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Intelligenza Artificiale

Ecco i robo-cani da combattimento

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Una società di robotica sta realizzando i robodog esplicitamente per applicazioni militari.

 

Ghost Robotics ha recentemente presentato i suoi robot Vision 60 : macchine a quattro zampe che possono essere controllate a distanza per sorvegliare un’area, rimuovere bombe o assistere in altro modo i soldati, secondo Digital Trends.

Macchine a quattro zampe che possono essere controllate a distanza per sorvegliare un’area, rimuovere bombe o assistere in altro modo i soldati

 

È possibile pensarli un po’ come i gemelli cattivi di Spot, il robo-cane sviluppato da Boston Dynamics, il robot a quattro zampe finito virale per alcuni video impressionanti.

 

«Cerchiamo di non chiamarli cani robot», ha detto a Digital Trends Jiren Parikh, CEO e presidente di Ghost Robotics . «Li chiamiamo Q-UGVs: Quadrupedal Unmanned Ground Vehicles», veicoli terrestri quadrupedi senza pilota…

 

I Vision 60 sono pensati per essere in grado di attraversare terreni difficili e sopravvivere a un colpo, agitando le gambe per raddrizzarsi se vengono calciati.

 

I Vision 60 sono pensati per essere in grado di attraversare terreni difficili e sopravvivere a un colpo, agitando le gambe per raddrizzarsi se vengono calciati

La Ghost, scrive Futurism, spera di aumentare la propria autonomia e costruire una piattaforma per altri robot militari, ma per ora stanno ancora trovando nuovi usi per i robo-cani

 

«Immagina ogni volta che [l’aviazione va] da qualche parte per fare rifornimento, per raccogliere rifornimenti o per proteggere i nostri jet da combattimento sull’asfalto, i nostri robot scendono e fanno la sicurezza perimetrale», ha detto Parikh a Digital Trends.

 

L’azienda vuole invece che gestiscano lavori che normalmente metterebbero in pericolo un essere umano

Lo stesso Parikh ha chiarito che questi robot militari non trasporteranno armi proprie.

 

L’azienda vuole invece che gestiscano lavori che normalmente metterebbero in pericolo un essere umano.

 

«Non abbiamo sentito nemmeno una volta dove [i governi] vogliano usarlo per le armi», ha detto a Digital Trends.

 

Robot quadrupedi sono già in azione a Singapore per far rispettare le leggi pandemiche.

Robot quadrupedi sono tuttavia già in azione a Singapore per far rispettare le leggi pandemiche.

 

Al contempo, un altro robot quadrupede è stato avvistato recentemente in strada in Canada. Cosa stesse facendo, chi lo avesse mandato, sono cose che ancora non sono state spiegate.

 

 

 

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

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Intelligenza Artificiale

Iran, fatwa e Intelligenza Artificiale

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Nel Paese si è aperto un dibattito fra favorevoli e scettici nell’uso della tecnologia, in particolare per la «velocizzazione» nelle pubblicazioni delle sentenze in materia religiosa. Oltre la dicotomia tra tradizione e modernità, lo stesso Khamenei chiede ai religiosi di esplorare e sostenere questo processo. Gli investimenti del governo iraniano nel settore.

 

In una prospettiva di «modernizzazione» pur mantenendo l’impronta «musulmana» degli insegnamenti e in accordo coi dettami dell’islam, i vertici dell’Iran su impulso della guida suprema Ali Khamenei guardano all’intelligenza artificiale nella pratica religiosa, dalle fatwa alle madrasa.

 

Il cuore di questa iniziativa è la città santa di Qom, in cui vive circa la metà dei 200mila leader religiosi sciiti, principale centro di riferimento per l’insegnamento della fede musulmana in Iran e luogo in cui vengono emessi molti degli editti religiosi o risolte le dispute sulla dottrina.

 

L’establishment clericale considera l’IA un mezzo per essere più reattivi di fronte alle richieste della società, pur salvaguardandone i valori tradizionali. Negli stessi seminari di Qom l’auspicio è che la tecnologia possa contribuire a una più approfondita analisi dei testi e alla velocizzazione delle sentenze (fatwa, che possono toccare i temi più disparati, non solo in materia di fede ma pure della vita quotidiana), tenendo il passo «con una società in evoluzione».

 

Il sostegno di Khamenei

«I robot non sostituiscono gli studiosi della legge più anziani, ma possono essere un assistente fidato che può aiutarli a emettere una fatwa più velocemente» ha dichiarato al Financial Times Mohammad Ghotbi, a capo di un gruppo tecnologico di Qom.

