Pensiero
Il pupazzo nero che vuole distruggere la Russia cala su Roma. Nel giorno di Fatima
Non c’è che dire, è stato un tour de force eccezionale. Zelens’kyj arriva e di fila incontra tutti: il capo dello Stato, il capo del governo, e perfino il vertice della più grande religione organizzata della Terra.
Si è presentato con una mise in realtà nuova: è sempre un maglioncino militare, ma in una drammatica versione all black, lontana anni luce da quelle foto di quando era stato a Roma qualche anno fa da neopresidente votato perché protagonista di una fiction comica della rete TV di un oligarca, con la giacchetta, la camicia bianca e la cravatta scura che lo faceva sembrare un avanzo di TV scappato da un programma tipo Le Iene – beh, in fondo, a naso, non proviene da un mondo troppo dissimile a quello di certa TV italica.
Il look dice moltissimo: ma perché mai dovrei tirarmi? Io sto facendo la guerra, loro no: farli sentire in colpa, e anche un po’ in soggezione, è una tecnica di marketing che funziona sempre per la mendicanza spinta.
Qualcuno ha trovato dell’altro: il maglioncino militare nero aveva impresso il tridente ucraino, ma nella versione in cui, pare, compariva anche nel simbolo dell’OUN, il movimento di nazionalisti integralisti di Stepan Bandera, collaboratore di Hitler nella pulizia etnica di ebrei e polacchi (i quali, entrambi protestarono veementemente quando né onorò la figura il governo filoamericano di Yushenko nel 2010) e creatore dello slogan «Slava Ukraini»: chi pensava che Bandera fosse una nota a piè di pagina nella storia del collaborazionismo, nemmeno degno di stare tra Quisling e Pétain, dovrebbe ricredersi dopo aver visto l’intero Europarlamento gridare lo slogan ucronazista.
(Sul neonazismo ucraino Renovatio 21 ha scritto tanto, ha approfondito con probabilità come nessuno: ci siamo anche rotti di indicare svastiche, sonnenrad e rune tedesche o slave, tanto dopo gli ultimi 25 aprile con le bandiere ucraine e quelle NATO non è rimasto più nessuno a scandalizzarsi per il ritorno dell’hitlerismo, anzi, sono lì a sbianchettare gli articoli della stagione prima, quando ancora si poteva…).
Il simbolo parrebbe proprio quello dell’ispiratore dell’Azov e compagnia. Il maglioncino banderista viene fatto sfilare accanto ai vertici dei vertici della Penisola.
au milieu de sa poursuite sans précédent et meurtrière contre l'Église orthodoxe.
La meilleure partie de tout cela est que Zelensky porte un pull avec l' emblème "Nazi" WW2 OUN tout au long de sa visite en 🇮🇹 pic.twitter.com/FMg2w7nQH3
— M@nu l'info 🌎 (@Manu_Officiel4) May 14, 2023
Mattarella, che ricordiamo è del PD, e la Meloni, che ricordiamo è di FDI, concordano stupendamente: appoggio totale al regime di Kiev contro la Russia di Putin, oltre a già quello che abbiamo fatto – tipo donare via i SAMP-T della nostra antiaerea, lasciandoci ogni giorno più sguarniti.
Con il papa, abbiamo appreso, è andata diversamente. Lo abbiamo dovuto apprendere nelle ore della surreale trasmissione di Bruno Vespa, che ha approntato uno studio nel terrazzo del Vittoriano (!), l’altare della patria italiana, dove si ricorda, in teoria, il sacrificio degli eroi nazionali.
Ora invece c’è Zelens’kyj, il cui rapporto con Vespa non è ancora del tutto spiegato – fu il Bruno, si disse, a creare il contatto per farlo parlare a Sanremo, prima che la cosa sfumasse, come gli si è chiusa anche la finestra dell’Eurovision questa settimana, e non si sa se tornerà tra il fango rock di Glastonbury e neppure è noto quanti Parlamenti ancora si faranno infliggere le sue irose questue in teleconferenza (israeliani, kenyoti, messicani, qualche greco avevano già detto basta l’anno scorso).
«Con tutto il rispetto per Sua Santità, noi non abbiamo bisogno di mediatori, noi abbiamo bisogno di una pace giusta», dice l’ucraino. L’unico piano di pace è solo quello «ucraino», e il papa deve «unirsi alla sua attuazione».
