto Ping Chen, ex rappresentante del National Institute of Allergy and Infectious Diseases presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Pechino, in un’e-mail datata settembre 2017 e pubblicata la scorsa settimana dalla sottocommissione speciale della Camera degli Stati Uniti sulla pandemia di coronavirus.   Altri documenti mostrano un forte sostegno al GVP all’interno dell’ambasciata statunitense a Pechino.   Una mappa presentata da Daszak in un PowerPoint del febbraio 2017 mostra i piani per estendere un «progetto Virome guidato dalla Cina» in tutto il mondo: dal Kenya al Pakistan all’Indonesia, con l’aiuto degli Stati Uniti. I responsabili del progetto aspiravano a lavorare in Africa occidentale, Africa centrale, Asia sud-orientale e Asia meridionale, come mostrano note interne.   Il Dipartimento di Stato e l’USAID hanno approvato il progetto anche per comprendere meglio il rischio di trasmissione di malattie infettive dagli animali agli esseri umani.   EcoHealth aveva anche presentato il Global Virome Project come utile per prevenire la guerra biologica e gli incidenti di laboratorio. I documenti mostrano anche che i funzionari erano ansiosi di scoprire gli investimenti esteri della Cina nelle malattie infettive.  

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I rischi

Il cablogramma del 2017 riconosceva che i finanziamenti indipendenti della Cina per la sua parte del progetto avrebbero dovuto essere sfruttati in un modo che servisse gli «interessi degli Stati Uniti».   «Shi Zhengli, uno scienziato senior presso l’Istituto di virologia di Wuhan, Accademia cinese delle scienze, che ha studiato i meccanismi di trasmissione della SARS tra le specie, ha affermato che la CAS [Accademia cinese delle scienze] ha già stanziato fondi per la ricerca correlata al GVP», si legge nel cavo del 2017.   «Il governo cinese ha mostrato un forte interesse per il Global Virome Project e non è timido nel finanziare progetti in cui gli scienziati cinesi assumeranno un ruolo guida», si legge nel cablogramma.   Anche la CAS, il Ministero della Scienza e della Tecnologia e la Fondazione Nazionale per le Scienze Naturali della Cina erano pronti a sostenere il lavoro attraverso i finanziamenti della CAS.   «È probabile che il governo cinese si impegnerà sia con finanziamenti che con supporto in natura, il che probabilmente darà alla Cina una grande voce nella governance del GVP e nelle politiche di condivisione dei dati», si legge nel cablogramma, aggiungendo che «sarà importante per il governo degli Stati Uniti rimanere impegnato in modo significativo con il GVP, per garantire che gli interessi degli Stati Uniti siano adeguatamente riflessi in questo sforzo».   Il cablogramma riconosceva anche che le spinose questioni relative alla proprietà dei dati genomici e dei campioni virali non avevano ancora trovato risposta.   «Chi sarà il proprietario dei campioni raccolti da molti paesi? Dove saranno analizzati? Tutti i dati GVP saranno liberamente disponibili al pubblico? GVP prevede di confrontarsi con queste domande molto presto, ma ci vorrà del tempo prima che le politiche siano proposte e approvate da molti Paesi», si legge nel cavo.   Il cablogramma esprime anche un tono incerto circa l’affidabilità e la trasparenza di BGI, che si era impegnata a svolgere il 30 percento del lavoro di sequenziamento del progetto.   «L’impegno di BGI … nei confronti dei valori di GVP di libero e libero accesso ai dati non è stato dichiarato ufficialmente», riconosce il cablogramma.   BGI «non ha fornito dettagli su come tale sequenziamento avrebbe avuto luogo o dove sarebbero stati ospitati i dati successivi», si legge nel cablogramma. «Nota: BGI ha beneficiato di finanziamenti significativi dal governo cinese».   Un fattore che ha rafforzato la fiducia nel BGI è stato il suo coinvolgimento, 30 anni prima, nel Progetto Genoma Umano, guidato dall’ex direttore del NIH Francis Collins.   «Il suo attuale leader, Yang Huanming, ha avuto un ruolo determinante nel coinvolgimento della Cina nel Progetto Genoma Umano negli anni ’90 ed è un sostenitore della condivisione dei dati», si legge nel cablogramma.   Tuttavia, Collins è stato criticato per non aver dato priorità alla biosicurezza e per aver ignorato la Convenzione sulle armi biologiche mentre era al NIH.   Nei sette anni trascorsi dal cablogramma del 2017 che proponeva la collaborazione, le ambizioni di BGI sono emerse più chiaramente, irritando la comunità dell’intelligence statunitense.   Secondo un rapporto della Reuters del 2021, il BGI ha utilizzato test di gravidanza per raccogliere dati sul DNA umano, che sono stati poi dirottati all’Esercito Popolare di Liberazione.   Chen, rappresentante del NIAID a Pechino, ha visitato il nuovo complesso di laboratori di massima sicurezza del WIV nell’ottobre 2017, un mese dopo il cablogramma che approvava il GVP, e non gli è stato permesso di entrare nei laboratori.   Tuttavia, le istituzioni americane e cinesi hanno continuato a collaborare nella ricerca del virus.   I documenti utilizzati in questa storia sono stati ottenuti tramite cause legali del Freedom of Information Act contro il Dipartimento di Stato e USAID. Puoi leggere questi e tutti i nostri documenti nella nostra indagine sui rischi biologici qui.   Emily Kopp   Pubblicato originariamente da US Right to Know .  Emily Kopp è una giornalista investigativa che si occupa delle origini del COVID-19 e della biosicurezza.   © 20 dicembre 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.  

