Epidemie
Bill Gates e Jeffrey Epstein, quella strana amicizia

Bill Gates, ogni giorno sempre più uomo-chiave della Pandemia in corso, ha per un periodo frequentato l’investitore pedofilo Jeffrey Epstein, uomo al centro di mille misteri, trovato stranamente suicida in carcere nemmeno un anno fa.
La storia di questa bizzarra amicizia, che in Italia non ha avuto molto seguito, è stata descritta in profondità dal sito di informazione EFFEDIEFFE.
«Ora, proprio nell’ora della Pandemia globale, la sua vita e la sua morte potrebbero avere un rilievo non da poco – scrive EFFEDIEFFE riguardo ad Epstein – Considerando i suoi piani eugenetici, le sue isole sperdute, le sue fortune misteriose, e le sue frequentazioni con scienziati e miliardari».
Bill Gates, ogni giorno sempre più uomo-chiave della Pandemia in corso, ha per un periodo frequentato l’investitore pedofilo Jeffrey Epstein
L’articolo raccoglie la testimonianza di Eric Weinstein, matematico e gestore di un importante fondo di investimento: «Quando incontrai Epstein, forse nel 2002, prima che fosse accusato dei crimini sessuali in Florida, io non credetti che Jeffrey Epstein fosse un Hedge Fund manager. Di fatto chiamai mia moglie e le disse che quel tizio sembrava una costruzione, come se avessero pagato un attore per impersonare un manager di Hedge Fund».
Weinstein pone anche altre domanda che, a suo dire, nessuno vuole fare: «La prima domanda è molto semplice e va posta a tutti i governi che potrebbero essere coinvolti con Jeffrey Epstein, se era risaputo il suo collegamento con l’Intelligence di qualsiasi Paese al mondo. Devi chiedere: queste attività erano conosciute dalle agenzie di Intelligence?».
Riguardo a Epstein, condannato per induzione alla prostituzione di una minorenne nel 2006, in molti hanno avanzato il sospetto che lavorasse per i servizi segreti di qualche Paese; egli si attorniava di persone importanti nell’ambito della politica (Bill Clinton), della scienza, dello spettacolo, e li portava nella sua isola caraibica riempita di ninfette per lo più minorenni. La possibilità di ottenere in gran quantità kompromat, cioè di materiale di ricatto con cui manipolare uomini di importanza strategica, era pressoché infinita.
«Ora, proprio nell’ora della Pandemia globale, la vita e la morte di Epstein potrebbero avere un rilievo non da poco. Considerando i suoi piani eugenetici, le sue isole sperdute, le sue fortune misteriose, e le sue frequentazioni con scienziati e miliardari»
Al Principe Andrea d’Inghilterra è stato rinfacciato di aver frequentato Epstein anche dopo la condanna per crimini pedofili nel 2008, condanna che rese obbligatorio per Esptein l’inclusione nella lista dei Sex Offender, cioè il database pubblico dei criminali sessuali americani. Il principe Andrea ha dovuto affrontare un’opinione pubblica inferocita e una enigmatica intervista alla BBC che ha segnato la fine della vita pubblica.
Lo stesso trattamento non è stato però riservato a Bill Gates, che frequentò Epstein spesso e sempre dopo che emersero i crimini pedofili di quest’ultimo.
Dal 2011, Bill Gates ha incontrato il Epstein in numerose occasioni – la portavoce di Gates non vuole dire quante – ed è stato almeno tre volte ospite nel lussuosissimo palazzo di Manhattan dell’Epstein. Secondo alcuni testimoni, una volta si fermò sino a notte fonda, come dettagliato da un reportage del New York Times, che citava documenti e interviste. L’articolo di novembre 2019 si intitola icasticamente «Bill Gates ha incontrato Jeffrey Epstein molte volte, nonostante il suo passato».
Dal 2011, Bill Gates ha incontrato il Epstein in numerose occasioni – la portavoce di Gates non vuole dire quante
La prima cena insieme fu il 31 gennaio 2011, in casa Epstein nel prestigioso quartiere nuovaiorchese dell’Upper East Side. A loro si unirono Eva Andersson-Dubin, un’ex Miss Svezia un tempo girlfriend di Epstein, e sua figlia di 15 anni, che scrisse poi il New York , Epstein voleva sposare, anche se la ragazzina lo chiamava «Zio Jeff» e aveva forse bisogno di un sostituto della figura paterna.