Insomma, con il papa non è andata: Bergoglio – e lo dice, tra gaffe irrecuperabili, da mesi – vuole negoziare, ma non c’è nulla da negoziare, dice l’omino nero a quello bianco: se voleva il compromesso, l’attore comico divenuto presidente si sarebbe tenuto l’accordo con Putin già raggiunto nell’aprile 2022, a pochi giorni dall’inizio della guerra, ma dopo la visita di Boris Johnson la pace, misteriosamente, saltò…
No, il puparo del pupazzo ucraino non vuole accordi, né compromessi, né vuole la pace. Vuole la distruzione della Russia.
La questione è che lo hanno detto, apertis verbis, in ogni modo. Il fine della guerra «fino all’ultimo ucraino» – e risponderanno a Dio della quantità di giovani ucraini gettati nella fornace del niente – è la fine della Russia così come la conosciamo, la fine di Putin, il «regime change» a Mosca, dicono. Come per Saddam – una grande campagna con risultati mirabili – solo fatto per interposta persona.
A Roma, tra il Quirinale e San Pietro, si è aggirato quindi un uomo che vuole l’annientamento della Russia – proprio il 13 maggio, ossia nel giorno in cui il cattolicesimo ricorda le apparizioni di Fatima. Che, come sa il lettore, sono enigmaticamente, letteralmente legate alla Russia.
«Verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace».
Queste le parole di Nostra Signora ai pastorelli portoghesi, con conseguente fenomeno sconvolgente della «danza del sole», visto da migliaia e migliaia di persone accorse, tra cui molti quadri massonici lusitani, che finirono, ovviamente, convertiti.
I pastorelli non avevano idea di cosa fosse la Russia: credevano fosse una signora. Il XX secolo, invece, comprendeva benissimo di cosa si trattasse.
Ora, per non fare un corso accelerato di mistero fatimita, ricordiamo che nessuna delle consacrazioni tentate negli anni – compresa l’ultima, bergogliana dell’anno scorso, con quella preghiera grottesca – pare aver voluto seguire i semplici dettami della Vergine e consacrare la Russia al Suo Cuore Immacolato. Hanno consacrato, negli anni, tutta l’umanità, l’intera famiglia umana, etc. Monsignor Balducci aveva contato ben sette consacrazioni, nessuna delle quali fatta secondo quanto detto dalla veggente Suor Lucia.
La mancata consacrazione che perdura nei decenni e oramai nei secoli è un enigma in sé, verso il quale siamo più che tentati di togliere lo sguardo.
Avevamo riportato su Renovatio 21 le confessioni davanti a un boleke (boccale di birra fiamminga) rilasciate all’epoca dal fatimita padre Kramer, che raccontava che in una visita in Vaticano Putin avesse detto a Bergoglio che voleva parlare di Fatima, ma il pontefice gli avrebbe detto che no, non ne avrebbero parlato. Aggiungeva che in quel momento un famoso cardinale rimirando nei giardini vaticani una statua della Beata Vergine dell’apparizione portoghese in compagnia di un agente del servizio segreto militare russo gli avrebbe detto: «noi distruggeremo Fatima». Una storia non verificabile, e piuttosto difficile da credersi, datata ormai un decennio fa.
Tuttavia, Fatima torna ancora, anche in questo 2023.
Il giorno di Fatima scende a Roma un uomo che vuole spazzare via la Russia. Non parliamo solo dei discorsetti riguardo al «controllo globale» delle atomiche russe e al «contrattacco nucleare» contro Mosca, né del fatto che la dichiarata volontà di acquisire armi atomiche è citata (certo non dai nostri giornali e politici) tra i motivi dell’operazione militare speciale russa.
Non parliamo nemmeno solo degli ulteriori documenti dei Pentagon Leaks usciti in queste ore, con Zelens’kyj che vorrebbe attaccare la Russia interna, occupare villaggi, attaccare (anche) il gasdotto Druzhba («amicizia», in russo) che porta il gas russo fino in Ungheria, di modo da mettere in ginocchio il filorusso Orban e la sua industria – con il piccolo dettaglio che Budapest è nella NATO, e quindi, secondo l’articolo 5 l’intero Patto Atlantico dovrebbe scagliarsi contro Kiev.
Sapete bene, come lo sa la banda ucraina, che non accadrà mai: lo abbiamo già visto, pragmaticamente, quando per qualche ragione inspiegabile un missile ucraino è finito in Polonia – altro membro NATO – uccidendo delle persone. E niente, la fanno sempre franca, anche quando ammazzano i loro negoziatori, torturano e trucidano i prigionieri di guerra, irreggimentano personale apertamente neonazista. L’immagine del bambino viziato, il comico in maglioncino, ce l’ha – e ci torna in mente la voce che faceva quando doppiava l’orso Paddington.