 

Certo, l’attenzione per l’Intelligenza Artificiale riflette lo scontro tra tradizione e modernità in Iran, come emerso anche nella lotta pro diritti e libertà innescata dall’uccisione della 22enne curda Mahsa Amini per mano della polizia della morale.

 

Tuttavia, mentre i chierici di Qom operano per proteggere i valori tradizionali gli iraniani «si affidano sempre più spesso al progresso tecnologico» prosegue Ghotbi.

 

«La società di oggi – avverte – favorisce l’accelerazione» e il clero non dovrebbe opporsi a questo passaggio naturale e al desiderio degli abitanti della Repubblica islamica di condividere i progressi tecnologici globali.

 

Del resto lo stesso Khamenei sembra sostenere questa evoluzione, tanto da esortare il clero a esplorare l’IA, mentre il capo del principale seminario della città santa ha accolto con favore l’uso della tecnologia per «promuovere la civiltà islamica». «Il seminario – ha affermato a luglio l’ayatollah Alireza Arafi – deve essere coinvolto nell’uso delle tecnologie moderne, guidato nel progresso» in particolare per quanto riguarda «l’Intelligenza Artificiale. Dobbiamo entrare in questo campo – ha spiegato – per promuovere la civiltà islamica».

 

«Esegesi e perplessità»

Ciononostante, l’adozione dell’IA potrebbe rivelarsi impegnativa e poco adatta all’intricato sistema giuridico che regola l’islam sciita iraniano (e la fede musulmana più in generale). Secondo i critici, infatti, non è in grado di cogliere le sfumature necessarie per emettere sentenze complesse.

 

Una obiezione cui Ghotbi replica spiegando che può «aiutare» i religiosi a rispondere in modo «più rapido» alle domande del pubblico, adattando l’islam alla modernità, senza scomodare qui l’esegesi del Corano che è uno dei grandi temi irrisolti della fede musulmana.

 

Altri ancora temono che l’IA possa erodere ulteriormente il ruolo del clero quale interprete della sharia, la legge islamica, in una fase di proteste e contestazioni innescate dalla controversia sull’hijab, il velo obbligatorio.

 

Secondo gli esperti di Brookings Institution, una delle sfide più significative dell’integrazione dell’IA nelle società tradizionali è il potenziale di erosione culturale e morale a essa collegato. Perché la nuova tecnologia, soprattutto se progettata e usata senza tenere presente i valori e le tradizioni locali, può senza volerlo promuovere una visione del mondo o una prospettiva morale in contrasto con usanze e credenze. Ecco dunque come gli sforzi per usare l’IA nell’interpretazione di testi religiosi, soprattutto per l’islam, possa risultare fonte di controversia.

 

Una analisi dell’Oxford Islamic Studies suggerisce che le interpretazioni degli insegnamenti religiosi non richiedono solo conoscenze linguistiche, ma anche comprensione storica, sociologica e teologica.

 

Il timore è che l’IA possa portare a una eccessiva semplificazione o, addirittura, ad un malinteso o a una errata lettura degli insegnamenti religiosi, i quali sono per loro stessa natura ricchi di sfumature. E potrebbe anche rappresentare una «minaccia» per i metodi di apprendimento tradizionali e per le madrasa, le scuole coraniche, in cui si pone grande attenzione ed enfasi sul rapporto che si viene a instaurare fra insegnante e studente.

 

I piani di Teheran

Quello dell’Intelligenza Artificiale è uno dei temi in agenda per la leadership iraniana, che nel recente passato ha mostrato più di un interesse e sta già sviluppando un piano in tre punti per sfruttarne le potenzialità.

 

A parlarne è stato di recente il vice-capo del dipartimento per la Scienza e la tecnologia Rouhollah Dehqani, il quale ha così spiegato l’idea alla base del progetto: vi sono tre «programmi di sviluppo scientifico» oggetto di studi e di approfondimento, di cui «il primo nelle università. Il secondo – prosegue – sono i programmi di sviluppo tecnologico che vengono perseguiti in aziende che lavorano nel campo dell’intelligenza artificiale» e l’ultimo prevede «la creazione di un centro tecnologico nazionale» per il settore.

 

La road-map di sviluppo risale al 2022 ed è frutto di un anno di lavoro scientifico presso l’Istituto di ricerca di tecnologia dell’informazione e della comunicazione, che ha visto la partecipazione di accademici e industriali, pubblici e privati.