Gates in e-mail ai colleghi successive alla serata elogiò il fascino e l’intelligenza del pregiudicato sex offender Jeffrey Epstein, aggiungendo che «una donna svedese molto attraente e sua figlia sono passate e io sono stato lì fino ad abbastanza tardi».
Risulta che Gates abbia incontrato pubblicamente Epstein ad un TED Talk in California e ancora nella magione di Manhattan del criminale. Inoltre Gates volò nell’aereo privato di Epstein, il famoso Lolita Express.
Risulta che Gates abbia incontrato pubblicamente Epstein ad un TED Talk in California e ancora nella magione di Manhattan del criminale. Inoltre Gates volò nell’aereo privato di Epstein, il famoso Lolita Express
Alcuni membri del team della Gates Foundation che dovevano fare follow up per le idee filantropiche discusse negli incontri tra Gates ed Epstein, a degli incontri del 2012 rimasero scioccati dallo scollamento dalla realtà espresso da Epstein, che millantava la possibilità di far tirare fuori ai suoi contatti trilioni di dollari, «una cifra così assurda da far dubitare ai suoi visitatori la credibilità del signor Epstein» scrive il NYT.
Nonostante anche questo, gli incontri tra Gates ed Epstein continuarono. Epstein riuscì anche a guidare una donazione di 5 milioni di dollari di Gates al Media Lab del MIT, uno dei più importanti politecnici al mondo.
Il rapporto fra i due, incredibilmente, persistette in qualche modo anche dopo la morte di Epstein.
Immagine scattata a casa Epstein tratta dall’articolo del New York Times. A sinistra di Epstein Bill Gates, e alla sua sinistra il consigliere Boris Nikolic
Dopo l’incredibile (letteralmente) suicidio di Epstein, emerse che questi aveva eletto Boris Nikolic, il consigliere scientifico di Gates che partecipava ai loro incontri (lo vedete nella foto scattata tra i marmi di casa Epstein a sinistra di Gates), come esecutore di riserva delle sue volontà testamentarie nel caso in cui uno dei due esecutori principali non fosse in grado di servirle.
«Gates ed Epstein lavoravano ad una causa comune?» si chiede l’articolo di EFFEDIEFFE, domandandosi quali fossero i contenuti delle tante conversazioni private avute fra i due.
«È possibile che Gates vedesse in Epstein – con le sue isole, i suoi ranch, i suoi progetti di fanciulle ingravidate con il seme suo e di supergeni scienziati – qualcuno che comprendesse la sua visione del mondo e la sua rara capacità di renderla reale?»
È possibile che Gates vedesse in Epstein qualcuno che comprendesse la sua visione del mondo e la sua rara capacità di renderla reale?»
Ulteriori dettagli sono riportati nel lungo articolo «Bill Gates. Epstein. Domande» pubblicato su EFFEDIEFFE, sito di informazione del quale consigliamo l’abbonamento.
Epidemie
L’RNA virale può persistere per 2 anni dopo il COVID-19: studio

Un nuovo studio potrebbe spiegare perché alcune persone che contraggono il COVID-19 non tornano mai alla normalità e sperimentano invece nuove condizioni mediche come malattie cardiovascolari, disfunzioni della coagulazione, attivazione di virus latenti, diabete mellito o quello che è noto come «Long COVID» dopo l’infezione di SARS-CoV-2. Lo riporta Epoch Times.
In un recente studio preliminare pubblicato su medRxiv, i ricercatori hanno condotto il primo studio di imaging con tomografia a emissione di positroni (PET) sull’attivazione delle cellule T in individui che in precedenza si erano ripresi da COVID-19 e hanno scoperto che l’infezione da SARS-CoV-2 può provocare un’attivazione persistente delle cellule T in una varietà di tessuti corporei per anni dopo i sintomi iniziali.
Anche nei casi clinicamente lievi di COVID-19, questo fenomeno potrebbe spiegare i cambiamenti sistemici osservati nel sistema immunitario e in quelli con sintomi COVID di lunga durata.
Va segnalato, ad ogni modo, la maggior parte dei partecipanti era stata vaccinata e lo studio non ha indagato il legame tra l’esistenza dell’RNA virale e la vaccinazione.