No, non è questione di dettagli storici recenti e attuali. È questione di un odium immortale antirusso, un pezzo di metastoria, che attraversa i secoli e attori vari come la Corona inglese, i neocon americani (che sono tutti provenienti da famiglie ebraiche scappate dallo Zar…), e ora, per procura, la banda di Kiev e i loro vicini fomentatori polacchi e baltici.
Il conflitto contro la Madre Russia va al di là del Grande Gioco dell’Ottocento e del contenimento dell’URSS nel Novecento, degli Zar e dei tiranni comunisti. Rimane, nella sostanza, invariato. Perché ancora nella meta-storia, perché «superstorico», perché – come è scappato a Medvedev qualche giorno fa – «eterno».
E leggendo questo enigma non può tornare a risuonare Fatima e i suoi frammenti. La Russia. La catastrofe mondiale. La sofferenza. Il Suo Cuore Immacolato…
A sentire il bisogno di camminare fino ai piedi del mistero russo-fatimita era stato, oramai lustri fa, un politologo e storico italiano, Giorgio Galli, che nel 2008 diede alle stampe un libro con un titolo che in questo giorno ci pare profetico: La Russia da Fatima al riarmo atomico.
Galli, che è stato insigne professore della Statale di Milano nonché uno dei massimi storici dei partiti europei, aveva maturato negli anni una visione completamente originale, nella quale cominciava a mostrare nella storia della politica una traccia costante fatta di elementi esoterici, mistici, spirituali, soprannaturali e preternaturali.
(Lo avevo sentito al telefono grazie ad amici comuni. Rimanemmo che gli avrei mandato delle domande sul lato esoterico della DC via lettera, lui comunicava così. Morì poco dopo, la busta già chiusa mi rimase in mano: è uno dei grandi rimpianti che ho).
Negli anni Settanta già aveva cominciato a dare una visione dirompente del maoismo e del ruolo della Cina; era tra i pochi storici che ho sentito citare Arnold Toynbee, e tra i pochissimi che invece parlavano di Carroll Quigley (il maestro di Clinton, un professore divenuto tabù nell’editoria e fuori per aver spiegato, in un momento di lucidità, come vanno davvero le cose nei piani alti del potere globale).
Negli anni Ottanta e Novanta diede vita ad un lavoro imponente sulle radici occulte del nazismo. Poi, con gli anni Duemila, ecco che, a differenza degli altri che guardavano alle Torri gemelle e al Medio Oriente in fiamme, lui torna a guardare, con anticipo colossale, alla Russia… e a Fatima.
Perché era inevitabile, per qualcuno che riconosceva apporti, come dire, «extra-umani» nel progredire della Storia, che finisse dalle parti della profezia della Madonna che parlava della Russia. A questa potenza in via di rinascita, sembrava pensare ancora quello che Galli chiama l’«esoterismo cattolico», che invece è la normalissima credenza del fedele vissuta lontana dai «cattolici adulti» e dal loro disincanto tossico.
I cattolici, scrive il politologo, paiono ossessionati da questa apparizione, In particolare il papa polacco. ecco ricordato che «il 13 maggio, anniversario di Fatima, Papa Wojtyla veniva seriamente ferito da un attentato». Secondo la nota tesi, «si voleva uccidere il Papa (o almeno intimorirlo) perché non facesse più sentire il suo peso all’Est».
È la pista della mano bulgara, cioè russa, dietro ad Ali Agca. Eccoci: quarantadue anni fa esatti, il 13 maggio, c’era Agca – oggi c’è Zelens’kyj. In ambo i casi la Russia è implicata, come carnefice o come vittima.
Negli anni in cui Galli scriveva questo libro, il mondo era distratto. Ignorato dai più. qualcosa di enorme stava avvenendo con Putin. La Russia stava tornando forte. La Russia si stava «riarmando». Con, sempre presenti, le atomiche.
«Oggi la Russia si sta rafforzando “sullo scacchiere euro-atlantico”, denuncia gli accordi per limitare gli armamenti, accresce il suo potenziale atomico» scriveva Galli, che ad occhio non aveva simpatia per Putin (oltre a non essere cattolico). È finita l’era dell’indebolimento, gli anni alcolici di Eltsin e degli oligarchi rapaci. «La situazione economica è migliorata dopo il 2004, la Russia si presenta come più forte anche per il riarmo atomico; e questo assicura a Putin un consenso, sia pure manipolato….» (p. 131; p.231).