 

Il documento è presentato in due sezioni generali: «Sviluppo delle applicazioni» e «Sviluppo dei fattori abilitanti» sottolinea Mohammad-Shahram Moein, responsabile del Centro di innovazione e sviluppo dell’IA presso l’istituto. «Nella sezione di sviluppo delle applicazioni, l’obiettivo principale – avverte – è utilizzare l’IA in aree prioritarie come salute, trasporti e agricoltura» mentre in un secondo momento si punterà su «istruzione, industria e ambiente. Nello sviluppo dei fattori abilitanti, abbiamo considerato – sottolinea – la formazione di manodopera specializzata, lo sviluppo di infrastrutture e del sistema di innovazione».

 

Il documento che traccia i lavori, sostenuto da Khamenei, comprende 10 obiettivi principali, 9 strategie e 156 attività per un orizzonte di 10 anni.

 

Secondo il database Nature Index, nel 2021 la Repubblica islamica si è piazzata al 13mo posto nel mondo fra le nazioni leader del settore per numero complessivo di pubblicazioni. Nel luglio 2022 il vice-ministro della Scienza Peyman Salehi ha dichiarato che – a dispetto delle sanzioni statunitensi, le attività internazionali degli scienziati iraniani sono in aumento, tanto che oltre il 35% degli articoli riguardanti l’Iran presenti su Scopus sono progetti multinazionali.

 

Nella legge di bilancio per l’anno 1402 del calendario iraniano, iniziato il 21 marzo scorso, sono previsti circa 37 mila miliardi di rial (75 milioni di dollari) per la scienza e la tecnologia, con un aumento del 35% del budget rispetto all’anno precedente. Finora sono nate in tutto il Paese oltre 8mila aziende operative nel settore, chiamate a produrre «conoscenza» e creare «posti di lavoro» come auspicato dalla guida suprema.

 

Infine, il Fondo per l’innovazione e la prosperità ha versato quasi 500 milioni di dollari a sostegno delle imprese che operano nel settore della conoscenza.

 

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Immagine di Bernard Gagnon via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International3.0 Unported2.5 Generic2.0 Generic1.0 Generic; immagine modificata

 

 

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Bizzarria

A San Francisco la gente già fa sesso nei robotaxi

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I passeggeri dei taxi a guida autonoma paiono perdere più facilmente i freni inibitori.    È quanto riporta il San Francisco Standard, che, raccontando un episodio specifico con tanto di testimonianze di prima mano, sottolinea come la riservatezza derivante dal non avere un conducente sembra abbassare le inibizioni dei passeggeri all’interno dei robotaxi che stanno ora proliferando in tutta la città della Silicon Valley.   «Siamo entrati e ci siamo messi subito al lavoro, pomiciando», ha detto allo Standard Megan, una donna sui vent’anni, che di recente ha usufruito del servizio di mobilità alternativo. Da lì in poi è iniziato a diventare tutto allusivo e più intimo.    «Ero tipo, “non ho biancheria intima e sono pronta per indossare questo kimono”», ha aggiunto. «E stavo usando le sue pantofole che erano cinque taglie più grandi».   Il complice sessale anonimo della ragazza ha ammesso di aver compiuto atti sessuali in un robotaxi almeno sei volte, comprese tre sessioni «complete».   «Voglio dire, non c’è nessuno che ti dica: “non puoi farlo”», ha detto al quotidiano sanfranciscano. «Arriva al punto in cui ti senti sempre più a tuo agio, e se sei con qualcuno, come un partner più serio, può degenerare in altre attività».   Per anni, Cruise di General Motors e Waymo di Google hanno utilizzato robotaxi senza conducente nella città della Bay Area. Le auto hanno talvolta seminato il caos in città, bloccando il traffico in diverse occasioni.   Come riporta Futurism, i robotaxi possono anche essere pericolosi. Le segnalazioni di collisioni e incidenti mancati sono diventate quasi all’ordine del giorno. All’inizio di quest’anno, un veicolo è addirittura finito in una un contesto di incendio con i pompieri lì attivi.   Niente di tutto ciò sembra aver dissuaso i passeggeri dal copulare mentre sono in taxi.  Non è chiaro se Megan e il suo accompagnatore riusciranno a farla franca, perché c’è una possibilità che Cruise abbia registrato e archiviato le effusioni sui suoi server, nonostante le possibili leggi sulla privacy.   «Registriamo video all’interno dell’auto per maggiore sicurezza e supporto», si legge sul sito web di Cruise. «Se succedesse qualcosa durante la corsa, potremmo rivedere la registrazione per capire meglio cosa è successo».   «Stiamo lavorando duramente per garantire che il nostro servizio sia sicuro, pulito e aperto a tutti, e che i passeggeri accettino di fare la loro parte quando si iscrivono per utilizzare il nostro servizio», ha dichiarato allo Standard un portavoce di Cruise. «Adotteremo le misure appropriate contro chiunque violi tali linee guida».   «I was just along for the ride, literally» conclude la ragazza. «Ero solo lì per il giro, letteralmente»: il doppio senso non è possibile renderlo in italiano, ma il lettore può capire.   Dalle istigazioni al suicidio ai matrimoni con chatbot, dai consigli pro-anoressia ai plagi, dai licenziamenti di massa alla sostituzione di insegnanti e sacerdoti, dai morti che parlano alle crudeltà verso i bambini, il livello di degrado a cui può portarci l’Intelligenza Artificiale segna ogni giorno un nuovo livello.    
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Intelligenza Artificiale

