Sorveglianza
Austria, i non vaccinati potrebbero finire in prigione per un anno

I non vaccinati austriaci potrebbero ritrovarsi in carcere per un anno, secondo alcuni parlamentari critici di un emendamento a una Verwaltungsvollstreckungsgesetz, una legge di esecuzione amministrativa.
Susanne Fürst del Partito della Libertà (FPÖ) – il partito che fu del defunto Joerg Haider – ha votato contro un emendamento ad una nuova legge che, ha dichiarato, potrebbe essere usato per punire i non vaccinati con condanne molto più dure di quelle annunciate negli scorsi giorni.
Aumenterebbe la pena detentiva per coloro che si rifiutano di pagare la multa: da quattro settimane a un anno
L’emendamento alla legge aumenterebbe le multe da 726 euro a 2.000 euro; al contempo aumenterebbe la pena detentiva per coloro che si rifiutano di pagare la multa: da quattro settimane a un anno.
L’emendamento ordina anche alle persone incarcerate di pagare la propria reclusione.
«Se la detenzione è effettuata dal giudice, le spese connesse devono essere recuperate dal giudice dalla parte obbligata secondo le disposizioni esistenti per il recupero delle spese di esecuzione delle sanzioni giudiziarie», si afferma.
In pratica, il non vaccinato pagherà per la propria cella
In pratica, il non vaccinato pagherà per la propria cella.
Nonostante Fürst abbia protestato che l’emendamento potrebbe essere utilizzato per punire ulteriormente i non vaccinati, la misura è stata comunque approvata.
Nella discussione la deputata Fürst ha affrontato il tema della vaccinazione obbligatoria, che ha reso l’argomento particolarmente esplosivo, asserendo che secondo lei non è da escludere che una custodia cautelare possa presto essere utilizzata in massa, soprattutto per chi non vuole vaccinarsi. Questo, ha detto, deve essere chiaramente escluso.
«I detenuti devono essere tenuti in stanze di custodia» separate dagli altri carcerati
Il ministro della Costituzione Karoline Edtstadler le ha replicato mettendo a tacere la questione, dicendo che c’è già un grande consenso attorno a questa cosa, e che l’intenzione dello Stato è quella di vaccinare, non rinchiudere.
La nuova legge dovrebbe entrare in vigore nel 2022.
Il sito austriaco Exxpress.at annota anche un altro passaggio interessante del testo di legge: «I detenuti devono essere tenuti in stanze di custodia» separate dai quei carcerati «che sono detenuti in conformità con disposizioni diverse da questa legge federale».
È un passo verso l’idea di campi di concentramento veri e propri per non vaccinati?
Pertanto, secondo questo emendamento alla legge, apparentemente ci sono piani carcerari separati o edifici carcerari per gli antivaccinisti: qualora non si trattasse di un nuovo livello di apartheid biotico che colpisce le persone perfino in carcere, si tratterebbe di qualcosa di ancora peggiore, specie per un Paese che fu provincia del III Reich: è un passo verso l’idea di campi di concentramento veri e propri per non vaccinati?
Questo per capire, che quando parliamo di «totalitarismo vaccinale», non stiamo usando un’iperbole.
L’unico modo di uscire di galera – una galera speciale, diversa dalle galere «normali» – diverrà il vaccino. Vaccinarsi renderà liberi.
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Sorveglianza
Debancarizzato il sovranista portoghese Gonçalves

L’attivista politico portoghese Afonso Gonçalves ha affermato che una banca locale ha chiuso il suo conto personale senza preavviso né spiegazioni.
Il Gonçalves, appena 24 anni, è il fondatore di Reconquista, un movimento nazionalista di destra fondato nel 2023, che descrive la sua associazione come un’iniziativa «metapolitica» volta a rimodellare il panorama culturale e politico del Portogallo.
L’attivista ha affermato che Novobanco, una delle principali banche portoghesi, ha chiuso il suo conto senza fornire spiegazioni e non ha risposto alle richieste di informazioni.
🚨 O Novo banco ENCERROU a minha conta bancária, alegando “políticas internas” e deu-me 24H para retirar os fundos.
Em Portugal já não há liberdade. Vivemos uma ditadura.
➡️ Preciso da TUA ajuda para combater o sistema.
Faz já o teu donativo (Comentários)👇🏻 pic.twitter.com/oR787tXhX8— Afonso Gonçalves (@AfonsoJFG) May 30, 2025
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«Ho chiesto loro di inviarmi una motivazione scritta. Mi hanno semplicemente detto “no”», ha dichiarato Gonçalves in un video pubblicato su YouTube venerdì.