Per effettuare lo studio, i ricercatori hanno condotto scansioni PET di tutto il corpo di 24 partecipanti che erano stati precedentemente infettati da SARS-CoV-2 e guariti dall’infezione acuta in momenti che vanno da 27 a 910 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi di COVID-19.
Una scansione PET è un test di imaging che utilizza un farmaco radioattivo chiamato tracciante per valutare la funzione metabolica o biochimica di tessuti e organi e può rivelare un’attività metabolica sia normale che anormale. Il tracciante viene solitamente iniettato nella mano o nella vena del braccio e si raccoglie in aree del corpo con livelli più elevati di attività metabolica o biochimica, che possono rivelare la sede della malattia.
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Utilizzando un nuovo agente radiofarmaceutico che rileva molecole specifiche associate a un tipo di globuli bianchi chiamati linfociti T, i ricercatori hanno scoperto che l’assorbimento del tracciante era significativamente più elevato nei partecipanti alla fase post-acuta di COVID-19 rispetto ai controlli pre-pandemia nel tronco cerebrale, nella colonna vertebrale midollo osseo, tessuto linfoide nasofaringeo e ilare, tessuti cardiopolmonari e parete intestinale.
Tra maschi e femmine, i partecipanti maschi tendevano ad avere un assorbimento maggiore nelle tonsille faringee, nella parete rettale e nel tessuto linfoide ilare rispetto ai partecipanti femmine.
I ricercatori hanno specificatamente identificato l’RNA cellulare del SARS-CoV-2 nei tessuti intestinali di tutti i partecipanti con sintomi da Long COVID che si erano sottoposti a biopsia in assenza di reinfenzione, con un range da 158 a 676 giorni dopo essersi inizialmente ammalati di COVID.
Ciò suggerisce che la persistenza del virus nel tessuto potrebbe essere associata a problemi immunologici a lungo termine.
Sebbene l’assorbimento del tracciante in alcuni tessuti sembrasse diminuire con il tempo, i livelli rimanevano comunque elevati rispetto al gruppo di controllo di volontari sani pre-pandemia.
«Questi dati estendono in modo significativo le osservazioni precedenti di una risposta immunitaria cellulare duratura e disfunzionale alla SARS-CoV-2 e suggeriscono che l’infezione da SARS-CoV-2 potrebbe portare a un nuovo stato stazionario immunologico negli anni successivi a COVID-19», scrivono i ricercatori.
I risultati hanno mostrato un «assorbimento leggermente più elevato» dell’agente nel midollo spinale, nei linfonodi ilari e nella parete del colon/retto nei soggetti con sintomi COVID prolungati.
Nei partecipanti con COVID lungo che hanno riportato cinque o più sintomi al momento dell’imaging, i ricercatori hanno osservato livelli più elevati di marcatori infiammatori, «comprese le proteine coinvolte nelle risposte immunitarie, nella segnalazione delle chemochine, nelle risposte infiammatorie e nello sviluppo del sistema nervoso».
Rispetto sia ai controlli pre-pandemia che ai partecipanti che avevano avuto il COVID-19 e si erano completamente ripresi, le persone con Long COVID hanno mostrato una maggiore attivazione delle cellule T nel midollo spinale e nella parete intestinale.
I ricercatori attribuiscono i loro risultati all’infezione da SARS-CoV-2, sebbene tutti i partecipanti tranne uno avessero ricevuto almeno una vaccinazione COVID-19 prima dell’imaging PET.
Per ridurre al minimo l’impatto della vaccinazione sull’attivazione delle cellule T, l’imaging PET è stato eseguito a più di 60 giorni da qualsiasi dose di vaccino, ad eccezione di un partecipante che ha ricevuto una dose di vaccino di richiamo sei giorni prima dell’imaging. Sono stati esclusi gli altri che avevano fatto un vaccino COVID-19 entro quattro settimane dall’imaging, scrive Epoch Times.
I ricercatori hanno affermato che il loro studio presentava diversi altri limiti, tra cui dimensioni ridotte del campione, studi correlati limitati, varianti in evoluzione, lancio rapido e incoerente dei vaccini COVID-19, che hanno richiesto loro di modificare i protocolli di imaging, utilizzando individui pre-pandemici come controlli e l’estrema difficoltà di trovare persone che non fossero mai state infettate dal SARS-CoV-2.