La Russia degli anni Duemila, scrive Galli, partecipa ad una «seconda corsa alle armi atomiche», con «l’annuncio delle ricerche russe per nuovi testate nucleari, segnalando il rischio di una nuova corsa al riarmo» (p.235).
In questi mesi lo abbiamo visto. Putin ha parlato di un’Europa «trascinata in una guerra nucleare», e di avere a disposizioni «strumenti che nessuno ha». Qualcuno l’abbiamo visto: i missili ipersonici, che, dopo settanta anni di equilibrio, mettono fine alla dottrina della deterrenza tra le superpotenze atomiche. Del drone Poseidon, e della sua capacità di sommergere la Gran Bretagna e chissà quanto delle coste statunitensi tramite tsunami radiattivi alti 500 metri, abbiamo solo sentito parlare, e non sappiamo distinguere la propaganda fantascientifica dalla realtà fattuale.
Nel giorno di Fatima, il rompicapo russo è da vertigini. Eppure non è lontano, si sta dipanando dinanzi ai nostri occhi.
Dai tempi di Agca la posta in gioco si è alzata enormemente: la profezia non sembra più essere solo la sofferenza del Santo Padre, ma la catastrofe che si abbatte sull’intera umanità.
Vediamo l’omino ucraino, il pupazzo dello Stato profondo angloide e dei suoi demoni, che varca vestito di nero le porte del Vaticano, si siede (prima del papa), gli intima di aderire al suo piano di attaccare e distruggere quella Nazione di cui la Vergine aveva chiesto la conversione al Suo Cuore Immacolato.
Sono immagini che sembrano tratte da un romanzetto moderno sull’anticristo, scritto anche senza troppa fantasia, pulp fiction da fondamentalisti protestanti. Eppure è la realtà, gentilmente offertaci dai nostri leader a sovranità limitata, e accettata ciecamente dalla gerarchia cattolica oramai cieca e corrotta.
Ammettiamo di non avere voglia di unire ulteriori puntini.
Ammettiamo di non avere idea di come si esca da questa cosa.
Io adesso smetto di scrivere, e dico un’altra Ave Maria. Ho ascoltato, poco fa, mio figlio che recitava la preghiera alla vergine. Ho ammirato ancora una volta la purezza che trasmette questo bambino, in ginocchio con le mani giunte e gli occhietti chiusi, mentre la vocina incespica sul latino.
È lui, innanzitutto, che devo difendere in queste ore in cui abbiamo l’immagine plastica dell’umanità minacciata, e della catastrofe materiale e metafisica che incombe su di noi. È quella purezza, quella dolcezza che dobbiamo proteggere, ad ogni costo – anche nell’ora in cui l’ombra dello sterminio termonucleare è sopra di noi come mai prima.
È proprio il manto della Vergine che dobbiamo ottenere, per rifugiarci, per permettere che la vita dei nostri bambini – cioè la continuazione dell’Immagine di Dio – continui.
Quindi, eccomi di nuovo: Ave Maria, gratia plena…
Fatelo, vi prego, anche voi.
Roberto Dal Bosco
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Pensiero
Sterminio e «matrice satanica del piano globalista»: Mons. Viganò invita a «guardare oltre» la farsa psicopandemica
Monsignor Carlo Maria Viganò ha inviato un suo intervento al convegno «La morte negata», svoltosi il 10 Maggio 2024 presso l’Auditorium Gavirate (Varese).
«Uno degli effetti più immediati dell’infernale operazione manipolatoria psicopandemica è costituito dal rifiuto delle masse di riconoscere di essere state oggetto di una colossale frode» dice l’arcivescovo nel suo messaggio.
Sotto pretesto di impedire la diffusione di un virus, presentato come mortale e incurabile «si sono costretti miliardi di persone a subire l’inoculazione con un farmaco sperimentale che si sapeva essere inefficace per lo scopo dichiarato. E per fare ciò, le autorità preposte non hanno esitato a screditare le cure esistenti, che di quel siero genico avrebbero reso impossibile l’autorizzazione al commercio».
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«Il motivo di questo istintivo rifiuto delle masse di riconoscersi vittima di un vero e proprio crimine contro l’umanità non toglie però l’evidenza delle intenzioni degli autori di questo crimine. Queste intenzioni, dichiarate da decenni sulla base di una grottesca falsificazione della realtà, si concretizzano in un’azione sistematica volta a favorire la depopolazione del Pianeta mediante pandemie, carestie, guerre e scontri tra diverse fasce della popolazione, impoverimento delle classi più deboli e drastica riduzione di quei servizi pubblici – tra i quali la Sanità e la Previdenza sociale – che lo Stato dovrebbe garantire ai propri cittadini».