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Armi biologiche

Assassinato a Mosca il generale delle armi chimiche e biologiche

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Il tenente generale Igor Kirillov, capo delle Forze di difesa radiologica, chimica e biologica (RChBZ) della Federazione Russa, è morto in un’esplosione insieme al suo aiutante. Secondo gli inquirenti, un ordigno esplosivo innescato a distanza nascosto in uno monopattino è stato fatto esplodere martedì mattina vicino all’ingresso di un edificio residenziale nel sud-est di Mosca.

 

Kirillov è stato ucciso nell’esplosione un giorno dopo che il Servizio di sicurezza ucraino (SBU) lo aveva formalmente dichiarato sospettato del presunto uso di armi chimiche contro l’esercito di Kiev. Il generale ha respinto le affermazioni secondo cui la Russia avrebbe attaccato l’Ucraina con armi chimiche, ricordando che l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW) aveva confermato la completa distruzione di tutte le scorte di armi chimiche russe nel 2017.

 

Secondo quanto riportato martedì da numerosi organi di stampa russi, citando fonti anonime all’interno dell’agenzia, dietro l’assassinio del generale russo Igor Kirillov ci sarebbe lo SBU. Tale notizia è stata battuta anche da alcuni giornali esteri, anche in Italia. L’agenzia Reuters, la BBC e i media ucraini hanno citato quella che sembra essere la stessa dichiarazione di una fonte dell’SBU che descrive l’ufficiale russo di 54 anni come «un criminale di guerra e un obiettivo assolutamente legittimo» per l’assassinio.

 


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Il generale aveva assunto la guida del ramo militare russo nel 2017. È stato coinvolto nelle indagini sul presunto uso ucraino di armi chimiche contro le truppe russe e ha fornito regolari resoconti sui laboratori americani in Ucraina che, a suo dire, erano coinvolti nella ricerca sulla guerra biologica.

 

Secondo quanto riportato dai media e dalle dichiarazioni di ex funzionari, Kiev attua un vasto programma di omicidi, prendendo di mira persone considerate nemiche dell’Ucraina.

 

Mosca afferma che Kiev sta ricorrendo a tattiche terroristiche a causa dei suoi fallimenti militari. Gli investigatori russi hanno accusato il governo ucraino di aver ucciso la giornalista Darja Dugina, il blogger militare Vladlen Tatarskij e altri civili.

 

Kirillov da settembre 2014 ad aprile 2017 è stato a capo dell’Accademia militare del RChBZ intitolata al maresciallo dell’Unione Sovietica Semyon Timoshenko. Nell’aprile 2017 era diventato capo delle truppe RChBZ.

 

Il militare si è occupato di antiterrorismo sia in patria che all’estero. Aveva denunciato le provocazioni della controversa organizzazione di volontariato dei Caschi Bianchi in Siria e aveva partecipato all’attenuazione delle conseguenze di catastrofi naturali e di origine umana.

 

Dall’inizio dell’operazione militare contro l’Ucraina nel febbraio 2022, Kirillov ha parlato in molteplici conferenze stampa tenute dal ministero della Difesa, dove ha condiviso informazioni sugli sviluppi ucraini nei settori delle armi radiologiche, chimiche e biologiche.

 

A marzo 2022, aveva annunciato che i biolaboratori ucraini stavano studiando il potenziale di trasferimento di infezioni altamente pericolose attraverso gli uccelli migratori. Nello stesso mese, aveva presentò copie di documenti che, a suo dire, confermavano il finanziamento da parte del Pentagono di laboratori biologici in Ucraina.