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«In sintesi, i nostri risultati forniscono prove provocatorie dell’attivazione del sistema immunitario a lungo termine in diversi tessuti specifici in seguito all’infezione da SARS-CoV-2, compresi quelli che presentano sintomi COVID lunghi», concludono i ricercatori. «Abbiamo identificato che la persistenza del SARS-CoV-2 è un potenziale motore di questo stato immunitario attivato e mostriamo che l’RNA del SARS-CoV-2 può persistere nel tessuto intestinale per quasi 2 anni dopo l’infezione iniziale».
Come riportato da Renovatio 21, già un anno fa la stampa mainstream aveva cominciato ad ammettere che forse «i vaccini potrebbero non prevenire molti sintomi del Long COVID, come ha scritto il Washington Post.
Nella primavere 2022 il professor Harald Matthes dell’ospedale di Berlino Charité aveva dichiarato di aver registrato 40 volte più «effetti collaterali gravi» delle vaccinazioni contro il COVID -19 rispetto a quanto riconosciuto da fonti ufficiali tedesche.
Matthes aveva delle strutture che sarebbero chiamate a curare i pazienti con complicazioni vaccinali: «Abbiamo già diversi ambulatori speciali per il trattamento delle conseguenze a lungo termine della malattia COVID», spiega il prof. Matthes. «Molti quadri clinici noti da “Long COVID” corrispondono a quelli che si verificano come effetti collaterali della vaccinazione».
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Variante COVID, il governo israeliano ordina agli ospedali test PCR su tutti i nuovi pazienti

Il Ministero della Sanità israeliano ha ordinato agli ospedali di condurre test COVID su tutti i nuovi pazienti, mentre anche nello Stato Ebraico si rincorrono le voci di nuovi lockdown in arrivo.
Secondo un rapporto del Jerusalem Post, il Ministero della Sanità ha dato l’ordine di effettuare test PCR obbligatori a causa dell’aumento del numero di infezioni da COVID-19 e per «monitorare in modo più efficace i tassi di infezione».
Secondo quanto riferito, i funzionari sanitari sono preoccupati per la cosiddetta variante BA.2.86 o «Pirola» che potrebbe diffondersi più rapidamente del previsto. Si suppone che la variante sia «in grado di eludere gran parte dell’immunità fornita da precedenti infezioni e vaccinazioni».
Il Jerusalem Post cita Shay Fleishon, direttore esecutivo dell’organizzazione affiliata al governo BioJerusalm, il quale sostiene che la percezione della diffusione relativamente lenta della variante BA.2.86 potrebbe essere dovuta a «scarsi sforzi di sorveglianza in tutto il mondo e non all’insuccesso della variante».
L’autore dell’articolo del Jerusalem Post, Tzvi Joffre, afferma che la «diminuzione della sorveglianza ha anche reso difficile giudicare con precisione la velocità con cui BA.2.86 si sta diffondendo e sta ponendo difficoltà nel catturare varianti future».
Il ricercatore Ben Murrell del Karolinska Institute di Stoccolma ha fatto eco a questo sentimento, affermando: «il fatto, tuttavia, che si sia verificato un altro evento di emergenza simile a Omicron, con quel ramo a lungo inosservato e la successiva diffusione, dovrebbe metterci in guardia dal rinunciare alla nostra infrastruttura di sorveglianza genomica».
All’inizio della crisi COVID, Israele è stato uno dei primi paesi a introdurre misure restrittive, compresi lockdown su larga scala. In questi mesi sono emersi dati impressionanti sulla pandemia, come il fatto che zero adulti sani sono morti di COVID nel Paese. Anche i dati sulle reazione avverse ai vaccini, che lo Stato Ebraico ha inoculato in massa per tutte le varianti alla popolazione emarginando totalmente i non vaccinati, sono stati definiti «allarmanti e scioccanti».
La reintroduzione dei test PCR obbligatori, che si sono rivelati imperfetti e producono risultati imprecisi, così come le richieste di «maggiore sorveglianza», arrivano tra le voci di lockdown e di obblighi di mascherine che torneranno questo autunno.
Mentre in rete si diffonde lo slogan «we will not comply» («non obbediremo»), molte figure pubbliche, incluso l’ex presidente Donaldo Trump, stanno esortando i cittadini a non rispettare potenziali nuovi lockdown, nuovi obblighi di mascherina, nuovi obblighi vaccinali..
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