«Ma se una lobby di personaggi ricchissimi dichiara di voler ridurre la popolazione mondiale mediante vaccinazioni di massa che provochino sterilità, malattie e morte; e se queste vaccinazioni provocano effettivamente sterilità, malattie e morte in milioni di inoculati, credo dovremmo noi tutti – e rivolgo il mio appello agli illustri giuristi e intellettuali, oltre che ai medici e agli scienziati – alzare lo sguardo e non limitarci ad un’indagine che abbia come unico oggetto gli effetti avversi e mortali del siero sperimentale» dice il prelato.
«Se non inquadriamo la gestione della psicopandemia nel contesto più vasto del piano criminale che l’ha progettata, ci precludiamo la possibilità non solo di comprendere la premeditazione del crimine, ma anche di vedere su quali altri fronti siamo o saremo oggetto di nuovi attacchi, che però hanno in comune con questa l’obiettivo finale, ossia l’eliminazione fisica di miliardi di persone».
«Le falle del capillare sistema di censura che va instaurandosi in quasi tutti gli Stati occidentali – o meglio: di quelli che soggiacciono ai diktat dell’OMS e della cupola eversiva del World Economic Forum – hanno consentito a molti di noi di vedere dimostrato un dato incontestabile: questi sieri, prodotti da enti governativi usando virus geneticamente modificati con il Gain of Function e sottoposti al segreto militare, non solo non servono a curare la fantomatica malattia da COVID-19, ma inducono gravi effetti avversi e anche la morte; e questo non è dovuto soltanto alla nuova tecnologia mRNA con cui vengono prodotti, ma alla presenza di sostanze che non hanno alcuna attinenza con la dichiarata finalità di combattere il virus» dichiara Viganò.
Sostanze, sostiene monsignore, «che guarda caso sono oggetto di brevetti a dir poco inquietanti, depositati ben prima del lancio dell’operazione pandemica».
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«Premesso dunque che questi sieri non fanno quanto dichiarato in sede di approvazione da parte delle agenzie sanitarie, ma che al contrario si dimostrano efficacissimi nell’indurre patologie anche gravissime, nel provocare la morte e nel determinare la sterilizzazione degli inoculati, occorre compiere il passo successivo – che è quello maggiormente temuto dal Sistema che li ha imposti – e dunque denunciare il dolo e la premeditazione – la mens rea, direbbero gli esperti di diritto – di chi ha deliberatamente usato una falsa pandemia per sterminare la popolazione, coerentemente ad una visione folle e antiumana che considera l’umanità come il cancro del Pianeta».
«Ecco perché vi invito a compiere il passo successivo, in questa meritoria operazione di verità e di denuncia nella quale siete coraggiosamente impegnati».
«Non fate le domande sbagliate, perché ne avrete risposte sbagliate. Se partite dal presupposto che le Autorità sanitarie abbiano agito con scopi leciti e che gli errori commessi siano dovuti ad imperizia o alla pressione dell’emergenza; se date per scontato che i produttori del siero genico abbiano come finalità la cura delle malattie e non il più cinico profitto e la creazione di malati cronici, finite col falsificare la realtà e le conclusioni cui giungerete saranno necessariamente fuorvianti».
«Abbiate piuttosto un approccio forense, per così dire, in modo che appaia evidente la perfetta coerenza tra gli strumenti adottati e i risultati ottenuti, a prescindere dagli scopi dichiarati; sapendo che le vere motivazioni, proprio per la loro intrinseca volontà di nuocere, non potevano che essere dissimulate e negate. Chi mai ammetterebbe, prima di imporre fraudolentemente una terapia genica di massa, che l’obiettivo che intende raggiungere è far ammalare, uccidere o rendere sterile una vastissima fascia della popolazione mondiale?»
«Ma se questo è ciò che l’ideologia neomalthusiana si prefigge; se vi sono prove che dolosamente sono stati nascosti gli effetti avversi dei sieri; se nei differenti lotti sono presenti sostanze che non hanno alcuna giustificazione profilattica ma che al contrario inducono patologie e consentono manomissioni del DNA umano, le conclusioni logiche non possono non evidenziare la volontà criminale, e quindi la complicità colpevole di Istituzioni pubbliche, enti privati, addirittura dei vertici della Gerarchia cattolica, dei media (…) della intera classe medica (…) in un’operazione di sterminio di massa» dice ancora Monsignore.