 

Nel giugno 2024, il tenente generale aveva dichiarato che combustibile nucleare esaurito e rifiuti chimici pericolosi venivano importati in Ucraina per una potenziale creazione di «bomba sporca», aggiungendo che sostanze radiochimiche venivano ancora portate in Ucraina per lo smaltimento. Secondo Kirillov queste forniture erano supervisionate dall’entourage di Zelens’kyj, con rotte principali che passavano attraverso Polonia e Romania.

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Nell’ottobre 2024, Londra aveva colpito Kirillov con sanzioni dopo che aveva accusato l’Ucraina di preparare un attacco chimico false-flag con l’obiettivo di incastrare la Russia e indebolirne la posizione presso l’OPCW. Il generale aveva osservato che la NATO aveva fornito all’Ucraina una quantità di equipaggiamento protettivo chimico molto maggiore di quanto il paese abbia effettivamente bisogno, definendolo un’ulteriore prova di un complotto imminente.

 

Nel novembre 2024, Kirillov aveva dichiarato che l’Ucraina intendeva impadronirsi di una centrale nucleare durante la sua incursione su larga scala nella regione di Kursk.

 

Come riportato da Renovatio 21, in un briefing di aggiornamento del luglio 2022 sull’indagine russa sui laboratori biologici statunitensi in Ucraina, accompagnato dalla pubblicazione di nuovi documenti, aveva accusato che dietro i biolaboratori ucraini vi sarebbe un vasto sistema internazionale, con interessi delle Big Pharma americane e dello speculatore George Soros. Un altro documento fatto emergere dalla Difesa russa riguardava l’attività di Metabiota, azienda legata a Hunter Biden, figlio del presidente USA in carica.

 

Il generale Kirillov rappresenta il funzionario russo più alto ad essere stato assassinato lontano dal campo di battaglia dall’inizio della guerra. I precedenti tentativi di assassinio hanno preso di mira propagandisti russi e ufficiali militari più giovani.

 

Ieri la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha affermato che il paese avrebbe sollevato la questione dell’omicidio del generale Kirillov alla riunione programmata del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di venerdì. «Siamo certi che tutti gli organizzatori e gli esecutori dell’omicidio di Igor Kirillov saranno trovati e puniti, chiunque siano e ovunque si trovino», ha affermato la Zakharova.

 

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, il sempre più «falco» Dmitrij Medvedev, ha definito l’omicidio di Kirillov un segno di «agonia» del governo ucraino, «che usa la sua forza residua per giustificare la sua inutile esistenza ai padroni occidentali, prolungare la guerra e la morte e giustificare la situazione catastrofica in prima linea».

 

I leader di Kiev non possono terrorizzare il popolo russo e saranno ritenuti responsabili dei loro crimini, ha aggiunto Medvedev. In un telegramma di condoglianze alla famiglia e ai colleghi di Kirillov, condiviso dalla TASS, Medvedev ha descritto il generale 54enne come un professionista, un «vero patriota russo», leale al suo dovere.

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«Il regime di Kiev… sta facendo ogni sforzo per giustificare la sua miserabile esistenza e la situazione catastrofica in prima linea ai suoi padroni occidentali», ha detto Medvedev, aggiungendo che l’Ucraina stava cercando di «prolungare la guerra e la morte». Kiev è consapevole che inevitabilmente perderà il conflitto e, tenendo presente questo, sta portando avanti «colpi codardi e spregevoli in città pacifiche», ha continuato l’ex presidente, giurando vendetta.

 

«I tentativi di intimidire il nostro popolo, fermare l’avanzata dell’esercito russo e seminare paura sono destinati a fallire. I nazisti ucraini, compresi i massimi dirigenti politico-militari del paese in via di estinzione, affronteranno un’inevitabile punizione», ha promesso.

 

Poche ore fa è arrivata la notizia di un primo arresto per la morte del generale Kirillov. Il sospettato, un cittadino uzbeko di 29 anni il cui nome non è stato reso noto, è stato arrestato in un villaggio fuori Mosca, ha affermato una portavoce dell’ufficio del procuratore russo.

 

La portavoce ha affermato che il detenuto avrebbe confessato che le agenzie di intelligence ucraine lo avevano reclutato per uccidere il generale Kirillov, 54 anni, responsabile delle forze di protezione dalle armi nucleari e chimiche dell’esercito russo, scrive il New York Times.

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Immagine screenshot da Twitter

 

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