L’attivista è noto per il suo aperto sostegno alla trasparenza finanziaria e alla libertà di parola. Nel suo video, sembra aver collegato la chiusura alle sue opinioni politiche, sebbene non abbia fornito prove a sostegno di questa affermazione. «Questo è ciò che accade quando dici la verità. Vieni messo a tacere».
La chiusura dei conti bancari in Portogallo è legalmente consentita a determinate condizioni, come il sospetto di frode o il rispetto delle leggi antiriciclaggio. Tuttavia, gli istituti finanziari sono generalmente tenuti a fornire una motivazione su richiesta. Gonçalves non ha dichiarato se intende presentare un reclamo formale.
Finora non sono stati segnalati procedimenti giudiziari o azioni legali relativi alla chiusura. Gonçalves ha concluso il suo video affermando che avrebbe continuato a «lottare per la libertà finanziaria» e ha incoraggiato gli altri a prestare attenzione a quella che ha definito «censura sistemica».
La chiusura unilaterale dei conti bancari da parte di banche ed autorità – chiamata ora «debancarizzazione» – è diventata sempre più comune in Occidente.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato era stata debancarizzata un TV anti-globalista tedesca, AUF. Nel 2023 era stato debancarizzato il leader del partito sovranista AfD Tino Chrupalla.
In Gran Bretagna, il leader del partito di destra Reform UK, Nigel Farage, ha dichiarato nel giugno 2023 che la banca privata Coutts gli aveva chiuso il conto. La società madre NatWest aveva inizialmente addotto motivazioni finanziarie, ma documenti interni avrebbero in seguito dimostrato che le sue opinioni politiche avevano influenzato la decisione. Successivamente Farage ha messo in guardia riguardo la tirannia della società senza contanti che è di fatto in via di caricamento ovunque per tramite delle monete elettroniche di Stato (CBDC) come l’euro digitale.
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In Canada, le autorità hanno congelato i conti bancari dei manifestanti del Freedom Convoy nel 2022, in base a poteri di emergenza. L’allora vice primo ministro Chrystia Freeland ha affermato che la misura era rivolta a chi finanziava le proteste antigovernative. Il blocco statale arrivò a fermare anche le campagne di raccolta fondi e pure le criptovalute.
Il caso più recente si è verificato in Germania il mese scorso, quando l’ex cancelliere Gerhard Schröder si è trovato a fronteggiare il blocco dei pagamenti da parte della Sparkasse Hannover a causa di preoccupazioni relative ai legami con la Russia. La banca avrebbe bloccato quasi 500.000 euro di trasferimenti annuali legati al ruolo di Schröder nel consiglio di amministrazione di Nord Stream 2, un progetto di gasdotto di proprietà del colosso energetico russo Gazprom, nonostante non fosse soggetto a sanzioni.
Un’ondata di debancarizzazioni aveva colpito anche i supporter di Bolsonaro che protestavano contro le elezioni che hanno portato al potere Lula, che essi ritenevano truccate.
Come riportato da Renovatio 21, il Kuwait pochi mesi fa ha promesso di debancarizzare chiunque non sottoporrà allo Stato le sue impronte digitali.
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Internet
L’UE avvia un’indagine su 4 grandi siti porno. Per far partire il biototalitarismo del portafoglio digitale UE

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Sorveglianza
Dittatura sanitaria e totalitarismo elettronico: arcidiocesi ortodossa riflette sul disastro pandemico e le sue conseguenze

Renovatio 21 in traduzione italiana un comunicato dell’Arcidiocesi Ortodossa di Corfù, che affronta il tema scottante del controllo digitale, messo in relazione anche alle recenti esperienze di controllo sanitario pandemico. La questione è particolarmente viva in Grecia, soprattutto in virtù dell’obbligo recentemente imposto dallo Stato a ogni cittadino di adottare le nuove carte d’identità elettroniche (del tutto simili a quelle in vigore, pressoché obbligatoriamente, in Italia da alcuni anni ormai), a cui molti fedeli e chierici si stanno strenuamente opponendo: alcuni mesi fa un gruppo di abati di monasteri athoniti e di altri monasteri greci ha sottoscritto una lettera aperta in cui si spiegavano con dettaglio i gravi pericoli spirituali della predetta carta biometrica. Come riportato da Renovatio 21, anche il patriarcato di Mosca, per bocca dello stesso Cirillo I, aveva attaccato la questione della sorveglianza biometrica.