«La domanda che ora dobbiamo porci – e che dobbiamo porre a chi pretende di governarci e di imporci norme e comportamenti che influiscono direttamente sulla nostra vita quotidiana e sulla nostra salute – non è perché i sieri siano stati imposti ancorché dimostratamente dannosi e mortali, ma per quale motivo nessun organo dello Stato – il cui fine ultimo è il bene comune, la salute e il benessere dei cittadini – abbia posto fine a questo crimine, ed anzi se ne sia reso complice giungendo a violare i diritti fondamentali e a calpestare la Costituzione» continua il prelato.
«Quis custodiet ipsos custodes? chiede Giovenale (Satire, VI, 48-49). Se un sistema di governo giunge a strutturarsi in modo tale che chi è costituito in autorità possa nuocere a coloro che devono obbedirgli; se forze non legittimate da alcun mandato politico o sociale riescono a manovrare interi governi e istituzioni sovranazionali con l’intento di appropriarsi del potere e di concentrare nelle proprie mani ogni strumento di controllo e ogni risorsa – finanza, salute, giustizia, trasporti, commercio, alimentazione, istruzione, informazione; se una cupola eversiva può vantarsi pubblicamente di avere premier, ministri e funzionari al proprio servizio, dobbiamo aprire gli occhi e denunciare il venir meno di quel patto sociale che sta alla base della convivenza civile e che legittima la delega dell’autorità da parte del popolo ai propri rappresentanti».
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«Da qui, inevitabilmente, dovrà scaturire la consapevolezza che la pandemia – così come l’emergenza climatica e tutte le altre pseudocatastrofi prospettate a scopo intimidatorio dalla medesima lobby – costituisce un tassello fondamentale nel quadro di un più vasto colpo di Stato globale cui occorre opporsi, che è imprescindibile denunciare e i cui responsabili – tanto ai vertici di queste organizzazioni eversive quanto nei Governi, nelle Istituzioni pubbliche e nella Chiesa Cattolica – andranno inesorabilmente processati e condannati per alto tradimento e per crimini contro l’umanità» sostiene il religioso.
«Ma per fare questo – dovrete darmene atto, dopo quattro anni – è indispensabile comprendere che questa lobby criminale agisce per il Male, serve il Male, persegue la morte non solo del corpo ma anche dell’anima di ciascuno di noi; che i suoi emissari sono servi di Satana, votati alla distruzione di tutto ciò che ricorda anche lontanamente l’opera perfetta della Creazione, che rimanda all’atto generoso e gratuito con cui il Creatore infonde la vita. Satana è omicida sin dal principio (Gv 8, 44) e chi lo serve non può che volere la morte, qualsiasi sia il mezzo con cui infliggerla».
«Fingere di aver a che fare con dei vili mercanti interessati solo al denaro e non vedere la matrice satanica del piano globalista costituisce un imperdonabile errore che nessuno di noi può compiere, se vogliamo davvero fermare la minaccia incombente sull’umanità intera» conclude monsignor Viganò.
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Pensiero
Verso il liberalismo omotransumanista. Tucker Carlson intervista Dugin
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Carlson chiede a Dugin cosa sta succedendo nei paesi di lingua inglese: «gli Stati Uniti, il Canada, la Gran Bretagna, la Nuova Zelanda, l’Australia hanno deciso all’improvviso di rivoltarsi contro se stessi con questo grande tumulto. E alcuni comportamenti sembrano molto autodistruttivi. Da dove pensa, come osservatore, che provenga questo?» «Credo che tutto sia iniziato con l’individualismo» risponde Dugin. «L’individualismo era una comprensione sbagliata della natura umana, della natura dell’uomo. Quando si identifica l’individualismo con l’uomo, con la natura umana, si tagliano tutti i suoi rapporti con tutto il resto. Quindi si ha un’idea molto particolare del soggetto, del soggetto filosofico come individuo». Qui Dugin offre una visione in linea con quella del tradizionalismo cattolico: «tutto è iniziato nel mondo anglosassone con la riforma protestante e prima ancora con il nominalismo: l’atteggiamento nominalista secondo cui non esistono idee, ma solo cose, solo cose individuali» spiega il filosofo. «Quindi l’individuo, era la chiave ed è tuttora il concetto chiave che è stato posto al centro di un’ideologia liberale e del liberalismo poiché, nella mia lettura, è una sorta di processo storico e culturale, politico e filosofico di liberazione, dell’individuo, di qualsiasi tipo di identità collettiva, collettiva o che trascenda quella individuale». «Tutto è iniziato con il rifiuto della Chiesa cattolica come identità collettiva, dell’impero, dell’impero occidentale come identità collettiva. Successivamente si è trattato di una rivolta contro uno Stato nazionalista come identità collettiva a favore di una società puramente civile. Dopo quella guerra, nel XX secolo ci fu la grande battaglia tra liberalismo, comunismo e fascismo. E il liberalismo ha vinto ancora una volta. E dopo la caduta dell’Unione Sovietica è rimasto solo il liberalismo».Ep. 99 Aleksandr Dugin is the most famous political philosopher in Russia. His ideas are considered so dangerous, the Ukrainian government murdered his daughter and Amazon won’t sell his books. We talked to him in Moscow. pic.twitter.com/4LrO0Ufg9P
— Tucker Carlson (@TuckerCarlson) April 29, 2024
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Pensiero
Vi augurano buona festa del lavoro, ma ve lo vogliono togliere. Ed eliminare voi e la vostra discendenza
Buona festa dei lavoratori! Ve lo ripetono da tutte le parti, del resto è una festa importantissima per la Repubblica: il Venerdì Santo, il giorno in cui Dio muore per l’umanità secondo quella che in teoria è la religione maggioritaria del Paese, si lavora. Il giorno dei morti, pure. Il Primo maggio, invece, no: vacanza.