Google utilizza una enorme quantità d’acqua per l’Intelligenza Artificiale

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Il consumo di acqua del colosso della tecnologia informatica Google sta aumentando rapidamente mentre continua la sua spinta nel mondo dell’intelligenza artificiale ad alta intensità energetica.

 

Secondo dati ambientali di quest’anno resi pubblici di recente, la multinazionale di Mountain View nel 2022 ha utilizzato l’astronomica cifra di 5,6 miliardi di litri d’acqua.

 

Si tratta di un aumento del 20% rispetto al suo utilizzo nel 2021, che può probabilmente essere attribuito in gran parte ai crescenti sforzi dell’azienda nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Lo sviluppo degli algoritmi IA in enormi data center consuma immense quantità di energia, oltre che enormi quantità di acqua per il raffreddamento.

 

La maggior parte di quest’acqua non viene nemmeno estratta dai corsi d’acqua: è così pulita da poter essere utilizzata come acqua potabile.

 

Si tratta di una prospettiva non esattamente allineata con la narrazione dell’emergenza ecologica, soprattutto considerando che la scarsità d’acqua si sta trasformando in un problema non di poco conto, anche sulla costa occidentale degli Stati Uniti dove ha sede il colosso tecnologico.

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La California, che ha subito una devastante crisi idrica negli ultimi anni (qualcuno dice: programmaticamente) ha leggi tremende per quanto riguarda il consumo d’acqua: vengono razionati gli usi della lavatrice, l’irrigazione del giardino e perfino lo scarico del water, significativamente meno potente di quelli europei, con tutti i disdicevoli problemi del caso.

 

La situazione è diventata così grave che il data center progettato da Google in Arizona è passato alla «tecnologia raffreddata ad aria» a causa della carenza d’acqua nella zona, secondo Insider.

 

Nel suo rapporto Google afferma che l’82% del suo consumo di acqua dolce lo scorso anno proveniva da regioni a «basso stress idrico».

 

Tuttavia non è certo solo un problema di Google, perché anche Meta e OpenAI stanno consumando quantità di acqua gigantesche per mantenere in funzione i loro data center.

 

Gli esperti stimano che l’ultimo modello di intelligenza artificiale di Meta, LLAMA 2, abbia raddoppiato il consumo di acqua dell’azienda rispetto al precedente.

 

Google almeno pare abbia la decenza di tentare di alleviare, almeno in parte, questo grave problema di consumo e di abuso di acqua.  L’aumento del consumo di acqua «è dovuto alla crescita del business e si allinea con altri dati basati sulle attività», ha detto a Gizmodo un portavoce della megaditta californiana. «Stiamo lavorando per affrontare l’impatto del nostro consumo di acqua attraverso il nostro approccio di raffreddamento dei data center attento al clima e la strategia di gestione responsabile dell’acqua, compreso il nostro obiettivo di rifornimento del 120%».

 

È ben curioso vedere i colossi ultramiliardari fare contorsioni attorno ai loro «principi etici» riguardo l’ambiente. L’acqua ci detto e ripetuto, giustamente, che è un beve primario e prezioso e quindi non va sprecato, ma evidentemente ai titani della Silicon Valley è consentito di farci la lezioncina filantropica (cioè, filantrocapitalistica), mentre poi fanno come meglio ritengono per il loro tornaconto.

 

Che il bene acqua sia messo in pericolo dagli stessi che predicano il rispetto per l’ambiente lo abbiamo visto anche nel caso del potere dello Stato.

 

Come riportato da Renovatio 21, a poca distanza da casa nostra, in Germania, a causa delle «politiche green» e di una ideologia ecotalebana, Berlino ha rischiato di avere problemi di approvvigionamento idrico pochi mesi fa.

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Immagine di Robbie Shade via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

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