Una riflessione sulla crisi contemporanea della persona
La nostra epoca è caratterizzata da una drammatica e rapida transizione dalla dittatura sanitaria – quale quella che è stata instaurata durante la pandemia – a una forma di totalitarismo elettronico, in cui la persona umana subisce la minaccia di una completa spersonalizzazione.
Tale fenomeno non è semplicemente politico o sociale. Si tratta invero di un profondo problema teologico. La vita spirituale, la libertà della persona e la capacità dell’uomo di vivere in comunione con Dio sono minacciate da questa nuova condizione, che, nonostanti le sue pretese tecnologiche, non è nient’altro che una nuova forma di schiavitù.
Nel periodo della pandemia si è imposto un severo regime di controllo, basato sull’errata convinzione che lo stato abbia la facoltà di garantire la salute e la salvezza dell’uomo attraverso restrizioni, divieti e confinamenti di massa.
Per la prima volta nella storia contemporanea è stata impedita l’apertura delle chiese, la possibilità dei fedeli di accedere ai Misteri, la vita canonica della Chiesa. La persona, all’interno e all’esterno della Chiesa, è stata combattuta come portatrice di pericolo, e la società è stata trasformata uno spazio di sorveglianza, sospetto e isolamento.
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Tale esperienza non è stata temporanea. È stata il preludio di una nuova realtà: della dittatura elettronica, dove la medesima logica della sorveglianza digitale si applica ormai a ogni aspetto della vita.
Il cosiddetto «Stato digitale» non viene per servire al cittadino: viene per definirlo, limitarlo, controllarlo e infine manipolarlo. L’uomo viene trasformato in un numero, in un dato, in una statistica. Perde la sua persona. E questa è la cosa più tragica.
Le minacce contemporanee alla libertà non si limitano però più ai regimi politici di violenza, ma si penetrano con metodi più subdoli e universali nella stessa struttura dell’esistenza umana, sotto l’aspetto di comodità, tecnologia e informazione, così che la persona umana divenga prevedibile e controllabile attraverso la continua raccolta di dati biometrici e psicologici.
L’Intelligenza Artificiale e gli algoritmi si arrogano il diritto di conoscere l’uomo meglio di quanto egli conosca se stesso. Si tratta di un «controllo dall’interno», dove la libera volontà viene soppressa non mediante costrizioni, ma attraverso la programmazione e la suggestione.
La teologia Ortodossa nondimeno considera la persona non come una mera entità biologica o sociale, ma come una essenza irripetibile. San Gregorio il Teologo scrive: «ciò che si unisce a Dio, questo è la persona».
Cioè, la persona non è soltanto qualcosa di fisico o di psicologico, ma si manifesta nel suo libero rapporto con Dio. L’uomo diventa persona quando sussiste «in comunione», quando supera la sua stessa natura nella relazione con Dio, nell’amore e nella libertà.
Questa libertà oggi la Chiesa è chiamata a difendere. Poiché, come tuona il grande Atanasio, «Iddio non ha creato l’uomo come servo, ma libero»; e san Massimo il Confessore soggiunge: «la libertà della persona è l’operazione del divino volere nel mondo».
Quando, dunque, l’uomo perde la possibilità di scegliere, di professare sé stesso, di vivere secondo coscienza, allora non è minacciata soltanto la sua libertà politica, ma anche la sua salvezza.
La libertà teologica non è un concetto astratto. È il modo con cui l’uomo partecipa al mistero della divinizzazione.
La gestione impersonale, massificata e digitale degli uomini è estranea a tale concezione. Poiché Iddio non salva «gruppi» o «collettivi», ma persone: non si rivolge a numeri, ma a nomi.
Lo stesso Cristo lo spiega: «io sono il buon pastore e conosco le mie pecore, ed esse mi conoscono» (Gv 10,14). Tale conoscenza è la relazione, la riconoscenza, l’amore personale.
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All’opposto, il totalitarismo – sia sanitario che digitale – mira a distruggere tale relazione. Quando l’individuo è considerato al pari dell’ingranaggio di un sistema, allora s’indebolisce la sua vita spirituale, si schiavizza la sua coscienza e si sopprime la sua libertà.
La voce profetica dei padri ci avverte: «la verità non si concilia con la menzogna, né la libertà con la costrizione» (San Giustino Popovich).
La sociologia del potere e del controllo, che si è particolarmente sviluppata, mostra che ogni sistema sociale elabora meccanismi di potere che penetrano nel corpo e nel pensiero dell’uomo.