Questo basterebbe a far comprendere qual è la vera religione che lo Stato italico vuole imporre alla sua popolazione – del resto, il suo libro sacro, la Costituzione, scrive al suo primo articolo che la Repubblica stessa è fondata sul lavoro – espressione incomprensibile, se non comprendendo la smania sovietica che avevano i comunisti e la sciocca acquiescenza dei democristiani che glielo hanno lasciato scrivere, accettando pure di lasciare fuori dalla Carta la parola «Dio».
Il dio della Costituzione, il dio della Repubblica è il lavoro?
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La divinizzazione politica di un concetto astratto, di un’attività umana, non solo l’indice della volontà di laicizzazione dello Stato. Poggia, essenzialmente, nel rigetto di avere per la cosa pubblica il fondamento del Cristianesimo.
Non è un caso che la festa del dio-lavoro avvenga l’indomani della notte di Valpurga, ritenuta nei secoli un momento di vertice dell’ attività del male sulla Terra – in genere, su Renovatio 21, facciamo ogni anno un articolo sull’argomento, annotando gli eventi concomitanti. La realtà è che la festa del Primo maggio è un tentativo di inculturazione, o meglio, di reintroduzione di usanze pagane – in particolare la festa celtica chiamata Beltane, di cui parla anche J.G. Frazer nel suo studio su magia e religione dell’antichità europea Il ramo d’oro.
La prima menzione di Beltane è nella letteratura irlandese antica dell’Irlanda gaelica. Secondo i testi altomedievali Sanas Cormaic (scritto da Cormac mac Cuilennáin) e Tochmarc Emire, Beltane si teneva il 1° maggio e segnava l’inizio dell’estate. I testi dicono che, per proteggere il bestiame dalle malattie, i druidi accendevano due fuochi «con grandi incantesimi» e guidavano il bestiame in mezzo a loro.
La vulgata progressista del Primo maggio, nata nel secondo Ottocento, si attacca quindi a questo sostrato antico, non cristiano, alla guisa di come ha fatto la Chiesa con alcune festività nel corso dell’anno.
Quindi: un nuovo dio, una nuova religione. Ma il problema è che neanche i suoi stessi sacerdoti ci credono. I loro discorsi – i loro incantesimi – sono inganni, sempre più infami, sempre più ridicoli.
Abbiamo sentito ieri il segretario generale CGIL Maurizio Landini dichiarare che «il governo Meloni difende il fossile e nega il cambiamento climatico, come si può pensare di cambiare modello di produzione?». Lo ha detto ad un evento dell’«Alleanza Clima Lavoro», di cui apprendiamo l’esistenza. Stendiamo un velo pietoso sull’attacco ai combustibili fossili, che fossili non sono (no, il petrolio non è succo di dinosauro!), che dimostra un allineamento con i gruppi ecofascisti più estremi e grotteschi visti negli ultimi anni – e pagati da chi, possiamo intuirlo.
Quindi: prima il «clima», poi i lavoratori. L’intero sistema industriale va cambiato per favorire l’ambiente, non l’uomo che lavora: conosciamo questa solfa, ora condita automaticamente dal terrorismo climatico. Si tratta di un’idea che avanza da tanto tempo, e si chiama deindustrializzazione.