Tuttavia, al contrario delle epoche passate, oggi il controllo non viene esercitato principalmente mediante violenza fisica, ma con mezzi tecnologici e invisibili, i quali rendono il cittadino trasparente davanti allo Stato, ma invisibile come persona. La «gestione della popolazione» diventa l’obbiettivo principale, e non il servizio dell’uomo.
Il controllo oggi è giunto al livello d’interiorizzazione nell’individuo stesso. L’uomo impara a controllare se stesso secondo le prescrizioni del sistema, anche senza costrizione esterna.
Il Cristianesimo tuttavia chiama l’uomo non all’autocensura, ma alla conversione: non alla conformazione, ma alla trasfigurazione; non all’obbedienza meccanica, ma alla comunione volontaria con il volere di Dio.
La Chiesa ha l’obbligo di proteggere la libertà dei suoi membri. Non è possibile accettare l’imposizione universale di un fascicolo elettronico, che unisce tutti i dati personali in un’unica forma numerica.
Non è possibile accettare che il potere statale conosca al contempo il numero di conto corrente, la situazione sanitaria, lo stato fiscale e l’identità religiosa di ogni cittadino, e che possa regolare la sua vita di conseguenza. Questo non è affatto progresso tecnologico. È soppressione dell’autonomia personale, del libero arbitrio e dell’identità spirituale.
La democrazia, come sistema di governo che si vorrebbe fondato sulla libertà e sull’uguaglianza delle persone, ha già cominciato a lasciare il posto a forme di totalitarismo più lieve o più aspro, nel momento in cui manca ormai un controllo e una responsabilità effettiva di chi governa.
Le decisioni vengono prese senza reale dialogo con la società: le leggi vengono imposte senza rispetto per la coscienza dei cittadini: e la Chiesa viene trattata non come Corpo di Cristo, ma come un’organizzazione subordinata a un protocollo statale.
La Chiesa non può tacere di fronte alla trasformazione dell’uomo in numero. Non può venire a patti con un sistema che, in nome del progresso, distrugge la libertà, scheda la persona, e ne annienta la dimensione spirituale.
Né può sottostare a logiche tecnocratiche che mettono estromettono Dio dalla vita pubblica. Lo predice la Scrittura: «verranno tempi difficili» (2 Tim. 3,1). Questo tempo non è prossimo, ma già presente. E si richiede alla Chiesa di resistere non come conservatrice del passato, ma come custode della verità e della libertà.
San Giovanni Crisostomo insegna che la Chiesa è «il comune ospedale» delle anime, ma anche delle società. La società oggi è malata: e la sua malattia è essenziale e spirituale.
Viene guidata a una forma di nichilismo globale, in cui la tecnologia sostituisce l’etica, e l’informazione sostituisce la sapienza e la fede.
In tale frangente, la Chiesa è chiamata a ricordare che non esiste vera società senza Dio: e che ogni tentativo di privare l’uomo della sua relazione personale con il Creatore è spiritualmente deleteria.
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La sociologia del controllo mette in evidenza il meccanismo della «normalizzazione», cioè dell’introduzione di modelli di comportamento che rendono l’uomo sostituibile e controllabile.
La Chiesa tuttavia propone un altro modo di vita: la libertà dello Spirito, la resistenza ascetica all’omologazione, la santità come superamento di ogni conformismo esterno. L’opposizione è radicale: non si tratta di una questione di scelta amministrativa, ma di una lotta spirituale.
In qualità di Vescovo della Chiesa, ritengo di avere la responsabilità non solo di osservare, ma anche di prendere posizione.
Non possiamo accettare la trasformazione della persona in numero, la sua digitale e universale schedatura e la sua sottomissione ai dettami di un sistema centralizzato e disumano che non conosce Dio e tiranneggia l’uomo. La Sacra Scrittura ci avvisa: «verranno tempi difficili». Non è possibile tacere di fronte al principio delle sventure.
La Chiesa è chiamata a resistere come Arca della libertà, come luogo di resistenza all’omologazione della persona e conseguentemente della società. A proclamare di nuovo la dignità dell’uomo come icona di Dio, a proteggere la sacertà della sua libertà, e a ricordare a tutti che la salvezza non passa attraverso gli algoritmi e l’apprendimento tecnologico, ma attraverso la comunione in Cristo.
È ormai tempo di vigilanza. È tempo di testimonianza.
Mons. Nettario
Metropolita di Corfù, di Passo e delle Isole Ioniche
Traduzione dal neogreco di Nicolò Ghigi
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