Come abbiamo ripetuto tante volte su questo sito, la deindustrializzazione altro non è che deumanizzazione. Cioè, riduzione non dei lavoratori, ma della quantità stessa di esseri umani che camminano sul pianeta. Ciò era chiaramente esposto nelle opere di Aurelio Peccei e compagni oligarchi, quando l’élite – la stessa che stava dietro al Club di Roma, Club Bilderberg, WWF, etc. – cominciò a lavorare decisamente alla riduzione della popolazione.
Non è possibile diminuire il numero di esseri umani sul pianeta se si continua a produrre. Perché l’industria – il lavoro – dà cibo, e il cibo dà la vita, e la vita si moltiplica. La filiera dell’essere deve essere interrotta, molto prima. Niente industria, niente lavoro, niente vita. Niente persone. Niente umanità. Ora potete capire da dove vengono la povertà e la fame, che sembrano di ritorno anche nel Primo Mondo.
In alcuni testi risalenti a più di mezzo secolo fa, la cosa era messa nera su bianco: avrebbero creato deliberatamente un concetto prima sconosciuto, quello di inquinamento, per avere uno strumento di controllo del comportamento di popoli e Nazioni. Se ci pensate, anche questa è una scopiazzatura del cattolicesimo: non il peccato, ma l’impronta carbonica. Non il peccato originale, ma l’essere umano in sé, alla cui nascita c’è già un debito ecologico personale importante. Non la Santa Trinità, non l’Incarnazione, ma Gaia, dea terrifica che si fa pianeta.
Non ci sorprende, ma nondimeno continua a riempirci di orrore, vedere che chi è pagato per difendere i lavoratori è in realtà alleato delle forze che ne vogliono l’eliminazione. Lo aveva capito, con decenni di anticipo, il filosofo marxista Gianni Collu, che nel libro Apocalisse e rivoluzione notava che il paradigma non era più quello rivoluzionario della crescita operaia, cioè industriale, ma quello di una contrazione dell’intera società produttiva.
In pratica, Collu aveva compreso che stava venendo innestato, specie presso partiti, sindacati, intellettuali di sinistra, l’odio per l’uomo – in una parola, era stata avviata la Necrocultura. Non per niente il filosofo cominciò a scoprire, e rivelare, l’interesse crescente che molti circoli goscisti cominciavano a sentire verso un tema divenuto tabù nei millenni cristiani, cioè il sacrificio umano.
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Ora, guardate celebrare il vostro lavoro da chi è inserito, con stipendio, nel disegno per togliervelo – ed eliminare la vostra esistenza e la vostra discendenza. Non dobbiamo ricordare qui gli sforzi, fatti anche in sede europea, che i sindacati hanno fatto per il feticidio.
Nessuno dei vostri lavori è al riparo dal disegno mortale che avanza: se vi hanno detto che imparando a programmare avreste avuto sempre lavoro, provatelo a ripetere alle migliaia di licenziati alla IBM, come in tantissimi altri colossi tecnologici, sostituiti dall’Intelligenza Artificiale.
Nessuno è al sicuro: i grafici, cosa pensano di fare davanti alla presenza di incredibili programmi text-to-image, dove digiti cosa vuoi vedere e ti viene servito in un’immagine perfetta?
Attori, registi, produttori cinetelevisivi, cosa potranno di fronte ai software come Sora di ChatGPT, che promette di generare sequenze video a partire da semplici richieste? Sappiamo che l’ultimo sciopero ad Hollywood verteva su questo, e che già operano società di computer grafica talmente ultrarealista da aver disintermediato regioni immense della filiera.
Domani, cioè già oggi, tocca agli insegnanti. Ai bancari. Ai lavoratori dei fast food. A qualsiasi lavoratore. Alla realtà stessa.
Tuttavia, notatelo, nessun sindacato parla di fermare l’Intelligenza Artificiale. Vi parlano di cambiamento climatico, combustibili fossili, etc.
Lo fanno dopo aver assistito all’assassinio, con il green pass e l’obbligo al vaccino genico, dell’articolo 1 del loro libro sacro, il dogma primigenio della loro religione: ve lo abbiamo detto, non ci credono nemmeno loro.
E quindi, se anche quest’anno un boss sindacale, dinanzi al milione di ebeti ammassati per il concertone del Primo maggio, dovesse d’improvviso farsi scappare di nuovo l’espressione «Nuovo Ordine Mondiale», beh, sappiamo bene di cosa si tratta.
Non c’entrano le ricorrenze druidiche primaverili, qui siamo altrove nel calendario, in un’altra festa importante: sotto sotto, negli auguri ai bravi lavoratori, vi stanno dicendo che arriva il Natale. E che voi siete i tacchini.
Buon lavoro.
Roberto Dal Bosco
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